Cap.47 Una festa per Goten
Elly raggiunse la porta del salotto,
udiva un brusio di voci
provenire dall’interno, abbassò la maniglia ed
entrò. La finestra della Capsule
co. Facevano entrare una luce pallida dall’esterno. Elly
inspirò sentendo un
odore di lavanda raggiungerle le narici e avanzò.
Sentì qualcosa strusciarsi
contro la sua gamba, abbassò il capo e vide un gattino nero.
Si piegò in avanti
e lo accarezzò sul capo, la creatura miagolò
facendo le fusa.
“Elly! Ciao!” la
salutò la voce di Trunks. La giovane si
rizzò, vide il glicine, Gohan e Goten andarle incontro.
“Ehi,
ragazzi, che
bello rivedervi!” salutò
a sua volta,
gentilmente.
Abbracciò Gohan e Goten. Gohan le scompigliò i
capelli.
“Ben arrivata,
Elly!” la salutò. Si sciolse
dall’abbraccio e
Goten dondolò avanti e indietro, cullandola. Trunks
superò il migliore amico e
le pizzicò la guancia. Elly sciolse l’abbraccio
con Goten e si massaggiò la
guancia. Bulma la raggiunse da dietro e le schioccò un bacio
sull’altra guancia,
lasciandole l’impronta del rossetto.
“Oh,
guardati, come
sei bella! Ma quanto cresci,
tesoro?
Sei molto più alta dell’ultima volta in cui ci
siamo viste!” le disse.
Elly sorrise e sollevò le
spalle. La Briefs la guardò negli
occhi e vide le iridi azzurre della più giovane leggermente
liquide.
< Ha sempre
un’aria triste > rifletté.
“Grazie, Bulma”
sussurrò Elly e le sue gote divennero
rosate. Si voltò e nell’angolo della stanza vide
Vegeta, il principe teneva le
braccia incrociate sul petto.
“Non mi
sfuggirai” lo minacciò Elly. Socchiuse gli occhi e
lo indicò con l’indice. “Prima o poi
riuscirò ad abbracciare anche te” promise.
Trunks tossì, Goten ridacchiò e Gohan
indietreggiò. Vegeta schioccò la lingua
sul palato e ghignò.
“Tsk,
aspetta e
spera, nanetta” ribatté. Goten raggiunse Vegeta e
gli sorrise.
“Oggi, almeno, non fare il
musone. E’ la festa in onore del
mio ritorno!” si vantò. Vegeta roteò
gli occhi e si voltò di scatto.
“Tu sei solo poco meno
moccioso della nanetta” ribatté
secco.
“Vegeta, non fare il solito
scontroso” lo rimproverò Bulma.
Si sentì il gatto miagolare ed Elly si voltò di
scatto. Goku entrò nella
stanza, seguito da Tenshinhan, sulla cui spalla era seduto Jiaozi. Goku
portò
le mani a conca alla bocca.
“Ehilà, genteeee!”
gridò. Goten si tappò le orecchie, mugolando per
il grido. Il gatto corse fino
alla finestra e saltò fuori, atterrando in giardino. Vegeta
strinse le labbra
fino a farle sbiancare.
“Benvenuti” li
accolse Bulma. Elly raggiunse Goku.
“Sempre il solito
garbato” disse ironica. Goku la sollevò in
braccio e la alzò verso il soffitto.
“Oh,
Elly! Urca, non
ci si vedeva da un pezzo, eh biondina?” chiese.
“Ouffh!” si lamentò la giovane.
Dimenò i piedi e sorrise.
“Non fare il rapitore come
al solito e dimmi piuttosto come
te la passi” ribatté. Goku la rimise a terra e le
scompigliò i capelli.
“Io bene, tu? Va tutto
bene, Elly?” le chiese. Ten gli passò
di fianco e raggiunse la finestra, sedendosi sul davanzale.
“Certo, Goku”
rispose Elly. Si girò e raggiunse a sua volta
la finestra, evitò Jiaozi e si affacciò. Ten si
rimise in piedi e le diede una
pacca sulla spalla.
“Salva ti manda a salutare,
arriverà dopo se riuscirà a
superare il nuovo esercizio di Yamcha” spiegò. La
bionda annuì ed osservò la
luce solare illuminare la rugiada sul prato. Gli steli d’erba
erano di un verde
acceso ed ondeggiavano mossi dal vento. Una figura corse lungo il
giardino,
avviandosi verso la bionda.
“Elly!”
strepitò Vetrunks. I suoi occhi erano spalancati,
sorrideva e allargò le braccia sopra la testa. I suoi piedi
erano coperti da
dei calzini che si erano sporcati di terra e d’erba. Elly
saltò fuori dalla
finestra e il bambino la abbracciò, strofinandole la testa
contro la pancia.
“Ehi, piccolino”
sussurrò Elly. Vetrunks alzò il capo,
facendo ondeggiare i capelli a fiamma lilla.
“Come stai? Hai fatto il
bravo bambino?” chiese Elly.
Vetrunks annuì, un paio di ciocche morbide della saiyan che
fuoriuscivano dalla
parte finale della treccia di lei gli solleticarono il naso. Il piccolo
la
lasciò andare e si passò l’indice sotto
il naso, annuendo. Vegeta si affacciò
dalla finestra, guardando entrambi.
“Vetrunks”
richiamò il nipote. Quest’ultimo
arrossì,
indietreggiò e mise le
mani dietro la
schiena.
“Scusa, alle volte
è espansivo come un normale terrestre. E’
colpa della stirpe della donna” borbottò. Elly
ridacchiò.
“Non avevo dubbi”
rispose. Inspirò ed espirò, sentendo
l’aria
umida pizzicarle le narici.
“E’ bello
ritrovarci qui… tutti”
mormorò. Avvertì una fitta al petto e si
portò un pugno all’altezza
di esso. Vetrunks la guardò, sbatté un paio di
volte le palpebre e si voltò
verso il nonno. Il principe ricambiò il suo sguardo e
sospirò.
“Spero
tu ti sia
allenata, ultimamente”. Elly si massaggiò la
fronte ed annuì.
“Non ho fatto altro, a dire
il vero” ammise.
< Si comporta come se
non avessimo
litigato. Forse Vetrunks
non ha proprio preso dall’altro ramo della famiglia
> rifletté.
“Niente università?” chiese Vegeta.
Elly annuì.
“No, l’ho
cominciata e ho dato i miei primi esami. Sia
studiare che allenarmi non mi fanno né pensare,
né ricordare” ammise. Vetrunks
le si affiancò e si appoggiò alla parete della
casa, incrociando le braccia sul
petto. Elly abbassò lo sguardo e strinse le labbra.
“E…?” la incalzò il principe.
Elly si voltò verso Vetrunks che spiccò il volo,
dirigendosi verso il tetto della capsule. La bionda lo seguì
con lo sguardo, lo
perse di vista e percepì la sua aura allontanarsi.
“… E ho paura
che
prima o poi diventerò talmente vuota,
stupida e inutile da non avere sul serio altro in testa, al di
là del
combattimento” ammise. Vegeta percepì
l’aura del nipote fermarsi sopra il
tetto. Saltò fuori dalla finestra ed indicò ad
Elly un albero. I due saiyan lo
raggiunsero e la giovane si appoggiò con la schiena alla
corteccia.
“Fino a un anno fa mi
piacevano così tante cose. Adesso mi
sembra di essere un’altra persona”
mormorò. Vegeta socchiuse gli occhi e guardò
dentro la stanza. Vide Majinbu passare davanti alla finestra,
mettendosi due
panini in bocca.
“Le perdite ci cambiano,
Elyanor. Ci si deve soltanto
abituare”.
Elly annuì e lo guardò.
“Non ho mai avuto occasione
di ringraziarti per quello che
hai sempre fatto per me” disse con voce roca.
Vegeta inarcò un sopracciglio e sollevò il labbro
superiore.
“E
cos’è che avrei fatto, per te?” chiese.
Elly sorrise.
“Ti sei preso cura di me
fin da quando sono nata. Hai spinto
il mio potenziale combattivo oltre quel tanto che bastava
perché continuassi a
camminare correttamente sulle mie gambe. Hai dispensato consigli non
richiesti,
ma che si sono sempre rivelati fondamentali. E…”.
Si morse il labbro inferiore.
“… E so che sei
stato tu a chiedere a Bra di portarmi con sé
in allenamento”. Concluse. Vegeta avvampò, fece
scattare la testa dall’altro
lato e socchiuse gli occhi.
“L’ho fatto
perché non volevo che ti rammollissi. Non certo
perché tengo a te. Se la Terra fosse stata di nuovo
minacciata, non ci saremmo
potuti permettere il lusso di avere uno dei migliori guerrieri della
galassia
con la testa fra le nuvole e la fiacca di non far nulla”
ribatté con tono duro.
Elly balzò su un ramo e si affacciò.
“Vegeta, anche tu mi
osservavi quando ero bambina, vero?”
chiese. Il principe dei saiyan avanzò di un paio di passi
dandole la schiena ed
annuì.
“Penso quello che pensavo
allora. Io sono libera come l’aria,
non voglio seguire nessuna gerarchia. Però… tu
sei un bravo principe”
sussurrò. Vegeta strinse un pugno ed avvertì una
fitta allo stomaco. Si voltò e
guardò il viso sorridente di Elly.
Il bambino
guardò il
Sapiente sorridere e rabbrividì.
“Sarai
un buon
principe” sussurrò Aedon e gli
accarezzò la testa, scompigliandogli la
frangetta mora. Vegeta arrossì.
< Il destino
è ingiusto
Aedon. Il coraggio di tua nipote,
come il tuo un tempo, non è stato adeguatamente ripagato. Io
spero di riuscire
a rimanere all’altezza della situazione >
pensò Vegeta.