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Autore: Shainareth    13/10/2015    3 recensioni
Semplice raccolta di flashfic e one-shot, senza pretese e di genere vario, incentrate soprattutto sui personaggi di B.B./Beast Boy e Corvina/Raven. Diversi cenni (e non solo) anche alla RobStar. Rating in aggiornamento.
01. Fuochi d'artificio
02. San Valentino 01
03. Pioggia
04. Tepore
05. Mostro
06. Complici
07. Pubertà
08. Incubi
09. Beghe amorose
10. San Valentino 02
11. Cambiamenti
12. Bluff
13. Body Killer
14. Prime volte
15. Waffles and Song
16. Rassicurazioni
17. Amore a prima vista
18. Verde
19. Obbligo o verità?
20. Romeo e Giulietta
21. Diritti
22. Vischio
23. Sogni
24. Predizione
25. Sbronza
26. Equivoci
27. Curriculum
28. Bacio
29. Silenzi
30. Magia
31. Gusti
32. Amuleto
33. Soli
34. Coniugi
35. Puppy eyes
36. Empatia
37. Orgoglio
38. San Valentino 03
39. Serie TV
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BEGHE AMOROSE




«Titans, abbiamo una traccia di Killer Moth.»
   Fu così che esordì Robin, entrando nella sala principale della Torre. Raven alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, accoccolata in un angolo del divano, mentre Cyborg e Beast Boy continuarono a tenere gli occhi fissi sul grosso schermo per via del videogioco a cui si stavano sfidando accanitamente da un pezzo. «Dacci solo un minuto», disse il primo, premendo con foga i pulsanti del controller. «Distruggo questa mezzacalzetta e avrai tutta la mia attenzione.»
   Il mutaforma s’indignò non poco. «Chi sarebbe la mezzacalzetta?!» sbottò difatti, digrignando le zanne. «Ti farò rimangiare quello che hai detto con una combo sensazionale! Guarda e impara, pivello!»
   «Ragazzi!» cercò di richiamarli all’ordine Robin, senza tuttavia riuscire ad ottenere il risultato sperato. Anche e soprattutto perché alle loro esclamazioni goliardiche si unì presto il trillo gioioso con cui Starfire fece irruzione nella stanza, precipitandosi in volo verso l’amato con le braccia protese in avanti. Vi si gettò su, arpionandolo a tutta velocità per il collo e facendolo crollare a terra con un tonfo sonoro, a cui si accompagnò un grido di dolore del povero ragazzo.
   «Oh, Robin!» iniziò lei, sedendosi sui talloni e fissandolo con gli occhi pieni di luccicante gioia. «Ho appena scoperto che al cinema stanno dando un film che muoio dalla voglia di vedere con te!» spiegò tutta eccitata, ignorando il modo goffo in cui lui stava cercando di riconquistare una posizione dignitosa.
   «Serve una mano?» s’interessò di sapere Raven, tanto per scrupolo di coscienza.
   La sua voce fu sovrastata da quella della compagna, che tornò a cinguettare: «Ci andiamo stasera? Eh?»
   «Ah… ehm…» prese a balbettare Robin, riuscendo infine a mettersi seduto per terra e a massaggiarsi la nuca che aveva battuto nella caduta. «Veramente avevo altri programmi, per stasera…»
   Gli occhi verdi di Starfire cominciarono a brillare minacciosamente. «Stai dicendo che devi andare al cinema con un’altra ragazza?»
   «Cos…?» annaspò l’altro, preso del tutto in contropiede da quell’accusa immotivata. «No, io…»
   «E scommetto che l’altra ragazza si chiama Kitten, vero?!» starnazzò ancora lei, facendolo sudare freddo per il modo aggressivo con cui lo afferrò per la maglia.
   «N-No!» gracchiò Robin, cercando, invano, di farla ragionare. «Come ti salta in testa che i…»
   Le sue parole furono interrotte dal ruggito di rabbia dell’aliena. «Guarda che li ho visti, sul tuo computer, tutti quei file aperti riguardo lei e suo padre! Credi che sia stupida?!» Ormai preda della propria fantasiosa gelosia, scaraventò il poveretto dall’altra parte della stanza e, bisognosa di sfogarsi, iniziò a sparare raggi laser dagli occhi, mandando in frantumi una lampada, il forno a microonde e, peggio ancora, l’enorme schermo al plasma che fungeva da monitor e TV.
   Lì per lì nessuno osò fiatare per evitare di essere coinvolto nella sua furia, ma dopo che Starfire urlò qualcosa di incomprensibile nella propria lingua natia e fuggì dalla stanza, anche gli altri si sentirono liberi di battere almeno le palpebre. Il primo a muoversi fu Cyborg, che venne fuori da dietro lo schienale del divano, oltre il quale si era rifugiato per evitare di essere incenerito dalla compagna. «Porca miseria…» mormorò, osservando con sguardo affranto la TV rotta. «Non potremo finire la nostra partita, mi sa.»
   «Chissenefrega della partita!» esalò Beast Boy, sbucando da sotto al mantello di Raven, suo momentaneo nascondiglio, dal momento che la maga aveva prontamente eretto una barriera protettiva attorno a sé quando Starfire aveva iniziato a dare di matto. «Stavamo per lasciarci le penne!»
   «Robin, sei tutto intero?» si preoccupò Raven, dando uno sguardo nel punto in cui era stato lanciato il poveretto, che riuscì a trovare la forza di sollevare un braccio per aria per assicurare di essere perlomeno ancora in vita.
   «Che cavolo le è preso?» borbottò Beast Boy, accigliato per essere stato quasi coinvolto in un’insensata scenata di gelosia. Robin non aveva forse negato di avere un appuntamento con Kitten? Allora perché Star era comunque andata su tutte le furie?
   «Avrà le sue cose», ipotizzò Cyborg, facendo spallucce ma continuando a contemplare i resti fumanti del megaschermo. «Questo mi sa che non riuscirò ad aggiustarlo facilmente…» borbottò poi, facendosi pensieroso.
   «Robin», riprese l’altro, sbirciando anche lui nella direzione dell’amico, «forse dovresti andare a parlarle.»
   Sia pure a fatica, il giovane fece finalmente capolino da dietro ai banconi dell’angolo della cucina, sollevandosi sulle braccia. «Non credo che servirebbe…» ansimò tra un colpo di tosse e l’altro. «Al momento è troppo nervosa per farla ragionare… Qualunque cosa le dicessi, la traviserebbe come ha già fatto.»
   «Ma non puoi neanche lasciare le cose così come sono», obiettò Beast Boy, che di scuse se ne intendeva, soprattutto perché, da quando si erano conosciuti, ne aveva snocciolate almeno un centinaio alla compagna che gli era seduta accanto.
   Forse seccato per quanto accaduto, Robin non riuscì a controllare la propria pazienza. «Scusa, B.B., ma non accetto consigli da chi non ha mai nemmeno baciato una ragazza.»
   Colpito nell’orgoglio, quello scattò in ginocchio sul divano e si sporse dallo schienale. «Puoi scommetterci che l’ho fatto, amico!»
   Udendo ciò, Cyborg si riscosse dal proprio lutto elettronico e lo fissò con stupore. «Terra?»
   «Uh… no», balbettò Beast Boy, occhieggiando con imbarazzo verso la maga che, con elegante nonchalance, si rifugiò all’istante dietro al proprio libro.
   L’altro rimase per un attimo senza parole, ma poi, intuendo la verità, sorrise incredulo. «Nah… Davvero?»
   Il mutaforma tornò a sedersi scompostamente e prese a massaggiarsi la nuca con fare distratto. «Beh, sai…» iniziò, non nascondendo una certa vergogna per quella confessione, «a Natale Star aveva appeso per casa tanto di quel vischio…»
   Cyborg iniziò a sghignazzare e allungò un braccio per scippare il libro dalle mani di Raven. «Come la mettiamo, ora?» volle sapere, con evidente aria da sfottò dipinta in volto.
   Rossa per l’imbarazzo, lei cercò inutilmente di riprendersi il volume. «È stato solo un momento di debolezza», chiarì fra i denti. «E tu», riprese poi, piantando un dito accusatorio contro la spalla di Beast Boy, che subito cercò di indietreggiare sul divano, «avevi promesso che non lo avresti detto a nessuno!»
   «No, aspetta!» protestò vivacemente. «Avevo promesso di non parlare di quello di Capodanno!»
   «Beast Boy!» urlò la ragazza, fumando rabbia – e potere demoniaco.
   Resosi conto di aver parlato troppo come al solito, quello si portò una mano davanti alla bocca. «Scusa…» farfugliò poi, mortificato.
   Cyborg rise più di prima. «Un altro momento di debolezza?» chiese, stuzzicando ancora i nervi di Raven.
   «Zitto!»
   «Di questo passo, non oso immaginare cos’abbiate combinato a San Valentino…»
   «Pensa agli affari tuoi!» ruggì la maga, strappandogli di mano il libro e colpendolo sul braccio per farlo smettere di sogghignare come un idiota.
   Il teatrino fu interrotto dal suono della porta automatica, che si aprì e rivelò un nuovo ingresso di Starfire nella stanza. Stavolta era ritta sulle gambe e se ne stava con lo sguardo basso e il musino all’ingiù. Nel silenzio che era calato tutt’intorno, si diresse con passo mogio verso Robin e si fermò davanti a lui con aria affranta. «Mi… dispiace per prima…» biascicò, la voce malferma. «Non appena mi sono allontanata, mi si è schiarito il cervello e mi sono resa conto che forse quei file li avevi aperti per un altro motivo… Erano questi i programmi che avevi in mente per stasera?» domandò, fissando il giovane da sotto in su. «Cercare di capire se Killer Moth sta escogitando qualcosa di losco?»
   «In effetti il dubbio ce l’ho», ammise Robin, il cui malumore sembrava essersi volatilizzato non appena aveva capito che Starfire si era pentita di aver agito in modo esagerato.
   «Sono proprio…» La ragazza cercò di trovare un termine terrestre che potesse descriverla, ma fallì e si arrese a pronunciarlo in tamariano. «È che a volte, specie quando si tratta di te, mi comporto in maniera strana…»
   «Almeno a te capita solo di tanto in tanto…» commentò a mezza voce Beast Boy, sbirciando in direzione di Raven, che subito assottigliò le palpebre per lanciargli uno sguardo omicida.
   «Vuoi baciare il tuo stesso fondoschiena, il prossimo Natale?»
   Stufo di quell’ostilità senza senso, il mutaforma sbuffò. «Il punto è proprio questo», le disse, fissandola dritta negli occhi. «Perché dovremmo aspettare Natale?!»
   «Vuoi che ti spezzi la schiena subito?» ribatté lei, trovando oltremodo fuori luogo che lui cercasse di chiarire il loro rapporto davanti a tutti gli altri.
   Beast Boy grugnì. «Non era proprio quello che avevo in mente…»
   «Star…» aveva ripreso a parlare Robin, intanto. «Non preoccuparti, non sono arrabbiato con te.»
   L’aliena tornò ad illuminarsi di gioia. «Sul serio?» Lui annuì, facendole dono di un sorriso affettuoso, e lei gli gettò di nuovo le braccia al collo, cercando questa volta di non rompergli alcun osso o organo vitale.
   «Ecco», ricominciò Beast Boy, sempre più imbronciato per via della propria sfortuna. «Non potresti prendere esempio?» propose alla maga con sguardo supplice. «Almeno ogni tanto…»
   Facendo la gnorri e riprendendo finalmente a leggere, Raven fu lapidaria. «Non credo che a Starfire farebbe piacere se abbracciassi Robin in quel modo.»
   «Non farebbe piacere neanche a me, se è per questo», sbottò il mutaforma, stizzito per la sua mancanza di sensibilità.
   «A ben pensarci», osservò a quel punto Cyborg, asciugandosi una lacrima dovuta al troppo ridere, «chi ha bisogno della TV? Voi quattro siete molto più divertenti.»












Ho scoperto che mi sfizia da morire scrivere di questi cinque idioti. Detto col cuore, eh. ♥
Buona giornata a tutti e a domani con l'aggiornamento di Futuro!
Shainareth





  
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