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Autore: la luna nera    23/10/2015    4 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che mi succede? Dove sono?” Rose toccava ogni parte del corpo che non riconosceva come suo ma percepiva perfettamente al tatto. Indossava un lungo abito color sabbia, i suoi capelli che solitamente portava raccolti in una coda o in una treccia, erano liberi e più lunghi di quanto ricordava. E quel luogo etereo? Era forse Neo Phaerd?
“Ruhna.”
Sentì una voce chiamarla con quel nome, si voltò e vide Heaven raggiungerla con il solito sorriso mozzafiato sulle labbra.
“Vieni, siediti qui accanto a me.”
La ragazza lo guardò, era davvero irresistibile e non si fece pregare più di tanto, lo raggiunse sull’elegante divano su cui l’aveva invitata.
“Posso confermarti senza ombra di dubbio che adesso sei semplicemente perfetta.”
Si guardava addosso senza capire ancora niente e osservando con maggior attenzione la sua pelle, si accorse che era più bianca del solito: nella sua testa iniziò ad affacciarsi l’inquietante possibilità che non fosse più Rose, bensì Ruhna.
Guardò di nuovo Heaven. “Che mi hai fatto?”
“Io? Niente, mia cara. Ciò che vedi è l’aspetto senza macchia che otterrai una volta che il cammino verso la perfezione sarà giunto a termine.”
Respirò profondamente, si alzò e si avvicinò allo specchio d’acqua a pochi passi dal gazebo sotto cui Heaven le faceva compagnia. Guardò la sua immagine riflessa e non poté trattenere la meraviglia nell’ammirare il suo viso: era di una forma ovale perfetta, gli occhi dal taglio stupefacente erano verdi come smeraldi, per non parlare del naso  e delle labbra paragonabili solo a petali di rosa immacolati. I capelli sembravano fatti di miriadi di fili di seta, lunghi, morbidi e lucenti, le scendevano giù giù per la schiena lasciata scoperta dal meraviglioso abito che come un velo leggerissimo copriva il suo corpo statuario ed asciutto. Stentava a credere che quella fosse lei! Riportò lo sguardo su Heaven che l’ammirava compiaciuto. “Sei una meraviglia per gli occhi, non esiste pari bellezza nel mondo chiamato Terra.”
“E’ tutto vero?” Chiese la ragazza portando di nuovo lo sguardo su di lui.
“Quasi.” La raggiunse baciandole finalmente la mano. “Lo sarà quando accetterai Ruhna in te e assieme a lei percorrerai la strada per raggiungere la perfezione di Neo Phaerd.”
“Parli sempre in modo così confuso tu?”
Si passò la mano in quei fili dorati che erano i suoi capelli, poi portò le braccia attorno alla vita della ragazza avvicinandola sensualmente al suo corpo. “Non ti piace?”
“Non del tutto, non ci capisco niente! E poi…scusa se te lo chiedo, perché ora non provi disgusto nel toccarmi come l’altra volta?”
“Perché ora sei Ruhna in tutto e per tutto, Rose non esiste più.”
 
Rose cacciò un urlo e spalancò gli occhi. Si guardò attorno e nella semi oscurità della stanza realizzò di aver sognato tutto perché si trovava nella camera degli ospiti dello zio Albert. Si passò una mano fra i capelli tentando di regolarizzare il respiro, poi ripercorse mentalmente gli ultimi avvenimenti, dalla scoperta del passaggio per quel mondo fantastico all’incontro con il bellissimo Heaven, fino ad un ricordo confuso su James che le sussurrava parole dolcissime.
Quel sogno che l’aveva fatta svegliare di soprassalto non poteva essere solo il frutto della sua immaginazione, c’erano troppe cose connesse a loro ed era certa che fra i misteriosi poteri che possedevano vi era pure quello di potersi intrufolare nella sfera onirica.
Scese dal letto dopo qualche minuto e si diresse lentamente verso la porta, la aprì silenziosamente affacciandosi, restando immobile a sbirciare James addormentato sul divano. Sentì un tuffo al cuore, si morse il labbro indietreggiando per tentare di metabolizzare in solitudine quella strana sensazione provocatale da quanto appena visto. Detestava ammetterlo, ma giorno dopo giorno quello sbruffone le appariva sempre più indispensabile, non si riferiva a ciò che poteva conoscere sui numeri e l’esoterismo, ma ad un qualcosa di ben diverso che non voleva assolutamente ammettere e soprattutto dare a vedere.
Fece un profondo respiro, riordinò i capelli arruffati e fece il suo ingresso nel soggiorno come se niente fosse.
Pochi attimi dopo sentì mugugnare James, segno evidente che si stava svegliando. Rose fece finta di nulla, continuando ad armeggiare con la teiera riempita di acqua da posizionare sulla piastra della stufa.
“Ahum…. Sei sempre così rumorosa quando ti alzi?”
La ragazza si voltò verso di lui che si stava stropicciando la faccia. Si era rivolto a lei dandole del tu, quindi c’era del vero nei confusi ricordi della sera precedente. “Buongiorno James. No, non sono io rumorosa, sei tu che hai il sonno leggero.”
Si alzò in piedi stirandosi. “Se lo dici tu….”
“Dov’è mio zio?”
Si avvicinò alla finestra. “Non ne ho idea, forse è uscito.” Poi fece due passi verso la ragazza. “Hai riposato bene?”
“Perché me lo chiedi?” Girò la testa e trovò il viso del ragazzo pericolosamente vicino al suo.
“Ieri sera Ruhna è tornata in te raccontando alcune cose sull’origine del loro mondo, quando ciò accade hai sempre un grosso calo di energie.”
“Si, è così. Comunque sto bene.” Quasi inconsciamente le venne in mente l’attimo in cui aveva pregato James di portarla a riposare. “A proposito…” Sentì le guance diventare calde ed abbassò lo sguardo perché lui non se ne accorgesse. “Grazie per ieri sera.”
Si meravigliò per quella semplice frase in cui colse un mare di dolcezza e profonda riconoscenza. “Oh…. Figurati.” Era imbarazzante da morire, voleva a tutti i costi non darle a vedere come si sentiva sottosopra, perciò se ne uscì con una delle sue battute spezza-tensione. “Comunque se vuoi che ti accompagni a dormire portandoti in braccio, cerca di perdere peso, ho ancora mal di schiena.”
Rose drizzò la testa voltandosi verso di lui fulminandolo con lo sguardo. “Che cosa?! Mi stai dicendo che sono una balena grassa e pesante?!”
“Ehi-ehi, calma!” Portò le mani davanti al petto in segno di resa.
“Ripetilo se hai il coraggio! Ho un peso forma invidiabile!”
“Allora fammi verificare….” Con la rapidità di un fulmine l’afferrò per la vita trascinandola verso di sé e la sollevò da terra. Colta dalla repentinità del gesto, la ragazza fu incapace di dire una sola parola, riuscì solo a poggiare le mani sulle spalle di James sbilanciandosi forse un po’troppo. Lui indietreggiò di qualche passo finendo per cadere rovinosamente sul divano, con lei completamente distesa sul suo corpo. La strinse forte fra le braccia, sentiva le sue mani poggiate sulle spalle e la testa sul petto, le sue gambe leggermente divaricate stavano ai lati dei suoi arti inferiori. Albert rientrò in casa proprio in quell’istante, cogliendo i due giovani in una situazione apparentemente equivoca e a dir poco imbarazzante.
“Oh, buongiorno ragazzi. Spero di non aver interrotto niente….”
Rose balzò via allontanandosi con velocità fulminea. “Buongiorno zio…. Non è quello che pensate, ve lo giuro su ciò che volete.”
Guardò la nipote con poca convinzione.
“E’ così, credetemi! La colpa è solo sua e della sua poca educazione!” Fulminò James con lo sguardo, mentre lui a fatica tratteneva le risa: vedere Rose preda della vergogna era troppo buffo.
“Va bene, va bene…. Non mi sembra il caso di scaldarsi così.” Posò un involucro sul tavolo. “Ecco, questi sono per voi: buona colazione.” Si era recato ad acquistare dei biscotti appositamente per loro uscendo di casa di buon mattino come era solito fare. La ragazza ne addentò uno, tornando ad occuparsi della preparazione del the.
“Ah, a proposito… Ho finito di tradurre un paio di cose decisamente interessanti.” Comunicò Albert. “Ho riflettuto su quanto hai proferito tu ieri sera, o meglio, Ruhna lo ha fatto per mezzo di te e credo che i tasselli del mosaico stiano pian piano prendendo il loro posto.”
“Ditemi solo una cosa.” James fissò Rose, poi lo zio. “Quel tipo,…Heaven insomma, ha intenzioni pericolose?”
“Pare di no. Ad ogni modo lui ed Himmel sono due dei Guardiani dell’Aria e del Cielo posti al servizio di Taivas, il Grande Guardiano che detiene il controllo di uno dei quattro Sacri Elementi. Sta tutto scritto qua.” Poggiò la mano sul relativo plico di carte.
“E Jhea?”
“Credo ne parlino questi fogli che ancora devo analizzare… Ragazzi, voi avete dormito tutta la notte mentre io ho lavorato e, sapete, inizio ad accusare gli acciacchi dell’età…”
“Appunto.” Rose raccolse il suo mantellino. “Non voglio recarvi ulteriore disturbo, per cui me ne torno a casa.” Rivolse un’ultima occhiataccia a James prima di congedarsi cordialmente dallo zio.
“Bah, è la ragazza più imprevedibile che abbia mai conosciuto.” Sbottò il giovane Bradley assaggiando uno dei biscotti.
“Mia nipote non sa cosa l’aspetta.” Queste parole fecero raggelare il ragazzo. “C’è dell’altro in quelle carte, non sono certo di aver tradotto ogni cosa correttamente e preferisco ricontrollare tutto prima di rivelarle cose errate che potrebbero allarmarla inutilmente.”
Trovò James di fronte a lui con la determinazione negli occhi. “Parlate.”
“Non credo sia il momento. Vi ho detto che potrei aver commesso degli errori e…”
“Non m’importa, Albert! Ditemi cosa c’è scritto!”
Lo fissò: comprendeva perfettamente che non accettava rifiuti. “E va bene. Sembra che Heaven sia il suo sposo celeste o qualcosa di simile, lei dovrà ricongiungersi a lui accogliendo questa entità chiamata Ruhna nel suo corpo dopo aver intrapreso un lungo cammino di iniziazione che si concluderà solo con il suo decesso.”
“Mio Dio….” Era rimasto senza parole.
“Spero vivamente di aver sbagliato qualcosa, perché se così fosse loro vogliono portarla via da noi, da questo mondo insomma.”
James iniziò a camminare nervosamente in giro per la stanza furioso come un leone in gabbia. “E’ logico, brutti bastardi… Sommando le cifre che formano 107 si ottiene 8, il numero che sta a simboleggiare la morte. Tutto torna alla perfezione!” Sbatté con rabbia un pugno nella parete.
“Calmatevi per favore! Non fatevi prendere dalla rabbia!”
“Devo starmene qui con le mani in mano sapendo che quello vuole la sua morte?!”
“Ascoltatemi bene, comprendo benissimo quanto voi teniate a mia nipote e vi esorto a mantenere la calma, non possiamo commettere errori dettati dall’ira, dobbiamo tentare di essere lucidi se vogliamo salvarla. Tuttavia io posso fare ben poco per proteggerla da loro, voi forse potete. Se quello che leggo nei vostri occhi quando la guardate è vero amore, non fate lo spaccone come spesso accade, mostratele che siete un uomo degno di lei perché Heaven non la conquisti. Voi avete una minima possibilità di trattenerla con noi, tentate il tutto e per tutto, vi prego.” Sospirò mestamente. “Io non ho potuto far nulla per salvare l’amore della mia vita.”
James lo guardò intuendo che dietro c’era una storia di dolore.
“Evelyn.” Albert si sedette sul divano con lo sguardo spento. “Evelyn era la figlia dei miei vicini di casa quando ero ragazzo. Mi ero innamorato di lei, ma essendo troppo timido ed impacciato non sono mai riuscito a dichiararmi. Non ho mai saputo se lei provava qualcosa per me e questo dubbio me lo porterò attaccato addosso per il resto dei miei giorni. Un mese prima del suo ventesimo compleanno venne colpita da un violentissimo attacco di tisi che la portò via nel giro di pochi giorni…..” Si asciugò una lacrima. “Nonostante siano passati tanti anni, non ho mai smesso di pensare a lei….e di amarla. Per questo non mi sono mai sposato nonostante avessi molte spasimanti, per allontanarle mi sono dedicato anima e corpo alle mie invenzioni costruendomi la nomea di scienziato pazzo. Io non ho potuto fare nulla per salvarla, ma voi potete James. Non avete un compito facile perché Rose è una ragazza testarda, ma se davvero la amate, battetevi per lei e fatele capire quanto di buono c’è in voi e in quello che potrete offrirle nella vita piuttosto che nella morte.”
James restò ammutolito, mentre lo sguardo di Albert si perdeva nella brughiera che circondava il suo cottage, con i pensieri rivolti a lei che da anni dormiva il sonno eterno.
 
Ecco dunque cosa si nascondeva dietro al belloccio: voleva Rose! Beh, doveva passare prima sul suo cadavere, mai e poi mai avrebbe lasciato qualcosa di intentato, gliel’aveva giurato la sera precedente mentre dormiva e se necessario gliel’avrebbe ripetuto, forse anche urlato, a costo di ricevere un mucchio di risate in faccia e sentirsi ridicolizzato. Motivo per cui si congedò e si precipitò per la strada che conduceva alla casa della ragazza tentando di raggiungerla.
 



 
 
 
Hello my dear friends!
Permettetemi di ringraziare tantissimo tutti quelli che stanno commentando più o meno regolarmente la storia, sto raggiungendo dei risultati insperati visti i miei precedenti. Grazie, grazie davvero! ; * Ovviamente sono allo stesso tempo grata a tutti voi che avete inserito la storia fra le seguite, ricordare e preferite.
 
Allora,…. Rose ha fatto un sogno in cui si è vista trasformata in quella che si fa chiamare Ruhna, forse avrete notato una certa somiglianza con Jhea. E poi Albert ha scoperto alcune cose di cui non è del tutto certo e che per questo ha confidato solo a James. E lui dà in escandescenza…..
 
Vi auguro un buon fine settimana e vi do appuntamento a venerdì prossimo.
Voi in tanto recensite!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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