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Autore: StellaDelMattino    14/10/2015    3 recensioni
Ognuno possiede un po' di oscurità in sé. Semplicemente perché è nella nostra natura: ogni persona, anche la più buona, ha nell'anima una macchia scura che contamina ciò che avrebbe potuto essere perfetto.
Madison Huddle è solo una ragazza dal passato turbolento e con uno sguardo ironico sul mondo, quando arriva nella Città, ma da quando incontra Red, tipo eccentrico e misterioso, capisce che non è e non sarà mai normale.
Eppure, il vero problema non è questo, bensì il fatto che nella Città nessuno è normale.
Basti pensare a Gianduiotto, mutante che ama prendere la forma di un macaco e braccio destro di Red, o a Zwinky e Twinky, bariste del "De Vil", o ancora a Maude Maggots, strega della congrega della Mezzaluna, brillante e combattiva.
Per non parlare di Alexander Morales, l'uomo (se si può definire così) forse più potente e spietato, il capo della Famiglia, l'affascinante giovane che Madison non riuscirà mai a capire.
Dal primo capitolo:
"Che ne dici, tesoro" disse una voce sconosciuta attirando la sua attenzione e facendola fermare "se ti do qualche spiegazione sul perché ti sei svegliata in mezzo a una marea di matti?"
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

Creatures

 

Madison rimase con la bocca spalancata per qualche secondo, fissandolo.
Alexander Morales non ricambiava il suo sguardo, ma percepiva la sua espressione, la sua sorpresa, la sua confusione. Stava in piedi, imperioso su tutti i rapiti, con un'espressione superba, divertita. Con uno sguardo sembrava dirti che la tua vita era nelle sue mani.
Temetemi, annunciava il suo comportamento.
Quando, finalmente, posò il suo sguardo su Mad, si fermò per qualche secondo.
La ragazza si ricordò ciò che le aveva detto Red, quindi distolse lo sguardo repentinamente, con il cuore che batteva all'impazzata. 
Sono morta, pensava, ma non riusciva davvero a credere che lui l'avrebbe uccisa.

“Il motivo per cui siete qui” incominciò Alexander dopo qualche secondo “O meglio, ciò che vi vogliamo insegnare, è quale creatura siete.”
Rivolse uno sguardo ad Amon e con un gesto della mano gli fece segno di continuare. Questi dunque fece un passo avanti e prese parola.
“Innanzitutto, le creature si dividono in tre principali categorie: vivi, non-morti e mai-vissuti. Se siete creature vive, beh, lo sappiamo tutti cosa si prova ad essere vivi. Le altre due tipologie di creature partono essendo vive: i non-morti, banalmente, prima o poi muoiono. Quindi non preoccupatevi se in questi giorno vi sembrerà di essere finiti in una copia più inquietante di Final Destination, significa semplicemente che state per morire. Se invece smetterete progressivamente di vivere, allora sarete una creatura mai-vissuta. Cosa vuol dire smettere di vivere? Un giorno vi sveglierete e il vostro cuore non batterà più.”
Aspetta, cosa?
Madison aveva ascoltato attentamente, ma non aveva potuto fare a meno di aggrottare un sopracciglio e storcere il naso, sempre di più, fino a che i muscoli della sua faccia non iniziarono a farle male. Allora capì che forse era il caso di rilassarsi un secondo e riflettere su ciò che aveva sentito.
Ok. Tre tipologie di creatura.
Aveva due possibilità su tre di morire in quei giorni e solo una possibilità di morire di morte violenta, se avesse calcolato solo quelle che prevedevano che lei rimanesse viva dopo la morte, più o meno. Non troppo morta, più che altro.
Non era un granché come inizio.
Amon ridacchiava sotto i baffi, palesemente. Giocherellò con un piercing che aveva al sopracciglio, prima di ricominciare a parlare.
“Le creature vive si riuniscono in branchi o congreghe, i primi per i lupi e i gatti, le seconde per le streghe e le arpie. Questi quattro sono i più comuni tipi di creature vive.” Smise di parlare ed andò verso il primo della fila dei nuovi. Lo guardò per un secondo, poi, camminando, fece scorrere il suo sguardo su tutti.
Dopo aver finito il giro, ritornò verso una ragazza, dai tratti vagamente orientali, o più che altro dai tratti felini. “Congratulazioni” le disse, mentre questa tremava “non morirai. O almeno, non per tua natura. Sei una Nekomusume: un gatto, praticamente. Appena uscirai di qui, cerca un branco.”
Amon fece poi un passo indietro e tornò a parlare a tutti i nuovi. Alexander Morales, intanto, si era appoggiato ad una parete un po' più in là, gambe e braccia incrociate. Guardava l'altro fare il suo lavoro, con aria distaccata.
Madison ogni tanto lo guardava, ma non incrociò più il suo sguardo.
“Gli altri vivi semplicemente possono diventare creature aiutanti. Bracci destri, tirapiedi. Cose del genere. In ogni caso, così come fanno gli esseri umani, non conoscono il concetto “chi fa da sé fa per tre”. Così sono i mutanti, ad esempio, oppure le banshee.”
Il sarcasmo vagamente disprezzante che Amon metteva in quella spiegazione faceva venir voglia a Madison di prenderlo a randellate sui denti, ma al tempo stesso la faceva tranquillizzare, allentava un po' la tensione. Lo avrebbe volentieri preso a randellate in ogni caso.
Mad pensò a Gianduiotto: lui era proprio questo, alla fine, un braccio destro. Le banshee, in compenso, per lei erano ancora un mistero, sebbene riconoscesse che ne era in qualche modo affascinata. Voleva saperne di più.
“Per quanto riguarda i non-morti e i mai-vissuti: entrambi possono sia stare in comunità sia adattarsi alla completa solitudine. Ciò che è certo è che le emozioni legate alle altre persone, sono molto diverse. I legami affettivi si limitano al tutto o niente. O do la mia vita per te, o ti uccido per sopravvivere felicemente.”
Madison rabbrividì.
La convinzione di non voler morire crebbe a dismisura.
Lei voleva solo essere normale. Voleva solo essere una semplice umana.
Si chiese in quanti in quel momento stavano pensando alla stessa cosa e, dagli sguardi che vedeva, capì che erano davvero in molti. La ragazza che Amon aveva indicato come essere un gatto sembrò sospirare di sollievo.
Madison avrebbe voluto fare lo stesso.
“Esistono gli zombie?” chiese una voce nello sconforto generale. Mad capì subito che a parlare era stato Virgil Ash, il ragazzo di fianco a lei, che a quanto pare voleva proprio morire. Forse, semplicemente, doveva morire.
Amon lo guardò con l'espressione più umana che Madison gli avesse visto da quando l'aveva rapita. Esasperazione, pura e semplice esasperazione.
Si girò, lanciando uno sguardo ad Alexander, che da parte sua se le rideva.
Amon sbuffò contrariato, girandosi verso Virgil e guardandolo con un'espressione al limite dell'omicida.
“Gli zombie non sono altro che umani sottoposti al contatto di un aerico, che è un demone infettivo” spiegò, scocciato. Alla parola 'demone' nacque una sorta di brusio spaventato, mentre tornava l'atmosfera da film dell'orrore che Amon aveva instaurato con tanto divertimento e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, orgoglio.
“Eh, già, demoni. Fanno parte quasi tutti dei mai-vissuti.” Si zittirono tutti alle parole di Amon, che palesemente gongolava fra sé e sé. Quello doveva essere il suo argomento preferito, pensò Mad. “Anzi” aggiunse poco dopo, con un'espressione diabolica. “Dovrei dire: facciamo parte quasi tutti dei mai-vissuti.”
Tutti i nuovi si gelarono sul posto.
Beh, quasi tutti.
Mad non era troppo impressionata, in realtà, più che altro perché mentre il demone parlava con tutto il suo orgoglio gli sembrava molto più umano di quanto avrebbe detto all'inizio. Quasi le sembrava di vedere chiaramente i balletti che si svolgevano nella sua mente in quel momento: quello di certo non era un qualcosa di demoniaco. La ragazza per poco non si mise a ridere.
Nell'apoteosi della momento di soddisfazione del demone, intervenne Virgil, per nulla impaurito.
“E gli alieni esistono?”
Mad avrebbe detto che neanche Alexander sarebbe riuscito a trattenere Amon, in quel momento. Divenne completamente rosso di rabbia in viso e i suoi occhi quasi sembrarono essere iniettati di sangue.
“Giuro che ti...” Amon non fece in tempo a finire la frase che interrotto da Alexander, che ridendo si era avvicinato, nel tempestivo tentativo di non fare uccidere Virgil, di nuovo.
“Felix” iniziò Al rivolto ad Amon. “Non prendertela troppo se un bambino ti interrompe” disse con disprezzo.
Felix? Madison storse un sopracciglio. Davvero qualcuno aveva chiamato Felix quell'irascibile demone presuntuoso? Non sapeva se augurarsi che fosse solo un infelice soprannome o che fosse il suo nome di battesimo, dato da dei genitori ancora ignari della sua natura. Amon allora doveva essere il cognome.
In ogni caso, Alexander Morales andò davanti a Virgil e lo guardò con uno sguardo gelido.
“Alzati” ordinò.
Per la prima volta, Madison vide titubanza, forse timore, nello sguardo del ragazzo di fianco a lei.
Virgil si alzò. Non era molto più basso di Alexander, eppure sembrava essere un bambino di fronte al padre severo, proprio dopo aver fatto una marachella che gli sarebbe costata cara. Molto.
Non ucciderlo, pregò Madison. Non era ancora pronta ad assistere ad un omicidio così ravvicinato, né a vedere Al essere un assassino.
Alexander non fece assolutamente nulla. Stava semplicemente davanti all'altro, lo fissava. Eppure qualcosa stava succedendo in Virgil: sembrò essere improvvisamente colto da un incredibile malessere, come se un uragano stesse passando dentro di lui. Forse lo stava uccidendo davvero.
Si accartocciò su se stesso, cadendo in ginocchio.
Quando Alexander smise di guardarlo, Virgil riprese a respirare, prima ancora che si rendesse conto di aver smesso di farlo.
Il capo della Famiglia si piegò verso di lui. “Ringrazia che sono intervenuto io o Felix non sarebbe stato così gentile” gli sussurrò.
Madison si chiese cosa gli avesse fatto. Forse per questo Red le aveva detto di non guardarlo: con un semplice sguardo aveva causato molto, molto dolore.
Non riuscì a fare a meno di pensare ai suoi bellissimi occhi che sembravano contenere un tornado. Forse in sé ne conteneva davvero uno.
“No, non esistono alieni. O almeno voi avete problemi più grandi da affrontare, qui e ora” riprese Alexander rivolgendosi a tutti i nuovi. “E quei problemi siete voi stessi. Dovete imparare a capire e gestire quell'oscurità di cui non potete fare a meno, che voi lo vogliate o meno. Chi deve morire morirà, chi non lo deve fare, vivrà. Ma tutti voi ucciderete, siete qui per questo. La vera domanda che dovreste porvi è: in una città in cui tutti sono destinati a uccidere, sarete vittime o mostri?”

Non dissero molto altro, dopo l'ultimo intervento di Alexander, né cose che Madison ancora non sapeva.
Per la prima volta da quando era nella Città, la ragazza sentì che davvero qualcosa era cambiato. L'oscurità in lei, quel giorno, le sembrò reale.
La morte, vicina.
La sentiva attorno a lei e ogni volta che vedeva una persona si chiedeva se sarebbe morta in quella città.
Percorse le notturne strade con Connie, ma stettero in silenzio per tutto il viaggio. Sembrava che per entrambe il mondo si fosse terribilmente incupito nel giro di poche ore.
Red le stava aspettando davanti alla porta di casa.
Mad sperava di poter semplicemente andare a dormire, dopo tutti gli eventi della giornata, ma l'altro non sembrava dello stesso avviso.
Gianduiotto e Brownie non c'erano, stranamente: con amarezza, Mad pensò che stavano facendo il lavoro sporco per Red, di sicuro. Ripensò poi alle parole di Felix, i sentimenti “tutto o niente” provati dai morti e rabbrividì. Di sicuro Red era morto. E sapeva che i sentimenti verso di lei erano "niente": cosa avrebbe dovuto impedirgli di sacrificarla per un qualsiasi motivo?
Connie salutò Red con meno affetto di quello che usava solitamente, forse le parole di Amon avevano toccato anche lei. Forse era solamente stanca.
Le due ragazze entrarono in casa, ma quando Red cercò di entrare, Mad fermò la porta.
“Dimmi che creatura sei o non metterai più piede in questa casa” affermò più decisa che mai.
Red, in risposta, sorrise. “Vedo che stai iniziando a capire” commentò tranquillo. “Scommetto che hanno ucciso due nuovi.”
Lui sapeva che l'incontro con la Famiglia sarebbe stato quel giorno, pensò Mad. Per quello non si erano fatti vedere di mattina, come avevano sempre fatto. Si diede della stupida per non averci pensato prima: ovviamente Red lo sapeva. Lui sembrava sapere ogni cosa.
“Non è morto nessuno” replicò lei a denti stretti. Ora era arrabbiata, molto arrabbiata. Quasi ferita.
Red sembrò essere stupito. Solo un lampo di sorpresa passò nei suoi occhi, leggermente si aggrottarono le sopracciglia. “Strano” mormorò quasi impercettibilmente.
“Amon stava per uccidere un ragazzo, ma...” Deglutì, doveva dire quel nome. “Alexander lo ha fermato. Due volte: la seconda ha guardato il nuovo e gli ha fatto qualcosa, ma non saprei esattamente dire cosa.”
Red strinse la mascella, ma la sua espressione non mutò. Scrutava Mad con un'espressione quasi da predatore, avvicinandosi leggermente.
“Cosa sei?” chiese ancora Mad. “E voglio i dettagli o non farti più vedere.”
Aveva preso una decisione: mai più di allora si rendeva conto di quanto le apparenze potessero ingannare e ormai sapeva che in quella città ognuno aveva un lato oscuro. Era ora di limitare le proprie amicizie -sempre che si potessero definire tali- a coloro dei quali, almeno, conosceva la natura.
E che non sembravano volerla usare per chissà quale motivo.
L'arrivo di Red nella sua vita non aveva fatto altro che farla sentire in gabbia. Lui l'aveva aiutata, ma da subito aveva capito che non era stato un aiuto per amore del prossimo. Red non si preoccupava di lei, non gli importava se fosse vissuta o morta, per lui era un niente sacrificabile. Un oggetto per uno scopo che lei ancora non conosceva.
In quella Città non esisteva l'altruismo, Mad l'aveva capito. Doveva imparare anche lei a compiere azioni che avessero un fine ben preciso.
O Red avrebbe smesso di fare il misterioso, iniziando col dire che creatura era, o le sarebbe dovuto stare lontano.
La guardò ancora per qualche momento, poi si tolse il cilindro rosso e fece una reverenza muovendolo.
“Addio, Mad, cerca di non impazzire troppo in questi giorni.”

 


*Angolo autrice*
NB: per chi non sapesse cos'è Final Destination: è un horror in cui tutti i personaggi sono destinati a morire, molti in modi davvero molto... pittoreschi.
NB2: a proposito dell'ultima frase di Red: è un gioco di parole. In inglese, Mad vuol dire anche pazzo e to get mad vuol dire impazzire. 
Buonasera! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ora sappiamo un po' di più sulle creature e nei prossimi capitoli, già ve lo anticipo, pian piano scopriremo cos'è Mad. E non solo lei.
Dispiaciuti dell'addio di Red? Lo rivedremo, tranquilli. Quando e come, lo scoprirete continuando a leggere!
Al prossimo capitolo, 
StellaDelMattino

 

   
 
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