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Autore: Abigail_Cherry    18/10/2015    1 recensioni
"Il tuo nome non ti definisce come persona. Ognuno è quello che è, indipendentemente dal proprio nome. Ed io dico che tu sei intelligente, sgargiante ed adorabile. Questo è ciò che sei."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 19:
Il Gala
 
Tic tac.
Sono ancora a lavoro ed aspetto solo che l'orologio segni le otto per finire il mio turno ed andarmene a casa.
Tic tac.
Non riesco a smettere di guardare l'ora, quasi con la convinzione che facendolo il tempo scorra più velocemente, mentre invece resta solo una lenta agonia.
Tic tac.
Oh! Non posso credere che tra poco sarò ad un gala di lusso circondato da ricconi con vestiti da quattromila dollari l'uno! E chissà come si vestirà Theo!
Tic...
Bene, ho un'ora per andare a casa e cambiarmi, prima che Theo mi passi a prendere. Tre... due... uno...
...tac.
«Sì!» esulto, afferro la mia borsa e corro fuori dal ristorante.
Percorro qualche metro, attraverso la strada e prendo il taxi che avevo chiamato per stasera. Solitamente prendo i mezzi per andare e tornare da lavoro, ma ci metto sempre almeno tre quarti d'ora, e non avrei mai fatto in tempo per il gala di stasera.
Arrivata a casa, salgo in camera e butto a terra borsa e vestiti, apro l'armadio e prendo la confezione del vestito. Delicatamente, lo tiro fuori e lo appoggio sul letto in modo da non formare pieghe, vado in bagno e mi rinfresco, aggiungendo ai miei capelli una quantità di profumo esagerata, poi prendo il mascara e lo applico delicatamente sulle ciglia, tiro fuori il lucidalabbra e metto anche quello. Mi guardo allo specchio e sorrido. Stasera mi sento davvero carina.
Torno in camera ed indosso il vestito facendo attenzione a non rovinarlo. Devo ammetterlo, avere addosso più di duemila dollari di tessuto mi mette un po' sotto pressione, ma con questo vestito mi sento proprio una principessa.
Qualcuno bussa alla porta.
«Entra pure» dico.
Credevo fosse Cameron, invece vedo Thomas varcare la soglia della mia camera «Ti ho sentito entrare in casa e... oh, ti stai ancora cambiando, scusa.» Fa per andarsene, ma lo fermo.
«No, anzi, avrei bisogno di una mano con la zip, potresti...?»
Thomas sorride. «Ma certo.» Si posiziona dietro di me, ma lo sento indugiare quando sfiora la mia pelle ancora scoperta.
«C'è qualche problema?» chiedo.
«N-no.» balbetta lui, e allaccia la zip. Mi guarda riflessa nello specchio e sorride. «Sei incantevole» dice.
Arrossisco. Da quando ho scoperto che lui è innamorato di me non ci sono stati grandi scambi di parole fra di noi. «Grazie» rispondo.
Si sente qualcuno suonare il campanello.
«Dev'essere Theo» dico. «Potresti aprire tu? Io devo prendere il coprispalle, poi ti raggiungo.»
«Certo.» Thomas mi guarda ancora per qualche secondo. «Theo è un ragazzo fortunato.» Esce dalla porta e di lui mi rimane solo il rumore dei suoi passi che scendono le scale.
Cerco nell'armadio e trovo poco dopo il mio coprispalle bianco. Dovrei scendere e salutare Theo ma mi prendo un momento per riflettere: per qualche motivo, dopo che Thomas è uscito dalla stanza, mi sento strana. Mi siedo delicatamente sul letto ed affondo il viso tra le mani, ed è in quel momento che scopro la mia guancia sinistra bagnata. Giro lo sguardo verso lo specchio e noto che una piccola lacrima mi ha rigato il volto.
Perché?
La mia domanda trova subito risposta: è per Thomas. Per il senso di colpa che mi attanaglia lo stomaco ogni volta che mi parla, che mi tocca.
Oh, Thomas, mi dispiace tanto... mi dovevi capitare proprio tu... sarebbe tutto più semplice se tu non mi amassi. Vorrei non averlo mai scoperto. Adesso sento il nostro rapporto diverso, cambiato in peggio. Vorrei tanto tornare indietro, a quando ancora non sapevo della tua cotta.
Magari, se me l'avessi detto prima di tutto questo... la mia risposta sarebbe potuta cambiare.
 
****************
 
«Ti stai divertendo?» mi chiede Theo tra il chiasso delle persone che parlano.
«In realtà... non ho ancora parlato con nessuno, mi hanno solo fermato un paio di persone per chiedermi chi fossi. Devo sembrare davvero fuori posto qui» rispondo.
«Non dire sciocchezze, sei bella esattamente come qualunque altra donna in questa sala» dice, poi si sistema la cravatta argento, in perfetta armonia con il suo completo bianco. «Anzi, forse un po' di più.» Arrossisce.
Sorrido. «Grazie.»
Entrambi ci guardiamo negli occhi, in silenzio, senza neanche sentire il bisogno di dire una parola, finché qualcuno arriva ad interromperci.
«Oh. Guarda chi abbiamo trovato! La coppia in bianco della serata.»
Mi giro e vedo un uomo sui vent'anni a braccetto con una ragazza più o meno della sua età, entrambi intenti a guardarmi dall'alto in basso.
«Charlie, posso presentarti Erika? È la mia accompagnatrice per la serata. Erika, lui è Charlie, mio fratello maggiore, e l'incantevole signora al suo fianco è la sua fidanzata, Catherine.»
«Via, Theo» fa lei con tono di simpatico rimprovero. «Non sono una "Signora", penso mi manchi ancora un bel po' prima di esserlo.»
«Sì ma molto poco ad essere la mia signora» risponde Charlie.
«Cosa intende dire?» chiedo.
«Tra circa un mese ci sposeremo» dice lei, con un sorriso compiaciuto. «E tra dieci mesi cominceremo a cercare di concepire il primo figlio. Abbiamo già programmato tutto, non vorremmo mai che il bimbo nascesse in inverno, vero amore?»
«Vero. Un periodo bruttissimo a nostro parere» risponde lui.
«Concordo pienamente» dice Theo. «Ah! Catherine, potresti venire con me un momento? So quanto ti piacciono i violoncelli, e volevo giusto farti vedere l'ultimo acquisto nella nostra sala musica.»
«Finalmente qualcosa di interessante a questa festa! Vengo subito con te. Non ti dispiace, vero amore?»
«No di certo. Vai pure» risponde Charlie.
Catherine gli stampa un bacio sulle labbra, poi prende sotto braccio Theo e si allontanano insieme, lasciando soli me e Charlie.
«Theo è davvero un ragazzo gentile» dico, senza quasi rendermene conto.
«Penso che la sua gentilezza sia solo una forma di autodifesa per il suo fragile cervello»
Rimango qualche secondo interdetta. «Non La seguo» dico alla fine.
«Non ha mai avuto tanti amici, quindi penso che l'essere gentile sia dato dal fatto che vuole terribilmente farsi ben volere dalla gente.» Charlie beve un sorso di vino rosso dal suo bicchiere. Anche io ne ho uno in mano da quando è iniziata la serata, l'ho preso per educazione, anche se il vino non mi piace. «Poverino. Mi fa proprio pena» continua Charlie. «Ma, dopotutto, gli incidenti restano incidenti. Non ci si può aspettare molto da uno così.»
«"Uno così"?»
«Non per fare pettegolezzo, è chiaro, ma i miei genitori volevano avere solo un figlio: me. Poi è arrivato Theo. Gli incidenti capitano, dopotutto. Anche se, mia madre ha detto più volte che se potesse tornare indietro, non rifarebbe più lo stesso errore di dargli la vita.»
Resto basita. Come si possono dire certe cattiverie del proprio fratello? E con quella arroganza e schiettezza, per di più. Stringo più forte la mano attorno al bicchiere ed abbasso lo sguardo, specchiandomi nel riflesso del vino. Noto che ho gli occhi lucidi. «Perché mi sta dicendo queste cose?» dico, senza neanche alzare lo sguardo.
«Oh, mia cara, per metterLa in guardia. Nessuno dovrebbe avere a che fare con mio fratello. Poverino, gli voglio bene ma... è così strano, quasi sbagliato. Penso sia questo il risultato di crescere un figlio che nessuno ha mai voluto. È per prevenire questo che io e Catherine programmiamo tutto per nostro figlio. Vogliamo che cresca al meglio. Non vorremmo mai che...»
Charlie continua a parlare mentre io assorbo tutte le parole cattive che dice e le trasformo in rabbia. Parla di Theo come se fosse uno scarto della società.
Non lo posso sopportare.
Lui non è così. È un ragazzo fantastico, che si meriterebbe molto di più di essere considerato come un peso. Meriterebbe qualcuno che lo ami, che gli stia vicino. Qualcuno...
La mia mano si muove da sola.
Velocemente, la tendo in avanti, rovesciando tutto il vino rosso sul completo da migliaia di dollari di Charlie.
Lui smette finalmente di parlare, guarda prima la macchia che difficilmente andrà via dal completo, poi guarda me con un volto pieno d'ira.
«Ma che diavolo...?!» esclama.
«Oh, scusi, che sbadata che sono!» Sorrido. «Dopotutto, gli incidenti capitano.» Raccolgo delicatamente con la lingua la goccia di vino rosso che stava colando dal bicchiere, mentre lui cerca disperatamente di rimediare al disastro con qualche tovagliolo.
«Amore! Che è successo?!» esclama Catherine, tornata dalla sala musica con Theo a seguito.
«Menomale che sei tornata!» dice Charlie. «Dobbiamo cercare di assorbire il vino!»
«Ma chi...» comincia Theo, ma non gli do il tempo di finire la frase.
Devo fare capire a suo fratello che lui può essere amato, che è un ragazzo normalissimo, dolce e speciale. E devo farlo capire anche a Theo.
Quindi lo afferro delicatamente per la cravatta e lo bacio davanti a tutti.
   
 
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