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Autore: Lady I H V E Byron    26/10/2015    0 recensioni
[Infamous: Second Son]
Prima della sua battaglia contro Augustine, capo del D.U.P, Delsin Rowe ha perso suo fratello maggiore Reggie, deceduto nel tentativo di salvarlo; in realtà, Reggie è più vivo che mai e scopre di essere diventato improvvisamente un Conduit primario!
Ma il fatto di essere un Conduit sarà l'ultima cosa a cui Reggie dovrà pensare: il D.U.P. è stato sgominato con la morte di Augustine, ma Seattle, ormai, è governata dai Conduit e il capo dei Conduit è proprio Delsin, che ha avviato una vera e propria tirannia dei Conduit. Non sembra più lui. Reggie dovrà aiutare il fratello a ritrovare il senno e riportare la pace a Seattle.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo insieme


Un’altra tromba d’aria.
Il mare sembrava quasi si dividesse come il Mar Rosso si era diviso per Mosé e gli ebrei.
Su uno spiazzo di cemento, Reggie teneva le mani in avanti e sorrideva.
Molto meglio.”  disse, soddisfatto. “Sto migliorando con le onde d’urto…”
Si guardò le mani, continuando a sorridere.
“Ora capisco Delsin...”
Guardò dietro di lui, preoccupato. Non per se stesso. Ma per suo fratello.
“Dove ti trovi adesso? Avrai ottenuto il potere di Augustine? Avrai salvato la nostra gente?” mormorò.
Scosse la testa, per riprendere la concentrazione.
Si era allenato tutta la notte per controllare i suoi nuovi poteri. Ma gli mancava ancora una cosa da fare.
Mise le mani lungo i fianchi e aprì le mani verso il basso.
Ok, Reggie, piano…”
Chiuse gli occhi e si concentrò. Pensò a Delsin, a quanto fosse preoccupato per lui.
Cercò di concentrare i suoi poteri sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi.
Quando aprì gli occhi, per poco non barcollò dalla sorpresa: era già ad un metro di altezza.
“Evvai!” esultò, sorridendo “Ce l’ho fatta! Adesso… decollo!”
Si mise in posa da supereroe in volo e  volò in direzione del mare, quasi alla velocità della luce.
“Wow! Forse sono stato troppo precipitoso!” commentò l’uomo, quasi barcollando. Stava alzando un’enorme scia d’acqua, causata dalla sua velocità.
“Vai piano , Reggie! Dove cavolo sono i freni?!” esclamò, riprendendo il controllo.
Era riuscito a prendere quota ed a rallentare.
Fece un paio di giri sul mare, il tempo di controllare il volo.
Di tanto in tanto girava su se stesso, ridendo, divertito.
“Oh, sì! Ora sì che capisco Del!”
Al solo pensare a Delsin, l’espressione di Reggie cambiò in allegro a preoccupato.
Da orizzontale si mise in posizione verticale e allargò i piedi, con le piante puntate in avanti, per frenare.
Restando concentrato, riuscì a stare sospeso in aria, senza cadere.
Osservò Seattle, alle sue spalle.
“Devo andare a cercarlo…” mormorò, dirigendosi verso lo Space Needle.  “Spero solo sia ancora vivo!”
Volò sopra le strade di Seattle, senza farsi vedere. Proprio per evitare di attirare l’attenzione con la sua abilità del volo, Reggie cercò di alternare il volo al viaggiare di tetto in tetto, come suo fratello. Avevano fatto parkuor insieme, ma lui non lo aveva più praticato da quando era divenuto sceriffo. Per fortuna fu come andare in bicicletta.
Nessuna traccia del fratello, non dall’alto. Tuttavia, trovò qualcos’altro che attirò la sua attenzione.
Dei civili con le mani sopra la testa, seguiti da uomini armati di fucili.
Erano degli uomini del D.U.P.
Reggie si sentì mancare, appena li vide.
“Oh, no…” mormorò, mentre il cuore gli batteva a mille “Se il D.U.P. è ancora in giro, vuol dire che Augustine è ancora viva e Del… No! No! Non ci voglio credere! NON POSSO CREDERLO!”
Scese in picchiata, furioso, e atterrò vicino ai militari, scatenando una mezza onda d’urto.
Due di quegli uomini gli puntarono il fucile contro.
“E’ un Bioterrorista! Catturiamolo!” urlò uno, prima di cominciare a sparare.
Reggie faceva il possibile per schivare le pallottole, contrattaccando con delle onde d’urto.
“DOV’E’ MIO FRATELLO!?” esclamava ad ogni colpo, preoccupato e infuriato insieme.
Ma al posto di risposte ricevette alcune pallottole, in gran parte sul torace.
In un momento, temette la sua morte, ma sentì come degli spifferi nelle ferite lasciate dalle pallottole. Era il suo potere che lo stava rigenerando.
“Merda, ma è fantastico! E io che mi lamentavo delle capacità dei Conduit…” si stupì il Conduit, sorridendo.
I militari del D.U.P. non si stupirono dell’improvvisa guarigione, essendo abituati a soggetti simili. Lo stavano solo tenendo occupato per fare in modo che un altro collega catturasse Reggie, cogliendolo di sorpresa alle spalle.
Infatti, una manona prese l’uomo per la giacca.
“Vedrai, ora, cosa abbiamo in riserbo per te, Bioterrorista…” minacciò il soldato del D.U.P., con voce forte.
Ma il neo-Conduit non poteva lasciarsi catturare: scivolò giù dalla giacca e mise a tappeto il militare con una mossa di arti marziali che aveva imparato quando era ancora un cadetto dell’Istituto per la Difesa del Paese: aveva preso l’aggressore per i polsi, mentre scivolava giù, e poi, mettendo un piede sul suo addome e aveva fatto cadere l’uomo, facendogli eseguire una capriola.
Dopodiché, senza esitazioni, mosse le braccia verso destra, formando un semicerchio, scatenando una forte raffica da far spazzare i tre militari del D.U.P.
“Quella giacca mi è costata 60 dollari!” esclamò, ironico.
Ma non gli importava della giacca. Si guardò le mani: era davvero entusiasta dei suoi nuovi poteri.
“C’è qualcun altro che osa affrontarmi?”
Sembrava una frase di suo fratello.
Si accorse troppo tardi dei blindati del D.U.P., con dei soldati, all’interno, pronti a catturarlo.
Reggie si preparò ad attaccarli con un’altra raffica, più forte della precedente; tuttavia, dei fulmini caddero dal cielo, colpendo i blindati in pieno, facendoli praticamente esplodere.
Il neo-Conduit si coprì gli occhi prima dal lampo, poi dall’esplosione.
I blindati erano spariti, come i soldati del D.U.P.
Tra il fumo, Reggie notò una figura camminare verso di lui. Una figura che, appena vide l’uomo, si sconvolse.
“Reggie?!”
Anche Reggie fu come sconvolto, ma anche sollevato.
“Delsin…”
Il ragazzo scoppiò in lacrime dalla gioia e saltò addosso al fratello, abbracciandolo.
“Reggie! Reggie! Reggie!” esclamava, felice come non mai.
Anche Reggie pianse dalla gioia di rivedere suo fratello. Lo stringeva a sé, come se non lo volesse mai lasciare.
I due fratelli si guardarono in faccia, sorridendo tra le lacrime.
“Ti credevo morto…” disse Delsin, tirando su con il naso.
“Lo credevo anch’io…”
Il ragazzo si staccò dall’uomo, ma il sorriso gli svanì. Il suo cuore si fece pesante.
“Ma… allora… Li ho uccisi per niente…” mormorò, voltandosi da un’altra parte.
Anche Reggie cambiò espressione.
“Uccisi? Chi hai ucciso?” domandò, preoccupato.
Delsin osservò di nuovo il fratello e si morse il labbro inferiore.
“Vederti morire davanti ai miei occhi è stato uno spettacolo orribile per me. Anzi, penso che niente nella mia vita mi abbia sconvolto di più. Io volevo salvarti, fratellone, buttarmi in acqua e liberarti, ma poi ho pensato che prima l’avrei fatta pagare ai responsabili della tua morte. Non mi sono mai perdonato per non averti ascoltato riguardo ad Hank, Reggie. Ho promesso a me stesso che gliel’avrei fatta pagare molto cara. E così è stato. E lo stronzo aveva giustificato il suo inganno dicendo che Augustine “non aveva mai ucciso un Conduit” oppure “aveva mia figlia”. Non gli volevo credere, ma poi ho sentito una voce femminile che lo chiamava. Poi ho preso la catena e gliel’ho legata al collo… “Occhio per occhio, dente per dente”, così dice la Bibbia, no?”
Reggie era spaventato da quel discorso. Da come Delsin era cambiato.
“E… che mi dici… di Augustine?” domandò, deglutendo.
“Quella troia…” raccontò il ragazzo, sorridendo lievemente “Sai perché ha fondato il D.U.P.? Per disegnare ogni Conduit come un mostro, un mostro che solo lei poteva sconfiggere. Voleva essere una specie di paladina. Patetico, vero? Dare la caccia ai propri simili per esibizionismo. Ovvio che doveva morire. Se l’avessi rinchiusa da qualche parte, l’avrebbero liberata e lei avrebbe ricominciato il suo piano. E alla sua morte, Fetch, Eugene ed io abbiamo liberato tutti i Conduit da Curdun Cay e io, oh, Reggie… ho acquisito poteri su poteri. Come un bambino in un negozio di caramelle! E poi, da quel giorno, abbiamo eliminato ogni militare del D.U.P., simpatizzante delle idee di quella pazza, o chi disprezzasse ancora noi Conduit.”
“Ma almeno tutta Seattle sa del piano di Augustine?”
“Certo che no! Era una cosa privata, tra me e lei!”
“Almeno hai ottenuto il suo potere? Salvato gli Akomish?”
“No…” fu la risposta, con tono deluso.
Reggie sentì il suo stomaco gelare.
“Cosa?!” esclamò “E tutto quello che abbiamo passato?! Io ho dato letteralmente la mia vita per salvare la nostra gente… e tu… mi dici che non sei andato a salvarli?!”
“Ehi, io HO ottenuto il potere di Augustine… e l’ho sconfitta grazie ad esso. Oh… dovevi vedere il suo volto, Reg… Sorrido al solo pensare a quello sguardo di paura, come se tutto il mondo che ha costruito fosse crollato intorno a lei. Per non parlare poi di quando l’ho gettata dalla sommità del suo caro carcere. Esattamente gli stessi sentimenti che ho provato io, quando ti ho visto cadere in mare, coperto di cemento. E poi sono tornato a casa, nella Casa Longa, ma nessuno voleva il mio aiuto, una volta che ho raccontato loro come sono andate le cose. Betty, alla fine, ha fatto: “Hai disonorato i nostri antenati e hai disonorato la memoria di tuo fratello!”. Io ho sempre voluto bene a Betty, ma quando ti ha messo in mezzo l’ho odiata con tutto me stesso. E quando mi ha detto che non ero più Akomish… non ho avuto scelta.”
Reggie indietreggiò, scuotendo la testa, con aria terrorizzata.
“Hai reso una bambina orfana… Hai reso Augustine una martire… e hai ucciso la nostra gente…”
“Per gli Akomish non cambiava nulla!” giustificò Delsin “Senza il mio aiuto sarebbero morti comunque, come mi hai detto tu, che te l’hanno detto i medici!”
“Non è una giustificazione valida!”
“Ma che differenza fa, adesso? Ora sei qui e sei vivo! A proposito… come hai fatto a sopravvivere in quella gabbia di cemento?” domandò il ragazzo, avvicinandosi al fratello e prenderlo per mano.
“NO! FERMO!”
Era troppo tardi. Delsin gli aveva ormai preso la mano. Entrambi sentirono un formicolio insopportabile nelle loro mani e avambracci, che li fecero gemere dal dolore, mentre il potere del vento passava, anche se in parte, da Reggie a Delsin. Nella testa di quest’ultimo si materializzarono delle immagini, come era successo con tutti gli altri Conduit a cui aveva “stretto la mano”.
Entrambi i fratelli Rowe giacquero incoscienti per pochi minuti.
“Anche tu… un Conduit?!” si stupì il ragazzo.
Tossendo, Reggie affermò tale domanda: “Già… è stato improvviso…”
Ma ciò non fece allarmare Delsin, che abbracciò di nuovo il fratello.
“Oh, Reg! E’ meraviglioso!” esclamò, entusiasta “Potrai unirti alla mia causa!”
“La tua causa?”
“Sì! Da quando ho ucciso Augustine, Fetch, Eugene ed io ci stiamo impegnando per far reintegrare i Conduit nella società, per dimostrare che non siamo così diversi dagli esseri umani. Ovviamente, ci sono ancora coloro che sostengono che siamo dei mostri e hanno già tentato di ucciderci. Purtroppo, noi non abbiamo avuto altra scelta che “contrattaccare”, oserei dire. Ma pensa, Reggie: se ti unisci a me, potremo comandare Seattle!”
“E come vuoi fare, Delsin?” rimproverò l’uomo, con aria severa “Uccidendo degli innocenti? Costringere la gente a pensarla come te? Così sei persino peggio di Augustine!”
“Non ho altra scelta, Reggie: loro continueranno sempre a vederci come mostri!”
“Ma uccidere le persone non aiuta di certo e non è la soluzione!”
“Credi che nessuno di noi abbia provato a comportarsi da essere umano normale? Ti rendi conto com’è essere chiamati “mostri” a priori, senza aver fatto nulla di male? Non abbiamo altra scelta, Reggie!”
“C’è sempre un’altra scelta!” ribatté l’uomo, preparandosi al volo “E io non ti aiuterò di certo a fare una strage di persone innocenti!”
“Reggie, ti prego, fermati!” tagliò corto Delsin, quasi in lacrime “Quando hai scoperto che io ero un Conduit, non mi hai mai abbandonato! Lo hai anche detto quando abbiamo catturato Fetch, ricordi? Che non mi avresti mai abbandonato. Non farlo adesso che ti ho ritrovato, ti prego. Non voglio perderti un'altra volta...”
Reggie osservò in basso, serrando le labbra. Le sue parole erano vere: lui non avrebbe mai abbandonato suo fratello. Ma in quel momento era confuso e sconvolto. Le parole che gli uscivano dalla sua bocca non erano nemmeno frutto della sua volontà.
“Prima non eri un assassino!” questo disse, prima di spiccare il volo, lasciando Delsin in preda alle lacrime e ai gridi di dolore, più forti di quando lo credeva morto.
Anche Reggie pianse, ma non solo per la trasformazione di Delsin, ma per le sue parole.
Era diretto alla loro vecchia casa, dove una volta risiedevano gli Akomish.
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