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Autore: BlackCrimson    11/10/2015    3 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Scomparsa





I suoi occhi chiari rimasero a lungo a fissare le candide nuvole avanzare silenziose, fino a nascondere del tutto il celeste colore del cielo. Respirò profondamente con il naso e socchiuse gli occhi per assaporare meglio il delicato e fresco profumo della pioggia, che lentamente, aveva iniziato ad invadere l’intera area intorno a lui. 
Sorrise leggermente con le labbra, spostando lo sguardo dalle vetrate della finestra al soffitto scuro della sua stanza. Da quando Blaze se ne era andato, non aveva neanche provato ad alzarsi da terra, e si era accomodato con la testa appoggiata al muro. Aveva deciso di prendersi un po’ di tempo per riflettere attentamente sulle parole che gli aveva detto per decidere sul come comportarsi in seguito. 
Scosse la testa, inclinandola verso il basso nel pensare a come Blaze riuscisse ancora a sorprenderlo in quel modo dopo tanto tempo. Poteva sembrare solamente un licantropo pigro e con una ossessione sfrenata per qualsiasi cosa di commestibile, ma in realtà, sapeva anche essere brillante ed un ottimo amico; capace di dirti letteralmente in faccia le cose, soprattutto se queste riguardavano delle scelte che lui considera del tutto sbagliate. E in tal caso aveva un metodo tutto suo per farti capire l'errore.
Istintivamente, si massaggiò di nuovo il punto il cui lo aveva colpito e trattenne una flebile risata. 
“Non cambierà mai” 
Tornò serio, alzandosi finalmente in piedi. Forse Blaze aveva ragione. Non poteva continuare a far finta di stare bene ed affidarsi unicamente sulle proprie forze, soprattutto dopo che le sue condizioni si erano aggravate così rapidamente. Inoltre, gli eventi appena trascorsi non avevano preso una bella piega e qualcosa di più pericoloso stava per sopraggiungere. Su questo ne era assolutamente certo.
Come mai prima d’ora, sentiva di avere il bisogno di avere un amico su cui poter contare e fare completo affidamento. Il che voleva dire che era giunto il momento di dare una risposta a tutte le domande che precedentemente gli aveva posto; con particolare riguardo al perché aveva deciso di non nutrirsi per così tanti anni. Era sicuro, che dopo la sua spiegazione, Blaze non lo avrebbe giudicato. O almeno, lo avrebbe fatto ma senza scaraventarlo contro a qualcosa. 
Più tardi, si prefissò di andare a parlare con lui, ma prima, doveva occuparsi di una questione molto più importante.
Finì di sistemarsi ed uscì dalla stanza, lasciando lì le sue armi e il cappotto ormai semi distrutto dal precedente scontro. 
Si mise a camminare lungo il corridoio, appoggiando di tanto in tanto una mano sulla parete per sicurezza. Il suo sguardo vagava distrattamente dalle pareti al pavimento, senza soffermarsi troppo sui dettagli delle decorazioni che ornavano i muri in un intrecciato gioco di luci e ombre.
In quel momento, la sua mente era invasa totalmente da un unico ed importante pensiero. 
Elizabeth. 
Ancora non riusciva a credere che lo avesse salvato a costo della sua stessa incolumità. Non ne seppe bene il motivo, ma una parte di lui aveva gioito non appena Blaze glielo aveva detto, nonostante ritenesse il gesto sconsiderato e folle. Dall’altra, invece, si era sentito crollare il mondo addosso nel pensare che avrebbe potuto perderla per sempre, e per colpa sua. Della sua debolezza.
Per questo motivo doveva assolutamente scusarsi con lei, e chiederle perdono per tutto quello che aveva dovuto passare quella notte. Ma prima di ogni altra cosa desiderava vederla, e accertarsi che stesse realmente bene. 
Giunse finalmente davanti alla sua porta e si fermò per qualche secondo a riflettere su cosa dirle e soprattutto sul come. Ma era più facile a dirsi che a farsi, poiché ora che si trovava così vicino a lei, separato solo da quell’asse di legno, ogni singola parola che si era preparato nella sua testa, era svanita nel nulla.  
Decise di farsi coraggio e si lasciarsi guidare dall’istinto del momento. Quindi si avvicinò ulteriormente alla porta e fece per bussare. Ma la sua mano rimase ferma a mezz’aria, senza accennare a voler finire il gesto iniziato. 
Ma lei voleva vedere lui? 
Si ritrovò a chiedersi, indugiando appena. Decise di riprovare, ma anche questa volta, non fu capace di attirare l’attenzione di lei. Allora arretrò, fino ad appoggiare la schiena e il capo contro il muro opposto. Rilassò i muscoli, alzando lo sguardo verso il soffitto.
Con che coraggio poteva presentarsi da lei dopo tutto quello che era successo? Non poteva di certo ignorare che ora il suo segreto era venuto a galla, né tantomeno poteva comportarsi come se niente fosse successo. Di nuovo, non sapeva cosa fare. Entrare o andarsene. Dopotutto lei era un’umana e lui un vampiro. Quell’essere che lei odiava e temeva profondamente. Almeno, una parte di lui sapeva che era ancora così. Forse mantenere le distanze avrebbe giovato ad entrambi e l’avrebbe tenuta più al sicuro che al suo fianco.
Subito, scosse la testa a quel pensiero, consapevole che si stava sbagliando. Poiché in quel modo rischiava di farla soffrire, e la sola possibilità di farlo di nuovo, lo faceva star male.
Si scostò dal muro sospirando ed appoggiò con delicatezza prima una mano, poi la fronte sul legno della porta, facendo attenzione a non fare alcun rumore. 
Se si concentrava, era sicuro di poter riuscire a sentire il suo dolce profumo, il battito leggero del suo cuore e il suo delicato respiro.
Si accorse però, che nulla di tutto ciò proveniva da oltre quella porta.
Corrugò leggermente le sopracciglia sorpreso, spostandosi di un passo indietro. Non riusciva a percepire la minima presenza della ragazza, il che era strano. Decise comunque di provare a bussare, e come si aspettò, nessun suono uscì in sua risposta. Aprì piano la porta spingendola verso l’interno ed entrò percorrendo l’intero arredamento con lo sguardo. Tutto era in perfetto ordine, tranne per qualche libro appoggiato frettolosamente sulla scrivania. Ma di lei, non vi era nessuna traccia. 
Scettico, uscì in corridoio, richiudendo la porta alle sue spalle. 
«Keyn!» 
Alzò lo sguardo in direzione della voce che aveva appena parlato. A pochi passi da lui, scorse la figura di Camilla che si stava avvicinando nella sua direzione. 
«Come vi sentite oggi?» Continuò la donna, fermandosi davanti a lui. 
«Molto meglio grazie» Rispose dando un’ultima occhiata fugace alle sue spalle. 
«È un ottima notizia! Mi fa piacere per voi! Sentite, non è che per caso avete incontrato Elizabeth? Questa mattina sono passata da lei perché dovevamo incontrarci con una nostra amica, ma non l’ho trovata»
«Io pensavo che fosse con voi» accennò Keyn senza trattenere una nota sorpresa. 
«Come vedi non è così. Ma forse so dove può essere andata!»
Camilla si voltò facendo cenno a Keyn di seguirla. «Venite con me!» 
Insieme si diressero verso l’atrio di entrata al pian terreno e presero un corridoio posto sotto la grande scalinata principale. Dopo qualche metro, arrivarono davanti ad un enorme portone in legno, con delle maniglie dorate poste al centro di esso. 
«Eccoci qui! Questa è la grande biblioteca degli Hunter!» affermò spalancando con un gesto teatrale le due ante di entrata. «Elizabeth ama rifugiarsi qui ogni tanto per leggere qualche libro» 
Keyn la seguì all’interno e per un attimo rimase ammaliato alla vista di tutti quei libri che ricoprivano interamente le pareti di quell’enorme sala ottagonale. I vari scaffali si innalzavano verso l’alto, lasciando libero lo spazio al centro per permettere ad un enorme lampadario in vetro di scendere dal soffitto. Quest’ultimo era costituito da travi di legno scuro, alternate da ampie vetrate che servivano per far entrare la luce esterna. Quel posto sembrava magico e non si stupì che Elizabeth lo adorasse così tanto. 
«Che strano, non c’è» Affermò Camilla attirando nuovamente l’attenzione su di sé. «Eppure ero sicura di trovarla qui» disse osservando ancora i piccoli tavolini vuoti posti in mezzo alla sala. 
«Non sapete dove altro possa essere andata?» chiese Keyn portandosi al fianco della donna. 
«Forse è uscita per fare una passeggiata. Anche se non è da lei andarsene senza avvertire nessuno» Si fermò a pensare appoggiandosi un indice sulla guancia «E ora dove vai?» 
Chiese, notando l’altro avviarsi verso l’uscita. 
«A cercarla» Rispose semplicemente, ma senza voltarsi. 
«Aspettate, lasciatemi venire con voi!» esclamò Camilla affrettando il passo per raggiungerlo. 
Keyn acconsentì con un cenno della testa ed insieme di diressero verso l’esterno della villa. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Erano già trascorse un paio d’ore da quando Vincent l’aveva rinchiusa in quella stanza, e probabilmente era già mattina passata o addirittura sera. Ma non seppe dirlo con esattezza visto le ampie nuvole scure che sovrastavano costantemente il cielo. Si sentiva terribilmente stanca poiché dormire le risultò impossibile, e per ovvi motivi. Riportò la sua attenzione sul braccialetto che Vincent le aveva messo al polso. Aveva cercato in tutti i modi di levarselo, ma non ci era riuscita e dopo il ventesimo tentativo si era arresa.  
Decise allora, di alzarsi dal letto per sgranchirsi un po' le gambe e si avvicinò alla scrivania, attirata dai grandi volumi posti su di essa. Ne prese uno a caso e lo aprì scorrendo velocemente le pagine. Lo richiuse subito dopo e lo rimise al suo posto. In quel momento, non aveva nessuna voglia di leggere e la stanchezza di certo non aiutava. Istintivamente diresse lo sguardo verso la finestra alla sua destra. 
Un po' d’aria fresca era quello che ci voleva in quel caso. Ma non appena la aprì, un vento gelido invase la stanza con forza, costringendola a fare un passo indietro.  
«Cavolo che freddo!»  disse quasi senza accorgersene e si affrettò a richiudere la finestra. 
«Sembra che qui sia arrivato l’inverno!» 
Si strofinò le braccia per scaldarsi ma ad un tratto si bloccò, mentre la sua mente veniva invasa da un brutto presentimento. 
Subito si mise in posizione di difesa, guardandosi attentamente intorno. 
«C’è qualcuno?» Chiese titubante, avvicinandosi al candelabro sul quale era presente ancora una piccola fiamma, sopravvissuta inaspettatamente alla folata di vento precedente. 
Non ottenendo nessuna risposta, lo afferrò portandolo davanti a sé.  
«Fatti vedere!» Esclamò ancora, ma con voce ferma. Ancora una volta, niente si mosse. 
Rilassò i muscoli tesi, sospirando per il sollievo. Probabilmente la sua testa gli aveva giocato un brutto scherzo e si era preoccupata per niente. 
«Questo posto mi fa impazzire» disse massaggiandosi le tempie.
«Perché parli da sola?» 
Elizabeth sobbalzò trattenendo un piccolo urlo e alzò lo sguardo sopra il baldacchino del letto. 
Si sorprese di intravedere nell’ombra una piccola figura femminile adagiata su di esso. Urlò di nuovo e con più forza, indicandola con un dito non appena vide due brillanti occhi rossi fissarla. 
«Che c’è? Ho qualcosa tra i capelli?!» Chiese allarmata l’altra, iniziando a svolazzare in preda al panico per tutto il soffitto della stanza, girando più volte su se stessa per tentare di guardarsi le ciocche nere dei suoi capelli. 
«Spero vivamente che non mi siano caduti addosso degli insetti!» esclamò sciogliendo i due codini della sua acconciatura per poi iniziare a muovere la testa velocemente a desta e a sinistra. 
«Non li sopporto!» 
Elizabeth rimase del tutto spiazzata nel vedere quella ragazzina, forse della sua età, agitarsi in un modo così assurdo. Per un attimo le venne persino da ridere nel notare le varie esclamazioni ed imprecazioni di dissenso dell’altra. 
«Ehm... Non hai niente tra i capelli, non preoccuparti» si decise a dire, restando comunque distante dalla ragazza. 
La vampira sembrò bloccarsi per un attimo. 
«Grazie al cielo! Meno male» esclamò poi tirando un respiro di sollievo. 
«Veramente. Non immagini quanto siano fastidiosi quei piccoli esseri! Sopratutto i ragni!» scese delicatamente appoggiando i piedi per terra e fece scomparire le piccole ali da pipistrello che aveva sulla schiena. «Anche se in teoria non sono proprio insetti ma aracnidi» Aggiunse fermandosi un attimo a riflettere tra sé. 
Intanto Elizabeth continuava a fissarla con stupore, osservandola da capo a piedi. Aveva una corporatura minuta e allo stesso tempo graziosa, resa ancora più elegante dal vestito nero, stretto sul busto e largo dal ventre fino alle ginocchia. Un piccolo pizzo viola ornava il corpetto e la parte inferiore della gonna, in tinta con i nastrini che in quel momento stava utilizzando per raccogliersi di nuovo i capelli. Al collo, invece, portava una collana dal nastrino nero e largo, con attaccata una gemma color lilla, simile al braccialetto che aveva sul polso sinistro. Era alta quanto lei, nonostante portasse delle piccole scarpette nere e con un leggero tacco.  
Finalmente, la vampira finì di sistemarsi e rivolse totalmente la sua attenzione su colei che aveva davanti.
«Ciao! Tu devi essere la nuova arrivata!» le sorrise cambiando improvvisamente espressione e alzando una mano per salutarla.  
Elizabeth non rispose e continuò a guardarla con un punto interrogativo stampato in volto, misto ad un leggero timore nei suoi confronti. 
«Hmm... Perché mi guardi in quel modo?» le chiese ancora l’altra, ma poi, il suo viso sembrò illuminarsi. 
«Ah! Forse ho capito!» affermò battendo un pugno sul palmo dell’altra mano. 
Chiuse gli occhi ed un istante dopo, quando gli riaprì, questi erano diventati di un bel viola ametista. 
«Meglio?» 
Elizabeth non seppe cosa rispondere. Rimase solamente a fissarla con incredulità e dovette ammettere che quegli occhi erano stupendi. 
«Dalla tua faccia sembrerebbe di sì!» continuò la vampira portando con soddisfazione le mani dietro alla schiena ed iniziando a giocherellare con le dita. 
«Comunque, visto che sono qui mi presento!» 
Raddrizzò le spalle e alzò il mento. 
«Il mio nome è Caroline Lancient»Disse con orgoglio, poi si avvicinò a lei flettendo leggermente il busto in avanti. «E tu sei?...» chiese lasciando in sospeso la frase. 
La giovane Hunter si riscosse un attimo «Elizabeth White» rispose in tono lieve, distogliendo lo sguardo da lei. 
«Elizabeth! Bel nome!» sorrise Caroline «Posso sedermi sul tuo letto?» le chiese poi indicandolo. 
«C… Certo…» 
Senza darle il tempo di finire, la giovane vampira si gettò sul materasso, appoggiando la schiena contro i cuscini. 
«Allora, parlami un po’ di te!» disse spostando lo sguardo sui libri che poco prima aveva visto la ragazza osservare. «Ti piace leggere?» 
Elizabeth ci mise un po’ per rispondere, poiché il suo sguardo era ancora concentrato a studiare con attenzione quella nuova presenza. 
«Si, qualche volta» disse solamente, optando per rivelare il meno possibile riguardo le sue passioni. Dopotutto colei che aveva difronte era una vampira e il suo aspetto rassicurante poteva rivelarsi del tutto ingannevole. 
«Sai, anche a me piace leggere! Per la verità lo adoro!» affermò ignorando volutamente di far caso alla diffidenza dell’altra e anche al fatto che si stava mantenendo sulla difensiva per prepararsi ad un suo possibile attacco. Ma attaccarla era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento. Anche perché non aveva nessuna voglia di vedersela poi con Vincent. 
«Quale è il tuo libro preferito?» continuò.
«Beh… Non ne ho uno» mentì lei.
«Bu…giar…da!» Elizabeth si lasciò sfuggire un altro piccolo urlo di sorpresa non appena vide Caroline apparire improvvisamente al suo fianco, con un sorrisetto stampato in volto.
«La vuoi smettere!» Le urlò poi serrando i pugni. 
«E che ho fatto?» Caroline assunse un’espressione confusa e balzò leggera indietro. 
«Resta ferma in un punto per favore!» 
«Ok... Ok...» la vampira sospirò sedendosi di nuovo sul letto «Allora resto qui, va bene?» 
«Meglio, ti ringrazio!» 
Caroline fece per parlare di nuovo, ma un picchiettio sul vetro esterno della finestra attirò la sua attenzione. 
«Uh? E adesso che succede?»
Elizabeth seguì Caroline con lo sguardo mentre si avvicinava alla fonte del rumore. 
«Macbeth!» Esclamò l’altra, aprendo una parte della finestra per far entrare nella stanza un piccolo pipistrello «Scusami! Mi sono dimenticata di te! Ti prego perdonami! Non volevo!» 
Elizabeth rimase di nuovo senza parole. La vampira continuava a parlare con il piccolo animaletto mentre quest’ultimo le svolazzava intorno. Sembrava addirittura che in quel momento, quei due stessero discutendo fra loro come due persone normali. 
Poi Caroline stese un braccio in avanti e il piccolo pipistrello si affrettò ad aggrapparsi ad esso a testa in giù. 
«Elizabeth! Voglio presentarti un mio carissimo amico!» Disse mettendo in evidenza l’animaletto. 
«Lui è Macbeth!» 
«Ehm… P… Piacere…» Alzò titubante una mano per salutare il pipistrello, anche se al contempo si sentiva estremamente in imbarazzo per la cosa. 
«Non è carinissimo?!» chiese l’altra senza smettere di accarezzare la testolina del volatile. 
«Si…eh eh» 
In vita sua ne aveva viste di persone portarsi appresso qualche strano animale, ma mai un pipistrello. Guardarli faceva uno stranissimo effetto, ma non ne rimase sorpresa a lungo, in quanto Caroline era una vampira e forse per loro, era normale parlare con gli animali notturni. 
Si riscosse dalla sua riflessione non appena vide il pipistrello prendere il volo ed appoggiarsi sulla sua spalla. Di colpo, i suoi muscoli si irrigidirono e restò completamente immobile per paura che potesse morderla. 
Caroline rise ampiamente nel vedere il volto dell’umana così teso e terrorizzato. 
«Ahah, non preoccuparti, non ti fa nulla! Le piaci!» 
«De…fini…sci “ le piaci ”» balbettò l’altra, senza accennare a volersi muovere. 
«Ahah sei forte Elizabeth!» scoppiò a ridere ulteriormente Lancient «Mica ti mangia! Rilassati!» 
«Va bene, ma ora puoi richiamare il tuo piccolo amico?» 
Caroline sospirò rassegnata «Avanti Macbeth, vieni qui!» disse allungando di nuovo un braccio «O finisce che la nostra nuova amica sviene a forza di trattenere il fiato!» 
Il piccolo pipistrello si alzò in volo ubbidiente e ritornò a posarsi come prima sul braccio della vampira. 
«Grazie» sospirò Elizabeth rilassandosi. 
Caroline si limitò a sorridere con le labbra, appoggiandosi al bordo del tavolo. 
Per un lasso di tempo che Elizabeth interpretò come un paio di minuti, le due non parlarono, limitandosi a scambiarsi qualche breve occhiata. Caroline non sembrava minimamente turbata della cosa e continuava ad accarezzare Macbeth canticchiando appena una piccola melodia a labbra chiuse. Elizabeth, invece, si era spostata vicino al letto per poi sedersi sul bordo, ma a debita distanza dall’altra e senza mai perderla di vista. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che chiedersi del perché Caroline si trovasse li con lei. Inoltre non sembrava avere la minima intenzione di andarsene e la cosa la turbava. 
«Sai… È strano» iniziò improvvisamente a dire la giovane vampira.
«Come prego?» Elizabeth si riscosse, dandole la sua attenzione. 
«Tu sei la prima umana a cui viene concesso di restare in questa dimora come ospite del nobile Vincent» 
«La cosa dovrebbe rallegrarmi?» 
Caroline alzò leggermente le spalle. «Questo dipende da cosa vuole fare lui di te» 
Assottigliò lo sguardo, sfoderando un piccolo sorriso maligno. «Ucciderti o…»
Elizabeth sentì di nuovo il sangue nelle vene gelarsi e un velo di terrore attraversò ancora il suo volto. 
«Aha stavo scherzando!» si affrettò dire Caroline tra una risata e l’altra. «Quando ti spaventi la tua faccia diventa davvero buffa!» 
«Io non ci trovo niente di divertente! E vorrei vedere te al mio posto!» 
«Io invece non mi preoccuperei poi così tanto» 
Elizabeth corrugò brevemente le sopracciglia in un’espressione confusa. «Devi essere pazza allora». 
Caroline incrociò le braccia al petto, costringendo Macbeth ad alzarsi in volo. 
«Così mi offendi!»
«Allora spiegami perché non dovrei essere preoccupata» le disse Elizabeth. 
Caroline sospirò rassegnata e si portò una mano sul fianco spostando il peso su una gamba. 
«Quello che voglio dire è che se Vincent ti ha portata qui, vuol dire che non ha intenzione di ucciderti. Non per il momento almeno» 
Elizabeth parve rilassarsi leggermente a quelle parole «Ma ne sei sicura?»
«Conosco Vincent da moltissimo tempo, più di chiunque altro in questa città. Se voleva davvero ucciderti lo avrebbe fatto immediatamente e sicuramente non ti avrebbe assegnato una stanza, non credi?» 
«Beh, in effetti potresti aver ragione» ammise Elizabeth.
«È ovvio che ho ragione!» 
«E per quale motivo lo avrebbe fatto?» chiese ancora Elizabeth, intuendo che forse quella ragazza poteva darle le rispose che cercava. 
«Ah non ne ho la minima idea!» fece una pausa, avvicinandosi di un passo a lei. «Sono certa, però, che hai attirato la sua attenzione e non tutti ci riescono». 
«Evviva…» Esultò falsamente Elizabeth a bassa voce e distogliendo lo sguardo da lei. 
«Se la cosa può farti sentire meglio, devi sapere che Vincent non è poi così perfido come viene descritto da tutti» le disse con tono calmo Caroline. 
Elizabeth alzò la testa di colpo. «Stai scherzando non è vero?!» 
«Ti pare che questa sia una faccia di una che scherza?» affermò seria, indicandosi con entrambi gli indici delle mani. «Non nego che certe volte può sembrare freddo e spietato. E neanche che non abbia mai compiuto delle azioni spregevoli. Ma tutto quello che ha fatto fino ad ora, non è mai stato per un suo tornaconto personale. Lo ha fatto per…» 
«Non mi pare di averti detto di raccontarle fatti che non la riguardano. Caroline». 
Le due ragazze sobbalzarono simultaneamente nel sentire la voce di colui che aveva appena parlato. 
«Oh cavoli! Vincent!» Esclamò Caroline vedendolo appoggiato con una spalla allo stipite della porta aperta e con le braccia conserte, mentre la osservava con sguardo serio.
«Q... Quando sei arrivato? Sei in anticipo!» Aggiunse arretrando appena e portando le mani dietro la schiena per giocherellare nervosamente con le dita delle mani.
«Per la verità sono perfettamente puntuale» Precisò lui per poi spostare l’attenzione verso Elizabeth, la quale si era già catapultata dall’altra parte del letto, allontanandosi il più possibile da lui. 
«Avete fame?» chiese semplicemente. 
«No grazie» mentì lei, ma il suo stomaco decise di tradirla al momento meno opportuno, facendosi sentire ampiamente. 
«Non ci credo» sussurrò appena abbassando la testa per la vergogna. 
«Venite con me» disse solamente Vincent, portandosi in corridoio. 
Elizabeth deglutì e i suoi occhi andarono a cercare quelli di Caroline per capire cosa fare. 
L’altra le sorrise e le fece cenno di seguirla dopodiché uscì anche lei dalla stanza. 
Con passo incerto e lento, li raggiunse in corridoio dove la stavano aspettando, sapendo che non vi era altra scelta se non seguirli. 
«Da questa parte» 
Vincent iniziò a camminare percorrendo lo stesso corridoio che portava alle scale principali, ma invece di scenderle, intraprese un altra strada sullo stesso piano che li fece arrivare in un altro corridoio poco illuminato, ma molto ampio. Poco più avanti, vicino ad una porta molto più grande e di legno scuro, vi era Darius che gli stava attendendo con pazienza. 
Appena vi furono davanti, aprì le due ante per farli entrare. Elizabeth si ritrovò inaspettatamente in una grande sala da pranzo, illuminata da un enorme lampadario al centro e dalla poca luce che riusciva ad entrare dall’esterno attraverso delle grandi vetrate poste davanti a loro. Sulla destra, spiccava un grande caminetto in pietra, spento, con al di sopra un quadro raffigurante un uomo dai vestiti antichi ed eleganti. Dall’altra parte, invece, vi erano degli specchi ed alcuni comò. lo sguardo di Elizabeth si spostò successivamente su una grande tavolo rettangolare in legno lucido, anche questo al centro della sala. Notò che solo una parte della tavolata era apparecchiata con delle stoviglie dorate e calici di vetro, con una grande varietà di cibo a circondare il tutto. Mentre l’altra metà era completamente vuota. 
«Accomodatevi» disse Vincent, indicandole proprio il posto a capo tavola dove vi erano tutte quelle pietanze. 
Elizabeth si sedette e sussultò appena quando Vincent la aiutò a posizionare in avanti la sedia. Poi si diresse verso Caroline, che intanto aveva preso posto allegramente dalla parte laterale del tavolo, e fece la stessa cosa. Infine si sedette anche lui a capotavola, difronte ad Elizabeth. 
«Serviti pure» disse. 
Elizabeth chinò leggermente il capo per ringraziarlo ma non si mosse. Continuò, invece, ad ammirare tutti quei piatti che passavano da dell’ottimo arrosto a delle verdure fresche. 
Mille domande le vorticarono nella testa, a partire dal perché Vincent si era dato tutto questo disturbo per lei. Sollevò lo sguardo leggermente, e lo riabbassò subito nel notare che la stava guardando con uno sguardo pensieroso ma allo stesso attento su di lei. 
«C’è qualcosa che non va? Non è di vostro gradimento forse?» 
«A no no!» Si affrettò a dire «Sembra tutto buonissimo!Solo che…» si morse leggermente un labbro, indecisa se approfittare del momento per parlare oppure no.
«Solo che?» Ripeté lui indifferente per incoraggiarla a continuare. 
«Non capisco perché vi siate scomodato tanto» disse a voce lieve, ma fu abbastanza per farsi sentire dal vampiro. 
«Mi sembra di avervelo già accennato» Ripose lui sorridendo appena. «Siete mia ospite e non posso di certo far morire di fame una signorina graziosa come voi» 
«Quindi non fare complimenti e serviti pure!» Esclamò Caroline ad alta voce, alzando le braccia in un gesto teatrale per indicare tutto il cibo presente sulla tavola. Vincent roteò gli occhi al cielo sospirando, mentre si strofinò le sopracciglia con le dita di una mano per l’intervento vistoso dell’altra. Certe volte si domandava se faceva di proposito certe uscite per mettere alla prova la sua pazienza.
«Allora, vi ringrazio» disse Elizabeth, afferrando una forchetta e sforzandosi di mangiare almeno qualcosa per tenersi in forze. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Intanto, i colori vivaci del tramonto stavano per lasciare il posto all’oscurità della notte, che lentamente stava calando sulla cittadina degli Hunter. 
«L’hai trovata?» Chiese Camilla, raggiungendo Keyn all’entrata della villa. 
«Purtroppo no» rispose con tono grave lui.
«La cosa non mi piace per niente. Propongo di andare ad informare Keige immediatamente!» 
Detto questo, Camilla si affrettò ad entrare e dirigersi a passo svelto verso l’ufficio del presidente, seguita da Keyn. 
Giunta davanti ad una porta in legno, ornata da particolari decorazioni dorate, la aprì di scatto precipitandosi all’interno. 
«Raphael!» lo chiamò con tono urgente e lo trovò seduto alla sua scrivania, posta davanti ad una finestra alle sue spalle. La stanza si rivelò abbastanza piccola, illuminata solamente da una candela posta sulla scrivania. Sulle pareti intorno, fatta eccezione per le vetrate, vi erano delle librerie dove si potevano vedere svariati documenti e libri di ogni genere. 
Lui sollevò lo sguardo dai fogli che stava leggendo e diede completa attenzione ai due Hunter che erano appena entrati. 
«Elizabeth è scomparsa» sentenziò Camilla, senza dilungarsi in inutili giri di parole. 
Da un primo momento Raphael non si mosse, assottigliando leggermente lo sguardo per analizzare con cura il vero significato di quello che aveva sentito. 
«Cosa?» chiese poi scandendo con voce bassa la parola, con una nota di incredulità
«Non si trova da nessuna parte. Abbiamo cercato ovunque» Precisò Keyn, portandosi al fianco di Camilla. 
A quel punto, Raphael si alzò in piedi, appoggiando entrambe le mani sulla scrivania e facendo scivolare la sedia dietro di lui. Chiuse gli occhi e attese qualche secondo. 
Gli riaprì di scatto, e sia che Keyn che Camilla non si fecero sfuggire uno sguardo sorpreso. 
«Non è più in questa città» Affermò lasciando di stucco gli altri due. 
«Come sarebbe che non è più in città!?» Ripeté preoccupata Camilla. 
Keyn digrignò i denti e serrò i pugni «Allora dov’è?» pronunciò severo nel rivolgersi a Keige. 
«Non lo so» ammise Raphael chinando il capo per riflettere attentamente su dove potesse essere e concentrandosi di nuovo per capire dove si trovasse esattamente.
«Creerò subito un incantesimo di tracciamento!» Propose Camilla urgentemente, per non perdere altro tempo prezioso. L’idea che Elizabeth potesse trovarsi da sola e chissà dove non la faceva stare per niente tranquilla. 
«Non ce ne sarà bisogno» 
Si intromise ad un tratto un quarto individuo. Keyn e Camilla si voltarono velocemente, mentre Raphael sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Blaze comparire sulla soglia della porta. 
«So io dove può essere andata» 






Bonus:
Ecco a voi il volto un po' incazzato di Aaron Gray :)



Ciao a tutti!!! Ok, rispetto al tempo che mi ero prefissato ho sforato parecchio... Quindi potete rivolgermi tutti gli insulti che volete ahah
Ora che ho iniziato di nuovo le lezioni, il mio tempo libero si è ridotto ad un paio di ore il fine settimana e scrivere è stata davvero dura :(
Quindi vi avviso già che purtroppo, anche con il prossimo capitolo (forse) tarderò un po', almeno che non mi prenda un attacco di ispirazione improvvisa:P
Come se non bastasse, inoltre, mi hanno riempito di prove intermedie T.T
Comunque basta dilungarsi ...

DOMANDE!
Vi è piaciuto il capitolo? Devo fare delle correzioni?:) Come vi sembra Caroline?
Secondo voi Elizabeth potrà fidarsi o no di Caroline e il suo piccolo pipistrello?
E cosa faranno ora gli Hunter?

Ringraziamenti! :D

Di nuovo dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55
Coriander03
Nephertiti
Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D :D :D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
bibliofila_mascherata
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E come sempre grazie a tutti coloro che leggono :D
Alla prossima e vi prego di avere pazienza :(
CIAOOOOO :D

  
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