Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Moon9292    11/10/2015    7 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

Capitolo 9 - Essere diversi, è cosa buona e giusta

 

 

Gabriel non riusciva a credere ai suoi occhi.
Dove diamine era finito? In un circo? In un girone dell’inferno? Sul set di un film porno?
Era seriamente sconcertato. E anche un po’ preoccupato.
Davanti ai suoi occhi vi era la sfilata delle stramberie. Persone vestite di pelle, borchie, con collari neri. Guinzagli attaccati alle giacche delle persone, frustini vari, manette, e… O Dio, quel tipo aveva davvero due mollette da bucato attaccate ai capezzoli?
Che diavolo era quella roba?
Si sentiva leggermente intimorito e anche spaventato. Probabilmente una parte di lui sarebbe scappata a gambe levate. Ma era stato portato li dalla Smith, quindi una ragione doveva esserci. Per forza!
<< Gabriel, ecco, c’è una cosa che devo dirti a proposito di Sean… >>, esordì la ragazza, attirando la sua attenzione.
Gabriel si voltò, con gli occhi sgranati. Sapeva di averli cosi, perché li sentiva come se stessero per saltare fuori dalle sue orbite.
<< Smith, c’è qualcosa che dovrei sapere? Dove diamine mi hai portato? Sul set di un porno? Vuoi farmi per caso recitare in un filmino di bassa qualità, scadente, con un uomo che si fa chiamare Dominic, e che vuole che glielo succhi, mentre lui mi appende al soffitto come un salame, pronto a fare di me ciò che vuole? >>, la sua mente ormai vagava verso lidi sperduti. Aveva dimenticato di dire alla sua compagna di menzogne una cosa importante: quando aveva paura, la sua immaginazione partiva per la tangente facendogli vedere scenari assurdi e improbabili. << Poi questo filmino verrà distribuito, e io verrò contattato dalle maggiori case di produzione porno. Mi farò chiamare Brett. Brett il pompinaro, e tutti vorranno assaggiare un pezzo di me >>, concluse prendendo un respiro profondo.
Sembrava indemoniato. Sapeva di essere come indemoniato. Ma non poteva o voleva farci nulla. In quel momento il suo motto era: Viva la follia!
Kyra lo fissò ad occhi aperti e con le sopracciglia aggrottate. Era semplicemente sgomenta la sua espressione, e Gabriel e non poteva darle torto. Forse avrebbe dovuto aggiornarla su quella sua particolare capacità di fare viaggi mentali quando spaventato. Magari era importante ai fini della loro conoscenza e della loro nuova amicizia. Probabilmente.
<< Che diamine di processo mentale hai seguito? Me lo spieghi? >>, sbottò scioccata la ragazza.
Beh, era una domanda piuttosto legittima, doveva dargliene atto. Ma la risposta non era tanto chiara come poteva sembrare. In fin dei conti l’unico processo mentale che seguiva era quello della sua fantasia sfrenata.
E sapeva che quando voleva, questa poteva raggiungere mete sconosciute e infinite. Altro che trip mentale dato da acidi. A lui bastava avere paura, per vedere gli omini di marzapane versione horror pronti ad ucciderlo nella maniera più cruenta.
<< Smith, rispondi! Che diavolo sta succedendo? E cosa devi dirmi di Sean? >>, domandò agitato, vedendo due uomini vestiti solo con una mutanda di pelle nera stretta e gli anfibi.
Era ufficiale: aveva seriamente paura!
<< Ok, ascoltami. Questa cosa che non ti ho mai detto di Sean, beh ecco… >>, la ragazza cominciò a mordersi il labbro inferiore, chiaro segno di agitazione.
Gabriel non riusciva più a contenere la sua ansia sul sedile della macchina. Se la Smith non si fosse mossa con le sue dannate confessioni tardive, avrebbe seriamente sclerato.
<< Smith, parla! >>, ordinò perentorio.
<< Sean è gay >>, esclamò quasi urlando Kyra.
Il ragazzo restò immobile, quasi paralizzato, per qualche secondo. Il suo cervello non produceva un solo pensiero. Niente. Se gli avessero fatto l’elettroencefalogramma in quel momento, sarebbe risultato piatto. Nessuna attività cerebrale.
Poi, quasi come se avessero acceso un interruttore, i pensieri cominciarono ad affollarsi nella sua mente. In una frazione di secondo riuscì a fare tutti i collegamenti necessari per arrivare al punto della questione.
Si sorprese, però, nello scoprire che non era turbato come invece avrebbe dovuto essere.
Il suo odio per i gay era atavico, antico come la terra stessa. Eppure scopriva che non provava affatto odio nei confronti di questa persona ancora sconosciuta. Anzi, voleva conoscerla con la stessa intensità del giorno prima. Altra ragione che non riusciva a comprendere, era il perché la Smith avesse nascosto una cosa simile. E perché dirgliela in quel momento?
Nella sua mente, milioni di domande volevano essere espresse. Alcune anche molto intelligenti, che lo resero fiero delle sue capacità.
<< Eh? >>, alla fine però solo questa stupida esclamazione uscì dalla sua bocca. Che fine avevano fatto tutte quelle domande intelligenti? Dove erano finite le sue capacità cognitive superiori? Certe volte si sentiva davvero stupido.
<< Martin, lo so che hai un rapporto conflittuale con gli omosessuali. Per questo non volevo farti conoscere Sean >>, continuò Kyra, sempre più agitata e triste.
<< Eh? >>, esclamò nuovamente Gabriel. Che fine aveva fatto la sua capacità di parlare? Era forse impazzito? Qualche suo neurone doveva essersi fuso, per forza. Non c’erano altre spiegazioni. Era un peccato, però. A lui piaceva tanto parlare.
<< Però tu hai insistito. E io ti ho portato da lui. Ma non posso farvi incontrare, se tu hai intenzione di guardarlo schifato o con odio. Non potrei tollerarlo. E tu hai fatto molto per me, Gabe. E in fin dei conti, stiamo diventando amici, o qualcosa di simile. Perciò, riaccendi la macchina, e torniamo indietro, ok? >>.
A quelle parole, il ragazzo si svegliò. Ok, era finito il momento di catalessi. Mise da parte il panico per quella situazione ignota, e cercò di afferrare il succo della questione.
Era vero. Lui non aveva mai avuto rapporti felici con gli omosessuali. Ne aveva feriti parecchi nella sua carriera di bullo, e la cosa lo ricopriva di vergogna. Profonda vergogna. E in quel momento capì le ragioni della Smith a non volergli dire niente.
Ma, nonostante capisse, non riuscì ad evitare di sentirsi ferito. Che persona orribile era diventata? Dannazione, avrebbe dovuto faticare parecchio per redimersi.
<< Frena, frena >>, riuscì finalmente a dire. Guardò dritto negli occhi Kyra, prese un profondo respiro, e cercò di organizzare i pensieri. << Senti, lo so che non ho una bella reputazione per quanto riguarda questo particolare argomento >>, la Smith alzò un sopracciglio sarcastico. << Va bene, ho una pessima reputazione. Però avrai anche notato che in questi giorni sono cambiato. Non sono più la stessa persona di prima. Anzi, mi domando se finalmente io stia diventando la persona che avrei dovuto sempre essere. Però non è questo il punto >>.
Prese un altro respiro. Poi, con timore quasi come se fosse spaventato, afferrò la mano sinistra di Kyra. La strinse forte, quasi a cercare di trasmetterle le sue emozioni. Voleva che la ragazza capisse quanto reali fossero le sue parole, e le sue intenzioni.
<< Il punto, Smith, è che io non odio queste persone. Forse non le ho mai odiate. E lo so che la mia frase è altamente fraintendibile, ma è solo un modo per farti capire che non odio chi è diverso da me. È vero, non capisco come si possa preferire il pene alla vagina, ma solo perché a letto si portano un altro maschio, non vuol dire che siano da condannare. Io non so perché mi sono comportato in modo orribile nei loro confronti, ma ti posso garantire che non guarderò con disprezzo Sean. Mai lo farò >>, poi parve rifletterci sopra, ed un piccolo sorriso gli scappò. << A meno che non provi a costringermi a vestirmi da femmina, o a mettere uno di quei completini che vedo indossare a queste persone. A quel punto potrei sul serio dare i numeri. Perché so che i tacchi non mi donano, e le catene non sono proprio i miei strumenti erotici preferiti >>, sul volto di Kyra apparve un sorriso divertito. Gabriel si sentì molto più tranquillo nel vederla felice. Come se un peso gli si fosse tolto dal cuore. << Allora, ora che l’elefante è uscito dall’armadio, mi spieghi che ci facciamo qui? >>.
<< Sean lavora in questo bar >>, spiegò la ragazza, guardando fuori dal finestrino.
<< Ah >>, esclamò pensoso.
Va bene che aveva deciso di essere di larghe vedute, e che avrebbe rispettato l’amico della Smith. Però si sentiva ancora agitato all’idea di dover entrare in un posto simile.
<< Smith forse è il caso che ti dica che questo posto mi spaventa un po’ >>, comunicò guardandosi intorno con fare sospetto.
<< A chi lo dici. Sean mi ha detto che stasera è serata a tema >>, disse sospirando Kyra.
<< E il tema quale sarebbe? Uccidiamo con strumenti di tortura alquanto bizzarri? >>
<< No, BDSM >>
<< Di bene in meglio >>, commentò Gabriel.
Poi, facendosi forza, lasciò la mano della ragazza, prese le chiavi della macchina, e aprì la portiera. Kyra lo imitò silenziosamente. Entrambi non sapevano cosa aspettarsi dalla serata, ma Gabriel sperava che tutto andasse bene. Voleva che tutto andasse bene. Perché non avrebbe tollerato l’idea di ferire la Smith.
Ormai gli era diventato chiaro questo concetto: niente più dolore per Kyra. Mai più!
Che poi non sapesse il perché, o cosa sentisse nel profondo era un mistero. Quello pero non era certo il momento più adatto per rifletterci. Doveva evitare di combinare casini. Quella era la sua massima priorità.
<< Allora Martin, te la senti di entrare? >>, domandò Kyra davanti all’entrata.
<< Certo, ho sempre voluto vedere uomini mezzi nudi mentre si picchiano e scopano contemporaneamente >>, commentò sarcastico il ragazzo.
<< A chi lo dici. Non vedevo l’ora di assistere ad uno spettacolo simile >>.
Poi, scambiandosi un ultimo sguardo d’intesa, i due entrarono.
Quello che Gabriel vide era al di là di ogni sua immaginazione.
Varcata una porta e scesi tre gradini, si trovarono in uno spazio grandissimo, scuro con luci stroboscopiche ad illuminare vari anfratti della stanza. Una palla psichedelica di luce bianca era al centro della pista da ballo. Nell’angolo opposto all’entrata vi era un grande bancone dove servivano le bevande, mentre tutto intorno alla pista da ballo, vi erano divanetti color porpora e tavolini dello stesso colore.
Al centro della pista da ballo, vi era un piccolo palco dove alcuni ballerini mezzi nudi si esibivano in mosse oscene, quasi come se stessero avendo un amplesso con la pista da ballo.
La sala era gremita di gente vestita nella maniera più bizzarra possibile. Ballavano uno addosso all’altro. Coppie, tre, quattro persone che si strusciavano e si toccavano in punti non propriamente casti. Baci appassionati coprivano i vari scenari. Sui divanetti le persone, con poco riserbo, si toccavano palesemente.
A Gabriel parve di intravedere su un divanetto nell’angolo più oscuro, due uomini intenti a masturbarsi. Distolse immediatamente lo sguardo. Non era ancora pronto a vedere una cosa simile. Forse non lo sarebbe mai stato.
Notò in quel momento dei camerieri girare per tutta la sala. Erano vestiti tutti nello stesso modo. Pantaloni di pelle nera, attillatissimi, petto scoperto, un collare con le borchie al collo, e due enormi catene che partivano da questo collare fino ad arrivare ai polsi circondati da bracciali sempre in pelle.
Gabriel fu costretto ad ammettere una cosa: il personale era davvero bello.
Uomini di bell’aspetto, con fisico invidiabile, che giravano per la sala servendo ed intrattenendo gli ospiti.
<< Caspita >>, commentò ad alta voce per cerca di sovrastare il rumore della musica.
<< Già. E questa non è neanche la serata più stramba che vedo. Dovevi esserci quando il tema era il rinascimento >>, rispose Kyra guardandosi intorno.
<< Non voglio sapere altro >>.
Poi la ragazza lo prese per un polso e lo trascinò verso il bancone delle bibite. Anche li vi erano molte persone, ma Gabriel notò che i posti a sedere non mancavano.
A preparare le bevande, vi erano quattro camerieri, tre mori e uno biondino, ed ognuno serviva un diverso settore.
La Smith lo portò verso il lato di sinistra, dove il cameriere era il biondo.
Quando furono abbastanza vicini da farsi notare, questi alzò lo sguardo dal bicchiere che stava pulendo, e li vide. Il sorriso sul suo volto sembrò abbagliare Gabriel.
<< DOLCEZZA! >>, urlò il cameriere, lasciando il bicchiere e sbracciandosi.
<< Ciao Sean >>, rispose Kyra.
I due, appena furono vicini, si abbracciarono forte. il bancone che li divideva sembrava non esistere.
Gabriel si sentì quasi come il terzo incomodo. Era strano vedere la Smith in atteggiamenti simili. In effetti, ora che ci pensava, non l’aveva mai vista in compagnia di nessuno.
<< Sean, ti presento Gabriel. Gabriel lui è Sean >>, disse Kyra, dopo essersi staccata dall’amico.
<< Piacere >>, salutò Gabriel sorridendo. Voleva assolutamente fare una bella impressione.
<< O mio Dio, dolcezza, non mi avevi detto che era un tale bocconcino >>, esclamò Sean.
Solo in quel momento Gabriel notò che il suo modo di parlare era un tantino effeminato ed eccentrico. Pensava che gli avrebbe dato fastidio, invece si trovò a sorridere ancora di più per il complimento.
<< Grazie. La Smith non mi rende mai giustizia. È una tale cattivona alle volte >>, rispose divertito.
<< Ehi, non è vero >>, si lagnò Kyra.
<< Oh, biscottino, credo proprio che noi due andremo d’accordo >>.
<< Biscottino? >>, chiese Gabriel perplesso.
<< Non farci caso. Sean ha questo brutto vizio di dare nomignoli strani e zuccherosi alle persone. Io ad esempio sono dolcezza >>, spiegò Kyra sorridendo divertita.
<< Non è un brutto vizio, dolcezza. È una caratteristica che mi rende unico al mondo >>, sbuffò con fare offeso Sean. Sembrava davvero una diva.
<< E non chiami mai nessuno per nome? >>, domandò curioso Gabriel.
Non sapeva il perché, ma aveva davvero voglia di conoscere quel ragazzo. Forse perché faceva parte della vita della Smith da tanti anni? Bah, davvero non sapeva.
<< No, solo quando sono davvero incazzato nero. A quel punto il mio animo maschile esce fuori e predomina su quello femminile >>
<< In altre parole, soffre di disturbi bipolari con personalità multipla. E quando è euforico o felicissimo o nevrotico, fuoriesce il suo lato femminile. Quando è incazzato o nervoso o serio fuoriesce il suo lato maschile. Quando invece è normale, queste due forme coesistono tra loro >>, spiegò Kyra dando un pizzicotto sul braccio dell’amico.
Gabriel batté più volte gli occhi, perplesso e sempre più confuso. Forse quel ragazzo davvero soffriva di qualche disturbo mentale, perché era l’unica spiegazione plausibile ad un simile carattere. Che diavolo significavano quelle cose? Un lato di lui, però, era affascinato. Non si incontravano tutti i gironi personaggi di tale spessore.
<< E i tuoi amanti come li chiami? >>, domandò senza riflettere.
Kyra lo guardò dapprima sbigottita, poi felice. Che diavolo le passava per la mente?
Poi si rese conto della domanda posta, e della facilità con cui aveva chiesto come chiamasse gli amanti “uomini”. Come se non gli desse alcun fastidio l’idea di Sean insieme ad un altro uomo. Ed era la verità. Dentro non provava alcun fastidio. Anzi, era felice di conoscere tutti gli aspetti di quel ragazzo.
<< Biscottino, se avessi avuto un’amante stabile, lo avrei chiamato per nome >>, commentò agitando una mano nell’aria, con fare estremamente effeminato.
<< Traduzione >>, Gabriel si voltò verso la Smith per avere delucidazione. Ancora non aveva scaricato nel suo cervello il dizionario “Sean – inglese/ inglese – Sean”.
<< Significa che nella sua mentalità bacata e contorta, è convinto che chiamare per nome qualcuno sia come toccare l’anima di una persona. Una questione profonda ed altamente sentimentale. E per tanto chiamerà per nome solo l’uomo con cui intende passare il resto della sua vita >>.
A Gabriel sembrò un ragionamento un po’ folle. Ma chi era lui per giudicare? Aveva ingaggiato Kyra per fingere di essere la sua fidanzata per finta. Non era poi tanto più normale di lui.
<< Si si, ne parleremo quando incontrerò finalmente il mio principe azzurro. Poi vedremo chi è strambo tra i due, dolcezza >>, poi prese tre birre Heineken, le stappò velocemente e le diede ai due ragazzi. << Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, e che il biscottino qua presente ha passato il test, possiamo fare un piccolo brindisi a questa nuova e strana amicizia. Salute! >>.
<< Salute >>, risposero in coro gli altri due.
Dopodiché cominciarono a sorseggiare le loro bevande. Gabriel si guardò intorno, mentre prendeva un altro sorso, e notò come due ragazzi, in mezzo alla pista da ballo, avessero circondato un terzo, più piccolo. Si strusciavano tutti e tre, toccandosi e baciandosi chi sul collo e chi sulla bocca. Poi li vide scambiarsi uno sguardo complice, e dirigersi verso un corridoio buio posto al fianco del bancone.
<< Dove vanno? >>, chiese ingenuamente.
<< Oh biscottino, non credo tu voglia saperlo >>, rispose ridacchiando Sean.
<< Perché non voglio saperlo? >>
<< Perché Sean conosce i tuoi precedenti con gli omossessuali. E, anche se sei entrato qui dentro e non hai fatto commenti sul mio amico palesemente gay, non significa che tu sia pronto a sapere cosa fanno tre uomini in quel corridoio >>, spiegò Kyra.
E in quel momento Gabriel capì. Non era stupido, nonostante quello che pensassero molte persone.
Anzi, aveva un bel cervello, altrimenti non sarebbe sopravvissuto cosi tanto alla facoltà di legge. Specie perché… si impedì di finire quel pensiero. Non era il momento e il luogo adatto per analizzare i suoi sentimenti più profondi.
Comunque guardò nuovamente il corridoio incriminato, spalancando tanto d’occhi. Li dentro le persone andavano a farsi delle seghe, o altro. Forse addirittura arrivavano ad avere rapporti completi. Non lo sapeva, e non lo voleva sapere in effetti. Però era strano che ci fosse un corridoio adibito proprio per quello scopo.
<< Ma è legale? Cioè, è vero che nelle discoteche se si vuole fare qualcosa di spinto ci si apparta nell’angolo più oscuro e remoto. E questo vale per le discoteche etero e gay. Ma in nessuna in cui sono stato vi era proprio una stanza con quello scopo >>, domandò continuando a sorseggiare la sua birra.
<< Sai dolcezza, lo abbiamo sottovalutato questo bel maschione. Non solo ha un visino bellissimo ed un corpo da urlo. Ma ha anche un bel cervellino. E stranamente la sua apertura mentale mi sciocca profondamente. Sei sicura di avermi portato la persona giusta? >>, commentò Sean con sarcasmo.
E quell’ultima frase, confuse incredibilmente Gabriel. Da quando in qua lui era di cosi aperte vedute? Non lo era mai stato. O meglio, lo era stato ma tanto tempo fa. Tante cose erano cambiate da allora. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più rischiato per qualcuno di diverso. Mai più.
Eppure era li, in quella discoteca, a parlare con un omosessuale di rapporti gay, come se non ci fosse niente di strano. Ed effettivamente dentro sentiva che non c’era niente che non andasse.
Anni e anni di intolleranza, ed era bastata una persona a fargli cambiare idea. O forse, a farlo tornare finalmente se stesso. A chi doveva quel cambiamento? A Sean? O alla Smith?
Sospettava che dovesse molto alla seconda, ma che in qualche modo anche il ragazzo avesse contribuito a quella sua riscoperta. Lo conosceva da pochi minuti, ma aveva visto dentro ai suoi occhi una profonda luce, ed un animo buono.
E poi il ciuffo. Come lo aveva incontrato, lo aveva notato. E gli erano tornate alla mente le parole di Kyra. il racconto di come Sean fosse finito in ospedale a causa di un’aggressione, e di come avesse portato sempre i capelli più lunghi sul davanti a causa di una cicatrice.
Poteva essere un’aggressione per discriminazione? Sean non nascondeva la sua omosessualità. E a qualcuno poteva aver dato fastidio.
Gli venne la nausea. Quanti ne aveva discriminati, quanti aveva punito, quanti aveva umiliato solo per la sua stupidità?
Dio, era davvero un mostro.
<< Oh no! >>, esclamò Kyra.
<< Che hai dolcezza? >>, chiese Sean.
<< Quella faccia >>, rispose lei.
<< Quale faccia? >>, domandò Gabriel perplesso.
<< Quella faccia. La faccia che hai appena fatto. La stessa faccia che fai ogni volta che ti vengono in mente tutte le tue malefatte. Il senso di colpa per aver ferito gli altri, e il rammarico per non poter tornare indietro e cambiare le cose. Quella faccia >>.
Ora era davvero scioccato. Possibile mai che la Smith lo conoscesse cosi bene? Che dalle sue espressioni riuscisse a leggere cosa provava davvero? Era stato un bravissimo attore. Per anni aveva mascherato le sue emozioni reali, camuffandole con un atteggiamento arrogante e borioso.
Ed ora arrivava lei, una ragazza semplice a cui aveva dato il tormento per anni, che in pochi giorni lo privava dell’unica cosa che lo facesse sentire forte: la sua maschera.
Una maschera fatta di menzogne e di omissioni. Di atteggiamenti finti e di pensieri che in realtà non erano suoi.
L’unica cosa che lo potesse proteggere dal resto del mondo. La Smith aveva i suoi occhiali, lui aveva il carattere.
E adesso si erano privati entrambi di quelle protezioni. come potevano farcela ad affrontare quel mondo tanto crudele? Come ne sarebbero usciti vivi? Davvero non lo sapeva. Ma aveva voglia di scoprirlo. E aveva voglia di farlo con Kyra.
Appena tutta quella faccenda della finta fidanzata fosse finita, avrebbe seriamente pensato a cosa tutti quei nuovi sentimenti avevano portato. E avrebbe trovato una risposta per ogni quesito che gli era venuto in mente, da quando la conosceva. Doveva farlo, o sarebbe diventato matto.
<< Non ho quella faccia >>, rispose punto sul vivo Gabriel, scacciando via quei pensieri ingombranti. Guardò poi il volto della Smith, e il suo sopracciglio alzato. Dannazione, lo aveva beccato. << Va bene, cavolo. Ho quella faccia. Ma non posso farci niente. Sono in una discoteca per gay, e vedo uomini che ballano e si strusciano e si baciano tra di loro, e non provo niente. Nessun odio. E penso a tutte quelle persone che, invece, in passato hanno dovuto subire le mie discriminazioni, e mi sento in colpa. Ho ferito troppe persone, per poterci passare sopra, Smith. E lo sai bene. E non importa quello che dici, che sono cambiato e che adesso sono una persona migliore. Perché questo non cambia il fatto che ho ferito tante gente. E ciò fa di me un mostro, o un qualcosa che ci assomiglia molto. Devo solo imparare a convivere con i miei errori. E credimi, non è facile >>.
<< Biscottino >>, disse dolcemente Sean attirando la sua attenzione. Una lunga mano affusolata e ben curata si posò su quella più maschile e con qualche callo di Gabriel. << La nostra amica in comune, mi ha raccontato ciò che le hai combinato in questi anni. Credimi, avrei voluto tagliarti le palle o inseguirti con la mia mazza chiodata rosa fluo per tutto il campus. Mi sarei vendicato >>, Gabe ignorò il commento sulla mazza rosa. Non era quello il punto centrale della conversazione. << Ma adesso che ti ho qui davanti a me, e che sto cominciando a conoscerti, posso dirti una cosa: non sei un mostro, o un qualcosa che ci assomiglia molto. Sei solo un ragazzo di ventidue anni, che sta crescendo e che ha commesso degli sbagli in passato. Tutti commettiamo qualche cazzata, e dobbiamo poi farci i conti. La nostra bella dolcezza si è quasi ammazzata, e io ho sfidato le persone sbagliate solo perché volevo dimostrare qualcosa. E sapevo di stare facendo una cretinata, ma l’ho fatto >>, un’altra mano si posò su quella di Sean, più piccola e femminile. Kyra gli stava sorridendo dolcemente. << E tu hai fatto quello che hai fatto, perché volevi dimostrare di essere forte. Ma adesso hai capito i tuoi errori, e puoi rimediare. Non con quelli che hai ferito, perché temo sia troppo tardi, ma con quelli che verranno dopo. Puoi difenderli, puoi difendere la loro diversità. Puoi fare la differenza in questo mondo. E questo ti è possibile solo perché hai avuto la fortuna di toccare il fondo. E oltre il fondo non si può andare. Puoi solo risalire, e tu hai già cominciato a farlo >>.
Gabriel si sentì profondamente toccato e commosso da quelle parole. Avevano fatto centro. Erano le parole giuste che aveva bisogno di sentire. Quelle che danno forza e speranza. Erano le parole della sua rinascita. Sorrise dolcemente ai due, consapevole che avrebbe impiegato ancora del tempo per guarire, e che non poteva dal giorno alla notte, cambiare opinione di se stesso. Ma adesso sapeva che c’era speranza.
Che anche una persona come lui, nonostante tutto, meritava una seconda occasione. E che non è mai finita, perché c’è sempre il secondo tempo da giocare. Il primo lo aveva sprecato, ma non avrebbe sbagliato con il secondo.
<< E ora, dopo questa parentesi altamente emotiva da farmi venire il diabete, ho voglia di ballare. Sono cominciati i miei dieci minuti di pausa. Quindi biscottino, preparati a muovere quei bellissimi fianchi. Io e te ci scateniamo in pista >>, esclamò Sean, cominciando a fare il giro per uscire dal bancone.
<< Che? >>, domandò confuso Gabriel.
<< O per l’amor del cielo >>, sbuffò Kyra.
Il ragazzo arrivò accanto a Gabriel, e lo prese per mano. Non era tanto più basso, aveva un fisico asciutto e solido, quindi non ci mise molto a farlo alzare dallo sgabello, cominciando a trascinarlo verso la pista da ballo.
<< Smith >>, cercò aiuto nella ragazza, ma non trovò la sua complicità.
<< Divertitevi >>, disse lei, con un sorriso divertito, mentre continuava a sorseggiare la sua birra.
Arrivarono subito al centro della pista da ballo. A Gabriel sfuggì come riuscirono a superare tutta quella massa di corpi mezzi nudi e sudati. Era completamente stralunato.
Sean gli appoggiò le mani sui fianchi, tirandolo verso il suo corpo. Sembrava quasi come fosse una marionetta, tanto era scioccato. Non riusciva a reagire.
<< Biscottino, se non ti muovi un po’, sembrerà che io stia ballando con un bellissimo manichino >>, commentò sarcastico Sean.
<< Io… davvero… non credo che… >>, balbettò non riuscendo a trovare un filo logico nei suoi pensieri.
<< Ti ho portato qui, perché volevo parlarti di Kyra >>, rispose il ragazzo.
A quel punto Gabriel si svegliò. Non solo aveva nominato la Smith, ma l’aveva chiamata anche per nome. La questione era seria. Perciò portò le sue mani intorno al collo dell’altro, avvicinandosi un po’ di più, e cominciarono a ballare a ritmo della musica sfrenata.
<< Non voglio sembrare il classico amico geloso e possessivo, o fare la classica battuta del “feriscila e io ti ferisco”. Odio essere banale. Ma davvero ho bisogno di sapere quali sono le tue intenzioni >>
<< Non capisco. Pensavo che Kyra ti avesse raccontato ogni cosa >>
<< L’ha fatto. Ma conosco solo la sua versione dei fatti. Ora voglio sapere la tua >>, rispose Sean con una serietà tale, che confuse Gabriel.
<< Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse. Ho trovato l’annuncio di Kyra in bacheca, ci siamo incontrati e ci siamo messi d’accordo. Penso che sia la stessa versione dei fatti che ti ha raccontato lei >>
<< Quindi non hai intenzione di ingannarla, o di fale del male? >>, continuò il ragazzo guardandolo dritto negli occhi.
<< Certo che no! Non lo farei mai >>, esclamò sconvolto Gabriel. Beh, in passato le avrebbe fatto del male. Probabilmente l’avrebbe usata per i suoi scopi, e poi buttata via. Ma non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ora. Mai!
<< Avevo bisogno di sentirtelo dire, biscottino. Quella ragazza è troppo importante per me, e ha subito troppo nella vita. Ha visto il peggio, e al peggio è sopravvissuta. Alcuni nascono con la tragedia trascritta nel DNA. Ma non voglio che soffra ancora. E tu sei stato per tanto tempo una potenziale minaccia >>, spiegò Sean tornando a toni più dolci. << Non fraintendermi, penso davvero le cose che ti ho detto prima. Che sei diverso eccetera. Ma quando si tratta di lei, la persona che ho sempre considerato la mia metà, non posso rischiare. Lo capisci, vero? >>.
E Gabriel capiva. Perché era quello che provava quando pensava alla sua famiglia, alla sua sorellina, Adam… e si, anche quando pensava a Kyra. anche lui avrebbe fatto di tutto per proteggerli. Erano parte del suo cuore, e non poteva rischiare. Altrimenti ci avrebbe rimesso anche lui.
Non era divertente andare in giro con un cuore spezzato.
<< Credimi quando ti dico che non le farò del male. Mai più. Te lo prometto >>, rispose con fermezza.
E a Sean quelle parole bastarono. Perché sorrise felice, strinse un po’ di più la presa sui suoi fianchi, e lo abbracciò forte.
Gabriel in un piccolo lampo di lucidità, pensò che in passato lo avrebbe scacciato via disgustato. In quel momento, invece, ricambiò l’abbraccio stringendolo a sua volta.
Fare quei paragoni tra passato e presente, per la sua mente, erano fondamentali. Gli facevano capire quanto era cambiato. E quanto ancora doveva lavorare per continuare a migliorare se stesso.
<< Beh, biscottino, ora che la questione è chiarita, diamoci da fare. Agita quei fianchi come se non ci fosse un domani >>, esclamò divertito Sean.
Si staccarono un po’, cominciando a muoversi come pazzi. E Gabriel si divertì un mondo. Si strusciarono l’uno contro l’altro, toccandosi e muovendosi al ritmo della musica.
Non c’era niente di sessuale tra loro. Sembravano solo due amici di vecchia data, che se la spassavano. Era bello. Si sentiva libero.
Se le cose fossero state diverse, se fossero andate in modo diverso, pensò Gabe, probabilmente avrebbe sempre vissuto sentendosi in quel modo.
<< Biscottino, perché non sei una checca come me? >>, domandò Sean fintamente crucciato.
Gabriel rise forte di quella domanda. Maschio o femmina, era sempre bello ricevere complimenti.
<< Mi dispiace Sean, ma non sono minimamente interessato all’accoppiamento “pene A in culo B” >>, rispose divertito.
<< Lo noto. Nessuno è mai riuscito a resistermi quando agito i miei fianchi stretti in questo modo. Ho portato sulla via del peccato tanti uomini etero, ma con te non c’è nessuna risposta fisica. Ah, che mondo crudele >>
<< Se ti può consolare, se fossi stato gay, credimi ti avrei ribaltato peggio di un calzino. E non ti avrei mai allontanato da me, Sean. Sarei stato il tuo principe azzurro >>.
Gabriel pensava davvero quelle cose. Perché aveva capito che Sean era una persona bellissima. Avrebbe voluto frequentarlo anche dopo che le cose con la Smith fossero terminate. Avrebbe fatto di tutto per continuare a frequentare entrambi. Era una promessa.
Poi, il momento magico finì. Perché un coglione si avvicinò dietro Sean, cominciando a toccarlo e a strusciarglisi contro. E Gabriel vide che quel gesto non era gradito. Anzi, sembrava volersi staccare il più presto possibile.
Una rabbia rosso fuoco salì nel petto del ragazzo. Nessuno avrebbe fatto del male a quello che era diventato il suo nuovo amico.
<< Togligli le mani di dosso, stronzo >>, esclamò inferocito.
Tirò Sean per una mano, facendo si che andasse dietro le sue spalle.
<< Dai, possiamo condividerlo. Non essere egoista >>, rispose con voce viscida il tipo.
Era alto quanto Gabriel, muscoloso e molto peloso. Portava solo dei mutandoni di pelle nera, da cui si scorgeva un rigonfiamento sospetto. La rabbia nel suo petto crebbe a dismisura.
<< Non costringermi a prenderti a pugni, stronzo. Stagli alla larga >>, sibilò tra i denti.
<< Ehi sta calmo. Non agitarti in questo modo. In fin dei conti, quello è solo una puttana >>, disse alzando le mani, in segno di resa.
Ma quel commento fu abbastanza. Gabriel tirò un pugno violentissimo contro la mascella del tipo, tanto forte da farlo finire a terra.
Sean tirò un sospiro sorpreso. Il verme a terra si toccò il labbro ferito, da cui scesero due gocce di sangue. Gabriel si portò alla sua altezza, lo afferrò per il mento, e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
<< Senti bene quello che ho da dirti. Non mettere mai più piede qua dentro, e non provare mai più a parlare o anche solo a respirare la stessa aria del mio amico. Se scopro che ti sei avvicinato a lui, o che hai provato solo a sfiorarlo, io ti troverò e ti farò talmente male, che mi supplicherai di smettere. Sono stato abbastanza chiaro? >>, sussurrò con voce letale.
Il verme annuì spaventato. Gabriel sapeva che quando voleva, poteva essere davvero pericoloso. Sapeva che qualcosa nel suo sguardo mutava. Adam una volta gli aveva detto che i suoi occhi sembravano quelli di un assassino. E lui aveva saputo sfruttare al meglio questa sua capacità.
Si alzò, si voltò e prese Sean per le spalle, guardandolo dritto negli occhi azzurri. Era spaventato, ma anche meravigliato. Quasi come se nessuno lo avesse mai difeso in vita sua. Lui e la Smith avevano davvero tante cose in comune. Ecco perché erano l’uno la metà dell’altra.
<< Stai bene? >>, domandò preoccupato.
Sean deglutì visibilmente. Lo fissò per qualche secondo, e poi sorrise.
<< Biscottino, penso di essere appena venuto nelle mutande >>, commentò felice. << Sei stato davvero sexy >>.
E Gabriel rise. Si, stava decisamente bene.
 
Kyra, si alzò dal letto, guardando la valigia accanto a se.
Un piccolo attacco d’ansia le risalì nel petto. Il giorno era arrivato. L’indomani sarebbe partita e avrebbe conosciuto la famiglia di Gabriel.
Ancora non sapeva come quella settimana fosse trascorsa. Era passata troppo velocemente.
Dopo la discoteca, lei e Gabriel avevano preso a vedersi praticamente sempre.
Durante le lezioni si sedevano vicini, commentando le lezioni o ridendo per qualcosa di stupido detto dai professori.
Avevano continuato a punzecchiarsi, come loro solito.
Erano usciti per dei caffè, avevano mangiato altra pizza in compagnia di Sean.
Gabriel era rimasto scioccato nel sapere che il ragazzo non mangiava una pizza da tempo immemore. Aveva subito dovuto rimediare. Va da se, che Sean aveva dichiarato eterno amore nei confronti di Martin, promettendo fedeltà.
Era circondata da un branco di idioti. Era ufficiale.
Comunque, i due avevano continuato a conoscersi, scoprendo tanti lati del loro carattere.
Ma a Kyra sembrava che qualcosa ancora mancasse. Alle volte Gabe si lasciava sfuggire certi commenti, che la lasciavano perplessa e confusa. Non riusciva ancora a capire cosa, però.
Le venne in mente quando giovedi, mentre erano in giro la sera a fare una piccola passeggiata mangiando un gelato, Gabriel si lasciò scappare un commento.
<< È bello vedere la gente che passeggia, vero Smith? >>, domandò guardando una coppia amoreggiare camminando mano nella mano.
<< E questa da dove salta fuori >>
<< Dai, non fare la solita acida. A te non capita mai di osservarti intorno e notare quante cose belle accadono? >>, chiese curioso.
Kyra rifletté a quelle parole. Cominciò a guardarsi in giro, notando le tante meraviglie che li circondavano. E pensò che non si era mai resa conto di come era bello vedere una famiglia andare in giro con i bambini felici.
O di vedere le coppie baciarsi e tenersi per la mano.
O di vedere la natura seguire il suo corso, gli alberi e i fiori. Gli animali felici di stare con i propri padroni.
Non aveva mai notato niente del genere.
<< No, non mi era mai capitato >>, rispose tristemente.
<< Come mai? >>
<< Forse perché ero troppo occupata a gestire il mio dolore. Vedere quanto bello può essere questo mondo, non rientrava nei miei piani di fantasma. “Sopravvivere” era l’unico pensiero che occupava la mia mente >>, spiegò continuando a guardarsi in giro.
<< È un peccato >>, commentò tristemente Gabe.
Si fermò improvvisamente, guardando verso un punto preciso. Kyra seguì il suo sguardo, e vide ciò che aveva catturato la sua attenzione.
Tre amici adolescenti, ridere e scherzare felici. Sembravano cosi spensierati, quasi come se la vita non li avesse mai intrappolati nelle sue grinfie. Dovevano ancora conoscere il dolore. Kyra augurò loro di restare ignoranti di tale sentimento per sempre.
<< Ci sono momenti che cambiano la vita, vero Smith? Qualcosa di improvviso che ti travolge con troppa forza, ferendoti profondamente. Col passare dei giorni, queste ferite guariscono, ovviamente, ma non scompaiono mai. purtroppo per noi, restano le cicatrici. E tanto più profonda è la ferita, tanto più grande è il segno che resta >>
Kyra si domandava ancora a cosa si riferisse.
Era strano sentirlo parlare in quel modo. In fin dei conti, Gabriel era stato una roccia per lei, quando ne aveva avuto bisogno. Le aveva fatto capire che doveva affrontare la vita e morderla, se necessario.
Ma sembrava quasi come se quelle parole, per lui, non fossero reali. Diceva quelle cose, ma nella realtà non le metteva in pratica.
E Kyra voleva disperatamente che Martin affrontasse i suoi demoni.
Lei aveva aperto il suo cuore, e un po’ si era offesa nel vedere che il gesto non era ricambiato. O meglio, Gabriel sembrava quasi come se si censurasse. Confessava solo quello che voleva che gli altri sapessero.
Per il resto nascondeva tutto nel suo cuore, e non lasciava spazio a nessuno.
Kyra sperava che, andando a casa sua, si aprisse. O che perlomeno venisse a capo del grande mistero che era Gabriel Martin.
Si alzò dal letto, e si guardò allo specchio. Era più luminosa, la pelle non era scavata e di un colore grigiastro.
Sembrava in salute. In una sola settimana, aveva messo su due chili. Era felice.
Ogni volta che si guardava allo specchio, non sembrava più uno scheletro. Forse, se avesse continuato di questo passo, si sarebbe riuscita a vedere bella.
Non che si considerasse miss America, ma non era da buttare. Aveva i suoi punti di forza.
Non voleva diventare vanitosa come alcune ragazze che giravano per l’università. Ma voleva sapersi apprezzare fino in fondo. E quel processo sentiva che era cominciato. Non si disprezzava più come prima. Non tentava più di nascondersi. Essere guardata dagli altri non la spaventava più.
Era felice di questo. Molto felice. Perché sapeva che non era più un fantasma.
Il telefono cominciò a squillare, disturbandola dai suoi pensieri. Guardò lo schermo, e sorrise.
<< Si può sapere che vuoi a quest’ora della mattina? >>, domandò divertita.
<< Sempre la solita lingua biforcuta, eh? Smith dobbiamo parlare di questo tuo atteggiamento nei miei confronti. Come pensi che a casa ci crederanno felici ed innamorati? >>, rispose Gabriel.
<< Sai come si dice, chi disprezza vuol comprare >>, commentò la ragazza, andando a sedersi sul letto. Senza volerlo si sfiorò il tatuaggio al lato sinistro del seno. Ormai era diventata una sua abitudine, come se cosi potesse darsi forza. << Allora, mi dici perché hai chiamato? >>
<< Ho trovato la nostra storia >>
<< Che? >>
<< La nostra storia. Quella che racconteremo a casa, se qualcuno ci chiede come ci siamo conosciuti >>, spiegò Gabriel.
A Kyra era passata di mente quella faccenda. La ragione per cui avevano cominciato a frequentarsi e a conoscersi.
Il vero motivo per cui aveva deciso che Gabriel Martin era una persona eccezionale.
<< Cavolo, mi era passato di mente >>, confessò mordendosi un labbro.
<< Senza speranza Smith, come sempre >>
<< Fai meno il sarcastico. Sputa fuori, Martin >>, ribatté sarcastica.
<< Ok. C’era una volta… >>, cominciò lui.
<< Ma che diavolo stai blaterando? Ti sei bevuto il cervello? Vorresti cominciare cosi a raccontare la nostra finta storia? >>
<< Smith, la storia è mia. E decido io come farla cominciare o come raccontarla, chiaro? >>, rispose fintamente arrabbiato.
<< Va bene, Martin. Cominciamo questa storia come l’introduzione di una fiaba Disney. Sicuramente sarà più credibile >>, commentò alzando gli occhi al cielo.
<< Bene. Allora, c’era una volta un bellissimo ragazzo, le cui fattezze sembravano quelle di un principe. Viveva in un regno chiamato “Stanford”. In questo regno studiava per apprendere come mandare in galera i cattivi >>, a Kyra scappò una risata. Era davvero matto. << In questo regno, conosceva tante persone. Ma vi era una in particolare, che suscitava in lui sentimenti di profondo… odio >>
<< Uhm, scommetto che ora entro in scena io >>, disse divertita la ragazza.
<< Esattamente. Questa persona era una giovane donzella, dall’aspetto meraviglioso >>
<< Davvero? >>, chiese confusa.
<< Beh, si. Ricordiamoci che per la mia famiglia tu sei una modella >>, spiegò velocemente il ragazzo. << Comunque, questa ragazza era bellissima, ma aveva un difetto: la sua lingua biforcuta! Era sarcastica, pungente e dotata di un’intelligenza fuori dal comune, e per tanto aveva sempre una risposta pronta >>
<< Si, sono decisamente io >>
<< I due si conobbero durante una delle prime lezioni. Il principe, visto il suo animo nobile e gentile… >>
<< Diciamo piuttosto, il suo animo da fantasmino dispettoso >>, commentò la ragazza.
<< Smith, ne abbiamo già parlato. Storia mia, ok? Dunque, visto il suo animo nobile e gentile, chiunque intorno a lui lo amava e apprezzava. Ma non la giovane donzella. Anzi, lo disprezzava. E tra i due nacque un astio profondo. Col passare dei giorni, però, si videro costretti a collaborare per un progetto umanitario. E cosi passarono tanto tempo assieme. Il principe scoprì che la donzella aveva tante meraviglie nascoste dentro di se, ma che da piccola aveva assistito a troppe cose brutte. E cosi era dovuta crescere troppo in fretta. E la donzella, invece, scoprì che il principe era davvero una persona gentile. Forse un tantino presuntuosa, ma aveva un cuore buono >>, Kyra dentro di se annuì. Era vero, quel principe aveva un cuore grande e buono. << Col passare dei giorni, e vista la convivenza forzata, i due scoprirono di avere tante cose in comune. Ed una frase che li accumunava: “non può piovere per sempre”. E cosi, col passare dei giorni, i due scoprirono che dentro di se era nato un nuovo sentimento: l’amore. Avevano scoperto di amarsi >>, il cuore della ragazza cominciò a galoppare veloce. Perché quella frase la sconvolgeva cosi tanto? Perché l’idea del principe e la donzella innamorati, la rendeva davvero felice ed emozionata?. << Il loro amore era tale da sconfiggere il passato angusto della donzella. E il principe capì che al mondo, esistevano tante meraviglie quante ne erano nascoste dentro al cuore della ragazza. E che, nonostante gli sfuggisse, esisteva una ragione per continuare a vivere. Si dichiararono il loro amore, cosi cominciò la loro storia fatta di alti e di bassi, di punzecchiamenti e di prese in giro. Ma una storia d’amore vero e sincero che supera ogni ostacolo. Fine! Che te ne pare? >>.
La ragazza era commossa. Non riusciva ad esprimere ciò che provava dentro.
Perché, in realtà, non sapeva cosa provava davvero. Era confusa e piena di domande.
Perché quella storia l’aveva cosi sconvolta? Perché desiderava essere nei panni della donzella, anche se quella donzella era effettivamente lei? Cosa avevano di diverso? E perché, l’idea che i due protagonisti della fiaba fossero innamorato, le faceva battere forte il cuore? Davvero non riusciva a spiegarselo.
Cosa ancora doveva capire di se stessa, per poter rispondere a quei quesiti? O meglio, quanto coraggio doveva trovare in se, per dare finalmente voce al suo cuore?
Non lo sapeva. E non era ancora il momento per saperlo. Aveva cose ben più importanti da affrontare. Come il viaggio imminente.
<< Ehm, si una storia interessante. Escluso qualche punto un po’ traballante, mi sembra molto credibile >>, rispose leggermente agitata.
<< Si, devo ammettere di essermi fatto un trasportare. Però alla fine, non è tanto una finzione. Perché le cose tra noi, tranne che per il finale, sono andate cosi. Meglio una storia vera, piuttosto che una completamente falsa, non trovi? >>, domandò Gabriel.
<< Si concordo >>
<< Allora, Smith, pronta per il grande giorno? Domani finalmente conoscerai i finti suoceri >>.
Kyra rifletté un po’ su quelle parole. Avrebbe conosciuto i genitori di Gabriel, e avrebbero mentito per diversi giorni.
Avrebbero dovuto fingere di stare insieme, e di comportarsi come due innamorati. Sperava davvero che nessuno chiedesse loro di scambiarsi dei baci, perché non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
E poi sorgeva un piccolissimo dettaglio, ovvero fare i conti con la sua coscienza.
Come avrebbe potuto guardarsi allo specchio, se nel frattempo avrebbe dovuto mentire a delle persone che non le avevano fatto niente di male?
Poi però pensò che le cose erano ben diverse da quando aveva accettato quell’accordo.
Non odiava più Gabriel. Non doveva più fingere di sopportare il ragazzo, anzi. Adesso lo considerava un amico, ed una persona fantastica, tutta da conoscere.
Poteva farcela. Poteva affrontare quella situazione. E lo avrebbe fatto insieme a Gabe.
Erano sulla stessa barca. Tanto valeva continuare insieme quel viaggio, reggendosi l’uno all’altra.
Prese un profondo respiro, si toccò un’altra volta il tatuaggio, e poi parlò.
<< Si, sono pronta >>.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Moon9292