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Autore: Duncneyforever    01/11/2015    4 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Piego la testa d'un lato, lievemente perplessa. 

- Sei davvero strano tu e lo dico io, che vengo giudicata pazza. - Sul serio, ha un atteggiamento quasi sempre positivo, a discapito del magone che gli smuove lo stomaco. Io non avrei la forza di mostrarmi allegra, se avessi così tanti grattacapo. 

- Me lo dicono in tanti, ragazzina. - Anche questa volta, non demorde. Contemplo la tranquillità dei suoi occhi azzurri, come placide acque di lago. 

Scuoto la testa, prima di sollevare da terra la valigia. 

Non capirò mai questo ragazzo, anche se il pensiero che si stia fingendo forte per me, stanotte mi ha levato il sonno. 

Usciamo dalla porta di servizio. La luce del sole riscalda il mio viso ancora assonnato, contro il pregiudizio di una Berlino sempre fredda e uggiosa. 
Il mio sguardo cade immediatamente sulla strada; non vi sono molte persone, solamente qualche passante solitario ed alcuni bottegai intenti ad aprire le serrande dei loro negozi.
Ciò che attira maggiormente la mia attenzione è, tuttavia, l'auto del signor Miller: ha un colore nero lucido ed assomiglia molto ad un " maggiolino "... Una Volkswagen Beetle! È certamente questo il modello. 

Io ho già visto quest'auto, su di una vecchia rivista sportiva. Credo, anche in un raduno d'auto d'epoca. Mai avrei immaginato che un bizzarro scherzo del destino mi avrebbe portata proprio a pochi passi da un'esemplare autenticamente nuovo. 

- Schön - mi lascio scappare, toccando la bella vernice color petrolio. 

- Ti piace? - Mi chiede la signora Miller, che fino a quel momento si era limitata a guardare il figlio. 

Annuisco distrattamente, per poi andarle vicino. 

- Grazie di tutto, signora. Spero tanto di rivederla... - faccio una breve pausa, sapendo di star mentendo - ... un giorno. - E non perché io non voglia, bensì per il forte desiderio di non rimetterci più piede in quest'epoca, una volta che avrò davanti il " mio " noceto. 

- Di nulla... per qualunque cosa, non esitare a chiederci aiuto; né a me né al mio bambino. - 

- Mutti! - Fried protesta imbarazzato, per l'ennesima volta, dopo aver sentito il nome che gli è stato attribuito. 

Entrambe addolciamo lo sguardo, come fosse la scena più tenera di questo mondo. 

- Sara, dobbiamo partire. - Mi richiama lui. 

- Arrivederci, Ilde! - Saluto, agitando la mano dal finestrino. 

- Auf Wiedersehen! - 

Ci allontaniamo con questa voce in sottofondo, pensierosi. 

Chissà, se stiamo pensando alla stessa cosa... 

- Sarò un egoista, ma tu, per me, sei un dono di Dio. - Dichiara, affermando di non esser mai ripartito per la Polonia senza essere assalito dall'angoscia. 

- Non è egoismo il tuo. Anche tu sei il mio faro. - Ammiro il paesaggio fuori dal finestrino, distratta. Ho preso una decisione molto difficile troppo affrettatamente, ne sono al corrente. Ma quale altra scelta avevo... Aspettarlo a Berlino, in balia di suo padre? 

- Anche il buio inferno sembrerà migliore, se ci sarai tu a rischiararlo. - Sussurra, concitato, concentrandosi sulla strada. 

- Sei molto dolce Fried... Sono le parole più belle che mi siano state dedicate. - 

Ed è vero, mi ha trattata con ogni riguardo, come una principessa. 

Cerco la sua mano, poggiata sul volante e la sfioro per pochi attimi, come a cercare il suo appoggio. 

Lui non risponde, eppure in quegli occhi cielo leggo molto più di quanto si possa dire.

- Perché ti mandano in Francia? Per stanare gli ebrei? - 

- Sì, principalmente per quel motivo. - Confessa, a testa bassa; - hanno bisogno di soldati per un'operazione... - 

- " Vento di primavera " - continuo io. 
Ho letto molti articoli, visto numerosi film e documentari proprio su questo argomento, perché mi aveva colpita, inspiegabilmente... Forse è proprio per questo motivo che ho iniziato a raccogliere informazioni sulla Shoah. 

- Non credevo che ne fossi a conoscenza - mi guarda con stupore, prima di domandarmi se fosse scritto anche questo nei libri di scuola. 

- Solo su alcuni. Ricordo di aver letto molto su questo argomento, per una mia curiosità. So che i gendarmi francesi esproprieranno gli ebrei della loro cittadinanza e li preleveranno dalle loro case, che saranno rivendute a basso prezzo. Verrano portati al Velodromo d'inverno, dove saranno ammassati a migliaia senza cure, cibo ed acqua. Quella povera gente verrà deportata prima in campi di transito come quello di Beaune de Roland e Drancy e successivamente in campi di concentramento nazisti, tra cui proprio Auschwitz. - 

Ricordo bene che la trovai un'indecenza, che fossero stati proprio i francesi a consegnare gli ebrei ai tedeschi. Sono stati loro a tradirli, proprio come la corona sabauda tradirà gli ebrei italiani, la stessa che aveva concesso loro il diritto di inserirsi nella nostra società, come normali cittadini.

 - Prenderanno anche i bambini. - Aggiungo, alzando di poco il tono di voce.

- Non farò mai nulla di tutto ciò, io non voglio. Non voglio fare del male a nessuno. Farò domanda presso la gendarmeria tedesca e, se tutto andrà bene, mi assicurerò solo funzioni amministrative... Te lo prometto. - 
Si può non credere a questi occhi? Ogni volta mi stupisco sempre più: come può un simile angelo vivere in un mondo così marcio? Spero che questa sua bellezza interiore, molto più rara di quella esteriore, non venga sciupata. 

- Mi fido di te. - Assevero, prima di sistemarmi meglio sul sedile anteriore. 
Osservo nuovamente il paesaggio rurale circostante: la città è a parecchi chilometri di distanza, ormai. 
Socchiudo gli occhi, ancora stanca; mi lascio ninnare dal silenzio circostante e dalle ruote che slittano sull'asfalto, addormentandomi poco a poco. 

- Sara, ci siamo quasi. - La voce del biondo riesce a svegliarmi, dopo qualche tentativo. 
Apro gli occhi, stirandomi intorpidita. 
Auto bella, sedili scomodi... è sempre così. 

- Per quanto ho dormito? - Domando, avendo smarrito la percezione del tempo. 

- Qualche ora. - Mi risponde, vago. 

- E dove siamo? - Lui mi guarda nervoso, distraendosi, ma senza staccare le mani dal volante. Per fortuna che in strada non c'è nessuno, o gli avrei già urlato di fare attenzione. 

- Oświęcim. -

 

 

  
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