Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: KathR    13/10/2015    2 recensioni
Mi sono sempre chiesta come mai una delle mie OTP (Jenny e Nate) non sia stata presa in considerazione dagli autori nel gran finale, così eccomi qua. Che cosa succederebbe se Jenny tornasse a New York e rincontrasse Nate? E se entrambi fossero single e la fiammella che si era accesa anni prima non si fosse mai del tutto spenta?
Dal testo:
"Vi ricordate la piccola J di Brooklyn? Quella che voleva a tutti i costi diventare ciò che non era? Quella dei complotti e degli intrighi? Quella in eterna lotta con Blair Waldorf? Beh, quella Jenny non esiste più! Ho ventiquattro anni, ho un nuovo lavoro e con l’anticipo sulla mia futura collezione autunno-inverno ho pagato l’affitto di un delizioso appartamento a Park Avenue. La piccola J ha lasciato il posto a Jennifer Humphrey, donna in carriera.. Credo che questo nuovo inizio mi piaccia!"
Enjoy :)
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Jenny Humphrey/Nate Archibald
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 
When blue-blood meets Brooklyn







-Per me uova al bacon e una tazza di caffè.
-Per me invece, pancakes ai frutti di bosco e un latte di soia macchiato, grazie.
Erik mi guarda, interrogativo.
-Pancakes? Rufus sa che adesso mangi P-A-N-C-A-K-E-S??-Scrollo la testa, fingendo un’espressione inorridita.
-Per l’amor del cielo, sei impazzito?? Se mio padre sapesse che ho sostituito i suoi meravigliosi Waffle con un incrocio fra, e qui cito, ‘una mezza crepes e una sorta di focaccina insipida’, credo che mi chiuderebbe in casa a rimpiangere questa scelta.
-Magari ha tutto questo odio verso i pancakes perchè non sa cucinarli…- Ci guardiamo un secondo, poi scoppiamo a ridere. Se mi chiedessero che cosa mi sia davvero mancato di New York in questi anni, risponderei sicuramente Eric. Si, è vero, in passato abbiamo avuto molti alti e bassi, spesso mi sono comportata da vera stronza con lui, ma è anche vero che è l’unico che mi conosce davvero. Quando tutto andava male, lui era lì per me, mi ha sempre perdonata, anche quando non lo meritavo.

Sono in città da qualche settimana ormai, eppure questa è la prima volta che riusciamo a vederci. Si, eravamo insieme al matrimonio di Serena e Dan, ma non abbiamo potuto parlare poi molto, così ieri, dopo un’estenuante giornata con Blair a revisionare i miei bozzetti, ho chiamato Eric per chiedergli di fare colazione insieme ed eccoci qua.
-Allora, raccontami di Londra, com’è?
-Piovosa…- commento con uno sbuffo, notando come la sua espressione sia delusa dalla mia battuta. –Okay Eric, cosa vuoi sapere veramente??- lo guardo, appoggiando al tavolo le braccia incrociate.
-Voglio sapere se hai infranto qualche cuore, se nelle piovose notti londinesi hai permesso a qualche bel britannico di scaldarti il letto!- la sua voce è piuttosto alta e mi va di traverso il mio latte che poco prima la cameriera ha servito.
-Eric!!- lo rimprovero, lanciandogli addosso il tovagliolo.
-Cosa?! Hai 24 anni, sei una donna in carriera e sei uno schianto da quando hai deciso di ripulirti, molto meglio, fra parentesi.
Lo guardo di nuovo, con gli occhi più sbarrati di prima, da quando Eric è diventato così esplicito? Divertita alzo le mani, in segno di resa.
-Va bene, ammetto che lo stile gotico non si addiceva propriamente alla mia figura, soprattutto il trucco, ma ehi, avevo 17 anni! E poi ti ricordo che quando ci siamo conosciuti avevi i colpi di sole… biondo platino!

Appoggio le spalle allo schienale della sedia, schioccando le dita. Un secondo dopo scoppiamo entrambi in una grossa risata, che viene interrotta dall’arrivo delle nostre ordinazioni. Con le lacrime agli occhi, cominciamo a mangiare.
-Dai, Jenny, davvero mi vuoi dire che non hai incontrato nessuno in tutto questo tempo?
Lo guardo, quasi dispiaciuta per la risposta che sto per dargli. Eric si aspetta una storia succulenta, o magari la più melensa e dolce delle romanticherie, ma non avrà niente di tutto ciò.
-Nessuno che valga la pena ricordare.- sorrido, una specie di sorriso di scuse, e torno ai miei pancakes.
E’ strano come la mente faccia certe associazioni alle volte, ma in quel preciso istante, mentre la mia forchetta ha appena infilzato un mirtillo, mi viene in mente Nate. “Ti va di andare a bere qualcosa sabato?”… “Aspetto che mi chiami”… E’ come se una secchiata di acqua gelida mi si rovesciasse addosso. Perché diavolo mi è venuto in mente di cambiare numero quando sono andata in Europa? Si, allora sembrava un’ottima idea, chiudere i ponti col passato definitivamente, essere lontana da tutto e per davvero, ma adesso mi sembra la cosa più stupida del mondo. Si perché se non lo avessi fatto, adesso sarei già stata invitata ad uscire e la mia unica preoccupazione sarebbe che cosa indossare. Dio, ma perché mai ieri al parco, Nate non mi ha chiesto il mio nuovo numero?? Sarebbe stato tutto più facile! Dannati maschi!!

-Tutto a posto?- chiede Eric, si vede che ho una faccia strana. Penso un attimo di dire sì, di far finta di niente e di rimandare il problema almeno fino all’ora di pranzo. Ma chi voglio prendere in giro? Sono abbastanza grande per ammettere che non sono assolutamente in grado di gestire una situazione del genere da sola, che mi roderei l’anima fino in fondo e che alla fine non combinerei nulla. Perciò decido di dirglielo, e chissene frega di quanto potrà essere imbarazzante.

-A dire la verità… No..- Eric rimane in silenzio, invitandomi a continuare. Così caccio fuori tutto: il mio incontro con Nate al matrimonio, la nostra chiacchierata, l’incontro di ieri, la sua richiesta di chiamarlo. Tutto, senza freno, senza riprendere fiato. Tiro un lungo sospiro alla fine del mio monologo e guardo Eric, che mi sta fissando intensamente, senza lasciar trapelare niente dalla sua espressione. Passano due minuti buoni, dopo di che non ce la faccio più.

-Dai, cosa hai da dire?

-Dico che era ora!- ed è tutto quello che non mi aspettavo. Mi aspettavo qualche parolaccia, qualche “non impari mai”, qualche rimprovero, che mi prendesse il cellulare e bloccasse il suo numero, cose così. Sbalordita chiedo spiegazioni.

-Si, mia cara, era ora. Sono anni che voi due vi sfiorate senza mai davvero toccarvi. Vi ha diviso di tutto: circostanze, persone, alla fine un continente. Eppure appena vi rivedete non potete fare a meno di cercarvi, perché è questo che non avete mai smesso di fare. Prova a fare in modo che vi troviate una volta per tutte, almeno capirai com’è e a quel punto deciderai se ne vale la pena.
Ha ragione, santo cielo ha proprio ragione! Ho sempre avuto un debole per lui, mi è sempre piaciuto, a tratti sono anche stata innamorata di lui, ma non siamo mai stati davvero insieme. Tutto ci separava: la mia età, Brooklyn, la sua ragazza di turno, le mie cazzate, Gossip Girl… Non è forse questo il motivo per cui me ne sono andata? Per evitare di finire definitivamente sotto un treno e morire dentro? Ma adesso che è tutto finito, adesso che ho una seconda chance, per quale motivo dovrei sprecarla? Non sono più la persona che ha lasciato New York otto anni fa, non voglio passare la vita a chiedermi come sarebbe stato.

-Oh, wow… quindi credi che dovrei chiamarlo??

-Se non lo fai tu, lo faccio io!- mi fa l’occhiolino, avvicinandomi il cellulare che avevo lasciato sul tavolo. Sorridendo e scrollando la testa, cerco il suo numero in rubrica, ed eccolo lì, dove è sempre stato. Con un sospiro profondissimo, faccio partire la chiamata.

-Magari ha da fare, sono solo le 11…- cerco una scusa non appena parte il primo squillo. Una marea di dubbi mi assale, e se stesse lavorando? E se invece ieri non fosse stato serio e avesse detto quello che ha detto così, tanto per dire?? Voglio assolutamente attaccare questo telefono!!

-Non essere sciocca Jenny, è sabato mattina!- mi offre un’espressione di incoraggiamento ma sono troppo tesa per ringraziarlo.
Sta squillando da un po’ ormai, sono quasi decisa a lasciare perdere, quando..

-…Pronto??

-Nate?? Tutto bene?- Non so perché, mi sembra che abbia una voce strana.

-Oh, Jenny, sei tu…- comincia a ridacchiare e la sua voce pian piano torna normale.

-Già… Perché stai ridendo?- mi dà quasi fastidio, subito penso a tutte le cose negative che mi possono venire in mente: mi sta forse prendendo in giro? Non è cambiato niente da otto anni fa? Ci sto cadendo di nuovo??Giuro che ora riattacco!
Deve aver intuito qualcosa dal mio tono, perché subito si affretta a spiegare.

-Niente, è solo che…- si ferma un secondo e sento dal microfono una sospiro. –Okay, so  che non dovrei dire una cosa del genere, la mia reputazione ne risentirebbe, ma… Da quando ci siamo incontrati ieri mattina, non mi sono staccato un secondo dal cellulare. Aspettavo che mi chiamassi, così non l’ho lasciato neanche un minuto, eccetto adesso, mentre mi facevo la doccia…- ridacchia di nuovo, ma io sono completamente paralizzata. In questo momento non riesco a pensare ad altro che a Nate che esce di fretta dalla doccia per rispondere alla mia chiamata.
Devo dire che l’immagine non mi dispiace affatto, credo anche di essere arrossita. Apro la bocca diverse volte, ma ogni volta a vuoto, cosa si suppone che io dica in casi come questo? Purtroppo ho la mente offuscata da parole tipo petto, nudo e bagnato, che forse è un bene che io stia zitta. E’ passato tanto tempo, ma se c’è una cosa che in otto anni non è affatto cambiata, è l’aspetto di Nate, se possibile, è ancora più bello di prima.

-Ehi, Jenny, ci sei??
Per fortuna ci pensa lui a richiamare la mia attenzione, stavo decisamente divagando.

-Ehm, si… Certo… Ci sono… mmm… Dimmi….- Cristo, Humprey, concentrati!

-Mi hai telefonato tu…- percepisco che sta sorridendo, un sorriso sornione, un sorriso di quelli provocanti che solo Nate sa fare, uno di quelli che mi facevano trasformare le ginocchia in gelatina.
Che sto facendo? E lui? E adesso che dovrei rispondere? Ehi, un attimo, so esattamente cosa dire! Ecco il pane per i tuoi denti, Archibald!

-Si, ma a quanto pare ti ho fatto un favore… com’era?? “Da quando ci siamo incontrati non mi sono mai staccato dal cellulare” e, aspetta… ah ecco “aspettavo che mi chiamassi!”
Eric mima una “O” enorme con la bocca, e io gli faccio l’occhiolino. Sono fiera di me, ecco la ragazza che avrei sempre voluto essere con lui. Sento una risatina nella cornetta  e so di aver colpito nel segno.

-Un punto per te Jenny, okay che facciamo? Continuiamo a girarci intorno o ci diamo un appuntamento e stasera ci vediamo?
Wow, dritto al punto! Un turbinio di emozioni mi invadono, non riesco a decifrarle e non mi ci impegno nemmeno, ci vorrebbe troppo, decido di seguire la sua scia.

-Sarebbe un peccato continuare a perdere tempo, non trovi??- ma tutta questa grinta dove diavolo l’ho trovata???

-A dire il vero si, quindi… beviamoci qualcosa stasera, ti mando un messaggio con l’indirizzo e l’orario, ci stai?
Mi fermo un secondo. Certo che ci sto, ovvio, non è forse questo che ho aspettato tutto questo tempo? Ma non mi va che lui abbia in mano il gioco, preferisco tenere una cordicella anche io, non si sa mai.

-…Ti va?- ecco l’insicurezza che aspettavo, si beh ora posso parlare.

-Si, chissà come mai, ma ultimamente di sera mi viene sempre sete…- sono così contenta di non vederlo in faccia, non credo che sarei riuscita a dire le stesse cose guardandolo, quegli occhi… sono… ahhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!

-Ci conto.- non ho tempo di replicare, Nate ha già riattaccato. Guardo il cellulare… Che diavolo è appena successo? Ho spudoratamente flirtato al telefono con Nate Archibald, davanti ad Eric, così? Come se niente fosse?

-WOW! Questo sì che è stato elettrico!- Eric mi risveglia dal mio stato di trance.

-Di che stai parlando?- Ho afferrato perfettamente la sua allusione, ma non ho alcuna intensione di

ammetterlo, mio Dio sarebbe troppo imbarazzante.

-Del fatto che probabilmente stasera, il tuo letto lo scalderà Nate!-

-E’ solo un drink!-
Già, è solo un drink, vero?!
 
 
**
 
 
Come promesso, Nate mi ha subito messaggiato con il nome e l’indirizzo del locale. L’appuntamento è per le 21.45 al Gates, un nuovo locale di tendenza a pochi isolati da casa mia. Sono fortunata che sia così vicino, altrimenti non farei mai in tempo, considerando che è sabato sera, sono le 21.30, ed io sono in biancheria intima di fronte alla mia cabina-armadio. Nella mia stanza sembra esplosa una bomba. Ho vestiti ovunque, senza una minima idea di cosa indossare. E’ il colmo, sono una stilista!! Come faccio a non sapere cosa indossare!? Io dovrei avere chiare le occasioni d’uso, è il mio lavoro. Ma non esiste un completo perfetto per un “drink senza impegno (che ancora non sai se vuoi che diventi impegnato) con un ragazzo che non rivedi da otto anni ma di cui sei innamorata da quando ne avevi quindici”, no, decisamente non esiste!
Sono nervosa, troppo nervosa, non riesco a pensare lucidamente quando sono così. Mi guardo un secondo allo specchio, concentrandomi sul mio completino intimo di pizzo nero. Che cosa voglio trasmettere stasera? Voglio dire a Nate “ehi, sono tornata, ma non sono più quella di una volta, guardami!” Voglio essere sexy, ma non sfacciata, sofisticata, ma non rigida. Mi accarezzo le spalle, il collo niveo e finalmente ho l’illuminazione. Recupero dal mucchio sul letto un top di seta nero con le spalline sottili e il paio di jeans più attillati che ho, così da mettere in evidenza le mie gambe, senza però essere volgare. Apro l’armadio delle scarpe (sì, ho un armadio per le scarpe) e trovo il mio decoltè nero preferito, quello con le borchie. Infilo le scarpe saltellando, mentre corro in bagno. Non mi trucco molto, solo un po’ di mascara e un bel rossetto rosso. Non voglio mettere nessuna collana, così da lasciare al collo un’attenzione particolare, giusto qualche goccia di Miss Dior. Capelli sciolti sulle spalle, pochette borchiata alla mano, giacca di pelle nera, sono pronta per uscire. Attento a te Archibald, Jennifer Humphrey sta arrivano.

Le vie pullulano di gente, ma fortunatamente riesco a rimediare un taxi appena uscita di casa. Dieci minuti dopo, l’insegna luminosa sulla strada mi dice che sono arrivata. E’ un posto molto carino, ma come sospettavo molto affollato, tanto che c’è un po’ di fila all’entrata. Rassegnata, mi accodo, sapendo che è già tardi e sperando che Nate non si stufi e se ne vada. Certo potrei scrivergli un sms, ma con la musica che si sente da fuori, non sono così sicura che lo leggerebbe, non in tempo comunque.

-Signorina Humprey?!- mentre sto ragionando tra me e me, la voce del buttafuori sulla porta mi richiama.

-Si??

-Prego.- mi indica il nastro rosso e fa segno di passare. Confusa per il gesto di riguardo, ma contenta per non dover più aspettare, lo ringrazio ed entro. Lascio la mia giacca al guardaroba e finalmente ci sono.
Wow, è proprio un bel posto! Luce soffusa, musica alta ma gradevole, pieno di gente. Gente ai tavoli, gente sulla pista da ballo, gente seduta sugli sgabelli del bancone del bar. Ed è proprio lì che si concentra la mia attenzione.
Camicia arrocciata sulle maniche, jeans scuri, non è seduto è solo appoggiato al bancone, un drink davanti che ho l’impressione sia un Martini Dry, aria annoiata. Non mi ha ancora vista, così decido di godermi questa visione. Una minuscola parte di me grida di scappare, di far finta di non essere mai arrivata e di fuggire a gambe levate, ma non lo farò, non dopo tutto il tempo che ho aspettato! Così mi avvicino.

-Gin Lemon.- sorrido al barista che annuisce. Non ho ancora guardato Nate in faccia, ma percepisco la sua sorpresa, così mi volto.

-Ehi..- non mi ero accorta di essere così vicina, il suo profumo mi invade le narici e la sua voce roca mi fa correre un brivido lungo la schiena, cominciamo bene!

-Credo di doverti ringraziare per aver lasciato il mio nome alla sicurezza, saresti invecchiato aspettandomi…- ridacchio, portandomi il mio bicchiere alle labbra.

-Non è forse quello che ho fatto finora?- il mio cuore è colmo di gioia, si, lo so che è una battuta, ma non posso fare a meno di sperare che ci sia qualcosa di vero in quello che sta dicendo. Non mi sto illudendo, solo che è bello sognare.

-Non sapevo che un futuro sindaco avesse agganci anche in posti come questo..- cerco di portare l’attenzione a un argomento un po’ più neutrale, sono appena arrivata, fatemi respirare!!

-Non sono il futuro sindaco, comunque anche tu hai agganci in questo posto, solo che ancora non lo sai!-
Lo guardo interrogativa, non capendo che intende dire.

-Questo posto è di Chuck!

-Di Chuck?- sono sbalordita. So che Chuck sta avendo un gran successo con la sua catena di alberghi, ma non avevo idea che possedesse locali, non dopo il Victrola.

-Si, non è come pensi però. E’ l’unico locale di questo tipo che possiede. Lo ha aperto da poco, senza credere che potesse andare così bene, invece sembra che far ubriacare e ballare la gente sia ancora una cosa che gli riesce bene. Non ha intenzione di farne una catena però, anche se glielo hanno proposto, lo tiene più per Blair..- prende un sorso dal suo bicchiere.

-Per Blair?

-Si.. sai sono sposati ma i giochi piacciono ancora a entrambi così…- fermo Nate con la mano, prima che sia troppo tardi. Ho afferrato il concetto, non c’è bisogno che sia così esplicito.

-Oh mio Dio, Nate! Ti prego, non continuare, ho afferrato..- entrambi scoppiamo a ridere, finchè lui non si ferma a fissarmi.

-Sei bellissima, Jenny.
 
 
**
 
 
Ci siamo seduti ad un tavolo e abbiamo cominciato a parlare e a bere.. bere un sacco. Abbiamo riso un ripensando ai vecchi tempi, a quanto Penelope fosse andata in fissa con lui e a come lui facesse puntualmente finta di niente. Sto finendo il mio ultimo shottino quando noto l’ora.

-Ehi ma sono le due!- mi alzo di scatto in piedi, pessima mossa, comincia a girare tutto, così anche Nate si alza.
-Tutto a posto??- mi sorride, tenendomi per le spalle, temendo che possa cadere. Le sue mani sono calde a contatto con le mie spalle nude, una sensazione così piacevole che rischio di sciogliermi.

-Si, è solo che credo di aver bevuto un po’ troppo.- biascico, abbozzando un sorriso.

-Meglio andare.- sentenzia lui, senza lasciare la presa su di me, facendosi largo tra la folla, dirigendosi verso il guardaroba. Nel marasma, una mano scende, ancorandosi alla mia vita, mentre
Nate continua a guidarmi verso la nostra meta. E’ una cosa così bella che spero di non arrivare mai.
 
-Tu dove abiti?- chiedo a Nate in un momento di lucidità. Purtroppo per me la fila è durata davvero poco e in men che non si dica, ci siamo ritrovati fuori dal locale, pronti per salutarci.

-Al prossimo isolato, tu invece?

-Oh, a una decina, ma non preoccuparti, arriviamo da te a piedi e poi prendo un taxi, fammi fare l’uomo stasera.- sorrido e lui annuisce, accennando una risatina.

Dopo un isolato, noto che si ferma sotto un bel palazzo di mattoni.

-Beh, io sono arrivato.- sorride, sembra divertito da questa situazione. –E’ strano, di solito è la ragazza che lo dice a me.

-E tu cosa fai, invece?- chiedo con un sorrisetto allusivo.

-Di solito, se sono stato bene… provo a baciarla…- si ferma, avvicinandosi pericolosamente a me.
Siamo fronte contro fronte, i nostri nasi si sfiorano, percepisco il suo respiro caldo sulle labbra.
-…Sei stata bene, Jenny..?

In quel momento, sembra che il tempo non sia mai passato, mi sento di nuovo quella quindicenne impacciata e innamorata del migliore amico di suo fratello. E’ come se niente sia cambiato, con la differenza che invece è cambiato tutto. Siamo grandi, siamo maturi, non c’è più niente che ci impedisca di fare quello che vogliamo.

Così mi sposto leggermente in avanti e faccio toccare le nostre labbra e ci baciamo. Sto baciando Nate! Dopo otto anni, sento di riuscire di nuovo a respirare!






Angolo autrice:
Ecco, dopo un luuuungo momento di pausa, un nuovo capitolo. E' un pò più lungo degli altri, spero serva per farmi perdonare. Alla prossima (non passerà troppo tempo, promesso!).
Un bacino ;*
Kath

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: KathR