Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Destyno    26/10/2015    3 recensioni
[AU: tutte le spiegazioni nel primo capitolo]
Nathaniel Underwood è un giovane studente del liceo, perfettamente normale. Certo, magari si diletta un poco con l’evocazione di demoni, ma quale aspirante Soppressore non lo fa?
Un giorno, per errore, si ritrova coinvolto in uno scontro tra tre demoni (anzi, per essere precisi, due e mezzo) e ne salva uno (mezzo), forse in uno slancio di misericordia.
Atto di buon cuore che però rischia di trasformarsi in qualcosa di più, soprattutto quando Nathaniel si accorge di un tatuaggio che prima non aveva...
Ma ormai non si tratta solo di questo: Londra è sul piede di una guerra civile, il sangue inizia a macchiare i vicoli bui durante la notte.
Da che parte schierarsi, Nathaniel? Chi è davvero nel giusto, il Governo o i sovrannaturali?
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Bartimeus, Nathaniel, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due
 
Bartimeus rotolò su un fianco, lasciando andare Nathaniel, che respirava affannosamente ed aveva il cuore in gola.
«Ommioddio» pigolò quest’ultimo «Sono vivo»
«Ehi, principessa» mugugnò Bartimeus, tastando a fatica la moquette azzurra del pavimento «Complimenti per la tua scena da supereroe. Come fai ad essere così idiota?»
«Come scusa?!» fece il ragazzo, issandosi immediatamente in piedi.
«Adesso Faquarl ti ha visto! Ti troverà e ti ammazzerà in modi orribili, e tutto perché non mi hai voluto ascoltare!»
«Se non ti avessi aiutato quel coso enorme ti avrebbe tagliato in due!»
La pelle color cioccolato di Bartimeus si fece leggermente più scura.
«Dove ci troviamo, comunque?» tentò abilmente di cambiare discorso.
«A casa mia. Non preoccuparti, oggi i domestici hanno la giornata libera e i miei genitori non torneranno prima delle due»
Rimasero in silenzio per un po’.
«Io… uhm, io mi chiamo Nathaniel, comunque» si presentò il moro, porgendogli la mano.
«Bartimeus- ahia!»
La mano del mezzo demone si ritrasse di scatto.
«Va tutto bene?»
«Sì, so benissimo»
«Fammi vedere le mani» ordinò Nathaniel con fare inquisitorio.
«Perché?» chiese evasivo Bartimeus.
«Smettila di fare il cretino e dammi qua»
Il giovane gli afferrò velocemente i polsi, volgendo i palmi di Bartimeus verso l’alto.
Le loro mani, osservò, erano profondamente diverse, quasi speculari: quelle di Nathaniel erano simili a degli esili e pallidi ragni dalle lunghe zampe, dal tocco leggero, quasi non fossero fatte di carne ma di seta. Erano le mani morbide di un nobile, e l’altro non si sarebbe stupito se avesse scoperto che il ragazzo suonava il pianoforte; le sue erano invece mani ruvide, tozze e callose, dai palmi grandi e caldi ricoperti – ora li vedeva meglio anche lui – di rosse scottature spiraleggianti.
«Queste sono ustioni da ferro» borbottò Nathaniel, osservandole con occhio critico «Hai toccato nulla di metallico, di recente?»
«No, non ho toccato nulla, a parte…» sgranò gli occhi da gatto «L’alabarda di Jabor. Ma non ha senso, un demone di quel livello non può-»
«Ci penseremo più tardi» decretò il giovane Underwood in tono pragmatico «Ho una pomata per le scottature di là. Non ti muovere»
Scomparve in una porta scorrevole vicino al letto.
Bartimeus rimase a guardare per un istante il punto in cui la figura magra ed alta di Nathaniel era scomparsa dietro la porta, poi iniziò a guardarsi intorno.
Era una camera ampia e spaziosa, con un grande letto ricoperto da un soffice piumone bianco in un angolo, una finestra grande sul lato opposto che dava sul giardino, una scrivania ed una gigantesca libreria nell’angolo opposto a quello del letto.
Incuriosito, Bartimeus scrutò con aria scettica gli scaffali pieni di libri, perfettamente in ordine.
«“Guerra e pace”, “Cime tempestose”, “Anna Karenina”… ma questo non li legge dei libri normali?»
«C’è la trilogia del Signore degli Anelli nello scaffale di mezzo» lo sorprese la voce pacata di Nathaniel, facendolo voltare di scatto.
«Fantastico, sono stato salvato da un secchione» sbuffò.
«Hai ancora la testa attaccata al collo, di cosa ti lamenti?»
«Un punto per te»
Il ragazzo gli porse il tubetto di pomata.
«Tieni. Dovrebbe calmare il bruciore»
«Grazie»
Provò a svitare il tappo, cercando di ignorare il dolore alle mani.
«Se non ce la fai basta dirlo, eh» ghignò Nathaniel, intuendo i gemiti di dolore appena trattenuti dell’altro.
«Fottiti» bofonchiò Bartimeus, ma fu costretto a porgergli nuovamente la pomata.
«Posso anche mettertela, bambino mio»
«Che c’è, ti piace giocare a fare l’infermierina con me?»
«Ti ricordo che “l’infermierina” qui ti ha salvato dallo squartamento»
«Io ti ho salvato da una possibile decapitazione»
«Se non ci fossi stato io a quest’ora saremmo morti e riversi sul pavimento di uno squallido bagno delle donne in metropolitana»
«Se non ci fossi stato tu non mi sarei mai sognato di nascondermi lì. E, a tal proposito, come mai uno come te si trovava in una squallida stazione metropolitana deserta come quella, invece che a scuola?»
«Non ti deve interessare» borbottò Nathaniel, arrossendo.
«Oho, qualcuno qui ha saltato le lezioni»
«Vedi di smetterla» ringhiò l’altro, smettendo di spalmare la pomata per conficcare forte le unghie nella carne ustionata dell’altro «O potrei farti molto più male di così»
«E cosa farai, mh? Mi tirerai un calcio nelle parti basse o mi darai un virilissimo schiaffo sulla guancia?» lo schernì il demone, soffocando tra i denti un gemito di dolore.
Il ragazzo stava per rispondere, quando il rumore della porta d’ingresso che si apriva lo interruppe.
«Merda, sono già le due! Nasconditi nell’armadio!»
«E cosa sono, il tuo amante?»
«Non fare l’idiota! A meno che tu non sappia cambiare colore degli occhi non ti consiglio di restare nella stessa stanza assieme a mio padre per più di due seco-»
Si interruppe quando Bartimeus alzò lo sguardo: sul suo volto color cioccolato era apparso un ghigno candido.
I canini non si vedevano più, e gli occhi erano di un normalissimo nero.
Peccato i suoi occhi mi piacevano tanto
Scosse la testa violentemente. Cosa aveva appena pensato?
 
Passi sulle scale. Il rumore di una porta che si apre.
«Ciao ma’» la salutò Nathaniel, alzando lo sguardo dal libro di testo.
«Salve signora Underwood!» aggiunse un’altra voce, con un sorriso un po’ troppo entusiasta.
«Oh, ciao. Mi dispiace, ma non mi sembra di conoscerti» replicò Martha Underwood, stringendo cordialmente la mano del ragazzo.
«Ah, lui è… uhm, Elijah, un mio compagno di scuola. Dobbiamo fare una ricerca su… uhm»
«Sulle cause che hanno portato alla rivolta dei sovrannaturali a Salem» aggiunse prontamente il presunto Elijah, con un sorriso smagliante.
«Perché non mi hai detto prima di aver invitato un amico per pranzo, Nathaniel? Preferisci gli spaghetti al sugo o in bianco, Elijah?»
L’interpellato scoccò uno sguardo di sfuggita a Nathaniel.
«Ehm, è uguale» borbottò in fretta, abbassando lo sguardo.
«D’accordo allora» cinguettò la signora Underwood «Vi aspetto tra cinque minuti nella sala da pranzo»
Nathaniel attese di sentire i passi risuonare sulle scale, prima di tirare un profondo sospiro di sollievo.
«E così, lei è tua madre? Non vi somigliate per niente» commentò Bartimeus, tornando a far brillare gli occhi come due braci ardenti.
«Sono stato adottato» tagliò corto il ragazzo, senza guardarlo «Ma adesso cosa ci inventiamo? Dovrai rimanere per forza qui fino alle sei o qualcosa del genere»
«Ed è un problema? Per me, intendo»
Nathaniel gli scoccò un’occhiata gelida.
«Sì, se mi viene voglia di cospargerti di polvere di sorbo»
«Come sei tenero. Un sedicenne sottopeso alto in maniera esagerata che vuole torturarmi»
«Io non sono sottopeso!»
«Riesco a contarti le costole da qui, Natty-boy»
«Molto divertente» borbottò Nathaniel «Vai a lavarti le mani, è pronto»
«Ai suoi ordini, principessa»
«Smettila di chiamarmi principessa, Elijah»
 
«Quindi, Elijah» esordì il padre di Nathaniel, «Come ti trovi nella tua nuova scuola?»
Bartimeus, con una spavalderia decisamente invidiabile per qualcuno che si sta inventando un sacco di bugie su due piedi – evidentemente era abituato a mentire – disse: «Beh, non è semplice, ho lasciato tanti amici a Brighton, e adesso non conosco nessuno, a parte Nathaniel»
«Oh, quello è il tuo tatuaggio?» chiese Martha, indicando la “S” stilizzata sul collo del ragazzo.
«Mamma, non è-»
«Va tutto bene, Nat. A dir la verità, è il tatuaggio di una ragazza che conoscevo… qualche anno fa…»
Il suo sguardo si perse nel vuoto e, per un momento terrificante, gli occhi di Bartimeus tornarono arancioni.
Poi Nathaniel si schiarì la voce e l’altro si riprese.
«Scusa tanto, caro» si scusò la donna «Ma vedi, Nathaniel non invita mai nessuno a casa sua, e mi sembra che non abbia amici, quindi sono un po’ scortese»
«Capisco signora Underwood, non si preoccupi» la rassicurò Bartimeus con un sorriso smagliante «In effetti, Nathaniel non ha poi così tanti amici»
Il ragazzo gli scoccò un’occhiata glaciale, masticando con particolare forza un pezzo di pane.
«Quindi dovete fare una ricerca sulla rivolta di Salem?» cambiò argomento il signor Underwood, cercando di tirare su degli spaghetti.
«Beh, sì»
«Ah, è stata una faccenda da niente in realtà» borbottò Arthur, posando la forchetta ed agitando una mano in aria «Tutti quei sovrannaturali che si accalcavano e protestavano… come se potessero sul serio pretendere dei diritti»
Bartimeus s’irrigidì a quelle parole, stringendo convulsamente il tovagliolo di stoffa – ma fu così discreto che quasi neanche Nathaniel, che non lo perdeva d’occhio un istante, lo aveva notato.
Ciononostante, ritenne che il pranzo attorno a quella piccola tavola coperta dalla tovaglia bianca fosse durato anche troppo.
«Ehm, noi dobbiamo andare a fare la ricerca. Ci vediamo più tardi»
Si alzò in fretta e, prima che i suoi genitori potessero dire o fare qualsiasi cosa, prese il ragazzo per mano e lo trascinò nuovamente nella sua camera.
«Tutto a posto?» sussurrò, chiudendo a chiave la porta.
«Sì» rispose il mezzo demone, lapidario.
«Mio padre… ha opinioni un po’ estremiste nei confronti dei sovrannaturali» sospirò Nathaniel, cercando di giustificarsi «È stato lui ad iscrivermi al collegio per Soppressori»
«Quindi sei davvero un Soppressore apprendista»
«Sì. Io avrei preferito studiare per la facoltà di lingue, o di belle arti, ma… lui non è qualcuno con cui si discute»
Bartimeus rimase in silenzio.
«Cosa farai… dopo?» chiese Nathaniel, esitante.
«Dopo cosa?»
«Dopo questo. Qui sei al sicuro, ma… quei due demoni ti daranno la caccia, non è così?»
«Perché dovrebbe interessarti?»
«Non voglio che t- che qualcuno si faccia male»
Ommioddio stavo per dire “tu” perché stavo per dire “tu”
«Un Soppressore che si preoccupa per un demone. Che cosa romantica»
«Si può sapere che cos’hai?»
«Che cos’ho?!» sbottò il mezzo demone, con gli occhi scintillanti come carboni ardenti. La temperatura della stanza si innalzò di almeno cinque gradi «I Soppressori come te hanno ucciso tutte le persone che amavo, e tu mi chiedi che cos’ho
Il ragazzo lo fissò in silenzio, spaventato da quello scatto di rabbia. Se si concentrava, riusciva a vedere sul secondo livello un’inquietante aura rosso-arancio che ribolliva rabbiosa appena sopra la pelle dell’altro.
«Io non-»
«Zitto! Tu non sai nulla di quello che faccio io, ragazzino. Sei rinchiuso nella Londra Alta come una principessina nel suo castello, lontano dalle sofferenze di quelli come me. Tanto noi non contiamo nulla per voi, vero?»
Nathaniel tacque, mentre una strana sensazione gli attanagliava lo stomaco. Le sue parole erano dannatamente simili a quelle di Kitty, e all’improvviso si sentì un verme, un verme egoista attanagliato dai sensi di colpa.
Inspirò a fondo.
«Io… se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti…»
«Non puoi aiutarmi, Natty» sussurrò il mezzo demone. L’aura di potere si era calmata «Nessuno può»
Nathaniel rimase in silenzio.
«Me ne vado» annunciò poi Bartimeus «Le mani non mi fanno più male. Dì ai tuoi che… che sono dovuto tornare a casa perché mia madre si è sentita male, o qualcosa del genere»
Si infilò di nuovo la vecchia giacca nera che indossava alla metro e si diresse velocemente verso la porta.
«A-aspetta!» lo bloccò Nathaniel.
«Cosa…?»
Il mezzo demone rimase fermo, in piedi, con una mano sulla maniglia della porta, mentre l’altro correva alla scrivania e afferrava una penna ed un foglio di carta.
Scribacchiò qualcosa sopra, poi lo ripiegò e lo porse a Bartimeus.
«Io voglio davvero aiutarti, Barty» spiegò, con la mano tesa «Qui c’è il mio numero di cellulare. Se hai bisogno… qualsiasi cosa, davvero. Chiamami, ed io farò il possibile»
«Non potresti aiutarmi a nascondere un cadavere, Natty-boy» scherzò il ragazzo, sorridendo cordialmente «Ma apprezzo lo sforzo. Grazie, per… per tutto»
Prese il foglietto, se lo infilò in tasca ed uscì.
Nathaniel lo seguì fino alla porta d’ingresso.
Appena prima di uscire di casa Bartimeus si girò e lo salutò con un sorriso smagliante. Poi la porta si chiuse ed il mezzo demone scomparve.
«Come mai il tuo amico se n’è andato così presto?» chiese perplessa la signora Underwood.
«Ha avuto un problema con i suoi» mentì spudoratamente il ragazzo, continuando a fissare la porta di legno scuro «Finiremo la ricerca a scuola»
Non lo sapeva ancora, ma un piccolo, infido tatuaggio a forma di complicato arabesco stava cominciando ad apparire timidamente sulla sua schiena.

 
 
E niente, sono un bimbo felicio.
Certo, ho le mani gelide, un raffreddore cronico ed un mal di testa lancinante, però sono rimasto a casa oggi-
Niente scuola, yay-
Oh, qualche mini-chiarimento.
Le parti in corsivo – non quelle tra i dialoghi – sono i pensieri di Natty. Non ho messo la punteggiatura (e nemmeno il punto finale) perché mi piace scrivere di pensieri a ruota libera ^.^
Nathaniel e tutti gli umani possono vedere circa sul primo e sul secondo piano se si concentrano abbastanza – i Soppressori inoltre hanno le lenti a contatto che gli permettono di vedere su tutti e sette i livelli (sono molto costose, obv).
Alcune creature sovrannaturali assomigliano agli umani – tipo i lupi mannari – ma sul terzo livello manifestano la loro vera natura.
(che poi io parlo come se ci fossero miliardi di folle che mi seguono quando in realtà probabilmente sta roba la legge solo Mayo e SantaKlaus – A PROPOSITO GRAZIE PER NON FARMI SENTIRE UN SOLITARIO DISAGIATO A SHIPPARE BARTNAT VI LOVVO)
   
 
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