Capitolo
Tredici
"Gesù
uccide le droghe"
Ritrovarsi
davanti alla valigia cercando delle magliette pulite e non trovarle
può scatenare differenti tipologie di reazioni a seconda della
persona in questione.
La
persona senza evidenti psicosi annusa le ascelle della maglietta più
vecchia e copre l'eventuale odore con profumi e/o infusioni di
ormoni.
La
persona un po' meno normale decide di non uscire.
Lo
studente in viaggio di studio va da Primark e compra delle maglie usa
e getta da 2£.
Non
è una tattica applicabile sul lungo termine, ovvio, ma può essere
una tattica utile a sopravvivere quel paio di giorni in più prima
che la tua host family faccia la lavatrice con la tua roba sporca che
continua a procrastinare da oramai dieci giorni.
Ma
tutto questo ragionamento non può essere applicabile quando ti
svegli con un mal di testa e senza ricordi del giorno prima.
Presi
il telefono per guardare che giorno fosse e per controllare che non
fosse semplicemente una giornata storta.
Ma
no, avevo perso un giorno.
Letteralmente.
Non
ricordavo nulla del 22 luglio e per qualche strana ragione mi
ritrovavo con un mal di testa al posto di esperienze vissute.
Nel
mentre Thor era ancora nel letto a fissare la strana scena
dall'esterno. Un omino peloso che inveisce in un'altra lingua che, a
detta di molti nordici, "sembra sempre una canzone", non è
una vista comune.
"Thor,
a che ora sono tornato ieri sera?"
"Sei
entrato zoppicando con Pizza verso l'una."
"Pizza?"
"L'altro
coinquilino italiano."
I
quesiti, ovviamente, aumentavano, quindi scesi in cucina dove trovai
Pizza che stava avendo una colazione a base di toast e burro.
"Hai
fumato oppio." Disse placidamente mentre spalmava il burro sul
toast.
La
scena era la classica.
Io
con il cuscino ancora attaccato alla faccia che vedevo Pizza fare da
padrone di casa come se fosse stato effettivamente il
padrone.
"Oppio?"
"Oppio."
"Ti
sembro un cinese del diciottesimo secolo?"
Ci
fu un intenso scambio di sguardi.
Io
guardai il toast.
Il
burro guardò me.
Pizza
guardava il burro.
Il
toast veniva mangiato da Pizza.
"Mi
hai chiesto di prendere appunti sul tuo taccuino, ieri sera."
Il
taccuino, effettivamente, riporta ancora oggi diversi geroglifici con
la scrittura di Pizza.
Una
volta decifrati, riportano "Poca percezione dello spazio e del
tempo, battito cardiaco accelerato, tanto freddo. Tu sai chi ha fatto
un pompino a quello lì. Marco perché cazzo hai fumato"
Certo,
forse il mal di testa da hangover mi avrebbe dovuto suggerire che la
sera prima finì così.
Dai
pochi ricordi che ero riuscito a raccogliere nel tempo che il caffè
avrebbe impegnato per bollire, evincevo che la sera prima, dopo le
attività serali, fumai oppio con i Padovani.
O
almeno credo.
Non
bisogna mai fidarsi di quello che pensa un caffeinomane prima del
caffè.
Dopo
l'espresso andai a cercare una maglia qualsiasi e mi misi dei
pantaloni qualsiasi, per poi dirigermi verso la fermata del
pullman.
Le
gambe erano piene di acido lattico come se avessi corso chilometri la
sera prima, la testa mi faceva male come se avessi avuto un clacson
all'orecchio per tutto il giorno, e come se non bastassero le mie
sventure fisiche, si mise pure a piovere.
Che
giornata di merda.
Sul
pullman trovai un po' di pace, almeno per un paio di minuti, finché
non salì Parrot.
"Marco,
stai bene?" mi chiese in tono molto preoccupato.
"Dovrei
stare male?"
"Beh,
sì."
"E
perché?"
Incominciò
a guardarmi in un modo piuttosto peculiare, come se avessi detto
qualcosa di strano.
Si
alzò e salì al secondo piano del double decker[1] senza dire una
parola.
Me
ne rimasi lì con le cuffie nelle orecchie finché non arrivai
aOxford e lì mi venne in mente una cosa che forse mi sarei dovuto
ricordare prima.
Dovevo
essere a scuola.
Mezz'ora
prima.
Arrivato
a scuola, con una scusa già in mente, qualcosa di relativamente
credibile come "stavo mangiando Gorgonzola e sono morto",
notai che c'era troppa gente fuori dall'edificio.
A
quanto pare molti bus erano in ritardo a causa di un qualche arresto
di massa nei tunnel di piazza Bonn e quindi ebbi l'opportunità
perfetta per mescolarmi e saltarmi una ramanzina da Sara.
Salii
quatto quatto all'aula Red 2, appena dopo il corridoio verde, dove
c'era Sara in attesa.
"Marco,
ci hai graziato della tua presenza"
"Beh,
il pullman era in ritardo e..."
"Stavamo
intavolando una fantastica discussione sull'abuso di stupefacenti.
Vuoi sederti e favorire?"
Non
poteva saperlo.
A
mala pena lo sapevo io, Sara non poteva effettivamente essere capace
di essere a conoscenza di ciò.
E
infatti non lo sapeva, ma scelse le giuste parole nel momento
sbagliato.
"Sì,
insomma...le droghe..Uccidono Gesù?" affermai facendo il
classico sorriso del colpevole di omicidio che tenta di nascondere il
cadavere della sua ultima vittima la domenica mattina ma il vicino
gli chiede "Vuoi una mano?".
"In
Finlandia Gesù uccide le droghe."[2]disse Peruna[3], il ragazzo
finlandese.
Dopoi
dieci minuti in cui tutta la classe restò ferma, tentando di capire
da dove uscisse quel ragazzo e soprattutto perché disse una frase
del genere, andai a sedermi, ma mi addormentai quasi subito.
Al
momento del mio risveglio notai, per la seconda volta, che era il 23
luglio.
Eral'ultimo
giorno della mia seconda settimana a Oxford.
E
l'ultimo giorno del gruppo italiano che stava due settimane, tra cui
Parrot, Pizza, i Padovani..Insomma, tutti quelli che ho presentato ad
eccezione di Giorgia, escludendo due ragazze che erano riuscite a
farsi concedere una settimana in più, le non ho conosciuto, almeno
in quelle prime due settimane, a fondo, e il che è male, poiché mi
sarei sbattuto violentemente una delle due.
...Che
molto probabilmente sta leggendo questo.
Tagliando
le vane narrazioni manieristiche, introduciamo il vero avvenimento
della serata.
Ebbi
l'occasione di parlare con i Padovani che ebbero la cortezza di
spiegarmi che era successo.
"Siamo
andati in una piazzetta infrattata[4] e abbiamo fatto su un paio di
joint.Ti sei fatto un paio di tiri e sei finito in uno stato
pre-fetale." Affermarono i due padovani completandosi le frasi a
vicenda.
"E
perché sono rientrato a casa zoppicando?"
"Sei
inciampato sul marciapiede." Aggiunse Pizza.
"E
perché hai scritto "Tu sai chi ha fatto un pompino a quello
lì." sul taccuino?"
"Perché
poi l'avresti scritto sul libro."
"Pizza,
vaffanculo, mi hai fatto stare in pensiero tutto il giorno."
"Lo
sai che è grazie a noi che non sei già in Italia,
vero?"
"Cosa?"
"Quando
ti abbiamo riportato a casa c'era un leader sul bus e siamo stati noi
quelli che ti hanno fatto calmare."
"Penso
che per stasera passerò."
Nel
mentre che mi allontanavo dalla piazzetta e mi dirigevo verso piazza
Bonn, sentivo l'odore dell'oppio che veniva bruciato.
O
almeno, sentivo che non aveva odore.
Perché
l'oppio non ha un odore particolare come le altre sostanze
stupefacenti che io...non ho mai provato, mamma. Giuro.
La mia prima ultima sera fu deprimente. Io e Charlotte ci facemmo la promessa di non vederci e non parlarci più, perché sarebbe stato più semplice dimenticarci in questo modo. Io non tenni fede alla promessa. La mattina alle cinque del mattino ero davanti al suo pullman verso Gatwick per salutarla con un ultimo bacio. Forse per evitare di pensarci, quella sera andai al pub. Ma non c'è modo di non pensare ai tuoi amori passati. Sfido chiunque a non pensare per ventiquattro ore a chi ti ha modificato a tal punto da non riconoscere più la persona che eri prima di entrare in sintonia con lei.
Quando
tornai a casa notai che c'era Pizza sull'uscio. Sembrava
triste.
"Ultimo
giorno?"
"Ultimo
giorno."
"Avrei
voluto conoscerti di più. Ma sai com'è, orari diversi.."
"....la
scuola..."
"...la
figa."
Immagino
che anche Pizza abbia tante cose da dire, delle voci di corridoio mi
dicono che si è sbattuto come un ovetto mezza Norvegia. Ma ehy, è
de Roma, non mi vien facile intervistarlo. Ora che ci penso, mi
ricordava molto Trilussa. Stessi baffi.
Una volta tornato a Milano strinsi di molto il rapporto con Parrot.
[1]Autobus
a due piani tipicamente british
[2]Semicitazione:
"Nella Russia sovietica, Gesù uccide le droghe".Il tutto
ha senso visto che la Finlandia era una colonia Russa.
[3]"Patata"
in finlandese.
[4]Luogo
oscurato per il rispetto della privacy degli abitanti di quella
piazzetta