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Autore: bulmasanzo    13/10/2015    1 recensioni
Questo è ciò che succede se in una notte d'estate una fanwriter decide di non seguire più la trama.
Extra de: La 'meravigliosa' avventura.
Raccolta di one shot, tutte rigorosamente prive di un finale.
Possibilità di nonsense e di cross over.
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: Cross-over, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo l'abbuffata madornale che ha preteso di farsi, Wario è caduto sotto il tavolo. Sazio, appagato, ubriaco, se ne sta a pancia sotto e con le braccia spalancate come se abbracciasse il pavimento.

L'omaccione russa beato producendo col naso un rumore roco e profondo, ritmico e decisamente sgradevole alle orecchie della principessa Toadstool che lo guarda indignata a braccia incrociate con il disgusto dipinto sul volto. "Possibile che una persona possa far così schifo anche mentre dorme?" pensa "Sta anche sbavando." È come se tutto ciò che ha ingurgitato non gli fosse bastato e sognasse ancora di mangiare.

"Devo liberarmi di questo individuo" decide la fanciulla. Ci ha tentato a fare la brava padroncina di casa che tratta bene anche l'ospite che non si aspettava di ricevere, ma adesso la maschera che ha indossato per tutta la serata le è caduta dal volto e si è rotta in seimila pezzi.

Senza che abbia avuto bisogno di sprecare parole per chiamarla, al suo fianco compare Toadette, la sua dama di compagnia. Anche se il ruolo che ricopre sembra più quello di una balia. Eppure è più grande di lei solo di qualche anno.

"Procurarmi un carretto e chiama qualche servitore per tirare su questo …uomo... e scortarlo fuori dal castello" ordina. La micete si avvia senza far commenti, sorridendo perché ha intuito che 'uomo' non era esattamente la parola che Peach avrebbe inteso usare.

“Che avresti fatto se a comparire nel bel mezzo della festa fosse stato Bowser?”

Peach trasalisce. Più che altro per aver inaspettatamente udito pronunciare di nuovo il nome del re dei Koopa. Si volta verso chi ha parlato e si accorge che si tratta di Wolley, che la guarda da sotto in su con un'espressione curiosa nel visetto carino.

"C'eravate voi a proteggermi" ricorda la ragazza "Non avrei avuto paura."

"Vuoi dire che c'era Mario a proteggerti" sottolinea lui.

Peach fa la faccia sconcertata e non risponde.

"Anche se, secondo me, permettimi..." riprende il boleto sempre in tono tranquillo "Tu saresti stata capace di invitare anche Bowser stesso a cena"

Peach lo guarda, stranita da quella affermazione "Può darsi" concede "Se è vero che si è redento, può anche darsi di sì"

Il fungo giallo annuisce. Poi cambia tono "Ma d'altra parte..." esita.

Peach vuol cambiare argomento, pensare al drago che l'ha rapita la fa sentire a disagio. Non può farci niente, anche se in lui aveva trovato una gentilezza che non si aspettava, ciò che le torna subito in mente sono le catene che le serravano le caviglie, il terrore dovuto alla prospettiva di essere costretta a cambiare aspetto per fargli piacere, la fuga disperata lungo i passaggi segreti del castello guidata dagli unici tre koopolottoli che avevano mostrato l'intenzione di aiutarla, con il calore opprimente, i topi, l'aria viziata che le faceva afflosciare l'acconciatura e appiccicare l'abito alla pelle sudata. Tali ricordi le causano inoltre una sensazione bizzarra e senza senso nello stomaco, è come se si sentisse in colpa per aver incarnato l'oggetto del desiderio che scatenò la sua bramosia.

Wolley le viene più vicino con fare circospetto, serra gli occhietti come se volesse scrutare dentro di lei.

Peach si china dolcemente in avanti per far sì che le proprie orecchie si mettano in linea con le labbra del toad.

Wolley allora le bisbiglia qualcosa che la fa immediatamente arrossire e allontanare di scatto.

"Assolutamente, nel modo più assoluto e risoluto, NO!" protesta "Piantala di fare l'inopportuno!"

Ma Wolley sta ridendo, perché la sua reazione la tradisce e conferma quello che ha appena insinuato.

Torna Toadette, insieme a una squadra di toad che comprende la guardia dai pallini d'argento e quel poveretto che era stato usato a mo' di arma dal fellone, che spingono un carrettino di metallo di quelli che si usano per spostare i vasi delle piante grossi.

I funghi si mettono tutti intorno al corpaccione del grasso minatore addormentato e piegandosi sulle gambe si apprestano a sollevarlo. Non riescono molto bene nell'impresa perché è decisamente troppo pesante, anche se si lavora in gruppo.

Wolley si unisce a loro per dare una mano e Peach ha un attimo di smarrimento nel vedere tante capocce ammucchiate di toad affaccendati. Vedendole dall'alto pare di sbirciare nello sgabuzzino di una palestra pieno di tanti palloni di vari colori, da usare per diverse discipline sportive.

Con qualche sforzo, dopo averlo anche fatto rotolare a terra senza tuttavia svegliarlo, riescono infine a issare Wario e a metterlo sul carrettino. Che si affossa. Mettersi a spingerlo quando c'è su questo enorme peso si rivela anche più arduo.

Con la pazienza, lentamente, lo portano fuori. La principessa accompagna i suoi servitori e Toadette e Wolley all'esterno.

Una volta che l'ingombrante imbucato è stato buttato fuori, la ragazza volge lo sguardo verso il giardino e nota qualcosa che sta sospeso in aria.

È uno di quei cubi tipici del Regno dei Funghi, uno di quelli con il punto interrogativo che contiene quasi sempre qualcosa, e seduto lassopra c'è Mario che contempla il panorama sotto di lui.

Lo vede di spalle, ma le sembra che sia assorto. Si chiede dove si trovi Rosalinda in questo momento, perché non sia seduta accanto a lui. Forse è stato lui a chiederle di restare solo?

Wolley si accorge che lo sta guardando e le dà di gomito, nella gamba ovviamente, dove arriva. Peach sbuffa ma non ha il cuore di prendersela con lui, le fa troppa tenerezza, prende inconsciamente le sue provocazioni come gli scherzi di un bambino.

Ovviamente però -e lei in un certo senso lo sa- Wolley fa sul serio.

La spinge letteralmente verso Mario, esortandola a raggiungerlo.

Peach decide di stare al gioco, per il momento, e di andare a fare questa gran brutta figura. Ma come arrivare fin lassù? Mica è capace di fare salti del genere, non è una jumpwoman, lei.

Le viene una mezza idea. Chiama Toadette e le chiede di portarle Perry. Perry è il suo ombrello, quello che due anni fa si è trovata costretta a usare come arma per accecare Bowser mentre inseguiva lei e Luigi.

Lo hanno ricuperato e riparato per lei dopo la grande lotta.

Adesso lo brandisce, se lo rigira tra le mani indecisa. Gli occhietti neri la guardano "Come posso aiutarti, principessa?” fa l'oggetto servilmente. Sì, ha pure lui una coscienza, quando Peach lo ha scoperto c'è mancato poco che le venisse un coccolone. Ha anche una sua storia, ma Peach non ha avuto ancora la voglia di ascoltarla. Si basa per il momento soltanto sulla sua funzione pratica.

“Se io ora ti apro, puoi farmi fluttuare fino a lì?” chiede indicando il cubo.

"Certamente" risponde Perry con prontezza.

Allora la principessa lo apre, lo indirizza controvento e lascia che la brezza lo gonfi e li sollevi insieme con delicatezza, per farla arrivare da Mario. Per un momento si sente leggera e impalpabile come la piuma delle ali di un angelo.

Non si accorge di aver chiuso gli occhi in uno stato simile all'estasi finché i suoi tacchi non si piantano sul solido legno che ricopre la piccola piattaforma galleggiante nel nulla.

§ Mentre lei si arrovellava per raggiungere questa soluzione, torniamo fuori dal confine del giardino reale, dove Wario si ritrova a faccia in giù sull'erba.

Cerca di rialzarsi con fatica puntando le mani cicciotte al suolo e cercando di tirar su il suo enorme stomaco notevolmente appesantito. Si dà una bella spinta, col risultato che la schiena gli si arcua all'indietro, ma non è abbastanza forte per reggerlo e quindi ricade giù e rimbalza sulla pancia. Gemendo, si gira sottosopra e si mette a sedere.

Un martellante mal di testa e un nauseante mal di pancia lo straziano. "Me la sono voluta io" pensa immediatamente ricordando i recenti eccessi "Però ne è valsa la pena" si mette a sghignazzare. Non mangiava così da anni, non ricorda nemmeno l'ultima volta in cui si è sentito così soddisfatto.

Un'eco risponde alle sue risa, ma è strana, differisce molto dal suo vocione, è maliziosa e sembra che lo derida.

Quando vede di fronte a se un uomo bruttissimo, alto e magro con le braccia incrociate sul petto e un poco rassicurante ghigno sul volto dal profilo affilato che lo fissa, lo scambia per il diavolo venuto a reclamare la sua anima di peccatore. Si impaurisce dunque e strizza gli occhietti porcini per far svanire l'orrenda visione. Ma quando li riapre è ancora lì. Più concreta di prima.

Wario si rialza lentamente, convinto di avere le traveggole.

Il satanasso si arrotola uno dei suoi lunghi baffi a spaghetto sul dito affusolato.

"Mangi ancora a sbafo, non cambi mai, non è vero?” parla all'improvviso.

È soprattutto dalla voce che Wario lo riconosce, per la seconda volta.

"Sei tu, compare" dice incerto, schiarendosi la gola “Che cavolo... ehm, voglio dire, che cazzo ci sei venuto a fare qua?”

"Proprio quello che ti sei immaginato" risponde Waluigi, scoprendo i denti acuminati.

Una risposta senza senso, ma io ve lo già detto che cos'è che Wario aveva immaginato, quindi potete capire lo spavento che si prende al sentire che aveva ragione. Non si dice forse che il diavolo non abbia volto e che, al momento della resa dei conti, assuma le sembianze di coloro ai quali abbiamo fatto del male senza rimorso alcuno nel corso della nostra miserevole vita?

Ma naturalmente Waluigi è proprio lui, non è il diavolo. E si riferiva a qualcos'altro.

"Sono venuto per proporti un accordo"

"Da firmare con il sangue?" pensa Wario, ancora impressionatissimo.

"L'auto dei tuoi sogni" continua il diabolico meccanico, alzando di un'ottava il volume della voce "Costruita personalmente da me, pezzo per pezzo, con tutto il marciume che ho trovato in questo regno dimenticato da tutti, ma rimesso completamente a nuovo!"

"Eh?“ fa Wario, adesso molto confuso.

Non si è quasi reso conto che Waluigi lo ha tirato verso di sé e lo sta portando verso un piccolo spiazzo che può benissimo essere un posteggio.

Ecco che, dietro a un gran muro, compare alla vista un enorme fuoristrada blu con le ruote alte. Superbo, lucido, sembra veramente nuovo di zecca.

"Pneumatici tassellati! Carrozzeria rinforzata! Montato, verniciato e con il motore truccato personalmente da me medesimo, in persona, perfino!" si vanta il diavolaccio "E ti concedo di averlo tutto per te, immediatamente e gratuitamente."

"Certo, come no!" fa Wario "Sono sbronzo e un po' stupido, ma le fregature il mio naso le fiuta da un miglio"

"Il tuo nasaccio ha bisogno di essere riparato, evidentemente" lo sguardo di Waluigi va in fiamme "Posso farlo io, ho l'attrezzo adatto giusto qui, aspetta che lo piglio!"

Mette una mano in tasca, tira fuori un pugno chiuso e lo fracassa senza preavviso sulla faccia di Wario.

Il minatore non se lo aspetta e cade nuovamente giù per terra come un bel sacco di patate.

"Adesso tu te lo prendi questo bel fuoristrada e ti diverti come solo tu sai fare" lo minaccia Waluigi digrignando i denti "C'è già il pieno fatto. È un affare, un'occasione che non ti permetto di non cogliere."

"Io sono sbronzo, ma tu sei stronzo" l'inaspettato atterramento fa comporre a Wario una sorta di assonanza.

Ma quando si vede Waluigi troneggiare su di lui con queste gambe lunghissime e secche che si divaricano e il faccione incattivito e le mani arcuate simili a chele di granchio pronte a pizzicare, il coraggio gli viene meno.

Una delle manacce si apre e un pesante portachiavi gli cade a piombo sul naso, come se già non gli facesse abbastanza male.

Wario emette un grugnito di dolore e si solleva afferrando nel contempo la chiave. La fissa per pochi secondi, poi alza lo sguardo per chiedere a quel diavolaccio di un belzebu che cos'è che si aspetta da lui, ma si accorge che quello è sparito.

Svanito, evaporato nell'aria.

Per qualche minuto resta a fissare il vuoto, chiedendosi se per caso non sia stato tutto frutto della sua immaginazione stimolata dall'alcol eccessivo assunto. Ma la concretezza della chiave nella sua mano e la pesantezza del fuoristrada parcheggiato di fronte a lui tolgono ogni dubbio.

"Beh, in qualche modo devo pur tornare a casa e non mi sento di camminare quando mi sono appesantito così tanto" il pensiero dapprima è lineare, poi si disperde "Dannata Peach, mi ha fatto tutti quei convenevoli... e ti invito, e saziati, e divertiti... che io sono la padrona di casa e te lo permetto... perché sono buona e frigida e inscopabile e piuttosto che dartela... mangia questo... e assaggia quest'altro... e bevi un altro po' di vino e gni e gna... faccio finta che mi stai simpatico per non fare brutta figura... e poi mi doveva presentare tutti i suoi amici e io mi sono già scordato come si chiamano... uno era, mi sembra, Mario, seh e poi? E poi c'erano quei due tappi froci che sicuro che erano froci, si vedeva… La gnocca come si chiamava, Rosamunda? Boh, ma che me ne frega, tanto e che cavolo non riesco nemmeno ad arrabattarmi, son troppo pieno, stronza di una principessa perché non mi hai fermato?!"

Mentre borbottava queste cose si è avvicinato a passi goffi al fuoristrada. Ed è montato su, al posto di guida. Con gesto automatico, la chiave è stata infilata nella toppa. Wario la gira dolcemente come fosse di cristallo e temesse di romperla e ode il rombo complice del motore.

Non dovrebbe guidare in queste condizioni, ma Wario non è mai stato molto propenso ad ascoltare la voce della ragione. Nemmeno quando potrebbe salvare la sua vita, o quella di qualcun altro. §

Ma per il momento, tornando al cubo, vediamo che Peach lo ha trovato sul serio il coraggio di sedersi accanto a Mario, che le ha fatto gentilmente un po' di spazio anche se non ce n'era moltissimo. Si sono dunque dovuti mettere piuttosto vicini, e a Peach non è che dispiaccia.

È iniziata una breve conversazione casuale, quindi Peach si è potuta accorgere che Mario non era rimasto lassù da solo per sua scelta. Rosalinda, le spiega, è dovuta tornare indietro, si scusa per la fretta che ha avuto, ma anzi è già abbastanza che sia riuscita a presenziare alla festa. Pare ci sia una stella che "sta per fare il tempo", con questa espressione Mario si è riferito a uno Sfavillotto che si tramuta in un astro, o in un pianeta, a tutti gli effetti, e Rosalinda avrebbe il compito di assisterlo.

A Peach, a dire la verità, non dispiace che la musa di Mario sia andata via, ma siccome non lo vede poi così triste per questo, vuole una prova definitiva che tra loro due non potrà mai esserci nient'altro che una buona amicizia.

"Che rapporto hai con lei?" le sfugge, prima di mordersi l'interno della bocca. Sta già preparandosi agli elogi infiniti che Mario è solito riservare quando si riferisce al suo unico amore, ma inaspettatamente lo vede sospirare.

"È un rapporto strano" ammette "Lei a volte è così impenetrabile che non capisco se..." si blocca.

A Peach batte fortissimo il cuore. Non osa chiedergli di continuare.

Ma lui riprende da sé dopo pochi secondi "Non frainterdermi, Rosie è perfetta, io la amo e anche lei dimostra di amarmi, siamo completamente sinceri l'uno con l'altra, il che è importantissimo, ma a volte ho l'impressione che possa tirar fuori le ali e volare via, non so se mi spiego."

"No" fa Peach. Nella sua mente turbinano un sacco di cattiverie che la sorprendono con la loro ferocia. Le scaccia una per una. Io ti darei tutta la sicurezza del mondo e anche di più, se solo mi lasciassi entrare nel tuo piccolo cuore coraggioso.

Mio eroe. Mio umile principe senza una corona.

Peach è disgustata da se stessa. Dalla sua incapacità di andare avanti dopo tutto questo tempo.

Rosalinda è evidentemente una creatura eterea e incomprensibile anche per chi le vive accanto. Non deve essere così facile.

Ma gioirne è un errore. Provare risentimento verso di lei è un errore. Peach lo capisce in un tremendissimo attimo in cui ottiene anche tutte le risposte alle sue inespresse domande.

C'è un momento indescrivibile in cui Mario la guarda con aria smarrita nel profondo del blu degli occhi e lei si vede riflessa nella superficie del blu dei suoi.

Peach si impone di calmarsi, regolarizzando il respiro e il battito del cuore. Stringe i pugni nel tentativo di ridurre l'afflusso di sangue alle gote.

Non si rende quasi conto di quello che fa. Le sue mani sembrano agire per conto proprio, vogliono solo rassicurare, vogliono mostrare conforto. Cercano la schiena di Mario, la circondano incontrandosi poi tra di loro. Succede automaticamente, sconsideratamente.

Non c'è nessuna traccia di malizia nell'abbraccio, né nel tocco lieve delle labbra di lei sui capelli di lui.

Mario risponde, e Peach può sentire con chiarezza il bisogno che lui ha di quel contatto. Sente il cuore di lui contro il proprio. E nessun disagio.

Peach ha un pensiero, che non è uno di quelli falsi, ingannevoli, dettati dal momento, ma uno autentico.

Il suo pensiero è quello di essere fortunata di poter essere lei quell'amica sulla quale Mario può contare senza che la loro relazione si trasformi in qualcosa di forzatamente romantico.

È precisamente questo il momento in cui Peach sente di averlo lasciato andare per sempre.

L'abbraccio si scioglie e Mario la ringrazia.

"Dovresti tornare da lei" dice la principessa "Per aiutarla"

Mario storce il labbro, facendo così muovere buffamente il baffetto "Non c'è bisogno. Se la sa cavare. E poi è più esperta di me, lo fa da molto più tempo" sorride "Mi ha autorizzato a restare e divertirmi un altro po'. Praticamente non mi vuole tra i piedi."

Peach ride a quest'ultima battuta, poi solleva la testa e la inclina da un lato buttando indietro i capelli "Haru ha detto che ci sarebbero stati i fuochi d'artificio. Credo che questo punto in cui stiamo adesso sia perfetto per goderceli. Dobbiamo aspettare solo che comincino."

"Gli altri dove sono? Se li perderanno." si premura Mario.

"Saranno in giro" risponde Peach stringendosi nelle spalle.

Iniziano a scrutare intorno a loro per vedere se li trovano.

Sono appunto sparsi in giro, persi tra tutti gli altri invitati che non avevamo nominato, le principesse degli altri regni e plebaglia varia.

Trovano Yvan e Wolley, i due funghetti hanno steso un telo sull'erba su cui si sono sdraiati assieme. Anche loro hanno saputo dell'imminente spettacolo e nell'attesa stanno lì a chiacchierare e ogni tanto a baciarsi. Peach distoglie lo sguardo, deve ricordarsi di ringraziare l'adorabile Wolley più tardi per averla spinta a guardare in faccia la verità. Adesso capisce.

Poco distante vedono anche Yoshi e Daisy. Sono in mezzo a un gruppetto chiassoso, lei ride e sembra a suo agio con tutti. C'è pure Haru là in mezzo, questa è una piacevole sorpresa per Peach che lo credeva meno propenso a stare con i popolani.

L'unico che non riescono a vedere è Luigi, ma lo spettacolo pirotecnico incomincia e allora lasciano perdere le ricerche e si godono le luci colorate che incendiano il cielo.

Le stesse luci che esplodono di fronte agli occhi di un Wario che non dovrebbe trovarsi alla guida di un fuoristrada irregolare, luci che si rifrangono sul parabrezza argenteo, che lo accecano e che lo fanno confondere e sbandare e finire fuori strada. Il motore sbuffa e scoppietta per poi dare in un singulto che echeggia in modo terrificante.

Wario crede di essersela cavata quando accade.

C'è un impatto che fa sobbalzare le ruote.

Cieco e ancora troppo ubriaco per capirci qualcosa, tenta una frenata inutile e lunghissima.

Per un intero minuto, però, vede soltanto buio.

In quei momenti, Mario abbassa gli occhi perché gli è sembrato di sentire uno schianto. Non può dirlo per certo, visto il fracasso dei fuochi, ma di sotto vede, nel lampo, Daisy che ha drizzato la testa, come se lo avesse percepito pure lei.

"Hai sentito?“ chiede a Peach, ma lei lo guarda confusa. "Prestami quello" Si affretta indicando Perry. Lei glielo porge, lui lo apre e si butta dal cubo usandolo per planare a terra, lasciando la principessa da sola a chiedersi come farà a scendere.

Appena raggiunto il suolo, Mario getta via Perry senza pensarci e corre nella direzione da cui gli è sembrato di sentire quello strano rumore e si accorge che anche Daisy lo sta facendo, ma lei è molto più avanti di lui e anche molto più svelta, le sue gambe dopotutto sono più lunghe e atletiche.

Mario si sente in affanno senza sapere perché. Ha un presentimento niente affatto buono, la sensazione che arriverà troppo tardi per evitare una catastrofe.

Intanto Wario sta cercando di scorgere qualcosa di definito attraverso la nebbia che ha negli occhi. Si ritrova, attonito e confuso, a fissare le proprie magnotte inguantate, strette sul volante. Buchi sulle nocche, si intravede il pallore spaventoso della pelle.

Nel cervello ha un ronzio continuo, monotono, ipnotico.

C'è del fumo, è l'abitacolo dell'auto a essere invaso da un fumo nero, così denso e tossico, che sta lentamente infiltrandosi nei suoi polmoni.

Non riesce a respirare bene, Wario. Si costringe a sollevare le palpebre dagli occhietti porcini per visualizzare il terribile spettacolo allestito apposta per lui.

No, ti prego, pensa. Non ho nessuna intenzione di vedere fin dove mi ha portato la mia stupidità.

Wario sa di non essere molto intelligente. Ed è strano, esserne consapevole. Di solito chi riconosce di esserlo non è poi così tonto.

Gli occhi riescono ad aprirsi, ma per restare sbarrati ci vorrebbero gli spilli.

Cascate di umori liquidi simili a lacrime scorrono senza sosta, ma non sono lacrime, Wario non sta piangendo.

Lo sguardo si leva. Un lampo, il vetro è macchiato di rosso rubino che si spande. Non regge, stringe ancora gli occhi.

Wario non è una persona religiosa, ma si accorge che sta pregando. Fa' che non abbia ucciso nessuno, ripete mentalmente. Fa' che sia un cane. Fa' che non sia una persona.

Riapre gli occhi.

Inesorabile, sbeffeggiante, irrisoria. La macchia di sangue umano è ancora lì e si sta allargando.

“Restringiti!” sibila Wario tra i denti, mentre sente il proprio sangue che gli cola tra le gengive.

Ma quella s'è tappata le orecchie, gli fa marameo non ti sento.

La mano di Wario si spiccica dal volante e scatta seccamente verso la portiera. La maniglietta si abbassa.

Il corpaccione grasso si impegna nella battaglia per uscir fuori.

Lo sportello si è deformato. Non sarebbe facile nemmeno per una persona di corporatura esile passarci attraverso.

Wario si immagina di essere leggiadro come una ballerina. Ma gli viene in mente l'ippopotamo col tutú della Disney.

Il culone riesce finalmente a sfilarsi dalle lamiere. Sono libero, grida in silenzio.

E poi vede la mano inerme che spunta da sotto la macchina e ha uno spaventoso quadro della situazione.

Lo ha preso in pieno, lo ha trascinato per qualche metro, si è schiantato contro il muro e l'urto ha mandato in cocci la sua sanità mentale.

La sente letteralmente giacere sul fondo della sua mente. Una spazzata e la si può pure gettare in discarica.

Sapevo che prima o dopo avrei fatto una cazzata come questa, si rimprovera, rassegnato. Non ha da incolpare nessuno se non se stesso.

Si china sulle ginocchia, piegandole come se stesse facendo squat. Torce il forte collo per guardare lo scempio, i resti del poverino che è finito sotto le ruote.

Grazie al cielo il corpo è ancora tutto intero. Ma la parte inferiore è piena di sangue, un arto è piegato a una angolatura strana. Probabilmente lo ha gettato a terra salendogli sopra la gamba e schiacciandogliela. Non vuole descrivere altro perché le sue budella si attorcigliano.

E i dieci panini del pranzo e tutto il resto che ha ingurgitato durante il suo giorno da maiale minaccia di tornare a imbrattargli le scarpe.

Ma lo stomaco di Wario è forte.

Con un movimento quasi meccanico, l'omaccione sfila il corpo del giovane da sotto le lamiere, con la delicatezza massima che riesce a raggiungere.

Lo sente boccheggiare, ringrazia il cielo che sia ancora vivo. Ma non è conciato benissimo.

"Resisti.” gli ordina “Non è niente, è solo la gamba. Non è niente." ripete " Vedrai che non è niente. Ti porto immediatamente in ospedale e vedi che te la aggiustano."

Lo sente che si abbandona tra le sue braccia. Lo regge mentre si accascia.

Lo scuote "Non svenire, resta cosciente!" gli urla, terrificato, tormentato dal senso di colpa. Non morire, non morire, non morire. Dio, ti prego non farlo morire.

Ma lo vede che tiene aperti a fatica gli occhi, celeste iniettato di rosso, lo sente gemere, lamentarsi. Se lo sente mancare, è come se quel corpo martoriato diventasse di colpo super leggero.

Poi ode un urlo alle proprie spalle.

Si volta, pieno di spavento, e vede una donna scarmigliata in piedi dietro di loro. È Daisy, Wario non ricorda il suo nome ma la sua faccia sì, anche se in questo momento essa è lo stravolgimento e l'incredulità assoluti, occhi sgranati e pieni di orrore, pupilla ristretta, narici dilatate, bocca ancora aperta. Un dito si solleva, accusatore. Si indirizza su di lui.

Non aspetta che gli si dia dell'assassino, Wario. Appoggia il ragazzo per terra. Scappa.

Per essere così grasso, l'agitazione gli ha messo le ali ai piedi. Sta correndo più veloce che può.

Le urla della ragazza sembra che lo inseguano.

Ma è solo l'illusione del momento, perché in realtà lei non gli corre affatto dietro, non lo farebbe, non quando c'è evidentemente un affare molto più urgente di cui occuparsi, sarebbe la cosa meno intelligente da fare.

Mentre lui se la batte, da vero vigliacco qual è, Daisy s'è inginocchiata e sta cercando disperatamente di prestare soccorso a suo marito che ha il ginocchio schiacciato dalle ruote.

Luigi si scuote leggermente al suono della sua voce. Riapre gli occhi, la riconosce e, prima di perdere coscienza, riesce a sorriderle, un sorriso che a Daisy spezza letteralmente il cuore.

Quando Mario sopraggiunge si trova ad affrontare una doppia emergenza. Un fratello ferito e una cognata che strilla, sconvolta. A dire il vero la situazione più grave sembra quella che ha inciso meno.

Poi, molto tempo dopo, quando si risveglia dall'anestesia, dopo aver subito un'operazione al ginocchio che è durata circa due ore, ma che grazie all'introvabile moderna medicina a base di estratto di funghi verdi è riuscita alla perfezione, e grazie a Dio siamo nel mondo in cui essa esiste, la prima persona che Luigi cerca è appunto Daisy.

Ha lo sguardo dapprima annebbiato, ma la individua subito quando gli diventa più limpido. E nonostante il dolore lacerante alla gamba e anche quello pungente alla testa fasciata -perché nella caduta l'ha battuta al suolo- la nausea e la sensazione di dover essere morto, si sente grato di averla trovata accanto a lui.

Lei infatti è seduta su una sedia dall'aria scomodissima di lato al suo letto, che sonnecchia. Ha le guance scavate dalle lacrime e un poco macchiate di mascara colato, quel minimo che si era messa sul viso per la serata.

Non riesce a parlare, Luigi, è ancora intontito e vorrei vedere se non lo fosse, e nemmeno vuole disturbarla, sembra distrutta e bisognosa di sonno, così si limita a guardarla finché non si riaddormenta, sicuro di ritrovarla lì quando si desterà di nuovo.

Ma invece, sente una manona enorme che gli si posa sulla spalla, gli va sotto e lo solleva.

Si sente strappar via dal letto con una certa violenza, quasi gli gira la testa per la velocità con cui viene tirato su.

Sente che gli sfilano l'ago della flebo dall'incavo del gomito.

Qualcuno lo sta tenendo in braccio, qualcuno di grande e grosso. Riesce solo a intravvederlo.

È Wario, ma Luigi non lo sa. Non lo riconosce nemmeno, tanto meno come quello che lo ha investito.

Si sente incredibilmente protetto tra le sue braccia. Non avverte nessunissima minaccia nei propri confronti.

"Ciao" riesce a balbettare debolmente, guardandolo da sotto.

"Perdonami, ho fatto una cosa terribile. Ma mi farò perdonare. Mi prenderò cura di te." dice Wario, addolcendo la sua voce cavernosa.

E Luigi gli crede, non dubita nemmeno per un attimo che lo farà.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Note d'autrice: secoli dopo la doctoressa ha trovato un minuto per postare il capitolo. Scusate se ci ho messo tanto, ma in questi mesi sono cambiate così tante cose e domani mi devo svegliare alle sei, perciò se ci sono errori fatemeli notare, ma non mi massacrate, please. thanks for your patience!

  
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