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Autore: Strega1981    12/10/2015    2 recensioni
Salve!
In diretta dal mondo Marvel & Co., ecco una nuova storia di Strega1981!
Prima di tutto, una domandina veloce...
Cosa sappiamo, veramente, della storia di Tarabas?
E cosa accadrebbe se il nostro mago preferito dovesse andare in cerca del proprio passato, iniziando un'incredibile avventura con amici vecchi e nuovi?
E magari, lungo il cammino, scoprire qualcosa che Xellesia gli ha tenuto sempre nascosto?
Se vi ho incuriosito, questa è la mia versione della storia...entrate...leggete...e fatemi sapere!!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Nuovo personaggio, Romualdo, Tarabas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3_La Rivelazione.

Tarabas si guardò attorno, cercando la fonte di quella voce…una voce femminile…vibrante di potere.
Poiché nessuno rivendicava quelle parole minacciose, il giovane parlò con tono alto e chiaro, guardando alle rocce dall’altra parte del laghetto…mentre Myo, scossa da un lieve tremito, si nascondeva dietro al suo mantello.
“Perdonateci mia signora…vi prego… Sono venuto a domandare il vostro aiuto…”
Prima che potesse parlare ancora, un nuovo tremore fece scuotere la terra…e da una sporgenza posta proprio sopra il livello dell’acqua, spuntò un busto di donna.
Tarabas la guardò, sorpreso da quell’inattesa apparizione.
Era lei la Melusina?
No…non era possibile…quella ragazza poteva avere vent’anni…ma forse anche meno…eppure, la voce stessa che aveva parlato poco prima era molto giovane.
La scrutò quindi, restando in guardia…nel sospetto che quell’ingannevole innocenza potesse celare ben altro.
Era indubbiamente bellissima…i suoi lunghi capelli neri, lisci, erano lasciati sciolti sulle spalle…e le scendevano fino al seno turgido e completamente nudo, celandolo allo sguardo di chi aveva l’ardire di invocarla…la pelle era diafana e delicata, con una lucentezza di perla…il busto era armonioso…il ventre liscio e piatto, tipico di una donna giovane che non aveva ancora affrontato gravidanze…l’ombelico una minuscola conchiglia al centro della O immacolata disegnata dai muscoli tesi…
Il volto, simile a quello di una statua troppo bella per essere specchio della realtà, era un ovale perfetto, con le guance finemente cesellate e le labbra rosse come lamponi appena colti…le sopracciglia disegnavano un arco impeccabile…le ciglia, lunghe ed arcuate, scintillavano come seta…e soltanto gli occhi, gialli e magnetici, benché ammalianti, tradivano la sua natura quasi certamente non umana.
Trovandosi davanti una creatura di una bellezza tanto abbagliante e selvaggiamente provocante, Tarabas fu certo che qualsiasi uomo, vedendola, sarebbe stato assalito dalla lussuria…tuttavia, quel po’ di magia che ancora scorreva nel suo sangue lo avvertì di un pericolo sottile ma imminente…impedendogli di provare il benché minimo desiderio di lei…ed anzi avvertendolo che quell’incantevole sembianza era la prima trappola per coloro che si avventuravano in quella grotta alla sua ricerca.
Un movimento alle sue spalle lo allertò, e come conferma ai propri sospetti, vide una delle guardie che, con gli occhi sgranati e le mani già tese dalla bramosia di quel corpo all’apparenza così sfacciatamente esposto, avanzava d’un passo in direzione dell’acqua.
“Fermo…!”
Richiamato da quell’ordine perentorio che rimbombò per qualche istante sulle pareti di pietra chiara e lucida, il soldato parve riaversi…e Tarabas lo guardò con disapprovazione, scuotendo piano la testa.
“Solo uno sciocco penserebbe di poter possedere questa donna… Colei che ci osserva non è una creatura umana…è un essere magico che deve essere rispettato… Indietro, soldato…subito.”
L’ordine non avrebbe potuto essere più spaventoso se fosse stato urlato, poiché il semplice tono minaccioso di Tarabas, accompagnato da una sua occhiata furente, bastava a ricordare a chiunque chi fosse stato un tempo il loro amato sovrano…e l’uomo indietreggiò, tremando.
Nessuno aveva dimenticato i racconti sulla sua crudeltà, e l’amore che la gente provava per lui era pari solo al terrore che quel ricordo incuteva loro, assicurandogli il rispetto imperituro dei sudditi.
Erano molte, infatti, le persone del popolo che credevano che, se provocata, la sua magia avrebbe ancora potuto scatenarsi, distruggendo qualsiasi cosa si fosse parata sul suo cammino…e Tarabas, pur non amando quelle dicerie, non le scoraggiava…poiché un re non era tale, se non incuteva almeno un poco di timore a coloro che governava.
Una lieve risata lo riscosse dai propri pensieri, facendolo voltare di nuovo in direzione di quella ragazza misteriosa…e davanti al suo sguardo sbalordito, la figura emerse dalle rocce, chinando il capo in un gesto accondiscendente…rivelando una lunga coda di serpente, con dei sonagli all’estremità, ove un’altra donna avrebbe avuto le gambe…ed il sesso.
“Molto bene, Re Tarabas…davvero molto…molto bene…”
La Melusina sciolse le proprie spire, strisciando verso di lui con la schiena eretta…sorridendo compiaciuta ed evidentemente divertita dalla sua espressione sconvolta.
“Oh si…so chi siete…”
Assentì, incrociando le braccia sul busto candido.
“Le stelle mi avevano avvisata della vostra nascita…a suo tempo…ed il vento mi ha raccontato della vostra redenzione… So bene perché siete qui… Datemi quindi il mio compenso…acciocché io possa pronunciarmi…”
Tarabas sussultò, sentendosi impietrire a quelle parole…ma fu Myo, superando la paura, a farsi avanti.
“Scusate…mia signora…a me non avete chiesto…non mi avete chiesto di pagare…”
La Melusina bloccò la sua protesta zittendola con un’occhiata feroce, gli occhi gialli che balenavano di fiamme verdi e rosse.
“Tu hai pagato…piccola Myo…cercando personalmente le erbe con le quali hai guarito tua sorella… Hai percorso le campagne, senza mangiare né bere…per due interi giorni…fino a che non hai trovato ciò che ti occorreva. Forse nemmeno te ne sei resa conto, e non importa. Il tuo impegno e la tua generosità sono state la moneta con cui hai pagato il mio intervento…ma Re Tarabas mi chiede molto più che un semplice farmaco…”
Riprese a guardare l’uomo che un tempo era stato un mago temuto da tutto il mondo dei mortali e degli immortali…ed le sue iridi di serpente scintillarono d’astuzia.
“Voi mi chiedete due vite, Re Tarabas…quindi, dovreste sapere quale prezzo potrebbe essere…adeguato…per ottemperare ad una simile richiesta…”
Il giovane sovrano percepì il proprio sangue ghiacciarglisi nelle vene, mentre il suo cervello lavorava freneticamente nel cercare di comprendere quale fosse la reale richiesta della pitonessa.
Due vite…aveva detto…e la sua conoscenza della magia…per quanto tentasse di ricordare l’eventuale esistenza di soluzioni alternative…gli rammentava che in genere…una vita…si pagava solamente con un’altra vita…
Senza che la sua volontà glielo avesse ordinato in modo diretto, Tarabas si volse lentamente a guardare alle proprie spalle…dove i due armigeri ancora attendevano ordini…i volti terrei chini per resistere alla tentazione di fissare con desiderio la bellissima creatura che continuava a dondolare, tentatrice, davanti a loro nella sua provocante nudità.
Proprio in quell’istante però, la risata della Melusina tornò a distrarlo, inducendolo a voltarsi verso di lei.
“Oh no…non è così semplice…la vita di un figlio vale molto di più, mio giovane re…”
Gli occhi verdi dell’antico mago tremarono, percependo più acutamente la presenza della piccola Myo che ancora si nascondeva dietro il suo mantello…
La vita di un figlio…di un bambino…nel mondo magico aveva un valore immenso….una vita innocente…innocente come quella della ragazzina coraggiosa che aveva rischiato la propria esistenza per avvisarlo della sola speranza che poteva rappresentare la salvezza di sua moglie…e di suo figlio.
Un’immagine che non avrebbe mai voluto ricordare si formò, per un istante, nella sua mente…l’immagine del sé stesso di un tempo…del demone che avrebbe sacrificato senza ripensamento alcuno la vita di quegli uomini…e di quella bambina.
E la cosa più orrenda, di quell’immagine ormai così remota eppure vividissima e crudelmente reale, fu la tentazione che lo pervase, in un orribile attimo di disperazione, di tornare ad essere, anche solo per poco tempo, quel mostro…quell’essere privo di anima che poteva compiere l’inenarrabile…come rapire i figli dei re…come uccidere una ragazzina buona e generosa…per il proprio interesse…anche se il suo interesse, era colei che gli aveva insegnato la gioia di essere amato…e la creatura che portava in seno…il frutto del loro amore.
Pensò a Myo…che aveva perso suo padre, per colpa di Darken…l’uomo che lo aveva generato…
Pensò alla piccola Esmeralda, la figlia adottiva di Fantaghirò, che aveva perso i genitori quando lui cercava il bambino destinato a sconfiggerlo…
E pensò al popolo di Angelica…quel popolo che ora lo chiamava Re…ed a tutte le sofferenze che aveva dovuto patire…quando i tre cavalieri oscuri scatenati da Darken avevano portato in ogni dove il vento nero
A causa di quel vento di morte, Fantaghirò aveva rischiato di perdere tutto ciò che aveva…interi regni avevano patito la carestia, la fame, il dolore…Rufus era morto…ed era morta Xellesia, sua madre.
E tutto quel male…tutta quella morte…erano stati causati dal semplice fatto che lui fosse nato…secoli prima…da quell’essere malvagio che avrebbe dovuto chiamare padre
Spalancò gli occhi, inorridito, mettendo protettivamente un braccio attorno alle spalle della piccola Myo, ed avanzando di qualche passo in direzione della pitonessa che, dritta e fiera, ancora aspettava la sua risposta.
No!
Non voleva essere il mostro!
Non sarebbe tornato il demone di quel tempo maledetto!
Angelica…la sua dolce Angelica…la donna che già nel suo aspetto di demone aveva deciso che lo avrebbe amato…ma che con il proprio amore era riuscita a sconfiggere l’ultimo singulto di malvagità che lo pervadeva…regalandogli un nuovo avvenire di luce.
Lei…lei avrebbe saputo perdonarlo, se anche si fosse lasciato vincere dal male…lei che lo aveva amato anche quando il suo nome era legato all’oscurità che lo aveva generato…lei che aveva saputo amarlo già allora…quando sapeva ciò di cui era stato capace un tempo.
Ma lui, rompendo il giuramento che aveva fatto a lei ed al loro figlio ancora non nato…sarebbe stato capace di perdonare sé stesso?
Sarebbe stato in grado di tornare al bene…quel bene con il quale pensava di aver cancellato il proprio passato…quando il male lo avesse nuovamente contaminato…seppure per il desiderio di salvare coloro che più amava nella sua nuova, sofferta esistenza di mortale?
No…non sarebbe tornato al male a cui la sua nascita lo aveva condannato…e se era una vita, quella che la pitonessa desiderava, non sarebbe stata di quegli innocenti…e di certo non quella di Myo.
Cadde in ginocchio davanti all’essere magico che dondolava superbamente davanti a lui, e raschiò con le mani la sabbia impalpabile che circondava il piccolo lago sotterraneo, alzando verso di lei quegli stessi occhi un tempo alteri, in cui invece ora brillavano le lacrime.
“Mia signora…io non ho nulla con cui pagare…se non con la vita. Io so che vi sarebbero vite molto più degne della mia…con le quali ricambiare all’aiuto che invoco da voi…”
Chinò il capo, disperato…ma anche deciso come mai era stato prima di allora.
“…ma ho giurato a me stesso…ed alla mia sposa…ed al mio popolo…che il male su cui un tempo ho regnato sarebbe scomparso per sempre dal mio cuore…e che non mi avrebbe mai più soggiogato…mai…nemmeno per salvare…quanto ho di più caro.”
Scosse la testa, guardando la sabbia fine, simile a polvere dorata, quasi nella speranza di potervi leggere quello che sarebbe stato il suo destino.
“Non potrei mai…mai più guardare il volto della donna che amo…oppure gli occhi di mio figlio…sapendo di aver sacrificato per loro delle vite innocenti…vite che non mi appartengono e sulle quali non ho alcun diritto…”
Tornò a fissarla, le guance ormai inondate dall’agonia che gli dilaniava il petto, nel terrore di ciò che il rifiuto della Melusina avrebbe potuto significare.
“Già troppe vite sono andate perdute, per il solo fatto che io sia esistito… Pertanto mia signora, se è una vita che volete, per salvare Angelica e mio figlio…allora prendete la mia. So che non vale quello che vi chiedo…ma è tutto ciò che ho…e l’unica cosa che mi appartenga davvero. Per il resto…io non sono un re…sono un servo del mio popolo…e non posso chiedere nulla a nessuno dei miei sudditi…se non il perdono per il male che ho compiuto…”
Ormai svuotato, Tarabas abbassò il volto, stringendo le palpebre per trattenere le altre lacrime, brucianti, che minacciavano di far crollare la sua determinazione.
Sentiva su di sé lo sguardo immobile dell’essere magico, ed un silenzio di tomba, nel quale echeggiarono le sue ultime parole, si dilatò tra le pareti di pietra della grotta sotterranea.
Il silenzio durò a lungo, e Tarabas già si aspettava di vedere le spire della pitonessa allontanarsi in un tacito rifiuto…o di udire la sua risata sprezzante prendersi gioco di lui…
Invece, dopo un tempo che al giovane parve eterno, la coda della Melusina si avvicinò al suo volto…una delle sezioni più sottili…quasi l’estremità ove stavano quei sonagli in grado di scuotere la terra…e sfiorandolo proprio sotto gli occhi, la pelle squamosa raccolse due grosse e scintillanti lacrime, simili a pietre preziose, che rilucevano nella luce fioca della caverna.
Confuso, seguì il movimento della coda, fino a che il suo sguardo non incrociò di nuovo quello della Melusina…ed il suo viso bellissimo, adesso, era rischiarato da un dolce sorriso.
La pitonessa scosse piano il capo, facendo dondolare le lunghe ciocche corvine mentre raccoglieva le lacrime nel palmo della mano.
“Alzatevi in piedi Re Tarabas…nessuna vita, oggi, dovrà essere sacrificata…”
Davanti ai suoi occhi stupefatti, la creatura magica strinse le due lacrime nel pugno, e quando le sue dita si riaprirono, due diamanti avevano preso il loro posto…due schegge di luce che la Melusina, sempre sorridendo, si portò alle orecchie, alle quali rimasero magicamente appese, illuminando la sua pelle di perla come fiamme trasparenti.
Annuì, compiaciuta e meno altera di quanto fosse stata fino a quel momento.
“Non c’è cosa che valga di più, del bene che sconfigge il male. Malgrado esso si agiti ancora nel vostro cuore, la vostra bontà ed il vostro desiderio di bene riescono a tenerlo incatenato in fondo alla vostra anima. Nella mia lunga esistenza, ho visto tante volte il male convertirsi in bene…ma mai, ho visto un’anima destinata alla malvagità mutare quanto la vostra. L’amore vi ha cambiato Re Tarabas…l’amore che avete conosciuto e che avete scoperto di poter provare. Queste lacrime, che voi avete stillato nel dolore di una scelta che un tempo avreste compiuto senza alcun rimorso e che oggi vi inorridisce, e nella vostra richiesta di sacrificare la vostra vita, per coloro che amate, senza nemmeno sapere se sarebbe servita o bastata, ne sono la prova. Non c’è tesoro più grande, mio signore…nessun pagamento, potrebbe essere più degno di questo.”
Chinò lievemente il capo, nel primo gesto rispettoso che avesse fatto da quando avevano messo piede nella caverna.
“Vi aiuterò con piacere, Re Tarabas, ma sappiate che io stessa posso fare molto poco, se non indicarvi la via da percorrere…”
Alzandosi in piedi, Tarabas sbatté le palpebre, sconcertato.
“Come…voi non potete…?”
La pitonessa agitò nuovamente la testa in un cenno di diniego, ma il suo dispiacere era così evidente che l’uomo, pur avvertendo lo sconforto fare di nuovo capolino nel proprio cuore colmo di pena e di tormento, se ne sentì rinfrancato.
“No Re Tarabas…purtroppo, non c’è cura per sanare ciò che ha colpito la vostra sposa ed il vostro bambino… La risposta a ciò che cercate, non posso darvela io…essa è già dentro di voi…”
Tarabas sentì il proprio volto passare dallo sconforto allo stupore più assoluto, e la Melusina se ne dovette accorgere, perché un sorriso blandamente divertito le curvò le labbra rosse come ciliegie, e la creatura si erse in tutta la propria fierezza, torreggiando su di lui.
La sua bella voce, fino a quel momento bassa e musicale, divenne ora perentoria e solenne, rimbalzando ed echeggiando nello spazio ridondante della grotta ove aveva la propria dimora.
“Re Tarabas…ascoltate la mia profezia ed il mio giudizio. La notte della vostra nascita, una legge magica venne infranta senza che colui che compì questo atto scellerato ne avesse alcun diritto. La legge che venne infranta è la legge più importante del nostro mondo…la legge dell’equilibrio. Senza di essa, la natura stessa non avrebbe modo di esistere…”
Tarabas assentì, costernato, soppesando quelle parole misteriose…e la Melusina proseguì.
“In base a questa legge, ogni essere mortale oppure immortale ha il diritto di poter scegliere liberamente tra il bene ed il male. A voi questo diritto fu negato, e fu posta su voi la maledizione che vi condannava all’odio eterno, ed al rifiuto imperituro del bene. Con più forza e più coraggio di quelli che avrebbe potuto dimostrare ogni altro essere di questo mondo, voi avete annullato questa maledizione…la stessa che vi obbligava a trasformarvi in mostro, ed a divorare l’oggetto del vostro amore. Essa è stata piegata…ma non ha smesso di tormentarvi. Ed ora, la bestia che voi pensavate di aver sconfitto sta divorando dall’interno, attraverso il vostro sangue, vostro figlio…e con esso la vostra sposa.”
Tarabas avvertì le proprie gambe piegarsi, sotto il peso immane di quella rivelazione, nella consapevolezza che ciò che aveva sospettato sin dal primo momento era vero…e che non c’era alcun modo…per salvare le due creature che più amava.
Tremò, sporgendosi verso la pitonessa, disperato ed impotente.
“Vi prego…ditemi che c’è speranza…fosse anche la mia vita…dovessi uccidermi ora, qui, davanti a voi… Mia signora, vi supplico, ditemi che c’è speranza…”
Sopra di lui, la Melusina annuì impercettibilmente, il volto severo ed immobile.
“Si Re Tarabas…la speranza c’è…ma è dentro di voi…e nel vostro passato…”
Prima che lui potesse domandare ancora, lei riprese a parlare.
“Quando voi nasceste, come per ogni creatura, bene e male erano dentro di voi… In seguito alla maledizione pronunciata da vostro padre, il mago Darken, il bene che vi portavate dentro fu incatenato, affinché non potesse nuocere al destino che egli aveva deciso per colui che riteneva il proprio erede. Ora voi avete incatenato anche il male, ma il bene non è ancora libero di agire, in voi…esso riesce ad agire solo tramite i vostri gesti e la vostra volontà, e non è abbastanza. Ed il male, che voi avete solo tacitato, agisce ancora attraverso il vostro sangue, ove il bene non può arrivare.”
Sospirò, alzando le braccia in un gesto imperioso.
“Voi dovete liberare il bene che è dentro di voi…riequilibrando il male. La magia che credevate perduta, e che ancora invece vi pulsa nelle vene, è in realtà solamente inibita da questa lotta che il vostro corpo sta affrontando…con un male che non si rassegna alla sconfitta ed un bene che non riesce a liberarsi dalle sue antiche catene. Un conflitto che vi sta fiaccando, ogni giorno di più, e che ha indebolito la vostra magia che sarebbe ancora potente come un tempo…anzi molto più potente di allora, perché non c’è potere più grande di quello in cui agiscono bene e male presenti in ugual misura. Un potere che, grazie alla vostra ascendenza, non avrebbe rivali in questo mondo…e che sarebbe più che sufficiente per salvare vostro figlio e la Regina Angelica.”
Sorrise al suo sguardo stupito…poiché Tarabas, da molte lune, aveva pensato che ormai la magia in lui si stesse esaurendo…
Il giovane scosse il capo, sempre più confuso.
“Voi…cosa volete dire…? La mia magia…”
Lei lo zittì con un movimento perentorio della mano.
“La vostra magia, come ho detto, è ancora forte…ma è indebolita dal vostro conflitto interiore. Un tempo, quando era potente, lo era perché voi non vi ponevate domande…ma è bastata la prima di molte domande a far vacillare il vostro potere…un potere che attingeva solo al lato malvagio. Se poteste attingere al vostro lato benigno, evitando così la continua lotta con il male che si agita in voi, essa risorgerebbe ancora più forte di quanto non sia mai stata.”
Tarabas deglutì, senza capire.
“Ma io…come posso fare…come posso sconfiggere la maledizione che incatena il bene che ho nel cuore…se la mia volontà non è stata sufficiente a farlo?”
La Melusina sorrise, comprensiva.
“La vostra speranza di sconfiggere il vostro lato malvagio, sta nella vostra nascita…e nel lato migliore di voi, che ancora non conoscete…”
La pitonessa avvolse le proprie spire, osservandolo compiaciuta, come se potesse vedere, a differenza di coloro che erano presenti in quella grotta, incluso lui, molto più lontano…e probabilmente era così.
“Re Tarabas…quando voi nasceste…qualcos’altro nacque assieme a voi. Qualcosa che vi fu impedito di conoscere…e che fu invece serbato da vostra madre, la strega Xellesia, per darvi la speranza, un domani, di riprendervi ciò che vi era stato tolto. Con grande sacrificio, vostra madre riuscì a mettere in salvo questa preziosa parte di voi… Ora, poiché essa ha ancora in sé la magia originale che vi ha generati, non contaminata dalla maledizione che vi condannò quando eravate ancora in fasce, questa vostra parte perduta potrà aiutarvi a riequilibrare la magia che è in voi, liberando il lato benigno affinché quello malvagio smetta di agitarsi nel vostro animo. Ritrovatela…e con essa ritroverete la magia che vi permetterà di salvare coloro che amate. Ma attenzione…sarà un lungo viaggio quello che dovrete compiere…e dovrete farlo solo con coloro di cui avete piena fiducia…perché è un viaggio che non potete affrontare da solo. Molti saranno gli inganni che incontrerete sulla vostra strada…e molte le risposte che non potreste trovare, se non con il giusto aiuto. E ricordate…dovrete farcela prima che la vostra regina finisca il tempo. Se vostro figlio nascerà prima che il male sia stato sconfitto per sempre, esso gli ruberà la vita…e con essa…anche quella di sua madre.”
La creatura magica, piegando la testa in segno di saluto, fece per andarsene…come se avesse ultimato la profezia…ma Tarabas si sporse ancora verso di lei, cercando confusamente di dare un senso a quelle parole sibilline e misteriose che non gli avevano dato, in realtà, risposta alcuna.
“Mia signora! Come posso trovare ciò che dite…?! Da dove devo cominciare…!?”
La pitonessa strisciò in silenzio fino all’acqua, poi lo guardò al di sopra della propria spalla, muovendo appena i lunghi capelli neri.
“Recatevi al luogo ove sono custodite le cose non dette…il vostro viaggio inizia lì…”
E senza dargli tempo di porre altre domande, la Melusina emise un grido e si gettò nell’acqua, scomparendo per sempre alla sua vista, e lasciando dietro di sé solo i cerchi concentrici sul liquido cristallino…




Nota Autrice:
Bene...questo è l'ultimo capitolo del post...
Quindi, una nuova domandina...
Con chi affronterà il viaggio, il nostro Tarabas?
E dove dovrà recarsi, per trovare le prime risposte?
Attendo i vostri riscontri su questa nuova storia...e nel frattempo vi mando un abbraccio!
A presto (spero)!

Strega1981
  
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