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Autore: May Begood    23/10/2015    0 recensioni
•Trama: Ungheria viene mandata in una piccola città, chiamata Simville, per un esperimento: dovrà vivere come un normale essere umano, e dunque trovare lavoro, saper equilibrarsi e non cadere in nessun vizio. Ad aiutarla ci saranno dei suggerimenti che troverà ogni giorno in ogni momento. In realtà, obiettivo dell'esperimento è vedere cosa succede alle nazioni quando vengono degradate e lasciate libere di agire con la consapevolezza che "tutto ciò che accade nel gioco resta nel gioco". Molti personaggi interverranno e i loro sentimenti verranno messi a dura prova.
•Note dell'autrice: Era un'idea che mi premeva già da un po', ma non sapevo come metterla per iscritto. Ho deciso, dunque, di prendere come punto di riferimento le missioni e gli avvenimenti che ho portato avanti con il gioco per android di The Sims - Free Play, e di " romanzarli" un po'. Probabilmente i personaggi saranno OOC, ma cercherò, come al solito, di mantenermi fedele, almeno all'inizio.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nyotalia, Un po' tutti, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate calde a Simville trascorrevano secondo i progetti e le missioni che la Società metteva a disposizione dei suoi unici due abitanti che essendosi resi conto del vantaggio di vivere insieme, avevano reso la casa dell'ungherese centro principale di ogni attività.
Era nato un bel rapporto di complicità tra Romano ed Elizabeta, dettato certamente dalla necessità, ma cresciuto grazie alla convivenza niente affatto forzata e alla semplicità con cui affrontavano ulteriori divergenze. Romano aveva venduto i mobili della sua casa per trasferirsi dall'ungherese. Con i Simoleon ricavati avevano comprato una televisione nuova. Avevano perfino fatto in modo di alternarsi in tutto in modo da guadagnare qualcosa e al contempo permettere che uno dei due si riposasse. Ma l'audacia di lei motivava l'altro, e l'amore di lui nel fare qualsiasi cosa (soprattutto in cucina, diventata regno personale dell'italiano) frenava i modi violenti dell'altra. Ormai lui era diventato solo "Roma", e lei la sua "Bettina".
Passarono diversi giorni prima che entrambi trovassero delle videocamere e un comunicato che li invitava ad usarle come volevano, a patto che le accendessero al fine di esternare i propri sentimenti. "È un esperimento" veniva ripetuto in ogni rigo. Ma entrambi lo presero come un gioco, perché erano stanchi di essere chiamati cavie. 
Corsero in cucina e accesero una telecamera. Il video mostrava Romano che tentava di posizionarla vicino alla finestra in modo da riprendere bene entrambi mentre preparavano un dolce. 
Erano molto cambiati dal loro arrivo in città. Apparivano stanchi, ma non per questo sgraziati, dimagriti, eppure felici. Nessuno dei due aveva mantenuto il colore vivido e uniforme della pelle che li rendeva fisicamente perfetti. In quanto nazioni, per loro era sempre stata fondamentale l'immagine; ora invece dovevano abituarsi al ritmo di una famiglia costretta a pagare di proprie spese, e la fatica influiva soprattutto sulla loro pelle ormai segnata non più da cicatrici di guerra, ma da nei e leggere imperfezioni. All'inizio era stato traumatico, ma avevano iniziato a scherzarci sopra. Anche i capelli avevano perso una certa lucentezza, e il bel corpo di lei subiva i pesanti pasti di lui. A renderli belli era proprio quella semplicità, quel modo di adeguarsi alla situazione e trovarne il lato positivo.
Sul registro della Società Sims fu segnato il tempo necessario a rendere umana una nazione: circa due settimane, qualche giorno in più.
Appresero presto che tutti i fatti scientifici che interessavano alla Società sarebbero stati trasmessi in modo che anche la nazione rimasta a casa potesse rendersi conto degli effetti di quell'esperimento. 
Ungheria stava pensando proprio a ciò che i suoi abitanti e i suoi confinanti avrebbero potuto vedere e decise che si sarebbero davvero divertiti. 
Velocizzò il passo per arrivare prima e aiutare Romano con la cena. 
Era senz'altro il momento che preferivano, anche se lui sarebbe andato alla caserma dopo un paio di ore e lei si sarebbe occupata del raccolto fino a notte fonda, quando sarebbe crollata addormentata. La mattina successiva sarebbe stato Romano a svegliarla con un leggero bacio sulla guancia e una carezza. 
Elizabeta indossò un grembiule e fiancheggiò l'italiano nel terminare i preparativi e mettere la tavola, illuminata dalla luce fioca di qualche candela che rendeva l'atmosfera più intima e decisamente poco stancante. 
-Come é andata oggi in caserma, Elisa?- chiese Romano non appena si sedettero a tavola per consumare quanto preparato. L'ungherese si era già riempita la bocca con una forchettata della deliziosa pasta al sugo del suo coinquilino, ma volle ugualmente rispondere con un soffocato "Beniffimo!".
-Eli, hai notato il calendario? È quasi un mese che siamo qui. E anche la barra dei nostri Punti Esperienza è quasi piena. Secondo te, sta per cambiare qualcosa?
Elizabeta controllò il proprio cerca-persone e realizzò che il ragazzo aveva ragione. Nel momento in cui si guardarono negli occhi capirono il perché di quelle telecamere: urgeva una confessione, il che significava rimandare la cena, soprattutto perché Romano sarebbe dovuto andare a lavoro quanto possibile.
La ragazza si chiuse in bagno, mentre l'altro nel salotto per sperimentare quel nuovo procedimento.
Una volta finito, entrambi tornarono in cucina, Romano già in divisa. 
Si salutarono e ben presto Elizabeta rimase sola in casa. 
Sugli schermi della Società di Sim e di tutto il mondo apparve il viso imbronciato della ragazza che cominciava a sentirsi sola, infastidita dalla pioggia che non le aveva permesso di occuparsi del mais che avrebbe fruttato loro moltissimi Simoleon. 
  -Sono sola in casa. Roma è ancora a lavoro. Mancano ancora sette ore alla fine del suo turno. Non mi va di dormire.
Controllò l'orologio alla parete per avere conferma del tempo da trascorrere ancora in completa solitudine. Fece una smorfia e rese partecipi gli altri dei suoi pensieri:
  -Molto probabilmente otterrà una promozione, gli manca poco. Il che significa sicuramente più Simoleon, ma anche più ore di lavoro e meno tempo da trascorrere insieme. E quando anche io otterrò una promozione sarà anche peggio. La casa sarà vuota. 
Trascorsero alcuni minuti durante i quali rimase in silenzio, poi sembrò tornare serena e il suo viso umano si illuminò.
  -Ho visto che il parco qui vicino è in attesa di apertura! Così come il municipio dall'altra parte della città e lo stadio! Solo una cosa non mi è chiara: la Nave delle Feste*. È possibile andarci? Sembra un posto carino. Roma ed io siamo molto curiosi. Proviene una deliziosa musica da quelle parti. Abbiamo proprio bisogno di divertirci. La televisione non è il massimo, e non abbiamo abbastanza soldi per comprarci una radio. Avevamo pensato di allargare la camera da letto o di aggiungere un'altra stanza, in modo che ognuno abbia una propria privacy, un proprio letto e un proprio armadio. Noi non...
Un trillo improvviso e due colpi dati alla porta d'ingresso la interruppero e costrinsero ad andare ad aprire. Da quanto stavano bussando? Era un operatore della SIMSociety?
I colpi continuarono incessantemente finché l'ungherese non spalancò la porta. 
Una gelido vento la raggiunse, così qualche goccia dell'ormai acquazzone che aveva colpito duramente la piccola cittadina. 
Ed il visitatore, che fino a quel momento sembra aver avuto fretta, d'improvviso l'aveva persa ed era rimasto a fissare l'ungherese con espressione spaventata, o meglio... perplessa. 
Aveva il presentimento di conoscere quella ragazza, ma non riusciva a collegare il viso a nessun altro, se non Ungheria. Era lei? Era sempre stata così... semplice? Semplice e graziosa.
Da parte sua, lei l'aveva riconosciuto:
  -Arthur? Sei tu!
L'inglese annuì e si affrettò ad accogliere l'invito per entrare in casa trascinando due pesanti valigie.
  -Miss.. Miss Elizabeth, non ti avevo riconosciuta, perdonami...
  -Per quale motivo? Vieni, piuttosto. Sei fradicio! Su! Fatti una doccia calda, intanto ti prendo dei vestiti asciutti. Posa le valigie, mettile pure qui a terra. Dopo ci preoccuperemo di ripulire tutto.

Dopo che Arthur fu completamente asciutto e riscaldato con una tazza di tè bollente, Elizabeta lo mise al corrente delle missioni, della situazione di Simville e dell'organizzazione per quanto riguardava il lavoro ed i Simoleon. Arthur non sembrava affatto sorpreso, come se sapesse di cosa stessero parlando. Anzi, disse:
  -In realtà, stanno per aprire quasi tutti i negozi. E dico 'quasi' perché per aprirli tutti c'è bisogno di più Sims. Mi hai detto che tu sei la prima abitante. Ebbene, con te è stata aperta la Caserma. Con Romano dovrebbe essersi aperto lo Stadio perché con me è stato inaugurato il Municipio. Il parco resta un mistero; non so perché adesso sia possibile entrarci. Ci siete mai stati?
  -No, non ne abbiamo avuto occasione. Con questa pioggia, poi.
  -Dobbiamo esplorare per capire cosa sta succedendo. Magari domattina, prima del lavoro, entriamo nel parco e sperimentiamo tutte le azioni possibili.
Diede un altro sorso alla bevanda calda. Poi prese il suo cerca-persona, lo accese, digitò qualcosa e continuò:
  -Ho notato che lavorare allo stadio conviene moltissimo. Uno di voi potrebbe trasferirsi lì. Io ho deciso di lavorare al municipio.
Mostrò lo schermo dell'apparecchio all'ungherese, che lesse le ore di lavoro e lo stipendio.
  -Solo novecento Simoleon? Non credo ti convenga. L'orario, poi, è... irrecuperabile! 
  -Continua a leggere. Dice che diventa dieci volte più grande ad ogni promozione. Arriverei a guadagnare centomila Simoleon al giorno senza alcun problema. E poi sarebbe conveniente avere qualcuno che si intromette nella vita burocratica di questa...città? È una città, vero? 
  -Certo. Comunque non ne sono molto sicura, Arthur. Sarebbe comunque un passo indietro, potresti tardarci alcuni pagamenti.
  -Affretterò i tempi della promozione.- rispose tranquillo.
Elizabeta fece una smorfia, poi si strinse nelle spalle.
  -Credo che tu possa fare ciò credi. Non voglio ostacolarti. Ma dovrai parlarne anche con Romano, visto che fino a questo momento entrambi abbiamo lavorato come pazzi per arrivare a più di cinquemila Simoleon.
  -Non vi deluderò. Pagherò i miei debiti, se necessario.
E dal modo in cui finì di bere il tè, Elizabeta non ebbe dubbi su di lui.

~~~
*La Nave delle Feste è il tramite per parlare con l'esterno o entrare in contatto con un'altra città e rappresenta quindi l'unico punto di unione tra il reale e l'esperimento. Inoltre, è importante specificare che ciò che accade fuori da Simville, resta fuori Simville. Un Sim potrebbe anche farsi una doppia vita, nessuno verrebbe a scoprirlo. È il sogno di tutti i Sims, ma in realtà solo uno alla volta possono spostarsi a bordo della Nave, mai insieme. Altro mondo a parte è costituito dall'isola misteriosa collegata a Simville grazie ad un lunghissimo ponte. In un successivo momento questi due mondi saranno svelati.

~~~
Romano timbrò il cartellino per segnare la fine del turno e sospirò esausto. 
Erano le otto del mattino.
Aveva fame, gli facevano male i muscoli delle gambe, gli girava la testa. Non vedeva l'ora di sdraiarsi sul suo nuovo letto, nella sua nuova camera da letto, lontano dal leggero russare di Elizabeta e dai suoi pigiamini. 
Magari per festeggiare il cambiamento e la prima promozione avrebbe potuto portarle un regalino! Prese il cerca-persone ed aprì il Negozio online di Simville. Ordinò dei fiori, dei girasoli rarissimi, e chiese di inviarli direttamente alla casa dell'ungherese.
Quando arrivò al cortile giusto, vide l'automobile della Società andare via.
Una volta in casa, vide i girasoli sistemati sul tavolo. Poteva dare inizio alla giornata.
Entrò silenziosamente nella stanza della ragazza, si chinò su di lei e le baciò una guancia per concederle un risveglio dolce, sostituendo il fastidioso trillo del cerca-persone. La vide sorridere serena e le sussurrò:
  -C'è una sorpresa per te in cucina, Elisa. Svegliati, su...
Lei mugolò contrariata e rispose al richiamo: -Anche nella tua camera da letto c'è una sorpresa, Roma...
Dopo che lei si fu alzata per andare in cucina a prendere il suo regalo, Romano si recò nella propria stanza e spalancò la porta per notare che il suo letto era occupato da qualcun altro.
Un nuovo Sim? Era questa la sorpresa? Era una donna?
Magari.
Non appena Romano fece scivolare via le coperte, Arthur imprecò e con occhi assonnati cercò di focalizzare la figura dell'italiano che lo fissava con aria incredula.
  -What the...?
  -Che cazzo ci fai tu nel mio letto?!
  -Roma! Roma, è arrivato stanotte e aveva bisogno di dormire!- intervenne l'ungherese di corsa, sentendo la furia del suo coinquilino. Portava tra le braccia l'intero vaso di girasoli e tentò quindi di tranquillizzarlo ringraziandolo per il bel pensiero. 
Ma i pensieri di Romano in quel momento erano tutt'altro che belli. Forse infastidito da quella nuova presenza, sentendo in pericolo il ruolo di padrone di casa, o ancora seccato dal fatto di non essersi gustato per primo la morbidezza di quel materasso che rappresentava una sorta di soffice indipendenza, Romano da quel momento non prese di buon occhio l'inglese che si era alzato e stava lisciando la maglia davvero troppo larga del pigiama firmato in segno di nervosismo e forse imbarazzo, perché solo allora aveva notato il pigiama indiscreto di Elizabeta e si era reso conto di essere - appunto - in pigiama in presenza di due persone con cui non aveva mai condiviso nulla.
  -E non poteva dormire sul divano?!
  -Non abbiamo più un divano.
  -Cosa?! Come mai?
L'ungherese sfiorò una spalla dell'amico per confortarlo, non come un'alleata, ma come una mamma che rassicura il proprio bambino.
   -L'ho venduto. Ma non preoccuparti. Lo ricompreremo presto. Prima abbiamo bisogno di parlarti di una cosa.
   -A quanto l'hai venduto?- Romano cercò di restare calmo. Non voleva pensare che quella scelta era stata presa a causa sua, senza il consenso dell'italiano. 
  -Novanta Simoleon.
  -E perché l'hai fatto?
  -Ecco... Arthur vorrebbe...
Arthur. Proprio quel nome voleva sentire.
Si voltò verso l'inglese e fece per fare o dire qualcosa, ma l'altro era già pronto a parlare.
  -Un guadagno che ci basterà una settimana, il tempo necessario per ottenere la promozione e restituirvi i soldi, come se non fosse mai successo nulla, come se quei novanta Simoleon fossero sempre stati nostri.
  -Te li farò restituire tutti, moneta dopo moneta! E guai a te a vendere un altro oggetto di questa casa! Condividiamo tutto, Simoleon e mobili! Se uno perde, gli altri ci rimettono! Sono stato chiaro, razza di...?!
  -Roma, basta! Ascoltalo. Ha fatto un progetto per questa settimana.
  -Non mi rimane molto. Ho già fatto domanda al Municipio e fra un po' devo andare a lavoro. Mettiamoci comodi in cucina e ne parliamo con calma davanti ad una bella tazza di tè.
   
 
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