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Autore: KiarettaScrittrice92    19/10/2015    2 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Una giornata di battaglie

Uscirono dal villaggio dopo poco, e iniziarono il loro viaggio, attraversando la terra brulla e arida della Confederazione.
Il sole primaverile illuminava il loro cammino senza bruciare, anche se un vento caldo soffiava sui loro visi.
Fu il più anziano del gruppo a prendere l’iniziativa. Dopo più di tre ore di viaggio, decise di fare qualcosa.
“Che ne dite se io vado avanti per vedere quanto manca ai monti ed essere sicuro che non ci siano rischi?” disse, con tono tranquillo.
“Bene, ma non superare le catene montuose senza di noi.” gli disse Korhan con tono serio.
“Assolutamente no.
rispose alla barbara, poi però si volse verso Kirka facendole l’occhiolino  A dopo.”
La ragazza arrossì lievemente, mentre il druido con i suoi poteri si trasformò in un’aquila e si alzò in volo.
Gli altri tre lo seguirono con lo sguardo, per un po’, finché non diventò un puntino indistinto nel cielo azzurro, poi ripresero il cammino, sperando di non essere così lontani dalla catena montuosa.
Il viaggio fu lungo e faticoso e la sera arrivò per tutti. 
Varlinox era giunto alla catena montuosa che divideva le terre della Confederazione con quelle dell’Arebon. 
Si era appollaiato su una sporgenza all’inizio dei monti. Essa era abbastanza larga, tanto da poter tornare tranquillamente al suo aspetto normale.
Si poggiò con la schiena sotto la roccia e si rilassò, senza però addormentarsi. Non poteva permettersi di dormire stando da solo.
Anche il resto del gruppo si era fermato per la notte.
A metà pomeriggio si era iniziata a vedere la catena montuosa all’orizzonte, risollevando i loro animi stanchi.
Ora che si era fatta sera, i monti erano molto più vicini, e nella mattina successiva sarebbero bastate circa tre ore di cammino per raggiungere le pendici.
Si accamparono in una radura, un po’ più rigogliosa del resto del paesaggio e, dopo essersi rifocillati, Stor disse alle due ragazze di riposarsi, mentre lui faceva il primo turno di guardia.
Non fu però una nottata tranquilla.
Poco dopo essersi messa il più possibile comoda, per appisolarsi, Kirka, come d’altronde i suoi compagni, iniziò a udire degli ululati in lontananza. Si capiva che non erano mannari, ma erano comunque agghiaccianti.
A metà nottata Kirka, non riuscendo a dormire decise di dare il cambio al ladro, ma quei versi non accennarono a smettere. Così tra l’ululato del vento e quello dei lupi, la notte passò.
Il gruppo si rimise in viaggio la mattina presto, ma non sapevano a cosa stavano andando incontro.
Varlinox qualche ora dopo il sorgere del sole vide finalmente i suoi compagni all’orizzonte. Subito dopo averli avvistati però, udii un’ululato più vicino di quelli che avevano accompagnato anche la sua nottata insonne.
Si voltò verso il monte e li vide. Due lupi si erano affacciati da una delle sporgenze che si trovavano più in alto da dove si trovava lui. Ringhiavano e sembravano minacciare il druido di occupare il loro territorio.
L’uomo non perse la calma e, con molta razionalità, cercò una soluzione in pochi secondi. Attraverso uno dei suoi incantesimi, decise di comunicare coi due lupi, dicendo loro che né lui, né i suoi compagni che stavano arrivando, avevano cattive intenzioni.
Uno dei due lupi guaì, come se stesse rispondendo al druido, che grazie al suo incantesimo riusciva a comprendere. Gli aveva detto che non era una scelta che spettava a loro, ma al loro capo branco.
La conversazione mediatica durò una buona mezz’ora. Varlinox non riusciva a convincere i lupi che non volevano attaccare, ma soltanto passare dall’altra parte della catena montuosa illesi. 
Si era avvicinato pure il capo branco. Un lupo enorme, molto più grande del normale, talmente grande da far sembrare i normali lupi dei cuccioli. Ma niente.
La situazione degenerò quando il resto del gruppo raggiunse le pendici della catena montuosa e vide cosa stava accadendo.
“Varlinox!” urlò Kirka.
Non sapeva se essere preoccupata o tranquilla del fatto che il druido sapesse gestire al meglio la situazione.
Il suo urlo però attirò altri lupi che scesero dal sentiero che portava in cima ai monti, per raggiungere il gruppo.
“Non è molto leale. - sentenziò Varlinox, rivolto al capo branco - Pensavo stessimo trattando.”
Il lupo gli rispose che non poteva certo privare i suo branco di carne fresca.
A quel punto non ci fu più niente da fare. Il gruppo avrebbe dovuto affrontarli. 
Fu Korhan la prima ad attaccare i lupi che si erano avvicinati a loro. Tirò fuori la sua ascia e iniziò una sanguinosa battaglia con il lupo che aveva più vicino. Subito dopo anche Kirka e Stor iniziarono ad affrontare i lupi che si stavano avvicinando. La giovane maga iniziò a sparare raggi di ghiaccio che venivano emanati dal ciondolo che portava al collo, mentre Stor attaccava con il suo fidato stocco.
Anche Varlinox tirò fuori la spada e iniziò ad attaccare il capo branco.
Fu un massacro. Il gruppo si era salvato, riportando solo qualche ferita, mentre i lupi erano stati decimati. Il capo branco giaceva ai piedi di Varlinox con uno squarcio alla giugulare e varie ferite fatte nel tentativo di ucciderlo. Almeno sei carcasse circondavano il gruppo ai piedi della catena, tra cui due congelate dai raggi di Kirka.
Il resto dei lupi, quelli sopravvissuti, fuggirono, rifugiandosi in una delle tante tane che costeggiavano la catena montuosa.
I tre giovani raggiunsero il druido attraverso il sentiero.
“Ce l’abbiamo fatta!” esultò Stor euforico.
“Puoi dirlo forte!” disse Korhan guardandosi indietro con aria soddisfatta.
“Ottimo lavoro ragazzi! - si complimentò Varlinox - Ora però ci conviene proseguire se vogliamo arrivare dall’altro lato della catena montuosa in tempo per il tramonto.” disse perentorio.
E senza nessun altro commento, il gruppo ricominciò a camminare.

Come aveva detto il druido ci misero quasi tutta la giornata per scendere dalla catena montuosa e ritrovarsi finalmente nell’Arebon. 
Ma in quella terra non era più sicuro dormire all’aperto, a meno che non era strettamente necessario, per questo, sebbene mancasse qualche ora al tramonto, decisero di accamparsi in una specie di grotta alle pendici dei monti.
Purtroppo però la loro giornata non era ancora finita. 
Avevano appena finito di sistemarsi, quando, dal sentiero che portava ai monti iniziò ad avvicinarsi un gruppo di uomini. 
Erano Pitti. I nomadi delle terre dell’Arebon, conosciuti in tutte le terre di Anerion come degli eccellenti combattenti barbari.
Varlinox, prontamente trascinò Kirka in una rientranza nella grotta. 
“Resta qui, e non ti muovere per nessun motivo!” sussurrò, per poi fondersi con la roccia della grotta. 
Non voleva abbandonare gli altri suoi compagni, ma era sicuro che se la sarebbero cavata. Inoltre se le cose fossero andate male, loro due avrebbero dovuto risolvere la situazione e, se si fossero nascosti tutti e quattro, il gruppo di Pitti si sarebbe insospettito. I due rimasti compresero, per questo motivo uscirono dalla grotta, in modo che i loro compagni non venissero scoperti.
Rimasero lì, a qualche metro dalla grotta, finché il gruppo non arrivò di fronte a loro.
A guidarli vi era una donna. Era in sella a un cavallo dal manto candido. Il suo abbigliamento tipicamente barbaro era composto da un semplice vestito in pelle tenuto da una cintura nera, degli stivali dello stesso materiale, e una mantella di pelliccia bianca. I suoi capelli erano acconciati in modo particolare, sul davanti erano delle treccine dipinte di bianco, e poi scendevano sciolti e mossi, mostrando il loro colore naturale, ovvero castano scuro. Il suo viso pallido era decorato da linee blu sugli zigomi e sul mento. Mentre i suoi occhi scuri scrutavano seri i due forestieri che aveva davanti.
“Chi siete?” chiese schietta in arabonese.
Ovviamente dovette rispondere Stor, che era l’unico dei due a comprendere quella lingua.
“Viaggiatori. Non abbiamo cattive intenzioni. Vogliamo solo superare la grande foresta.” disse con tono tranquillo.
“Allora dovrete pagare il passaggio.”
“Quanto volete?”
“Le armi della tua compagna.”
Il ragazzo si zittì. Fu Korhan a spronarlo a parlare di nuovo.
“Allora? Che ha detto?” chiese dandogli una gomitata leggera.
Il giovane ladro gli riferì le poche parole che si erano detti, ma la ragazza non gradì affatto quella richiesta.
La sua indole barbara venne fuori in pochi secondi e tirando fuori la sua ascia, minacciò la donna.
“Se vuoi le mie armi devi guadagnartele!” disse furiosa.
La donna la squadrò per qualche secondo, poi scese tranquillamente dal cavallo e, con nella mano destra la lancia e nella sinistra lo scudo tondo tipico dei barbari, si mise in posizione da combattimento.
“Korhan, – disse Stor
non mi sembra il caso di…” 
“Non t’immischiare!” lo zittì la ragazza, facendo roteare l’ascia.
Le due donne si scontrarono, con due urli che arrivarono fino al cielo.
Stor e i Pitti accompagnatori rimanevo a guardare, ma mentre il gruppo di nomadi era tranquillo e rilassato, Stor era teso e preoccupato per la sua compagna di viaggio. Farsi dei nemici in questo modo non era affatto consigliabile, soprattutto a pochi giorni dall’inizio del viaggio e senza un’effettivo motivo.
Ben presto si rese conto che la sua preoccupazione era fondata. La donna arabonese era nettamente superiore alla giovane barbara. 
Dopo quasi una mezz’ora di combattimento, Korhan era ormai una maschera di sangue. La donna continuava prenderla a scudate in faccia e il viso della ragazza era tutto tumefatto. 
Kirka, che come le aveva detto Varlinox era rimasta nascosta dietro la roccia, stava guardando tutto. Era uno spettacolo terribile, qualcuno doveva salvarla. Con la sua irruenza e testardaggine sarebbe stata capace di farsi ammazzare.
“Varlinox, fa qualcosa…” sussurrò alla roccia davanti a lei.
“Basta!” tuonò la voce del druido, poco dopo.
Tutti i presenti s’irrigidirono e iniziarono a guardarsi intorno per capire da dove arrivava quella voce. Persino Stor rimase un’attimo pietrificato, prima di razionalizzare che quella era la voce del suo compagno. Solo Korhan non fu toccata da quella voce. Non tanto perché non era sorpresa, ma perché era talmente stanca da non riuscire nemmeno a stupirsi. Cadde sulle ginocchia, tremante.
“Chi sei?!” chiese la donna, mentre i suoi uomini si mettevano in posizione da combattimento, pronti ad attaccare qualsiasi persona si avvicinasse troppo a lei.
“Prendi le armi della ragazza e vattene!” disse nuovamente Varlinox con quella voce cavernosa.
La donna, a quel punto, credette di avere a che fare con uno spirito dell’Arebon, quindi senza farselo ripetere strappò l’ascia dalle mani deboli di Korhan e se ne andò. Non prima, però, di aver avvisato la ragazza.
“Mai sfidare Etain, mia cara!” poi risalì a cavallo e si allontanò, con il suo gruppo al seguito.
Stor corse subito a soccorrere la compagna. Poco dopo, quando il gruppo di Pitti era ormai lontano, Kirka e Varlinox uscirono dai loro nascondigli e raggiunsero gli altri due.
I tre accompagnarono Korhan all’interno della grotta e iniziarono a medicare le ferite della poveretta.
“Maledetta…
sussurrò lei ancora furiosa Mi riprenderò la mia ascia!” disse, strappando un sorriso intenerito ai suoi compagni.

  
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