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Autore: WibblyVale    31/10/2015    1 recensioni
Il 31/10/1981 Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, attaccò la famiglia Potter nel loro rifugio di Godric's Hollow e Sirius Black, il loro più caro amico, fu incarcerato per il loro omicidio e quello di tredici babbani. Quali sono stati i suoi pensieri? Cosa ha provato?
Spero che la storia vi piaccia!!!
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L'Auror percorreva i bui e stretti corridoi della prigione di Azkaban. Il freddo su quell’isola abitata dalla feccia dell’umanità era pungente. Quel freddo non era solo quello fisico, dovuto al vento del mare che imperversava violento su quelle scogliere, ma era anche quello dell’anima, causato dai Dissennatori che fluttuavano minacciosi per i corridoi. Davanti a sé camminava legato con un incantesimo, uno dei criminali peggiori che avesse mai incontrato.
"Voi non capite!" urlava.
"Sei un traditore ed un assassino, cosa dovremmo capire?" sputò con disprezzo.
"Chiamate Moody. Lui mi conosce!"
"Malocchio non ti vuole vedere."
Moody, che aveva partecipato alla cattura del criminale, aveva lasciato a lui, un novellino a confronto, l’onere di scortare quel mostro alla sua cella. La delusione con cui aveva guardato quel corpo privo di sensi a causa dello Schiantesimo, aveva fatto capire all’Auror più giovane che tra i due doveva esserci stato se non un legame di amicizia, un’alleanza importante.
Il giovane mago si divincolò e le corde invisibili si strinsero ancora di più attorno a lui.
"Cazzo! Chi ha ucciso James e Lily è ancora in giro!"
"Tu-sai-chi è morto e tu stai per finire in cella. Direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro."
"Tu sei un idiota. Voglio Moody." gridò il mago con il suo solito tono sprezzante.
"E io vorrei che la smettessi di parlare."
L'Auror tirò un sospiro di sollievo. Finalmente erano arrivati alla piccola cella destinata al prigioniero. Era stretta e umida, il posto giusto per una feccia come quella.
Sirius Black sentì le corde invisibili sciogliersi, mentre una mano lo spingeva con forza all'interno della sua nuova dimora. Cadde a terra bocconi. Cercò di rialzarsi, ma ormai non ne aveva più la forza. Rimase fermo così, mentre calde lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso.

 
In quel periodo Sirius stava controvoglia rispettando il patto con i suoi amici. Si stava nascondendo, stava lontano dalla lotta, con il solo scopo di proteggere tutto ciò che aveva di più caro. Aveva trovato rifugio in una casetta non troppo lontana da Godric’s Hollow, ma abbastanza da non permettere a chi lo stava cercando di avvicinarsi ai suoi amici.
A tarda sera il 31 ottobre, Sirius si era svegliato dal suo pisolino (in quei giorni non faceva altro), ansimando e sentendo un rivolo di sudore freddo scendergli lungo la schiena. Aveva avuto un orribile presentimento. Forse era solo la conseguenza di un brutto sogno, ma era meglio controllare.  
Decise, quindi, di vedere se i suoi amici stavano bene. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la sua metà spezzata dello specchio per contattare James. L'amico non rispose immediatamente. Questo fece preoccupare il giovane mago ancora di più. Si costrinse a mantenere la calma, ma ritentò più e più volte a contattare l’amico. Da quando un brutto sogno gli faceva quell'effetto?
Finalmente, l’occhio del suo amico apparve riflesso nel vetro. Si rilassò, quando l’intero volto di James apparve davanti a lui.
"Che succede?" domandò preoccupato. Era uno strano orario per chiamare.
"Volevo sapere se andava tutto bene?" spiegò indifferente Sirius. Non era necessario torturare il suo amico con le sue preoccupazioni.
"Noi si. Tu Felpato, invece, hai una cera orribile."
"Grazie." ridacchiò. "Credo che dormire in una catapecchia lontano dalla civiltà abbia delle conseguenze."
"Mi spiace." Non avrebbe mai voluto che i suoi amici passassero tutti questi problemi per causa sua.
"Non devi. Io sto bene." Lo consolò il moro.
"Noi ti siamo veramente grati per tutto quello che stai facendo. Lo sai, vero?"
“Certo che lo so. Quindi, Ramoso, smettila di farti dei problemi. Sceglierei questa vita mille e mille volte ancora per proteggere voi e il mio figlioccio.”
“Vuoi parlare con Lily?” chiese James. Vedeva che l’amico aveva qualcosa che non andava, e sua moglie era sempre stata brava a far sentire meglio le persone.
“No, lasciala tranquilla ad occuparsi di Harry. Salutameli tu. Passate una buona serata, ragazzi. Ci sentiamo domani.”
“D’accordo. A presto!” lo salutò l’amico, chiudendo la comunicazione.
Visto?, si disse, va tutto bene. Perché allora non riusciva a calmarsi? Nella sua vita aveva fatto molti errori, ma aveva anche imparato qualcosa: il suo istinto raramente falliva. Doveva seguirlo, o in caso contrario se ne sarebbe pentito per sempre.
Raccolse le sue cose e si preparò ad uscire di casa. Avrebbe fatto un salto dai suoi amici senza farsi notare, per assicurarsi che fosse tutto a posto. All’esterno, la sua moto era pronta per il suo spostamento della mattina successiva. Non gli piaceva stare in quel posto, inoltre era arrivato il momento di cambiare rifugio. Il freddo delle notti di fino ottobre gli penetrò sotto pelle, ma non gli importava aveva un obiettivo da raggiungere. Salì sopra la moto e la accese. Questa si alzò in volo e sfrecciò in direzione di Godric's Hollow.

 
Era arrivato troppo tardi. Camminava piano, come nel peggiore degli incubi, fra le rovine di quella casa. La porta d'entrata si trovava al centro del giardino. L'interno della casa sembrava un campo di battaglia. I mobili erano distrutti, l'imbottitura del divano usciva.
Mille pensieri popolavano la sua mente: la paura per i suoi amici, la rabbia per non essere stato lì nel momento del bisogno, e l’odio. Oh quello era il sentimento preponderante. L’unico che poteva aver permesso questo era il vero Custode Segreto dei Potter. Peter Minus, l’uomo che nessuno avrebbe sospettato, perché era un piccolo codardo, doveva aver venduto quell’informazione al Signore Oscuro.
I suoi pensieri di vendetta furono interrotti quando lo vide: James era a terra, la bacchetta ancora in pugno. Si inginocchiò accanto a lui. I suoi occhi neri erano spalancati, congelati nella sua ultima espressione di sfida. Accanto a lui vi erano i suoi occhiali. Dovevano essere caduti durante il combattimento. Con mani tremanti gli chiuse gli occhi e pose gli occhiali al loro posto.
Gli sembrava tutto un incubo, non poteva essere vero.

 
Era un'estate calda, forse fin troppo per l'Inghilterra. Un Sirius sedicenne stava bussando alla porta di una piccola casetta, sulle spalle portava un enorme borsone. Lì dentro c'era la sua vita.
Presto la porta si spalancò, rivelando il volto sorpreso del suo migliore amico.
"Felpato! Cosa ci fai qui?"
"Me ne sono andato finalmente. Ho mandato al diavolo quella casa infernale e quella pazza di mia madre. Sono libero!"
James scoppiò a ridere.
"Avrei voluto vedere la faccia di tua madre."
"Anche io. Ho lasciato un biglietto in camera mia. Lo troverà sicuramente la viscida creatura e lo consegnerà subito alla sua padrona." Sospirò sollevato. "Il problema è che non ho un posto dove andare. Potrei restare qui per un po', finché non..."
"Non dire nient'altro. Puoi stare qui per tutta l'estate e anche la prossima se necessario."
"James..."
"Sei il mio migliore amico, giusto?"

 
Sirius sentiva gli occhi bruciargli. Stava per mettersi a piangere, ma lui non ne aveva il tempo, lui si doveva vendicare. Salì le scale e raggiunse la camera del suo figlioccio. Lily era riversa a terra con lo sguardo rivolto verso la culla.
"Oh Lily." Sirius si aggrappò più forte alla sua bacchetta. Credeva che sarebbe svenuto.
Dentro la piccola culla Harry stava seduto. I suoi occhi verdi fissi sulla madre. Piangeva in silenzio, cosa strana per un bambino.
"Harry. Piccolo, va tutto bene. Ci sono qua io." disse prendendolo in braccio.

 
"Sirius, io e James vorremmo che fossi il padrino di nostro figlio." Lily, sorridente come non mai, teneva una mano sul pancione e l'altra sulla spalla dell'amico.
"Lily io... non so che dire." Lui non era sicuro di essere in grado di sobbarcarsi una tale responsabilità. Nonostante questo, era un onore che i suoi amici avessero pensato a lui.
"Potresti dire si." gli sorrise affettuosa e i suoi splendenti occhi verdi brillavano come non mai per la felicità.
"Per me sarebbe un onore."
La giovane maga prese la sua mano e se la posò sul pancione.
"Ehi piccolino! Lo senti questo? E' Sirius. Lui ti proteggerà se la mamma e il papà non saranno più in grado di farlo."
Un brivido gelido percorse la schiena del mago in quel momento.
"Ma in realtà il mio dovere sarà quello di aiutarti a sistemare i casini che farai. E se assomigli a tuo padre saranno tanti."
La pancia di Lily ebbe un piccolo sussulto. Sirius ritirò in fretta la mano preoccupato.
"Ha scalciato. Credo che tu gli piaccia." commentò sorridendo, se possibile, ancora di più.

 
Sirius non sapeva se sarebbe stato in grado di occuparsi di quella piccola creatura. Gli accarezzò dolcemente il viso asciugando quelle lacrime. In quel momento, notò una piccola cicatrice rossa a forma di saetta sulla sua fronte.
"Ha tentato di uccidere anche te. Come fai ad essere ancora qui?" Il bambino lo guardò dritto negli occhi, altrettanto spaesato. "Ora ce ne andiamo di qui. Ti porterò in un posto sicuro."
Avvolse Harry nelle coperte e scese di corsa le scale, lasciando i suoi amici indietro. Sarebbe tornato dopo per loro.
Quando arrivò all'esterno vide qualcosa muoversi nell'oscurità. Strinse ancora più forte a sé il bambino e levò alta la bacchetta. Era pronto ad attaccare chiunque si fosse avvicinato.
Dall'oscurità emerse un omone alto e grosso. I suoi capelli erano ricci ed intricati ed aveva una folta barba nera.
"Hagrid." sospirò Sirius sollevato.
"Black. Sei qui!" Il mezzo gigante stava piangendo. "Non posso credere che sia successo davvero. Il piccolo sta bene?" disse indicando il fagottino tra le sue braccia.
Sirius annuì. Non riusciva a parlare. Anche Hagrid vedeva quello sfacelo, quindi non era un'allucinazione. Doveva mantenere la calma, avrebbe avuto tempo dopo per disperarsi.
"Silente mi ha mandato qui per prendere il piccolo Potter. Devo portarlo da lui." spiegò il mezzo-gigante. 
"Io sono il suo padrino. Mi occuperò io di Harry." Non avrebbe abbandonato quel bambino. L’aveva promesso!
"E' un ordine. Silente sa cosa è meglio per lui e io non posso tornare a mani vuote Black."
Sirius strinse quel fagottino fra le mani. Lui doveva trovare quel piccolo traditore, quindi in quel momento il bambino non era al sicuro con lui. Dopo sarebbe potuto tornare a riprenderlo. Doveva anche spiegare la verità a Silente. Doveva dire a tutti che Peter Minus li aveva traditi. Però non poteva farlo in quel momento, non c'era tempo. Dopo aver trovato Codaliscia avrebbe risolto anche gli altri problemi.
"Harry ora andrai con Hagrid.” gli spiegò, accarezzandogli dolcemente il volto. “Lui ti porterà da un mago molto potente. Con lui sarai al sicuro. Io tornerò presto."
Lo strinse forte a sé e gli diede un bacio sulla fronte. Il bambino fece un piccolo verso di disappunto, quando lo allontanò da sé. Hagrid lo prese tra le braccia un po' goffamente. Il bambino allungò le mani sulla sua barba e cominciò a giocherellarci.
"Hagrid prendi la mia moto farai prima." disse lanciandogli le chiavi, che lui afferrò con prontezza.
Il mezzo gigante salì sulla moto, che scricchiolò leggermente sotto il suo peso, e partì, lasciandolo indietro. Quando furono lontani dalla vista Felpato si smaterializzò. Doveva trovare Codaliscia.

 
"Black. Alzati! Hai una visita." lo informò una voce roca e carica di disprezzo.
Sirius si rialzò a fatica da terra. Le gambe gli tremavano. Erano giorni che non mangiava e non dormiva, non sapeva per quanto ancora avrebbero retto.
Si voltò verso le sbarre e vide l'unico uomo che forse avrebbe potuto aiutarlo: Albus Silente lo guardava dall'alto con delusione. Di solito, l'espressione di quell'uomo era indecifrabile, ma la sofferenza gli aveva fatto perdere il normale autocontrollo.
"Perchè?" domandò con un filo di voce.
Il giovane mago si avvicinò alle sbarre e le strinse con tutta la sua forza.
"Peter. E' stato lui."
"E tu l'hai ucciso così nessuno può confermare la tua storia."
"No, lui non..."
Abbassò lo sguardo. Nessuno gli avrebbe creduto, nemmeno se avesse spiegato ogni cosa. Era più credibile che fosse lui il colpevole. L’unico erede rimasto di una delle più antiche famiglie Serpeverde, che portava avanti con fervore l’ideologia della purezza del sangue. Si, lui era il perfetto sostenitore di Voldemort. Peccato che lui odiasse tutte quelle stronzate, peccato che lui la sua famiglia l’avesse ripudiata, per quanto ufficialmente era accaduto il contrario. Oh si immaginava quella pazza di sua madre bruciare con soddisfazione la sua faccia dall’albero genealogico della Grande Casata Black. Ma questo non importava. Tutti credevano che lui fosse il Custode Segreto dei Potter. In fondo, era stato questo il suo piano sin dall’inizio.
Cazzo!
Il suo intero corpo cominciò a tremare.
"Remus?" Forse lui avrebbe capito, forse lui l’avrebbe ascoltato.
"Non vuole vederti." rispose indifferente il preside.
"Capisco. " Se nemmeno il suo unico amico rimasto gli dava il beneficio del dubbio, chi altri avrebbe potuto farlo?
"Perchè hai lasciato che Hagrid prendesse il bambino?" domandò confuso il mago più anziano.
Sirius tornò a guardare Silente negli occhi.
"Tutto quello che è successo è solo colpa mia. Mi merito di stare qui. Avrei solo voluto che le cose andassero diversamente."
Silente gli voltò le spalle.
"Addio, Black." Aveva cercato di mantenere un tono calmo, ma la voce gli tremava. Chissà forse era la rabbia, oppure il dolore, o addirittura il rimpianto, per aver lasciato al mago più giovane le redini della situazione, per non essersi imposto di più.
Quando rimase di nuovo solo, il giovane mago si sedette in un angolo della sua cella. Appoggiò la schiena sul freddo muro, tremando come una foglia. Aveva fallito. Lui aveva convinto i suoi amici a nominare Codaliscia Custode Segreto, e lui li aveva traditi. E ora quel piccolo viscido bastardo era ancora in giro da qualche parte, mentre James e Lily erano morti.

 
Aveva preso le sembianze del grande cane nero per fiutare le tracce di Codaliscia e lo avrebbe trovato, fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto. Erano tre giorni che lo cercava, quando finalmente vide quel viscido essere aggirarsi furtivo e tremante in mezzo ai babbani.
Fu difficile trattenersi dal lanciarsi sulla sua gola e farlo fuori in quel preciso momento. Fortunatamente, quando prendeva le sembianze del grande cane nero, la parte più impulsiva di lui, pareva ammansirsi per lasciare spazio alla studiata calma del predatore. Inoltre, doveva fare la cosa giusta: aveva promesso a James e Lily di occuparsi di Harry e non poteva farlo se diventava un assassino.
Non poteva smettere di pensare tuttavia che in un certo senso lo era già: lui aveva avuto quel maledetto piano! Quindi era solo colpa sua se erano morti.
Si trasformò in uomo e si parò davanti a quel traditore con la bacchetta in pugno.
"Ciao, Codaliscia."
"S...S...Sirius."
Il giovane Black non riusciva nemmeno a parlare da tanto era l'odio che provava in quel momento.
"Che razza di persona fa quello che hai fatto tu?"
"T...Tu n... non puoi... capire." balbettò quel minuscolo esserino.
Sirius lo sorpassava di una ventina di centimetri buoni. E se non bastava quello a fare tremare Minus, l’espressione omicida sul volto del suo ex-amico terminava l’opera.
"Zitto! Ora mi seguirai e finirai ad Azkaban. Sarò presente quando i Dissennatori ti succhieranno via l'anima." Commentò con finta soddisfazione nella voce. Oramai credeva che più niente avrebbe potuto renderlo davvero felice.
Il piccolo mago ebbe un brivido. Improvvisamente, però un ghigno si formò sul suo volto.
"Vuoi uccidermi? Perché? Ti prego non farlo!" urlò, attirando l’attenzione dei babbani intorno a loro.
"Smettila di gridare." disse guardandosi intorno e distraendosi abbastanza da permettere a Minus di tirare fuori la sua bacchetta.
"E' tutta colpa tua. Li hai uccisi tu, vero Sirius?" recitò con maestria il viscido omuncolo.
Che diavolo pensava di fare?
Con un gesto della bacchetta colpì Sirius dritto al petto.Quel piccolo bastardo l'aveva preso di sorpresa. Il tempo di rialzarsi e tredici babbani erano stati uccisi.
Codaliscia gli sorrise. Lui si rialzò pronto a colpirlo. Una luce verde uscì dalla sua bacchetta, ma il traditore era già scomparso. Si era trasformato nel piccolo topo.
Sirius stava per fare lo stesso quando un gruppo di Auror gli fu addosso. Cercò con tutte le sue forze di combattere, ma erano giorni che non mangiava né dormiva, e quelli ebbero la meglio su di lui e lo tramortirono.

 
La luce della luna entrava da una piccola finestrella in alto nella sua cella, illuminandola in maniera tetra. Urla e lamenti provenivano da ogni parte. Lui voleva solo chiedere a tutti di stare zitti, di lasciarlo nel suo dolore, ma chi l'avrebbe ascoltato?
Un Dissennatore passò davanti alla sua cella. Tutto sembrava più freddo e, sebbene non lo credesse possibile, si sentì ancora più triste, più solo.
La guardia della prigione si voltò verso di lui. Era come se lo stesse annusando. Un breve schiocco provenne dall'incappucciato che con un leggero movimento della mano aprì la porta della cella.
Sirius lo vide avvicinarsi e fermarsi davanti a lui come per studiarlo. Di nuovo quello schiocco. L’uomo capì che il suono esprimeva la sua soddisfazione e tremò per la paura. Il Dissennatore aveva percepito in lui il dolore, ma anche la presenza di molti momenti felici. Quelle orribili creature si cibavano di quelle sensazioni e ora avevano trovato un piatto succulento da cui sfamarsi.
La guardia cominciò ad inspirare, succhiando e gustando le sensazioni felici che il giovane mago aveva provato. Sirius, dal canto suo, non riusciva a muoversi e si sentì come congelato fino al momento in cui non svenne.
 
Si risvegliò più tardi con un gran mal di testa e una sensazione di vuoto. Era come se il Dissennatore l'avesse svuotato di tutto lasciando solo il dolore.
Con lentezza strisciò fino ad un angolo buio della cella, che si trovava il più lontano possibile dalla porta. Appoggiò la schiena contro il muro e strinse le ginocchia al petto. Non c'era più alcuna speranza, era tutto finito.
"Ehi piccolino! Lo senti questo? E' Sirius. Lui ti proteggerà se la mamma e il papà non saranno più in grado di farlo."
Lui non poteva lasciarsi andare, non del tutto almeno. Non si meritava di dimenticare, di cadere nella pace della pazzia, dell'incoscienza. Lui aveva il dovere di proteggere quel bambino e avrebbe trovato il modo per farlo. Lo doveva ai suoi amici. Forse solo quando sarebbe riuscito a ripagare quell'enorme debito che aveva con loro poteva permettersi di lasciarsi andare.
"Vi prometto che lo troverò. Lo troverò e lo ucciderò." sussurrò nell'oscurità.
A quel puntò si trasformò in cane e si arrotolò su sé stesso, la pelliccia l’avrebbe scaldato molto di più della sua pelle. Doveva mantenersi in forze, restare lucido, perché un giorno, molto presto, avrebbe avuto la sua vendetta.
 
 








Angolo dell’autrice
Salve a tutti!!
Vi ringrazio di essere arrivati fino alla fine, e ringrazio anticipatamente anche chi sarà tanto gentile da lasciare un commentino.
Allora, questa breve storia, dedicata al giorno di Halloween, è ben poco “Halloweenesca”, ma mi pareva perfetta per scrivere qualcosa sulla morte di James e Lily. L'avevo scritta qulche tempo fa, quando l'ho ripresa in mano mi sembrava quasi un'anticaglia, quasi come se l'avesse scritta una persona diversa. Comunque, l'ho riesumata e risistemata un pochetto. Spero prorpio che vi piaccia!
Baci!
  
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