In
English
Ichigo
entrò veloce come una furia al Caffè, chiamando a gran voce Ryo; lui
uscì dalla
porta della cucina, allarmato, soltanto per vedersela saltargli addosso
contenta.
“Mi hanno presa!” strillò “Mi hanno presa!”
Shirogane sorrise, a mezzo fiato per quello scontro, ed incastrò le mani sotto le sue gambe per tenerla. “Allora mi devi una cena. Te l’avevo detto che ce l’avresti fatta.”
Lei sorrise contenta, le guance un po’ rosse. Avevano studiato così tanto per quell’esame di ammissione, Shirogane l’aveva praticamente costretta alla schiavitù sui libri, ma al tempo stesso l’aveva confortata così tanto quando non era stata per nulla certa di potercela fare… avevano passato ore insieme a fare ricerche, l’aveva spronata a dare il massimo e l’aveva fatta sentire così sicura di sé. Era stato come scoprire due nuove versioni di loro stessi, giorno dopo giorno.
E ora, lei sarebbe partita per un meraviglioso semestre a New York, sponsorizzato dalla sua università. Sarebbe impazzita, probabilmente, ne era quasi certa, tutto sarebbe stato così diverso e così spaventoso, lei e quel cavolo di inglese che nonostante tutto non riusciva sempre a capire… ma Ryo sarebbe stato lì, ovviamente.
Se non era un motivo per impazzire, quello.
Si strinse di più a lui, esalando soddisfatta per calmarsi un po’, e appoggiò la fronte alla sua mentre chiudeva gli occhi.
“Ti amo,” sussurrò, senza poter controllare la facilità con cui quelle parole le scivolarono dalla lingua per la prima volta.
Ryo si irrigidì, colto di sorpresa. Ichigo aveva ancora gli occhi serrati, poteva sentire la tensione nelle dita sottili che erano incrociate sul suo collo.
Il sedicenne che era in lui stava esultando, lo stomaco contorto in una strana sensazione surreale. Il ventitreenne, invece, gli stava imponendo di rimanere calmo.
Sorrise, sfiorando il nasino della rossa con il suo.
“Ora scendi però, che sei pesante.”
Ichigo aggrottò la fronte, lasciandosi scivolare giù. Incrociò le braccia al petto, l’entusiasmo dell’ammissione momentaneamente messo da parte.
“Hai capito cosa ti ho detto?”
Ryo rise, le scostò la frangetta dalla fronte prima di picchiettargliela con un dito. “I told you we shall always talk in English now, so you’ll be ready.”
Lei sbuffò, tirandogli un fiacco pugnetto sul braccio. “Sei antipatico.”
“In English, my dear.”
Ichigo lo guardò dal basso, si morse il labbro inferiore. “I… love you?”
Lui sorrise e le prese il volto tra le mani prima di baciarla: “I love you too.”
“Mi hanno presa!” strillò “Mi hanno presa!”
Shirogane sorrise, a mezzo fiato per quello scontro, ed incastrò le mani sotto le sue gambe per tenerla. “Allora mi devi una cena. Te l’avevo detto che ce l’avresti fatta.”
Lei sorrise contenta, le guance un po’ rosse. Avevano studiato così tanto per quell’esame di ammissione, Shirogane l’aveva praticamente costretta alla schiavitù sui libri, ma al tempo stesso l’aveva confortata così tanto quando non era stata per nulla certa di potercela fare… avevano passato ore insieme a fare ricerche, l’aveva spronata a dare il massimo e l’aveva fatta sentire così sicura di sé. Era stato come scoprire due nuove versioni di loro stessi, giorno dopo giorno.
E ora, lei sarebbe partita per un meraviglioso semestre a New York, sponsorizzato dalla sua università. Sarebbe impazzita, probabilmente, ne era quasi certa, tutto sarebbe stato così diverso e così spaventoso, lei e quel cavolo di inglese che nonostante tutto non riusciva sempre a capire… ma Ryo sarebbe stato lì, ovviamente.
Se non era un motivo per impazzire, quello.
Si strinse di più a lui, esalando soddisfatta per calmarsi un po’, e appoggiò la fronte alla sua mentre chiudeva gli occhi.
“Ti amo,” sussurrò, senza poter controllare la facilità con cui quelle parole le scivolarono dalla lingua per la prima volta.
Ryo si irrigidì, colto di sorpresa. Ichigo aveva ancora gli occhi serrati, poteva sentire la tensione nelle dita sottili che erano incrociate sul suo collo.
Il sedicenne che era in lui stava esultando, lo stomaco contorto in una strana sensazione surreale. Il ventitreenne, invece, gli stava imponendo di rimanere calmo.
Sorrise, sfiorando il nasino della rossa con il suo.
“Ora scendi però, che sei pesante.”
Ichigo aggrottò la fronte, lasciandosi scivolare giù. Incrociò le braccia al petto, l’entusiasmo dell’ammissione momentaneamente messo da parte.
“Hai capito cosa ti ho detto?”
Ryo rise, le scostò la frangetta dalla fronte prima di picchiettargliela con un dito. “I told you we shall always talk in English now, so you’ll be ready.”
Lei sbuffò, tirandogli un fiacco pugnetto sul braccio. “Sei antipatico.”
“In English, my dear.”
Ichigo lo guardò dal basso, si morse il labbro inferiore. “I… love you?”
Lui sorrise e le prese il volto tra le mani prima di baciarla: “I love you too.”