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Autore: Curleyswife3    30/10/2015    2 recensioni
E se, durante il suo vagabondaggio stellare alla ricerca di un marito alla sua altezza, la bellissima principessa Kurama atterrasse sulla Terra non all'epoca di Lamù, bensì all'epoca di Baldios?
Chi sarebbe il fortunato prescelto?
Crossover birichino con uno dei personaggi più sexy del mondo anime. ATTENZIONE: uno zinzinino di gender bender nell'ottavo capitolo.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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CAPITOLO QUINTO
 
Il ritorno di Kurama
 
Da molti mesi ormai il terribile conflitto tra le armate di S1 e l’esercito dell’Unione Mondiale semina morte e distruzione.
Da entrambe le parti i cadaveri non si contano più, il sangue riempie le strade.
Ovunque si spinga lo sguardo sono solo morte e desolazione.
E, come sempre,  a pagare il più pesante tributo di sangue non sono i soldati, ma i civili: vecchi, donne, bambini… vittime inermi della…della…
La voce di Takkou Ishimori d’improvviso s’incrinò.
Esitò un istante e poi ruppe in singhiozzi.
“Mi dispiace… mi dispiace” mormorò tra le lacrime “Ma non ce la faccio!”.
Si soffiò rumorosamente il naso.
Akiyoshi Sakai scattò in piedi.
“No, no, aspetta… ti prego”.
“Ti pagheremo il doppio” aggiunse Kazuyuki Hirokawa.
Il narratore scosse la testa, asciugandosi gli occhi.
“Da quando faccio questo lavoro sono costretto a dormire con la luce accesa”.
“Me ne vado!”.
“Uff…” sospirò Yuzo Yamada “che disastro: è già il terzo questo mese!”.
 
***
 
Da quando era iniziata la guerra i momenti in cui Oliver Jack aveva avuto un po’ di tempo per se stesso si contavano sulle dita di una mano; le sue giornate erano scandite dai ritmi forsennati dell’addestramento, dall’angoscia che precede l’assalto, dalla tumultuosa danza della battaglia.
Per questo, l’occasione era troppo ghiotta per sprecarla: un mese senza incursioni nemiche significava qualche ora libera, tempo per fare ciò che preferiva.
Passeggiare da solo nei boschi intorno alla base, leggere e riflettere.
Così quella mattina presto, mentre tutti ancora dormivano, aveva messo qualche provvista nello zaino ed era uscito senza salutare nessuno; con sé aveva portato il libro che teneva sul comodino, quello che più di tutti gli altri - e molto più di tutte le persone che aveva intorno - riusciva a dargli le risposte di cui aveva bisogno.
Arrivato in una piccola radura, si sedette su un grosso sasso e si guardò intorno con gli occhi pieni di meraviglia: sotto quella volta verdeggiante così intricata che a stento filtrava la luce del sole pareva che il tempo si fosse fermato.
La guerra lì non esisteva.
C’era solo il silenzio, turbato dal dolce mormorio di un limpido ruscello e dalla melodia di qualche uccellino al quale i bombardamenti alieni non avevano tolto la voglia di cinguettare.
Con un sorriso appena accennato, tirò fuori il libro fissando per un istante la severa copertina di cuoio scuro.
Come se indovinasse il suo pensiero, il volume si aprì esattamente al punto dove aveva infilato la foto di Jamie: occhi blu ridenti, occhi che parlavano alla sua anima…
Sospirò.
Una volta per tutte, doveva decidersi ad accettare che non avrebbe mai avuto una chance con lei: e non perché fossero compagni di squadra, non a causa delle atrocità della guerra, no.
Ma perché era chiaro che lei non lo amava e non sarebbe mai riuscita ad amarlo: il cuore di Jamie Oshino era un territorio già conquistato.
Si era arreso senza nemmeno provare a difendersi.
Aveva spalancato le porte a un nemico inconsapevole del proprio stesso potere.
Scattò in piedi, furioso.
Le labbra sottili premute in una linea esangue.
Non poteva fare a nessuno dei due una colpa di ciò che era accaduto, eppure era dannatamente doloroso per lui andare avanti così.
Mormorò un’imprecazione.
Andassero al diavolo, andassero al diavolo tutti!
In quel momento, la sua attenzione fu attirata da un vociare proveniente dal fitto della foresta; ripose il libro e con circospezione, la mano sulla pistola, avanzò nella direzione da cui proveniva il suono.
Si nascose tra i cespugli in attesa.
Dopo qualche istante, vide spuntare tra i tronchi un oggetto argentato di forma rettangolare che pareva muoversi da solo; quando si avvicinò di più, però, si accorse che a spingerlo c’erano quattro grossi corvi neri che indossavano kimoni rossi e bianchi.
Li riconobbe senza esitazioni: i goblin dal naso lungo!
E se lì c’erano quegli uccellacci parlanti, poco ma sicuro che c’era anche la principessa Kurama.
A un tratto, i pennuti si fermarono ansimanti e senza fiato: decisamente la teca della loro sovrana era troppo pesante per le loro piccole ali!
Oliver avanzò verso di loro, gli occhi fissi sulla fanciulla addormentata.
I corvi quando lo videro si alzarono subito in volo per poi rifugiarsi sui rami circostanti: gli umani giocavano brutti tiri, meglio essere prudenti.
“Ohi, ohi” esclamò il consigliere anziano a mezza voce, riconoscendo l’uniforme del guerriero “ancora uno di loro…”.
Una goccia di sudore gelido gli solcò la fronte piumata.
“Certamente accadrà qualcosa di terribile”.
“Ehi, voi!” esclamò il Blue Fixer “Da dove venite?”.
“È una lunga storia” rispose uno dei goblin più giovani “ascolta”.
 
TRE GIORNI PRIMA
 
“È una follia!” sbottò la principessa Kurama.
“Io non sono venuta sulla Terra per stabilirmici, ero qui solo di passaggio…”.
Sbuffò, irritata.
“Hai visto come mi ha trattato? Perché dovrei darmi a quell’idiota?”.
“Ma principessa” obiettò il primo consigliere “È la legge, lo sai. Hai già toccato le labbra di Marin Reigan e quindi ormai appartieni a lui”.
La ragazza scattò in piedi.
“Se questa è la legge” replicò furiosa “allora sarà peggio per tutti!”.
“C-cosa vuoi dire?” domandò il corvo.
“Ma non lo capisci?” ruggì lei “Io non sarò mai e poi mai sua… ho usato tutte le mie armi con lui e non voglio umiliarmi ancora.
Preferisco far estinguere la specie piuttosto che mendicare di nuovo la sua compagnia”.
A un tratto si avvicinò al consigliere e lo afferrò per il collo.
Lo fissò intensamente.
“Desidero ricominciare tutto da capo” esclamò.
“Ti prego” disse “esaudisci il mio desiderio…”
Aumentò la pressione.
“Ahi, mi fai male!” gemette il pennuto.
“Devi darmi un’altra possibilità, per favore…”.
Serrò ancora di più le dita affusolate intorno alla gola del piccolo uccello, che sentì mancargli il respiro.
“Va bene, va bene” annuì “ma ricorda: è consentita una sola infrazione alla legge”.
Kurama sorrise.
“Non preoccuparti: nessuno è tanto stupido come quello”.
Sospirò, sdraiandosi nella teca argentata.
“Spero tanto di incontrare un uomo bello e intelligente!”
 
***
 
“E così” concluse il goblin “la principessa cadde di nuovo in un freddo sonno”.
“Da allora” aggiunse un secondo “andiamo in giro alla ricerca di un marito adatto a lei”.
Il consigliere anziano incrociò le ali, pensieroso.
“Per Kurama questo è diventato un gioco d’azzardo!” sentenziò.
A un tratto un goblin dal becco piatto cominciò a saltellare intorno a Oliver, scrutandolo con attenzione.
“Ehi” disse a un tratto “Che ne pensate di questo?”.
Il pilota sgranò gli occhi, sbalordito.
“Sì, sì” fece un secondo corvaccio, squadrandolo a sua volta “potrebbe andare…”.
Prima che il giovane potesse replicare, lo spinsero fino alla bara dove la sovrana dei goblin dal naso lungo giaceva immobile, immersa nel suo magico sopore.
“Vieni, dai…”.
Aprirono il coperchio.
Oliver la fissò senza fiato.
Umana, bellissima e perfettamente umana, salvo che per le ali da corvo che le spuntavano ai lati della testa.
Il volto dai lineamenti alteri - il naso leggermente aquilino, gli zigomi alti, le sopracciglia imperiose e sottili, gli occhi dal taglio allungato e le labbra semiaperte - aveva un’espressione indecifrabile, come se provenisse da un mondo lontano un milione di miglia, oppure un milione di anni.
La bocca vermiglia era atteggiata a un vago sorriso, con un fremito imperativo di sfida sensuale.
Impenetrabile, severa, potente e ineffabile.
Incredibile che Marin fosse riuscito a resisterle.
“Su, avanti, non fare il timido…” lo incoraggiò uno dei goblin.
“Dai, procedi!” fece un altro.
“Ma-ma” esitò Oliver “come posso farlo qui davanti a tutti?”.
I due corvi si guardarono, perplessi.
“Andiamo, ci sei solo tu da selezionare!”.
“Coraggio, non sei forse un uomo?”.
Il biondo deglutì, palesemente in imbarazzo.
“Oh no” si lagnò uno dei corvi “questo è ancora peggio di Marin”.
Quelle parole ebbero su Oliver l’effetto di una scarica elettrica: lui non era come Marin, no che non lo era!
Quel ragazzino alieno si era già preso Jamie e adesso la faceva da padrone alla base. La Quinstein pendeva dalle sue labbra. Persino Bannister pareva dare più importanza a lui che a tutti gli uomini che per anni erano stati i suoi fedeli soldati!
Strinse i pugni.
No, almeno in quel caso l’avrebbe avuta vinta lui.
Trasse un respiro profondo e si chinò sulla principessa assopita. Senza riflettere, chiuse gli occhi e la baciò con passione.
 
Note&credits: nell’episodio 71 di Lamù Kurama riesce a ottenere una seconda chance per trovare marito e mette gli occhi su Mendo; qui ho giocato sul poco che si conosce del personaggio di Oliver, vale a dire il suo interesse per la Bibbia, che legge e cita, e il suo amore non corrisposto per Jamie che, di tanto in tanto, lo fa apparire amareggiato.
I nomi giapponesi all’inizio sono quelli (veri) del narratore, dell’autore e di due registi dell’anime: in alcuni degli episodi c’è effettivamente un narratore che all’inizio fa degli spiegoni tristissimi e ho pensato cosa potesse provare quel povero doppiatore di fronte a cotanta tragedia. Io credo che avrei reagito così…
Grazie a chi legge. 
 
 
   
 
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