Anime & Manga > Baldios
Segui la storia  |       
Autore: Curleyswife3    23/10/2015    2 recensioni
E se, durante il suo vagabondaggio stellare alla ricerca di un marito alla sua altezza, la bellissima principessa Kurama atterrasse sulla Terra non all'epoca di Lamù, bensì all'epoca di Baldios?
Chi sarebbe il fortunato prescelto?
Crossover birichino con uno dei personaggi più sexy del mondo anime. ATTENZIONE: uno zinzinino di gender bender nell'ottavo capitolo.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

AVVERTENZA: per leggere questo capitolo è necessario trovarsi nella condizione di spirito giusta. E la condizione di spirito giusta si ottiene solo assumendo molte droghe.

Per un effetto maggiormente psichedelico vi suggerisco di leggere con questo sottofondo musicale:

https://www.youtube.com/watch?v=Zcy_1IPREw8

 

 

LAST FRIDAY NIGHT

 

Il canto del gallo fece sussultare Marin, svegliandolo all’improvviso.

Perché, qui alla base ci sono i galli?” pensò confusamente, aprendo un occhio. 

Mosse una gamba, facendo scappare una gallina padovana appollaiata sul suo letto, che svolazzò via indignata in un frullio di piume marroni.

Una gallina? Nella mia stanza?

E come se non bastasse, si sentiva così… strano, come stordito.

La testa gli pulsava dolorosamente, molto ma molto peggio di quella volta dello scanner encefalico della Quinstein.

Infinitamente peggio.

Anche perché quella volta non si era sentito la bocca impastata e non gli avevano fatto male tutti i muscoli.

E di certo non gli era sembrato di puzzare come un minibar.

Se solo fosse riuscito ad aprire anche l’altro occhio…

Allungò una mano, fino a toccare qualcosa di morbido. Morbido e caldo.

Si sollevò di scatto, spalancando gli occhi con una fitta di dolore.

Si guardò intorno e rimase senza fiato.

Era nel suo alloggio, ma… Dio Santo, se quello era ancora il suo alloggio!

La luce impietosa del mattino entrava dalla finestra, rivelando ogni dettaglio.

Dappertutto - sulle pareti, sul pavimento, sui mobili - stelle filanti e coriandoli di mille colori, bicchieri di plastica e bottiglie vuote di superalcolici.

Sulla sedia davanti alla scrivania stava stravaccato Oliver, profondamente addormentato. Quando lo guardò meglio, si accorse che al posto della sua solita uniforme celeste aveva…niente, assolutamente niente.

Meglio, qualcuno si era divertito a disegnargli con l’uniposca sulla pelle nuda la tuta azzurra dei Blue Fixer, oltre a un bel paio di baffi neri alla Groucho Marx proprio sotto il naso.

Il giovane di S1 si girò, stravolto.

Accanto a lui, sul letto sfatto, giaceva Emy Latin.

Gli occhi serrati, le labbra morbide appena dischiuse e un’espressione beata sul viso.

I lunghi capelli di fiamma sparsi sul cuscino e sul petto.

Completamente nuda, coperta fino alla cintola solo dalle lenzuola spiegazzate.

Ommadonna!

“Va bene, va bene” mormorò lui, il respiro accelerato “stiamo calmi, ci sarà sicuramente una spiegazione razionale…”.

Fissò di nuovo la giornalista, che senza svegliarsi sospirò in modo incredibilmente sensuale.

 

Image and video hosting by TinyPic

 

Marin si guardò intorno ancora una volta.

Tutto taceva, Oliver dormiva della grossa.

Con circospezione, sollevò il lenzuolo e sbirciò sotto.

Poi, piano piano, allungò una mano.

La porta che si apriva di scatto lo fece sobbalzare, strappandogli un grido strozzato.

Colto sul fatto, sollevò lo sguardo.

Strabuzzò gli occhi, il respiro gli morì in gola.

Perché in piedi sulla soglia della sua camera da letto stava Theo Gattler in persona.

Il cuore di Marin si fermò per un istante e subito dopo iniziò a battere furiosamente.

La pistola. La mia pistola. Dove sarà?

I pensieri rimbalzavano impazziti nel suo cervello annebbiato.

Era la fine, non sarebbe mai riuscito a raggiungere un’arma in tempo.

Stava per morire? Davvero stava per morire?

Ma Gattler non sparò e se è per questo non provò nemmeno a entrare.

Si affacciò solo e sorrise.

Sorrise!

Marin trattenne il respiro.

Il dittatore di S1 guardò dentro con un’aria divertita e disse: “Ehi, Marin, volevo solo dirti grazie…”.

Fece un gesto eloquente con la mano e il giovane si accorse che non indossava più la sua corazza viola, bensì una maglietta giallo fosforescente completamente aperta di lato che mostrava i pettorali e i bicipiti muscolosi. Sul torace, in azzurro, c’era scritto in bizzarri caratteri decorati “SORRY FOR PARTY ROCKING”.

I capelli sconvolti e sul naso un paio di strani occhiali da vista con la montatura ricoperta di swarovsky.

“… per uno dei migliori party di tutti i tempi”.

“Assolutamente incredibile!”.

“Non avrei mai creduto di dirlo, ma…”

Ridacchiò e abbassò la voce, con aria complice.

“… tu sei davvero molto cool!”.

Marin deglutì.

Gattler emise un sonoro “U-uh!”.

“Best party ever…UAAAAO!”.

Sorrise di nuovo e chiuse la porta.

Marin si passò una mano sul viso sudato. Un doloretto lo costrinse e guardarsi: sul collo aveva un enorme succhiotto viola.

Confusamente, si augurò che alla riunione dal comandante nessuno se ne sarebbe accorto.

Appena fu in grado di pensare di nuovo il ragazzo scese da letto, deciso a capire cosa diavolo fosse accaduto.

Attraversando la stanza, per poco non inciampò in Jamie: anche lei dormiva beatamente sdraiata sul pavimento con i capelli biondi sul viso, il rossetto viola sbavato sulla labbra semiaperte, braccia e gambe divaricate.

Completamente circondata da almeno duecento bicchieri di carta vuoti o semivuoti.

Marin sbarrò gli occhi, trattenendo a stento un’imprecazione.

Uscì nel corridoio, guardandosi in giro con circospezione.

Accanto alla porta della sua camera, scorse nella penombra due che limonavano selvaggiamente appoggiati alla parete.

Sgranò gli occhi: lui era David, il suo pilota sostituto (scarsissimo…aveva sempre pensato) e lei era la Quinstein, quasi irriconoscibile con i capelli cotonati, una striminzita minigonna verde acido e un top fucsia troppo piccolo di almeno due taglie.

Marin li folgorò con uno sguardo carico di riprovazione, ma loro non lo degnarono di un’occhiata e non si fermarono nemmeno per un istante.

La moquette fantasia (Da quando nei corridoi della base c’era la moquette fantasia?) era ricoperta di palloncini sgonfi, pezzi di carta igienica e macchie di liquore. E di altro.

Dopo qualche passo, il pilota dovette scavalcare il corpo del comandante Bannister che, vestito solo con un paio di pantaloni a strisce gialle e nere, lustrini dorati a coprirgli i capezzoli, ronfava abbracciato a una zebra di plastica gonfiabile a grandezza naturale.

“Uggesù!” sibilò Marin.

Scese la scala di legno (Ma non c’erano le scale mobili alla base?) che portava al piano terra appoggiandosi alla balaustra.

La testa gli girava ancora un po’ e ogni tanto sentiva qualcosa di non ben identificato aggrovigliarsi nelle sue budella.

Ai piedi della scala, dove fino al giorno prima c’era un’austera sala comando, si scorgevano solo poche sagome indistinte nell’oscurità.

E forse era meglio così.

A un tratto la porta si spalancò e due persone si precipitarono dentro ridendo.

La prima era una ragazza con una strana parrucca blu elettrico: la divisa color mattone dei soldati di Aldebaran era ridotta a brandelli e le pendeva di dosso rivelava un paio di gambe da urlo.

Si fermò un momento, si voltò indietro senza guardare il Blue Fixer ai piedi della scala, e rise.

Poi ricominciò a saltellare, sempre ridendo.

La seconda era Raita in maglietta bianca e boxer con cuoricini rosa; attaccata alla schiena con grosse cinghie di cuoio, un’enorme pinna da squalo.

Con le braccia mimava le fauci spalancate del predatore che si aprivano e chiudevano minacciose.

Marin non ricordava di averlo mai visto così felice.

La soldatessa si fermò una seconda volta e, quando il terrestre la raggiunse, gli mandò un bacetto e riprese a scappare.

Marin era senza parole.

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

 

“Ehi, cowboy…” disse a un tratto una voce vellutata alle sue spalle.

Si voltò e per poco non svenne.

A piedi nudi sul pavimento, il Gran Comandante Aphrodia lo fissava con intensità.

Aveva sciolto i capelli e tolto quegli strani occhiali gialli alla Venditti.

Non portava più la lugubre divisa che le aveva sempre visto addosso e, con una semplice shirt grigia che le lasciava scoperta una spalla, appariva sexy senza sforzo.

“M-ma…”

Il ragazzo balbettò, in debito di ossigeno.

“Che ci fai qui, nella base segreta dei Blue Fixer?” domandò, rendendosi conto mentre la faceva dell’idiozia della domanda.

Lei ridacchiò.

Si guardò intorno e rispose: “Ho i miei dubbi che questa sia una base e di sicuro - dopo quello che è successo stanotte - non è più tanto segreta…”.

Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

Piegò la testa di lato e sussurrò: “Non credi sia arrivato il momento di mettere alla prova questa attrazione fatale che c’è tra noi fin dalla prima puntata?”.

Sorrise maliziosa.

“In fondo i fans stanno aspettando da trentacinque anni…”.

Marin indietreggiò di un passo.

“Ma… e tuo fratello Miran?” domandò, stravolto.

Aphrodia fece una smorfia.

“Oh, quello sfigato!” replicò, facendoglisi ancora più vicina “L’ho sempre detestato, fin da quando è venuto al mondo”.

“Una vera piaga sociale. Pensa che si fregava sempre i miei vestiti e una volta ha messo anche la mia bambola preferita nel forno a microonde…”

Mise il broncio per un istante.

“Povera Priscilla, non si è ripresa mai più”.

Poi tornò a fissare il giovane di fronte a lei: le sue labbra voluttuose gli sfiorarono una guancia.

Ma lui ancora esitava.

Lei allora si allontanò un pochino.

Si guardò.

“Oh, capisco” esclamò “forse il problema è questa?!”.

In quel momento Marin si rese conto che sulla maglietta c’era scritto, in lettere rosa glitterate, “KEEP CALM AND FUCK PLANET EARTH”.

“Rimediamo subito!” esclamò e con un gesto repentino si sfilò l’indumento, facendolo cadere sul pavimento.

Lui allora ebbe seppe che era vero quel che si diceva in giro: le truppe di Aldebaran lesinavano sulla biancheria intima.

 

***

“Principessa” esclamò il primo consigliere che, armato di stetoscopio, cercava di ascoltare cosa stesse avvenendo dietro la porta nera.

“…sembra che ora stia ridendo”.

“Ridendo?” disse incredula la Quinstein.

“Marin?” le fece eco Jamie.

Kurama si avvicinò alla porta e ci appoggiò su l’orecchio.

Dopo un istante, sorrise.

“No, consigliere…”

Ammiccò maliziosamente “NON sta ridendo…”.

Jamie e la scienziata si fissarono, perplesse.

Nel frattempo, li aveva raggiunti anche Bannister che osservava la principessa con diffidenza.

“Missione compiuta” disse compiaciuta Kurama.

“Possiamo aprire, allora?” domandò il goblin.

Lei annuì.

“Va bene”.

Quando la porta venne spalancata, Marin comparve sulla soglia.

Senza una parola, crollò al suolo in ginocchio.

“Forse abbiamo esagerato…” mormorò uno dei corvi.

“No, non credo” rispose la sovrana “State a vedere”.

Jamie e la Quinstein gli si avvicinarono, scrutandolo con angoscia. Bannister le seguì, la mano sulla fondina.

“Stai bene?” chiese la prima, afferrandolo per le spalle.

“Che ti è successo?” domandò la seconda, inginocchiata accanto a lui.

Il ragazzo sollevò su di loro lo sguardo smarrito.

“I-io non lo so” mormorò con voce rotta “era tutto così bizzarro…c’erano lustrini dappertutto e fenicotteri rosa dentro la piscina”.

La piscina? Fenicotteri rosa?

Il comandante lo guardò stranito.

Marin si prese la testa tra le mani.

“Io avevo bevuto troppo, la mia testa pulsava e noi… noi…”

Parlava con difficoltà.

“… noi abbiamo corso nudi nel parco…”

Jamie sgranò gli occhi.

I baffi del militare fremettero appena.

“… nuotato nudi nel buio e…”

Guardò la scienziata.

“…forse ci siamo baciati ieri sera, ma non mi ricordo bene”.

Le due donne erano senza fiato.

“Poi” proseguì Marin “io… io credo di aver avuto un ménage à trois”.

“Un che?” chiese la bionda, che non capiva il francese.

“Oh Mio Dio” gemette il ragazzo “sono così confuso!”.

“Non c’era più la guerra e tutti bevevano, ballavano, ridevano…c’era una musica spaccatimpani…e io mi sentivo così fuori posto”.

“Così fuori posto” ripeté, scuotendo la testa.

 

Image and video hosting by TinyPic

 

A un tratto, alzò gli occhi su Bannister.

“Comandante…” domandò esitante “lei non ha una zebra di gomma gonfiabile, vero?”.

Lui esito una frazione di secondo, soffocando un colpo di tosse.

Prima che potesse rispondere, intervenne Jamie.

“Marin, ma come ti vengono in mente queste cose!” esclamò.

Lo abbracciò e lo tenne stretto.

“Non temere, è stato solo un sogno”.

Marin sbatté le palpebre.

“Come… è stato solo un sogno?”.

“Sì” intervenne la professoressa “solo uno strano sogno”.

“Allora questa è la realtà?” domandò Marin, abbracciando a sua volta Jamie e la scienziata.

 “C’è ancora la guerra? L’esercito di Aldebaran sta ancora sterminando i terrestri?”.

Le due annuirono e Marin sorrise, come sollevato.

Il goblin più vecchio svolazzò accanto a Kurama, che aveva assistito alla scena col cuore in gola.

“Principessa” disse, pensieroso “mi sembra che non sia cambiato affatto…”.

Kurama assestò un violento calcio alla porta magica.

“Questo è proprio un caso senza speranza!” gridò.

 

 

 

Angolino dell’autrice: come avrete certamente intuito, questo capitolo è ispirato al video della canzone omonima di Katy Perry. 

La maglietta di Gattler è un omaggio al fantastico video della canzone omonima dei LMFAO: ecco, mi sembrava abbastanza comico che uno che è venuto qui a devastare la Terra indossi una shirt con la quale si scusa per una festa troppo rumorosa…

Spero che vi sia piaciuto questo viaggio nel peccaminoso mondo del come sarebbe se Baldios non fosse un anime votato al pessimismo interdimensionale.

Nel prossimo capitolo, Kurama sfiderà le leggi del suo pianeta alla ricerca del tanto sospirato marito.

Grazie a chi continua a seguire questa folle fic, il party non sarebbe stato lo stesso senza di voi!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Baldios / Vai alla pagina dell'autore: Curleyswife3