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Autore: Sognatrice_2000    05/11/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se quella sera all'Haido City Hotel Conan non riuscisse a salvare Ai da Pisco,e Gin scoprisse il suo segreto?
La giovane scienziata sarà costretta a tornare a lavorare per l'organizzazione,per mettere al sicuro i suoi amici,ma proprio quando Shinichi la verrà a liberare,ella scoprirà che non vuole andarsene.Qualcosa dentro di lei è cambiato,i suoi sentimenti sono mutati. Shiho si ritroverà a vivere una lunga lotta interiore,combattuta tra ciò che è giusto e i suoi personali desideri,scoprendo un sentimento nuovo dentro di sè.Riuscirà l'amore a trionfare per la coppia più bella e misteriosa del manga?
Dedicato alla fantastica scrittrice Aya Brea,che mi ha fatto sognare ed emozionare con la sua magnifica fanfiction ''Mia cara Sherry''.
Un bacione e grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno la storia!
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17: La mia eterna speranza non potrà mai svanire "Ai, muoviti!!"La vocetta allegra di Ayumi rimbombò nelle sue orecchie, ma non se la prese. L'entusiamo che le trasmetteva le faceva dmenticare, almeno per un istante, i ricordi dolorosi che le affollavano il cuore. "Sbrigati, o faremo tardi! La maestra arriverà tra poco." Stavano percorrendo insieme la strada per la scuola elementare Teitan, ognuno con il proprio zainetto colorato in spalla. "Chissà se oggi ci sarà l'interrogazione. Ai, tu non sei preoccupata? Hai ripassato la tabellina del due?" Ai trattenne a stento un sorriso intenerito. Com'era dolce e ingenua quella bambina. Quanto avrebbe voluto essere come lei. Ancora se esteriormente era una bambina dal nome di Ai Haibara, dentro era ancora Shiho Miyano. Era troppo cresciuta per poter fingere di essere una bambina, ma le piaceva avere quel corpo, quella vita. In un certo senso, era come tornare indietronel tempo. E non rimpiangeva di rivivere momenti di cui era stata privata in passato. Certo, avrebbe dovuto fingersi sorpresae interessata alle novità che avrebbe incontrato lungo la crescita, ma non le dispiaceva. Era come rivivere le scene di un film già visto, ma era un film dalla trama che le piaceva. "Perchè oggi non vieni da me? Così potremmo ripassare insieme."Ai aveva deciso. Doveva almeno provare ad essere più cordiale e a far scivolare via la tristezza e la malinconia che ormai era diventata parte di lei, plasmandone l'espressione e i tratti del viso. Ayumi, dapprima stupita, si affrettò a rispondere con un sorriso luminoso più del sole. Non avrebbe mai creduto di essere trattata con tanta cordialità da Ai. Forse il suo sogno, quello di essere migliori amiche a tutti gli effetti, si stava finalmente realizzando. "Certo! Ma sei sicura che il dottor Agasa sarà d'accordo? Non vorrei disturbare." Ai sorrise, mettendo una mano sulla spalla della bambina. "Non ti preoccupare. Anzi, se vuoi, può venire anche Genta. Sono certa che il dottore gli offrirà una buonissima merenda." "Davvero?"Ayumi, al settimo cielo, abbracciò Ai. "Grazie, grazie!"Ai, dapprima rigida, si sciolse in un sorriso e ricambiò piano la stretta. Quanto affetto provava per lei quella piccola. Non se lo meritava, lo sapeva, ma era stata senza affetto per troppo tempo e non era affatto dispiaciuta. "Aspetta, vado a dirlo a Genta. Torno subito!" Intenerita, Ai la osservò saltellare con entusiasmo verso i due bambini davanti a loro, che stavano discutendo di una partita di calcio. Da quando non c'era più Conan, Ayumi guardava Genta con occhi diversi. Certo, era il sentimento ingenuo di due bambini, ma in futuro avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più profondo, perchè no. Ai aveva fatto apposta ad invitare Genta, per far felice Ayumi, e aveva notato premurosamente, come una madre, che le guance della piccola erano diventate deliziosamente rosse. Era felice per lei. Persa in queste riflessioni, non si accorse che Mistuhiko le si era affiancato in silenzio. "Senti, Ai, stavo pensando..." Udendo il suo tono nervoso, Ai si girò leggermente stupita. "Ecco, pensavo... che ne dici se oggi andiamo al cinema? E' appena uscito il nuovo film di Kamen Yaiba, e mi sarebbe piaciuto tanto vederlo insieme a te." "Mi dispiace, oggi non posso. Ma domani verrei volentieri." Mistuhiko, che non si aspettava una simile risposta, sentì il cuore improvvisamente più leggero. "Allora vengo io a prenderti dal dottor Agasa?" "Va bene." I sentimenti così spontanei di quei bambini non smettevano mai di infonderle il coraggio di andare avanti. Nonostante tutto, poteva dire che era felice. Adesso era tutto perfetto, o quasi: viveva ancora nel magico mondo delle fiabe, anche se aveva perso la sua ingenuità da un pezzo. Ma non le dispiaceva assaporare di nuovo l'infanzia. Sorrise, sapendo cosa la aspettava più tardi. Dopo le lezioni, sarebbero andati tutti davanti all'armadietto di Genta, per vederese c'erano nuovi casi da risolvere prima di andare a casa. Anche senza Conan, la squadra continuava a risolvere casi, e il nuovo leader era Mistuhiko. Ai doveva ammettere che un po' le mancava il moccioso occhialuto, anche se poteva vedere spesso il giovane detective liceale. Shinichi veniva di frequente a trovarla dal dottor Agasa. Già, il dottore. Quell'anziano bonario che l'aveva aiutata tanto e che continuava a trattarla con affetto, nonostante tutto. Per lei era come un secondo padre, e per questo gli aveva lasciato tutti i soldi che le aveva dato Gin. Li meritava davvero, era il suo ringraziamento. In fondo il professore aveva sempre desiderato diventare ricco, e adesso lo era davvero. Ai aveva contribuito anche ad esaudire i desideri dei bambini, a cui aveva dato il denaro rimanente. Mistuhiko l'aveva messo da parte per l'università, Genta l'aveva speso in enormi torte personalizzate per il suo compleanno, Ayumi invece gli aveva restituiti ad Ai, dicendo che le bastava la sua compagnia e la sua amicizia. Naturalmente lei aveva dato un po' dei suoi soldi anche a Shinichi: dopotutto era solo merito suo se Vermouth, alla fine, era stata arrestata. E se le prove della sua colpevolezza erano state abilmente manomesse da lui. Shinichi, dopo averle consegnato la lettera in ospedale, era tornato nel bosco dove l'aveva trovata ferita, e vicino al cadavere di Gin aveva effettivamente trovato un microfono, che lui evidentemente non aveva fatto in tempo a distruggere perchè Ai gli aveva sparato. La pistola era ancora lì, vicino al corpo dell'uomo, e Shinichi vi aveva passato un fazzoletto per cancellare le impronte digitali di Shiho. Poi, aveva messo la pistola in mano a Gin, per far credere che si fosse trattato di suicidio. In seguito, aveva chiamato la polizia, e fingendosi sconvolto per la scoperta di quel cadavere, aveva fatto finta di ragionare e aveva comunicato la sua deduzione all'ispettore Megure. Gli aveva detto che secondo lui l'uomo si era sparato dopo aver colpito la ragazza trovata ferita lì nel pomeriggio. Probabilmente avevano avuto un acceso litigio, lui le aveva sparato, e poi, credendola morta e pentito, aveva deciso di uccidersi. Il classico delitto passionale. Tutte le prove e gli indizi portavano a quella conclusione, e la teoria di Shinichi fu considerata quella giusta. Alla fine, il caso venne archiviato come semplice suicidio. Per questo, Shiho alla fine l'aveva ringraziato con tutto il cuore, tuttavia senza comprendere a fondo le ragioni di quel suo gesto, e gli aveva consegnato alcuni dei soldi che le aveva lasciato Gin. Non voleva tenerli per sè, le sembrava paradossale usare in modo egoistico l'ultimo regalo che le aveva fatto l'uomo che amava e che lei stessa aveva ucciso. Ma lui li aveva dati a Ran e a Goro, dato che l'agenzia andava veramente male senza il suo prezioso contributo. Shinichi aveva aggiunto che non avrebbe tenuto un centesimo per sè: aveva lottato per ciò che era giusto, per le persone a cui voleva bene, e anche per la sincera amicizia che li legava, per la lotta che avevano condiviso insieme, nel bene e nel male, uniti. Inizialmente lei era stupita dal fatto che un difensore della giustizia radicale come lui avesse perdonato e continuasse ad essere amico di un'assassina. Un giorno gli chiese spiegazioni, e lui rispose che, nonostante tutto, le era ancora affezionato e poteva comprendere appieno i sentimenti che l'avevano spinta a commettere quel terribile gesto. Se Ran si fosse comportata come Gin, perfino lui, il razionalissimo Shinichi, non avrebbe più ragionato, accecato dal dolore. Era stato un sentimento così nobile come l'amore incondizionato a spingerla all'omicidio. Lei però non era d'accordo: non esistevano se, ma o perchè che potessero giustificare il suo gesto. Non era nemmeno sicura di riuscire a convivere con quella nuova se stessa che le suscitava ribrezzo e disgusto. E inoltre non poteva accettare che il più bel sentimento che potesse esistere l'avesse spinta a commettere l'azione peggiore della sua vita. Ma Shinichi le aveva risposto che l'amore comprendeva anche una parte dolorosa, difficile, incomprensibile. E lui, purtroppo, ne sapeva qualcosa, dopo essersi tormentato per mesi e mesi per aver ingannato spudoratamente la persona che amava perfino più di se stesso. Non poteva riscrivere il passato, certo, ma poteva cercare di migliorare il se stesso del futuro. Ai si rese conto in quel momento di quanto Shinichi amasse Ran, della profondità del suo sentimento. Ai era contenta anche per loro. Le piacevano le storie d'amore a lieto fine, adesso. Chissà se per lei ci sarebbe stata ancora una speranza. Alzò lo sguardo verso il cielo, immaginando di vedervi il riflesso dell'uomo che amava. Le mancava terribilmente, ma era tutta colpa sua se lui se n'era andato per sempre, e non aveva il diritto di concepire quei pensieri. Inoltre, se l'aveva privato della vita, doveva come minimo fare ciò che le aveva chiesto. E improvvisamente si ricordò delle sue ultime parole. Sorridere alla vita. Assaporare ogni cosa bella, ancora, e ancora. Con allegria e fiducia nel domani. Doveva esaudire appieno il suo desiderio. Era tempo di vivere pienamente la vita. Allungò il braccio e afferrò la mano di Mistuhiko, stringendola delicatamente nella sua. Vide le guance del bambino sfumarsi di rosso e sorrise. Gli chiese se gli dava fastidio, ma lui scosse energicamente la testa. E i due bambini, ancora mano nella mano, varcarono il cancello della piccola scuola elementare. Forse, qualche anno dopo, due ragazzi diciassette anni, lei dai capelli ramati e la carnagione chiara, lui moro e lentigginoso, sarebbero entrati nel liceo Teitan tendendosi per mano. E con ancora l'uniforme azzurra e la cartella sottobraccio, più tardi avrebbero preso un caffè in centro. Un'altra ragazza mora dal meraviglioso sorriso avrebbe trascinato a fare shopping un ragazzo cicciottello, e come premio, l'avrebbe portato a bere una mega cioccolata calda. Poi, chissà, tutti e quattro si sarebbero ritrovati a risolvere un altro caso in compagnia del famoso detective Shinichi Kudo e di sua moglie Ran. Come ai vecchi tempi, avrebbero continuato a ridere, piangere e vivere incredibili avventure insieme. La squadra dei Giovani Detective sarebbe finita sui quotidiani e in televisione, e i quattro ragazzi avrebbero sorriso davanti alle telecamere. Tutti. Anche la ragazzina ramata sempre seria.
  
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