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Autore: Touch the sound    29/10/2015    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 - I offer you forgiveness.
«Tieni, bevi un pò d'acqua» disse Jane porgendo il bicchiere a Betsy. La ragazza lo prese con le mani tremanti e bevve qualche piccolo sorso. Aveva smesso di piangere solo da qualche minuto, gli occhi erano ancora gonfi, la sua pelle si increspava continuamente di brividi. Tenne gli occhi chiusi per un attimo e sentì le labbra di suo fratello poggiarsi su una sua tempia. Non l'aveva l'asciata nemmeno per un istante, l'aveva accompagnata sul divano, fatta sedere ed era rimasto lì vicino ad abbracciarla e consolarla per ore. Si era torturato per tutto quel tempo pensando a cosa potesse esserle accaduto, ma aveva aspettato pazientemente che si sfogasse. Sapeva che tentare di estrapolare qualche racconto durante un pianto tanto disperato non lo avrebbe portato a nulla, sarebbe stato solo tutto più confuso. 
«Come va?» le chiese tenendo un tono di voce basso e delicato. Betsy non rispose, ma accennò un movimento delle spalle. Chris sapeva cos'era, sapeva che voleva significare che stava male, ma che non poteva cambiare la situazione e se lo faceva andare bene. Lo sguardo del ragazzo corse verso Jane che era seduta sul tavolino, proprio difronte ai due. Si scambiarono uno sguardo, poi lei sospirò silenziosamente. Quella situazione le pareva incredibile. Era tornata a casa da un bel pò, aveva trovato Chris seduto sul divano, abbracciato ad una ragazzina che piangeva e Ricky seduto in disparte che li osservava. Ci aveva pensato lei a riportarlo a casa di Angelo.
«I-io vado a farmi una doccia» 
Chris la ringraziò con lo sguardo e lei scomparve dal salone qualche istante dopo. Ci fu ancora qualche secondo di totale silenzio, poi Chris prese un grande respiro e spostò le sue braccia dal corpicino tremante di Betsy.
«Me lo dici perchè piangevi?» le chiese ancora con lo stesso tono. Vederla così disperata gli aveva spezzato il cuore. Non sapeva ancora perchè stava piangendo, ma qualunque cosa fosse sapeva che avrebbe ferito anche lui.
Betsy lo guardò per qualche istante, prima di trovare la forza e il coraggio per rispondergli. Si vergognava un pò di ciò che stava per confessare, non trovava le parole per spiegare cosa le era accaduto.
«Hector... l-lui ha... voleva...»
«No, no, aspetta, stai calma» le disse Chris notando il suo disagio. Voleva solo sapere cos'era successo esattamente prima di trarre conclusioni affrettate.
«Va tutto bene, Betsy, raccontami tutto»
La ragazza tirò su col naso e abbassò lo sguardo. Dopo qualche istante cominciò a parlare.
«Mi ero messa a letto, stavo quasi per addormentarmi quando ho sentito la porta che si apriva, ho visto Hector entrare e gli ho chiesto cosa volesse, ma lui non mi ha risposto, si è solo seduto accanto a me e... Chris, lui ha... ha cominciato a toccarmi... io n-non lo so come ho fatto, ma sono scappata» disse con le mani che le tremavano.
«Sono scappata prima che lui... non potevo permettergli di farmi una cosa simile, vero?»
A quelle parole il ragazzo restò immobile. Un'espressione seria e impietrita si impossessò del suo viso. Non poteva credere a ciò che aveva appena sentito. Provò un dolore lancinante allo stomaco e subito dopo un moto di rabbia che tentò di controllare stringendo i pugni tanto forte da farsi male. Rimasero entrambi in silenzio per un pò. Betsy contnuò a guardare in basso mentre Chris tenne lo sguardo fisso di fronte a sè, cercava un modo per risolvere quella situazione.
«Chris?»
Il ragazzo quasi sobbalzò rivolgendole lo sguardo. 
«Sì... sì, hai fatto bene, sei stata bravissima... vieni qui» disse dopo un pò a sua sorella abbracciandola e accarezzandole i capelli. Betsy si sentì molto meglio. Aver raccontato quell'episodio a suo fratello l'aveva liberata da un peso enorme.
«Che ne dici di dormire un pò? Hai bisogno di di riposo» le disse Chris.
«Tu resti con me, vero?» 
Chris le accennò un sorriso.
«Sì, resto con te, tranquilla» disse alzandosi dal divano. Il suo intento era quello di andare da Jane e dirle che solo per quella sera sarebbe rimasta anche Betsy, ma sua sorella lo fermò.
«Chris, posso... posso farmi prima una doccia?» gli chiese imbarazzata. Non sapeva come comportarsi, non conosceva quasi per niente Jane e le sembrava poco educato lavarsi in casa sua, ma ne sentiva il bisogno, voleva togliersi di dosso la sensazione di avere ancora le mani di quel bastardo su di sè.
«Ma certo, andiamo» disse Chris prendendole la mano. Sua sorella lo seguì e tenne lo sguardo basso anche quando Jane le diede dei vestiti che potessero andarle bene.
«Fai con calma» le disse il ragazzo sorridendole. Si era accorto del disagio che stava provando, cercava di ricordarle solo che con lui al suo fianco non doveva preoccuparsi di nulla. Betsy annuì e si chiuse in bagno. Chris restò davanti alla porta per una manciata di secondi, poi andò in cucina da Jane . Si sedette accanto a lei e strinse forte gli occhi. Nonostante la confusione e la rabbia, la stanchezza cominciava a farsi sentire.
«Tieni» disse Jane passandogli una sigaretta appena accesa. Chris la prese e la fumò in silenzio. La sua mente ormai non era in grado di creare pensieri concreti. Un istante prima gli veniva voglia di correre da Hector e tagliargli la gola, e quello dopo voleva solo stare con sua sorella e lasciare che quella storia svanisse via col passare del tempo.
«Cosa le è successo?» chiese Jane.
«Quello stronzo che si scopa mia madre voleva farsela» 
La ragazza sbarrò gli occhi. Quella notizia e la freddezza con cui Chris aveva parlato, la destabilizzarono. Si portò una mano sulla bocca e quasi cominciò a piangere pensando a quello che poteva essere successo a Betsy. La conosceva solo di vista, ma non poteva sopportare l'idea che un uomo maturo potesse fare qualcosa di così terribile ad una ragazza, tra l'altro minorenne.
«Mi dispiace, Chris» sibilò davvero dispiaciuta e preoccupata. Lui la guardò per un pò, impassibile, poi spense la sigaretta e si alzò.
«Ti dispiace se stanotte dorme qui?»
Jane scosse subito la testa.
«No, figurati, non può tornare a casa»
Chris la ringraziò poi uscì da quella casa. Aveva bisogno di un pò d'aria fresca. Si sedette su uno dei tre gradini davanti alla porta e si resse la testa fra le mani. Gli faceva un gran male, tutto gli doleva, qualsiasi parte del suo corpo sembrava punta da spilli roventi. E più pensava, più il dolore si accentuava. Non poteva starsene senza fare nulla, non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
«Christopher»
Chris quasi si spaventò, ma alzando gli occhi si accorse che in fondo al vialetto c'era Trevor. In quel momento la rabbia verso di lui era completamente scomparsa, non gli importava più nulla di ciò che era successo fra di loro.
«Trevor»
Il ragazzo rimase fermo per un pò, poi andò a sedersi accanto a lui. Agli occhi di Chris non sfuggirono i vari cambiamenti nel corpo dell'altro. Sembrava molto dimagrito, i vestiti gli andavano larghi, aveva le mani e il viso un pò pallidi e le labbra secche.
«Che faccia di merda che hai» disse Trevor facendo sfuggire un sorrisetto amaro all'altro ragazzo.
«Tu non stai messo meglio, sembri un deportato»
Trevor ignorò completamente il commento di Chris. Non gli era mai fregato del suo aspetto fisico e non avrebbe cominciato a farlo per piacere al ragazzo di cui era innamorato, sapeva che non avrebbe ottenuto nulla nemmeno sforzandosi ad apparire bello e meno trasandato.
«Perchè stai così?» gli chiese davvero interessato.
«Ho un problema, riguarda mia sorella»
Trevor si accigliò. Non sapeva che avessero ricominciato a frequentarsi, o com'era successo. Era fuori dalla vita di Chris da troppo tempo e, forse, si era perso un sacco di cose.
«Cosa posso fare?»
«Non ti sto chiedendo aiuto» rispose Chris scontroso.
«Lo farei per Betsy, non per te» disse Trevor con un tono simile a quello usato dall'altro. Chris, infatti, rimase per qualche istante in silenzio, poi si alzò.
«Vieni con me se ti dico che sto andando ad ammazzare un figlio di puttana?»
A Trevor sfuggì una risata, ma tenendo lo sguardo fisso sull'espressione seria di Chris, capì che quello non era uno scherzo. I suoi occhi sembravano neri, pieni di rabbia, la sua espressione era vuota, gli dava quasi i brividi.
«Non sei serio, vero?»
«Hector, quello stronzo, ha messo le mani dove non doveva metterle, cioè su mia sorella, e se ne pentirà» disse Chris atono. Trevor deglutì a vuoto. La sua mente cercò velocemente una soluzione. Non voleva che Chris si mettesse nei guai, Betsy era solo una ragazzina che aveva ancora bisogno di lui.
«Lei come sta?» gli chiese cercando di temporeggiare.
«È dentro, l'ho vista piangere per tre ore senza mai riuscire a calmarla... non posso non fargli nulla dopo quello che è stato capace di fare lui, capisci?»
Il ragazzo annuì, poi cercò di riordinare i pensieri. Un modo per uscirne puliti doveva pur esserci.
«Allora? Sei con me sì o no?»
Trevor si alzò. Gli faceva male la testa, si sentiva anche molto debole e in quelle condizioni non gli sarebbe stato molto d'aiuto, ma annuì lo stesso. Chris si incamminò verso casa sua pronto a tutto, non gli importava più di nulla. Sua sorella era la persona più importante della sua vita e quell'essere immondo aveva provato a farle del male. Non l'avrebbe accettato e di certo non l'avrebbe trattato bene.
Sentiva i passi di Trevor dietro di sè e per un istante sorrise. In fondo a lui era molto grato, nessuno avrebbe fatto quella cosa per lui.
Erano circa a metà strada quando Trevor gli afferrò il braccio all'improvviso. Appena si voltò potè notare la sua espressione un pò sorridente che lo incuriosì.
«Ho avuto un'idea migliore, Chris»
Il ragazzo lo guardò interrogativo.
«Ascoltami, io lo so che tu ora vuoi solo fargliela pagare e lo so che la voglia di ammazzarlo con le tue stesse mani è tanta, ma cosa ne sarà di Betsy? Non è stupida, capirà che sei stato tu»
Chris abbassò un attimo lo sguardo, poi scosse la testa.
«Capirà perchè l'ho fatto» disse ritornando sulla sua strada, ma Trevor lo fermò ancora.
«Chris, ragiona, chi se ne accorgerebbe se tuo padre scomparisse dalla circolazione? Anzi, a chi importerebbe?»
«A nessuno, penso» rispose frettolosamente, impaziente di arrivare al nocciolo del discorso. Non che gli importasse quello che Trevor aveva da dire, voleva solo scaricare tutta la rabbia, ma sapeva che se non l'avesse lasciato parlare l'avrebbe solo invogliato a distrarsi da suo compito. L'aveva guardato bene, conosceva Trevor come le sue tasche e sapeva che c'era qualcosa che non andava in lui. Non aveva capito perchè mai avesse deciso di aiutarlo se poi cercava di dissuaderlo.
«Ecco, e questo perchè tuo padre non ha un lavoro fisso, perchè tuo padre non ha amici, perchè tuo padre non ha quasi mai avuto a che fare con tua madre, ma Hector sì» gli spiegò il ragazzo.
«Chri, se gli metti le mani addosso, se lo uccidi, qualcuno se ne accorgerà e lo sai che non ci metteranno molto ad arrivare a te»
Chris si accigliò. Aveva capito cosa stava tentando di dire il suo amico, ma non si sarebbe fatto fermare da lui. La rabbia era troppa.
«Se non hai le palle di venire con me puoi anche andartene, ci vado da solo»
Gli sputò in faccia quelle parole e riprese a camminare. Non avrebbe prestato ascolto a nessuno dei suoi discorsi. Trevor, intanto, lo seguiva borbottando di tanto in tanto. Quando però si trovarono a pochi metri dalla casa di Chris, il nervosismo dell'altro aumentò e decise di fare un ultimo tentativo. Gli afferrò un braccio e lo tirò tanto forte da farlo voltare verso di lui.
«Che cazzo fai?» gli chiese l'altro già troppo infuriato per poter restare lì, a qualche passo da Hector.
«Picchia me... dai, sto aspettando»
Chris lo guardò dalla testa ai piedi come se stesse guardando un pazzo. In effetti, pensò che avesse davvero perso la testa. Chi mai si sarebbe fatto picchiare di sua spontanea volontà?
«Non farmi perdere tempo» disse infine voltandosi di nuovo. Riuscì a muovere solo qualche passo prima che Trevor gli si piazzasse di nuovo davanti e gli sferrasse un pugno sul viso, all'altezza dello zigomo. Chris gemette dal dolore, ma un istante dopo si scagliò addosso. La parte lesa gli pulsava, gli faceva una male cane, ma non riuscì a restarsene impalato a piagnucolare. 
Colpì Trevor sul viso, allo stomaco e non gli importò molto di quanto lui si lamentasse, continuò a picchiarlo sempre più forte. Trevor, nonostante si sentisse già troppo debole, strinse i denti e lo lasciò fare. Non poteva tirarsi indietro, era stato lui stesso a provocarlo, l'aveva deciso lui di essere il punto di sfogo dell'altro. Perchè sì, Trevor era assolutamente sicuro che se Chris avesse scaricato tutta quella tensione su di lui, non sarebbe andato da Hector e di conseguenza non sarebbe finito nei guai.
Quando le gambe decisero di non reggerlo più, Trevor si accasciò per terra. Chris, ormai accecato dalla rabbia e troppo preso da quella situazione, si mise su di lui e afferrandogli il colletto della maglia cominciò a sferrargli pugni sul viso. Non gli importava ciò che colpiva: naso, guance, occhi, mento. In pochi istanti vide il sangue, lo sentì fra le mani, gli sembrò quasi di poterne percepire l'odore. Provò una strana sensazione di potere e soddisfazione che lo incitò solo a continuare. Ciò che lo fermò, che calmò quel movimento del suo braccio ormai quasi automatico, fu vedere Trevor col volto e i vestiti ormai imbrattati di sangue, ma soprattutto furono le sue lacrime. Aveva iniziato a piangere da pochi secondi, ma non si lamentava più, piangeva e si lasciava trattare in quel modo. Chris rimase con il pugno a mezz'aria. Non ce la fece a colpirlo di nuovo. Guardò il suo viso già ricoperto da svariate ecchimosi. L'osservò bene in quella scarsa luce: lo sguardo rivolto altrove, il sangue, i suoi respiri spezzati. Perchè gli aveva fatto tutto quel male? 
Strinse i denti respingendo un pianto disperato, poi si alzò. Barcollando si avvicinò ad un vecchio muretto scalfito dal tempo. Fissò il pavimento con il cuore che batteva tanto forte da fargli male, aveva ancora i pugni stretti. Non riusciva più a pensare, la sua mente era così vuota, provava solo tanto dolore.
Dopo qualche minuto, sentì Trevor tossire leggermente e alzò lo sguardo. Si stava tirando su a fatica. Sputò un misto di saliva e sangue sul marciapiede polveroso, poi si pulì le labbra con la manica della felpa.
«Ce la fai?» gli chiese Chris seriamente preoccupato. Trevor annuì.
«Torna a casa... Betsy ha bisogno di te» farfugliò riuscendo finalmente a rimettersi in piedi. Si guardarono per un pò.
«Qualcuno deve un favore a mio padre» disse poi asciugandosi il sangue che gli colava dal naso. La sua espressione era dolorante.
«Se ne occuperanno loro di Hector»
«Chi? I tre gemelli che vivono di fronte casa tua?» gli domandò Chris a titolo informativo. L'altro annuì semplicemente.
«Dev'essere come se non ci fosse mai stato in casa mia e... e non davanti a mia madre» durante quell'ultimo commento appena accennato Trevor notò una punta di tristezza, malinconia e paura incastrata negli occhi del suo migliore amico. Per quanto volesse fare il duro, Chris dentro di sè era probabilmente la persona più buona che Trevor avesse mai avuto il piacere di incontrare.
«Riferirò... ora vattene, non farti vedere qui intorno finchè non te lo dico io»  
Chris strinse i denti e lo lasciò lì. Si pentì quasi subito di non avergli nemmeno chiesto scusa, ma sapeva che all'altro non sarebbe importato.

Rientrò in casa e corse subito in bagno. Si guardò allo specchio, aveva un livido appena percettibile in faccia e le mani rosse e sporche di sangue. Le sciacquò accuratamente e si tolse la maglia mettendola fra i vestiti sporchi. Quando ritornò nel salone, Betsy era sdraiata accanto a Jane, avevano aperto il divano letto e l'avevano rifatto facendolo somigliare quanto più possibile ad un letto decente. Entrambe lo fissarono, ma Chris guardò solo sua sorella. Sperava che non si fosse arrabbiata per non averlo trovato in casa. La sua espressione però sembrava serena, forse un pò stanca, ma finalmente tranquilla e rilassata. Era così che gli piaceva vederla. Per anni aveva fatto sforzi e sacrifici enormi pur di vedere quell'espressione sul suo viso, non sarebbe stata la mente perversa e malata di un uomo a rovinargli il lavoro.
«Vieni» disse Betsy ritornando con gli occhi sulla tv. Chris si avvicinò a lei e si sedette sul bordo del letto, fissò il televisore per qualche istante poi si rivolse alle due ragazze con un tono annoiato.
«Vi presento Joe Black? Sul serio?»
Jane gli tirò uno schiaffo sul braccio e a sua sorella sfuggì un sorrisetto vispo e allegro.
«Non ti azzardare, è uno dei miei film preferiti»
«Sì, certo» fu la risposta di Chris che, distrattamente, si stava togliendo le scarpe.
«Okay, il film è quasi finito ed è tardissimo quindi io vi do la buonanotte» disse la ragazza alzandosi e lasciando il posto a Chris che nel frattempo si era spogliato. I due la salutarono e Jane andò in camera sua.
Betsy rimase immobile nel letto mentre suo fratello rimetteva in ordine i jeans che si era appena tolto. Gli era mancato vederlo ogni giorno, gli erano mancate anche le sue lamentele, i suoi discorsi contorti, la sua voce. Si sentiva così tanto in colpa per quello che gli aveva fatto che probabilmente non se lo sarebbe mai perdonato.
Tentò di alzarsi, ma Chris la fermò subito.
«Ti serve qualcosa?»
«Ho sete» rispose lei.
«Vado io, stai qui» le disse sorridendole. Betsy lo trovò esagerato non farla nemmeno alzare dal letto, ma conosceva bene suo fratello. In effetti era stata abituata proprio da Chris ad essere indipendente e forte anche nelle situazioni peggiori, ma poi era lui stesso a fare qualsiasi cosa al posto suo per non arrecarle fastidio o disturbo.
Quando Chris tornò da lei aveva in mano una bottiglia d'acqua e due bicchieri. Si sedette di nuovo vicino a lei. La ragazza fece per afferrare la bottiglia e un bicchiere, ma lui la fermò ancora.
«Chris, ce la faccio a versarmi un pò d'acqua» disse in una sorta di rimprovero ironico.
«Lo so» rispose lui porgendole il bicchiere pieno.
«Mh, pensavo che mi avresti aiutato anche a bere, o che mi avresti dato una cannuccia»
Lui sorrise, poi poggiò la bottiglia e il suo bicchiere sul tavolino che le due ragazze avevano spostato di lato per far spazio al letto. Si sdraiò accanto a lei che nel frattempo si era dissetata e aveva lasciato il bicchiere per terra, così da poterlo prendere facilmente nella notte. Quella situazione sembrò un pò strana ad entrambi, ma nessuno dei due si sentiva particolarmente a disagio. Chris era ormai abituato a dormire con qualcuno al suo fianco, ma Betsy non lo era per niente. Non avevano mai dormito così vicini, nonostante avessero condiviso la stessa camera per dodici lunghissimi anni. 
«Chris» 
Il ragazzo le rivolse subito lo sguardo.
«Dove sei andato prima?»
Chris si sentì preso alla sprovvista, ma mantenne la calma.
«Da nessuna parte, sono uscito due secondi, poi ho incontrato Trevor e abbiamo parlato un pò»
Betsy non sembrò per niente convinta agli occhi di Chris, ma in fondo non le aveva detto proprio una bugia, aveva solo omesso qualche dettaglio.
La ragazza si sdraiò su un fianco in modo da rivolgersi completamente a lui. Chris notò i suoi occhi, avevano qualcosa di strano, malinconico e triste.
«Ehi... cosa c'è?» le chiese allungando una mano sul suo viso, l'accarezzo dolcemente sperando di darle un pò di conforto.
«Mi dispiace, Chris, mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto... sei arrabbiato con me? Perchè io non lo sono più, non lo sono mai stata, ho sbagliato e mi dispiace»
Chris la guardò per qualche secondo senza riuscire a risponderle. In realtà la rabbia verso di lei non c'era mai stata, lui aveva provato un risentimento forte nei confronti di sua madre e di quell'uomo che aveva cercato in vano di prendere il suo posto. Per tutto quel tempo aveva solo pensato che a dodici anni si può non capire e non accettare il comportamento degli altri, non gliene aveva fatto una colpa e non aveva smesso di volerle bene nemmeno per un istante.
«No, non sono arrabbiato... tu sei sempre la mia sorellina, la mia piccola Bet» 
Lei sorrise soddisfatta di quella risposta, ma poi gli pizzicò forte un braccio. Il ragazzo assunse un'espressione di sorpresa e dolore allo stesso tempo, non se l'aspettava in quel momento.
«Non ti azzardare mai più a chiamarmi Bet, lo sai quanto lo odio»
Risero per un pò, poi Betsy si avvicinò un pò di più a Chris che l'accolse fra le sue braccia. Le diede la buonanotte in un sussurro e poco dopo la ragazza era già beatamente addormentata. Rimase a guardarla per un pò, il suo viso era così dolce e spensierato. Trovò totalmente ingiusto che qualcuno potesse voler fare del male ad una creatura così adorabile e indifesa.

Il mattino seguente, i due fratelli si svegliarono con l'odore del caffè che proveniva dalla cucina. Betsy si accucciò ancora un pò sotto le coperte, mentre Chris si alzaò e andò nell'altra stanza sbadigliando.
«Buongiorno» mormorò. Ricevette una risposta allegra da Jane che era intenta a riempire le tazze per la colazione.
«Com'era il letto? Spero non fosse troppo scomodo, da quando l'ho comprato l'avrò aperto un paio di volte» 
Chris sembrò un attimo confuso, poi alzò le spalle. Guardò l'orologio e si rilassò, era ancora presto per andare a lavoro.
«Come mai sei già in piedi?» le chiese mentre la ragazza gli porgeva la tazza di caffè.
«Non lo so, mi sono svegliata mezz'ora fa e non riuscivo a riaddormentarmi» rispose Jane sedendosi accanto a lui.
«Betsy?»
Chris lanciò uno sguardo verso il salone, nonostante non potesse vedere sua sorella dalla sua posizione.
«Non si è svegliata durante la notte, credo stia già meglio» disse il ragazzo bevendo qualche sorso di caffè caldo. Jane non disse altro, ma rimase a fissarlo per un sacco di tempo con uno sguardo incuriosito, tanto che ad un certo punto Chris la guardò e la implorò di dirgli cosa le stesse frullando nel cervello.
«Christopher, non credo che tua sorella si sia accorta di qualcosa, ma io ti ho visto andare via con Trevor ieri sera, cosa avete fatto?»
Chris abbassò lo sguardo portandolo sulla tazza tiepida che ancora teneva tra le mani. Non poteva dirle nulla di tutto quello che era successo, soprattutto non poteva proferire nemmeno una parola riguardante i tre gemelli.
«Ero arrabbiato, dovevo fare due passi e Trevor... lui è capitato»
Jane inarcò per qualche secondo le sopracciglia. Poteva anche credergli, ma sapeva che fra lui e Trevor non correva buon sangue in quel periodo e fu proprio questo a sembrargli strano.
«Okay, farò finta di non aver notato quel livido che hai in faccia»
Chris quasi sbarrò gli occhi. Che cazzo avrebbe raccontato a Betsy?
«Si vede tanto?»
«Un pò, ma il fatto che tu abbia più lividi sulle mani che sul corpo mi dice che le hai date e non prese, questo potrebbe essere un bene, ma dipende sempre da chi hai picchiato» disse risoluta. Il ragazzo la guardò scocciato.
«Non sono affari tuoi»
«Va bene, non mi interessa anche se spero che non ti sia messo in qualche casino pazzesco, ma... passiamo ad un altro argomento» disse lei più pimpante sporgendosi di più verso di lui.
«Ieri sera cosa ci faceva Ricky qui?»
Chris la guardò un pò a disagio, ma poi mandò a quel paese ogni pensiero e sorrise ripensando a Ricky e a quello che avevano fatto.
«L'abbiamo fatto»
Potè notare lo stupore farsi spazio in ogni millimetro del viso di Jane e rise leggermente.
«Aspetta, non gli hai detto quello che è successo l'altra sera, vero?» domandò lei preoccupata.
«Ma ti pare? Secondo te gli dicevo che mentre lui era disperato io scopavo con te?»
Jane si rilassò sospirando pesantemente. In effetti poteva averlo dedotto da sola che Chris non gli avesse raccontato nulla della loro nottata di sesso. Nel tragitto da casa sua a casa di Angelo, Ricky non le aveva fatto domande strane nè l'aveva guardata in modo particolare.
«E comunque non deve saperlo, mi raccomando» concluse Chris finendo il suo caffè.
«Sì... tranquillo»
Chris si accigliò. La voce della ragazza aveva un'inflessione parecchio strana che non gli piacque per niente.
«Ascoltami bene, quello era solo sesso, chiaro? Non farmi scherzi anche tu, Jane»
La ragazza lo guardò un attimo, poi spostò lo sguardo. Non le fece male ascoltare quelle parole, ma le parve strano il suo tono un pò brusco.
«Non me lo devi dire tu» rispose un pò acida.
«E poi che volevi dire? Chi altro ti ha preso in giro?»
Chris sbuffò non gradendo quel discorso. Non aveva voglia di parlarne e, in un certo senso, non poteva.
«È stato per caso... Trevor?» chiese la ragazza pronunciando quel nome molto lentamente. Chris sentì un tuffo al cuore in quel momento.
«Che? Trevor? Che c'entra lui?»
Jane lo guardò assottigliando le palpebre.
«Christopher, lo so che mentre ti facevi me, ti facevi anche lui... che ha fatto? Si è innamorato di te?»
Il ragazzo rimase immobile per qualche istante, poi alzò lo sguardo e l'affrontò cercando di mantenere un tono pacato e rilassato.
«Fatti i cazzi tuoi, Jane»
«Oh... quindi è vero che ti fai Trevor?» chiese lei quasi divertita.
«Io... no, non mi faccio Trevor, smettila» disse alzandosi e andando da sua sorella. Ignorò le risatine di Jane, non gli andava più di parlare di quelle cose. Svegliò Betsy facendo attenzione a non scuoterla troppo. Non lo ammise a se stesso, ma aveva il terrore di spaventarla e farle male in qualche modo.  
Quando vide gli occhietti assonnati della ragazza ben aperti, sorrise e si sedette lì vicino.
«Scusa, non volevo svegliarti, è solo che io ora devo andare a lavoro, volevo dirtelo»
«Devo alzarmi?»
«No, tranquilla, dormi quanto vuoi»
Betsy sorrise, poi però vide Jane in cucina già vestita e ben truccata. Che dovesse uscire anche lei?
«Chris, resterò sola?» 
Il ragazzo scosse subito la testa.
«No, tranquilla, oggi Jane resterà qui con te, io tornerò per pranzo, okay?»
Betsy annuì e lasciò che suo fratello si alzasse e le coprisse un pò di più le braccia con le coperte.
«Dormi, ci vediamo dopo» le disse infine baciandole la fronte e correndo subito dopo verso il bagno. Si preparò e poi usci di casa quasi pronto per affrontare un'altra estenuante giornata di lavoro.

Uscì dall'officina alle 12:30. Non si stupì quando vide Trevor che lo aspettava lì fuori, con una sigaretta fra le labbra. Era ridotto molto male, ma stava tranquillamente in piedi quindi non gli aveva procurato alcun tipo di danno che un pò di disinfettante e il tempo non potessero curare. Si guardarono per qualche secondo, poi Chris lo oltrepassò e l'altro lo seguì a testa bassa.
«Perchè sei venuto fin qui?» gli chiese Chris senza voltarsi.
«Lontani da occhi indiscreti, Chris, ecco perchè»
Chris strinse istintivamente i denti, poi gli rubò la sigaretta.
«Allora?»
«È tutto risolto, potete tornarvene a casa anche adesso»
Chris fece un paio di tiri, poi buttò via la cicca.
«Che fine ha fatto?»
Trevor pensò di non aver mai sentito il suo amico usare un tono così coscienzioso. Sicuramente non voleva correre il rischio di trovarlo in giro o, peggio, di vederlo ronzare intorno a sua sorella.
«Non lo so, ma quei tre mi hanno assicurato che non tornerà più»
«Mi devo fidare di loro?» gli domandò Chris. C'era qualcosa di strano nella sua voce. Aveva paura. Temeva di ritrovarsi in qualche guaio troppo grosso, di rovinare di nuovo la felicità di sua sorella. Non poteva permettesi nulla, doveva mettere la sua vita su un binario che portasse tutti ad una destinazione giusta e pulita. Ringraziò mentalmente Trevor per averlo convinto a tornarsene a casa, la sera prima. A mente lucida, si era reso conto davvero della cosa orribile che stava per fare. 
«Chris, gli ho dovuto dire ciò che aveva fatto per convincerli e quando hanno capito la situazione non hanno battuto ciglio» rispose Trevor serio.
«Ti assicuro che non avrai più problemi, devi solo far sì che tua sorella dimentichi tutto»
Chris prese un grande respiro poi, in silenzio, arrivarono alla fermata dell'autobus. Si sedettero accanto, ma per tutto il viaggio nessuno dei due osò dire niente.
«Ci si vede» disse Trevor una volta arrivati a destinazione. Chris annuì solamente, era troppo preso dai suoi pensieri. Quando furono abbastanza lontani da doversi parlare alzando di più la voce, Trevor lo chiamò e Chris si voltò nella sua direzione.
«Dimentica tutto anche tu»
Chris lo guardò per un pò, poi gli accennò un sorriso amaro e ritornò sulla sua strada.

Entrato in casa aveva trovato la tavola apparecchiata, il letto rifatto e Jane che portava posate e bicchieri in una mano e una bottiglia d'acqua nell'altra. L'aveva salutata e si era guardato intorno. Betsy non c'era, ma prima che lui potesse chiedere dove fosse, la ragazza gli corse in contro abbracciandolo. Si accertò che stesse bene, ma da quell'abbraccio così amorevole e spensierato aveva già capito tutto. Betsy gli chiese come si fosse fatto quel livido che, fortunatamente, non aveva notato quella mattina, Chris le rispose vagamente, disse che si era fatto male a lavoro. Lei reagì bene a quella bugia, tanto da non dare peso alle sue parole.
Mangiarono chiacchierando di vari argomenti e Chris dovette ammettere che, non solo fra le due c'era un bel feeling, ma anche che Jane era stata alquanto brava a rapportarsi con una ragazzina complicata come sua sorella. 
Aspettò il momento giusto prima di cercare lo sguardo di Betsy. Si sentiva un pò nervoso, non sapeva come l'avrebbe presa, non aveva assolutamente idea di quello che sarebbe successo. Era come tuffarsi a capofitto nell'ignoto e ciò lo spaventava non poco.
«Devo dirti una cosa»
Betsy lo guardò interessata, mentre Jane rimase un attimo in disparte pensando di non essere coinvolta in quella situazione.
«Torniamo a casa» disse rilasciando un sospiro silenzioso. Fu come liberarsi di un macigno che gli opprimeva il petto da troppo tempo.
Betsy abbassò un pò lo sguardo, il suo viso aveva una strana espressione. Forse non era ancora pronta? Si era ambientata a casa di Jane tanto da preferirla? Aveva paura di qualcosa?
Chris trattenne un sorriso amaro e triste. Certo che aveva paura, lei non sapeva che ormai Hector era acqua passata.
Guardò Jane che fissava entrambi con un viso inespressivo. Strano, ma dopo tutto quel tempo passato a vivere con lei, desiderava avere anche un suo parere.
Betsy prese un grande respiro e mise fine a quel silenzio indesiderato e pesante.
«Quindi vieni anche tu con me?»
Chris annuì.
«Okay» disse infine Betsy portandosi il bicchiere d'acqua alle labbra, poi Jane si alzò e iniziò a sparecchiare. Chris, per restare qualche secondo solo con lei, decise di darle una mano. Quando la ragazza cominciò a sciacquare i piatti da mettere in lavastoviglie, vide Chris entrare in cucina e buttare qualche tovagliolo sporco.
«Come mai hai deciso di andartene?» gli chiese fingendo disinteresse. In realtà le dispiaceva, si era abituata alla sua presenza in casa.
«È mia sorella, credo di dover seguire lei adesso»
Jane annuì, ma subito dopo si accigliò.
«E cosa farai con Hector?»
Chris ebbe un attimo di esitazione.
«Christopher, non so cosa tu e Trevor abbiate fatto per risolvere questa situazione, e non mi interessa nemmeno» proferì seria fissandolo negli occhi.
«Ma comunque quello stronzo non meritava alcuna pietà»
Sollevato da quell'ultima frase, Chris si avvicinò un pò di più a lei.
«Mi dispiace dover andare via»
«E a me dispiace che te ne vai, ma è la cosa giusta»
Si sorrisero, poi Chris la lasciò e tornò da sua sorella. Aveva ancora un pò di tempo per stare lì, erano appena le 13:20. Si sedette sul divano letto, Betsy stava cercando qualcosa da guardare. Pochi minuti dopo, però lasciò cadere il telecomando e si rivolse a Chris.
«Ho una domanda, anzi due» disse.
«Okay» mormorò Chris. 
«Prima di tutto voglio sapere come mai hai preso la decisione di tornare a casa... intendo, dopo quello che è successo con Hector...»
«Ehi, credi davvero che se lui fosse ancora in quella casa io ti riporterei a vivere lì?» le chiese. La ragazza spostò gli occhi su un punto indefinito della coperta sotto di loro, poi scosse la testa. Non aveva capito davvero come aveva fatto a mandarlo via, ma si fidava di Chris ciecamente. Sospirò pesantemente e lo guardò di nuovo.
«Sei gay?» gli chiese poi con un tono diretto, ma il suo viso un pò perplesso rese quella domanda meno difficile da sopportare.
«Ecco... io... no, ma-»
«Vi ho sentiti qualche volta... tu e Trevor intendo» disse un pò imbarazzata. A dire il vero tentava solo di aiutare suo fratello a dire la verità, a non fare troppi giri di parole per poi arrivare ad una non risposta o una bugia.
Chris deglutì a vuoto e si prese qualche istante per raccogliere i suoi pensieri. Non le avrebbe mentito, non aveva motivo per farlo.
«Non volevo, mi dispiace... non credo di essere gay, Trevor è stato il primo ragazzo con cui... ecco...»
Trovò un pò di difficoltà ad una usare la parola "sesso" con sua sorella e lei se ne accorse.
«Ho capito» lo fermò Betsy.
«Sì, e... e però adesso io e Trevor ci parliamo a malapena... adesso è diverso, ora c'è un'altra persona che mi piace... tanto»
Betsy si accigliò per ciò che aveva appena sentito su Trevor. Non poteva credere che due amici come loro si allontanassero tanto da "parlare a malapena". Ma il pensiero che Chris avesse conosciuto qualcun altro la distrasse subito.
«Un... ragazzo?»
Chris annuì solamente.
«Chi è? Lo conosco?» chiese curiosa.
«Sì... è... Ricky» mormorò sorridendo subito dopo. Gli venne spontaneo ricordare tutto quello che era successo la sera prima e sentì un formicolio allo stomaco.
Betsy sbarrò gli occhi tanto fu grande la sorpresa. Pensò a tante cose: Chris e Ricky davanti a lei non avevano mai fatto o detto nulla di equivoco, Ricky non le stava particolarmente simpatico anche se non lo conosceva bene, a suo fratello piaceva un ragazzo e chissà se lui ricambiava i suoi sentimenti.
«Va bene» disse poi sorridendogli. Chris si rilassò. Quel sorriso era probabilmente la cosa che più voleva vedere in quel momento, come un segno di approvazione per tutto, come un appiglio, un aiuto, una mano sempre tesa verso di lui pronta ad afferrarlo.



Spero che il capitolo sia decente perchè altrimenti mi torturo da sola calandomi in una teca piena di ragni(?) LOL
Vi adoro tanto tanto, bacini *w*

 
  
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