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Autore: Dreamhunter    18/02/2009    8 recensioni
Un viaggio. Una tomba. Antiche lettere. Una storia del passato che si intreccerà con il presente... Crossover con AtS e BtVS, spoiler sino al penultimo episodio della terza stagione di Bones.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Cross-over, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 11
LA DECISIONE DI LIAM E DRUSILLA

“Non ne sono ancora convinta”.
“Di che cosa?”.
“Del fatto che quello tra Liam e Drusilla sia amore”. Temperance raddrizzò le spalle con una smorfia. “Io sto ancora vedendo un uomo e una donna animati dal desiderio di possedere ciò che non possono avere. Antropologicamente, la spinta della trasgressione è una tra le molle più comuni degli esseri umani”.
“Hai mal di schiena, Bones?”, domandò Seeley, ignorando del tutto il suo discorso.
“Un po', ma...”.
“Vuoi fermarti?”.
Lei si spazientì. “Perché continui a chiedermelo? Ormai sta per sorgere il sole, è inutile preoccuparsi ora di dormire. E poi pensi sul serio che potrei fermarmi adesso? Voglio sapere cosa succederà nella serra!”.
A lui scappò un sorriso. “Sembri l'agente McBride”.
“Chi sarebbe l'agente McBride?”.
“Una mia collega. Ogni volta che la trovo nell'angolo caffè dell'ufficio, sta raccontando a qualche malcapitato dell'ultimo episodio di Beautiful”.
“Cos'è Beautiful?”, replicò Temperance sulla difensiva.
“Qualcosa di molto meno interessante di questo diario ma che provoca lo stesso senso di dipendenza”.
“Io non ho nessun senso di dipendenza”.
“Sì, che c'è l'hai. Sei seduta da tre ore su un tappeto, con la schiena a pezzi e gli occhi che stanno per uscire dalle orbite”.
“Non essere ridicolo”.
Insistendo ad ignorarla, Seeley si sollevò in ginocchio. “Se non vuoi fermarti, possiamo almeno metterci a letto?”.
Istintivamente Temperance strinse il diario contro il seno. “A letto?”.
“Sì. Sopra il letto, seduti contro i cuscini. Staremo più comodi”. Lui la studiò con un vago sorriso. “Bones... Che avevi capito?”.
“Non... Avevo capito esattamente quello che intendevi. Ovvio”.
“Ovvio... “. Seeley pareva scettico. Comunque si alzò. “Senti, sei liberissima di rimanere lì sul pavimento, ma io devo stendermi... ”.
Con i denti affondati nel labbro inferiore, lei lo fissò. E si sentì in colpa.
A causa del diario, non aveva più pensato al braccio di Booth. Insomma, era in convalescenza e lo stava costringendo a trascorrere la notte per terra... Ma che le prendeva?
Scattò in piedi, con tale impeto da fare quasi perdere l'equilibrio a lui. “A letto! Subito!! Avresti dovuto dirmelo che ti doleva il braccio! Vuoi un massaggio?”.
“Ehi!”, protestò Seeley, mentre veniva trascinato sulle coperte come un pupazzo. “Sei sempre così aggressiva quando ci sono di mezzo i letti?”, scherzò.
“Non so che cosa intendi. Allora? Facciamo il massaggio?”.
“No. Il mio braccio sta è a posto. Ho solo bisogno di stare comodo. E anche tu”. Guardandola disarmante, di sotto in su, Seeley, batté una mano sul cuscino al proprio fianco. “Forza, Bones... Così potremo leggere dell'incontro nella serra...”.
“D'accordo”, concesse Temperance, sistemandosi alla sua sinistra. “Ma se dovesse farti male, non fingere...”.
“Ok, ok, Bones... Leggi”.
Le stava vicino. Il suo respiro le solleticava la spalla. E la calligrafia elegante di Drusilla De Lancy le apparve di colpo confusa, tremolante...
Doveva essere la stanchezza. Stava quasi superando la curiosità...
Sbatté veloce le palpebre ed inspirò ed espirò forte, con accanto il calore del corpo di Booth. Cercò di non distrarsi.
Di pensare alla serra.
La serra di Whindam Manor.


“Whindam Manor, 18 febbraio 1863
Il mondo è cominciato per me nella serra.
Tutto ciò che è accaduto prima... La notte insonne, popolata di dubbi e angoscia, la mattinata di attesa e di menzogne... Nulla ha più molto significato. Menzogne, sì... So di averne dette molte a Katharine, sulla mia emicrania, sul mio desiderio di solitudine... Ma non rammento più le parole che ho scelto, i motivi dietro cui mi sono nascosta. Non me ne curo. Sarebbe ormai ipocrita, da parte mia.
Come mi batteva il cuore, quando sono uscita nel parco, avvolta nel mantello, sotto il sole debole e tiepido. Ero conscia di dover seguire un'unica possibile direzione, eppure mi sembrava di camminare nel buio, di essere sperduta in un cielo privo di costellazioni che potessero indicarmi la via...
Nella serra faceva più caldo. Le mie gote si sono arrossate subito, il mio respiro si è spezzato. Poi l'ho veduto, tra le piante, con il suo lungo cappotto nero. Si muoveva avanti e indietro, a capo chino, un animale intrappolato. Per un istante il cuore mi si è colmato di dolore: quale gesto definitivo stavamo per compiere?
Perché sarebbe stato definitivo, non avremmo avuto modo di rimediare.
Il frusciare delle mie gonne gli ha palesato la mia presenza ed egli si è voltato... Ecco. In quel momento l'oscurità in cui mi muovevo a tentoni si è illuminata. In quel momento, quell'eterno, perfetto, momento, Liam si è diretto verso di me. Ed io gli sono andata incontro.
Non potrò mai dimenticare il nostro avvicinarci.
Mai avevo provato una tale concentrazione dell'intera mia persona...
Egli mi ha teso le mani. Io gli ho offerto le mie, con fiducia e abbandono.
Se le è portate alle labbra, accarezzandole, tenendole contro le guance, con gli occhi chiusi, come se le mie mani fossero acqua e stessero acquietando la sua sete...
Poi mi ha attirata tra le braccia, sul suo petto.
“Cosa dobbiamo fare?”, ho domandato con un filo di voce.
“Non lo so. Non intendo rovinare la tua vita...”.
“Io non ho paura. Se dovevo incontrare un drago, ringrazio Dio che sia stato tu...”.
“E' così che pensi a me? Come a un drago da combattere?”.
Liam si è scostato. Mi ha guardata.
“No... Come il drago che mi condurrà in terre sconosciute...”.
“La mia lacrima di luna...”, ha sussurrato con un sorriso triste. “Tu sei già la principessa di una terra sconosciuta... Sono io a dover tentare di raggiungerti...”.
“Sono qui...”.
“E mi togli il respiro...”. Mi ha stretta di nuovo, intensamente. “Vieni con me in Irlanda, Drusilla... In un luogo segreto che conosco io solo. Un viaggio, per noi due... Un viaggio fuori dal tempo. Oltre le nostre vite a Whindam Manor e a Hyperion Court...”.
Le parole gli sono mancate.
Forse ne ha avuto timore e reverenza mentre le pronunciava.
Profonde, lapidarie. Il ponte da superare per entrambi.
“Sì...”, ho bisbigliato. “Sì...”.
Cos'altro avrei potuto rispondere?
Fuori dal tempo.
Oltre le nostre vite.
In un luogo segreto.
Un viaggio, per noi due...
Con il mio amico, che sento più che mai di poter chiamare ora il mio amore.
Il mio amore...
Non mi sono voltata, uscendo dalla serra.
Finché Liam resterà qui, mi fingerò malata.
Voglio rivederlo unicamente lontano da qui...
Per quattro settimane. Così abbiamo deciso.
Quattro settimane soltanto saranno nostre.
Ma nostre soltanto”.


Ma nostre soltanto ...”, concluse Temperance lentamente.
Leggendo era affondata nei cuscini e il sonno stava cominciando ad avere il sopravvento. Accompagnato da una bizzarra forma di perplessità. C'era qualcosa che non capiva... Quell'irrazionalità inesorabile che spingeva a scelta di folle lucidità...
Il paradosso di cui le aveva parlato Booth. E che le pareva quanto mai... paradossale... Ah, il suo cervello era sovraccarico, le informazioni delle ultime ore trasformate in un labirinto di dettagli in cui si era persa...
“Tu che ne dici, Booth?”.
Lui era stranamente silenzioso. Sentiva il suo peso contro la spalla, un piacevole calore sulla pelle...
“Booth?”.
Si girò. E si ritrovò il suo volto a pochi centimetri dalla bocca.
Dormiva della grossa. Con l'espressione di un bambino pacifico e privo di preoccupazioni. Aveva persino un lieve sorriso sulle labbra... E le sue ciglia vibravano nervose. Stava anche sognando, quindi...
Con le palpebre pesanti, restò ad osservarlo, sistemandosi leggermente di fianco. Cosa sognava? Perché sorrideva?
Com'erano i suoi sogni?
Quanto avrebbe voluto potergli entrare nella mente...
La mente di Seeley Booth... Con i suoi percorsi intuitivi, tracciati dal cuore... Dove portavano?
Lui si mosse, finendo con l'appoggiarle la testa nell'incavo del collo, un braccio che si infilava sotto il suo, come se stesse stringendo un cuscino.
Confusamente, lei pensò che era il caso di spostarsi, ma le mancavano le forze. La realtà era tiepida e ovattata, un nido rassicurante di suoni che si affievolivano, di luci che si smorzavano...
Gli occhi le si chiusero.
Il diario di Drusilla De Lancy cadde semiaperto sulla coperta.


Grazie come sempre a chi legge e a chi commenta.
Per Flydreamer: per il linguaggio di Drusilla (e di Liam) mi sono ispirata al modo in cui parlano e scrivo i due poeti amanti di "Possession", che è il film che mi ha dato l'idea per questa storia. Il mio unico riferimento è quello, ma non so quanto accurato sia storicamente. ;)
Il prossimo capitolo arriva presto!


  
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