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Autore: Curleyswife3    06/11/2015    2 recensioni
E se, durante il suo vagabondaggio stellare alla ricerca di un marito alla sua altezza, la bellissima principessa Kurama atterrasse sulla Terra non all'epoca di Lamù, bensì all'epoca di Baldios?
Chi sarebbe il fortunato prescelto?
Crossover birichino con uno dei personaggi più sexy del mondo anime. ATTENZIONE: uno zinzinino di gender bender nell'ottavo capitolo.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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CAPITOLO SESTO
 
Amara come assenzio
 
“Aahhh, come sono contenta!” cinguettò la principessa Kurama, immergendosi nell’acqua tiepida della sua grande vasca da bagno.
“Evviva, sarà lui il mio uomo!” sospirò.
Chiuse gli occhi, accarezzandosi piano la pelle con la schiuma profumata.
“Non sono mai stata così felice…”
Nella stanza accanto, tre goblin dal naso lungo parlottavano tra loro.
“Cosa pensi che farà adesso?” domandò uno.
“Ma è chiaro” replicò un secondo pennuto “tra poco andrà da quel tipo a dichiararsi”.
“Speriamo che stavolta non ci siano intoppi” aggiunse il terzo, pensieroso.
 
***
 
Solo nella sua stanza, Oliver Jack non smetteva di tormentarsi: aveva baciato la straniera senza pensarci su, trascinato da un impulso più forte di qualsiasi ragionevolezza.
Ma adesso che conseguenze ci sarebbero state?
E Jamie… la sua piccola, innocente Jamie cosa avrebbe pensato se lui avesse ceduto alle lusinghe carnali di quella donna così seducente?
Come sempre, cercò una riposta nella Bibbia.
Respirò profondamente e aprì il volume a caso.
Lesse le prime righe.
 
Fuggite la fornicazione.
Ogni altro peccato che l’uomo commette è fuori dal corpo, ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo.
 
Fece una smorfia di dolore: nessuna speranza, anche lì lo condannavano.
In fondo, considerò, non sarebbe poi stata una gran tragedia: doveva solo mantenere il segreto su ciò che era successo e sperare che Kurama andasse a cercare marito altrove.
Forse lei avrebbe fatto un altro tentativo con Marin… già, forse quella era la soluzione giusta.
In fondo era lui la sua prima scelta, come per Jamie del resto. Come per tutti.
E del resto era giusto così: Marin era un extraterrestre proprio come lei.
Gli sfuggì un sospiro amaro.
Kurama.
La regina dei goblin, bella come nessuna donna mortale potrà mai essere. Bella di una bellezza che mai occhi terrestri avevano ammirato.
E gli aveva sorriso.
Aveva sorriso a lui.
Il suoi meravigliosi lineamenti esotici erano attraenti, in una maniera che il mondo non aveva mai sognato o immaginato: e lui avrebbe potuto essere il suo sposo.
Scosse la testa.
No, non era possibile.
Doveva assolutamente smettere di pensare a lei.
 
***
Allarme, allarme!
La voce metallica del computer riempiva il silenzio carico di tensione.
Oggetto volante non identificato in avvicinamento rapido alla base.
Distanza: meno di cinquanta metri.
Identificazione: impossibile.
Quando nei corridoi della base segreta dei Blue Fixer riecheggiavano le lugubri sirene dell’allarme aereo ciascuno sapeva cosa fare; Marin, Raita, Oliver e Jamie si catapultarono più veloci che poterono sul ponte di comando.
Il comandante Bannister fissava perplesso lo schermo.
Quando la porta si spalancò, rivolse ai quattro uno sguardo strano.
La Quinstein indicò il monitor, che mostrava un bizzarro U.F.O. color arancione fermo esattamente sopra la base.
Marin scosse i capelli, Jamie serrò le labbra, Raita si chiese quanto mancava all’ora di pranzo.
Oliver iniziò a sudare freddo.
“Computer!” Ordinò il comandante con voce ferma “Attiva le telecamere di sorveglianza”.
Dopo un istante, sullo schermo comparve un dettaglio della sala comandi dell’astronave, con i goblin affaccendati a pilotare e Kurama mollemente seduta sul suo trono, le lunghe gambe accavallate con aria sensuale.
 
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Jamie non trattenne un moto di stizza, la Quinstein aggrottò le sopracciglia, Marin scosse i capelli, Oliver cominciò a tremare.
Raita realizzò che mancava ancora oltre un’ora al pranzo.
 
***
 
Il personale della base si era riunito nel piazzale antistante e si scambiava battute sullo strano oggetto volante che stazionava lì davanti.
A un tratto, si aprì una botola sul fondo dell’astronave e da essa fuoriuscì un secondo velivolo, questa volta rosa confetto e di forma perfettamente sferica.
Dopo un istante, la porta dell’U.F.O. più grande si dischiuse con un sibilo metallico e la principessa Kurama fece la sua entrata a effetto, tra i mormorii di ammirazione dei presenti.
Attraversò la folla di terrestri scortata dai suoi fidi servitori.
Marin la seguì con lo sguardo, allarmato, ma lei gli passò sdegnosamente davanti come se fosse stato invisibile e andò a fermarsi giusto di fronte a Oliver.
L’americano, da parte sua, tremava per l’imbarazzo e si fissava la punta degli stivali bianchi.
Kurama lo prese per la mano, piegò la testa di lato e sorrise.
Oliver fu costretto ad alzare lo sguardo su di lei: la meravigliosa principessa era di fronte a lui, i suoi occhi ardevano come tizzoni d’inferno, ma le sue labbra promettevano il paradiso.
Il pilota deglutì nervosamente, senza muoversi.
“Andiamo!” intervenne allora uno dei corvi parlanti “Devi solo essere naturale e far l’amore con lei affinché si perpetui la stirpe…”.
“Non ci saranno strascichi” aggiunse un secondo pennuto.
Dalla folla riunita si levò un mormorio di sorpresa, misto a invidia e incredulità.
“M-ma…ma…” balbettò Marin.
Raita gli diede una pacca sulla spalla, come a voler dire: amico, hai avuto la tua occasione e l’hai gettata nel cesso. Mo’ con chi te la vuoi prendere?
Oliver guardò un istante Jamie, che era arrossita follemente. Quando i loro occhi s’incontrarono, la ragazza fece una smorfia indignata e girò la faccia.
Nel frattempo Kurama aveva cominciato a trascinare il terrestre verso il suo U.F.O. fermandosi nei pressi del piccolo oggetto volante rosa shocking.
“E-e questo cos’è?” domandò Oliver, fissandolo.
“Come che cos’è?” rispose allegramente la principessa “Ma è chiaro: è il nostro nido d’amore!”.
Un ooooooooohhhhhh di meraviglia serpeggiò tra la folla assiepata.
La professoressa Quinstein ridacchiava, le braccia conserte.
“Sono proprio contenta che vada a finire così!” mormorò.
“Eh?” fece il pilota biondo, stravolto  “Nido d’amore?”.
Kurama annuì e lo trascinò di un altro passo.
“Forza!” s’intromise uno dei corvi “Andiamo avanti con la cerimonia!”.
  
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“M-m-ma… come sarebbe a dire?” Oliver esitava “In pieno giorno e davanti a tutta questa gente?”.
“Perché esiti, marito mio?” replicò la principessa “Concepire un bambino è una cosa sacra”.
“Concepire un bambino?!” le guance di Jamie erano diventate di fuoco.
“Andiamo” insisté la sovrana dei Goblin “di cosa hai paura, che ti mangi?”.
Oliver sentiva su di sé tutti gli sguardi dei suoi compagni, carichi di curiosità, divertiti o scandalizzati. E la cosa lo paralizzava.
“È che…” balbettò “n-non so-sono in vena…”.
“Coraggio” lo confortò il consigliere anziano “andrai benissimo! Sarai in piena forma”.
A un cenno di Kurama la porta della piccola astronave si aprì, rivelando al suo interno un enorme letto rotondo coperto da lenzuola di seta rosa. 
Jamie avvampava.
Il pilota dai capelli ricci, ormai sulla soglia dell’alcova metallica, si voltò ancora una volta cercando tra la folla alle sue spalle solo una persona, una persona in particolare.
Jamie Oshino se ne stava immobile, le mani giunte, e lo fissava mordendosi le labbra come se stesse per piangere.
 
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“Compiremo il rito!” esclamò trionfante la principessa.
“No!” gridò a quel punto Oliver “Non posso farlo!”.
Il goblin anziano levò gli occhietti al cielo.
“Eh?”.
Kurama era sbalordita.
Il pilota indietreggiò di un passo e senza smettere di guardare Jamie disse a voce alta: “Veramente le labbra della straniera stillano miele…ma alla fine ella è amara come assenzio, pungente come spada a doppio taglio”.
Alla ragazza sfuggì un sospiro estatico: allora era vero, Oliver la amava a tal punto da rinunciare a quella bellissima, seducente donna aliena! Nessun altro aveva mai fatto nulla del genere per lei!
Gli corse incontro e gli prese le mani.
“Oh, Oliver” tubò, mentre un dolce rossore le tingeva le gote.
“Oh, Jamie” fece lui, fissandola negli occhi con ardore.
“Oh, Santo Cielo!” sbottò il goblin anziano.
Ma Kurama non demordeva.
Avanzò veloce verso i due e afferrò Oliver per il braccio, tirandolo con violenza.
“Compiremo il rito!” ripeté.
In quell’istante, però, si materializzò dal nulla uno squadrone d’attacco di Aldebaran: navicelle traslucide a forma di manta iniziarono a sparare e colpirono l’U.F.O. alcova, che saltò in aria in mille pezzi.
Mentre il personale della base si affrettava a mettersi in salvo e i quattro piloti raggiungevano le loro postazioni, Kurama contemplò per un istante i rottami fumanti di quello che avrebbe dovuto essere il suo nido d’amore.
Con una ricca maledizione, la sovrana dei goblin saltò nella sua astronave seguita dallo stuolo di servitori.
Il velivolo decollò.
“Ai posti di combattimento!” gridò la principessa, furibonda.
A un suo cenno, un tornado di incredibile potenza investì le navicelle aliene che cozzarono l’una contro l’altra distruggendosi.
 “Chi osa disturbare i miei piani merita una lezione!”.
 
 
Angolino dell’autrice: qui viene citato ancora l’episodio 71 di Lamù, in cui Kurama tenta la sorte col bel Mendo Shutaru (ma lui dimostra di non essere all’altezza della sua fama di latin lover). Oliver legge e cita la Bibbia, quindi in questo caso gli ho messo in bocca due autentiche perle di saggezza, la prima è 1, Corinzi, 6:18 e la seconda Proverbi, 5, 3-4.
Nel prossimo capitolo, un imbarazzante equivoco che coinvolgerà l’esercito invasore.
Grazie a innominetuo e a fandani03 che continuano a seguire questa storiellina. 
   
 
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