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Autore: Deline    31/10/2015    1 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Nere, va tutto bene?»
Apro gli occhi. Sono malamente sdraiata su un divano, chinata su di me c’è una donna magra con lunghi capelli neri che mi fissa preoccupata.
La conosco, ma la mia mente è ancora confusa per il viaggio. Conosco il suo nome, ce l’ho sulla punta della lingua.
«Tori!» grido con lo stesso entusiasmo di un partecipante a un quiz televisivo che indovina la risposta alla domanda finale.
Lei mi guarda perplessa. Qualcosa mi dice che ci conosciamo bene.
Mi ha chiamata Nere, potrebbe essere il mio nome o un diminutivo, o magari un soprannome. Questo non ha senso, fino a un momento fa io non esistevo in questa dimensione. Almeno è così che dovrebbe essere quando si viaggia indietro o avanti nel tempo, ma questo non è il solito viaggio, questa volta mi sono spinta oltre, ho cambiato dimensione.
Inizio a pensare che non sia stata una buona idea.
Se Martina fosse stata a casa mi avrebbe fermata, è sempre stata lei la più saggia per quanto riguarda i viaggi nello specchio. Avremmo fatto delle ricerche, valutato i rischi e alla fine mi avrebbe convinta a non fare l’ennesima sciocchezza. Forse è per questo che non ho aspettato il suo ritorno, sapevo che mi avrebbe fermata e io non volevo essere fermata.
Non voglio essere fermata.
Potrei ritornare indietro tra un ora, è questo il tempo che ci mette lo specchio a chiudere il portale e ad essere pronto per aprirne un altro nel senso opposto, ma non lo farò, voglio esplorare questo nuovo mondo. Devo solo sperare che la coda in tangenziale tenga lontana Martina dallo specchio, non voglio ritrovarmela qui infuriata perché, come al solito, agisco senza pensare alle conseguenze.
La donna, Tori, mi aiuta a mettermi a sedere. Mi guardo intorno.
Sono in una stanza con finestre che prendono tutta una parete. L’unica fonte di luce arriva dalle tende blu semichiuse e da alcune candele sul tavolino a fianco a me.
Le pareti sono quasi interamente ricoperte da fogli con su scritte e disegni che la mia vista ancora annebbiata non riesce a mettere a fuoco. Sotto ad essi si intravede un muro di cemento, niente imbiancatura e niente tappezzeria, solo squallido cemento.
Il pavimento è coperto da un tappeto scuro grande quasi quanto la stanza, qualcosa mi dice che anche sotto a quello troverò del gridio cemento.
Non mi stupisco, è tutto grezzo nella residenza degli Intrepidi.
Mi sarei aspettata di vedere anche sedie e mobili di metallo ma per fortuna l’arredamento è piacevolmente diverso dal loro standard. Librerie, mobiletti, tavolini, sedie e scrivania sono tutti di legno scuro in stile arte povera, molto semplici ma con quel sapore antico che amo tanto, solo i divanetti sembrano essere più recenti.
Credo di essere in uno studio o qualcosa del genere. Mi chiedo come sia possibile. Io ho visto il Pozzo mentre attraversavo lo specchio vuoto, dovrei trovarmi lì e non in questo posto che non sembra neanche appartenere alla residenza.
Le borse!
Mi guardo intorno, non ci sono. Non poteva essere altrimenti visto che l’eccitazione di essere riuscita ad aprire un varco per questa dimensione e la fretta di entrarci mi hanno fatto dimenticare le borse nella mia. Niente di grave, posso tornare quando voglio. Grazie al cielo mi sono fatta inserire sotto pelle la pietra di collegamento perché altrimenti non ci sarebbe modo di tornare indietro.
«Sei sicura di stare bene? Oggi sei più strana del solito»
Più strana del solito? Deve conoscermi davvero bene.
Cerco di inventarmi una scusa credibile nel più breve tempo possibile.
«Sì, è tutto ok. Sono solo un po’ stanca, ho dormito poco questa notte»
Classica e semplice, funzionerà alla grande.
Tori si tranquillizza e mi passa una grossa tazza di porcellana che contiene un liquido rosato. Prego che non sia una tisana, le odio tutte.
Succo di arancia rossa, mi è andata bene.
Lei beve un sorso dalla sua tazza e comincia a raccontarmi di suo fratello.
Ho letto tutti e quattro i libri, conosco la storia più di quanto la conosca lei. So cosa gli è accaduto in realtà e vorrei dirle tutto ma non posso, mi prenderebbe per pazza.
Devo stare attenta a non modificare questa realtà. Questa regola l’avevo completamente dimenticata.
Sedurre Quattro sconvolgerebbe completamente la storia. Vorrei poter contare sul fatto che, essendo un uomo, ha la capacità di gestire un breve flirt, ma purtroppo questo va a scontrarsi con il suo passato da Abnegante e la sua personalità.
Mi chiedo che male possa fare modificare una cosa che non avrà nessun impatto sulla mia dimensione. Non è come viaggiare nel passato e vivere fatti storici, questo posto non esiste se non nella mente della sua creatrice, al massimo quando tornerò a casa e infilerò il DVD nel lettore vedrò un film totalmente diverso. Non vedo che male possa fare all’umanità.
«Non riesco proprio ad accettare la sua morte…»
Sentire Tori singhiozzare quelle parole interrompe il vagare della mia mente.
Vorrei dirle che il fratello non è morto, che è stata tutta una farsa e che lui sta bene e ha trovato pure un compagno, ma se lo facessi e lei mi credesse probabilmente anticiperei il momento della sua morte.
Questa cosa potrei benissimo cambiarla, non è una grossa modifica alla storia evitare la sua morte e farle riabbracciare il fratello. Fa parte di Allegiant, l’ultimo libro, non vedo come possa influire sullo svolgersi degli eventi, lei sarà al sicuro con il fratello durante il triste epilogo.
«Tuo fratello è in un posto migliore e un giorno lo riabbraccerai. Concentrati solo su questo. Fidati di me. Vivi la tua vita. Se fosse qui te lo direbbe lui.» le dico usando il tono di voce della mia ultima psicanalista.
«Voi strizzacervelli avete un prontuario per frasi del genere o le inventate sul momento?» mi chiede scoppiando a ridere.
Strizzacervelli io?! Ma se non ho neanche passato il test d’ammissione!
Però devo dire che in dieci anni di psicoanalisi si impara molto, soprattutto se si è più interessati a scoprire i metodi usati dagli analisti che a capire cosa non va in se stessi.
Quindi è questo che sono, una psicanalista e questo deve essere il mio studio, ora capisco l’arredamento.
Non sapevo che gli intrepidi avessero psicanalisti ma di sicuro hanno bisogno di un bel po’ di analisi, soprattutto gli iniziati visto la bestia che si ritrovano come supervisore.
Nel libro i più adatti a questo lavoro sono i Pacifici, anche se ritengo che i più qualificati sarebbero gli Eruditi. Io, cioè, Nere potrebbe essere una trasfazione. Sicuramente lo è, gli Intrepidi non sarebbero in grado di svolgere questo mestiere.
Il suono del Big Ben mi fa saltare sulla sedia. Sul tavolino a fianco a me c’è qualcosa che assomiglia a uno smartphone, è da lì che proveniva il suono. Immagino che segnali la fine della seduta.
Tori si alza e mi abbraccia.
«Ci vediamo questa sera da me, come al solito» mi dice mentre esce dallo studio.
 
 
 
     Bene, dovevo materializzarmi nel Pozzo e sono finita in un posto di cui nemmeno immaginavo l’esistenza. Dovevo essere una normale Intrepida, una che non attira troppo l’attenzione, ma mi ritrovo ad essere una psicanalista e probabilmente ex Erudita o ex Pacifica. Mi domando quante altre sorprese ci saranno.
Non perdiamo la calma. Sono una psicanalista quindi avrò uno schedario, prenderò appunti, magari avrò accesso alle schede personali dei membri della fazione, quindi ci sarà anche la mia e così scoprirò chi è Nere.
Vado alla scrivania e accendo il computer. Password.
Cominciamo bene
Questo è un computer di lavoro e quindi non ha una password semplice e veloce che di solito uso per quello di casa.
Provo a ripensare a tutte le password che ho usato nella mia carriera lavorativa ma sono un’infinità, ero costretta dal sistema a cambiarle spesso, spero che qui non sia così.
Dunque, la password deve essere difficile da indovinare quindi niente date di nascita o simili. Deve essere qualcosa che nessuno immagina.
Il codice del bancomat!
Giusto, qui non ci sono bancomat. Inserisco le cinque cifre e appare il desktop. Non è stato poi così difficile.
Mi fermo, ragiono. Come faceva Nere a conoscere il codice del mio bancomat?
Ripenso ai numeri del codice e mi accorgo che sono il mio giorno e mese di nascita uniti a tre numeri che non mi dicono assolutamente nulla. In ogni caso ho cose più portanti a cui pensare, è stato solo un colpo di fortuna, visto come è iniziato questo viaggio sarebbe un bene se me ne capitassero altri.
Il desktop è quasi vuoto, poche cartelle e pochi programmi. Riconosco subito il collegamento al database. Clicco e mi appare un elenco di nomi con a fianco data di nascita, sesso e impiego. Faccio scorrere la lista, non tanto per trovare la me stessa di questa dimensione, non credo sia registrata come Nere, ma perché sono curiosa di avere più informazioni su l’Intrepido che tanto mi interessa. La mia attenzione viene attirata da tre numeri in sequenza a fianco a un nome. Giorno e mese sono gli ultimi tre numeri della password di Nere.
Se la fortuna mi stesse assistendo, a fianco a quella data troverei un nome femminile e come impiego psicanalista o qualcosa di simile, ma la fortuna pare sia andata a fumarsi una sigaretta; è la data di nascita di Eric.
Prima che la mia mente abbia il tempo chiedersi perché Nere ha unito le loro date di nascita in una password, vengo interrotta da un pop up.
Sullo schermo appare un avviso, probabilmente un promemoria dell’agenda elettronica.
 
“Ore 17:30 - Quattro”
 
Guardo l’orologio sul muro, sono le 17:15. Solo quindici minuti.
Mi accorgo che la parola “Quattro” non è semplice testo, sembra un link. Clicco e mi appare la sua scheda personale. E’ abbastanza sintetica ma piena di link, credo sia solo un indice della sua scheda. La leggo velocemente chiedendomi cosa possa esserci che io non sappia già. Niente, nessuna aggiunta a quello che ho letto nei libri.
Sento bussare alla porta. E’ arrivato. Sciolgo i capelli, sperando che quel cipollotto che cerco di far passare per uno chignon abbia fatto la sua solita magia creando morbide onde sui miei capelli dritti come spaghetti, sistemo il push up e vado ad aprire.
Quattro è davanti a me, mi stupisco di quanto sia alto e incredibilmente più bello dal vivo.
Lo guardo negli occhi e mi sento sciogliere, vorrei sfiorarlo ma mi blocco.
Nella mia mente si forma l’immagine dello specchio che mi mostra la stessa immagine che ho visto quando ero ancora nella mia dimensione. Questa volta però, la figura scura non è l’Intrepido che tanto mi affascina, sono io. La mia immagine ha uno sguardo severo, le sue labbra formano la parola “NO” mentre scuote il capo.
Vattene! Lasciami in pace!
L’immagine svanisce.
Saluto Quattro e lo faccio accomodare. Lui resta in silenzio.
Prendo in mano lo strano smartphone ma ci metto un po’ a trovare il cronometro.
«Credo che tu sia l’unica Erudita che non vive in simbiosi con la tecnologia» mi dice sorridendo.
Quindi facevo parte degli Eruditi, avrei preferito Pacifici è più in linea con lo stile di vita che avrei scelto.
«E’ per questo che sono qui» strizzo l’occhio e poi continuo cercando di sembrare più professionale possibile: «Come è andata la tua giornata?»
«E’ stata giornata tranquilla e sarà anche l’ultima temo. Domani arriveranno i nuovi iniziati, ed entrambi avremo parecchio lavoro da fare visto che Eric ha deciso di prendere attivamente parte all’iniziazione»
Sì lo so, letto e visto, ma non sapevo che sarei stata io a dover raccogliere i pezzi, per fortuna so già su chi mi devo concentrare e cosa fare.
Almeno una cosa è andata secondo i piani, il punto nel tempo che avevo scelto: un giorno prima dell’arrivo degli iniziati.
«Pensi che Eric si scomoderà davvero a seguire gli iniziati ogni giorno? Ha anche il suo lavoro di capofazione. Non credo sarà un grosso problema» gli dico, anche se in realtà so che li tormenterà.
«Lo farà. Ti ha delegato tutto quello che era possibile delegare e ora ha molto tempo libero» sospira, scuote la testa e poi riprende: «Mi chiedo cosa ti è passato per la testa quando hai accettato di diventare la sua assistente»
Io assistente di Eric?!
Chiederei anche io a Nere cosa si era fumata in quel momento.
Eric non è tipo da assistente, è tipo da serva. Io non sono la serva di nessuno. Ho idea che sarà più dura di quello che pensavo.
Vorrei chiedergli perché, secondo lui, avrei accettato un incarico che fa sembrare piacevole e rilassante una devitalizzazione senza anestesia, ma poi mi ricordo delle telecamere di sorveglianza, non solo quelle degli Intrepidi, anche le altre, quelle che fanno più paura.
Cerco di riflettere sul perché Nere avrebbe fatto una cosa del genere. Mi tornano in mente gli occhi lucidi di Tori e quello che ha detto sul fratello.
Nere e Tori sembrano molto amiche e forse lei cerca di proteggere i Divergenti. Potrebbe aver accettato l’incarico per scoprire più cose possibili. Stare al fianco di Eric è un buon inizio. Ora tutto ha più senso. Mi chiedo se anche Nere è una Divergente. Questa ipotesi non mi piace affatto. Qualcuno potrebbe averlo intuito e magari la stavano tenendo d’occhio, questo significa altri guai visto che adesso io sono Nere.
Me ne andasse una giusta…io sono venuta qui per farmi una bella gita e sedurre Quattro, non per farmi ammazzare.
Lo guardo, le sua bocca è davvero invitante.
La voglia di scavalcare il tavolino che ci separa e baciare quelle labbra quasi perfette è forte, ma non forte come ho immaginato quando ho deciso di saltare in questa dimensione.
«Ho richiesto a Max la tua supervisione durante l’iniziazione. Anche lui non è molto entusiasta per la presenza di Eric e così ha accettato. Lo faresti?» mi dice guardandomi dritta negli occhi e sfoggiando il miglior sguardo da cucciolo bisognoso che abbia mai visto.
Odio quello sguardo, mi frega sempre, non riesco proprio a dire di no.
L’unica cosa che mi trattiene dall’accettare all’istante è la consapevolezza che dovrò fare terapia a chissà quanti pazzi scatenati, far mantenere un minimo di sanità mentale agli iniziati e svolgere non so quale lavoro Eric mi ha rifilato. Sarà un miracolo se troverò il tempo per dormire.
«Lo farei volentieri, ma ci sono solo ventiquattro ore in un giorno e vorrei anche trovare il tempo per dormire» gli dico abbassando lo sguardo e sperando di trovare il coraggio di rifiutare.
«Max ridurrebbe i tuoi giorni di lavoro per tutta la durata dell’iniziazione così da poter seguire meglio gli iniziati.»
Mi ha incastrata, non posso far altro che accettare.
Solo lavoro e niente divertimento, non era esattamente quello che volevo quando ho deciso di fare questo viaggio.
«Quattro, tu mi devi un grosso favore e qualche drink sotto le stelle» gli dico facendogli l’occhiolino e pentendomene un istante dopo.
E’ una cosa un po’ troppo audace da dire a uno come lui. Avrei dovuto andare con calma, un passo alla volta, ma la pazienza non è mai stata tra le mie virtù.
Lui arrossisce e per un attimo abbassa lo sguardo.
Quando guarda di nuovo nei miei occhi non vedo più traccia di imbarazzo, sembra quasi spavaldo, come se gli avessi lanciato un’invitante sfida. C’è qualcosa di strano nei suoi occhi, qualcosa che stona con la situazione, qualcosa che non riesco a decifrare.
«Perché no, potrebbe essere interessante» dice sfoderando di nuovo quel sorriso che mi fa sciogliere.
Non era poi così difficile.
Questa è la cosa che mi preoccupa, è stato troppo facile. Questo non sembra il Quattro che ho imparato a conoscere attraverso i libri.
Quella scintilla di sfida nei suoi occhi, non riesco a levarmela dalla testa, so che è su quella che mi devo concentrare, è lì che si nasconde la chiave per capire questo suo bizzarro comportamento.
«Scusami ma ora devo andare, ho parecchie cose da fare prima di domani» mi dice alzandosi dal divano.
Si dirige a passo veloce verso la porta, si volta e mi guarda.
«Per quei drink, facciamo questa sera alle nove al centro del Pozzo?»
Io annuisco cercando di nascondere come meglio posso lo stupore di aver sentito una frase come quella uscire dalla sua bocca.
«Mettiti quel bel vestitino pieno ti lacci» aggiunge strizzando l’occhio e uscendo velocemente dallo studio.
 
 
     Non so per quanto tempo sia rimasta immobile come una statua, con la bocca aperta come un ebete. Se i miei polmoni non avessero reclamato ossigeno probabilmente sarei rimasta così in eterno.
Quello non poteva essere davvero Quattro, lui non è così sfrontato, non avrebbe mai detto una frase del genere, è un Rigido e loro non si comportano in quel modo.
Continuo a ripensare a quella scintilla nei suoi occhi e come l’imbarazzo sia scomparso in un attimo dal suo volto.
Se fossi una vera psicanalista saprei interpretare quel suo strano comportamento, ma purtroppo non lo sono e questo è un problema. Non so come farò quando dovrò psicanalizzare davvero qualcuno. Fino ad ora mi è andata bene, mi sono svegliata a fine seduta di Tori e Quattro è scappato via dopo una ventina di minuti. Spero che lui sia l’ultimo paziente della giornata.
Vado al computer e controllo la mia agenda. Nessun appuntamento, per oggi Nere ha finito di lavorare e anche io per fortuna.
Come d’abitudine controllo la posta elettronica prima di spegnere il computer e andare a casa.
Nella cassetta della posta in arrivo ci sono due messaggi non letti.
Sono tutti e due messaggi di Max.
Il primo è indirizzato solo a me. Mi comunica che per tutto il periodo dell’iniziazione avrei lavorato solo due quattro a settimana.
Il secondo invece ha come destinatari tutti gli Intrepidi. Li avverte che tutti gli appuntamenti fissati con Nere sono stati cancellati perché possa supervisionare l’iniziazione e di contattarla per fissare un nuovo appuntamento.
Pare che Quattro abbia sprecato fiato oggi, era già tutto deciso.
 
 

 
   
 
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