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Autore: Spensieratezza    10/10/2015    4 recensioni
Questa storia è ispirata al telefilm Streghe, e racconterà di Jared con le sue sorelle. Ovviamente la storia sarà tutta diversa, ma se l'idea vi incuriosisce, vi aspetto :D
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre anni da quando Jensen, Gabriel, Sam e Dean erano diventati umani.

Jared stava in quel momento, curando le loro rose nel loro giardino, con amore, quando ad un tratto si sentì girare la testa.

“Ma cosa…” disse, traballando un po’.
 
“Non dovresti usare la magia per i tuoi vizi, Padalecki.”

“Non ti stanchi mai di dirlo.” Disse ironico Jared.
 

*

Jensen era in cucina che stava prendendo un cartone di latte, che gli cadde subito di mano e finì sul pavimento.

“Sinceramente molti di noi non capiscono perché con tutti i corpi che potresti avere, infinitamente di qualità migliore, tu abbia voluto a tutti i costi riavere indietro il tuo vecchio cappotto.”

“Non mi aspetto che lo capiate.”
 


Pearl, Marina e Tati erano insieme a casa Padalecki, a miscelare una buonissima crema pasticcera, quando anche Pearl ebbe un flash improvviso e le sorelle dovettero sorreggerla.

“Apriti, apriti…” lo incitava, pregandolo.

“Non cosi, sorellina. Devi…accarezzarlo…” disse la sorella dietro di lei: Pearl.

“No, aspetta, Pearl.” Disse, indecisa.

“Vai tranquilla, non gli farai alcun male, il bocciolo vuole sentire il calore umano, l’affetto…è di questo che ha bisogno per crescere.” 

“Ce l’hai fatta, vedi?” gli disse Pearl.

“Ce l’abbiamo fatta."

Tati osservava la scena, intenerita, ma senza osare avvicinarsi. Marina e Pearl erano sempre molto unite e legate tra loro e lei a volte si sentiva un po’ esclusa.

Le sorelle si accorsero di Tati che le guardava, e con un movimento delle mani, crearono un lungo nastro bianco vivente che andò a catturare in maniera innaturale Tati e la portò galleggiando da loro.

“Ehi, aspettate. Cosa fate??” disse Tati.

Il laccio continuò a far galleggiare Tati, fino a quando non fu davanti alle sorelle, e Tati cadde letteralmente tra loro, che allargarono le braccia, per abbracciarla.
 
 


*

“In questo momento la vita che brulica nel tuo vecchio cappotto brucia a contatto con la tua natura, ma dovrà piegarsi ed essere costretta a coesistere con essa. “ disse il demone.

“Quanto durerà quest’agonia?"chiese Jensen.

“Sei un demone, Ratish. Sopporta. “
 





*

“Stia più attento…la prossima volta.” Gli disse, perplesso.

“Certo, certo! Mi scusi ancora, sono un idiota, stavo pensando..”

“E allora non pensi!” disse Jensen sorridendo, andandosene via.
 



*

Un demone cercò di andare diretto su Jensen, che dovette sforzarsi mentalmente per non muoversi. Roteò solo un poco gli occhi.

E poi senti Jared cadergli addosso.


No, non gli era caduto addosso. L’aveva spinto via!

Nel fare questo, però gli cadde praticamente sopra. Cercò quanto possibile di restare immobile, anche se era davvero dura.

Jared lo stava ancora guardando. Gli fece una carezza sul viso, sorridendo.

E poi spinse ancora via il demone, con i suoi poteri.
 
 



*

 Cosa volete, allora?”

“Uscire…nel mondo esterno…divertirci…” dissero i bambini, aggrappandosi alle sue gambe.

Non volevano chiaramente fargli del male, ma i loro artigli gli graffiavano le gambe e se avesse portato con sé il suo corpo, gli avrebbero inflitto molti danni.

“Sapete che non posso…voi dovete restare qui!” disse Jensen cercando di suonare ferreo. “Siete rimasti immaturi e incoscienti e se vi facessi uscire, fareste…molti danni…”

“Lascia che ci vendichiamo di chi ci ha portati in questo posto…poi ritorneremo…lo promettiamo…” disse un bambino, accarezzandogli la guancia.
 
 




*

“Jensen, non mi hai mai detto di avere dei fratellini.” Disse Jared.

“Non è…una bella storia da…”

“Degli uomini cattivi ci hanno uccisi, ma adesso siamo tornati, siamo tornati dalla morte!” trillò Sam.
Come…ne siete venuti fuori? Chi?” chiese Jared ai bambini.

“Un uomo buono…” disse semplicemente Sam, e Dean annui.

Jensen dovette reprimere l’impulso di scoppiare ancora a piangere.


“Un uomo buono? E come ha fatto a raggiungervi?” chiese Jared.

“Bo. Forse era un angelo!” disse Dean.
 
 






*

 “Bene. Per prima cosa devi riempire il tuo cuore con pensieri d’amore” disse lo sconosciuto prendendo una mela e tagliando via una fetta di buccia. “Ora soffia su di essa.”


Jared soffiò e lo sconosciuto fece cadere la buccia nella bacinella ricolma d’acqua.
 
Jared rimase però a fissare lo sconosciuto, del tutto dimentico di Mika vicino a lui e della buccia e Jensen si sentiva decisamente a disagio.
 


“Una J. Il nome del tuo amore inizia per la J!” disse l’uomo.

Jensen era stupefatto, ma strabuzzò gli occhi ancora di più quando Jared mormorò “Jensen…”
 

“Jensen.” mormorò Jared nel presente.
 




*

“LASCIALA STARE!” gridò Jared.

“ ANIMALE!” ruggi Jensen alla donna. “NON VEDI CHE STA PER PARTORIRE??” aggiunse.
 

“AHHHHHHHH. AHHHHHH IL MIO BAMBINOOOO” gridò Charlotte.

“Lasciate che l’aiuti, vi prego!” supplicò Jared.
 



E poi sia Jared che Jensen ricordarono il loro primo bacio, appassionato.



“Mi dispiace Jensen, non avrei dovuto farlo, perdonami.” Gli disse Jared, mortificato.

“No, non avresti dovuto.” Gli rispose lui, spiazzandolo.

“Avrei dovuto farlo io.” Disse Jensen, azzerando la distanza tra lui e Jared, con un veloce movimento e riappropriandosi delle sue labbra.
“Ehm- ehm – ehm.” Disse una voce alle loro spalle.

Jared e Jensen si staccarono subito, terrorizzati e imbarazzati.



Si voltarono e videro uno sconosciuto, biondo, con occhi azzurri e una tuta da idraulico.



“Chiedo scusa, ma sono venuto a controllare le tubature. Sappiamo che da diversi giorni l’acqua ha qualche problema.” Disse, tenendo in mano una cassetta degli attrezzi.




*

 
“La carriola ti ha piantato in asso?” chiese Baz avvicinandosi.

“Non so come sia successo e non ho neanche una ruota di scorta. Non nel cofano almeno. A casa dovremmo averne, ma…”

“Abiti molto lontano?” chiese lui.

“No… appena al centro…ma…appunto, potrei tornare a piedi…” disse Pearl, intuendo che Baz voleva accompagnarla.




*

“Hai davvero una bella casa.” Disse Baz sincero, guardandosi attorno. Non riusciva a credere ancora, di essere riuscito ad entrare nella casa degli stregoni.

“è un’eredità.” Disse Pearl tranquilla, 
Le sue parole furono inghiottite da un rumore di vetro infranto. La caraffa era andata in mille pezzi.

Baz scattò in piedi.

“Io..non so come farmi perdonare…sono diverse settimane che ho questi capogiri…”

“Tranquilla. Siediti. Pulisco io. Troppo stress?” disse Baz, sostenendola.

“Può darsi.” Disse lei, sedendosi sul divano.

Baz andò velocemente in cucina a cercare uno straccio.

“Dovresti farti vedere da un medico!” disse, dalla cucina.
 
“Oh, mio dio. Ho fatto qualcosa che…”

“Tranquilla. Non hai fatto niente. Solo…dormito…”

“Non posso crederci.” Disse Pearl, a metà tra l’imbarazzo e lo stupore,
 




*

“Luke, parla la nostra lingua, per favore!” lo spronò Pearl.

Luke sospirò. “Non eravate morti. Il veleno non vi aveva ucciso. Eravate sotto l’effetto di una morte apparente.”
 
 




*

“Che diavolo succede???”

Jensen si voltò di scatto verso Jared, gridando:

“Jared, perché continui a seguirmi???!” 


Jared non riuscì neanche a rispondere, concentrato su quella strana luce, che ora si era trasformata in una cupola che racchiudeva solo loro. Dopo un attimo, sparirono, racchiusi dentro quella strana sfera. 

 
 



Baz stava tornando dal pasticciere, ma aveva dovuto fermarsi in macchina, perché era stato colpito anche lui dalla valanga di ricordi.


“BAZ, VIENI FUORI, SUBITO!”

“Se mi fai scoprire, ti taglio le braccia e le gambe.” Disse Baz a mò di saluto.

“Che cos’hai fatto alla ragazza Padalecki?”

“Quale delle tre?”

“Quella con i capelli neri. Pearl!”

“Perché dovrei avergli fatto qualcosa?”

“Forse perché è stata la tua promessa, ricordi? E forse perché pochi minuti fa l’ho vista ballare e cantare come fosse sotto l’effetto di stupefacenti? Aspetta, forse sarà che si è messa a delirare a proposito di strane voci nella sua testa, che mi ha convinto!”

Baz stette zitto.

“Ti ho visto ieri notte, intrufolarti in casa dei gemelli. So che di sicuro se gli è successo qualcosa, devi c’entrare tu!”
 

 




*

No, non aver paura di questo, Jensen…mai…”

“Jared, ti prego….non farlo…ho un brutto rapporto con la magia…”

“Non so che esperienze tu abbia avuto, Jensen, ma è ora di cambiarle. Non puoi temere una cosa cosi meravigliosa. Fidati di me.” Gli disse Jared, prendendogli di nuovo la mano.
un fluido bianco brillante circondò le loro mani, come un nastro di seta, solleticando loro le dita.
 
 

*

"Il tuo cuore ha accelerato…e io l’ho sentito…anche tu ti stai innamorando!” disse Pearl, prendendogli le mani.

 




*

“Ti avevo detto di uccidermi, prima che lo facessi io a te.”

Jensen chiuse gli occhi.

“Allora?? Ti sei morso la lingua?? Parla!” urlò Jared, la voce un po’ incrinata.

“Ucciderti? Tanto vale farmi uccidere da te, allora, visto che non potrei sopravvivere ad un tale gesto!”

“Sei solo un bugiardo. Tu volevi uccidere me e le mie sorelle. Ci hai rubato i poteri, ci hai avvelenati…”

“E mi sono innamorato di te.”

“Stai zitto…non…non dirlo…”

“È la verità.”

“NO.” urlò Jared picchiando un pugno contro il muro.

“Jared…”

“Che cosa devo fare ora con te, eh? Dimmelo!”

“Io non…non lo so…”

Jared tirò fuori la pozione in grado di uccidere i demoni.

“Questa l’ha preparata Pearl per te…anche se ovviamente non era sicura che fossi…te…

“Vuoi uccidermi?” chiese Jensen, deglutendo.

Jared lo guardò, poi gli sfilò la giacca.

La buttò per terra e rovesciò la pozione sopra. All’istante la giacca prese fuoco.

“Ecco fatto. Ora sei morto.” Disse Jared, con gli occhi lucidi.

“Jared…io…”

“Vattene. Vattene e non tornare mai più. Dirò alle mie sorelle che sei morto e che non sei più un problema.”

“Jared, ti prego, io ti am…”

“Vattene v….!” non riuscì a dire le ultime parole che si ritrovò la bocca di Jensen incollata alla sua in un bacio mozzafiato.
 




*

“Posso..abbracciarti?” gli chiese Misha, con gli occhi lucidi.

“Accidenti, se continui ad anticiparmi le parole, dovrò chiederti di diventare anche te un demone, fratellino.” Rise Gabriel, commosso.
 




*

“Ma tu lo ami quest’uomo?” gli chiese Gabriel, vicinissimo al suo viso.

“Tu la ami, questa donna?” lo provocò lei.

“No, guarda, in realtà, vado a curare tutte le donne con malattie gravi che trovo nelle stanze da letto.” Disse.

“Uhhh. E ti innamori di tutte quante?” chiese ancora lei, sensuale.
 




*

“Il potere, dicono alcuni. Le Forze Oscure sono state condannate fin dall’alba dei tempi, all’emarginazione e all’isolamento eterno. Non possono muoversi liberamente nel mondo perché tutti se ne tengono alla larga. La gente odia queste creature ed è su questo che stanno lavorando. Il loro piano sarebbe, con l’aiuto della magia, di farsi amare.”

“Farsi amare?? Ma è impossibile! Chi potrebbe mai amare il male??”

Camuffandolo, abbellendolo, facendo credere alle persone che è il bene, in modo che se ne possano innamorare, infatuare, stregare, e poi quando hanno ottenuto la fiducia delle persone, essere liberi di fare del male e far soffrire.”

“Se è così, la gente si ribellerebbe a questo stato di cose.”

“Non se sono abili a far credere che sia giusto così e che non si può fare altrimenti. Ripeto, per adesso è solo una profezia, che però dobbiamo fare in modo che non diventi mai realtà.”

“Non succederà. Io sono il principe e farò sempre il meglio per il mio popolo.”

“Mio principe, avete così tanto un buon cuore. Mi auguro che se un giorno dovessero arrivare le Forze Oscure, non abbiate per loro nessuna pietà e misericordia. Sono cattivi e ingannatori. Non mostrate nessuna compassione.”

“Non lo farò,  Lane.”
 




*

“Sono un conte. Conte Dalen Woockwood della Terra di Nottinghale.” Disse lo straniero. Il principe ebbe l’impressione che lo straniero allargò un po’ gli occhi quando lo vide, come se fosse rimasto sorpreso da quello che vide, ma forse si era sbagliato.

“Un nome importante di una terra altrettanto famosa. Posso sapere cosa la porta così lontano, oltre alla dolce compagnia delle mie dame?” chiese il principe, sorpreso.

Lo straniero lo fissò con un’occhiata penetrante, poi disse:

“La flora locale.”

“la flora?”chiese il principe. Non riuscì a nascondere la sua sorpresa.
 



*

“La verità…ha un sapore davvero dolce. Non trovi? E sono come ti aspettavi?” chiese il principe, senza nascondere un’ombra di sorpresa e autocompiacimento.

“No…”

“Devo prenderlo come un insulto o…”

“Voi…voi siete così….bello. il vostro viso ha una forma così delicata..e i vostri occhi sono così luccicanti. Il vostro sorriso illumina più delle luci della vostra sala da ballo....e i vostri capelli! Sono bianchi e lucenti!”
 



*

Come si chiama questo? Perché non può essere sesso come lo conosco io. Come si chiama, principe Seth?” 

“Si chiama fare l’amore.”
 




*

“Dalen, governa con me. sii al mio fianco sul trono. Ora per tutti sarai un traditore della tua specie. Se resti a palazzo io potrò proteggerti e amarti. Potrai avere una vita migliore.”

“Desideri veramente me al tuo fianco? Come puoi essere sicuro che non ti tradirò?”

“Io mi fido di te…”

“Seth…”

Si baciarono di nuovo sotto i raggi del sole.
 
 
 




*

“Volevate la pace? Eccovi la pace!” gridò.

Con uno scatto irato, gettò la chiave di vetro attraverso la cupola, che si infranse.

Milioni e milioni di vetri caddero sulle teste di tutti, mentre Seth trascinò Dalen in un posto riparato, per proteggersi dalle schegge.

La magia che era contenuta nella cupola, si stava spargendo nell’aria, usciva dal palazzo e si disperdeva nel vento, andava via.

“Seth, amore mio, perché?”

“Perché tu, sei più importante di qualsiasi magia, qualsiasi titolo, anche del mio trono. Se è stata la magia a farmi perdere te, io non la voglio più.”

“Ma Seth, amore mio, in questo modo l’hai liberata e i demoni ne approfitteranno per impadronirsene, schiavizzando il mondo.”

Seth pianse, scuotendo la testa. Si rendeva conto di quello che aveva fatto, ma tornando indietro, l’avrebbe rifatto.

“A me è sempre importato solo di te.” Disse piangendo, accarezzandogli la guancia.

 




Jared aveva gli occhi ora colmi di lacrime, mentre guardava Jensen raggiungerlo in giardino.
Anche Jensen piangeva. Accelerò il passo e abbracciò il suo amato.

















 Note dell'autrice: 

Eccoci finalmente alla tanto attesa parte dei ricordi! xd ma le sorprese non sono finite qui! Vi aspetto al prossimo capitolo xd
   
 
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