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Autore: AlyTae    12/10/2015    1 recensioni
[SCANDAL]Haruna non è una ragazza come le altre: non pensa con la testa degli altri, ma con la sua. Non vuole studiare, e non vuole seguire le orme dei genitori. Vuole solo suonare la sua chitarra, e trovare qualcuno con cui formare una band. Ma Haruna è da sola. Esaudirà i suoi sogni?
**Storia ISPIRATA alla vera storia delle SCANDAL; sono presenti alcuni fatti imprecisato e/o inventati**
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 16, ... Oh, shit
"Le regine non raggiungono la vetta
facendo le carine"


 
Marzo 2010, ore 23:00, Fukuoka (Giappone)
 
SCANDAL ~Shunkan Sakura Zensen TOUR~Spring 2010.
 
Quella scritta appariva a caratteri cubitali, in rosa e azzurro, come sfondo al palco del BEAT STATION di Fukuoka. Una semplice scritta, eppure, appena le SCANDAL entrarono nel locale, assieme a tutto lo staff, non poterono non tremare davanti ad essa.
Era il loro terzo tour, e il millesimo dei loro live, eppure c’era qualcosa di strano nell’aria: tutte quelle luci, i fili, gli impianti elettrici, le centinaia di tecnici e scenografi intenti a girare per il locale, chi dava ordini, chi lavorava…
Tutto quanto per loro.
 
Shunkan Sentimental  era uscita all’inizio di quel mese, e subito era stato un successo: posti alti nelle classifiche, tantissime vendite, ed era persino diventata l’opening di un anime. Eppure quella non era una canzone nuova: l’avevano scritta e composta molto tempo prima, quando ancora frequentavano il liceo ed avevano appena iniziato a suonare insieme. A quei tempi non credevano che la canzone fosse idonea, adatta ad essere incisa e fatta uscire: era sporca e sprovveduta, come un’adolescente ribelle. Che fosse proprio quello che, sotto sotto, le emozionava così tanto? Una canzone scritta quando erano ancora alle primissime armi – certo, adesso era stata ri-arrangiata da gente più esperta, ma non poi così tanto – che tanto le rappresentava, che raccontava una storia che avevano vissuto per davvero, insieme… adesso era una canzone famosa, contenuta nell’iPod di chissà quante migliaia di persone. Probabilmente, in quel momento, mentre lo pensavano, centinaia di fan la stavano canticchiando, in una qualsiasi parte del Giappone, del mondo.
 
- SCANDAL! –
 
Un ragazzo con gli occhiali, grandi cuffie alle orecchie e un cartellina in mano, si avvicinò a loro. Le ragazze si voltarono verso di lui, abbandonando i loro pensieri. Non si erano rese conto di essere particolarmente silenziose e forse ciò aveva preoccupato lo staff.
 
- Abbiamo chiamato un taxi a prendervi. – continuò lui, un po’ titubante. Anche questo era strano: là dentro erano loro le star, loro le persone importanti – Vi porterà all’albergo. Immagino siate stanche per il viaggio. Il vostro manager mi ha detto di dirvi che domani pomeriggio vi passa a prendere e vi porta lui qui. Per fare le prove.-
 
Le ragazze, silenziosamente, voltarono la testa e guardarono Haruna come se fosse lei l’unica in grado di parlare tra loro. La cantante indossava una giacca di pelle e dei jeans strappati. Il viso era completamente struccato, i capelli spettinati e le borse sotto gli occhi tradivano la sua stanchezza. Era molto, molto diversa rispetto alle foto che si trovavano di lei su Internet.
 
- Va bene.- riuscì finalmente a rispondere, soffocando uno sbadiglio.
Il ragazzo s’inchinò e tornò al lavoro.
 
 
 
 
Avrebbero condiviso un’unica suite. La camera era grande e accogliente: due letti matrimoniali, un divanetto con un tavolino con del tè e dei biscotti, una grande finestra e portava a un terrazzo. Fuori, le luci intermittenti  della moderna Fukuoka rendevano scintillante la tarda notte.
 
- Uuufff…- Tomomi si sdraiò a sacco di patate sul letto più vicino alla porta. – Sono così stanca… Qualcuna di voi sa che ore sono?-
 
- Quasi mezzanotte.- rispose Mami, mentre si toglieva le scarpe e si sedeva a gambe incrociate sul divanetto. Rina si sedette accanto a lei e allungò la mano verso un biscotto. Haruna, invece, si diresse subito alla finestra, a guardare fuori.
 
- Il tuo è un vizio.- le disse Rina, ridendo e con la bocca piena – Siamo state in pullman per chissà quante ore e tu nemmeno ti siedi, no, devi per forza guardare fuori da una finestra.-
 
- Parla quella che vede gli alieni ovunque.- rispose la leader, senza voltarsi.
 
- Per me lei stessa è un alieno.- disse Tomomi, la voce soffocata dal cuscino che stava schiacciando con la faccia.
Mami, come al solito, era di poche parole, e si limitò a sbuffare una risata a labbra serrate.
 
- E comunque – continuò Haruna – se non fosse per questo mio vizio, non avremmo nemmeno trovato un nome per la band. O sbaglio?-
 
Tomomi alzò la testa dal cuscino.
- Ovvio.- affermò – Ci saremmo chiamate We love Takoyaki e saremmo state molto più famose. Altro che tour nelle città giapponesi, adesso voleremmo in Europa in un jet privato…-
 
- Hai visto che una delle tappe sarà a Niigata?-
 
Non servì enunciare un nome in particolare, per capire a chi Mami stava rivolgendo quella domanda.
Ad Haruna s’irrigidirono le spalle.
 
- Sì.- rispose dopo un po’ – Ho visto.-
 
- E non hai intenzione di… Immagino che…-
 
- Non lo so.- tagliò corto.
 
Quattro anni. Quattro anni interni che non sentiva i suoi genitori. Non sapeva come stavano, cosa facevano, se gli era mancata…
 
Se gli importasse davvero qualcosa di me, mi avrebbero telefonato concluse Haruna scuotendo la testa.
 
Ma nemmeno lei si era fatta sentire, per tutti quegli anni.
 
- Immagino la loro faccia quanto hanno scoperto che sei diventata famosa – s’intromise nuovamente Tomomi – Secondo me dovresti presentarti in casa loro in occhiali da sole e pelliccia, con le guardie del corpo al seguito. Magari lanciando banconote sull’uscio di casa.-
 
Haruna fu grata all’amica di aver sdrammatizzato. Si stava creando una certa tensione. In un certo senso ognuna di loro aveva un ruolo principale nel gruppo e quello di Tomomi era di far dimenticare i momenti difficili. Haruna non sapeva cosa avrebbe fatto durante la loro tappa a Niigata e in quel momento nemmeno le interessava.
 
- Avete sonno?-
 
- Sì. Ma io non ho voglia di dormire.-
 
- Nemmeno io.-
 
- ‘Sti cazzi. Io dormo.-
Tomomi tornò ad affondare la faccia nel cuscino. La situazione causò un’ennesima risata generale.
 
Haruna si sedette al tavolo con Rina e Mami e si versò una tazza di tè.
 
- Non vi sembra incredibile il successo di Shunkan Sentimental?- disse Rina
 
- Incredibile davvero.- sospirò Mami – Sono passati tre anni da quando l’abbiamo composta per il concorso della Kitty Records. Mi sembra sia passato solo un giorno.-
 
- Vi ricordate quando l’abbiamo scritta?- disse Haruna, sorseggiando il tè dalla tazza.
 
Le tre musiciste si scambiarono un’occhiata, poi  scoppiarono in una risata non troppo fragorosa ma tenera.
 
- Eravamo proprio incazzate nere.-
 
- Già.-
 
- Avete sentito che dovremmo fare una cover durante il concerto?- cambiò argomento Rina.
 
- No.- Mami la guardò dubbiosa – Quale cover?-
 
- Non si sa.-
 
- Saranno i fans a votarla.- precisò Haruna – Su twitter. In teoria, il voto dovrebbe essere già chiuso…-
 
- Non ci posso credere!-
 
L’urlo di Tomomi le fece sobbalzare. La bassista non si era messa a dormire: aveva acceso il cellulare e probabilmente era andata a controllare i voti in quel preciso istante. Rivolse alle amiche uno dei suoi sorrisi enormi e da bambina, gli occhi a mandorla ridotte a due fessure.
 
- Che succede Timo?-
 
La più spumeggiante del gruppo si alzò da letto con un balzo e allungò il braccio, in modo che le sue amiche potessero vedere il telefono.
 
- Guardate quale canzone hanno scelto, i fan!-
 
Haruna, Mami e Rina allungarono il collo cercando di guardare lo schermo illuminato del cellulare. Tutte e tre, contemporaneamente, allargarono gli angoli della bocca in splendidi sorrisi.
 
 
 
 
Agosto 2006, ore 22:37, Osaka (Giappone)
 
Avevano perso il conto di quante volte aveva provato e riprovato tutto i pezzi. Ogni volta che finivano spuntava fuori un altro motivo per riprendere da capo.
 
- Ragazze, l’assolo non mi è venuto molto fluido. Ci riprovo.-
 
- Non mi piace questo giro… Haruna, dammi un La Minore, provo a crearlo io.-
 
- Ferme, ho stonato. Ripartiamo.-
 
- Ahh, ho perso il ritmo. Riproviamo da ritornello… No, anzi, vi dispiace se la rifacciamo da capo?-
 
E più suonavano, più miglioravano, eppure mai una volta si sentivano pienamente soddisfatte. La grande serata sarebbe stata l’indomani e tutte quante provavano una grande eccitazione. Volevano essere perfette.
 
- Ragazze, secondo voi dovremmo iniziare in un modo particolare? – chiese Haruna, appena terminarono per l’ottava volta il medley.
 
- In che senso?- le chiese Mami
 
- Non lo so… Tipo, dovrei presentarvi? Oppure presentare il gruppo? Dire cose come “buonasera”… non lo so!-
 
La chitarrista era forse la più agitata delle quattro. Ancora non si era abituata all’idea della frontgirl e non aveva idea di come comportarsi.
 
- Di solito le presentazioni si fanno a metà concerto, o alla fine.- precisò l’altra chitarrista.
Anche se non lo dava a vedere, anche lei era molto emozionata. Aveva già suonato in pubblico, ma si trattava o di saggi o di piccole esibizioni e suonare al Namba Hatch, con un gruppo tutto suo, era decisamente un’altra cosa. E poi, sarebbe stata la chitarrista principale! Era il suo sogno da una vita. Ma se qualcosa fosse andato storto? Se si dimenticava gli accordi? Se le fosse venuto male un assolo?
 
- Potrei iniziare io – propose Rina. In quel periodo aveva preso più confidenza con le sue nuove amiche ed aveva acquistato anche maggior sicurezza – Parto con batteria, poi Tomomi si aggiunge con basso, poi Mami. E quando ti do l’attacco, tu dici un “buonasera, noi siamo le SCANDAL”  e poi inizi a cantare.-
 
Mami e Tomomi annuirono in segno d’approvazione. Haruna, invece, si morse il labbro preoccupata.
 
- Ma non è un po’ troppo debole? Non so, forse dovrei cercare qualcosa di più convincente.-
 
- E’ la nostra prima volta, Haru! Prima il pubblico deve conoscerci. Non possiamo essere coinvolgenti già alla prima esibizione.-
 
- Possiamo invece.-
 
- Secondo me ti preoccupi troppo. Adesso dovremmo cercare di essere brave e basta. Rifacciamo In Too Deep?  Per me è quella che ci riesce peggio.-
 
- Concordo con Mami – disse Tomomi – Riproviamola. Non so ancora come modificare quel giro.-
 
Haruna sospirò. Doveva rassegnarsi e andare avanti. Far parte di un gruppo aveva anche i suoi momenti di stress. Non era facile essere sempre d’accordo.
 
- IN TOO DEEP!-
 
- One two three four! –
 
 
 
Ore 23:11
 
La stanchezza ormai aveva modificato completamente il loro modo di suonare: lo loro dita erano stanche, le corde scivolose e bagnate di sudore, i polpastrelli spellati, le gambe molli. A Rina caddero le bacchette dalle mani e per poco non si addormentava sbattendo la testa contro i piatti.
 
- Ragazze… io non ce la faccio più.-
 
- Ma da quanto tempo stiamo suonando?-
 
- Troppo
 
- E non abbiamo neppure cenato.-
 
Mami andò a spegnere gli amplificatori, segno definitivo che le prove erano finite. Haruna si lasciò cadere a terra, sbattendo il sedere al suolo, e si sdraiò sul parquet completamente sfinita. Tomomi la imitò: i suoi lunghissimi capelli neri si sparpagliarono per il pavimento.
 
- Sembri il mostro di The Grudge. -  le fece notare Rina . Tomomi scoppiò a ridere.
 
- Ragazze, ma almeno passano gli autobus a quest’ora? – chiese Mami sbadigliando.
 
- Anche se passassero, dubito che ne prenderei uno .- rispose Haruna – Una volta ho beccato un autista pervertito. Ero terrorizzata.-
 
- Basta che li ignori, quelli lì, e sei a posto.- disse noncurante Tomomi, la voce resa roca dal sonno.
 
- Tu la fai facile. Gli stupratori li annoi con il tuo solito blabla.
 
Tomomi fece una pernacchia a Mami : - E tu cosa fai con gli stupratori, invece? Se ne vanno appena dici di essere lesbica?-
 
Rina aspirò l’aria con la bocca, emettendo un suono tra lo sorpreso e l’indignato. Mami fissò Tomomi con occhi di ghiaccio. L’espressione di Tomomi, di solito menefreghista e sbarazzina, s’incupì improvvisamente, come se per una volta si fosse pentita di aver detto una sciocchezza.
 
- Ho detto una cazzata.- ammise – Ho detto una cazzata. Mami, scusami davvero. Ho esagerato questa volta…-
 
Mami alzò il palmo della mano, facendo intendere a Tomomi di non dire più nulla. Haruna si mise a sedere di scatto. Guardò prima Mami, poi Tomomi, poi Rina… possibile che sembrasse l’unica là dentro a non capirci niente?
 
- Che succede ragazze? – provò a chiedere, con non poco timore.
 
Mami teneva lo sguardo basso e Tomomi pure. Rina evitò lo sguardo di Haruna e i portò una mano alla bocca, iniziando a mangiucchiarsi u’unghia nervosamente.
 
- Ragazze! – sebbene sembrasse una situazione delicata, Haruna non sopportava di essere l’unica esclusa da quell’argomento – Cosa succede? Perché non volete parlarmi? Siamo amiche, no? C’è forse qualcosa che non posso sapere? Mami…- guardò Mami con occhi supplichevoli – Mami, sono tua amica no? Tu mi consideri un’amica, vero?-
 
Mami la guardò. Aveva gli occhi lucidi. Questo per un attimo spaventò Haruna. Non l’aveva mai vista piangere. Si vergognò immediatamente per essere stata così ficcanaso.
Stava per scusarsi, dire che non le interessava più, ma Mami fece improvvisamente un sorriso dolce e si asciugò frettolosamente gli occhi con la manica.
 
- Tranquilla Haru, non è nulla di grave. E in effetti non ho motivo di nasconderlo. Lo sanno tutti a scuola, lo sanno gli Young Death…-
 
- Cosa c’entrano gli Young Death adesso? -
 
Mami aveva ancora il magona in gola. Prese un respiro, poi, finalmente, riuscì a parlare.
 
- Ero fidanzata con Shino.- disse, facendo un mezzo sorriso – Ma poi l’ho mollato… per mettermi con una ragazza.-
 
 
 
Toc. Toc. Toc.
 
- Ma… chi è a quest’ora?-
 
- Ecco. Lo sapevo. È sicuramente un maniaco. Ma perché abbiamo provato fino a così tardi? Accidenti.-
 
Haruna sbirciò, timorosa, dal pomello della porta. Poi sorrise e si voltò verso le altre.
 
- Non è un maniaco. Sono ben cinque maniaci tutti assieme. –
 
- Cinque? – Tomomi sbuffò – Bhe, mandali via. Di’ loro che noi siamo in quattro e non siamo in grado di soddisfarli tutti.-
 
Cercando di reprimere la risata, Haruna spalancò la porta.
 
- SORPREEEEEEESAA!- si udì un coro basso e profondo di voci maschili.
 
Gli Young Death al completo, con in mano grosse scatole di cartone e sporte di plastica contenenti tante bottiglie di vetro.
 
- Qualcuno ha ordinato una pizza ad asporto? – chiese Taro, intrufolandosi per primo all’interno della saletta.
 
- Veramente no.- rispose Tomomi – Ma se offre la casa non mi tiro indietro-
 
Tutti gli altri le raggiunsero.
 
- Tranquille, paghiamo noi.- le rassicurò Kiichi – Sia le pizze che le birre. Spero non abbiate già mangiato.-
 
- No. Anzi, stiamo morendo di fame. – gli disse Haruna, sorridendo radiosa. Anche Kiichi le sorrise.
 
Tomomi guardò sospettosa i ragazzi : - Pagate voi? Tutto quanto? –
 
- Tutto quanto! –
 
- Giurate?-
 
- Giuriamo!-
 
- Ah bhe… in questo caso…- Tomomi si rizzò subito a sedere. Mami alzò gli occhi al cielo, ma sul suo volto era tornato a sorgere un luminoso sorriso.
 
Le pizze avevano ognuna un gusto diverso ed era talmente enormi che Haruna si chiese se, anche se erano in nove persone, sarebbero riusciti a mangiare tutto. Forse sì, dato che Tomomi mangiava per venti.
 
- Non fate complimenti! – disse Soma.
 
- Non era mia intenzione! – Tomomi si era già tagliata un pezzo di pizza per sé.
 
Si misero tutti seduti per terra, in cerchio, le pizze al centro. Soma si sedette accanto a Mami e le porse una fetta. La ragazza lo ringraziò, sorridendo dolcemente. Quel tenero scambio di gesti non sfuggì agli occhi di Shino, che distolse immediatamente lo sguardo e andò di filata a sedersi accanto a Rina.
 
- Allora? Come sta andando?- le chiese gentilmente.
 
- Eh?- si riscosse Rina – Oh… bene! Almeno spero. Non sono tanto brava.-
 
- Non ti scoraggiare. So bene come ti trasformi, quanto Sali sul palco!-
 
Rina sorrise.
 
- Birra?- Shino le porse una bottiglia.
 
Rina la guardò con sospetto, poi sorrise all’amico : - Mi ricorda qualcosa.-
 
- Già.- Shino si mise a ridere – La prima sera al Namba Hatch. Lo ricordo come se fosse ieri.-
 
- Allora ti ricorderai sicuramente che non bevo.-
 
- Non bevevi.  Guarda che Haruna me l’ha detto come ti sei sbronzata di vino quando lei si è trasferita.-
 
- Quella spiona…-
 
Scoppiarono a ridere entrambi.
 
- La ragazza che ride assieme a Shino…- disse Kiichi ad Haruna – si chiama Rina, vero?-
 
Loro due erano gli unici ad essere rimasti ancora in piedi, un po’ più in là rispetto agli altri.
 
- Sì! – rispose Haruna radiosa – Te la ricordi, no? Me l’ha raccontata la storia. Aveva suonato al posto di Soma…-
 
Ma si bloccò subito non appena si rese conto che Kiichi non stava affatto sorridendo. Anzi, fissava Rina con sguardo freddo e pieno di disprezzo.
 
- Dovreste cacciarla dalla band. – disse con tono severo – E’ un’incapace.-
 
Haruna sbottò. Non poteva credere che Kiichi pensasse una cosa del genere.
 
- Non è affatto vero! – gli disse, senza nemmeno provare a nascondere il fastidio e la rabbia della sua voce – Noi ci troviamo benissimo con lei.-
 
- Fidati. Ti ho detto che ho studiato batteria per tanti anni. Forse a voi che siete delle dilettanti può sembrare sufficiente, ma la verità è che non sa fare proprio nulla.-
 
Haruna diventava sempre più rossa dalla rabbia. Si sentiva ferita, come se Kiichi stesse offendendo lei invece della sua amica.
 
- Rina vi ha salvato il culo quella sera. O sbaglio? – disse piena di astio – Se dici di essere così bravo, perché non hai suonato tu al posto di Soma? –
 
-Cantare e suonare la batteria insieme? – Kiichi fece una risatina di scherno – È impossibile.-
 
- No che non lo è. – Haruna abbassò gli occhi, la faccia indurita dalla collera.
 
Kiichi si accorse improvvisamente del suo cambio d’umore.
 
- Ehi, ti sarai mica offesa?-
 
- Oh, tu credi? – disse lei sarcasticamente.
 
Kiichi si rivolse a lei con il tono gentile di sempre: - Scusa. Non me ne sono reso conto. Non volevo offenderti. -
 
- Bhe, l’hai fatto!-
 
Stavolta il suo tono seducente non riuscì ad offuscare la sua mente come faceva di solito. Nessuno poteva permettersi di offendere Rina in sua presenza. Rina era più che un’amica, per lei: era la sua coinquilina, colei con la quale condivideva tantissime cose, il tetto, il cibo, a volte persino lo spazzolino; colei che lavorava duramente tutti i giorni per poter portare il pane a casa e che aveva pagato le bollette da sola quando Haruna non aveva ancora trovato lavoro; colei che le preparava la colazione tutti i giorni; colei che con la sua tenera timidezza e con il suo radiosissimo sorriso riusciva a migliorare le giornate a chiunque.
 
No. Nessuno poteva permettersi di toccare Rina. Nemmeno lui.
 
- Haruna…-
 
- Ho fame.- rispose secca. Poi, senza guardarlo negli occhi, si diresse verso il cerchio sedendosi accanto a Tomomi. Pochi secondi dopo, anche Kiichi raggiunse il gruppo. Ma si sedette lontano da lei.
 
 
 
Mezzanotte
 
- Ultimo pezzo di pizza coi peperoni!-
 
- Mia!-
 
- Taro non fare il furbo. Sei quello che ha mangiato più di tutti!-
 
- Non è vero!-
 
- Invece sì, ti ho visto!-
 
- Tomomi, no! –  Yuki cercava in tutti i modi di strappare una bottiglia di vetro dalle mani della bassista, ma quest’ultima allungava in alto le braccia impedendo al tastierista anche solo di sfiorarla – Basta! È la quarta birra che bevi. Dammela! –
 
- No! Sennò te la bevi tu. –
 
- Sono astemio e lo sai benissimo ! –
 
- Non mi fido!-
 
Con uno scatto agile e veloce, Tomomi si portò velocemente l’imboccatura della bottiglia alla bocca e mandò giù tutto il suo interno in un colpo solo. Yuki si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, riconoscendo la sua sconfitta.  Tutta la scena provocò una risata generale.
 
- Ragazzi, e se dormissimo tutti qui stanotte?- propose Soma.
 
- Sì, mi piace l’idea! – concordò Taro – Poi dobbiamo festeggiare, no? Domani è il grande giorno.-
 
Le ragazze, a quelle parole, sentirono tornare in loro lo stesso nervosismo che avevano provato poco fa, prima che gli Young Death facessero quella bellissima sorpresa.
 
- Come vi sentite? – chiese Shino
 
- Nervose…- rispose Rina per tutte. Lei e il chitarrista erano ancora seduti uno accanto all’altra.
 
- Ci siamo passati anche noi. – le rassicurò – Sapete già quando suonerete? Rispetto agli altri gruppi, intendo.-
 
- Mariko ha detto che probabilmente saremo le ultime, dato che siamo state le ultime a consegnare i moduli.- stavolta fu Haruna a rispondere. Per tutta la sera, lei e Kiichi erano rimasti distanti – A meno che non facciano delle modifiche all’ultimo minuto.-
 
- Mmh,potrebbe essere un vantaggio, per voi. Il pubblico sarà già stato scaldato dalla altre band. Il vostro ruolo sarà solo quello di concludere la serata.-
 
Ah, facile… pensò Haruna, deglutendo nervosamente. Ancora non si era abituata all’idea di essere lei quella al centro del palco.
 
- Mariko una volta mi aveva detto di tenere dei sacchi a pelo, quella nella saletta.-
 
- Sì! So io dove li tiene! Shino, vieni a darmi una mano per favore…-
 
Prima che chiunque riuscisse a fare qualcosa, il campanello suonò. Tutti si ghiacciarono, smettendo di parlare.
 
- Ma chi può essere a mezzanotte? – mormorò Mami sospettosa.
 
- Di certo non una band – aggiunse Kiichi.
 
- Potrebbe essere un drogato o un maniaco –
 
Dopo una breve attesa, fu Kiichi il primo ad alzarsi e a dirigersi verso la porta. Cautamente, controllò dal buco della serratura chi ci fosse dall’altra parte. Gli altri aspettavano una sua reazione in silenzio, col fiato sospeso.
Il ragazzo guardò i suoi amici con sguardo freddo.
 
- Non ci posso credere…- disse semplicemente.
 
- Cosa?- domandò Haruna, senza riuscire a nascondere una certa angoscia nella sua voce.
 
Per tutta risposta, Kiichi afferrò la maniglia della porta, e l’aprì scricchiolando. Haruna si alzò di scatto, e così fecero tutti gli altri, aspettandosi di vedere chissà chi. Ciò che videro, fu probabilmente la cosa che meno si aspettavano di vedere in assoluto.
 
Entrarono cinque ragazze, che in media dovevano avere più o meno la loro età. Tutte quante erano vestite in maniera pomposa, quasi ridicola: corti vestiti con larghe gonne, colorati di nero, blu e rosa, nastri colorati che svolazzavano ad ogni loro movimento, ridicole calze a righe lunghe fino al ginocchio, stivaletti con un tacco decisamente esagerato probabilmente aventi l’ardua impresa di raggiungere l’altezza degli occidentali. Anche i capelli erano stravaganti: treccine, codini intrecciati tra loro, inutili fiocchetti e nastrini e, per di più, ognuna di loro li aveva tinti di un colore diverso: quella al centro li aveva rosa, seguita da quella che li aveva verdi, poi gialli, poi azzurri e rossi. Il loro aspetto era perfettamente collegabile a quello delle idol del J-pop.
 
La ragazza dai capelli rosa avanzò, guardandosi intorno, ignorando completamente le parsone all’interno della sala.
 
- Dentro è addirittura peggio che all’esterno.- commentò ad alta voce, in un modo talmente snob e da ragazzina smorfiosa che fece venire ad Haruna i nervi a fior di pelle. Poi, abbassò lo sguardo ed fece una smorfia di patetico stupore, facendo finta di essersi appena accorta delle persone di fronte a lei – Gli Young Death! Accidenti quanto tempo!- Quando poi i suoi occhi incontrarono quelli di Haruna, quest’ultima quasi sussultò: c’era qualcosa di malefico, minaccioso ma allo stesso tempo ironico, nel suo sguardo.
 
- Tu devi essere… la frontgirl delle SCANDAL, giusto? – disse, abbozzando un sorriso tutt’altro che amichevole – E sei..?-
 
- Haruna…- rispose la chitarrista, titubante.
 
- Che ci fate qui? – s’intromise seccamente Kiichi, con un tono talmente freddo e minaccioso da far venire la pelle d’oca. Ad Haruna bastò un’occhiata veloce ai suoi amici per capire che nessuno dei ragazzi era felice di vedere quella ridicola e pomposa ragazza.
 
Lei però parve non essere minimamente turbata dal tono di Kiichi, anzi, rispose normalmente: - Che c’è? Non si può nemmeno passare a salutare dei vecchi amici?-
 
- A quest’ora di notte? In un luogo come questo?-
 
- Eravamo in zona, e così…-
 
- Eravate in zona? – s’intromise  Tomomi. Haruna si voltò verso di lei, stupita da quell’intervento. Anche lei le conosceva? – Cosa ci facevate qui a quest’ora? Prestavate dei servizietti a qualche ubriacone?-
 
La ragazze in rosa barcollò un po’ a quella battuta, ma cercò di mantenere il sangue freddo.
 
- La squallida amichetta degli Young Death. Com’è che ti chiami? Tomomi? Non sai che piacere vederti…-
 
- Ehi! Bada a come parli! – le ringhiò contro Taro.
 
- Stai calmino, non sono qui per litigare. Volevo solo avere il piacere di conoscere queste nuove stelle con le quali dovremo suonare, domani sera.-
 
Haruna tremò. Quelle ragazze, che sembravano essere appena uscite dalla peggior grande casa discografica jpop di Tokyo, avrebbero suonato insieme a loro? In un locale come il Namba Hatch?
Anche tutti gli altri sembravano sorpresi quanto lei. Kiichi spalancò occhi e bocca, sorpreso ed inorridito insieme.
 
- Non vorrai dire?-
 
- Esatto, mio caro Kiichi. Suoneremo anche noi, domani sera.-
 
- Ma… ma credevo vi foste sciolte quando la vostra chitarrista aveva lasciato il gruppo. Sarà quasi un anno che non suonate.-
 
- Sono sicura che i nostri fan ci siano rimasti fedeli anche se è passato tutto questo tempo.- poi, maleficamente, abbozzò un sorriso – E poi abbiamo una nuova chitarrista adesso. Molto, molto meglio di quella di prima.-
 
Ci fu un sospiro di stupore generale.
 
- La loro ex chitarrista era ottima – sussurrò Yuki ad Haruna, che a quanto pare era l’unica lì dentro a non sapere di cosa stessero parlando né chi fossero quelle – Com’è possibile che ne abbiano trovata una ancora meglio?-
 
La ragazza in rosa si girò verso le sue compagne : - Avanti! – disse – Presentati ai nostri amici. Non essere timida.-
 
Fu la ragazza dai capelli verdi ad avanzare. Tutto ciò non provocò eventuale stupore, almeno finché non fu sotto una luce più chiara. E tutti la riconobbero.
 
- Misa? – mormorò Mami, la voce strozzata per lo stupore.
 
La sua comparsa ebbe un certo impatto anche in tutti gli altri: Shino si alzò di scatto, lo sguardo pieno di rabbia, Tomomi si coprì la bocca con una mano. Haruna era sempre più confusa.
 
Dio mio. Cosa sta succedendo?
 
La ragazza in verde era più bassa di quella rosa, e a primo impatto sembrava anche più giovane e meno altezzosa, ma il suo sguardo era decisamente più perfido, severo, cupo, senza la minima ombra di sorriso.
 
- Ce ne avete messo di tempo per riconoscermi.- anche la sua voce era tenebrosa, da far venire i brividi. – Mami. Quanto tempo.-
 
Mami non rispose. Deglutì e spalancò ancora di più gli occhi.
 
Quella reazione fece scoppiare dalle risate la ragazza in rosa.
 
- Pensa te che strano! Appena ha saputo che tu avresti suonato al Namba Hatch, ha subito voluto esibirsi assieme a noi. E chissà che non diventi un membro ufficiale del nostro gruppo…-
 
Mami e Misa non smettevano di guardasi; la prima con occhi tristi, lucidi, delusi, e l’altra che non trasudava la minima emozione.
 
- Perché con… loro? – mormorò Mami.
 
- Non ti ho ancora perdonata, Mami.- disse Misa, indurendo ancora di più lo sguardo. – Mi hai lasciata, e io non ti perdonerò mai. Questa sarà la mia vendetta.-
 
A quel punto Haruna capì. Capì perché Mami aveva reagito in quel modo, e capì anche perché Shino fissava Misa con uno sguardo di puro disprezzo e ribrezzo. Le tornarono alla mente le parole che la sua chitarrista le aveva detto giusto poche ore prima:
 
Ero fidanzata con Shino. Ma poi l’ho mollato… per mettermi con una ragazza.
 
Per la prima volta, Mami le parve debole. I suoi occhi diventavano sempre più lucidi, le sue membra iniziavano a tremare. Per un attimo temette che sarebbe caduta a terra. Era chiaro, non riusciva più a reggere quella situazione.
 
- Misa, io…-
 
- Chi è? Chi la troia per cui mi hai mollata? È una di queste qui?-
 
- Non con loro. Con loro no, Misa, ti prego.-
 
- Non mi hai risposto! Parla, lurida zoccola!-
 
- Ehi! – Shino, gridando, si fece avanti e si mise in mezzo alle due ragazze. Fumava di rabbia. Haruna non l’aveva mai visto così furioso. – Rivolgiti a lei ancora in quel modo e te la faccio pagare, hai capito?-
 
Mina alzò un sopracciglio : - Mi stupisce sentirlo dire proprio da te, Shino. Non sei tu quello che è andato a dire così orribili sul suo conto?-
 
Shino digrignò i denti :- Dici che non di non averla perdonata per averti mollato. Bene. Allora io non ho perdonato te per quello che hai fatto a me.-
 
Misa rise : - Shino, Shino caro, io non ti ho fatto nessun torto…-
 
- Mi hai rubato la ragazza. –
 
- Non ho rubato nessuno. Lei ha lasciato te perché preferiva me. Non sai soddisfare le ragazze, Shino? Vuoi che t’insegni io come fare?-
 
- Lurida…-
 
- Adesso basta! – Mami si fece avanti, separando Shino da Misa mettendo un braccio tra loro due.
 
- Lascia perdere, Misa – disse la ragazza in rosa – Risolveremo questa faccenda domani. Sul palco.-
 
Come un docile agnellino, Misa fece dietro-front e tornò al posto dal quale era venuta.
 
- Ormai si è fatto tardi. Dobbiamo scappare. È stato un piacere conoscervi, SCANDAL. –
 
Le ragazze si diressero tutte quante verso l’uscita. Solo la ragazza in rosa esitò qualche secondo
 
- Ah quasi dimenticavo – rivolse uno sguardo ad Haruna – Il mio nome è Sakura. È stato un piacere, Haruna chan! –
 
Prima che le ragazze sparissero completamente dalla loro vista, Haruna riuscì finalmente a dire, in un tono così deciso da farla spaventare da sola : - Piacere mio.-
 
 
 
- Se scopro che le avete invitate voi per farci uno scherzo – sbottò Tomomi, alzandosi in piedi – giuro che vi spacco la faccia uno a uno.-
 
- Timo, non ha senso! – si difese Taro – Perché avremmo dovuto chiamarle? Lo sai benissimo che nemmeno noi le sopportiamo.-
 
- Già – aggiunse Kiichi, con ancora in volto lo sguardo cupo che aveva mantenuto tutto il tempo – In fondo sono state nostri nemiche per tanti anni, sul palco. Chissà come reagirà Mariko quando verrà a saperlo.-
 
- Ragazzi, io non ci ho capito nulla! – finalmente Haruna si fece notare all’interno di quei dialoghi incomprensibili – Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?-
 
- Già, anche io vorrei saperlo.- s’intromise, anche se un po’ titubante, Rina.
 
- Ma Rina, te ne ho parlato un sacco di volte! – disse Shino.
 
All’improvviso, lo sguardo della batterista s’illuminò e oscurò allo stesso tempo : - Vuoi dire…. Le Go!Go!Gurls! ?-
 
- Go!Go!Gurls!?  È questo il loro nome? – commentò Haruna con voce disgustata.
 
Persino il nome trasudava commercialità da tutti i pori. In fondo, se si vuol essere ridicoli è bene esserlo come si deve.
 
- Quando ci eravamo appena formati – iniziò a spiegare Shino – partecipammo a molti contest di band emergenti. Le Go!Go!Gurls! erano tra i nostri, ecco, diciamo avversari. Anche se sarebbe meglio considerarle vere e proprie nemiche.  –
 
- E perché? –
 
- Loro sono uno di quei gruppi che vanno a provare alla Koneko Music
 
Haruna alzò le spalle, confusa :- E… cos’è?-
 
- Dio…- sbuffò Shino, esasperato – Sei qui da due mesi e non ne hai mai sentito parlare? La Koneko Music è una saletta, come questa, e si trova nel centro di Osaka. Diciamo solo che è un po’ diversa da questa sala: molto più moderna, più grande, più lussuosa. Chi va là a provare, di solito è qualcuno con molti, moltissimi soldi. E se hai molti soldi, allora hai anche molti fan. Sai com’è, basta pagare.-
 
- Non ci credo…- Haruna era inorridita.
 
- Credici. Sono le molte le voci che dicono che le Go!Go!Gurls! pagano i loro fan, e che il padre di Sakura costringe in modo vero e proprio i proprietari di grandi locali e bar per lasciarle suonare. Inutile dire che la loro musica va contro tutto quello che è giusto in questo mondo: visual-kei misto al jpop, insomma, uno stile commerciale che tenta di travestirsi da rock. Quelle lì non suonano per divertimento. Vogliono diventare delle idol e basta.-
 
Mentre Shino raccontava, tutti gli altri annuivano con energia e mantenevano sul volto espressioni di fastidio, rabbia e disgusto.
 
- Avevano però un punto forte fondamentale – volle precisare Soma – La chitarrista. Era davvero forte. Quando lei lasciò il gruppo, le Go!Go!Gurls! erano finite. Credevamo di essercene liberati per sempre, ma…-
 
Si fermò. L’attenzione di tutti si spostò su Mami. Aveva ancora lo sguardo basso e incredulo, gli occhi continuavano ad essere lucidi ma ancora non era scoppiata a piangere. Molto probabilmente non era il tipo da piangere in pubblico.
 
- Mami…- Haruna poteva capire benissimo quanto la sua amica si sentisse male. Le dispiaceva moltissimo. Avrebbe voluto tanto abbracciarla e consolarla, ma non era sicura che una come lei avrebbe gradito.
 
Anche Shino la guardava pieno di dispiacere. La sua bocca si muoveva titubante, come se volesse dire qualcosa senza riuscirci. Alla fine, finalmente, parlò : - Come mai hai lasciato Misa? –
 
Mami lo guardò stupita. Non le rivolgeva la parola da un sacco di tempo.
 
- Io…- rispose dubbiosa – Non lo so. Credo che quella per lei sia stata una cotta passeggera, e basta. Dopo un po’ mi sono resa conto di non stare più tanto bene assieme a lei. – sospirò, continuando poi con la foce soffocata dal magone – Non credevo l’avesse presa così male. E poi… addirittura con le Go!Go!Gurls… io…. Non posso crederci, proprio con loro…-
 
Shino abbassò lo sguardo. Poi, goffamente e con gesti tremanti, le appoggiò una mano sulla spalla. Mami sussultò a quel tocco inaspettato.
 
- Posso capire come ti senti – le disse lui, con voce dolce – ma cerca di non pensarci. Ormai con lei è finita, non ti merita.-
 
Mami gli sorrise, poi rispose ridacchiando : - Nemmeno tu mi meritavi.-
 
Anche Shino si lasciò sfuggire una risata : - Sì, sì hai proprio ragione.-
 
- Ehm, ehm – Taro simulò un colpo di tosse – ci siamo anche noi, qui dentro. Ve ne siete dimenticati?-
 
Tutti risero, e Mami e Shino non riuscirono a non arrossire. Il ragazzo tolse immediatamente la mano dalla spalla della chitarrista.
 
- Ragazzi – Tomomi si mise in mezzo a loro, appoggiando un braccio sulle spalle di uno e l’altro sulle spalle dell’altra – credo proprio che voi due dobbiate fare la pace. Non ha più senso fare gli offesi vero?-
 
Mami e Shino si guardarono dolcemente. Annuirono. Sì, quella stupida guerra tra ex, quel fastidio reciproco, doveva finire. L’intervento della spumeggiante bassista causò un applauso generale. Solo Rina non applaudì, ma nessuno se ne accorse.
 
- Bhe – Haruna si stiracchiò – a questo punto, mi pare di capire che ci sia una sola cosa da fare.-
 
- Cioè? – le chiese Taro. Tutti la seguirono con la sguardo mentre spariva all’interno dello sgabuzzino. Quando ritornò, aveva in mano un groviglio di fili di amplificatori.
 
- Mi sembra chiaro. – disse, ammiccando – Suonare.-
 
- Yaaaaay! – Tomomi fece un balzo e si diresse verso il suo basso, per poi metterlo indosso, agile e veloce. Mami fece la stessa cosa con la sua chitarra, forse in modo un po’ meno esuberante.
 
- A quest’ora? – gli Young Death le fissarono a bocca aperta – Ma non avete provato fino adesso?-
 
- Mi pare di capire che anche quei confettini suoneranno domani sera, no? – disse Haruna sistemando il microfono, mentre dietro di lei Rina metteva a posto i piatti alla batteria – Allora diventa una questione personale. Ho davvero intenzione di spaccate i culi, domani.-
 
- Parole sante frontgirl! – Tomomi e Haruna si batterono un pugno. Le ragazze si sentivano piene di entusiasmo ed energia più che mai. Probabilmente, Sakura aveva intenzione di intimorirle e scoraggiarle presentandosi a quell’ora nella loro saletta, ma l’effetto che aveva ottenuto era tutto il contrario. Erano pronte, energiche, con tanta voglia di suonare come non lo erano mai state prima di allora.
 
Haruna avvicinò la bocca al microfono, soffiando per vedere se era acceso. Un fischio fastidioso fuoriuscì dalla cassa.
 
- Buonasera, noi siamo le SCANDAL – disse con voce profonda – I Was Made For Lovin’ You!
 
- One, two , three,  four! -  fece Rina, alzando in aria le bacchette.
 
E di nuovo, fu musica.
   
 
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