CAPITOLO 8
Nel frattempo Sam e suo
padre arrivarono su un pianeta apparentemente
disabitato; Sam era riuscita ad impostare le coordinate, ma l’atterraggio non
era stato dei migliori a causa delle condizioni dell’alkesch rubato a Ba’al.
Sam aprì lentamente gli
occhi, e subito percepì un dolore atroce al fianco destro e alla testa. La luce
non la aiutava di certo, era abbagliata da un intenso raggio solare e non
riusciva a focalizzare il paesaggio che la circondava.
Aveva sbattuto
violentemente il capo appena toccarono terra e aveva
perso i sensi per un po’ di tempo.
Appena riprese a vedere in
modo normale ricordò tutti i dettagli della missione.
Tentò di uscire
dall’abitacolo e raggiungere suo padre, ma il dolore al fianco non le
permetteva di fare movimenti bruschi, inoltre le iniziò a girare la testa.
Fece uno sforzo enorme per
uscire e appena si mise in piedi raggiunse suo padre che giaceva nel posto del
copilota privo di sensi.
Sam: mi senti papà?
Riusciva a malapena a respirare ma dopo molti tentativi riuscì a tirarlo fuori
dall’abitacolo e lo portò vicino ad un grande masso per farlo appoggiare con la
schiena sedendolo per terra.
Sam era convinta che
Selmak riuscisse a guarirlo, gli serviva solo tempo, ma il problema era come
sopravvivere su quel pianeta e passare la notte senza un riparo. La temperatura
poteva raggiungere soglie molto basse, e poi non avevano cibo.
Sam decise di allontanarsi
un po’ per perlustrare la zona in cerca di qualcosa di utile
come per esempio lo Stargate, cosa molto improbabile dato che la superficie del
piante era simile a quella della Terra; era troppo vasto e di certo non sarebbe
riuscita a perlustrare neanche una piccola parte della superficie date le sue
condizioni.
Non riusciva a stare
dritta a causa del dolore lancinante che aveva al fianco. Era sicura di essersi
rotta qualche costola ma era più che decisa a
continuare.
Dopo aver camminato per
quasi per quasi un’ora senza trovare niente decise di tornare indietro, ma
appena si voltò si trovò di fronte un ragazzo che le puntava contro una lancia.
Sam tentò di parlargli, ma
cadde a terra svenuta a causa della stanchezza.
Sam al suo risveglio venne subito abbagliata dalla luce che entrava da
un’apertura della tenda. Si alzò di scatto, ma dovette stendersi nuovamente a
causa del dolore.
Dopo aver preso un
profondo respiro si alzò in piedi e uscì dalla tenda.
Davanti a se trovò una
trentina di persone circa, tra cui donne e bambini che scorrazzavano da una
parte all’altra.
Sembravano una piccola
comunità di Incas, a parte il fatto che erano a
migliaia di anni luce dalla Terra.
Ad un tratto un ragazzo si
avvicinò a lei. Sam provò a comunicare con lui, ma non era sicura che
comprendesse le sue parole.
Sam: dov’è mio padre? Mi
capisci?
Klas: io mi chiamo Klas!
Sono felice vedere che si è svegliata!
Sam:io
sono Sam! Hai visto mio padre? Un uomo che era seduto vicino ad un masso più o
meno dove mi avete trovato voi!
Klas: sì, lo abbiamo
portato qui, ma le sue ferite erano troppo gravi e la notte che ha trascorso
fuori era troppo fredda
Sam: dov’è adesso?
Klas: non deve fare
sforzi, anche le sue ferite sono gravi!
Sam: portami da lui!
Klas: va bene, da questa
parte!
In una
tenda lì vicino, c’era Jacob disteso su quello che doveva essere un
letto.
Sam: papà!
Klas: mi dispiace ma non siamo riusciti a curarlo
Sam: oh mio Dio!!
Klas: venga, vada a
sdraiarsi o le sue ferite peggioreranno
Sam era distrutta sia
fisicamente che moralmente. Era stata riaccompagnata
alla tenda e fu fatta sdraiare sul letto, ma appena
chiudeva gli occhi, le appariva l’immagine di suo padre.
Si incolpava per averlo lasciato solo e non sperava
neanche che l’sg1 potesse venire a salvarla dato che non sapevano dove cercare.
Con quei pensieri che le
affollavano la mente sprofondò nel sonno mentre una
lacrima le rigava il volto.
Al suo risveglio Sam notò
subito che le condizioni delle ferite erano peggiorate parecchio. Le costole
rotte avevano procurato un’emorragia interna e le impedivano qualsiasi
movimento. Non riuscendo ad alzarsi, chiamò Klas che arrivò in un istante.
Klas: come si sente oggi?
Sam: non molto bene!
Klas: le sue ferite sono
peggiorate e noi non abbiamo delle cure efficaci. Abbiamo provato a guarirla,
ma non ci siamo riusciti!
Sam: non ti preoccupare e
ti prego, chiamami Sam!
Klas: va bene Sam!
Sam: grazie, ora aiutami
ad alzarmi per favore!
Klas: dovresti riposare
ancora un po’!
Sam: ho già dormito
abbastanza!
Klas: va bene!
Usciti dalla tenda, Sam fu
abbagliata dalla luce del giorno e quasi perse l’equilibrio,
ma Klas la sostenne prontamente.
Sam: grazie! Da quanto
siete su questo pianeta?
Klas: da migliaia di anni!
Sam: e tu hai esplorato
gran parte di questo pianeta?
Klas: no, ma il capo del
villaggio conosce ogni centimetro del nostro pianeta. Ha viaggiato per molti
anni!
Sam: mi porteresti da lui?
Klas: certo, sarà felice
di conoscerti!
Arrivati davanti alla
tenda più grande di tutto il villaggio, entrarono in silenzio.
Un signore anziano gli
fece cenno di sedersi.
Klas: grazie per averci
dato udienza Neves
Neves: dimmi Klas, lei è
la donna che hai trovato nella foresta?
Klas: sì Neves. Vuole
parlare con te
Neves: prego, parli pure!
Sam: grazie Signore!
Neves: chiamami Neves, te
ne prego!
Sam: d’accordo Neves,
volevo chiederti se sul vostro pianeta avete un grande
anello di pietra con dei simboli incisi sulla superficie
Neves: no, non ho mai
visto un anello di pietra!
Sam: lo immaginavo.
Grazie!
Klas: grazie del tuo tempo
Neves
Neves: a presto!
Usciti dalla tenda Sam si
rivolse a Klas con uno sguardo che lasciva trasparire non poca tristezza.
Sam: credo che rimarrò con voi ancora per un po’!
Klas: mi dispiace che tu
non possa tornare a casa, ma qui sei la benvenuta!
Sam: grazie Klas. Ora
vorrei andare a riposare ancora un pochino. Il dolore al fianco si fa sempre
più fastidioso!
Klas: va bene! A dopo!
Sam: a dopo!