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Autore: CassandraBlackZone    17/10/2015    2 recensioni
Tutto accade il 29 giugno del 2016, data in cui viene ritrovato il cadavere di Slenderman, leggenda metropolitana reputata da sempre una mera invenzione di Internet. Questa scoperta non può far altro che suscitare una curiosità tale da spingere un gruppo di scienziati a studiare il corpo della Creepypasta; curiosità che portò alla rovina la razza umana. Bastò una sola incisione e un potente virus si diffuse indisturbato in tutto il mondo confondendosi con l'ossigeno. Esso venne denominato CRP. Le conseguenze? Quando una Creepypasta muore, essa rinasce successivamente in un qualsiasi individuo in cui il virus si è ben sviluppato. Pur sapendo la sorte che l'attende, l'umanità è tenuta a proteggersi dai soggetti infetti, i quali sono destinati a seguire il loro istinto di uccidere.
Genere: Azione, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio, Slenderman
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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«Honey, I’m home» cantò Hoodie appena entrò nella cucina. Il proxy inspirò a pieni polmoni il profumo dei trenta arrosti appena tolti dal forno, riuscendo a distinguere alla perfezione tutte le spezie usate per insaporire gli squisiti filetti di manzo.
Ogni utensile presente sul piano di lavoro non aveva segreti per Masky, sicché la cucina era uno dei suoi punti forti: i coltelli danzavano sulle sue mani come un giocoliere con le sue fidate clave e la precisione con cui tagliava sia la carne che i vari ortaggi poteva invidiare un qualsiasi chef stellato.
«Uuuuuh, lo speciale arrosto dello zio Masky. Lo aspettavo da una settimana» disse Hoodie con l’acquolina in bocca.
«Vedi di non sbavare sul pavimento e dammi una mano con le patate» lo ammonì Masky alle prese con il frullatore. «Sto ancora preparando i frullati di frutta e non posso fare avanti e indietro da qui alla friggitrice.»
«Non dirmi che mi hai chiamato per questo? Insomma, ho lasciato il capo da solo, sai?»
«E per cos’altro se no? Tutti sono andati a fare un’escursione e fra poco faranno ritorno. Il signor Slenderman deve solo riportare il vestito al vecchio rifugio, perciò tu puoi benissimo aiutarmi.»
«Non poteva darti una mano la ragazzina?»
«Stai scherzando, vero? Dopo tutto quello che ha passato? Sta riposando.»
Hoodie schioccò la lingua scocciato.«Capirai… sapeva già che era stata adottata. L’unica cosa nuova per lei è vivere con noi.»
«E dici poco?»
«Comunque non sono andati a fare un’escursione. Stanno cercando Jeff.»
«Che cosa?» chiese Masky allarmato, deconcentrandosi di conseguenza dai frullati di frutta.
«E di cosa ti meravigli, scusa? Lui scappa sempre dopo l’ennesimo tentativo di iniezione.  Dov’è la spatola?»
Masky spense il frullatore e si avvicinò all’amico allarmandosi. «Io ero convinto che fosse in camera sua a dormire! Arrivato qui ho sentito solo la sua presenza!»
«Ma se ti ho detto che è scappato?!»
«Idiota! Ti sarai concentrato sul tuo stomaco! Controlla!»
«Ok, come vuoi!» sicuro di non essere nel torto, Hoodie si limitò a verificare senza alcuno sforzo, ma dovette ricredersi, non appena avvertì quello che era il CRP di Jeff. «Ma… non può essere. Ero convinto che fosse…»
«Se lui è qui, significa che…»
«Annabelle!» urlarono all’unisono i due proxy, che subito lasciarono la cucina e salirono le scale per raggiungere l’ultima stanza del primo piano.
 
 
Più Annabelle cercava di opporre resistenza, più Jeff premeva la mano sulla sua bocca impedendole di respirare. La povera quindicenne si divincolava intenta a liberarsi, ma senza riuscirci. Era goffa e incapace di agire come le era stato insegnato al campo; era come se si fosse dimenticata di punto in bianco tutto l’addestramento, dagli insegnamenti del padre sin da piccola a quelli dei suoi superiori. La sua mente si svuotò completamente non appena i suoi occhi incontrarono quelli del killer psicopatico.
«Uuuuh, belli i tuoi occhi. Sembrano… sembrano pietre preziose, sai?» disse il ragazzo in preda alla follia. «Posso prenderli, vero?!»
Annabelle tentò nuovamente di fuggire, ma la lama del coltello appoggiata sul suo ventre, la punzecchiò obbligandola a stare ferma.
«Anormali… Sì, mi piace come suona. Anormali. Però… noi non lo siamo. Voi… voi là fuori lo siete! VOI!»
«Annabelle! Annabelle, stai bene?!»
Jeff si girò verso la porta, avendo riconosciuto la voce di Masky.
Annabelle ne approfittò per liberarsi finalmente dalla mano di Jeff. «Masky! Aiuto! Ti prego!»
«ZITTA! DEVI STARE ZITTA! Anormale, eh?! ANORMALE!»
Il segnale era stato lanciato a dovere, come previsto da Liu e Jane. Non appena Jeff alzò il suo braccio, pronto ad accoltellare Annabelle, i due killer fecero irruzione nella stanza entrando dalla finestra; il biondo si occupò di attaccare il fratello, mentre la mora ad allontanare Annabelle da morte certa.
«Lasciami! Lasciami andare, ti ho detto!» urlò Jeff, rivolto al fratello maggiore.
«Oh, Jeff. Quando ti comporti così mi viene proprio voglia di uc-…» Liu si bloccò, maledicendosi a denti stretti, mentre Jane scosse la testa adirata.
Annabelle, ancora scossa, non si scansò e lasciò che la giovane assassina la spingesse verso il letto, ma senza distogliere lo sguardo dal suo aggressore ancora molto agitato.
«Allora… fallo» mormorò Jeff, con gli occhi fissi in quelli del fratello. «Che cosa aspetti? FALLO!»
Un colpo ben assestato dietro alla nuca bastò a tramortire Jeff, prima che Liu potesse rievocare controvoglia quelle terribili notti.
Masky e Hoodie entrarono nella stanza per ultimi, spalancando la porta. «Annabelle! Va tutto bene?!»
«M-Masky…» la voce gentile e preoccupata del proxy aiutò Annabelle a svegliarsi dal suo momentaneo coma e subito si precipitò verso di lui, inginocchiandosi.
«Oh Annabelle! Non sei ferita, vero? No, per fortuna. Cazzo! Avrei dovuto controllare prima di farti entrare!»
«Uuuuh. Masky che dice le parolacce! Che rarità!»
«Non è il momento di fare gli spiritosi, Hoodie» lo ammonì Liu visibilmente irritato. «Ora che sei qui mi darai una mano ad iniettargli la quantità di Dose necessaria» indicò Jeff.
«Veramente io dovevo aiutare Masky a cucinare.»
«Ci penso io» si offrì volontaria Jane. «E mi occuperò anche della ragazza.»
Annabelle reagì allo sguardo assente della maschera di Jane con una stretta al braccio di Masky, comunicando a quest’ultimo la sua paura.
«Non ti devi preoccupare, Annabelle. Jane non ti farà del male. Nessuno lo farà.»
Nonostante le premure di Masky, Annabelle sembrava come regredita ad uno stato infantile a lei sconosciuto. Mai in vita sua aveva provato così tanto terrore, nemmeno all’età di cinque anni, forse perché per tutta la vita era riuscita a fare in modo che nessuno la potesse avvicinare grazie agli innumerevoli allenamenti. Nessuno, prima di Jeff, era mai riuscito a metterla alle strette, a renderla vulnerabile. Solo il pensiero della sua mano sulla sua bocca e della lama del coltello vicino al suo ventre, la mente di Annabelle si svuotò ulteriormente.
«Ti chiami Annabelle.»
Dolce e rassicurante. Annabelle venne attirata da quella voce dal tono materno, non preoccupandosi che fosse di una Creepypasta al di fuori di Masky.
Jane le si avvicinò, allungando piano la mano. «Dico bene?»
Senza accorgersene, Annabelle rimase incantata dalla bellezza dei capelli corvini della giovane assassina e dalla perfezione della sua maschera in ceramica minuziosamente decorata. Pur non vedendo il suo viso, poteva benissimo percepire il suo sorriso. «S-Sì…» rispose.
«Bene, allora possiamo andare. Più tardi metteremo a posto anche la finestra» annunciò Liu.
«Perché non lo facciamo fare ad EJ?» ridacchiò Hoodie.
«Credo che oggi lo abbiamo fatto arrabbiare abbastanza» prima di prendere in spalla Jeff, Liu notò Annabelle ancora sconvolta e le si avvicinò per accarezzarle la testa, cogliendola di sorpresa. «Mi dispiace per quello che ti ha fatto Jeff, ma non è colpa sua. Non è in sé.»
«Lui non è mai in sé» si intromise Hoodie.
«Quello che voglio dire, è che non era sua intenzione aggredirti, credimi.»
Inaspettatamente Liu sembrò aver calmato del tutto la ragazza, che subito apparve meno tesa da come abbassò le spalle, dopo aver ricevuto un sorriso dall’assassino.
«Ok. Te l’affido, Jane.»
«Stai tranquillo.»
Issato Jeff, Liu e Hoodie uscirono per primi dalla stanza, mentalmente pronti per le conseguenze che li attendevano.
«Bene. È meglio che vada anche io. Non ho ancora finito di preparare la cena» disse preoccupato Masky.
«Appena avrò sistemato i vetri rotti e la ragazza, vengo ad aiutarti» lo tranquillizzò Jane.
«Grazie mille. Allora io vado» con il pensiero di dover preparare una torta al cioccolato con le pere, il proxy corse in tutta fretta verso la cucina, lasciando Annabelle nelle mani della sorella maggiore.
«Ok, prima di tutto… dobbiamo sistemare te. Oh diamine…» Jane analizzò dalla testa ai piedi Annabelle. Il bel vestito color del cielo che aveva addosso era imbrattato di sangue di animale e terra e una delle maniche sbracciate era strappata. «Che peccato. È un così bel vestito. Ma… penso che si possa salvare. Lo metto bene a mollo nell’acqua e…»
«Apparteneva alla mia madre adottiva» mormorò Annabelle con la testa bassa. «Lo metteva sempre quando aveva la mia età.»
«Oh capisco. È un oggetto prezioso, me ne rendo conto, ma stai tranquilla! Con me è in buone mani.»
«Inutile…»
«Come scusa?»
Con le mani chiuse a pugno e i denti stretti, Annabelle urlò tutta la sua frustrazione addosso alla Creepypasta; un vero e proprio sfogo represso. «Tutto ciò che mi è stato insegnato fino ad ora è stato tutto inutile! Io… non sono stata capace di avvertire la sua presenza, di neutralizzare la sua arma e i suoi attacchi! A COSA È SERVITO L’ADDESTRAMENTO ALLORA?!» assieme alla frustrazione, anche la rabbia iniziò a ribollire nelle vene, assorbendo ogni goccia di paura accumulatasi in precedenza. Si vergognò di se stessa, si scusò con suo padre e i suoi magnifici insegnanti, che credevano in lei e nelle sue capacità. «Fanculo…» Annabelle tirò su col naso, trattenendo il più possibile le lacrime.
Jane si limitò a rimanere in silenzio. Una giovane poacher, proprio come aveva pensato. Ritornati alla villa, a differenza di Liu, aveva notato una presenza estranea priva di CRP: un animale, aveva inizialmente pensato, ma poiché non si trovava in cucina assieme a Masky, l’unica soluzione era un essere umano. Come faceva a sapere che era una poacher? Sulla valigia di Annabelle vi era cucito una toppa dello stemma del campo d’addestramento Menschen Sieg, il campo al di là della Black Forest.
Jane sospirò, concedendosi quei pochi secondi di silenzio per riordinare le idee e mettere a fuoco la situazione. Slenderman aveva portato nella villa un essere umano, un soldato per giunta. L’umano in questione era una ragazzina di quindici anni spaventata e inconsapevole del suo arrivo tanto quanto lei e Liu. All’arrivo di tutti gli altri, le cose potrebbero prendere una brutta piega se il capofamiglia non torna prima di loro. In conclusione: se Slenderman aveva deciso di portarla con sé senza dire nulla, allora doveva essere sicuramente qualcosa di serio e molto importante.
«Ora ascoltami. So bene che ti senti in qualche modo frustrata, ma… ormai sei qui. Non ci puoi fare niente.»
«Posso scappare» l’anticipò la ragazza.
«Io non credo che Slenderman te lo permetterà» Jane guidò Annabelle verso il letto per farla sedere, così da poterle togliere il vestito; aveva già in mente come sistemarlo.«Facciamo così. Tu raccontami tutto e io vedrò come posso aiutarti. Va bene?»
Ammaliata una seconda volta dalla sua voce, Annabelle annuì all’assassina, mostrandosi nuovamente fragile.
 
Dopo aver accuratamente eliminato ogni traccia di sporco, Slenderman ripose il completo nero nell’armadio di legno di cedro. Chiusa l’anta, l’accarezzò prima di uscire dalla stanza e raggiungere quello che un tempo era il salotto.
La nostalgia penetrò nelle profondità della Creepypasta ad ogni suo passo e ad ogni suo sguardo lanciato sulle vecchie cornici appese alle pareti, ormai prive di carta da parati e invase dalla muffa. Dietro ai vetri pieni di crepe, le foto ritraevano lui stesso assieme ai suoi adorati figli nei primi giorni in cui li prese con sé, ancora confusi e incapaci di capire il concetto di famiglia; quattro foto più avanti, i primi cenni di sorriso, seguiti dai tanto attesi abbracci amorevoli. Milioni di ricordi vissuti in quella casa, costruita interamente con le sue mani, risollevarono notevolmente il suo umore.
Slenderman si fermò all’ultimo scatto, ma distolse lo sguardo, poiché incapace di guardarlo, e sospirò pesantemente. Invano fu cercare di non rievocare le urla di rabbia, di dolore e di disperazione di quel tremendo giorno di quindici anni fa, marchiate a vita sul ritratto di famiglia. La Creepypasta senza volto sfiorò con le dita le bruciature, al tatto ruvide, fermandosi più a lungo su quella che copriva il volto di una donna al suo fianco.
«Cosa sarebbe successo se non ti avessi lasciata andare, eh?» disse Slenderman scuotendo la testa, mortificato.
«Sarebbe sicuramente viva.»
Slenderman si voltò lentamente verso la porta d’ingresso in fondo al corridoio. Era Hoodie, ricoperto di sangue infetto a lui familiare.
«Oh, vedo che lo avete trovato.»
«La prego, signore, non si sforzi. La telepatia la indebolisce» disse il proxy apprensivo nei confronti del padrone.
«Non dire sciocchezze. Posso usarla senza problemi. Puoi stare tranquillo. Come sta Jeff?»
«Al solito. Nonostante fosse svenuto ha fatto resistenza, ma io e Liu siamo riusciti lo stesso ad iniettargli la Dose.»
«Molto bene. Che mi dici della finestra?»
« Se ne sta occupando Liu. Ero sicuro che l’avrei trovata qui, dal momento che tardava ad arrivare. Sono venuto a prenderla.»
«Ho solo riportato il vestito. Non avevi motivo di essere preoccupato.»
«Ora è lei che dice sciocchezze. Ha funzionato, eh? Quello stupido generale. Ci credeva degli allocchi» sogghignò il ragazzo soddisfatto.
«L’ha fatto per precauzione. È comprensibile
«Be’, si troverà una bella sorpresa. Perlomeno potremo stare tranquilli.»
«Come sta la ragazza
Hoodie scrollò le spalle indifferente. «Se ne sta occupando Jane. Abbiamo avuto un piccolo incidente, ma si è sistemato tutto.»
«Oh sì. Ho visto.»
«Bene. Non avevo proprio voglia di raccontarle com’è andata.»
«Questa notte voglio che Jeff venga con noi
«Eh? No, signore! Gli abbiamo appena iniettato la Dose! Deve stare a riposo o altrimenti…»
«È verrà anche Annabelle.»
Il povero proxy iniziò ad agitare le mani e a borbottare confuso, senza riuscire ad esprimere a pieno il suo disaccordo dell’improvvisa decisione del padre delle Creepypasta.
«Non ho mai detto che Annabelle sarebbe rimasta con noi gratis. Deve meritarselo il posto.»
«Ma perché portarla durante le missioni? È umana! Manderà a monte tutto! Scapperà o peggio: potrebbe ucciderci!» disse Hoodie adirato, ma soprattutto preoccupato. «A meno che… non saremo noi a farlo per primi.»
«Non lo farà e non lo farete nemmeno voi.»
«Come fa ad esserne sicuro?»
Slenderman allungò una mano all’ultima foto da lui contemplata. «Se dimostrerà di essere degna, allora potrà restare. In caso contrario… sarò costretto a cacciarla.»
«E per cacciarla intende…» iniziò Hoodie quasi cantando, ma purtroppo per lui, il padrone non sembrò volerlo assecondare.
«Forza. Torniamo a casa.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Prima di tutto… mi scuso per il ritardo… Sono veramente mortificata, ma dopo aver iniziato la scuola non mi sono potuta avvicinare al pc… Chiedo venia. Ad ogni modo: ecco qui. Che dire… chiamiamolo capitolo di passaggio, perché ancora non ho fatto emergere nulla (credo) e magari risulta anche noioso, rispetto agli altri, ma…. vi assicuro che il bello deve ancora venire.
Cercherò di aggiornare più spesso ( lo so che lo dico sempre, ma farò del mio meglio :’( ) grazie dell’attenzione e ci vediamo alla prossima.
 
Cassandra 

   
 
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