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Autore: Fauna96    04/11/2015    2 recensioni
La storia di Jimmy, Gloria e Christian: tre anime inquiete che cercano di sopravvivere nel mondo, legate da un solo destino.
Dal prologo: "Jimmy si morse il labbro. Non era giusto. A nessuno importava di lui, solo perché aveva dieci anni!
Salì di corsa le scale, con gli occhi colmi di lacrime di rabbia. Che aveva fatto di male per essere trattato come un poppante? Sì, non era ancora adulto, ma non era nemmeno uno stupido moccioso!
- Jimmy -.
Sua sorella Gloria lo guardava dalla porta della camera, infagottata in un pigiama rosa. – Che è successo? -
***
Christian si asciugò le lacrime e cercò di guardare fuori dal finestrino: il quartiere industriale dove era nato e cresciuto era sparito; si accorse con stupore che stavano attraversando la strada del centro di Detroit. Ma dove erano diretti? Davanti a lui sfilavano palazzi e case di ogni forma, macchine, persone affaccendate che camminavano sui marciapiedi.
Finalmente giunsero a destinazione. Christian scese dalla macchina e osservò l’edificio che aveva davanti: somigliava a una scuola.
- Perché ci hanno portati qui? – chiese. Nessuno dei suoi fratelli rispose."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian, Gloria, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21 Guns
 
Luglio 2009
 
C’erano una volta dei bambini. Bambini forse non troppo felici, ma chi può dire di esserlo davvero? Loro vivevano quel che avevano da vivere, ci provavano se non altro, e provavano anche ad essere un poco felici. Purtroppo, i bambini non restano tali per sempre (sarebbe decisamente troppo bello) quindi anche loro crebbero, forse un po’più velocemente del solito e conobbero per bene tutto il dolore e lo sporco del mondo.
La storia potrebbe concludersi qui. Nessun lieto fine perché, siamo sinceri, quanti lieti fini avete trovato nella vita reale? Però, be’, la storia non finisce qui, perché quei bambini hanno scoperto dell’altro: un po’ di amicizia e di amore, non abbastanza per bilanciare il resto, ovvio, ma abbastanza per condividere con qualcuno quelle brutture. Dunque, la storia che all’inizio era sembrata tanto triste non lo è davvero, non così tanto. Non si possono promettere lieti fini perché quelle vite sono tutte vere, ma ci si accontenta.
Ora, gran parte di quei bambini era schierata di fronte a una città di fumo e acciaio, una città mangiatrice di cuori e sogni. Alcuni erano agitati, altri no. Alcuni sarebbero morti, altri no. E loro lo sapevano, anzi, temevano di morire tutti. E non era paura, in realtà, perché sarebbero rimasti insieme: nessuno da piangere, nessuna tomba su cui portare i fiori, tanto non sarebbe rimasto nessuno.
Oh, dolce oblio. La cura di tutti i mali, dimenticare un volto, un nome che brucia troppo la carne. Dimenticare non è così semplice come dicono, ma non è nemmeno così difficile come appare a chi si attacca alla bottiglia. Succede, ecco tutto, senza un perché o un percome, e questo Jimmy poteva assolutamente confermarlo. Poteva anche confermare che si avverte la mancanza di qualcosa o qualcuno quando non ce l’abbiamo più e altre stronzate del genere. Chissà perché gli venivano in mente appena prima della sua possibile morte e non gli veniva in mente quel fottutissimo nome. Ah, come amava il senso dell’umorismo della vita. Come l’aver appena ritrovato la sua sorellina e rischiare di perderla qualche ora dopo: sia che morisse lui sia che morisse lei, si sarebbero nuovamente lasciati e allora il senso di quegli anni passati separati, se mai ci fosse stato, si sarebbe completamente perso.
Oppure, potevano sopravvivere entrambi; però sarebbe potuto morire Christian e, se a lui non importava granché, il cuore di sua sorella si sarebbe sbriciolato e questo non poteva permetterlo.
L’unica soluzione sensata era prendere entrambi, infilarli in un bunker o qualcosa del genere e gettare via la chiave. Ecco: tutti felici, a parte i due piccioncini... ma vaffanculo, insomma, stava salvando loro la vita. Sennonché lui non era il genere di fratello maggiore capace di fare così: amava troppo Gloria, non ce l’avrebbe mai fatta a imporle qualcosa contro la sua volontà, men che meno usando le maniere forti. Erano sue le scelte, avrebbe deciso lei se combattere e vivere per qualcosa in cui credeva. E soprattutto, le augurava con tutta l’anima di trovare quel qualcosa per cui vivere e morire. Lui credeva di averlo trovato, ed era già qualcosa.
Si chiese come sarebbe stato morire. Non aveva paura della morte, ma nemmeno la cercava con avidità come poteva fare qualche anno prima. Non si poteva esattamente definire tranquillo, ma non era agitato. Per una volta nella vita, non lo era affatto.
Non lo era nemmeno quando ruppero le fila e si gettarono all’assalto della città. Non ne aveva motivo: la sua famiglia, tutta la sua famiglia, era lì con lui.
 

Pare sciocco, forse, ma Christian stava provando una paura folle di morire, cosa che nemmeno lui si sapeva spiegare. Non aveva paura del momento prima del trapasso, perché, per doloroso che fosse, lui aveva una certa confidenza con la sofferenza fisica; tantomeno temeva l’aldilà: sempre ammesso che ci fosse, non ricordava di aver arrecato particolari offese a Dio, a parte qualche bestemmia, a suo avviso giustificata. Allora, perché si trovava così terrorizzato ai margini del campo di battaglia?
Lo sguardo gli cadde su Gloria, come sempre al suo fianco. Ovvio. Non c’era nemmeno da domandarselo, era sempre Gloria la risposta alle sue preoccupazioni e paure, nel bene e nel male.
Aveva paura di perderla. Perché se fosse morto e lei fosse sopravvissuta l’avrebbe persa comunque. Era un egoista, lo sapeva benissimo, ma Gloria era una delle poche cose belle che gli fossero mai capitate e aveva tutte le intenzioni di tenersela stretta. Almeno per un po’: l’eternità, sfortunatamente, non apparteneva ancora a nessuno.
Avrebbe combattuto in nome di quel futuro che sentiva sottratto da anni; un futuro in cui lui e Gloria avrebbero potuto vivere in tranquillità, o quasi.
Gli avevano piazzato tra le mani una sbarra di ferro e attaccato alla cintura qualche granata. Si chiese quanto sarebbe potuto durare uno come lui, che a malapena sapeva usare il coltello per tagliare la carne. Senza dimenticare la sua adorabile compagna di vita, che poteva intervenire in qualsiasi momento e lasciarlo rantolante per terra, in preda al dolore.
Improvvisamente i suoi pensieri subirono un brusco arresto e lui si ritrovò parte di una marmaglia che gridava e si gettava contro la città, contro il nemico. Non sapeva perché stesse facendo anche lui lo stesso, quando avrebbe preferito afferrare Gloria, spostarsi e lasciar combattere gli altri, che non avevano nulla da perdere. Un istante dopo, si vergognò di quel pensiero. Non era un vigliacco, non lo era affatto, e non era nemmeno un moccioso incapace di prendere decisioni senza pentirsene.
Era in ballo e doveva ballare. Voleva ballare, aveva deciso di ballare. E fanculo il resto.
 

Gloria perse immediatamente di vista sia Jimmy che Christian. Un minuto prima erano accanto a lei, quello dopo stavano assaltando tutti insieme la città e loro non c’erano più.
Gloria non era mai stata paurosa né dipendente da alcuno, tuttavia il trovarsi improvvisamente sola in mezzo a facce perlopiù sconosciute la mandò nel panico. Forse era la troppa adrenalina che rombava insieme al sangue nelle orecchie, forse il tutto che era troppo. Lei non aveva mai combattuto in vita sua: sapeva giusto menare le mani, come un bulletto di periferia. E poi... quella domanda che le aveva posto Jimmy, sul combattere e morire per qualcosa: lei, una riposta, non ce l’aveva mica. Credeva di averla, insomma, non era la stessa cosa?
No, non lo era, e lo stava scoprendo ora, terribilmente sola eppure circondata da tanta gente. Perché un conto era combattere con l’idea di dare la vita, un altro lasciarci le penne sul serio: dubitava di essere pronta a fare qualcosa del genere. Morire.
Il pensiero di diventare niente più che un pezzo di carne freddo, immobile, incapace di parlare, ridere, baciare era... era disumano. Così come lo era immaginare tutti coloro che la circondavano, compresi quei soldati che si buttavano su di loro, cadaveri.
Gloria gridò, ma il suo grido non si sentì neppure nel clamore in cui era immersa. Gridava ancora quando qualcuno con addosso un’uniforme si avventò su di lei. Il corpo reagì al posto suo: lo schivò, le dita si chiusero intorno all’impugnatura del coltellaccio che fece mulinare davanti a sé; il movimento disegnò una stria di sangue lungo il petto del soldato. Gloria si gettò in avanti e piantò la lama nel torace, i palmi e i polsi che si tingevano di cremisi e il respiro affannoso. Poi incrociò lo sguardo con quello del soldato che si afflosciava a terra: i suoi occhi erano chiari, dilatati dalla paura e dal dolore e terribilmente giovani. Gloria annaspò, incapace di sottrarsi a quel viso che poteva avere la sua stessa età. Le morì praticamente tra le braccia, senza dire una parola e lei rimase lì, senza sapere se premeva le dita sul suo petto per arginare la ferita o per dargli il colpo di grazia. Quel ragazzo non voleva morire, gliel’aveva letto negli occhi, eppure era morto. Fosse stato più veloce, sarebbe stato vivo, e lei morta.
Jimmy l’aveva avvertita. Jimmy le aveva detto che doveva essere pronta a morire. E visto che non lo era, aveva ucciso un altro.
Si tirò in piedi, tremante. E’ la guerra, si disse. E’ la guerra. E tu devi uscire viva di qui, tornare da Christian e Jimmy e rimettere tutto a posto. Ecco quel che devi fare.
Le mani ormai erano impregnate di sangue. Che importava quante altre gocce vi sarebbero cadute?
 

Giunse al limitare della città che la battaglia era già iniziata. Ritardataria, come sempre, ma per una buona causa stavolta: aveva portato i rinforzi.
Gary e Jimmy non ce l’avrebbero mai fatta, da soli. Le venne quasi da sorridere pensando agli occhi azzurri di Jimmy, sempre colmi di sarcasmo, scetticismo, disillusione. Le avevano detto che era diventato un abile leader, uno di quelli per cui dare la vita. Voleva sapere se era vero. Voleva rivederlo.
 
 


Ormai avete capito che io e la puntualità non andiamo proprio d’accordo, persino quando mancano due soli capitoli alla fine (eh già). Ringrazio come sempre voi tutti punkettoni pazienti e in particolari i recensori SweetRevengeMCR e ele29na. Vi voglio benissimo; voglio benissimo anche ai Giorno Verde che forse il prossimo anno sono in tour. (E ditemi che avete capito di chi è l'ultimo POV. Se no mi faccio pena davvero)
  
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