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Autore: giraffetta    31/10/2015    2 recensioni
/ BellaxEdward // Au // OOC // Storico/
|Ispirato al libro “Jane Eyre” di Charlotte Bronte|
...
“Bella, Bella, Bella!”
Un urlo accorato si levò sul silenzio, lasciandomi senza fiato.
“Dove sei?” urlai al nulla. Nessuno era lì con me, almeno non fisicamente.
Rientrai in casa frettolosamente e mi chiusi nella mia stanza. Era arrivato il momento della rivincita.
Sarei tornata da Edward.
...
“Devi rimanere, Isabella. E per un buon motivo, anzi per mille buoni motivi.” affermò. Poi, si mise in ginocchio dinanzi a me e mi prese una mano.
“Ti offro il mio cuore, la mia anima, la mia casa e i miei beni.” soffiò, posando le labbra sul dorso della mia mano. Non mi lasciai scioccare da quelle parole, sapevo che era tutta una farsa.
“Ti chiedo di vivere accanto a me, di essere il secondo me stesso, la mia compagna su questa terra.” sussurrò più dolce, non lasciando la mano.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Fissavo le tende del salone con la mente completamente vuota, mentre mia zia raggiungeva il divano con la sua solita andatura impostata.
Non avevo ancora pronunciato una sola parola. In realtà, non avevo nemmeno iniziato a pensare a cosa dire. L’unica cosa che volevo era ferire lady Carmen, urlarle in faccia tutto l’odio e il disprezzo che provavo per lei.
Ma come potevo vendicarmi della mia nemica?
Da parte sua, mia zia rimaneva in silenzio, aspettando che fossi io a cominciare.
Raccolsi tutto il mio coraggio e sparai una frase abbastanza stupida.
“Io non sono una bugiarda. Se lo fossi, direi che vi amo e che nutro per voi affetto e rispetto. Ma io vi odio, vi odio con tutta me stessa.”
Mi guardò impassibile, come se le mie parole non l’avessero nemmeno scalfita.
“Cosa altro hai da dire?” chiese fredda, con un tono adatto più a un adulto che a una bambina.
Le sue parole però agirono come una magia su di me. Fu come se mi liberassero dalle catene che mi avevano avvolto fino a quel momento. Così, finalmente, parlai.
“Mi dispiace che voi siate mia parente. Soprattutto che siate la sorella di mia madre. Ma finché vivrò non vi chiamerò più zia. Non tornerò più qui, non vi penserò nemmeno.  Farò finta che siate morta. E chiunque mi domanderà se vi amo e come mi sono trovata in questa casa, risponderò che soltanto udire il vostro nome mi fa stare male. E che siete stata l’essere più crudele che abbia mai conosciuto.”
Gli occhi di lady Carmen guizzarono increduli e le sue guance si colorarono di macchie paonazze.
“Come puoi affermare tutto ciò, Isabella?” chiese, portandosi una mano al petto. Sembrava sconvolta.
“Come? Perché è la verità, signora! Credete che non abbia sentimenti? Che non mi servano affetto, amore e comprensione? No, no, non dimenticherò mai le vostre crudeltà, le vostre punizioni, le vostre frustate! Voi non avete pietà!” urlai sconvolta.
“Siete voi la cattiva, voi la bugiarda, voi! E tutti lo sapranno. Dalla mia bocca usciranno solo parole orrende per voi.” continuai.
Ero stremata, mi sentivo in preda a una forte eccitazione e temetti di poter svenire. Tuttavia mi feci forza per resistere. Era la mia sola occasione per avere un po’ di giustizia.
Lady Carmen invece sembrava spaventata. Muoveva la bocca senza emettere alcun suono e sembrava che volesse piangere, tanto aveva gli occhi lucidi.
“Isabella, cosa dici. Stai tremando! Vuoi sederti? Vuoi dell’acqua?” chiese, quasi balbettando.
“No, sto bene.” espirai d’un fiato.
“Vuoi qualcos’altro, allora? Ti assicuro che voglio esserti amica.”
“Non è vero. Avete detto al signor Blaine che sono cattiva e bugiarda. Ma farò sapere a tutti nella nuova scuola chi siete voi e quanto siete cattiva.” minacciai.
“Isabella, non puoi comprendere queste cose. Io l’ho fatto per te, per aiutarti a correggere i tuoi difetti. L’ho fatto per il tuo bene.” replicò.
“Ma io non sono cattiva! Non dico bugie! E voi lo sapete.” urlai ancora.
“Per favore, cara, ora calmati. Sono sicura che un giorno mi ringrazierai per tutto ciò che ho fatto per te.” annuì.
Sbarrai gli occhi.
“Ringraziarvi? E di cosa? Di avermi tolto dalla strada e di avermi fatto fare una fine ben peggiore? Di avermi fatto pesare ogni giorno la mia presenza in questa casa? Soggetta a voi e ai vostri malumori e a quella stupida di vostra figlia? Mille volte meglio andare a mendicare che vivere come ho vissuto io qui!” strepitai facendola sbiancare.
Ci stavo riuscendo, le stavo gettando in faccia tutta la verità. Poco importava se non capiva o se faceva finta di non capire. Dovevo liberare la mia anima prima di partire da quella casa.
“Isabella, adesso calmati. Non voglio che ti agiti in questo modo. Ti potrebbe far male.” biascicò con voce dolce.
“E quando mi frustavate, non vi chiedevate se mi facevate male?” domandai più calma.
Si morse un labbro, distogliendo il suo sguardo da me.
“Era per correggerti. Era necessario che lo facessi.” mormorò.
Sorrisi beffarda e provai a scostare il vestito dalle spalle.
“Era necessario lasciarmi queste cicatrici? Proprio necessario?”
Non rispose e continuò a guardare altrove.
“Ma sono contenta di portare questi segni. Così non mi prenderanno per bugiarda, quando racconterò la verità. E soprattutto mi serviranno per non dimenticare mai l’odio che provo nei vostri confronti.” continuai calma.
Sembrò riscuotersi da un sogno a quelle parole e si voltò verso di me.
“Odio? Dunque è questo che provi per me? Mi odi?” chiese stupita.
Annuii energicamente.
“Vi odio.” confermai con fermezza.
Sospirò pesantemente.
“Non capisco. Ho sempre agito nel migliore dei modi con te.” disse sottovoce, forse rivolta più a se stessa che a me. “Ho sempre cercato di farti crescere bene, educandoti al rispetto e all’umiltà. Non saprei proprio dire dove ho fallito.” concluse, guardandomi seria.
“Avete sempre cercato di tenermi lontana, di umiliarmi, di farmi sentire non amata. Ma sul perché non saprei dire. Forse è perché siete una donna fredda, arida, che si scioglie solo di fronte al proprio sangue. Vostra figlia ha ricevuto ben altri trattamenti rispetto a me.” constatai.
“Tanya è una bambina perfetta. Ha doti e qualità inimmaginabili.” sentenziò.
“E non lo dite solo perché lei è vostra figlia, vero? Io, invece, che comunque sono vostra nipote, posso essere trattata alla stregua di una serva.”
Scosse la testa più volte, irritata.
“Ho agito nel tuo interesse, nel tuo bene.”
“Continuate a ripeterlo come una cantilena. Cercate di farmi il lavaggio del cervello o di convincere voi stessa delle vostre azioni crudeli?” sputai sarcastica.
Stava per ribattere, ma un insistente bussare alla porta la fece ammutolire.
“Chi è?” chiese arrabbiata.
Senza ottenere risposta, vedemmo abbassarsi la maniglia della porta e Tanya fece il suo ingresso nel salotto.
“È un’ora che siete chiuse qui. Sono stanca di aspettare, voglio esserci anch’io.” disse imbronciata, appollaiandosi sulla poltrona accanto a sua madre.
“Hai ragione tesoro.” sorrise amorevole lady Carmen.
“Vedi Isabella? Vedi come la mia Tanya è educata e rispettosa? Se fossi stata al suo posto saresti entrata come una furia e avresti urlato e inveito come una matta. Avresti dovuto imparare da lei come ci si comporta.” mi fece notare.
Le guardai sorridendo. Erano entrambe il ritratto di ipocrisia e finzione.
“Credo che se avessi imparato dalla vostra Tanya i suoi modi, adesso sarei sicuramente in un istituto di correzione.” commentai.
Lady Carmen spalancò gli occhi, storcendo la bocca.
“Cosa hai detto?”
“Avete sentito. Vi ostinate a vedere in vostra figlia le sembianze di un angelo, quando in realtà è un piccolo diavolo arrogante e crudele. È la vostra copia.” spiegai.
Si alzò impettita, pronta a scattare verso di me. Indietreggiai di un passo e sorrisi.
“Non provate a toccarmi o ve ne pentirete. Sto per lasciare questa casa e sono disposta a ripagarvi di tutto il male che mia avete fatto, se solo vi azzardate a sfiorarmi.” la minacciai.
Mi guardò sconvolta e ricadde a sedere, senza emettere un suono.
“Come stai per lasciare questa casa? Mamma cosa vuol dire?” saltò su Tanya.
Alla voce di sua figlia, mia zia sembrò riscuotersi.
“Si, tesoro. Isabella andrà via, lontano, in una scuola dove verrà educata a diventare buona.” le spiegò.
Tanya si girò a guardarmi, una strana espressione dipinta sul viso.
“Non è giusto. Chi sarà ora la mia serva? Chi comanderò?” urlò affranta.
Sembrava sul punto di piangere come se stese per perdere una bambola a lei cara. Peccato che la bambola in questione fossi io, un essere umano.
“Tanya, ti ho già spiegato che Isabella non è come te, è una bambina che va corretta. Se rimane qui rischia di farti del male, di indirizzarti verso una cattiva strada. E tu, che sei tanto buona, potresti cascarci.”
Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Mia zia rimaneva crudele fino alla fine.
“È vero, Tanya. Se resto qui, rischio di non trattenermi più e ucciderti. Striscerei in camera tua durante la notte e mentre dormi… ti strozzerei con il lenzuolo.” la spaventai, avvicinandomi a lei minacciosamente. Immediatamente, Tanya scattò, andando a nascondersi dietro la poltrona di sua madre e iniziando a frignare.
“Vedi? Vedi, che sei una bambina cattiva? Trattare così il mio tesoro.” urlò mia zia, rivolgendosi a me.
“Su, Tanya, non è niente. Isabella andrà via stasera stessa. Non ti farà nulla.” cercò di rincuorare mia cugina.
Scossi la testa, disgustata da tanta falsità.
“Su, cara. Adesso vai di là in cucina e fatti dare qualche dolcetto. Finisco di parlare con Isabella e ti raggiungo.” disse, accarezzandole i capelli. Tanya uscì da dietro la poltrona e, dopo avermi lanciato uno sguardo di puro odio, se ne andò a passo svelto.
“Sarai contenta adesso. Hai detto tutto ciò che volevi dirmi.” constatò lady Carmen, quando fummo sole.
La guardai con sfida.
“Si, ho detto tutto.” confermai.
“Bene.”
Lady Carmen si alzò e, senza dirmi null’altro, lasciò la stanza.
Rimasi sola, padrona del campo. Era la battaglia più aspra che avessi mai combattuto, ma avevo
ottenuto la mia prima vittoria. Avevo finalmente gustato il sapore della vendetta, un sapore dolce e caldo, che mi lasciò piacevolmente esaltata.
Uscii veloce dal salotto e tornai verso la mia stanza, per prendere la valigia. In cucina, trovi Kate che dava del latte caldo a Tanya.
“Eccoti qui, Isabella. Stai bene?” mi chiese premurosa.
Annuii e corsi a prendere la valigia, trascinandola nell’atrio. Poi, tornai indietro.
“Sto per andare via, Tanya.” annunciai, entrando ancora in cucina.
Mia cugina non si scompose e continuò a sorseggiare il latte.
“Sei stata sempre cattiva con me e bugiarda. Ma finalmente vado via e non sarò più costretta a sopportarti.” continuai.
Tanya continuava a non voltarsi e a non dire nulla. Feci il giro del tavolo e mi posi dinanzi a lei. Solo allora alzò gli occhi su di me.
“Voglio dirti addio, Tanya. E augurarti tutto il male possibile. Spero che nella vita tu soffra come hai fatto soffrire me. E che non trovi nessuno per aiutarti, nessuno.” dissi calma.
Sentivo di essere nel giusto. E volevo che lei soffrisse, lo volevo con tutta me stessa.
“Isabella, ma cosa dici!” mi rimproverò Kate. Le feci un gesto come a dire di lasciar perdere.
Ma, Tanya si era già voltata verso il camino, incurante delle mie parole.
“Isabella, dove sei?”
Riconobbi la voce del signor Blaine e mi affrettai a raggiungerlo, con Kate che mi seguiva.
“È ora di andare.” disse.
Mi voltai verso Kate e la strinsi forte.
“Buon viaggio. E sta attenta, mi raccomando.” mi salutò. Annuii sulla sua spalla e le diedi un bacio.
Presi la valigia e mi incamminai al fianco del signor Blaine. Quando fui sull’ultimo scalino, mi voltai indietro, ma non c’era nessuno, oltre Kate, venuto a salutarmi.
Continuai a camminare e mi fermai accanto alla carrozza. Il cocchiere caricò i bagagli e poi il signor Blaine salì, lasciando la portiera aperta. Mi issai con una spinta e richiusi la portiera. Prima di lasciare la casa di lady Carmen, mi sporsi dal finestrino e vidi distintamente l’ombra di mia zia far capolino da dietro le tende della sua stanza.
Fu un attimo, ma mi bastò per capire che stavo lasciando definitivamente casa Denali.
Stavo lasciando la mia prigione.







Note:
Salve :)
Ecco qui il terzo capitolo, finalmente! Non mi convinceva del tutto ma alla fine ho deciso di pubblicarlo così com'era: può sembrare un capitolo "di passaggio" ma lo scontro tra Isabella e sua zia, soprattutto le parole usate, ricorreranno poi più avanti nella storia, quindi era necessario incentrare un capitolo su questo conflitto. Stessa cosa per le parole pronunciate da Isabella nei confronti di sua cugina, torneranno ancora in seguito. Ciò per dire che ogni più piccola frase o scena sono necessari per comprendere poi ciò che accadrà in futuro, quando la storia si discosterà dall'impianto di ispirazione che è il libro di Jane Eyre.
Grazie a chiunque abbia letto fin qui e a 
chi ha inserito la storia tra preferite/seguite/ricordate; mi farebbe piacere avere anche un parere, una critica o un pomodoro in faccia (xD), giusto per capire se questa storia piace o no <3
Alla prossima!

Bacioni,Giraffetta


 
  
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