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Autore: Soraya Ghilen    17/10/2015    1 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Image and video hosting by TinyPic P.O.V. Cristina
Una settimana dopo
“Come diavolo abbiamo fatto ad essere così stupidi?!” per una volta Zoroastro aveva ragione. 
Eravamo tornati a riprendere il Maestro, come da programma, ma non aveva funzionato. Mentre giravamo intorno alla piramide quei barbari ci avevano trovato e rinchiusi tutti, dal primo all’ultimo. Quindi io, mio marito, Zo, Giulia e il Maestro ci trovavamo tutti sulla stessa barca, o meglio nella stessa cella.
“Se avessimo fatto come io avevo suggerito una settimana fa a quest’ora saremmo già in viaggio verso l’Italia ma no, la signora doveva fare quello che il suo cervellino risoluto le suggeriva!” Girolamo non l’aveva presa bene, per nulla.
“Cos’è che mi dicesti quando ti chiesi di ammettere che questa disgrazia era colpa tua?” chiesi, retorica “Ah, giusto: siamo persi in mezzo al nulla e l’unica cosa che vuoi è sentirmi dire che è colpa mia se questa sciagura si è abbattuta su di noi?”
“E, se non erro, la tua risposta fu: perché è così!”
“Smettetela subito! Sembrate una vecchia coppia di zitelle!”
“Stanne fuori!” l’urlo che investì Leonardo, cacciato all’unisono da entrambi, lo fece zittire all’istante.
“Mi hai imposto di rimanere qui. Nelle tue condizioni saresti almeno potuto restare sulla nave”
“Non prevedo il futuro, Girolamo, non sapevo cosa sarebbe successo!”
“Aspettate, quali condizioni? Sei malata per caso?” lanciai a Zoroastro uno sguardo di fuoco.
“No, non lo è ,o meglio, non lo è ancora” rispose mio marito, con voce pacata. Tutti mi stavano guardando e questo mi stava mandando fuori di testa.
“Io non ho nulla che non vada, come non l’avrò in futuro” risposi, secca, ma i loro sguardi non mi lasciarono neanche dopo quella asserzione “Smettetela subito di guardarmi! Vi ho detto che sto bene!” sbottai. Girolamo mi guardava, penetrandomi con lo sguardo. Lui, che lo sapeva, non mi dava tregua. Sapevo bene che se quella gravidanza avesse subito qualsiasi tipo di problema lui non mi avrebbe mai perdonata. Mi ero spinta troppo in là.
“Bene, visto che non vuoi farlo mi trovo costretto” disse. Il suo sguardo era gelido. Da tempo non lo vedevo “Lei, la mia adorata, dolce e obbediente consorte, aspetta un bambino” e gli sguardi tornarono a concentrarsi su di me. Giuro, l’avrei strangolato con le mie stesse piccole, delicate e deboli mani “E, ovviamente, non ne ha proprio voluto sapere di fare, per una sola singola volta, quello che le ho chiesto” Non mi ero neanche resa conto di quello che facevo. Sentii solo che la mano mi bruciava da matti e vidi il viso di mio marito era girato di profilo.
“Come hai osato?” sussurrò. Giulia si era fatta piccola piccola, Zoroastro si era girato di spalle portandosi una mano tra i capelli e Leonardo guardava dritto davanti a se, cercando di estraniarsi.
“Te lo sei meritato” risposi, con più coraggio di quanto non ne avessi in realtà. Mi faceva paura, quella era la verità. Girolamo come non lo vedevo da tempo, ecco chi avevo davanti. Non mio marito ma il conte di Imola e Forlì. Non l’uomo che amavo ma il sicario del Papa.
“Provaci solo un’altra volta e giuro che le conseguenze non ti piaceranno” disse mi si fece vicino e mi fece attaccare  con la schiena al muro. Il suo fisico mi schiacciava “Non credere di poter essere alla pari. Tu sei una donna, la mia ma pur sempre una donna, e io sono tuo marito. Mancami ancora di rispetto e cadrai dal piedistallo sul quale ti ho messa e, ti prego di credermi sulla parola mia cara, ti farai molto male. Scoprirai che ti ho posta molto, forse troppo, in alto e questo ti ha dato modo di prenderti troppe libertà, ma adesso basta!”
“Toglimi immediatamente le mani di dosso, Girolamo!” sussurrai, a un centimetro dal suo volto.
“Ho detto basta!”
“Faresti del male a tuo figlio?” quello lo punse sul vivo. Aveva paura per quella gravidanza più di quanta non ne avessi io. Mi lasciò andare, così come mi aveva tenuta bloccata.
 
La sacerdotessa era una donna molto bella ma era strana. L’unica cosa che ripeteva era “Il libro delle lamine è la nostra salvezza” era chiaro che lo bramava, esattamente come mio marito e Leonardo.
“Cosa vuole, in realtà?” chiesi a Leonardo.
“Non lo so. Ha dei secondi fini, come tutti noi” rispose. Non ci facevano mai uscire dalla cella “Parliamo di te, mia allieva” disse. Eravamo seduti sotto una delle grate, che erano state bloccate. Guardavamo gli altri, stesi a terra, dormienti “Perché non riesci ad andare oltre il tuo orgoglio?”
“Qui non c’entra il mio orgoglio, qui c’entra cosa è giusto e cosa non lo è” risposi, guardandomi la punta delle scarpe.
“E chi stabilisce cosa è l’uno e cosa l’altro?”
“Noi, io credo” lui annuì.
“Esatto” mi prese la mano, stringendola “Sai bene cosa penso di quell’uomo: è un mostro, un sadico che si nutre del dolore di altri ma c’è qualcosa di diverso, qualcosa che, fino a poco fa, stava mutando. Cosa ti ha spinto ad arrestarlo?”
“Io non ho mai voluto arrestare nulla”
“Eppure l’hai fatto, nello stesso istante in cui l’hai sfidato” aveva ragione e io lo sapevo “Non fingere di amare qualcuno solo perché ti fa comodo. Non è questo quello che sei”
“Io non fingo”
“Allora perché ti fa comodo sopraffare piuttosto che capire?” non capivo perché mi stesse dicendo quelle cose.
“Io non voglio capire. Farlo vorrebbe dire affogare con lui” ammisi.
“Questa è la verità. La paura è la più grande forza che muove questo mondo” sorrise tristemente “Credo sia più facile odiare che avere fiducia”
“Io mi sono fidata e lui non fa altro che impormi la sua volontà”
“Perché lui agisce calcolando ogni singola mossa. Lui sa cosa è bene per te molto meglio di chiunque altro”
“Me stessa compresa?”
“Si” lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite. Aveva ragione, in parte, ma non del tutto. Io ci avevo provato a capirlo ma sondare l’anima di Girolamo, con tutti i suoi segreti, era come avventurarsi in un pozzo privo di fondo, dove tutto era oscuro e nulla era ciò che sembrava “Prima di pretendere che ti rispetti prova a fare lo stesso”
“Io lo rispetto”
“Tu fai finta di farlo”
 
Avevano preso Leonardo, Zoroastro e Giulia e li avevano portati fuori. Non avevo ben capito quali fossero le loro intenzioni ma da quei selvaggi mi sarei aspettata davvero di tutto.
“Dio sta ridendo di noi, mia adorata” quella frase mi gelò il sangue nelle vene.
“Cosa pensi gli faranno?” gli chiesi “Pensi li uccideranno?”
“In un modo o nell’altro questo è il fato di tutti gli uomini” mi rispose, assente.
“Non è questo il nostro destino”
“Io sono cresciuto in monastero, abbandonato alla nascita. Lo sapevi questo?” disse, di punto in bianco. Eravamo seduti l’uno di fronte all’altra, a gambe incrociate.
“No, non me l’hai mai detto”
“Un giorno il Santo Padre mi chiese se ero disposto a diventare la spada della sua chiesa e a fare strage dei suoi nemici ovunque essi fossero” disse, lentamente “Mi chiese di fare cose terribili” disse, sussurrando “Ho dovuto imparare che le nostre vite si costruiscono sulle morti di altri. Ecco dove la fede mi ha portato”
“Perché dici queste cose?”
“Perché non le ho mai dette a nessuno” rispose, semplicemente “Mi chiedi perché ci tenga tanto ai miei diari” io annuii “Perché quelle pagine sono  l’unico posto dove posso essere me stesso e non un sicario assetato di sangue”
“Girolamo, questa non è la fine. Non stiamo per morire, quindi non farmi le tue confessioni” dissi, giocando con una ciocca di capelli.
“Sai che non ci lasceranno semplicemente andare, vero? Una volta trovato il libro ci faranno a pezzi”
“Non accadrà nulla di simile”
“Tu non hai visto quello che hanno fatto a quegli uomini” disse, sempre con voce pacata “Li hanno uccisi, su due piedi, a sangue freddo. Non hanno esitato, prima di sferrare il colpo”
“Ti ho visto fare lo stesso molte volte”
“Cosa vuoi dire?”
“Che chiami barbaro chi usa i tuoi stessi metodi. Tu lo fai nel nome del Papa, loro in quello dei loro dei” mi fissava, serio. Voleva capire “Io e Nico ti abbiamo visto, quando hai ucciso quelle persone nelle cave di allume. Tu hai fatto ammazzare quella povera gente solo perché non sapevano un numero. Chiami loro mostri, Girolamo, ma tu cosa sei?”
“Non vado fiero del mio passato, ma ora sono un umo diverso” non potei rispondere, perché Ima Cama entrò nella cella, con Giulia e Zoroastro alle spalle.
“I soldati hanno sbagliato, non dovevano prendere i vostri compagni ma voi” disse. Odiavo quella donna e la sua singolare bellezza. E odiavo ancora di più che Girolamo la fissasse. Gli avrei cavato gli occhi “Ad ogni modo Topa Inca ha detto che dovremo entrare tutti insieme, nella volta celeste”
 
Angolo di Sol: Bene e, alla fine, Cristina, come al solito, ha cercato di averla vinta sul marito e, sempre come al solito, hanno litigato.
Girolamo ha molti pesi sulla coscienza e Cristina non ha voglia di ascoltare i peccati del marito, un po’ per paura di quello che potrebbe un po’ perché è convinta che, così facendo, riuscirà a prolungare la loro vita.
Nel prossimo capitolo i nostri amici entreranno nella volta ma troveranno il Libro?
Aspetto, come sempre, i vostri pareri.
Un abbraccio
Sol
  
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