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Autore: Bebba91    08/11/2015    0 recensioni
Il tutto si svolge subito dopo che Derek scopre che l'Alpha che ha morso Scott altri non è che suo zio Peter. Cerca di ucciderlo per aver distrutto la sua famiglia,ma,ferito gravemente,è costretto a scappare da Beacon Hills.
Una storia alternativa in cui un giovane disperato che ha perso la fiducia nel prossimo,incontra un nuovo branco affiatato e unito che lo aiuta a riacquistare un po' della sua umanità.
Derek Hale non sarà più solo,ma avrà ben sette fratelli diciotto zii,una madre e un padre e perfino un nonno.
Siete curiosi? Il lieto fine per Derek è proprio qui! Enjoy!
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Nuovo personaggio, Peter Hale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCUSSIONI

DISCUSSIONI



...il mio nome è Derek.” fu tutto quello che mi rimase in testa per il resto della nottata di quel Natale movimentato.
Non credevo che quel ragazzo sopportasse le mie cure senza fare un singolo fiato. Certo,ero brava in quello che facevo,ma quelle ferite... Di certo non pensavo che superasse la notte.
Avevo dovuto usare tutte le bende e le garze che avevo nella mia borsa. Non pensavo di averne così tante. Per non parlare delle erbe e delle pomate antibiotiche che avrei dovuto ricomprare e che costavano davvero tanto.
Ma comunque era il dilemma dell'essere l'unica
“Guaritrice” della famiglia. O almeno così venivo chiamata dai membri del mio branco.
Comunque solo dopo aver tolto la maglietta a Derek,sono riuscita a rendermi conto delle sue reali condizioni.
Aveva segni di morsi al fianco e sulla spalla. Sull'avambraccio sinistro aveva un enorme livido violaceo,segno evidente che lì c'era stata una frattura. Ma probabilmente aveva dovuto rimettersela apposto durante la battaglia,per poter continuare a combattere. La guarigione era già in atto,anche se stava andando davvero a rilento. E il fatto che continuasse a perdere conoscenza non lo aiutava affatto.

Finché i lupi sono privi di coscienza le loro ferite non guariscono” mi disse qualche tempo fa mio Nonno. In occasione di un addestramento con Matt e Daniel,mio fratello minore. All'epoca li aveva strapazzati per bene,e fu proprio in momento che scoprì che Daniel,così come me,non aveva ereditato alcun gene.
Il mio fratellino ci rimase così male che se ne andò di casa. E ancora adesso faceva fatica a restare con noi per più di qualche ora. Per questo il Natale non aveva voluto passarlo con noi. Non si sentiva parte del branco.
Comunque ben fasciato e imbacuccato sotto le coperte,Derek si stava riposando. Dando modo alle mie erbe di fare ciò che la sua guarigione lenta,non riusciva a fare.
Avevo passato circa due ore tra bende,sangue e medicazioni,e ormai erano quasi le quattro del mattino. Stiracchiandomi e facendo un po di stretching,mi diressi verso la cucina. Non avevo fame,per carità! Il cenone della sera prima mi sarebbe bastato per almeno una settimana. Ma mi feci comunque un bel caffè bollente.
D'improvviso sentii bussare alla porta. Così a bassa voce chiesi
“Chi è?” dando modo all'individuo di fuori di rispondere con una voce calda e dolce “Sofia sono io,aprimi,ti ho portato dei vestiti...” mi rispose la mamma.
Aprii la porta e la guardai con un espressione colpevole
“Vi avrei avvisato,giuro. Ma è stato tutto così improvviso e Matt mi ha detto di parlare con il Nonno. Sarei venuta a parlarvene subito ma...”.
E ottenni un sorriso in cambio. Mia madre entrò in casa e attese che io chiudessi la porta per tendermi una mano e darmi una carezza sulla guancia.

La tua vocazione è sempre stata quella di aiutare il prossimo. Io e tuo padre non te ne facciamo una colpa. Anche se lui è piuttosto dispiaciuto che la sua bambina non lo abbia chiamato subito. Dovrai parlarci.” mi disse accompagnandomi nella camera degli ospiti per continuare la chiacchierata.
Io accostai la porta e cominciai a spogliarmi
“E lo farò....appena potrò lasciare quel ragazzo senza il dubbio che possa morire su quel letto...”.
Finalmente dei vestiti comodi. Un paio di pantaloni della tuta,e un felpone,probabilmente di Matt. Potevo sentirne l'odore. Scarpe da ginnastica e un bellissimo elastico per capelli.
Odiavo che i miei capelli fossero sciolti. Mi piacevano lunghi,ma ero un amante delle code di cavallo.

Sai,potresti scendere adesso. Potrei stare io qui con lui,mentre tu vai a placare l'animo di tuo padre. Sul serio,non credo di poterlo più sopportare....” mi chiese alzando gli occhi al cielo.
No,mamma. Non posso lasciarti da sola,se dovesse peggiorare...o avere bisogno di qualcosa...” aprendo la porta e sostando nel corridoio.
Tesoro,ho cresciuto tre figli. Ho avuto dei fratelli che quasi si uccidevano tra di loro,posso occuparmi di un ragazzo moribondo che dorme immobile sul letto. E poi,quanto potrà essere difficile trattenerlo per un lupo mannaro in forma come me?” mi fece notare.
Non potevo di certo vincere in quella discussione. In realtà,una come lei avrebbe potuto tranquillamente gestirlo se avesse dato di matto. Mi preoccupava solo il fatto che quel ragazzo non sembrava essere a suo agio con altri lupi mannari...o con le persone. Ma forse questo era solo la mia prima impressione.

Daccordo. Allora io vado,ci parlo e torno.” lanciando comunque una piccola occhiata alla camera da letto “In cucina c'è del caffè caldo,puoi berlo se ti va...” dissi imboccando la porta di casa.
Grazie,ma adesso vai. Prima parli con tuo padre,prima si metterà l'anima in pace.” mi disse accompagnandomi alla porta e chiudendomela alle spalle.
Potevo fidarmi. In fondo era la mia mamma.



Mentre sostavo davanti all'entrata di casa mia,non sapendo se suonare o aprire con le mie chiavi,la porta si spalancò,mostrando il mio papà con un espressione corrucciata.

Non mi dire...Tua madre si è lamentata di me e ti ha costretta a scendere?” disse sbuffando.
Già...Mi fai entrare?” chiesi abbozzando un sorriso.
Ehi,è un paese libero. E questa è casa tua. Non ho mai cacciato un figlio e mai lo farò...” voltandomi le spalle e lasciandomi entrare.
Chiusi la porta alle mie spalle e notai che mio padre era dritto davanti a me con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato.

Lo so hai ragione...Ma è successo tutto così in fretta. Come potevo chiamarti? Non ho avuto tempo...” provai a spiegarmi.
Ma ai tuoi zii sei riuscita a spiegare cosa era successo...” disse quasi sembrando un bambino geloso.
Maddai papà! Cera Anne,con me e Matt. Cosa avrei dovuto fare? Portarmela appresso e farle vedere tutto quel sangue e quel ragazzo che tentava di aggredirmi....” mi morsi un labbro prima di poter finire la frase. Chiusi gli occhi per un istante aspettandomi le sue grida,che non tardarono ad arrivare.
Ti ha aggredita?? Stai scherzando! Quel maledetto...” continuando a parlare gesticolando con le mani “Deve sperare di restarci secco questa notte! Perchè se si riprende....Che ti ha fatto? Fammi vedere!” disse cominciando ad alzarmi la manica della felpa e ad ispezionarmi con lo sguardo.
Papà! Non è successo niente. Matt era lì. E comunque sono sicura che ci fosse un motivo valido per quello...Non credo sapesse dove si trovasse. Cavolo...era moribondo!” mi alterai leggermente.
Bè...comunque dovrò fargli un bel discorsetto quando si riprenderà...” disse mettendo le mani sui fianchi.
Fai come vuoi...” adesso ero io quella con le mani incrociate e con il broncio.
Ahhhhhhh....” sospirò il mio papà “Avanti,vieni qui...” mi prese tra le braccia “Non sono arrabbiato con te. Ma la prossima volta che succede una cosa del genere,voglio essere avvisato dalla mia bambina. Non da altre persone....” mi disse mentre io mi perdevo nel profumo del suo dopobarba.
Va bene...Comunque...” slacciandomi da quell'abbraccio sdolcinato “...potevi anche chiedere a Matt...lui era con me...” dissi guardandolo negli occhi.
Oh,stai tranquilla che parlerò anche con tuo fratello. Ho saputo che Franz ci ha fatto una bella chiacchierata e ha mandato lui Phill,Louise e Bryan a ispezionare il perimetro. In realtà stavo per andare anche io...” mi disse guardando l'orologio attaccato al muro.
Il Nonno crede che quel ragazzo potesse avere complici?” chiesi prendendo le chiavi di casa dalla tasca.
Non lo so. Ma ha detto che era molto strano che si fosse volutamente avvicinato in una zona così isolata che appartiene ad un altro branco. Avrebbe dovuto avvertire la nostra presenza,o quanto meno quella del nostro Aplpha. Quindi le cose sono due: o è stato ferito dal suo Alpha e si è avvicinato a noi per cercare rifugio...” disse scuro in volto.
...o il suo è un piano per infiltrarsi e uccidere il Nonno. In quel caso i suoi compagni non dovrebbero essere lontani...” continuai io corrucciando le sopracciglia e stringendo le mani intorno alle chiavi metalliche e fredde.
Comunque sia,credo che sia il caso che vada. E tu,signorina. Se posso darti un consiglio,mi terrei tua madre per il momento. Sei diventata un eccellente medico,e una discreta combattente,ma lui è un lupo. Con tua madre che ti guarda le spalle,saresti più al sicuro...” era evidente che era lui che si sarebbe sentito più tranquillo con la mamma che mi proteggeva.
Si...forse hai ragione...stavo comunque pensando di chiederle di restare a darmi una mano...” dando sfogo ad una riflessione che tenevo nascosta “Comunque ora è meglio che vada...Buona ronda,Papà.” dissi facendogli un cenno con la mano mentre,sul pianerottolo,cominciavo a salire la rampa di scale che portava all'ascensore.
Lui mi sorrise,i suoi occhi divennero gialli e accennando un occhiolino mi disse
“Grazie tesoro.”
E si dileguò più veloce della luce.
Chissà com'era correre così velocemente. Avere il vento che ti sferzava in faccia. Vedere ogni oggetto che ti circondava in modo confuso e sfocato mentre i tuoi muscoli si spingevano al limite tra una falcata e l'altra.
Dio quanto li invidiavo.
Ma comunque non potevo farci granché. Ero un essere umano e nonostante per la testa mi fosse apparsa l'idea di farmi trasformare dal Nonno,sapevo bene che esisteva anche il rischio che non riuscissi a sopravvivere. Così ormai mi ero data per vinta.



Arrivata alla porta del quinto piano,notai che era accostata. Un brivido mi percorse la schiena e come una furia la spalancai di colpo precipitandomi all'interno. Senza pensarci troppo mi diressi nella camera da letto,dove riposava Derek.
Ma niente. Non c'era nessuno. Poi un tonfo mi fece voltare di scatto.

In salone!” pensai mentre mi precipitavo nella grande stanza da pranzo. E proprio lì,sdraiati per terra li vidi. Derek e mia madre completamente trasformati. Mia madre con la schiena a terra mentre Derek,seduto su di lei,le teneva la gola stretta fra gli artigli e una mano bloccata sopra la testa.
Derek le ringhiava a brutto muso e mia madre tentava di liberarsi.
Senza perdermi inutilmente in stupidi attacchi di panico,tornai nella camera da letto,presi dalla borsa una scatolina e tornai nel salone.
Estrassi dalla scatola una pistola per iniezioni. Dentro c'era un potente calmante. Decisa mi lanciai sul ragazzo e iniettai il potente siero dritto nel suo collo. Ma appena quella furia avvertì la puntura,liberò mia madre per rivolgere una possente manata artigliata proprio verso la mia faccia.
Mi scaraventò ai piedi di una libreria,senza provocare molti danni. Certo apparte alla mia guancia.

Sofia!” urlò mia madre,attaccando il ragazzo e bloccandolo nella stessa posizione in cui lui la teneva poco prima.
Lei nell'attimo di rabbia,con una faccia spaventosa che non avevo mai visto,si avvicinò a Derek e gli ruggì talmente forte,che i quadri appesi ai muri cominciarono tremare e a cadere.
Il ragazzo rimase immobile. Guardando dritto negli occhi di mia madre. Poi lentamente le sue orecchie e il resto della faccia tornarono normali,così come i suoi occhi,che tornarono del loro colore naturale. I suoi occhi lentamente si chiusero e abbandonò alla potenza del tranquillante.



Non potevo immaginare che da quello scontro si sarebbe alzato un polverone. Subito dopo che mia madre aveva ruggito,una folla di parenti si era radunata in casa e per le scale. C'erano tutti. E ognuno di loro era trasformato e minaccioso. Se li avessi lasciati senza spiegazioni si sarebbero sbranati quel ragazzo molto volentieri.
Non è successo niente! State calmi. Stava delirando per le ferite,ma mamma è riuscita a calmarlo...” dissi sperando che la mia mezza verità bastasse a tranquillizzarli. Ma purtroppo non fu così facile. Zio Chad si avvicinò e mi inveì contro “E' questo che stavate nascondendo? Un lupo malconcio che vuole farci fuori tutti? Esiste il Consiglio! Perchè non lo avete riunito per decidere il da farsi?” disse molto adirato.
Anzi tutto qui nessuno nasconde niente a nessuno...” prese la parola mia madre “...secondo poi, non ne abbiamo avuto il tempo! Questo ragazzo necessitava di cure mediche. E apparte il riunirci in Consiglio,il nostro regolamento VIETA severamente di abbandonare un fratello in difficoltà! Mi rendo conto che anche in questo caso andava chiesto il parere del branco,ma dovete capire la situazione.” concluse avvicinandosi al fratello.
Capire la situazione? E' un lupo ostile,Paula! Guarda cosa ha fatto a Sofia! I segni sulla sua guancia ti sembrano normali? Sappiamo cosa recita il regolamento,ma anche per quello è necessario un confronto con la famiglia. Ci sono dei bambini nel branco!” puntandole un dito contro.
Io intanto mi rialzai senza far notare la mia schiena dolorante,e mi portai una mano al viso per constatare se ci fosse del sangue. Ma nulla più di un grosso livido era presente sulla mia guancia.
Li guardai. Tutti i miei zii. Facendo una faccia molto arrabbiata.
Poi distolsi lo sguardo,che andai a posare sul corpo del ragazzo disteso per terra.
Qualche benda si era strappata,e il sangue aveva ripreso a colare dalla ferita al fianco e alla schiena.
Così mi inginocchiai vicino a lui cercando di tamponare l'emorragia.

Il Nonno mi ha dato il permesso. Non avete altro da fare che parlare con lui.” dissi lasciando delle facce scioccate a guardarmi.
Non è possibile! Non avrebbe mai acconsentito ad una cosa del genere. Lo avrebbe messo in una cella aspettando il nostro giudizio,non in un appartamento con tutte le agiatezze e un medico privato! E' stato lui a fare le leggi!” mi urlò contro il fratello di mia madre.
No. Ha ragione” intervenne zia Mel “Ero lì quando nostro padre le ha dato il permesso. Sofia ha ragione,se avete qualcosa da obbiettare dovete parlare con lui.” inginocchiandosi vicino a me per aiutarmi.
Io la guardai e le sorrisi. Era come una sorella più grande per me. Ed era sempre stata dalla mia parte...da quando...

E poi perdonatemi se ve lo chiedo,ma che fine aveva fatto il nostro Consiglio sette anni fa?” di nuovo presi la parola lasciandoli tutti con un'espressione confusa “ 'A nessuno sarà permesso di accusare un membro del branco senza evidenti prove che dimostrino il suo coinvolgimento in atti ostili. In quel caso l'eventuale minaccia sarà allontanata dalla comunità. Qualora i suoi comportamenti rimanessero ostili,l'individuo sarà eliminato'. Mi sembra recitasse così una delle regole. Ebbene...” dissi alzandomi in piedi e sfilandomi la felpa.
Mia madre si voltò a guardarmi preoccupata. Tutti gli altri invece erano confusi dal fatto che mi stessi spogliando davanti a loro. Sapevano dove volevo andare a parare.
Gettai la felpa per terra e mi voltai dando loro la schiena. Con le mani sopra la testa raccolsi la maglietta e la tirai su,fino alle spalle. Mostrando la mia schiena.
Sapevo che le cicatrici erano ben visibili così continuai
“...quella stupida regola non avete voluto applicarla quando fu necessario. Anche se avevate queste cicatrici come prova,e addirittura un SUO artiglio conficcato nella mia pelle.” veloce mi riabbassai la maglietta e mi voltai di nuovo a guardarli minacciosa “E adesso mi venite a dire che le leggi vanno rispettate? E' bello farlo solo quando ci fa comodo! Quindi per favore,andatevene,e lasciatemi fare il mio lavoro...” riposizionandomi vicino a Derek.
La mia famiglia non era cattiva,ma alcuni di loro stavano cominciando a pensare solo al proprio tornaconto da quando la moglie di mio Nonno ci aveva lasciati. E da una parte li capivo. Ora ognuno di loro aveva una propria famiglia e doveva pensare ai propri figli,ma questo non gli dava il diritto di dare ordini e fare quello che più gli pareva.
Lasciai tutti a bocca aperta,a pensare alle mie parole. Zia Mel mi guardò lanciandomi un piccolo sorriso,mentre io cominciai a sentire le lacrime salire ai miei occhi,dopo aver ricordato quell'avvenimento.

Adesso potete tornare ognuno a casa sua. Domani come prima cosa ci riuniremo a casa di nostro padre,e decideremo come vogliamo gestire questa situazione. Ma adesso c'è un paziente che necessita di cure. Buona notte.” disse mia madre cercando di far uscire la “mandria” da casa.


Dopo che la mia famiglia si era “gentilmente” congedata,mia madre e zia Mel si caricarono Derek in spalla,riportandolo in camera da letto. Io invece andai in cucina a cercare del ghiaccio da applicare sul livido. Mi sedetti al piccolo tavolino e mi portai il piccolo pacchetto di piselli surgelati alla guancia. Il dolore si stava attenuando,anche se temevo che quel livido ci avrebbe messo un bel po' ad abbandonare la sua posizione.
Sai,quando avevo la tua età e mi allenavo con tuo padre,gli mettevo una bella bistecca congelata sulla faccia,se lo strapazzavo troppo.” disse mia madre entrando in cucina con un sorriso.
Bè...di bistecche sembra che qui non ce ne sia nemmeno l'ombra. Ma questi piselli fanno il loro dovere...” dissi un po' sconsolata “Mi dispiace per tutto questo...non pensavo di arrivare a tanto...Ma certe volte odio essere parte di questo branco...” dissi sincera.
Lo so,Sofia. Ma hai fatto solo quello che ti sembrava giusto. Nessuno può incolparti per questo...” mentre si sedeva di fronte a me.
E adesso chi glielo dice a papà che Derek mi ha ferita...Ha fatto una storia incredibile quando sono andata a parlarci,perchè gli avevo detto che quel tipo aveva solo cercato di aggredirmi...Lo ucciderà,non c'è dubbio.” dissi sospirando.
Proverò a parlare io con tuo padre. E gli chiederò di aspettare a ucciderlo,almeno fin quando non avremmo capito come è arrivato qui questo ragazzo e perchè...” mi sorrise.
Io mollai la presa dal ghiaccio e allungai la mano verso mia madre,che dolcemente si soffermò ad accarezzarne il dorso.
Poi chiuse gli occhi e tutto ad un tratto il dolore era sparito. Conoscevo quella sensazione. Infatti vidi le vene sulle sue mani gonfiarsi e scurirsi. Così come pure sulle sue braccia. Mi stava togliendo il dolore che provavo,e mi sentivo davvero meglio.

Dondolò un po' in avanti e strizzò leggermente gli occhi,riaprendoli all'improvviso. Prese una boccata d'aria e staccò le mani dalle mie
“Va meglio adesso?” chiese rimettendosi in piedi.
Grazie mamma!” la raggiunsi con un abbraccio.



La mattina arrivò presto,e non riuscii a dormire per niente. Zia Mel si era andata a stendere nella camera degli ospiti,mentre mia madre dormiva sul divano del salone. Io invece ero rimasta a vegliare su quel ragazzo tutta la notte. Ero seduta a terra con la schiena appoggiata al lato del letto su cui lui dormiva. Stavo beatamente leggendomi un libro quando avvertii un movimento.
Mi alzai e notai che il ragazzo si era portato una mano alla fronte e si guardava intorno con aria confusa.

Così mi mossi lentamente,dandogli modo di vedermi e di non dare di matto.
I suoi occhi ricaddero subito sui miei e con un movimento fulmineo tentò di alzarsi sui gomiti,ma le fasciature strette e le fitte di dolore glielo impedirono.

Fermo,fermo! O distruggerai tutto il lavoro che ho fatto fin ora!” mettendogli una mano sulla spalla e una sul petto per incitarlo a rimettersi giù.
Lui mi guardò minaccioso. Poi guardò le mie mani e posò di nuovo lo sguardo su di me. Così capii di dover togliere le mani
“Okay,okay...non ti tocco...Ma tu non ti muovere.” lo pregai,spostando il piccolo sgabello vicino alla porta per sedermici.
Tu...chi sei?” mi chiese sdraiandosi e voltando lo sguardo verso di me.
Sofia. Non ti ricordi? Ti avevo già detto il mio nome.” chiesi.
Non mi ricordo. Dove mi trovo?” questa volta spostando lo sguardo al soffitto.
Bè,sei ospite a casa mia. Ti abbiamo trovato io e mio fratello per strada,conciato piuttosto male. Anche se non mi sembra che tu stia poi così meglio...” mi concedetti un piccolo sguardo alla sua ferita sul fianco,causando in lui un piccolo scatto che mi fece togliere velocemente le mani.
Senti,non ho intenzioni ostili. Mi sono occupata di te per tutta la notte,e vorrei continuare a farlo. Così guarisci per bene e te ne vai! Insieme a tutti i problemi....” mi lasciai sfuggire.
Derek mi guardò curioso,tornò a mettersi comodo e rilassò i muscoli. Non si fidava di me,era palese. I suoi occhi erano attenti a tutto quello che stavo facendo. Alzai il cerotto a nastro dai bordi della grande garza ed esposi la sua ferita al fianco. Presi delle garze e ci versai sopra del disinfettante. Poi lentamente e delicatamente lo passai sulla ferita.
Derek strinse i denti e chiuse gli occhi per un momento,quella ferita era profonda e gli causava non poco dolore. Ritrassi subito la mano. Quando era svenuto era più facile.

Mi dispiace.” provai a dirgli,ma tutto quello che ottenni in cambio fu un broncio minaccioso.
Così continuai cercando di non pensare alle sue reazioni. Se mi sbrigavo sarebbe durato di meno quel supplizio.

Sai,nella mia esperienza con le brutte ferite ho appreso che quando viene l'ora della medicazione,non c'è miglior modo per ostacolare il dolore se non quello di parlare d'altro. Mentre parli regoli il respiro,e facendo ciò l'apporto di ossigeno nel sangue si stabilizza,permettendoti di avvertire meno dolore. Quindi...” .
Ma ovviamente ottenni di nuovo un broncio.

Daccordo allora...” dissi coprendo di nuovo la ferita con garze sterili e applicando altre strisce di cerotto a nastro.
Mi alzai tentando di raggiungere la spalla sinistra,che si trovava dalla parte opposta. Alzai anche lì,il cerotto e le garze e rimasi sorpresa nel vedere che ormai erano rimasti solo dei segni rossi. La pelle si era rimarginata quasi del tutto. Così tolsi le fasciature lasciando la spalla scoperta.
Lui la guardò,e notai nella sua espressione un pizzico di rabbia misto a tristezza.
Poi gli afferrai l'avambraccio destro.

Questa era una frattura,vero?” provai a fare conversazione.
Già.” fu tutto quello che riuscii a scucirgli.
Molti non sarebbero riusciti a rimetterla apposto...sai per il dolore...e il coraggio di affrontarlo...” ci spalmai una pomata per far riassorbire il livido.
Non si può combattere con un braccio solo.” ammise voltando il suo sguardo per non incrociare il mio.
No di certo.” conclusi.
Hai una brutta ferita anche dietro la schiena. Ma non potrò vederla finchè non almeno a metterti seduto.” gli confessai alzandomi e dandogli le spalle per mettere a posto le garze avanzate.
Girandomi di nuovo lo vidi che a fatica era riuscito a sedersi sul letto. Il braccio sinistro era piagato e afferrava il fianco destro. E respirava a fatica tenendo gli occhi chiusi in una smorfia di dolore.

Che cavolo fai! Non c'è bisogno di fare l'eroe! Se non puoi muoverti non devi farlo per forza!” mettendogli una mano sulla spalla e una sul petto per spingerlo indietro. Ma lui facendo resistenza quasi mi ringhiò.
Daccordo allora. Diamo un'occhiata.” dissi con aria sconfitta mentre riprendevo le garze e le risistemavo sullo sgabello.
Tolsi le fasciature e le garze e quasi mi sentii male per quella ferita. Era davvero profonda. Solo a guardarla faceva male. Cercai di nuovo di fare più in fretta possibile. Ma la posizione non era delle migliori. Per di più ogni volta che passavo la garza con il disinfettante il ragazzo produceva un gemito di dolore. E quindi mi fermavo e soffiavo sulla ferita,dandogli un leggero sollievo temporaneo.
Dopo aver buttato una decina di garze,finalmente la ferita era stata ripulita. La coprii di nuovo e applicai il cerotto a nastro tutto intorno.

Ecco fatto,ora puoi sdraiarti.” gli dissi tenendogli sempre una mano sulla spalla.
Così lentamente,gli afferrai la spalla con decisione,con la mano destra la sua mano,dandogli una leva per risistemarsi giù,e lo accompagnai a sdraiarsi.

La prossima volta sarà più facile. Ci vorrà un po' perchè tu guarisca. Le tue ferite stanno ancora grondando sangue nero. E non è una cosa positiva. Ma d'altronde hai combattuto un Alpha,quindi è già tanto che tu sia vivo,no?” cercai di tirarlo su.
Ma mi lanciò un occhiataccia,mentre cercava di regolarizzare il suo respiro.
Così mi alzai,ordinai i miei strumenti sul cassettone e mi diressi alla porta.

Qui fuori ci sono io,mia zia e mia madre. Quella che hai aggredito qualche ora fa. Tanto per la cronaca...” me ne andai chiudendo la porta.

   
 
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