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Autore: SonyTH    17/10/2015    0 recensioni
La cosa pazzesca é che non so se mai mi sentiró di nuovo in quel modo. Ma non so se dovrei.
Sapevo che il suo mondo si muoveva troppo velocemente e bruciava in un modo troppo luminoso. Ho solo pensavo ´Come puó il Diavolo attirarti verso qualcuno che somiglia cosí tanto ad un angelo quando ti sorride? ´
Credo di aver perso il mio equilibrio . . Penso che, alla fine, la parte peggiore non sia stata perdere lui, ma perdere me.
Non sai chi sei finché non perdi ció che sei.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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safe with you 25.O9.2O15

Erano giá passati due giorni dall´arrivo a Parigi, la magica capitale francese. Due giorni che erano passati troppo velocemente, ma che allo stesso tempo aver avuto inizio settimane prima. 
In quel poco tempo ragazzi e professori, anche se in poco tempo, avevano giá visto i posti piú belli della tanto amata cittá..  la Tour Eiffel, la Cattedrale di Notre-Dame, i giardini di Lussemburgo; e inutile dire che anche loro si erano giá innamorati.
Quella mattina professori li avevano fatti saltare giú dal letto giá alle 6:45 per la troppa premura di spiegare a tutti, il prima possibile, le modalitá del concorso che loro stessi avevano appena saputo.
Non ci sarebbero stati gruppi. Ognuno avrebbe partecipato individualmente e ci sarebbero stati soltanto due vincitori. Un maschio e una femmina. Le sfide sarebbero infatti avvenute per sesso; maschi contro maschi e femmine contro femmine. 
Detto ció, e altri - minimo - trenta dettagli, considerati da tutti inutili e irrilevanti, a tutti gli studenti venne data la libertá di fare ció che piú gradivano. Avevano quindi la possibilitá di scegliere tra le seguenti opzioni : tornare a dormire, scendere al piano terra e fare colazione, e fare una passeggiata; e visto che la giornata precedente Jennifer l´aveva passata digiunando, optó per la colazione.
Puntó un tavolino a due posti situtato in un angolo della sala. Moriva dal sonno e non le andava per niente di fare conversazione a quell´ora, e quello, quindi - pensó lei - che fosse esattamente il posto perfetto. 
Si avvicinó al buffet, e mettendo in conto che sarebbe stata la sua prima colazione francese, decise di non trattenersi. 
Come prima cosa riempí una tazza di té. Prese poi un jus d´orange per non sembrare scortese nei confronti di un cameriere che era stato due minuti buoni ad insistere perché l´assaggiasse, visto che - parole del cameriere - non era come i comuni succhi d´arancia italiani. Posó le bevande sul tavolino scelto qualche minuto prima e si avvicinó al tavolo col cibo che tanto temeva; perché sí.. alcune persone possono anche temere il cibo.
Avrebbe preferito prendere un solo croissant, magari.. ma la gola é quella che é. Ne prese due, vuoti, perché - a quanto le dissero - un croissant ripieno non era un croissant. Prese poi due pezzi di pain au chocolate: del pane con dentro delle gocce, piuttosto grosse, di cioccolato che sembra la fine del mondo; e, infine, una crepe nature, guarnita col anch´essa con del cioccolato.
Tornó al suo posto e non appena fu seduta sentí dentro di lei una tranquillitá immensa. Era a Parigi, che per quel poco che aveva potuto constatare, era una cittá assurdamente stupenda. Era libera.. i suoi genitori non erano lí, e non che non volesse loro bene o cose del genere, ma sarebbe stata completamente libera per due mesi. Libera di fare ció che voleva, libera di vestirsti come voleva, libera di mangiare ció che voleva, e ció non era poco per lei. Sarebbero stati due mesi bellissimi, o per lo meno, pieni di tranquillitá e di pace interiore. Ne era sicura.

*

Dopo mezz´ora Jennifer era ancora seduta allo stesso tavolo e stava cercando di decidere se mangiare l´unico croissant rimasto o meno. Aveva lo sguardo fisso su di esso, come se aspettasse che quel composto di farina, burro, zucchero e uova dovesse parlarle.. dirle qualcosa come " mangiami ", " non mangiarmi ", o chissá che. 
Alla fine una voce la riportó alla realtá. - Ehi, buon giorno. Posso sedermi qui? - chiese la persona che aveva davanti con un sorriso che alle sette di mattina Jennifer non si sarebbe mai aspettata di vedere in faccia a nessuno.
Era Dylan. Dylan Thomas. Il nuovo compagno di classe. Avrebbe dovuto giá esser diplomato, ma per qualche motivo non fu ammesso agli esami di Stato e fu quindi costretto a ripetere l´anno. La mora conosceva il suo nome grazie all´appello che i professori avevano chiamato durante quei pochi giorni di scuola che si erano fatti prima di partire, ma non avevano mai avuto una vera conversazione - almeno non una conversazione che non riguardasse penne, fogli di mezzo o lamentele sui nuovi professori.
Jennifer si sforzó a sorridere, sperando di non dar troppo sull´effetto zombie. - Ehi, sísí é libero. -
Dylan si sedette e poggió il proprio vassoio davanti a lui. Jennifer osservó entrambi e capí subito come faceva Dylan riuscisse ad avere un fisico del genere. Nel suo vassoio c´erano soltanto un bicchiere d´acqua e un croissant, sempre vuoto. Stava iniziando ad immaginare come sarebbero potuti essere i suoi addominali, ma realizzó qualche secondo dopo che farlo con lui davanti non sarebbe stata una buona idea.. come infatti, stava giá quasi per sentirsi in imbarazzo, ma scacció via la sensazione.
I due si presentarono ufficialmente e iniziarono a parlare piuttosto scorrevolmente. Parlarono della cittá, delle conoscenze comuni e della prima impressione su di essa, dell´imminente concorso e di alcuni compagni. Era Dylan a tenere le redini della conversazione. Sembrava abbastanza simpatico, e, indubbiamente, sicuro di sé. Non troppo modesto, anche, ma non sempre questa puó essere considerata una cattiva qualitá.
- Ti ho vista ieri nel corridoio, e ti ho pure sentita ed ascoltata mentre parlavi con quel fattorino. Vuoi sapere cosa ho pensato? - Jennifer annuí - Punto primo, che dovevi stare attenta al fattorino. Seriamente, ti stava mangiando con gli occhi.. Non che possa biasimarlo, assolutamente. E punto secondo, sei sicura di essere italiana? Ero a metri di distanza, ma fin dalla mia porta riuscivo a sentire quella pronuncia perfetta. Se parlavi perfettamente non so, non sono cosí bravo in francese, ma appunto per questo, se ti avessi ascoltato ad occhi chiusi, penso che ti avrei scambiato, senza nessuna difficoltá, con una ragazza del luogo. Una francesina nata. Complimenti. - concluse Dylan con uno sguardo che sembrava quasi ammirazione.
Jennifer gli accennó un sorriso che volesse risultasse piú o meno piccolo.. giusto per non esagerare, ma davanti a tutti quei complimenti e a quello sguardo non fu in grado di trattenersi. L´unica cosa che riuscí a pensare fu ´Wow´.

Continuarono a parlare e a scherzare per un´altra decina di minuti. Si erano appena conosciuti, ma non sembrava minimamente fosse cosí. Dylan era solito prendere confidenza in quel modo, dopo neanche cinque minuti,piú o meno con chiunque; Jennifer, invece, non proprio.. non di solito. 
Prima di andarsene Dylan spiegó a Jennifer che mezz´ora piú tardi sarebbero dovuti uscire e di conseguenza essere pronti, e che lui, in quel momento, sarebbe dovuto scappare perché girare con una faccia da zombie per Parigi non era una delle cose che aveva inserito nella sua lista " Cose da fare a Parigi ". 
- Allora é stato un piacere averti conosciuta e aver parlato con te, francesina. -
- Piacere mio. - ribatté la mora, e come risposta ottenne un occhiolino. Non un occhiolino di quelli che potrebbero essere abbinati ai fischi che fanno i ragazzi alle ragazze a volte, quelli che sembrano quasi richiami per cani. Un´occhiolino di quelli simpatici. Un occhiolino abbastanza bello insomma. E dopo di ció, il biondo - scuro - sparí dietro la porta girevole della sala.

*

Erano le 20 in punto, e la classe era appena tornata da una visita guidata. Avevano visitato il Louvre. Museo che se qualcuno descrivesse con l´aggettivo "famoso", il qualcuno in questione verrebbe sicuramente classificato come re degli eufemismi. Anche quella giornata, come le precedenti, era praticamente volata. Passata in un battito di ciglia - cosí almeno sembrava ai ragazzi. 
Le giornate, anche se in alcuni tratti passate - da alcuni studenti - in solitudine, o senza quel granché che ci si aspetta succeda di solito, diventavano sempre piú belle. Piú passava il tempo, piú miglioravano.. e piú, tutti, restavano stregati da quella magnifica cittá.

Accoppiata all´euforia e alla gioia, a fine giornata, c´era anche la stanchezza. I piedi che sembravano avessero indossato un tacco 15 anche se in realtá erano stati ben protetti in un paio di sneakers. Le gambe che quasi cedevano e che ormai non si riuscivano quasi piú ad alzare, se non per sollevare di qualche millimetro i piedi dal suolo. Quel bisogno, dopo dodici ore, di andare al bagno.. chi per svuotare per la seconda, terza e quarta volta la vescica, chi per farsi una doccia calda, tiepida, o fredda e levarsi tutto il sudore da dosso, e chi per buttarsi finalmente sul letto e non pensare piú a niente. Jennifer rientrava in quest´ultima categoria.
Arrivó nello spiazzo dell´hotel e, ancora prima di raggiungere la reception, prese la chiave magnetica che conservava nel portafoglio con la speranza che in quel modo non l´avrebbe persa - e non avrebbe pagato cosí i 30 euro che chiedevano in caso di smarrimento.
Quando raggiunse la porta della sua camera e la chiave magnetica fece il suo dovere si tuffó letteralmente sul proprio letto. All´inizio pensó che la miglior cosa sarebbe stata dormire. Chiudere gli occhi, cadere in un sonno profondo prima che la sua compagna di stanza arrivasse - cosí che poi non  l´avrebbe potuta svegliare - , lasciare che lei si lavasse e dopo aver dormito sufficientemente a lungo, beh, fare quello che c´era da fare. Ci provó. Si mise le cuffie alle orecchie e premette riproduci sulla playlist che ogni notte la faceva addormentare. Quella con 126 canzoni calme e tranquille. La musica partì.

I tuoi occhi sussurrarono " Ci siamo già incontrati? " , attraverso la stanza la tua sillohuette comincia a farsi strada verso di me. Inizia la conversazione scherzosa, inizio a contare le tue veloci osservazioni come se passassi bigliettini in segreto. Tutto quello che posso dire è, " Sono incantata di conoscerti".  La domanda insistente mi ha tenuta sveglia. 2 del mattino, c'è qualcuno che ami? Mi domando finchè resto sveglia. E adesso vado avanti e indietro, desiderando che tu fossi alla mia porta.. la aprirei e tu diresti " Ehi, sono stato incantato di conoscerti".  Questa sono io che prego che quella fosse solo la prima pagina, e non dove la storia finisce. I miei pensieri riecheggeranno il tuo nome, finchè non ti rivedrò. Queste sono le parole che ho trattenuto, quando me ne andai troppo presto. Incantata di conoscerti.

 

 

Ci provó davvero ma non ci riuscí. Dentro di lei c´era qualcosa che le impediva di dormire, e sapeva bene che se non avesse dato ascolto a quel qualcosa non avrebbe dormito serenamente, quindi si arrese e allungó la mano per prendere ció che si trovava nel cassetto del comodino alla sua destra. Il suo diario. Prese la penna e inizió a scrivere : 

Ho davvero tanto sonno e sono davvero tanto stanca. Ma quando torneró in Italia, e quando rileggeró queste pagine, tre cinque o dieci anni, voglio ricordare tutto di questa Parigi, quindi devo prima scrivere la mia giornata. Ggggiá. Parigi é stupenda, come ho giá detto, e oggi abbiamo visitato il Louvre. Avrei voluto avere una di quelle macchine fotografiche professionali per far mille foto stupende. Emh. Sí. Qualcuno in realtá l´aveva una macchina del genere. Praticamente oggi a colazione mi ero seduta sola, perché era mattina e voglia di parlare, obv, non ne avevo.. peró ad un certo punto é arrivato Dylan e mi ha chiesto se poteva sedersi. Dylan il nuovo compagno, quello bocciato. All´inizio ero un po´seccata, non avevo nessuna voglia se non quella di finire l´ultimo croissant. Peró poi si é seduto e ha iniziato a parlare, e non la finiva piú. Ma era simpatico, non me l´aspettavo veramente. Mi sembrava piú uno del tipo snob e montato, ma no.. é veramente simpatico e poi alla fine mi diceva cose del tipo ´ Il fattorino ti stava mangiando con gli occhi e non lo posso biasimare´ cit. e alla fine prima di andarsene dicendo che era stato un piacere conoscermi e parlarmi mi ha fatto un occhiolino. Poi per la visita guidata non abbiamo parlato, peró mentre ero fuori dal museo seduta in delle scale mi ha fatto una foto, mentre non guardavo.. mi sono accorta solo dopo, grazie al flash, e poi mi ha sorriso. E ora buh. Cioé, nulla, peró volevo dire questo. Perfetto, ora provo ad addormentarmi. Bonne nuit, a plus tard.


La mora posó il diario al suo posto e chiuse gli occhi, ma nemmeno due secondi dopo sentí aprire e poi sbattere la porta.
- Amóóóóóó. Tu dois ouvrir tes yeux manteinant. Tu me dois... mhhh. No niente francese, sono questioni troppo importanti, devono essere dette subito, senza nessuna perdita di tempo. C´é troppo poco tempo. Jennyyy, svegliati daiii. - strilló la ragazza che era appena entrata in stanza.
Era Eleonora, un´amica di Jennifer. Non una delle sue migliori, migliori amiche, ma le voleva bene. La conosceva ormai dal primo liceo e avevano imparato ad amarsi e stare insieme, nonostante non fossero sempre d´accordo su tutto.
Jennifer la conosceva bene, quasi come conosceva sé stessa.. e se prima si era arresa a sé stessa perché sapeva che non sarebbe riuscita ad addormentarsi senza prima scrivere ció che aveva bisogno di mettere su carta e in un certo senso di ´raccontare´, sapeva anche che quello era il momento di arrendersi ad Eleonore che, per nessuno motivo, l´avrebbe lasciata in pace senza prima aver ottenuto quello che voleva.

- Quindi, porcona.. - inizió Eleonore guardandola con il suo solito sorriso malizioso - oggi al museo ti ho vista per due minuti contati quando eravamo fermi all´entrata.. e dopo di ció, puff. Sparita nel nulla! - fece una breve pausa e continuó - Non é che per caso.. - smise poi di parlare, facendo peró capire tutto quello che c´era da capire.
- Che?! Mannó! Siamo qui da appena tre giorni.. e nemmeno. E poi non é che i nostri compagni siano questo granché. - concluse Jennifer facendo le spalline e guardandola negli occhi, come per sottolineare l´ovvietá.

La conversazione andó avanti per parecchi minuti. Prima Eleonore le disse qualcosa che riteneva fosse di essenziale importanza. Erano a Parigi, da sole, per due mesi ed in vacanza. Tre giorni potevano, sí, essere pochi per conoscere qualcuno in Italia, ma quella erano a Parigi - continuava a sottolineare la bionda - e non c´era tempo da sprecare perché l´orologio, tristemente, non smetteva di girare. Poi raccontó all´amica che, in realtá, non l´aveva vista - escludendo quei primi minuti - perché quella che, invece di seguire la visita guidata del piú grande museo di Parigi, si era andata ad imboscare era lei.
Giá dal giorno prima c´era una persona, sempre della loro classe, che le stava spesso vicina e, all´inizio, non riusciva a capire se questa persona ci stesse provando con lei o meno; ma quella mattina, in qualche stradina vicino al Louvre, Eleonore era riuscita a decifrare le sue intenzioni.. e aveva colto il momento, citando la bionda. Dopo tutto - parole che la stessa Eleonore ripeteva ogni qual volta le facessero una proposta poco ortodossa e quando le veniva in mente un´idea che non sembrasse promettere troppo bene - " era a Parigi e non poteva tirarsi indietro davanti a nulla ".
Jennifer rise - Beh, in fondo non hai tutti i torti. Ma chi é questo?! -
- Mmhh.. sai, Giulia? - l´amica annuí. - Bene, lei. -
- WTF, WHAT THE FUCK, CHE COSA STAI DICENDO? Ti sei fatta Giulia? Una ragazza? Tu, che impazzisci per i ragazzi? E tra parentesi, Giulia, la ragazza del nostro altro compagno di classe che non é partito? MA WHAT? -
La bionda si sedette e rise. - Emh, sí sono etero tranquilla. E comunque mi ha detto che sono in una fase complicata e hanno deciso di prendersi una pausa e, dai, é una figa! So benissimo che lo pensi anche tu eh. E siamo a Parigi, fare almeno una cosa per la prima volta qui é d´obbligo, bellezza. -

Quando finalmente - e non troppo presto - la compagna si riprese dallo shock causato della notizia, tentó di aprire bocca; ma fu nuovamente bloccata dall´attuale coinquilina.
- E tu, invece, non hai messo gli occhi su nessuno? Proprio nessuno? Nessuno nessuno? -
Non appena sentí uscire quelle parole dalla bocca dell´amica, la sua mente le riprodusse nella testa la scena di quella mattina. Dylan che le chiedeva se poteva sedersi al suo tavolo, la loro conversazione, lui che gli sorrideva, quell´occhiolino simpatico. Sorrise spontaneamente, senza accorgersene e ció porto Eleonore a sottointendere una risposta positiva. Le domandó chi fosse, ma la mora insisteva col fatto che non le piacesse proprio nessuno. 
Dopo cinque minuti di puro assillo, seppur non fastidioso ed amichevole, Jennifer sputó il rospo. Le racconto tutto ció che era successo quella mattina, anche se, ovviamente, non era niente di che. E anche se Dylan era un bel ragazzo.. quasi bellissimo, anzi. Non era che le piacesse piacesse; dopotutto non lo conosceva neanche quasi. Jennifer preseesempio dalla persona che aveva di fronte e tenne il gran finale per l´ultimo. Il nome del ragazzo.
- E quindi chi é? Dai, dimmi, stronza. - 
- Dylan Thomas. - 
Eleonore da eccitata ed euforica passó ad essere seria. Sembrava quasi che avesse trovato un buono sconto del 50% su tutti gli articoli per far shopping da Tally Wejil e che, non appena avesse sentito il nome di Dylan, avesse visto e realizzato che quel buono sconto non era piú valido. Jennifer le chiese il perché della sua reazione.
- Senti, Jay. Ci sono passata. E´meglio se non ti fai troppi film. - fece una pausa, quasi come se stesse riflettendo su qualcosa di davvero serio - Anzi.. E´meglio se, a parte le cose essenziali, non ti ci fermi piú a parlare. Dico davvero Jennifer. Insomma, sai quante ragazze si sará fatto in tutta la vita? E no, non lo sto giudicando per questo.. sono io la prima a divertirmi un pó quando ne ho l´occasione, ma lui non é un tipo cosí. É uno che, se te lo fai una volta e non ci pensi piú, puó andare bene, ma se ti piace sei fottuta. E lui é bravo a fottere le persone, le ragazze. E la cosa peggiore é che il suo scopo non é farsele e basta. Non é fotterle solo praticamente, ma pure teoricamente. - Eleonore fece una pausa e continuó a parlare. Parló di alcune una sua amica a cui piaceva, ma che a parte qualche messaggiata, qualche incontro e qualche bonus occasionale, non aveva ottenuto niente. Di lei, che aveva rischiato di cadere nella sua " trappola " - aveva detto. E della sua reputazione nella classe che frequentava l´anno precedente e che, secondo le ragazze, non era delle migliori. Le raccomandó di starle lontano. 

Jennifer ci restó un pó di sasso. Insomma, stavano parlando soltanto di un ragazzo, non di un´arma letale, non di una bomba atomica, non di Adolf Hitler. Non poteva essere cosí tremendo come diceva Eleonore.. l´aveva sentito parlare quella mattina e la descrizione non sembrava affatto adatta a lui, per quel poco che aveva potuto constatare. Nonostante tutto peró decise che le avrebbe dato ascolto.. tanto lo conosceva appena. Se lui non l´avesse piú cercata, lei avrebbe fatto lo stesso.
Si coricó, dicendo a sé stessa che quella era davvero l´ora per dormire e che niente e nessuno piú avrebbe potuto impedirle di farlo. Non appena chiuse gli occhi, il materasso sotto di lei vibró. Era il suo telefono. Il destino non era dalla sua parte. Stava quasi per spegnerlo, ma si bloccó quando si accorse che era un messaggio da un numero che non aveva. Diceva " Ehi, francesina. Ho capitato il tuo numero in giro. Posso tenerlo, giusto? "
Era Dylan. Dylan Thomas. Il ragazzo che Eleonore aveva tanto sparlato non più di due minuti prima e, oltre ad aver cercato il suo numero, le aveva appena mandato un messaggio. E sembrava cosí dannatamente difficile da ignorare.
Si rigiró nel letto prendendo il telefono tra le mani e si mise a pancia in sú. Cliccó sul tasto rispondi e con un sorriso stampato in faccia, ma non sullo schermo del proprio iPhone - decise dopo qualche minuto di riflessione- , digitó la frase piú corta che le venne in mente e pensò fosse adatta.
" Certo che puoi. :) "
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