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Autore: BebaTaylor    05/11/2015    2 recensioni
"Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci.
E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi.
E in più... il Nerd sta suonando la chitarra. Alle nove del mattino. Di domenica. Dio, lo ucciderei spaccandogli la chitarra in testa.
Lancio via i cuscini, mi alzo e vado verso la porta finestra, guardando quella di fronte, quella della stanza del Nerd. Faccio scorrere la porta finestra e percorro a grandi passi la breve distanza che ci separa.
«Vuoi smetterla?» sbraito battendo il pugno sul vetro, «Te la ficco nel cu-»
La porta finestra si apre.
«Sì?»
E questo è il Nerd brufoloso? Oh. Mio. Dio.
«Piantala di suonare.» dico, puntando lo sguardo sul suo viso, «Io vorrei deprimermi in pace e tu, con la tua musichetta allegra, me lo impedisci.»
«Tu devi essere Lindsay.» dice lui. «Io sono Ryan.»
«E chi se ne frega?» sbraito.
«Bel pigiama.»
Che cosa? Che cosa?"
***
"Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Straight Through
My Heart

Quattordici
Love Like Stars
*** close your eyes and stay whit me ***



Guardo Lindsay che dorme sdraiata sul fianco sinistro, in posizione fetale, la mano sinistra sotto la testa, la destra stretta a pugno e vicino alla bocca; le ginocchia piegate. Ancora un po' e se le ritroverà in bocca.
La sfioro, dalla spalla al fianco.
Lei strizza gli occhi, sbadiglia e li apre piano, «Che ore sono?» domanda.
«Le quattro.» rispondo, «Dormi, è presto.» mormoro e le bacio la fronte.
«Tu sei sveglio.» borbotta.
«Ti guardavo dormire.» sorrido.
Lindsay chiude un attimo gli occhi e li riapre, fissandomi, «Maniaco.» dice e sorride.
Io la stringo a me e inspiro il suo profumo, «Perché non mi hai detto nulla?» le chiedo.
Lei sbadiglia, «Ryan... ma ti pare l'ora?» dice, «È presto.» si lamenta, sbadiglia e chiude gli occhi. Sto per chiamarla per vedere se è ancora sveglia quando lei apre gli occhi e mi fissa, «Perché non volevo soffrire.» soffia, «Anche se non sembra sono stata male sul serio per colpa di quel cretino imbecille.»
Le bacio la fronte, «Non ti farò soffrire.» mormoro.
«E tu?» chiede.
Inspiro piano e mi sistemo meglio, «Bhe... ecco...» borbotto, «Perché tu sei bella ricca intelligente e sai fare un sacco di cose e pensavo di non valere nulla al tuo confronto.» dico senza prendere fiato. Il fatto che lo pensi ancora è meglio che non glielo dica...
Lindsay chiude gli occhi, sospira, li apre e mi guarda, «Sei uno stupido.» sbotta, «Come puoi solo pensarla una cosa del genere?» dice, «Ti darei una sberla ma ho ancora sonno.» borbotta e io sorrido e le bacio le labbra.
«Dormi.» sussurro.
«Lo farei, ma tu mi fai domande troppe impegnative per le quattro del mattino.» mormora chiudendo gli occhi e accoccolandosi contro il mio petto.
«Già che sei sveglia...» dico a bassa voce «Non è che potremmo...» mormoro, «Non i pizzicotti.» mi lamento e le sposto la mano con la quale mi ha pizzicato sulla pancia, «Linds, mi verrà un livido.»
«Così impari.» replica, «Se non mi fai dormire te ne do un altro.» borbotta.
Sorrido e le bacio i capelli, «Okay.» soffio contro la sua fronte e inspiro il suo profumo, chiudo gli occhi e mi impongo di riaddormentarmi quando sento Cam scoppiare a piangere, guardo Lindsay ma lei si è già riaddormentata, oppure fa finta. Io rimango immobile, pronto a saltare fuori dal letto e ficcarmi dentro l'armadio se mai dovesse entrare Greg.
Però non succede, il pianto del bambino smette piano piano e torna tutto silenzioso.
E io non ho più sonno. 

*-*-*

Apro la porta della mia stanza e per poco non urlo quando vedo Greg, «Che c'è?» gracchio.
«Ryan è qui?»
«No.» mento. In realtà è in bagno e spero che abbia sentito tutto e che non esca da lì, «È a casa sua.» dico, «Perché?» chiedo.
Greg mi fissa, probabilmente cercando di capire se stia dicendo la verità o meno, «La colazione è pronta.» risponde, fa un passo oltre la soglia e gira la testa verso la porta del bagno, «Ryan, hai sentito?» esclama, «Se non sei giù fra due minuti non mangi.» aggiunge.
Oh, merda.
«Ma lui non è qui.» dico e spingo mio fratello fuori dalla mia stanza e chiudo la porta, «Adesso lo vado a chiamare.»
«Guarda che non me la fai.» esclama Greg e si dirige verso le scale, «Sono più grande di te e ho più esperienza...»
Butto lì un “Sì” o un “Hai ragione” mentre mio fratello blatera, quando inizia a scendere le scale torno nella mia stanza e vado nel bagno.
«Come ha fatto?» pigola Ryan, «Appena l'ho sentito ho smesso di fare qualsiasi cosa.» dice.
Alzo le spalle, «Probabilmente avrà voluto provarci.» dico, «Hai fatto?» chiedo e lui annuisce, «Andiamo che ho fame.»
Usciamo dal bagno, dalla mia stanza, scendiamo le scale esterne e rientriamo dal soggiorno.
«Perché vedi, Lindsay, io sono più grande e certe cose le so. Puoi farla sotto al naso a mamma e papà, ma non a me. Non pensare di fregarmi in questa maniera un'altra volta, okay?»
Mio fratello smette di blaterare, sospira e rimane fermo ai piedi della scala, «Hai capito?» chiede.
Brenda esce dal bagno con in braccio Cam, «Con chi parli?» gli chiede.
«Con Lindsay.» risponde lui e si gira, apre la bocca quando non mi vede, «Ma... dov'è?» borbotta.
«Sono qui.» esclamo trattenendo una risata, «Parlavi solo te, così sono andata a chiamare Ryan, che era nella dependance, e siamo entrati dalla porta finestra.» dico. Bhe, almeno un qualcosa di vero c'è!
Greg sbuffa e mi guarda, «E io ho parlato da solo come un cretino?» sbotta.
«Non è colpa mia se non te ne sei accorto.» dico e mi dirigo verso la cucina.
«Speriamo che ci creda.» sussurra Ryan mentre ci sediamo.
«Ma sì.» rispondo a bassa voce e mi siedo.
«Comunque lo so che ha dormito da te.» borbotta mio fratello versandosi del caffè in una tazza, «L'ho sentito entrare! Io ho il sonno leggero.»
Rido, «Sonno leggero? Tu?» dico, «Ma se russi appena ti sdrai!» esclamo, «Avevo la porta socchiusa e ti ho sentito.»
Mio fratello avvampa mentre Cam cerca di infilarsi in bocca un'intera fetta di pane tostato, «Ma l'ho sentito.» dice.
«Oh, su, piantala.» ride mamma, «Come se tu non avessi mai fatto una cosa del genere.» dice, «E comunque Lindsay è grande.»
Io sorrido e ringrazio mamma per il piatto con il bacon, prendo un paio di fette di pane e aspetto che Ryan mi riempia il bicchiere con il succo d'arancia.
«Ah, Greg, ti ricordi quella volta che mi hai fatto da baby-sitter?» chiedo, «Sai quella volta che per poco non mi sono tagliata un dito perché tu eri troppo impegnato a sbaciucchiare la tizia con cui stavi invece di badare a me?»
Greg smette di mangiare e mi fissa, «Quando finirai di tirare fuori questa storia?» chiede.
«Quando tu smetterai di fare l'isterico.» sorrido e mio fratello sbuffa, borbotta un “okay” poco convito e beve il suo caffè.
«Quando è successo?» chiede Ryan.
«Quando avevo undici anni.» rispondo, «Lui,» indico mio fratello «ne aveva sedici ed era un pessimo baby-sitter.» sorrido.
Ryan ride, «Oh, poverina.» mi dice, «Almeno la tizia era bella?» domanda a Greg che rimane qualche secondo a osservarlo, perplesso.
«Sì.» risponde Greg dopo aver bevuto un sorso di caffè, «Era carina.» dice, «Era una cheerleader.»
«Le cheerleader sono le migliori.» esclama Ryan e io sto per insultarlo quando mi accorgo che è un complimento visto che ero anche io una cheerleader.

***

La giornata passa tranquilla, fra una corsa dietro a Cam che vuole arrampicarsi ovunque, e fra una visita e l'altra di mio fratello nella mia stanza, per accertarsi che stia bene e che non mi serva nulla.
Pensa che sia scema? Ho capito che lo fa solo per disturbare me e Ryan. E comunque se Greg pensa che mi metta a farlo con tutti i miei familiari svegli è veramente scemo.
«Pensi che entrerà un'altra volta?» domanda Ryan dopo l'ennesima visita di Greg
«Ah, non ne ho idea.» rispondo, «Se lo farà spero sia solo per dirci che la cena è pronta.» sorrido e lo bacio sulle labbra.
«Uh, speriamo di sì.» mormora lui abbracciandomi e attirandomi contro il suo corpo, «Anche perché dovrebbe essersi stancato nel fare le scale...» continua e mi bacia sotto l'orecchio.
«Lo spero.» borbotto sistemandomi meglio contro di lui, poso la testa sul suo torace e lascio che giochi con i miei capelli.
«Ma i regali?» chiede Ryan dopo qualche minuto, «Sotto l'albero non c'è nulla...»
«Li mettiamo dopo che Cam è andato a letto.» rispondo, «Altrimenti li apre subito.» dico, «Domani mattina sarà un vero delirio.» borbotto mi alzo un pochino e lo fisso, «Perché, mi hai comprato il regalo?» chiedo.
Ryan arrossisce appena e distoglie lo sguardo, «Bhe... sì.» risponde, «Tu?»
Sorrido e mi rimetto come prima, «Certo.» rispondo, «Mi pare ovvio.»
Rimaniamo in silenzio per e un po' e intanto penso ai regali chiusi nella cabina armadio: sono un bel po' e dovrò fare almeno un paio di viaggi per portarli giù tutti quanti.
E sperare che Greg non s'incazzi per tutti i regali che ho preso a Cam. Mi sono fatta prendere la mano e forse ho esagerato...
«Comunque potevi dirmi che hai la vasca idromassaggio.» esclama Ryan accarezzandomi il braccio.
«Non è importante.» replico.
Lui mi sfiora la spalla, «Ma io non ce l'ho.» borbotta con un finto broncio.
«E dillo ai miei.» rido, «Io che centro?»
Ryan sorride e mi sfiora le labbra con due dita, «Tu c'entri che me la devi far provare.»
Rido, «Bhe... vai.» esclamo.
«Ma io volevo farlo con te.» mormora al mio orecchio, «Noi due, qualche candela, soffice schiuma profumata...»
«E Greg che bussa all'impazzata.» rido e lo bacio.
Ryan sbuffa, «Sei una guastafeste.» borbotta, «E io che volevo fare il romantico...»
Mi stringo a lui e gli bacio il collo, «Lo so.» soffio contro il suo collo, «Basta aspettare.» dico e rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
«Allora... che regalo mi hai preso?»
Guardo Ryan, «Non te lo dico.» rispondo.
«E dai!» esclama, «Voglio saperlo!» borbotta.
«Aspetti domani mattina.» esclamo e alzo la testa per osservarlo, «Come tutti.» sorrido.
Lui fa un piccolo broncio, «Sono curioso.» dice, «Dai, dimmelo.» esclama, «Per favore!»
«Fai i capricci peggio di Cam.» rido e lo bacio sulle labbra, «Aspetti domani mattina.» dico.
Lui sbuffa, «Ma uffa.» borbotta, «Sono curioso.» ripete.
«Tieniti la curiosità.» rido.
Ryan fa una smorfia, «Sei cattiva.» dice.
«E tu fai il bambino.»
«Sono curioso!»
«Aspetti.»
«Cattiva.»
«Ti amo.» mormoro.
Ryan sorride, «Anche io.» sussurra prima di baciarmi e, quando infila le mani sotto al mio maglioncino, qualcuno bussa alla porta.
Sospiro e mi scosto da Ryan, «Che c'è?» chiedo a voce alta.
«Dieci minuti e la cena è pronta.» risponde Brenda.
«Arriviamo.» dico e guardo Ryan, lo bacio velocemente sulle labbra e mi alzo dal letto.
«E che palle.» borbotta lui mettendosi seduto.
«Almeno non era Greg» ribatto infilandomi un paio di ballerine nere.
Ryan sbuffa, «Già.» dice, «Sembra un cane da guardia!»
«Gli passerà.» esclamo e vado a lavarmi le mani.
Esco dal bagno e trovo Ryan davanti alla cabina armadio che è aperta, «Che fai?»
Ryan si allontana di scatto e mi fissa, «Io... niente.» dice e mente.
«Stavi cercando i regali!» rido e chiudo la porta, «Sei un bambino cattivo.» lo prendo in giro.»
Lui ficca le mani nelle tasche e mi guarda, «Non cercavo i regali.» dice, «Proprio no.» borbotta, «E comunque non ci sono.»
Rido, «Oh, sì, ci sono.» dico, «Sono nascosti.» sorrido.
Ryan mi fissa, «Non li ho visti.» mugugna, «Dove sono?» borbotta e poi entra in bagno.
Dove sono i regali? Bhe, evidentemente ha guardato solo sugli scaffali e non ha aperto le antine...
Quando entriamo nella sala da pranzo troviamo mio fratello e Cam, seduti ai solito posti. Il mio nipotino agita le sue posate di plastica, le fa sbattere l'una contro l'altra e le picchia sul ripiano del seggiolone, «Zia!» trilla quando mi vede e io gli bacio la testa prima di sedermi.
Mio fratello ci fissa, anzi, guarda solo Ryan che evita di fissarlo, neppure per sbaglio.
Ryan, il macho della situazione, è messo in soggezione da mio fratello! Questa sarà una cosa divertente da raccontare agli altri! Soprattutto a Svetlana che conosce Greg.
«Stai bene?» domanda mio fratello fissando Greg, «Sembri pallido...»
Ryan deglutisce, fissa la tavola apparecchiata e poi Greg, «Sì.» risponde, «Tutto okay.»
Io mi limito a sospirare e alzare gli occhi al cielo, mi chiedo quando Greg la pianterà di fare il fratello protettivo visto che non lo ha mai fatto. Insomma, quando il padre di Svetlana ha saputo che sono stata tradita ha detto che poteva andare da lui e mettergli paura, mentre Greg si è limitato a un “Mi dispiace”, quindi non vedo perché debba iniziare proprio adesso!
Finalmente arrivano i miei e Brenda con la cena così possiamo iniziare a mangiare e forse 'sta cosa finirà.
Forse.

«No!» esclama Cam e corre verso l'albero di Natale. «Qui!» dice e sbatte i piedini.
«Andiamo.» dice Brenda, «È ora della nanna.»
Cam arriccia le labbra, «No!» grida e cerca di prendere una pallina dall'albero e ci riesce, staccando una sfera rossa e oro. Con il suo bottino stretto al petto inizia a correre per il salotto, mentre mio fratello gli dice di fermarsi senza però alzare il culo dal divano. I miei genitori ridono e dicono che Cam è proprio carino.
Non è carino, è una peste sovreccitata!
Brenda passa alle maniere forti visto che le richieste, i per favore e le urla non servono a nulla: afferra il bambino, gli prende la palla e la posa sul ripiano più vicino. «Adesso andiamo a nanna.» esclama.
«No!» strilla il mio nipotino, «Io qui!» esclama agitando i piedi e scoppia a piangere, «Mamma.» piagnucola ma Brenda non si fa incantare e lo porta di sopra.
«È una vera peste.» sospira Greg.
«Bhe, se qualcuno rimane con il culo incollato al divano...» esclamo, Greg sbuffa e incrocia le braccia al petto.
«Lo sai che se ci mettiamo a inseguirlo tutti quanti lui pensa che sia un gioco e si agita ancora di più.» dice.
Io alzo gli occhi al cielo e guardo Ryan, che ha il viso rivolto verso l'alto. «Cam starà bene.» mormoro, «È solo agitato dai troppi dolcetti.» dico prendo la mia tazza di cioccolata calda, ormai è tiepida, e ne bevo metà.
Ryan mi sorride, «Lo so.» dice, «È che strilla come un aquilotto... da dove la tira fuori tutta quella voce?»
«Non è sempre così.» interviene Greg, «Di solito è calmo...»
A me non sembra, però lo vedo talmente poco...
«Ah, okay.» commenta Ryan e mi sfiora la mano, io lo guardo, gli sorrido e sento Greg che si schiarisce la voce.
Rompiscatole!
In ogni caso dopo una mezz'ora Brenda scende, «Dorme.» annuncia, così possiamo iniziare a sistemare i regali sotto l'albero.
Così mi alzo e vado al piano di sopra e Ryan mi segue. «Che fai?» gli chiedo quando si siede sul letto.
«Aspetto il mio regalo.» risponde con un sorriso.
«Tanto lo apri domani mattina.» gli dico aprendo la cabina armadio, apro la prima anta a sinistra e prendo la prima borsa con i regali, «Tu non vai a prendere il mio regalo?» gli chiedo.
Lui ride, «Il mio regalo è dentro lì, vero?» chiede indicando la borsa ai miei piedi.
«No.» mento, lui non può vedermi perché gli do le spalle, prendo un'altra borsa, più grossa dell'altra e un paio di grosse scatole.
Greg mi ucciderà, lo so.
«Ma sei ancora qui?» rido, «Ryan... non vai a prendere il mio regalo?» chiedo.
Lui ride, «Uffa, sei cattiva.» dice, «Okay, vado.» esclama, si alza in piedi, mi bacia la fronte ed esce dalla porta finestra.
Per prima cosa porto giù la borsa più piccola e una delle scatole e spero di non ammazzarmi scendendo le scale.
«Non saranno tutti per Cameron, vero?» domanda Greg.
«No.» rispondo sistemando la scatola sotto l'albero, «Ci sono anche i vostri.» dico.
Greg sospira, scuote la testa, «Speriamo.» borbotta.
Presto lo spazio sotto all'albero si riempe di regali e io torno di sopra mentre Ryan rientra nella mia stanza con una borsa di stoffa in una mano e un grosso regalo incartato nell'altra. «È per me?» chiedo indicando il pacco nella sua mano sinistra.
«No.» esclama lui e io faccio una smorfia mentre prendo il resto della roba, «Aspetti domani mattina.» mi prende in giro.
«Cattivo.» borbotto cercando di non far cadere nulla.
«Sei curiosa.» ride lui.
Io lo ignoro ed esco dalla stanza, «Potresti darmi una mano.» esclamo quando arrivo alle scale, «Maleducato.» borbotto.
Ryan ride, «Basta che chiedi.» dice, mi porge la borsetta e prende la scatola.
«Ah, grazie.» borbotto e inizio a scendere le scale. Ma quanta roba ho comprato? Pesa un casino.
Quando siamo in salotto ignoro i borbottii di mio fratello e noto che i regali si sono moltiplicati. Afferro la mia scatola e do a Ryan la borsa. «Lì c'è il mio regalo, vero?» chiedo indicando il sacchetto che Ryan si ostina a non voler posare, «Ho indovinato!» esclamo, «Dai, dimmi cos'è!»
Lui scuote la testa e sistema i regali sotto all'albero, «No, Lindsay.» dice, «Non fare la curiosa e aspetta domani.» ride.
«Uffa.» borbotto, «Cattivo.»
«Lindsay, non fare i capricci,» dice Greg «mi basta Cam.»
Io sbuffo e sistemo i regali, cercando di avvicinarmi al mio regalo ma Ryan lo spinge sotto l'albero, «Non fare i capricci.» mormora al mio orecchio.
Io sorrido mentre Greg sbuffa.
Finiamo di sistemare i regali e beviamo un'altra cioccolata, ci salutiamo e ognuno va nella propria stanza, tranne Ryan che rimane nella mia stanza.
Sbadigliando apro la porta del bagno, entro e fisso la vasca, torno indietro e guardo Ryan seduto sul mio letto che si sta togliendo le scarpe. «Che ne diresti di farci un bagno?» domando.
Lui mi fissa, la bocca aperta, «Eh?»
Ridacchio e controllo che la porta della mia stanza sia chiusa, «Vasca idromassaggio.» gli dico, «Niente candele, però.» sorrido.
Le labbra di Ryan si piegano in un sorriso, «Uh, mi piacerebbe.» dice levandosi la maglietta verde a maniche lunghe.
Ritorno in bagno e inizio a riempire la vasca, verso un po' di bagno schiuma e poi mi accorgo che la vescica mi sta scoppiando, chiudo la porta e mi tolgo i pantaloni.
Cinque minuti dopo vado a vedere dov'è Ryan. Nella mia stanza non c'è, la porta finestra è aperta e riesco a vedere Ryan che traffica in camera sua.
«Che fai?» chiedo.
«Sono andato a prendere il cambio.» risponde lui, «E a lavarmi i denti.» dice.
I denti? Oops.
Fuggo in bagno e li lavo velocemente.
Ryan ride entrando nella stanza, «Sei schizzata via.» dice.
Io mi sciacquo la bocca, sputo nel lavandino e do una pulita, «Me ne ero dimenticata.» borbotto asciugandomi il viso. Sistemo l'asciugamani e, quando mi volto, per poco non vado a sbattere contro Ryan, «Volevi farmi cadere?» domando alzando il viso e guardandolo.
Lui mi sorride, un sorriso dolce che mi fa sorride a mia volta. «Forse sì, forse no.» risponde.
«Stupido.» borbotto e faccio per allontanarmi ma Ryan mi abbraccia e mi bacia i capelli, «Devo controllare l'acqua.» mormoro e lui mi lascia andare. Afferro una pinza per capelli e li sistemo sopra la testa mentre mi avvicino alla vasca, «È pronta.» dico voltandomi verso Ryan... completamente nudo. Distolgo lo sguardo e fisso la schiuma.
«Sei diventata rossa!» esclama lui, «Linds...» ride.
«Shh!» dico, «Non attirare l'attenzione.» borbotto e mi spoglio, rimanendo in biancheria intima, ancora seduta sul bordo della vasca.
Ryan si avvicina e mi posa una mano sulle spalle. Ma come fa? Dio, è completamente nudo e si comporta come se non lo fosse! «Tocca a te.» dice, poi la sua mano scende sulla mia schiena, arriva alla spallina del reggiseno e lo slaccia. Con una sola mano. Getta l'indumento verso la cesta dei panni sporchi e fa centro.
«Uhm, sì.» borbotto e mi alzo in piedi, tolgo anche l'ultima cosa che mi copre e la butto per terra.
Ryan ride ancora, «Sei adorabile quando sei in imbarazzo.» soffia nel mio orecchio ed entra nella vasca, mi porge la mano e mi aiuta a scavalcare.
«Grazie.» sorrido e mi siedo, le gambe rannicchiate. Ryan è seduto comodamente, con le gambe piegate e le braccia sulle ginocchia e mi fissa, la testa piegata di lato mentre imposto il programma “Relax”.
«Non stai scomoda?» mi chiede e indica le mie ginocchia piegate.
«Un po'.» rispondo e con attenzione mi sposto fra le sue gambe, stando attenta a non schiacciargli parti vitali. Sospiro e reclino la testa, posandola sulla sua spalla sinistra.
«Così va meglio.» mormora al mio orecchio, mi abbraccia e posa le mani sulla mia pancia. Io sorrido e sto per posare le mani sulle sue ginocchia ma lui allunga le gambe, «Fregata.» soffia contro il mio collo prima di baciarlo.
«Cattivo.» borbotto.
Lui ride e mi bacia ancora, sfiorandomi con le dita la pelle attorno all'ombelico, chiudo gli occhi e mi rilasso. Questo sì che è una cosa piacevole e rilassante, dopo le settimane passate. «Dovresti farti la barba.» mormoro aprendo gli occhi, «Graffia.»
«No.» dice lui, «E poi non mi sembrava che ieri sera di desse fastidio mentre stavo con la faccia fra...»
Lo zittisco posandogli due dita sulle labbra, «Sì, sì, ho capito.» borbotto.
«Fra le tue cosce.» ride Ryan nel mio orecchio e sfiora il lobo con le labbra, «Sei diventata rossa.» dice.
Io sbuffo e chiudo gli occhi, godendomi le sue coccole, dopo una manciata di minuti apro gli occhi e fisso la mensolina di vetro a una trentina di centimetri da me. Sopra ci sono alcuni bagnoschiuma, palle da bagno — di quelle che fanno un sacco di schiuma — chiuse nella loro scatola semi trasparente, uno shampoo e la spugna. Allungo il braccio e prendo quest'ultima e anche un bagnoschiuma. Immergo la spugna nell'acqua e la strizzo, sentendo lo sguardo di Ryan su di me. Metto qualche goccia di bagnoschiuma su ogni lato della spugna — quello morbido è bianco, quello ruvido è azzurro — e la ributto nell'acqua. La strizzo di nuovo e mi giro verso Ryan, gli passo la spugna.
«Che dovrei farci?» chiede.
Sorrido, «Lavarmi la schiena.» rispondo, «Mi pare ovvio.» aggiungo e mi metto in ginocchio, sento Ryan sbuffare per poi ridere, borbottare un “Okay.” e poi inizia a lavarmi la schiena, facendo movimenti circolari. Oh, sì. Adesso si ragiona.
«Uhm... ti piace.» mormora Ryan quando gemo, «Sembri una gattina che fa le fusa.»
«È piacevole.» sussurro, «Molto.» dico e sospiro quando Ryan finisce. Torno al mio posto, soddisfatta e rilassata. «Grazie.» dico baciandolo sotto la linea della mandibola.
«E io?» dice lui, la spugna ancora in mano, «Anche la mia schiena ne ha bisogno.»
Ridacchio e mi sposto, gli prendo la spugna, «Dai, girati.» dico, «Piano, non far uscire l'acqua.»
Lui annuisce e si volta, piano; si mette in ginocchio. I miei occhi sono fissi sulle sue scapole. Bagno la spugna e inizio a lavarlo. «Un po' più forte.» esclama, «Non sono delicato come te, Linds.»
Ah, sì? Giro la spugna e inizio a sfregare con la parte ruvida, «Adesso?» chiedo.
«Adesso esageri.» borbotta, «Ahi! Mi stai scorticando!» si lamenta.
Gli bacio la schiena e volto la spugna, «Tu hai chiesto un po' più forte.» gli ricordo e passo con delicatezza la spugna.
«Così va meglio.» dice, «Scommetto che mi hai graffiato.» dice.
Gli guardo la schiena, «Nah.» esclamo, «Non hai neppure un graffietto.»
«Sarà meglio.» borbotta e lo sento rilassarsi ancora di più. Dopo qualche minuto si gira e mi guarda, mi prende la spugna e la lascia cadere in acqua.
Lo guardo e fisso la cicatrice, la sfioro con un dito e sorrido a Ryan prima di baciarlo. Lui scivola al suo posto e scommetto che dell'acqua è uscita. Mi sistemo fra le sue gambe, in ginocchio e non smetto di baciarlo.
Ryan mi bacia il collo, sfiorandomi la schiena scendendo sempre più in basso. Potrei dirgli che non è il caso di farlo qui dentro, potrei anche dirgli che non l'ho mai fatto in questa vasca idromassaggio ma appena lui mi sfiora i fianchi, per poi salire sul seno... bhe, è già tanto se so da che parte sono girata.

«Auguri.»
Per poco non urlo e mi giro mentre infilo la maglia del pigiama, «Cazzo, Ryan.» ansimo, «Mi hai fatto venire un colpo.» dico, «Ma ti pare il modo?»
Lui ride, «È mezzanotte e venti, quindi è Natale.» replica sedendosi sul mio letto.
«Ah.» faccio, «Auguri.» dico, «Ma mi hai spaventato.» borbotto sedendomi, lui mi abbraccia e mi bacia la testa.
«Scusa.» mormora e sbadiglia, «Pensavo che mi avessi sentito.» dice.
«No.» ammetto e sbadiglio, mi accoccolo contro di lui e chiudo gli occhi.
«Dormiamo.» sussurra Ryan scostando le coperte, «O facciamo altro, se non sei stanca.» aggiunge guardandomi e sollevando il sopracciglio destro, «No, Linds.» aggiunge prendendomi la mano con la quale lo volevo pizzicare, «I pizzicotti no.»
Io non replico e mi infilo sotto le coperte. Dio, quanto vorrei raccontare tutto a Svetlana! Per fortuna che arriva fra due giorni.
Ryan scivola accanto a me, sistema le coperte sopra io nostri corpi e mi bacia la fronte prima di prendermi per mano. Mi sistemo contro di lui e chiudo gli occhi, stanca, rilassata e soddisfatta.
«Buona notte.» mormora Ryan.
«'notte.» biascico.

*-*-*

Perché devo svegliarmi alle quattro del mattino? Avrò dormito tre ore scarse! Forse perché Lindsay sta occupando buona parte del letto, visto che dorme praticamente in diagonale, lasciandomi un minuscolo spazio.
Mi alzo, anche perché devo andare al cesso. Mentre mi lavo le mani fisso lo specchio e la vasca che vi si riflette. Non credevo che Linds prendesse sul serio quello che le avevo detto sull'idromassaggio, non pensavo che fosse lei a proporlo dopo quello che mi aveva detto. E così in fretta.
E non pensavo neppure che avremmo fatto l'amore lì dentro. Anzi, ero convinto che Linds non lo avesse mai fatto in un idromassaggio!
Appena esco dal bagno sento dei rumori fuori dalla porta della camera, come dei piccoli urletti, delle parole che non capisco. Apro piano la porta e un esserino alto una novantina di centimetri mi travolge.
«Zia! Regali!» trilla Cameron avvicinandosi al letto.
«Non svegliarla.» dico prendendolo in braccio, «È presto.» continuo ed esco dalla camera.
«Regali! Regali! Regali!» continua a ripetere il piccolo e, quando siamo vicino alle scale si contorce, «Giù.» dice e inizia a scalciare, colpendomi.
«È presto.» ripeto, «Dormono tutti.»
Lui mi fissa mentre avanziamo nella semi oscurità, «Regali.» dice, «Miei.» mormora e spero che non scoppi a piangere.
Una volta davanti alla stanza di Greg e Brenda noto la porta semi aperta e mi chiedo cosa devo fare. Spingerci dentro Cam, chiudere la porta e tornare da Lindsay?
Oppure far capire che sono qui e sperare che non si svegli Greg? Certe volte mi fa paura, sembra che non voglia che io tocchi o sfiori solamente Lindsay. Se sapesse...
«E tu?»
Fisso Brenda e sospiro di sollievo. «Vuole i regali.» mormoro.
Brenda prende il bambino dalle mie braccia, «Birbantello.» dice e gli bacia la testa mentre lui continua a ripetere “Regali!”, «Ti ha svegliato?» chiede, «Greg dovrebbe saperlo che non deve lasciare la porta socchiusa, altrimenti Cam scappa.»
«No.» rispondo, «Ero già sveglio.» dico, «Ehm... io vado.» borbotto. Brenda mi ringrazia e io torno da Lindsay.
«Che ore sono?» biascica lei mentre m'infilo sotto le coperte. Ha cambiato posizione: adesso è tutta rannicchiata su se stessa.
«Le quattro e qualcosa.» rispondo, le bacio la tempia, «Dormi.»
«Okay.» mormora lei e il l'abbraccio, godendomi il calore del suo corpo contro il mio, i capelli che mi sfiorano il viso e il suo profumo.
E mentre la stringo ancora di più a me, mentre premo il mio torace contro la sua schiena mi rendo conto che questo è e sarà il Natale più bello della mia vita.
Perché ho Lindsay e il resto non conta.

***

Rientro in camera di Lindsay, passando ovviamente per la porta finestra, «Sono in bagno!» esclama lei.
«Va bene.» dico e mi siedo sul letto, fissando lo schermo del cellulare e la marea di notifiche di Twitter. È da almeno tre giorni che non entro.
“Buon Natale!” scrivo e allego la foto di un minuscolo alberello che mi ha dato la mamma di Lindsay all'inizio del mese: è alto una cinquantina di centimetri, il vaso è oro e rosso, un nastro argento lo decora. L'abete — finto, ovviamente — e ricoperto di lucine e palline oro, rosso e argento. Prima, mentre ero da me per lavarmi i denti e controllare che fosse tutto okay, mi sono scattato una foto davanti al piccolo Albero di Natale.
Invio il tutto e resto in attesa.
«Hai inviato la foto?» chiedo a Lindsay quando esce dal bagno, bellissima nel suo vestito verde scuro, le gambe messe in risalto dalle calze di un tono più scuro del colore del vestito. Lei mi fissa, come se non sapesse di cosa sto parlando. «La foto, quella che abbiamo fatto con gli altri, l'ultima volta che siamo andati alla casa discografica...» le ricordo.
«Ah, quella dove avete io cappellini di Babbo Natale in testa e sembrate cinque scemi?» chiede, «Lo faccio adesso.» dice ma, prima che possa fare qualcosa, la porta della stanza si spalanca e Cam entra dentro. Tutto nudo.
«Regali!» trilla saltellando, «Zia!» prende per mano Lindsay, «Giù.»
«Prima devi vestirti.» dice lei e lo prende per mano, «Non si va in giro nudi.»
«No!» strilla Cameron, «Voglio i regali!» dice e sfugge dalla presa di Linds e corre fuori dalla stanza.
Lascio il telefono sul letto e lo inseguo insieme a Lindsay. Il bambino se ne sta aggrappato al cancelletto delle scale e continua a gridare che vuole i regali.
«Vai a chiamare Brenda.» ordina Lindsay e io lo faccio mentre lei cerca di staccare il bambino dalle sbarre, il che è molto complicato, perché appena stacca una manina lui stringe di nuovo la sbarra.
Brenda esce dal bagno, la faccia e le spalle della maglia che indossa completamente zuppe d'acqua. «Che è successo?» chiedo.
«Mio figlio è posseduto.» risponde lei alzando gli occhi al cielo e torniamo da Lindsay.
«Su, ecco.» sta dicendo, «Adesso dammi anche l'altra mano...»
Cam le dà sì la mano, però in faccia, sul naso, «No! Regali!» torna a strillare aggrappandosi al cancelletto.
Linds, sorpresa, si porta le mani sul viso e si copre il naso, «Mi hai fatto male.» pigola, «Cattivo.» borbotta ma Cam non l'ascolta e urla quando Brenda lo afferra.
«Fammi vedere.» dico a Lindsay inginocchiandomi accanto, lei toglie le mani dal naso, «Non è niente.» sorrido.
«Mi verrà il livido, lo so.» geme.
«Che succede?» chiede Greg, salendo le scale.
«Succede che tuo figlio è non vuole saperne di vestirsi e che ha colpito Linds in faccia.» risponde Brenda cercando di staccare le mani di Cam dalle sbarre.
Greg ci guarda, uno alla volta e, quando posa lo sguardo su me e Lindsay, sospira, «Hai bisogno di una mano?» chiede.
«Secondo te?» borbotta Brenda e riesce a prendere in braccio Cameron.
Ci spostiamo da lì e Greg, apre il cancelletto, lo richiude e si allontana con la moglie e il figlio, che adesso piange. 
«Cavolo, mi ha preso in pieno.» si lamenta Linds mentre torniamo nella sua stanza.
«Non è nulla.» dico, «È solo la botta.»
Lei mi lancia un'occhiataccia, «Mi verrà un livido.» replica sedendosi sul letto, «Come le spiego?»
«Dì la verità.» scrollo le spalle.
«Mio nipote che è alto novanta centimetri mi ha dato un ceffone perché non voleva vestirsi?» replica.
Io sorrido e l'abbraccio, «Ti crederanno.» dico, «I bambini sono imprevedibili.» continuo. Lei sbuffa ma smette di lamentarsi mentre le bacio i capelli. «Sei bellissima.» mormoro baciandole la testa.
Lei sorride, «Davvero?» chiede, «Grazie.»
Sto per baciarla quando sua madre esclama che la colazione è pronta.
«Scendiamo.» dice e prende il cellulare.
«Invii la foto?» chiedo e lei annuisce. Scendiamo le scale ed entriamo nella sala da pranzo, tutta addobbata, con piatti di pancakes, waffle e brioches distribuite sul tavolo, insieme a caraffe di succo di frutta, caffè e latte.
Poco dopo arrivano anche gli altri, Brenda si è cambiata, Cameron è vestito e sembra si sia calmato, anche se il faccino è ancora rosso.
Finalmente possiamo iniziare a fare colazione e... cavolo, questi waffles sono una cosa paradisiaca. Dopo chiedo la ricetta alla signora Mars. Anche se sono quasi nove mesi che vivo qui, anche se do del “tu” ai genitori di Lindsay non riesco a chiamarli per nome.
Proprio non mi riesce.
In ogni caso la colazione procede benissimo, anche se Cam continua a strillare che vuole i regali e la maggior parte del cibo che ha preso è sparso sulla sua faccia e sul bavaglino invece di essere nel suo stomaco. Quando finiamo, Greg toglie il bambino dal seggiolone e lo posa per terra quello sgambetta via, correndo verso il salotto, ridendo.
Noi lo seguiamo e lo fissiamo mentre passa da un regalo all'altro, tutto eccitato.
Non so come, ma mi intenerisco. Forse è perché non mi ricordo di essere mai stato così felice in un giorno come questo, dove tutti sono felici, allegri e sorridenti.

Cam afferra un pacchetto blu e lo stringe al petto, «Mio!» esclama, il faccino ancora sporco di waffles e cioccolato.
Io mi siedo accanto a lui, sotto all'albero, «Fammi vedere.» dico e riesco a prendere il pacchetto. È per papà, da parte di Greg. «Dallo al nonno.» dico e porgo il pacchetto al bambino che sorride e si allontana.
«Tuo.» dice a mio padre, posandogli il regalo sulle ginocchia, torna verso di me, e si fionda sulla scatola più grande di tutte. Uno dei miei regali.
Strappa la carta e strilla di pura gioia quando vede l'immagine sulla scatola di cartone. «Treno.» dice, «Mio!» si aggrappa alla scatola, felice.
«Lindsay... non dirmi che è il trenino di legno.» esclama Greg.
Io non lo guardo mentre rispondo: «È il trenino.»
Greg inspira, «E non dirmi che è quello da cinquanta pezzi.» sbotta.
Mi fisso le unghie, come glielo dico che sono un pochino di più? Che è cinque volte tanto? «È da duecentocinquanta.» borbotto.
«Duecent...» geme mio fratello, «Oh, Linds.» dice, «Riempirà la casa di pezzi di legno!» si lamenta.
Io guardo mio nipote, che saltella su posto, le manine posate sulla scatola. È felice, il suo corpo è attraversato da scariche di pura e semplice felicità. «Ma guardalo.» dico, «Guarda com'è felice!» sorrido.
Greg fa una smorfia, poi le sue labbra si piegano in un sorriso, «Hai ragione.» ammette, «Però il supplemento per i bagagli lo paghi te.»
Io mi limito ad annuire, mi aspettavo una cosa del genere. L'ora successiva è fatta di regali scartati, di Cam che li distribuisce, dei suoi urletti di gioia — urletti che superano il limite dei decibel consentiti, ne sono sicura — fino a quando sotto l'albero non rimangono due regali: il mio e quello di Ryan. Afferro la scatola e la do a Cam, «Dalla a Ryan.» sorrido e il bambino sgambetta verso di lui, «Tieni.» dice e quasi gliela lancia.
Ryan sorride e prende la scatola, scartandola piano e spalanca gli occhi quando si accorge di cosa si tratta. È una radio sveglia a forma di chitarra, sulla cui cassa, nel punto più largo, c'è il display LCD. 
«Legge anche gli mp3.» dico, come se lui non potesse leggerlo sulla scatola.
«È bellissima.» mormora Ryan rigirando la scatola fra le mani. Lo so che si sta chiedendo se l'abbia comprata nello stesso negozio dove abbiamo preso il regalo per Jake. E la risposta è una sola: sì.
«Cam, prendi quello.» dico al mio nipotino indicando l'ultimo pacco rimasto. Il bambino striscia sotto l'albero, il sederino all'aria e ritorna da me.
«Tieni.» dice e quasi mi sbatte in faccia il pacchetto. Speriamo che non ci sia nulla di fragile, qua dentro.
Tocco la carta lucida e sento qualcosa di morbido ma non troppo, quindi non è un vestito, tocco quelli che mi sembrano manici e sorrido: è una borsa! La tiro fuori e la sollevo, osservandola. È verde chiaro, grande e semplice. La apro e strillo quando vedo il portafogli e la pochette coordinate. Poi fisso ancora dentro la borsa, guardando il pacchetto blu e dall'adesivo riconosco la gioielleria del centro commerciale. Mi blocco e inspiro, infilo portafogli e pochette nella borsa e la chiudo.
«Grazie.» dico a Ryan e gli bacio le guance, «Lo apro dopo.» gli sussurro.
«Di niente.» dice lui, «Sono felice che ti piaccia.» mi sorride, un sorriso così bello, così luminoso... vorrei baciarlo ma mi trattengo, anche perché Cam mi sta tirando la gonna, e urla che vuole giocare con il trenino.
Mamma dice che prima bisogna sistemare e Cam inizia a dare una mano: raccoglie tutti i fiocchi, i nastri, le coccarde, le sparge sul tavolino davanti al divano e annuncia che sono suoi.
Così prendo in mano tutti i regali e, insieme a Ryan, torno nella mia stanza; mentre chiudo la porta sento Greg dire a Cam di aspettare un attimo, che “La zia torna giù subito”.
Lascio i regali sul letto e mi siedo, prendo la borsa di Ryan e la apro, prendo la scatoletta della gioielleria e la scarto, trattengo il fiato mentre alzo il coperchio. È bellissimo.
Un bracciale in argento, con la chiusura a fiore e diversi charms. «È stupendo.» mormoro.
«Ti piace?» domanda Ryan e mi accorgo che lo sta chiedendo sul serio.
Sorrido e lo abbraccio, lasciando la scatoletta in grembo, «Sì.» dico, «È stupendo.» gli bacio una guancia, «Grazie.» aggiungo. Sto per prenderlo quando mi viene in mente una cosa. «Adesso non posso metterlo,» gemo «altrimenti Cam mi strappa tutti i charms.»
«Non importa.» dice Ryan sfiorandomi la schiena, «Lo metti un'altra volta.» esclama, «Magari dopo domani.» dice e io annuisco.
Certo, è una buona idea. Solo come glielo spiego a Svetlana che Ryan mi ha regalato un bracciale senza far trapelare nulla?
Quella è un segugio!
«Vado di là.» dice Ryan e mi bacia una guancia. Io annuisco e mi alzo, inizio a sistemare il casino che c'è sul mio letto.

Sono seduta a gambe incrociate sul tappeto e sto cercando di costruire il percorso del trenino, quello più piccolo, secondo quanto dice il libretto distruzioni. Non è una roba complicata, bisogna solo incastrare i pezzi, solo che con un bambino di due anni e qualche mese che si diverte a scombinare tutto non è proprio semplice. Io metto un pezzo di rotaia, ne prendo un altro e Cam ha scombinato il tutto.
Dopo quella che mi pare un'eternità, in cui nessuno si è degnato di aiutarmi, o chiedere se avessi bisogno di una mano, finalmente compongo la pista. È semplice, a forma di “otto” e, dove binari si incrociano, c'è un ponte, dove sotto passa l'altro binario. Prendo la locomotiva, ci aggancio un paio di vagoni e inizio a spingerla. «Devi fare così.» dico a Cam, «Hai capito?» chiedo mentre spingo il trenino sopra il piccolo ponte.
Lui, non mi risponde ma cerca di ribaltare l'ultimo vagoncino. «No.» dico, «Non così.» continuo, «Ecco, spingilo tu.»
Cam ride e inizia a giocare, così io monto un altro trenino e lo metto sulla grossa curva, in attesa che Cam si decida a far partire il trenino. Però il mio nipotino ha un'altra idea: spinge indietro il suo trenino che si scontra con il mio. «Cam!» esclamo, «Non così!»
Lui ride e spinge il trenino in avanti, lo fa passare sotto al ponte, lo fa uscire dall'altra parte e lo fa salire sul ponte. E lì lo lascia andare. Anche se il dislivello è minimo, il trenino prende velocità, e si scontra con l'ultimo vagone del mio trenino, che si ribalta, uscendo dai binari.
Inspiro piano e fisso mio nipote, che ride, felice, come se non avesse appena fatto deragliare due treni.
«Cam! Non si fa così!» lo sgrido, ma lui mi ignora e ride.
Mi giro verso mio fratello, seduto sul divano. «Io non c'entro.» dice mostrandomi i palmi delle mani.
«Ha appena deragliato due treni.» gli faccio notare, «Digli qualcosa!»
«Qualcosa.» ridacchia lui e io sbuffo, domandandomi se per caso abbia già iniziato a darci dentro con l'aperitivo. Perché, se è così, lo voglio pure io.
Ryan appare dal nulla con due bicchieri pieni di un liquido rossastro fra le mani. E me ne porge uno, lo sorseggio, sentendo un sapore aspro e dolce sulla lingua. Sembra che sia arancia rosso o forse pompelmo rosa e amarena, oltre a del vino bianco e secco. Uno degli esperimenti di mio padre, suppongo. In ogni caso è buono. 
Mentre lo bevo, con Ryan accanto a me, guardo il piccolo Cameron che gioca a fare il piccolo attentatore: si diverte un mondo a far scontrare i due trenini, e ride ogni volta che cozzano fra loro. Per fortuna sono resistenti, altrimenti sarebbero già rotti. 
Ryan mi dà in mano il suo bicchiere e si sporge verso Cam. «È più divertente se non li fai scontrare.» dice e muove uno dei trenini, facendogli seguire il percorso. «Ecco, così.» continua, «È più divertente.» sorride.
Sorseggio ancora il mio aperitivo, rimanendo quasi incantata nel guardare Cameron che fissa con gli occhioni sgranati Ryan. Gli presta attenzione, lo ascolta e, cosa ancora più assurda, fa quello che gli dice. Sbuffo. 
«Hai visto?» gongola Ryan guardandomi. «Mi ascolta.» dice e riprende in mano il bicchiere.
«Già.» borbotto, «Vedo.» dico. Ryan ride e mi sfiora un ginocchio.
«Ryan, gioca con me, gioca con me!»
Ci voltiamo tutti verso Cameron, sorpresi. È una delle poche frasi di senso compiuto lunga più di tre parole che dice. Una delle poche frasi in cui si capiscono bene tutte le parole.
«Oddio.» commenta Brenda.
Ryan sorride e muove il trenino, buttando un ciuf-ciuf qua e là, mentre Cameron batte le manine, entusiasta. Io guardo Greg, che se ne sta seduto sul divano, la bocca aperta e l'espressione da pesce lesso, «Chiudi la bocca, altrimenti entrano le mosche!» gli dico ridendo.
Lui la chiude, si stropiccia il viso con le mani e sospira, «Ryan lo ha fatto parlare.» borbotta, «Lo ha fatto parlare.» mugugna, la faccia contrariata. Lo so che è tutta scena, che è orgoglioso di Cameron che parla bene e non distrugge nulla.
Lo sono io, che sono “solo” la zia, come non potrebbe esserlo lui, che è il padre? Basta guardarlo in faccia per capire che è orgoglio del suo piccolo ometto.
Guardo Ryan, che sorride, felice, seduto su un tappeto per bambini, di quelli che hanno stampati sopra a caratteri enormi le lettere dell'alfabeto e i numeri, mentre spinge un trenino di legno, che si diverte, forse più di Cameron. E mi rendo conto di essere stata così felice, nella mia vita, poche altre volte: quando mi è arrivata la lettera della Columbia, quella che diceva “Siamo lieti di informarLa che è stata ammessa...”, o come quando sono entrata nella mia stanza nel dormitorio del college e ho visto Svetlana che sistemava le sue scarpe, quando mi ha detto “Ciao! Belle scarpe! Io sono Svetlana, andiamo a berci un caffè?” e lì ho capito che sarebbe stata la mia migliore amica. O come quando è nato Cameron e l'ho preso in braccio per la prima volta.
Sono felice e basta.

***

«Credo che potrei rotolare.» gemo sdraiandomi sul mio letto, «Ancora una briciola e il mio stomaco scoppia.» annuncio.
Ryan ride e si siede accanto a me, le gambe distese e la schiena appoggiata alla testiera del letto, «Tua madre ha preparato il pranzo per un esercito.» dice.
Io faccio un respiro profondo e prendo la mano destra di Ryan, ne sfioro il dorso e le dita.
Poi il mio cellulare vibra, così lascio la mano di Ryan e mi giro per prenderlo dal comodino, dove l'avevo lasciato a caricare. È incredibile come mi dimentichi anche di una cosa così semplice come controllare il livello della batteria quando sono con Ryan.
Sblocco lo schermo e fisso il widget delle notifiche. «Merda.» mormoro fissando i numeretti bianchi dentro i cerchi rossi. Twitter, Facebook, Instagram, messaggi... tutti i numeri sono a tre cifre.
«Uh.» commenta Ryan, «Sono un bel po'.» dice.
Io lo guardo, «Sono tante.» sospiro e inizio a controllare. Per prima cosa Instagram, dove ho postato la foto del gruppo, quella in cui hanno in testa i cappelli di Babbo Natale e sembrano cinque scemi. Cinque adorabili scemi. Poi passo a Twitter, dove ho condiviso la foto. Metto nei preferiti alcuni tweets, invio un messaggio in cui ringrazio tutti. Passo al mio profilo personale, dove faccio la stessa cosa.
Con un gemito mi sposto su Facebook ma, per fortuna, la maggior parte delle notifiche mi avverte che sono stata taggata in un post. Anche qui ringrazio. Ed ora gli SMS.
C'è quello della compagnia telefonica, che mi augura buone feste, quello del dentista, che fa la stessa cosa. E poi... «Melanie!?» strillo, «Quanti cazzo...» gemo mentre sfioro i centinai di SMS che mi ha inviato da stamattina alle dieci.
“Perché non mi risponde?”
“Ryan dov'è?”
“Digli di rispondermi!”
“Perché non mi rispondi?”
“Cosa fa? Sta bene?”
“QUELLO STRONZO DI CHRIS MI HA BLOCCATO SU TWITTER!!!”
“Dove sei?”
“Cosa fa Ryan? Sta bene? Perché non mi risponde?”
“Perché Aaron non mi parla :(?”
“RISPONDIMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

No, questa è matta. Completamente. Centodue SMS. Centodue fottuti messaggi di testo. Non le sono cadute le dita? Però, aspetta. Che cosa? Torno indietro di circa cinquanta messaggi — tanto dicono le stesse cose tutti quanti —, «Chris ha bloccato Melanie.» dico.
«Eh?» esclama Ryan, «Cosa?»chiede e io gli mostro lo schermo, «Ma quanti messaggi ti ha mandato?» domanda e io sbuffo. «Bhe, Aaron non le parla perché è stufo di sentirla lamentarsi.» legge, «Credo.»
Io sbuffo ancora, “Buon Natale anche a te. E non rompermi i coglioni, grazie.” le invio e rimetto il cellulare sul comodino con uno sbadiglio.
«Sonno?»
Guardo Ryan, «Mangiato troppo.» rispondo e poso la testa sul suo torace, cerco una posizione comoda e chiudo gli occhi. Mi accorgo di avere freddo, così recupero il plaid ai piedi del letto, lo spiego e copro me e Ryan.
«E se avessi caldo?» dice lui.
«Insensibile.» borbotto chiudendo gli occhi. Lui ride, mi sfiora i capelli e mi dice di riposare.

Mi rigiro nel letto e per poco non cado. Dov'è Ryan? Ma, soprattutto, che ore sono? Apro gli occhi e fisso la sveglia, che mi dice che sono le sei e cinque del pomeriggio.
Con uno sbadiglio mi siedo e con un altro mi alzo. Dopo essere passata per il bagno mi fiondo in cucina, dove mamma sta cucinando. Ancora.
«Cos'è?» domando mentre mi verso del caffè in una tazza.
«Brodo di carne.» risponde lei e io apro il frigo, alla ricerca del latte.
«Bene.» dico, verso il latte nel caffè, ci aggiungo lo zucchero e vado in salotto. Mi siedo accanto al tappeto, dove Cam, Greg e Ryan stanno giocando. Si comportano come se avessero tutti due anni. Uomini.
«Papà? Brenda?» chiedo e sorseggio il caffè.
«Papà è nello studio, Brenda sta smacchiando la sua camicetta perché qualcuno,» Greg guarda Cameron, «le ha versato il succo di uva addosso.»
Io rido e mi appoggio con la schiena alla parete di marmo o granito o quello che è del caminetto. Per quanto cerchi di sforzarmi non ricordo una sola volta in cui l'abbiamo acceso. Distendo le gambe con un sospiro, con il piede sfioro la coscia di Ryan. «Potevi svegliarmi.» gli dico.
Lui smette di giocare con il trenino — e solo ora mi accorgo che la pista è più grande — e mi guarda, «Ma se quando ti ho detto che dovevo andare a pisc...» dice «al bagno,» si corregge guardando Cam «tu mi hai detto che avevi sonno, ti sei girata dall'altra parte e hai continuato a dormire!»
Io sbuffo e poso la tazza sul gradino di marmo bianco del caminetto, spero che non lasci l'alone, altrimenti mi tocca pulire. «Uhm, okay.» dico. «Cam... non dai un bacio alla zia?»
Il mio nipotino mi guarda, il trenino in mano, «No.» risponde e torna a giocare.
Grazie tante, eh.
E pensare che prima non voleva che pranzassimo perché voleva giocare e dopo non voleva dormire perché voleva giocare. Con me. Adesso mi ignora.
Così bevo il caffè, guardando cam che ride e gioca, mio fratello che ha abbandonato la sua aria da “uomo d'affari sempre impegnato” che gioca, fisso Ryan che si diverte come un matto e sorrido. «Se vuoi lo regalo anche a te.» dico toccando con il piede la coscia di Ryan.
«Cosa?» chiede lui voltandosi appena.
«Il trenino.» rispondo e mando giù un altro sorso di caffè.
Sul suo viso appare un'espressione confusa, «Perché?» chiede.
Rido, «Perché ti stai divertendo più tu che Cam.» rispondo.
Ryan fa una smorfia, sbuffa e guarda il trenino, fermo su un binario morto della stazione, guarda me e borbotta qualcosa che non capisco.
«Cosa?» chiedo. Forse mi sbaglierò, ma mi sembra che abbia detto che gli piace.
«Mi piace.» dice, «Ecco, sì.» annuisce, «Mi piace.» ripete senza guardarmi. E io mi chiedo se ce lo abbia mai avuto un trenino, di plastica o di legno non importa, quando era piccolo. Perché sì, io lo ho avuto e anche Greg.
E lui? Glielo hanno mai regalato?
E, ancora una volta mi sorprendo, perché la risposta è una sola ed è talmente ovvia che è da stupidi averci solo pensato.
La risposta è no.

***

Seduta sul letto, in attesa che Ryan esca dal bagno, fisso la porta della cabina armadio, dove, nascosti in uno degli armadi, ci sono due pacchi. Due regali che ho preso quando ero convinta che andasse tutto bene, prima che Ryan mi facesse uscire di testa con il suo stupido comportamento da maschio imbecille. Sono lì, per lui e dovrei darglieli.
Così mi alzo, mi trascino lì dentro e recupero quello più leggero, anche se leggero non è, e lo poso sul letto. Mentre sto spostando l'altro pacco Ryan esce dal bagno.
«Ma che...» dice, «Linds?» mi chiama.
«Uffa,» sbuffo, «hai rovinato la sorpresa.» mi lamento.
«Che sorpresa?» dice lui, «Sono... sono per me?» chiede e si siede sul letto, accanto al grande pacco rettangolare.
«Sì.» rispondo, «Sono per te.» aggiungo, «Spero ti piaccia.» mormoro e improvvisamente non sono sicura che gli piaccia. E se avesse cambiato gusti?
Lui toglie la carta natalizia che ricopre la scatola, fissa il cartone marrone, strappa il nastro adesivo. I suoi occhi azzurri si spalancano quando riconosce la custodia di una chitarra.
«Linds...» mormora e solleva il coperchio, la bocca aperta dallo stupore quando riconosce ciò che c'è dentro. «È una Stratocaster.» ansima, «Linds... ti sarà costata un occhio della testa.» continua e la solleva, piano, come se fosse fatta di cristallo.
«Neanche tanto.» mento. Perché, fra quella, l'amplificatore, accessori vari, spese doganali, il cambio sterlina-dollaro, le spese postali... ho pagato quasi ventimila dollari.
Ryan si rigira la chitarra elettrica fra le mani e rimane sorpreso quando guarda la parte posteriore. «Linds...» mormora e mi guarda mentre io mi siedo sul letto, vicino ai cuscini, «Al mio imbecille preferito. Con affetto, L.» legge. «L'hai fatta incidere?» strilla, «Linds, solo questo ti sarà costato un casino!»
«Shh!» faccio, «Svegli Cam!» dico, «Allora... ti piace?» chiedo, ancora insicura.
Lui rimette la chitarra nella custodia e mi raggiunge, «Sì.» dice, «La proverei subito.»
«Se lo fai Greg te la spacca in testa.» dico prima di baciarlo.
Lui ride e si sposta verso l'altro pacco, ancora a metà stra fra la cabina e il letto. Lo apre, «Certo che non ti sei fatta mancare niente.» sorride, afferra una scatola tonda di plastica e torna da me prima di aprirne il coperchio. Fissa i plettri di svariati colori e sorride ancora prima di baciarmi la guancia, «Grazie.» dice, poi i suoi occhi si fermano su coperchio della scatola, sul marchio stampato all'interno di esso, «Lon... Londra?» strilla e io gli metto una mano sul viso.
«Non urlare.» gli dico. «Ti piace sul serio?» mormoro.
Lui sorride e annuisce, mi sfiora le guance con il dorso della mano, avvicina il suo viso al suo, «Sì.» soffia, «Ti amo.» mormora e rimaniamo così, i visi vicini. Poi si scosta, «Sistemiamo e andiamo a dormire.» dice, anche se poi fa tutto lui: sia la Stratocaster che l'altro scatolone finiscono nella cabina, la carta ancora per terra. «Domani le porto di là.»
Io annuisco e mi infilo sotto le coperte, aspetto che Ryan mi raggiunga e mi accoccolo contro di lui, la testa sul suo torace, le mie mani che si posano su di lui, il suo profumo che mi invade il naso.
«Buona notte.» sussurra Ryan sfiorandomi i capelli.
«Buona notte.» mormoro.
Buon Natale a me.



Scusate il ritardo ma prima ero bloccata in un punto e non riuscivo ad andare avanti, poi mi è venuta un'idea per una one shot e ho dovuto scriverla (ma non è ancora finita -.-), poi ero senza soldi per ricaricare il cellulare e non ho potuto postare.
E scusatemi perché sono logorroica e ho scritto un casino così anche questo capitolo è diviso in due, insomma, questo è di 8000 parole e passa e se ci avessi aggiunto anche il resto avrebbe superato le 15000.
Credo che la storia si allungherà di un altro capitolo.
In ogni caso: grazie a chi legge/commenta/mette la storia in una delle liste. Siete davvero carinissimi!
Il titolo è una delle mie canzoni preferite di Ben Montague.
Per quanto riguarda la Fender Stratocaster... alcuni modelli costano un botto, tipo sulle 10000 euro. Quindi, aggiungendo acessori/dogana/cambio/spese postali credo si arrivi ai 20000 senza problemi.
Grazie ancora

   
 
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