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Autore: civia93    22/02/2009    10 recensioni
Bella non è sopravvissuta al parto e il veleno non ha funzionato.
Jacob non ha avuto l'impriting con la piccola Renesmee.
La reazione di Jacob di fronte al mostro che ha ucciso la donna che amava.
La reazione di Edward di fronte alla morte di Bella.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!
Rieccomi tornata qui con una nuova storia, anzi per la precisione con la mia prima short-fic.
Dunque, ho pensato a se Bella fosse morta dopo il parto e se Jacob non avesse mai avuto l'impriting con Renesmee.
Spero che come prima short-fic non sia penosa....^__^
Ora vi lascio in lettura....
Ciao ciao un bacio...

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Parte prima: reazione di Jacob
 
(dal cap. 18 Non ci sono parole, di Breaking Dawn)
 
Sapevo che era troppo tardi. Sapevo che era morta.
Ne ero sicuro perché la sua attrazione era sparita.
Non sentivo più alcuna ragione per rimanere lì accanto a lei.
Lei  non c’era più.
 
 
Jacob scendeva le scale di casa Cullen meccanicamente. Le immagini che fino a pochi secondi fa aveva visto gli martellavano ancora nella mente: il parto. Quel terribile parto nel cui la sua Bella aveva perso la vita.
E per che cosa? Per far nascere un mostro. Un mostro che l’aveva fatta soffrire per tanto tempo. Un mostro che ha voluto vedere come sua ultima volontà. Un mostro che amava.
Ma come si fa ad amare un essere che ti sta uccidendo giorno per giorno, che ti rompe le ossa per poter star meglio, che ti fa nutrire di sangue, che si approfitta di te…
Jacob non riusciva a trovarsi una riposta. Forse non c’è, pensò. Forse doveva accadere, era destino…
Sbuffò di rabbia: che cazzo centrava adesso il destino? La sua mente non stava lavorando in maniera logica, metteva insieme pezzi di stupide ragioni e domande insensate.
Tutto questo per evitare di ricordare.
 Eppure tutto quel  rosso era difficile da dimenticare. Il corpo nudo e ricoperto di sangue di Bella si agitava convulsamente. Rosalie che tagliava la pancia enorme. Il sangue che sgorgava come uscito da un rubinetto. La vampira bionda che perse il controllo. E l’intervento di Jacob, il suo intervento che salvò inutilmente Bella. Poi Edward che prese il posto di Rosalie, mentre lui iniziò un’ inutile  respirazione artificiale. Il suono glaciale che produsse la rottura della spina dorsale. Edward che iniziò a rompere la pelle di Bella con i denti. Il mostro che uscì fuori.
Renesmee. Alla fine Bella si era sbagliata, non era un maschio. Bella la volle tenere in braccio. In quel momento, lui guardò solo gli occhi iniettati di sangue di Bella, e non fece neanche caso all’abominio sporco di sangue nelle braccia di Bella. E tanto per completare l’opera, quell’abominio la morse anche. Edward gliela tolse dalle mani. Rosalie che la portò di sotto.
E poi tutto era finito. Il cuore di Bella aveva cessato di battere.
Il veleno che Edward le aveva iniettato nel cuore e in varie parti del corpo non era servito a niente.
Così era morta Bella. Che schifo. Jacob non riusciva a capire come non fosse riuscito a vomitare in quel momento. Ma il suo schifo non era neanche emerso perché sopraffatto dalla voglia a tutti costi di salvare Bella, di salvare la ragazza che aveva amato, che ora era morta uccisa da un mostro.
Tutto quello per cui aveva lottato, per cui si era anche messo contro il suoi fratelli, per cui aveva continuato a sperare, era finito in uno scempio di sangue. Maledetti vampiri, pensò.
Nel soggiorno, seduta sulla parte pulita del divano, c’era la vampira bionda che cullava dolcemente l’abominio. Lei era contenta, lei era felice. Aveva avuto quello che voleva, dopotutto. Cosa le importava che Bella fosse morta? L’aveva sempre odiata, in fondo. Forse ci aveva sempre sperato in questa fine. Jacob ne era convinto.
E poi c’era l’abominio. Se ne stava tranquillo e pacioso tra le braccia della vampira bionda, ciucciando sangue dal biberon di metallo, godendosi quei primi minuti di vita.
La rabbia invase il corpo di Jacob: Bella era morta a causa sua, a causa del mostro. Quell’essere l’aveva uccisa. Bella doveva essere vendicata. Doveva avere la sua vendetta. Non gli importava di quello che avrebbe causato, non gli importava se avesse torto o ragione, non gli importava che molto probabilmente poi sarebbe stato ucciso dagli altri Cullen. L’unica cosa che contava era che l’abominio doveva cessare di vivere.
Si avvicinò cautamente al divano, arrivando alle spalle di Rosalie. Avrebbe prima dovuto affrontare lei. Osservò impassibile la vampira che si divertiva a fare la mamma, attendendo il momento migliore per attaccare.
E si presentò subito: Rosalie mise via il biberon, si alzò in piedi e sollevò in aria il mostro. Piccola, ancora un po’ rossa, con occhi caldi e marroni, precisamente color cioccolato. Come quelli Bella. Appoggiata alla spalla di Rosalie, Renesmee lo osserva con uno sguardo sveglio, fin troppo sveglio, carico di curiosità.
Jacob in quello sguardo riesce solo a leggere una sfacciataggine nei confronti della madre, del fatto che lei è viva mentre Bella no. È la rabbia che guida i pensieri e le emozioni di Jacob.
Rosalie non si era accorta della presenza di Jacob. Alice era andata incontro agli altri e per altro non poteva vedere il suo futuro. Edward era troppo occupato a sperare in un miracolo per accorgersi dei suoi pensieri. La sua arma principale la sorpresa.
Jacob avanzò ancora di un passo, il viso sfigurato dalla pazzia, il respiro affannato dall’eccitazione, il corpo percosso dalla rabbia più pura. Era pronto per l’attacco, era pronto a trasformarsi. Era pronto ad avere la vedetta sua e di Bella.
L’abominio ora lo fissava con paura e terrore. Nascose il viso tra i capelli biondi di Rosalie.
Hai paura piccola?, pensò Jacob. E fai bene.
Spiccò un salto, colpendo la schiena di Rosalie e atterrando di fronte al divano, nelle sembianze di un enorme lupo.
Un enorme lupo affamato di vendetta.
 
 
 
 
 
 
Parte seconda: reazione di Edward
 
(dal cap. 18 Non ci sono parole, di Breaking Dawn)
 
Continuai a premere sul cuore, contando,
mentre Edward, come un forsennato, si dava da fare per rimetterla in sesto. […]
Non c’era più niente; solo io e lui. […]
Premette sul suo cuore morto ancora più veloce di me.
-Non è morta- ringhiò –Si riprenderà.
Non ero sicuro che stesse parlando a me, ormai.
 
 
Uno. Due. Tre. Quattro. Edward continuava a premere sul petto di Bella, tentando di ristabilire il battito cardiaco. Tutto inutile.
Bella aveva cessato di vivere esattamente dopo aver tenuto in braccio Renesmee per la prima e ultima volta. La fiala di veleno che Edward aveva iniettato nel cuore non aveva agito in tempo, lo stesso vale per i piccoli morsi che aveva sul resto del corpo. Non c’era niente da fare.
-Non sei morta- disse deciso Edward al corpo di Bella –Ce la farai. Ti riprenderai e potremmo stare insieme per l’eternità.
Uno. Due. Tre. Quattro. Continuava ancora, ormai un gesto ripetuto fatto senza neanche pensarci. Non voleva smettere. Non doveva smettere.
-Bella… coraggio Bella. So che ce la puoi fare…
Non intendeva desistere. Probabilmente non lo avrebbe mai fatto: Bella era il suo unico vero amore, era la sua vita. Non poteva neanche minimamente pensare che poteva morire.
Non lo poteva accettare. Senza contare, che la colpa di tutto ciò era sua, sua e della sua orribile esistenza da vampiro. Se non fosse stato per la sua brillante idea del matrimonio…. Anzi no, se non fosse stato per la sua stupida debolezza di non essere in grado di stare senza Bella…. Oppure, se non fosse mai entrato nella sua vita…. Ora Bella sarebbe viva, non sarebbe mai rimasta incinta di un vampiro, e non avrebbe mai cresciuto nel suo ventre un mostro che la dilaniava…
Mostro, pensò , perché chiamarla così? Renesmee era sua figlia, la figlia che aveva avuto insieme a Bella, una figlia che non voleva uccidere la madre, ma che l’amava soltanto. Chiamarla mostro non era la cosa giusta da fare.
-Bella? Bella mi senti, vero? Ti prego Bella, non mollare… fallo per Renesmee: voglio crescere quella bambina insieme a te… come una vera famiglia…
Cominciò a rallentare la respirazione artificiale. La speranza si era spenta definitivamente.
-Bella… fallo per me. Ti amo Bella. Non posso vivere senza di te. Ti prego non lasciarmi, ti prego…
Le sue mani smisero si pulsare il petto di Bella. I suoi occhi, prima fiduciosi e speranzosi, ora erano lo specchio della tristezza e della disperazione. Se avrebbe potuto si sarebbe messo a piangere.
-Perché..?- gemette, cadendo in ginocchio fissando gli occhi vuoti di Bella –Perché te ne sei andata? Perché?
La sua mente vagò: ricordò la prima volta che la vide, quel giorno in mensa poi alla lezione di biologia; ricordò quella volta a Port Angeles e poi alla radura, quando tutte le barriere erano cadute; ricordò la caccia con James, la paura di averla persa; ricordò di quando la lasciò e lei che venne a salvarlo dai Volturi; ricordò quella sera che le aveva chiesto si sposarlo e lei aveva accettato; ricordò infine il giorno del loro matrimonio e la loro luna di miele.
Edward strinse i pugni fino a farsi del male. –Bella…
Solo quello riusciva a dire, solo quello riusciva a pensare, solo quello riusciva a vedere. Gli sembrava come se il mondo fosse improvvisamente sparito, annullandosi completamente all’infuori di lui, della sua sofferenza e del cadavere di Bella. Non sentiva neanche più i pensieri degli altri. Si sentì vuoto, come mai gli era accaduto prima.
Era diverso da quella volta che credeva che Bella si fosse buttata dallo scoglio: questa volta era colpa sua.
-Amore mio…- gli accarezzò il viso, chiudendogli le palpebre delicatamente.
La guardò per un momento: nuda, con la schiena rotta e sporca totalmente di sangue. Una morte indegna per lei. Lei che meritava molto di più
Guardò il suo volto pallido e tirato, sporco di sangue, in confronto al suo bellissimo viso e alle sue guancie tinteggiate del suo solito rossore; osservò i suoi capelli castani incrostati di rosso, e si ricordò il loro dolce profumo; si soffermò sul suo corpo smembrato e ricoperto interamente di sangue, sorridendo al pensiero di quanto fosse goffa e impacciata; ricordò il dolce color cioccolato dei suoi occhi, ora chiusi per sempre.
Sospirò e gemette, destandosi perché non poteva piangere: Bella era morta, ora forse poteva morire anche lui. Senza di lei, non aveva più senso vivere.
Ma poi nella mente gli balenò un’immagine vivida di una piccola bambina sporca di sangue, che aveva iniziato a vivere pochi minuti fa: Renesmee.
Non poteva abbandonarla: era sua figlia, e Bella aveva dato la sua vita per lei. La amava, proprio come Carlisle amava lui: come un padre. Doveva pensare al suo futuro.
Si alzò in piedi e prese dal mobile in fondo alla stanza una telo. Aveva le mani completamente sporche di sangue, ma non fu assolutamente un problema: era il sangue di Bella, la donna che aveva amato e che ora non c’era più. Che senso aveva?
Accarezzò per l’ultima volta il viso di Bella, le diede un leggero bacio sulle labbra morte.
-Ti amo. Ti amerò sempre- e ricoprì il cadavere con il telo.
Poi andò verso le scale, scendendo al piano inferiore.
 
 
 
 
 
 
Parte terza: E ora?
 
 
Il grosso lupo se ne stava al centro del salone devastato. Era ferito, stava sanguinando, gli mancavano le forze, ma era soddisfatto. Aveva avuto la sua vendetta.
Lo scontro con la vampira bionda era stato la parte più difficile. Rosalie aveva subito protetto l’abominio, nascondendolo in un angolo della stanza e mettendosi davanti a lui, in posizione d’attacco. Più che uno scontro sulla forza fisica, era stato uno scontro tra le emozioni: la rabbia e la voglia di vendetta di Jacob, contro l’amore e l’istinto materno di Rosalie. Ma solo uno trionfò alla fine.
Jacob era riuscito a staccare la testa a morsi di Rosalie e a scaraventarla fuori dalla finestra, rompendola in mille pezzi. Poi, pezzo per pezzo aveva massacrato il suo corpo, gettando anch’esso dalla finestra. Non era morta, ma per quel momento non avrebbe dato fastidio.
Jacob ansimava ancora esuberante al ricordo di quello scontro. Ma il vero piacere fu quando si trovò faccia a faccia con il mostro.
Piano piano, con il fiato corto, si era avvicinato all’unico angolo che era rimasto intatto il salone dei Cullen, l’angolo nel quale la piccola Renesmee aveva iniziato a piangere spaventata. La pazzia e la fame di vendetta si erano impossessati del suo copro e del suo cervello, scatenandolo contro la piccola: l’aveva afferrata per la testa e gliela aveva staccata; poi l’aveva smembrata, masticando il suo fragile corpicino tra le sue enormi fauci. Aveva sentito il sapore del suo sangue in bocca, e ne aveva ricavato un immenso piacere.
Ora, con il muso ancora sporco di sangue, osservava nell’angolo i resti della bambina: pezzi di pelle, alcuni di intestino, e la sua testa intatta, inespressiva, coperta di sangue.
Sorrise. Aveva avuto quello che voleva, la sua vendetta. La vendetta nei confronti del mostro per aver ucciso Bella, la donna che amava.
E ora?, pensò.
Già, una bella domanda a cui non seppe dare una risposta. Ora che aveva avuto la sua vendetta cosa avrebbe fatto?
Tornare dal suo branco era escluso: i Cullen, quando avrebbero visto lo scempio che aveva fatto, lo avrebbero subito ucciso, e non poteva mettere in mezzo i suoi fratelli per una cosa che aveva commesso lui.
Osservò il salone devastato, con i vetri delle finestre sul pavimento, con il divano ribaltato, i mobili distrutti, i brandelli di pelle di Rosalie sparsi ovunque, e soprattutto l’angolo sporco di sangue.
Solo in quel momento si rese conto di una cosa, e una nuova domanda gli balenò in mente: che cosa aveva risolto con la morte di Renesmee?
Niente. Assolutamente niente.
Bella, la sua Bella, non era tornata indietro.
Aveva solo ucciso una piccola mezza-vampira che non centrava niente con tutto questo. Certo, era vero che era stato a causa sua che Bella era morta, ma era anche vero che Bella non aveva mai voluto abortire. Aveva sempre amato quella cosa. E quindi, la piccola Renesmee aveva avuto solo la sfortuna di essere amata da Bella. Niente di più niente di meno.
Che cazzo ho fatto?, pensò allontanandosi dall’angolo e provando disgusto per se stesso. Era diventato un mostro, un pazzo che si era lasciato guidare dalla rabbia e non era riuscito a controllarla. Uno stupido, un deficiente, un cretino.
Sputò la saliva che ancora sapeva di sangue. L’unica consolazione che aveva adesso, era quella che tanto prima o poi sarebbe stato ucciso da uno dei Cullen. Quasi sicuramente Rosalie, per averle ucciso la figlia che non avrebbe mai potuto avere, oppure Emmett , per aver fatto a pezzi la sua campagna.
Ma in cuor suo gli sarebbe piaciuto essere ucciso da Edward, l’eterno rivale, a cui aveva ucciso la figlia e fatto a pezzi la sorella.
In quel momento sentì i qualcuno che scendeva le scale. È lui, pensò, e si voltò verso le scale, affrontandolo a testa alta.
Edward era ancora terribilmente affranto dalla morte di Bella, e quando si trovò nel salone di casa sua, non si aspettava di certo quello spettacolo.
Osservò sorpreso il disastro della stanza, l’assenza di Rosalie con Renesmee, e la presenza di un enorme lupo al centro, sporco di sangue sulla bocca. Jacob.
-Jacob, che cosa è successo?- chiese, con la voce ancora provata.
Il lupo l’osservò a lungo. Poi nella sua mente iniziarono a passare le immagini della lotta e dello scempio. Vide sua sorella picchiata e fatta a pezzi. Vide sua figlia torturata e uccisa a sangue.
Rimase meravigliato di fronte a tutto ciò: come aveva fatto a non sentire niente? I pensieri di Jacob, di Rosalie, di Renemsee? Il chiasso della lotta? Il pianto della piccola?
Ma la cosa che lo colpì fu la rabbia che aveva provato Jacob. Era stata così potente da controllarlo completamente. Doveva amare molto Bella, pensò tra se e se.
Jacob osservò l’espressione di Edward: era composta, seria, ma anche sconfortata e dolorante. Non c’era alcun segno di rabbia. Eppure gli aveva fatto vedere tutto quello che aveva fatto, gli aveva fatto vedere la sorella fatta a pezzi, lo scempio in cui aveva ucciso la figlia. Perché non faceva niente.
Perché non fai niente?, fu il pensiero forte e potente di Jacob.
Edward sorrise triste. –E cosa dovrei fare secondo te?
Cazzo Edward, ho ucciso tua figlia, fatto a pezzi tua sorella! È per colpa mia se adesso sei rimasto sul serio da solo! Perché non mi attacchi? Perché non sfoghi tutta la tua rabbia su di me? Perché non mi uccidi?
I pensieri del lupo erano stati tanto forti da accelerargli il battito cardiaco.
Edward fissò Jacob negli occhi: vide solo un vivido barlume di speranza. Probabilmente il suo unico desiderio era quello di morire. Ma non lo avrebbe esaudito.
-E perché dovrei ucciderti?- gli disse con la voce piena di dolore –L’hai detto tu, ora sono sul serio solo. Che cosa otterrei con la tua morte? Semplice: la morte di un’altra persona a me cara.
Jacob rimase spiazzato: non credeva possibile che Edward potesse considerarlo in quella maniera.
-Sei sorpreso?- gli chiese Edward con un filo di amarezza –Sul serio credevi possibile che io non ti volessi un minimo di bene dopo tanto tempo?
Il lupo lo guardò senza la forza di pensare nulla.
Edward lo osservò ancora per un po’. Poi si sedette a terra, si prese la testa fra le mani e mormorò solo una domanda a cui non sapeva dare risposta.
-E ora?



   
 
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