Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: MinexLaggante    08/11/2015    2 recensioni
I viaggiatori di universi sono una specie rara al giorno d'oggi. Seguiremo le avventure di uno di questi, Zenith, nelle sue peregrinazioni tra mondi al di là dell'immaginazione. In questo viaggio, Zenith si ritrova in un mondo popolato da persone di eccezionale valore e strane creature: Valoran, la League of Legends!
Genere: Avventura, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Me ne stetti lì, incantato e indeciso sul da farsi, finché una voce non mi risvegliò dal mio torpore.

Ah, Zenith. Posso aiutarti?

-A-ah, no, in realtà... beh, io... ecco, hai d-dormito bene?

...sì, grazie. Ma che fai qui? È successo qualcosa?

-N-no, in realtà no... volevo solo... solo... venire qui.

Ah... va bene.

-In realtà c'era una cosa che volevo dirti, m-ma non so se è il momento...

Sona sembrò sorpresa, e un po' imbarazzata.

Ah sì? Dimmi.

-Ecco, se fos-

Purtroppo (o per fortuna, dato che non avevo idea di dove stessi andando a parare) la porta si aprì rumorosamente, facendo entrare due uomini. Uno di loro era un ragazzo più o meno della mia età vestito con abiti da esploratore, dai capelli biondi arruffati e gli occhi azzurri e vivaci; l'altro, un uomo dall'età indefinibile, con dei lunghi capelli lisci e lineamenti incredibilmente aggraziati.

-Buongiorno, Sona- disse il secondo, con una voce calma e profonda -Ah, abbiamo un ospite, vedo. Zenith, dico bene?

-S-salve...- risposi, non senza un certo imbarazzo.

Taric, che piacere vederti! Ed Ezreal, sei qui per Lux, vero?

-Eh già...- rispose il ragazzo toccandosi la nuca. -Dov'è?

È andata un attimo nella sua stanza.

-Allora dille che l'aspetto fuori, per favore.

Detto questo, uscì.

-Sona, ho bisogno urgente del tuo aiuto, se ciò non ti crea problemi- disse Taric.

No, per nulla. È per uno dei tuoi balletti?

- La "Danza delle gemme n.27", per l'esattezza. Devo aver lasciato i fogli di là; ti dispiacerebbe seguirmi?

Arrivo subito.

Si alzò, per poi girarsi verso di me.

Scusami tanto, Zenith... me lo dirai un'altra volta, va bene?

-V-va bene...

La porta scorrevole si chiuse, lasciandomi nuovamente da solo per un istante, finché quella davanti a me non si aprì di nuovo.

-...eccomi, ho finito! Ehi, ma sei ancora qui?- disse Lux, uscendo dalla sua stanza.

-S-sì, stavo giusto per... per andarmene...

Mentre mi alzavo, Lux mi toccò il braccio.

-Non preoccuparti, con me il tuo segreto è al sicuro!

Ecco, lo sapevo. Sono decisamente fottuto.

-M-ma no, di... di che segreto parli? N-non ne ho davvero idea!

Lei mi guardò inarcando un sopracciglio, come per dire "mi hai preso per scema?"

-Sono stupita di come nessuno l'abbia notato. È assolutamente ovvio che ti sei preso una cotta per Sona.

-Ti... ti dico che è una tua impressione...

-Ehi, piantala! Sii sincero con me. Allora, è vero o no che sei innamorato perso di lei?

Trassi un profondo sospiro. -Sì... è vero.

-Visto? Sono brava in queste cose.

-Ti pregherei di non farne menzione a Garen e gli altri...

-Te l'ho già detto, non lo dirò a nessuno, specialmente a quella zucca vuota di mio fratello. Ti fidi di me o no?

-S-sì...

-Ah, e un'ultima cosa- disse mentre stava aprendo la porta -non fissare la gente mentre dorme. Ti prenderanno per maniaco.

 

Non appena Lux era uscita, ricomparvero Sona e Taric.

-...comunque, quella parte del secondo movimento è meravigliosa. Veramente, veramente, veramente meravigliosa.

Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuta.

-Allora... ci vediamo sul palco.

Detto questo, uscì anche Taric.

Ah, mi hai aspettato?

-Ehm... sì... in realtà, volevo chiacchierare un po'... s-sai, non ho molto da fare.

Ah, certo.

Sorrise e si sedette di fronte a me, sempre con l'etwahl in grembo.

Volevi chiedermi qualcosa in particolare?

-S-sì, ecco... mi diresti qualcosa su di te? I-il tuo passato, intendo.

Sona strabuzzò leggermente gli occhi, ma senza scomporsi più di tanto.

O-oh... non è una domanda che mi fanno spesso... ma va bene. In realtà, non provengo da Demacia; sono cresciuta in un orfanotrofio di Ionia.

-Ah... quindi non hai conosciuto i tuoi genitori?

No... però mi sentivo a casa laggiù. Anche se non avevo modo di comunicare con gli altri, dato che non avevo ancora imparato la telepatia, mi trattavano sempre con gentilezza e mi volevano bene. Tuttavia, il direttore dell'orfanotrofio ha più volte cercato di vendere il mio etwahl.

-Davvero? E perché?

Riteneva che un oggetto del genere, misteriosamente pregno di energia magica, potesse essere pericoloso per gli altri bambini; inoltre, voleva che con quel denaro mi costruissi un futuro. Ma lui non volle separarsi da me.

-Lui... l'etwahl?

Esatto. Ogni volta che veniva venduto, il destinatario lo restituiva per ragioni sconosciute, oppure compariva dal nulla in qualche angolo dell'orfanotrofio.

Un giorno, quando avevo circa quattordici anni, si presentò alla porta una certa Lestara Buvelle, che volle chiedere di me e del mio strumento; rimase estasiata dal suo suono e decise di adottarmi. Lestara era la vedova di un nobile demaciano caduto in battaglia; non aveva altri figli, ma mi trattò come una di essi. In quella enorme villa nelle campagne di Demacia, imparai a entrare in sintonia con l'etwahl, a muovere le emozioni delle persone pizzicandone le corde, e anche a lanciare note taglienti come rasoi. Però... fu proprio questo...

Sona abbassò la testa con aria grave, fissando lo strumento.

-C-cos'è successo?

Un giorno, l'etwahl si allontanò da me, da solo. Io lo chiamavo, ma... non rispondeva. Era la prima volta che succedeva... fu allora che capii le sue intenzioni.

Non tollerava che ci fosse qualcuno di così vicino a me oltre a lui... e così produsse la nota più stridente che sia mai uscita dalle sue corde. Una nota di sangue.

Rimase in silenzio per un secondo, trattenendo le lacrime.

-Io... mi dispiace. Immagino però... che non potessi sbarazzartene.

Avrei voluto, ma... non potevo. In un primo momento cercai di allontanarmene, ma lui continuava sempre a tornare, come se... come se sapesse che avevo bisogno di lui, e lui di me. Era il mio unico legame con il mondo, e senza di me lui era solo un pezzo di legno.

Alla fine, decisi di entrare nella Lega. Fu Taric a introdurmi al resto dei campioni di Demacia; era quello dotato di maggior sensibilità in questo senso. E quindi, ora sono qua.

-È... è una storia piuttosto triste. Non avevo davvero idea. Allora è vero che sono le persone più sventurate a portare la gioia nelle vite degli altri...

Non sai quante storie di questo tipo puoi trovare qui. Non solo alla Lega, ma anche fuori, in tutta Runeterra: ogni singolo essere vivente ha qualcosa da raccontare.

-Q-quindi... immagino che ora tocchi a me... dopotutto, le memorie che ti ho fatto rievocare non sono certo piacevoli.

Ah... non devi sentirti obbligato. Anche se sono dolorosi, i ricordi fanno bene alla mente.

-È una cosa che voglio fare... non l'ho ancora raccontata a nessuno, tu sei la prima.

Sona arrossì leggermente. Oh.. è un onore...

-Dunque. Saprai già che non sono di questo mondo; provengo da un pianeta di nome Neptunia. A causa di un fenomeno di cui non si conosce ancora bene la natura, alcuni dei suoi abitanti hanno sviluppato quello che viene chiamato "il segno". Ecco, questo qua- dissi indicandomi il dorso della mano. -Il segno ci permette di viaggiare tra mondi diversi, attraverso il cosiddetto intermundia. Ciò permise a noi spazioviaggiatori di ottenere una conoscenza quasi illimitata, importando la magia e la tecnologia di altri mondi; ma non la volemmo condividere. Usammo queste conoscenze per sottomettere le nazioni di Neptunia, a volte pacificamente, ma più spesso con spargimenti di sangue. Io sono uno di quelli. La mia famiglia, Walker, era una delle più importanti famiglie di spazioviaggiatori di Neptunia; mio padre Ophiucus in particolare era conosciuto come uno dei più grandi esploratori del mondo. Gli Walker avevano una grande importanza anche a livello politico, ma ciò non basto a fermare l'ascesa al trono di Hermes Starfire; con il suo progetto di espansione verso gli altri universi convinse il Senato di Neptunia ad eleggerlo imperatore. Mio padre era assolutamente contrario; non voleva che tutti i mondi che aveva visitato, conosciuto ed amato perdessero la propria libertà, specialmente sotto un tiranno come Starfire; quindi, iniziò a cospirare in segreto per rovesciare il governo e impedire la realizzazione del progetto imperiale, ma fallì. Fu condannato a morte, e i suoi tre figli esiliati.

Immagino che anche tu volessi bene a tuo padre.

-Eccome. Per me qualcuno che si metteva contro l'Imperatore in persona pur di perseguire il proprio ideale non poteva essere che un eroe, ed infatti è così che lo vedevo. Ma con il tempo ho iniziato a vederlo diversamente... un po' come mio fratello. Cominciavo a capire che dietro al suo operato c'era qualcos'altro oltre all'altruismo puro e semplice; per quanto fosse giusto il suo ideale, divenne evidente che voleva il trono per sé. Mizar l'aveva capito subito; ma poco importa, continuo a credere che mio padre fosse una brava persona.

E che ne è dei tuoi fratelli?

-Mi sono riunito poco tempo fa con Mizar, mio fratello maggiore; adesso si trova qui all'Istituto. Per quanto riguarda mia sorella Deneb, invece... la stiamo ancora cercando.

Spero davvero che riuscirai a trovarla. Alla fine, le nostre storie si assomigliano.

-Ora che ci penso, è vero. E-e... spero che... le n-nostre strade... si incrocino ancora... m-magari un po' di più.

Lo spero anch'io.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: MinexLaggante