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Autore: Strega1981    12/10/2015    1 recensioni
Salve!
In diretta dal mondo Marvel & Co., ecco una nuova storia di Strega1981!
Prima di tutto, una domandina veloce...
Cosa sappiamo, veramente, della storia di Tarabas?
E cosa accadrebbe se il nostro mago preferito dovesse andare in cerca del proprio passato, iniziando un'incredibile avventura con amici vecchi e nuovi?
E magari, lungo il cammino, scoprire qualcosa che Xellesia gli ha tenuto sempre nascosto?
Se vi ho incuriosito, questa è la mia versione della storia...entrate...leggete...e fatemi sapere!!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Nuovo personaggio, Romualdo, Tarabas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2_La Pitonessa.

Tarabas sentiva come se qualcuno lo avesse colpito al cuore con una freccia infuocata.
La ragazzina, Myo, ancora lo fissava con decisione…e lui non riusciva a credere di aver udito le parole che lei aveva appena terminato di pronunciare.
Di tutti i messaggi dei quali pensava potesse essere latrice quell’insolita ambasciata, nessuno avrebbe mai potuto essere più diretto…ed incredibile.
Alle sue spalle, un soldato avanzò di qualche passo, pronto a trascinare via la piccola suddita.
“Cosa vi dicevo maestà? E’ una visionaria…parla di leggende alle quali nessuno crede più!”
Il giovane sovrano si girò di scatto, bloccandolo con uno sguardo che non ammetteva repliche…la sua vecchia espressione crudele, che comunque non mancava di intimorire coloro che avevano la sfortuna di vederla…se era necessario.
Quella frase era stata talmente sconcertante, che Tarabas voleva essere certo di aver sentito bene…e voleva sapere tutto di quella…fantasia…se davvero poteva servire a riportagli Angelica.
“Non osare avvicinarti a lei…!”
La guardia si bloccò, indietreggiando subito dopo con le gambe che gli tremavano vistosamente, e Tarabas tornò a rivolgersi alla bambina, avvicinando il volto al suo per farle ripetere quanto aveva appena detto.
“Cosa…cosa stai dicendo…?”
Myo assentì di nuovo, il volto magro che trasudava determinazione.
“Sire…solo gli stupidi parlano di leggende… Le Melusine esistono, anche se sono ormai molto rare… Sono creature sagge, che conoscono tutti i segreti…ma trovarle è difficile…ed è ancora più difficile chiedere il loro aiuto… Io vivo sulle sponde del Lago di Pietra…e tutto il mio villaggio, da generazioni, sa che lì abita una Melusina… Ci siamo sempre rivolti a lei, nei momenti di difficoltà…ed è stato grazie a lei, se il mio villaggio non è stato spazzato via dal vento nero… Mio padre è stato uno dei primi a morire, perché i Cavalieri Neri lo hanno sorpreso nei campi, e lui non ha fatto in tempo a mettersi in salvo, assieme ad alcuni altri… Ma quando gli Anziani si sono resi conto di cosa stava succedendo, sono corsi ad interpellare la Melusina…e lei ha insegnato loro i rituali per proteggere la nostra gente. Siamo molto poveri…ma tanti di noi sono sopravvissuti… Tempo fa, io stessa mi sono rivolta a lei…e lei mi ha fatto trovare le erbe per salvare la mia sorellina da una grave malattia…quando il Capo del Consiglio l’aveva già data per spacciata…”
Scoccò un’occhiata colma di disapprovazione al soldato che l’aveva definita una sciocca.
“Certi credono che le Melusine possano procurare ricchezza e potere…ma non c’è niente di più sbagliato. Sono creature antiche…antichissime…e vanno interpellate solo quando si tratta di vita o di morte…senza secondi fini…o la loro vendetta può essere tremenda… Le leggende del mio villaggio parlano di uomini che sono stati tramutati in polvere…dopo aver provocato la collera della Melusina…”
Si girò di nuovo verso Tarabas, sorridendo compiaciuta.
“Maestà…la presenza della Melusina è sempre stata un segreto del mio villaggio…ma voi vi siete dimostrato un re molto buono…ed anche se l’abbondanza non è ancora giunta in tutte le province, sono molte le voci che parlano della vostra generosità… Le Melusine ascoltano coloro che desiderano salvare le persone che amano…ed io sono certa che se vi rivolgerete a lei, saprà rivelarvi il segreto della maledizione che ha colpito la regina…ed il modo per sconfiggerla. Ho pensato che fosse giusto, per il bene del Regno, rivelarvi questo segreto…sono sicura che non ne abuserete…e comunque, le Melusine sanno nascondersi, se vogliono…non temono nulla. Spero che mi crederete…perché so che già molti medici hanno visitato la regina…ma che nessuno ci ha capito nulla… La Melusina conosce i segreti del mondo terrestre e del mondo magico…se c’è una creatura che può dirvi cosa fare…quella è lei.”
La mente di Tarabas ragionava freneticamente, cercando di comprendere una dopo l’altra le parole di quella bambina sconosciuta, ma che sembrava davvero convinta di ciò che gli aveva confidato.
Tutte quelle informazioni, dopo tanti giorni di prostrazione, erano difficili da sopportare, per la sua mente annebbiata dal dolore…ed in realtà una sola, alla fine, era importante…vitale.
Non aveva mai sentito parlare delle Melusine, nei tanti secoli che aveva trascorso con sua madre nel mondo sotterraneo…ma sapeva per esperienza che c’erano forme di magia talmente antiche da essersi perdute nella memoria del tempo…e se una di quelle poteva essere la chiave per salvare Angelica ed il loro erede, lui doveva trovarla.
Nel frattempo i soldati, sconcertati dal suo lungo silenzio, gli si avvicinarono, tossicchiando piano.
“Maestà…non vorrete dar retta…”
Senza consentirgli di terminare il discorso, il giovane monarca si alzò in piedi, stendendo un braccio verso di loro in un gesto di comando, gli occhi verdi che lampeggiavano, imperiosi.
“Voi due…fare preparare il mio cavallo…e quattro dei miei uomini più fidati come scorta. Fate attrezzare anche un carro di provviste per il villaggio del Lago di Pietra…è evidente che questa povera gente si trova ancora in estrema miseria. Uno di voi vada nelle cucine, ed avvisi Chao Lun, la cuoca, di dare subito qualcosa da mangiare a questa bambina. Tu…”
Si rivolse alla ragazzina, ferma davanti a lui.
“…sai cavalcare?”
Lei sorrise, annuendo.
“Si…un po’ si…abbiamo un asinello…l’ho lasciato a mia madre perché le serve per arare l’orto…lei da sola non ce la fa…”
Tarabas assentì, convinto.
“Bene…allora ti farò preparare un pony…esso è già tuo. Dopo che avrai mangiato e ti sarai riposata dalle fatiche di questo viaggio che hai affrontato per me, ci guiderai fino al tuo villaggio, e da lì al luogo ove vive questa creatura di cui parli… Porteremo alla tua gente gli aiuti che gli occorrono, e saranno vostri in ogni caso… Ma se dici il vero, tu e la tua famiglia tornerete a palazzo con noi. Tua madre sarà la governante del principino…e quanto alle tue sorelle, le più grandi avranno un posto qui alla reggia, e le più piccole potranno crescere assieme ai figli delle nostre ancelle. Tu invece, diverrai responsabile delle voliere della Regina…”
Il volto gli si oscurò, ed un sorriso triste gli aleggiò sul volto bellissimo dai lineamenti eleganti, ricambiando lo sguardo sbalordito di Myo, che evidentemente non aveva considerato che il suo gesto istintivo avrebbe potuto fare la fortuna della sua famiglia.
Il pensiero di Tarabas corse alle grandi gabbie che, al centro dei giardini reali, ospitavano pappagalli, pavoni, uccelli del paradiso ed altre bellissime specie alate…e sospirò, sopraffatto dai propri ricordi.
“Angelica…se ne è sempre occupata personalmente…ma ora i suoi piccoli amici piumati sono molto trascurati…e ne soffrono. Cercavo da tempo una persona fidata che potesse occuparsi di loro…almeno fino al suo risveglio…ma anche dopo. Molti sono i doveri di una sovrana, e la mia sposa si è spesso lamentata di non riuscire più a dare ai suoi uccellini le attenzioni di quando era solo una principessa… Sono certo che, quando saprà che te ne occupi tu, ne sarà felice.”
 
“Fate attenzione Sire… La ragazzina dice la verità…le Melusine sono creature antichissime…antiche quanto il mondo…e non sapevo che ne esistessero ancora sulle terre emerse… Molte hanno raggiunto le sirene, con le quali condividono parte della loro natura, nelle acque del mare…allontanandosi dal mondo degli uomini. Siate cauto, se davvero avrete modo di avvicinare uno di questi esseri… Sono subdole e capricciose, ed è molto facile cadere nei loro tranelli…”
Tarabas tirò le redini di Negromante, il suo cavallo, quando all’orizzonte iniziò a delinearsi il profilo di alcune case a forma di cono, fatte di sassi uniti tra loro con calce candida.
Ripensava alle parole dell’indovino di corte, al quale aveva chiesto ragione del racconto della ragazzina che era giunta a Palazzo…e che gli aveva confermato l’esistenza di quelle creature leggendarie delle quali, a quanto pareva, un’esponente ancora risiedeva nei loro territori.
Re Thor non era parso affatto felice della sua decisione di seguire la bambina in quella regione così remota…ed aveva ignorato la piccola suddita, limitandosi a dare il consenso per la sua partenza.
Non sarebbe stato necessario chiederglielo, Tarabas lo sapeva, ma era convinto che fosse giusto far capire al popolo che il parere del vecchio Re era ancora tenuto in grande considerazione, soprattutto perché, fino al suo ritorno, sarebbe stato lui, a reggere il peso del comando.
Viaggiavano oramai da due giorni interi, ed il giovane sovrano aveva fatto fare delle brevi soste solo per riposare i cavalli…il che voleva dire che la piccola Myo doveva aver camminato almeno quattro giorni, e di buon passo, per giungere a Palazzo…
Non era mai stato al Lago di Pietra, ma ricordava che Angelica gliene aveva parlato, una volta o due…sebbene lei, nominandogli quella zona, l’avesse definita un sito privo di insediamenti umani.
Il lago stesso, lo aveva descritto come una sorta di antica sorgente termale…ma senza scendere nei dettagli…limitandosi a dire che sua madre, quando era incinta di Rufus, vi si recava spesso sulla portantina per cercare sollievo ai dolori provocati da quella gravidanza difficile.
Poiché la regina era morta comunque, una volta nato il bambino, il Re si era rifiutato di tornare in quei luoghi…e per Angelica, che allora era solo una bambina di quattro anni, il Lago di Pietra aveva assunto i contorni indistinti del mito.
Era una delle province al limite estremo del loro Regno, al punto che persino il lago non apparteneva del tutto al territorio della Pagoda d’Oro…a metà delle sue acque, infatti, cominciava una delle tante terre sperdute…che si estendeva fino alle Montagne Oscure…ove si sussurrava vivessero creature spaventose…e verso le quali nessuno si avventurava mai.
Non sapeva se quella parte di territorio appartenesse ad un qualche regnante…non c’erano terre coltivate ed era perlopiù disabitato…di conseguenza, il Lago di Pietra svolgeva praticamente il ruolo di confine…e non c’era pertanto da sorprendersi se quella zona non avesse ancora beneficiato degli aiuti che i giovani regnanti avevano iniziato a distribuire una volta saliti al trono.
Da che potesse rammentare, nessun esponente del villaggio era mai giunto alla reggia, prima di Myo…e quando entrò nel minuscolo agglomerato di costruzioni bianche come la neve, iniziò a sospettare il perché…
Mentre il piccolo manipolo di soldati faceva il suo ingresso tra le povere case infatti, solo donne, vecchi e bambini fecero capolino dalle porte…era quindi palese che fossero decisamente pochi gli abitanti che avrebbero potuto affrontare un viaggio così lungo…di conseguenza, Myo era stata davvero coraggiosa, a tentare l’impresa da sola.
Tarabas girò gli occhi attorno a sé, costernato…
La gente era silenziosa, addirittura ostile…e nemmeno la comparsa di Myo riusciva a stemperare l’atmosfera carica di tensione.
Persuaso del fatto che fosse meglio apparire meno…regale, Tarabas scese dalla propria cavalcatura, e si avvicinò ad un uomo molto anziano, che stava dritto sulla porta della casa al centro dello spiazzo intorno al quale erano radunate, come in un cerchio perfetto, tutte le altre.
“Madre….!”
Spezzando il silenzio quasi irreale, Myo scivolò sul fianco del piccolo pony che l’aveva trasportata fino a quel momento, correndo incontro ad una donna circondata da tre o quattro bambine, tutte molto somiglianti a lei…stessi capelli neri e lisci…stessi occhi a mandorla scuri e luminosi.
L’uomo che doveva essere il capo villaggio osservò con un debole sorriso la donna che accoglieva sua figlia tra le braccia, ma subito dopo si girò a guardare lui…ed il suo sorriso svanì.
Tarabas gli andò incontro, tenendo Negromante per la cavezza.
“Salve…io sono…”
Il vecchio lo interruppe con un cenno secco della mano.
“So perfettamente chi siete, Re Tarabas…e so cosa cercate…”
Sconcertato da quell’atteggiamento così freddo, quando in genere nei villaggi il popolo lo accoglieva con gioia ed entusiasmo, Tarabas si guardò ancora attorno, stranito e confuso…
Le case davano l’idea di essere state molto belle, un tempo…e statue bianchissime di animali, scolpite con notevole maestria, adornavano i lati delle porte…i tetti delle costruzioni erano di pietra nera, che creava un piacevole contrasto con il candore dominante…
Tuttavia, l’intero scenario recava i segni evidenti dell’abbandono…ed il bianco accecante pareva inghiottire la luce, anziché rifletterla…tornò perciò a rivolgersi al vecchio decano, perplesso.
“Perché…perché questo villaggio è così…così silenzioso…e tetro?”
L’anziano chinò brevemente il capo, indicando poi il lago che si stendeva, pacifico ed immobile, davanti a loro.
“Il nostro villaggio…era un tempo prospero e felice… La gente di tutto il regno veniva qui ad estrarre la calce che serviva per rendere candidi i muri dei palazzi più importanti del Paese…e le acque del lago erano rinomate per le loro proprietà medicinali… La terra era fertile…e ci permetteva di vivere con dignità…ed i nostri artigiani erano conosciuti ed apprezzati in ogni angolo del reame…”
Il viso rugoso dell’uomo si indurì, e gli occhi già sottili divennero due fessure nel ricordare la tragedia che aveva distrutto le loro vite per sempre…
“Poi…la regina morì…dando alla luce quel bambino che molti definivano maledetto dagli Dei…ed alcuni dissero che erano state le nostre acque a provocare quella disgrazia… Tuttavia, molti ancora venivano da noi…se non altro per la calce e per i nostri prodotti…anche se nessuno di loro osava più avvicinarsi al lago… Ed un giorno…un giorno che non potrò mai dimenticare…il vento nero devastò le nostre terre…uccise i nostri uomini…tra cui mio figlio… Il demone della pestilenza infettò il lago…e la malattia si diffuse tra la gente del villaggio… Si sparse la voce che questo luogo era avvelenato, corrotto, maledetto…ed i nostri abitanti non poterono neppure chiedere aiuto ai villaggi vicini, perché ne venivano scacciati a sassate… Coloro che si salvarono, si rivolsero disperati a colei che cercate… Fu lei ad aiutarci a sopravvivere…a spiegarci come sanare l’acqua della fonte che alimenta il lago…ed a salvare i pochi superstiti… Ma oramai le voci che definivano queste terre foriere di morte avevano fatto il giro del Regno…nessuno venne più qui…e la nostra gente continuò ad essere guardata con sospetto… Alla fine, nessuno di noi si è più voluto allontanare dal cerchio delle case…e ci siamo adattati a vivere separati dal mondo esterno. A poco a poco, il nostro villaggio è stato dimenticato…”
Alzò il volto segnato dagli anni sul suo, ancora giovane e bello, trapassandolo con un’occhiata simile alla punta di una spada.
“Ho sentito molte voci su di voi, Re Tarabas…e so che siete un uomo giusto… Ma troppa è stata la sofferenza che abbiamo patito a causa del Re Thor…quando in quel tempo di disgrazia e di morte preferì chiudersi nella sua Reggia, ignorando le grida disperate di coloro che soffrivano…che morivano. Se fino ad oggi non siamo mai venuti a palazzo, è stato perché, oltre a non avere molti di noi la forza fisica necessaria per affrontare un viaggio tanto impervio e difficoltoso, temevamo che, sapendo da dove provenivamo, la gente ci avrebbe trattato ancora come appestati. Ora ci chiediamo se, una volta ottenuto ciò che cercate, anche voi vi dimenticherete di nuovo di noi…”
Tarabas tese una mano, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri e lisci.
Con gentile fermezza, afferrò la spalla del vecchio, stringendogliela forte.
“Non accadrà…ve lo giuro…”
Annuì, sporgendosi verso di lui.
“Ascoltate…ho portato provviste per la vostra gente…e vi assicuro che né io né la regina, sapevamo alcunché delle vostre condizioni tanto tremende… Sono ancora molte le cose delle quali sono all’oscuro, come sovrano, ma ho sempre cercato di portare tutto l’aiuto possibile…ovunque fosse necessario. Se anche la mia ricerca non dovesse rivelarsi…risolutiva…vi garantisco sin d’ora che verrà fatto tutto il necessario perché questo villaggio ritorni all’antico splendore… Vi do la mia parola d’onore…e ringrazio Myo per essere venuta alla reggia… Con il suo coraggio, mi ha permesso di venire a conoscenza della vostra situazione…e di porvi rimedio…”
Il capo villaggio lo scrutò a lungo, e l’ombra di un sorriso gli balenò tra le rughe profondamente incise dagli anni, accompagnato da un movimento impercettibile del collo ossuto.
“E sia…Re Tarabas…avete la nostra fiducia… Quando ho scoperto che Myo era scappata, ho temuto per la sua vita…ma più di tutto ho temuto che sareste venuto qui soltanto in cerca di ciò che vi serviva…ignorando la nostra gente…”
Tarabas fece un nuovo gesto di diniego, deciso…quelle persone avevano sofferto indicibilmente, a causa dell’essere che lui avrebbe dovuto chiamare padre…ed avrebbe fatto il possibile, per rimediare a quell’ingiustizia.
Per sé stesso…e per la sua sposa che dormiva il proprio sonno incantato…
“La vostra gente…è la mia gente. Ho giurato alla mia regina di essere un buon re…e di espiare il male che ho fatto nella mia vita passata rendendo felici i sudditi del Regno che lei, sposandomi, mi ha affidato. Non dovrete più soffrire…mai più.”
Il sorriso del vecchio si ampliò, e l’uomo annuì, facendo un gesto in direzione delle persone che ancora stavano assiepate lungo i muri delle case.
“Voglio credervi…”
A quelle parole, gli abitanti del villaggio parvero rasserenarsi…e tanti di loro si avvicinarono al carro che portava i viveri…Tarabas lanciò un’occhiata al capo delle guardie, e l’uomo iniziò la distribuzione delle forme di formaggio, di pane, della carne sotto sale e degli otri di vino speziato…
Ben presto, i sorrisi e le risate sostituirono le espressioni corrucciate e diffidenti…ed il vecchio si rivolse a Myo, che dopo aver abbracciato sua madre, era tornata accanto al giovane monarca.
“Avevo giurato a tua madre che se fossi tornata, ti avrei frustata per la tua incoscienza… Ma ora so che hai agito bene…e che gli Dei devono averti illuminata, coraggiosa Myo… Conduci quindi il nostro sovrano ove risiede la nostra protettrice…ma lascia che sia lui, a parlare con lei… Non intrometterti…è una prova che Re Tarabas deve affrontare da solo…”
Accarezzò i lunghi capelli neri della ragazzina, poi si rivolse di nuovo a Tarabas, gli occhi antichi divenuti ora seri e guardinghi.
“Ricordate che colei che cercate è una creatura antica e potente…e che la grotta che ha eletto a sua dimora non è entro i vostri confini…quindi ella non vi deve alcuna obbedienza. Il padre del Re Thor provocò la sua collera, un tempo…per questo si disse che queste acque avevano ucciso la regina e deformato il bimbo che portava in grembo. Sono menzogne, ma ciò non significa che la Melusina non sarebbe stata in grado di fare quanto si racconta… Conosco il vostro passato, Re Tarabas…tutti sanno del vostro esilio sulle Colline Blu, quando avete abbandonato la via del male, prima che l’amore della Principessa Angelica, ora nostra regina, vi conducesse al trono. Voi un tempo eravate potente…ma lei lo era già assai più di voi. Adesso, la vostra magia è debole…prestate quindi molta attenzione…poiché la Melusina non conosce la pietà…ma solo la saggezza…”
E senza attendere risposta, rientrò nella sua casetta di pietre bianche, dopo aver lanciato un ultimo sguardo, forse commosso, alla gente festante…
 
Myo aveva fatto lasciare i cavalli al villaggio, ed aveva condotto Tarabas, scortato da due guardie, lungo la sponda del lago, facendogli percorrere a piedi buona parte della riva sassosa.
Trascorsa circa un’ora, la ragazzina si addentrò in un punto ove, sempre costeggiando l’acqua limpida, la vegetazione si infittiva…e poco dopo, l’apertura di una caverna comparve davanti agli occhi sorpresi del giovane, che si appressò al suo ingresso.
“E’ qui…?”
Lei annuì, tranquilla.
“Si, sire…venite, vi faccio strada…”
Entrarono, facendo attenzione a non scivolare sulle rocce rese sdrucciolevoli dall’umidità, guidati dalle torce che i due soldati avevano acceso per illuminare il cammino.
Ad un certo punto, il piccolo sentiero all’interno di quell’antro misterioso si inclinò, sprofondando nel sottosuolo…
Scesero ancora, in un’oscurità sempre più fitta…ed alla fine di quella lunga discesa, Tarabas si ritrovò in una sorta di ampia sala, dove stalattiti e stalagmiti decoravano l’ambiente come sculture senza tempo…e dove un lago sotterraneo, quieto e cristallino, faceva filtrare la luce che, attraverso un canale nascosto, doveva probabilmente giungere dall’esterno, rischiarando quel luogo arcano.
Improvvisamente, un boato scosse la terra sotto i loro piedi, ed un rumore simile a quello dei sonagli di un serpente si diffuse, echeggiando, nell’ambiente sino a quel momento silenzioso.
“Chi osa profanare questo luogo…?!”
 




Nota Autrice:
Ciao a tutti!
Allora, come avete visto...e letto...il nostro Tarabas inizia, a piccoli passi...ad avvicinarsi alla verità...
Cosa avrà da dirgli la Melusina?
Bè...c'è ancora un capitolo da leggere!
Buona Lettura!

Strega1981 

  
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