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Autore: LaMusaCalliope    23/10/2015    2 recensioni
Hermione è stanca di vedere in giro Ron e Lavanda e per questo decide di rifugiarsi nella Stanza delle Necessità, quel giorno però non sarà l'unica ad entrarvi. A Draco Malfoy sta succedendo qualcosa di strano e lei è intenzionata a scoprire cosa.
In questo fandom è la mia seconda fanfiction, seconda Dramione. So di essere andata parecchio OOC con Draco, ma un po' di parole dolci le può dire anche lui, ogni tanto.
Buona lettura e cinquanta punti a Serpeverde!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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~~Quando Hermione aveva detto a Harry di non indagare più su Malfoy, si era sentita in colpa a nascondergli la verità.
Da quando Ron e Lavanda avevano iniziato a frequentarsi a Hermione sembrava di vederli ovunque, avvinghiati e felici. I primi giorni erano stati un inferno e nelle ore di buco si rifugiava nelle classi vuote. Era stato in quel periodo che era successo.

Era mattina e la colazione minacciava di risalirle in gola ogni volta che girava lo sguardo e vedeva le labbra di Ron appiccicate a quelle di Lavanda; seduti in disparte, Ginny e Dean litigavano.
Non appena la lezione di Aritmanzia terminò, Hermione decise di andare al settimo piano per l’ora di buco. Si incamminò decisa, finché non arrivò al quadro con i troll in tutù. Davanti a lei c’era un’immensa parete vuota, ma lei sapeva che lì dietro c’era molto altro. Focalizzò i suoi pensieri su ciò di cui aveva più bisogno e camminò avanti e indietro per tre volte. Quando si fermò, sulla parete era apparsa una porta. Senza indugiare, entrò, stando attenta a chiudere la porta che, ne fu certa, sparì subito dopo.
Si guardò intorno; la Stanza delle Necessità, come la scorsa volta, le offriva un luogo bizzarro, pieno di cianfrusaglie e con un enorme armadio rotto; vicino c’era un cuscino circondato da vecchi libri polverosi. Hermione si sedette e iniziò a leggere. Il tempo passò e la tristezza di qualche ora prima  era quasi sparita, ma sapeva che non appena fosse uscita da quella pace perfetta, il dolore sarebbe tornato e Ron e Lavanda sarebbero stati lì a sbatterle in faccia quello che chiamavano amore.
Era là da una mezz’ora, quando sentì la porta aprirsi e richiudersi; avvertì il rumore dei passi incerti di una persona; erano sempre più vicini e Hermione sperò, anche solo per un istante, che appartenessero a Ron. Fu con profonda delusione, quindi, che vide un volto pallido circondato da una chioma bionda avvicinarsi furtivo all’armadio.
Draco Malfoy non si era accorto della sua presenza nella Stanza delle Necessità; aprì l’armadio e l’anta lo coprì alla vista di Hermione che non poté capire cosa stesse facendo.
La ragazza aveva il cuore in gola e non riusciva a muoversi.
Dopo poco sentì l’armadio richiudersi e vide Malfoy con le lacrime che gli colavano lungo le guance pallide e più infossate del solito. Ripeteva le stesse parole: “Non posso farlo; non posso …”
La ragazza non riusciva a credere ai propri occhi; se Malfoy stava piangendo, doveva esserci qualcosa di grave sotto. Provò ad alzarsi senza far rumore, ma nel farlo sbatté la testa ad una gabbia che pendeva dal soffitto, provocando un forte rumore di catene cigolanti. Malfoy si girò e la vide; il suo volto cambiò in un secondo, dall’espressione di dolore alla rabbia, ma Hermione fu certa di aver visto anche un pizzico di terrore negli occhi di ghiaccio.
“Tu … Non dire cosa hai visto, o finirai nei guai, stupida Sanguemarcio!” Draco si voltò e se ne andò, lasciando Hermione da sola, sbigottita e curiosa allo stesso tempo.

Nei giorni seguenti non disse a nessuno di ciò che aveva visto, non per timore di ciò che Malfoy avrebbe potuto farle ma perché aveva tutta l’intenzione di scoprire cosa ci facesse lui lì e perché stesse piangendo.
Andò in biblioteca un paio di volte, facendo ricerche sull’armadio svanitore nella Stanza delle Necessità, ma scoprì solo che poteva creare un passaggio solo se collegato ad un altro, ma sapeva per certo che quello nella Stanza delle Necessità era rotto.
Intuì che Malfoy stava cercando di aggiustarlo e così tutto si ricollegava all’incontro nel negozio di Borgin & Burkes. Hermione però ancora non si spiegava perché stesse piangendo, pensò che fosse dovuto alla cattura del padre, ma non lo dava per scontato, qualcosa le diceva che c’era dell’altro e che riguardava quella cosa che non poteva fare.
L’illuminazione arrivò quando Harry le parlò di nuovo delle sue teorie di Draco come Mangiamorte. Hermione capì che Voldemort doveva avergli dato un compito che lui non si sentiva di portare a termine. Per la prima volta nella sua vita ebbe la strana voglia di parlare con Draco.

Aspettò che la lezione di pozioni finisse e non appena vide Draco allontanarsi lei lo seguì. Sapeva che non lontano dalla classe di Lumacorno ce ne era una vuota. Affiancò Malfoy e lo spinse nell’aula, chiudendola a chiave con un incantesimo; lui non fece in tempo a proferir parola che si ritrovò la bacchetta di Hermione a un millimetro dalla faccia.
“Per quanto io ti detesti, sono convinta di poterti aiutare.” Prima che potesse continuare, Malfoy la interruppe: “Tu non sai nulla. Nessuno può aiutarmi. A te che interessa, poi?” il ragazzo la guardava con disprezzo. Hermione non si lasciò scoraggiare da quello sguardo e proseguì.
“So cosa ti sta succedendo, l’ho capito. Ho visto l’armadio svanitore da Borgin & Burke e nella Stanza delle Necessità, ho anche abbastanza prove per credere che sei un Mangiamorte. Non so perché mi sto interessando a te, ma ti conosco da sei anni e non posso credere che tu ti sia unito a Lui. Voglio davvero aiutarti.” Malfoy era rimasto in silenzio per tutto il tempo e la guardava negli occhi con un’espressione di puro stupore. Hermione abbassò la bacchetta, aspettando una riposta da Draco che si sedette a terra, le sembrò più vulnerabile che mai. Gli si mise accanto e con poca sicurezza gli accarezzò la schiena, ora scossa da violenti singulti.
“Ha minacciato di uccidere la mia famiglia se non dovessi…” si fermò per asciugarsi il volto bagnato dalle lacrime
“Cosa ti ha chiesto di fare?” incalzò Hermione; per lei era strano vedere Malfoy piangere senza ritegno.
“Non posso … mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Il piano deve rimanere un segreto. Solo Piton lo sa … lui ha promesso di aiutarmi”
“A fare cosa?” Draco scosse la testa, tenendosela tra le mani.
“Non posso…” le sue lacrime caddero sul pavimento, formando delle grandi chiazze. Con sorpresa di Hermione, Draco si appoggiò alla sua spalla e continuò a singhiozzare. Lei non seppe come comportarsi, quella nuova versione di Draco la spiazzava. Gli accarezzò i capelli chiari e quel gesto sembrò calmarlo.
“Puoi fidarti di me, non lo direi a nessuno” Hermione cercò di tranquillizzarlo, “Voglio aiutarti” sussurrò. Draco riprese a singhiozzare violentemente e solo con enorme fatica Hermione riuscì a capire ciò che lui le stava dicendo: “Devo … uccidere … Silente.”

Il silenzio nell’aula era rotto solo dai singhiozzi di Draco, ancora più forti. Hermione era immobile, come raggelata da quelle parole. Sapeva che l’obiettivo di Voldemort era uccidere Silente per poter arrivare ad Harry, ma farlo fare a Draco… era solo un ragazzo. Doveva esserci un modo per aiutarlo, per evitare che commettesse un omicidio.
“Piton potrebbe farlo al posto tuo.” Draco smise per un attimo di singhiozzare e la guardò, negli occhi si leggeva la speranza. Hermione spiegò: “Piton è stato un Mangiamorte, ha più esperienza in questo genere di cose. E poi ha detto che ti avrebbe aiutato, non penso che Voldemort lo sappia, ha affidato a te il compito e so anche che non lo verrebbe mai a sapere, Piton è un bravissimo Legilimens e glielo nasconderebbe, nemmeno lui vuole finire nei guai…”
Il piano era perfetto, sembrava non avere pecche e Draco la guardava come non aveva mai fatto, le era grato. A Hermione le si scaldò il cuore, ora che aveva conosciuto anche questo suo lato sensibile, Malfoy le stava molto più simpatico.
Draco sembrò riacquistare sicurezza; si asciugò le lacrime in fretta e il suo volto tornò ad essere quello di sempre. Si alzò e si avviò verso la porta, una mano sulla maniglia, l’altra stretta attorno alla bacchetta. Hermione, che aveva guardato la scena, era ancora ferma al suo posto, non riusciva  a capire cosa stesse accadendo. Lo raggiunse prima che potesse aprire la porta, lo prese per un braccio e lo fece voltare dalla sua parte.
“Dove stai andando?” gli chiese. Draco non la guardava, era come se ciò che era appena accaduto non fosse mai successo.
“Adesso ho lezione. Grazie per il tuo aiuto, Granger.” Con un colpo di bacchetta aprì la porta e uscì, lasciando Hermione per la seconda volta da sola a fissare la porta da cui era appena uscito Malfoy.

Nei giorni che seguirono, Draco ripensò spesso a ciò che era accaduto nell’aula con la Granger. Quando la incrociava per i corridoi o a lezione, sperava sempre che lei gli rivolgesse la parola o almeno gli sorridesse. Era una cosa nuova per lui e per la prima volta da quando la conosceva, si era pentito di averla trattata male, dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui. Era strano desiderare la sua compagnia; era rimasto sorpreso infatti quando, vedendola studiare in biblioteca, la felicità aveva preso il sopravvento e qualcosa aveva iniziato a ballare il tip tap nel suo stomaco.
Stava succedendo qualcosa, lo sentiva. Doveva vedere Hermione, parlarle e ringraziarla del suo aiuto ma anche per capire perché si sentiva così strano quando la vedeva o anche solo pensava a lei.

Quel giorno era stato davvero pesante per Hermione. Ron e Lavanda erano stati appiccicati tutto il tempo a colazione, Ginny aveva di  nuovo litigato con Dean e Harry aveva fatto una pozione migliore della sua ancora una volta, grazie al Principe Mezzosangue.
Stava andando in biblioteca per scrivere la tesina di cinquanta centimetri per Incantesimi quando vide Malfoy insieme a Pansy Parkinson venire verso di lei. Non appena la ragazza Serpeverde la vide, sogghignò; le venne addosso di proposito, facendole cadere tutti i libri. Pansy si allontanò ridendo, ma Draco si era fermato ad aiutarla a raccogliere le sue cose, con grande sorpresa di Hermione.
“Aspettami al settimo piano, vicino al quadro del troll. Devo parlarti” bisbigliò lui mentre le restituiva i libri, Pansy intanto lo richiamava impaziente. Hermione annuì e andò dritta al settimo piano dove Draco le aveva detto di aspettare.

Dopo minuti passati a camminare avanti e indietro e a pensare perché Malfoy le volesse parlare, lo vide svoltare l’angolo e dirigersi a grandi falcate verso di lei. Hermione si agitò. Vorrà sicuramente minacciarmi, pensò.
“Scusami, Pansy non voleva mollarmi. Dobbiamo parlare”. Entrarono nella Stanza delle Necessità, uguale a come era l’ultima volta che ci erano stati insieme. Hermione aspettò che continuasse; lo vide sedersi a terra, tenersi la testa tra le mani.
“Non so cosa mi stia succedendo” sussurrò Draco, ma lei lo sentì lo stesso. Gli si sedette accanto e gli tolse le mani dal volto, costringendolo a guardarla.
“Ci sono momenti”, iniziò lui “in cui sento il bisogno di parlarti, di averti vicino a me. Come se avessi bisogno di te. Forse è proprio così, la mia vita dipende e dipenderà sempre da te perché tu, Hermione, mi hai salvato quel giorno. Come se fossi in una galleria buia che continua all’infinito e tu fossi stata la mia luce. Hai illuminato la mia vita di qualcosa che non pensavo potesse esistere per me. Mi hai dato la speranza, e di questo ti sarò eternamente grato.”
Hermione era a bocca aperta. Mai avrebbe potuto immaginare che certe parole sarebbero uscite dalle labbra sottili di Draco Malfoy, e per di più rivolte a lei. Hermione non poté permettersi di pensare oltre perché proprio quelle labbra erano ora premute sulle sue. Fu presa alla sprovvista, ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo che Malfoy si allontanò, dirigendosi verso la porta della Stanza delle Necessità. Non poteva lasciarlo andare, non senza una spiegazione, non senza poter di nuovo sentire il sapore delle labbra di lui sulle sue. Draco aveva una mano sulla maniglia, pronto ad aprire la porta. Si girò per guardare Hermione, che lo aveva raggiunto ed era a nemmeno un millimetro da lui. Era così bella con i capelli vaporosi che le circondavano il volto in una nuvola castana, gli occhi che lo scrutavano, cercavano qualcosa, che si tuffavano nei suoi. E quel millimetro scomparve. Si baciarono, trasmettendosi tutti i sentimenti che provavano e che per anni probabilmente erano vissuti in loro, in attesa di essere chiamati alla luce. In Draco tutto si annullò, il compito assegnatogli dal Signore Oscuro, suo padre ad Azkaban, la sua famiglia in pericolo. Tutte le preoccupazioni che per mesi lo avevano tormentato, di colpo svanirono, lasciando solo quell’amore che, agli occhi degli altri sarebbe sembrato impossibile, ma che inondava il suo cuore di felicità e speranza.
   
 
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