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Autore: Peanuts_e_Chocolate    09/11/2015    1 recensioni
[Spoiler per chi non avesse letto il quarto libro!]
Non me l’ero più sentita di restare, di vedere Lissa che si preoccupava per me, ma nei suoi pensieri ardeva di desiderio per usare il suo potere e quando lo faceva, anche solo per far migliorare la fioritura delle piante sul balcone o per guarire qualche ferita o per piccole cose, la mia testa esplodeva, il mio umore iniziava a variare da triste, ad arrabbiato senza un motivo.
Ma sentire le sue emozioni mi ha fatto riflettere molto, o meglio agire con il mio solito carattere irresponsabile.
E alla fine presi l’unica decisione che avrebbe permesso alle mie emozioni di sfogarsi senza far del male a nessuno e a lei di usare il suo potere. Scappare, di nuovo.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Nuovo personaggio, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Risveglio.


All’inizio pensavo di essere morta, non ricordo bene cosa era successo dopo che ero svenuta, solo che avevo sentito più volte freddo e mi ero poi svegliata con un anziano signore Moroi accanto che mi chiedeva da dove venivo, come mi chiamavo e cosa era successo.
 Ovviamente non avevo mai detto una parola, ma non perché non volessi, solo che non ero lucida a tal punto da potergli rispondere.
 Ricordo veramente poco, solo che fui trascinata verso una casetta e posata su qualcosa di morbido che avevo intuito fosse un letto e le sensazioni di freddo si erano trasformate in tiepide mentre lo strano signore, che sembrava tanto un vecchio pastore, mi diceva di stare tranquilla e che sarebbe andato tutto bene.
 Sentivo rumori di coperte e un bruciore intenso alla guancia e poi mi sentii bucare più volte mentre piccoli gemiti e urli mi uscivano involontari e per quanto quel vecchietto tentava di calmarmi non ci riusciva.
 Ricordo che mi teneva per mano e dopo non so dire precisamete quanto tempo ero sprofondata di nuovo nel sonno.
Sentivo spesso una voce calda e femminile che mi tranquillizzava e mi diceva che avrei solo dovuto riposare, riprendere forze e che sarebbe andato tutto per il meglio.
 Sembrava tanto la voce di una mamma affettuosa e a tratti la scambiavo per la mia, per quanto non fosse così dolce. Spesso ebbi l’impressione che non fosse reale.
 Per tutto il tempo che riposai ebbi gli incubi, sottoforma di strigoi, sangue e acqua che mi avvolgeva impedendomi di respirare.
 Mi agitavo e probabilmente parlavo o emetto qualche suono, perché ogni volta avvertivo dei passi corti e svelti avvicinarsi a me e di nuovo quella voce dolce.
*
  E fu così finché non mi svegliai del tutto. Ebbi un nuovo incubo ove sognai Lissa che mi guariva ed era accanto a me, che mi parlava e mi sorrideva ma poco dopo la scena si macchiava di sangue e acqua e Lissa moriva per colpa mia.
 Mi resi conto che urlai ma fu soprattutto per lo spavento e subito una mano calda prese la mia.

  “Va tutto bene. Adesso sei al sicuro, non ti succederà niente.” La mano si spostò sulla mia testa e riuscii a capire che l'incubo era passato.
Aprii lentamente gli occhi e una tenue luce, che vidi essere prodotta da una abatjour accanto al mio letto, mi rivelò il viso paffuto e gentile di una dhampir di, sicuramente, oltre i cinquant’anni.
  Una volta sicura che non stavo sognando provai a formulare una delle tante domande che mi aleggiavano nella mente.
“D-dove mi trovo?” tentai di chiedere anche se con voce debole.
La signora mi sorrise “Sei nella mia casa, mia e di mio marito Robert. Io sono Mary.” Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 "Stai tranquilla, sei al sicuro qui." La guardai, avrei voluto farle molte domande, ma non sarei riuscita a formularne neanche una in quelle condizioni. Stranamente Mary, se ricordavo bene il suo nome, quasi mi lesse negli occhi.
  “Ti abbiamo vista che venivi portata via dalla corrente e ci siamo spaventati tantissimo. Mio marito è corso subito in acqua e ti ha portata in casa, non sai appena ti ho vista che panico che mi è salito addosso, non sapevamo nemmeno se eri viva. Eri veramente pallida e la tua ferita aveva davvero un brutto aspetto e ti è anche salita una gran febbre.” Mentre mi raccontava come mi aveva trovato suo marito, mi cambiò il panno umido sulla fronte.
 “Oggi è il terzo giorno che sei qui. Ma probabilmente non te ne sei nemmeno resa conto.” Mi sorrise. “Vuoi alzarti? Oppure ti serve qualcosa, che so… Hai sete?”
  Ormai mi ero persa a quando aveva detto che mi avevano trovata e le vidi brillare gli occhi e poi fece un sorriso triste.
 “Scusami, hai ragione sto esagerando. Ad ogni modo se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto, non farti problemi. Tornerò tra poco, ti lascio riposare!” Disse mentre si alzava e varcava la soglia della camera.  
 Scrutai quella camera che non era neanche troppo piccola, era tutta in legno e c'era un armadio a due ante molto bello, un cassettone con uno specchio ovale e una sedia ai piedi del letto.
 Voltando la testa vidi un comodino affianco a me con la bacinella dell'acqua e l'abatjour da cui proveniva la luce fioca e giallastra e nemmeno un metro dal comodino c'era la porta socchiusa, dalla quale proveniva uno spiraglio di luce più forte e la voce di Mary e di suo marito.
 Non mi mossi dal letto fino a tarda sera, riuscendo a capirlo da una finestra alla mia sinitra. Quando mi ero svegliata era poco più delle dieci di mattina e nel resto della giornata Mary venne spesso nella mia camera, a cambiarmi le medicazioni e a controllare la temperatura.
 Quando mi alzai, vidi anche una piccola sveglia di plastica nera sul comodino ed erano le undici di sera. 
   Non avevo molta fame e notai che sia Mary che Robert erano intendi uno a leggere il giornale e l'altra a fare a maglia ed entrambi alla mia vista si alzarono preoccupati, ma gli feci cenno di rimanere dove erano e mi sedetti al tavolo con loro.
*
  “Ti senti meglio cara?” Mi disse subito la donna, alzandosi ed apparecchiando per me. Anche se non mi chiese se avevo fame e notai che loro avevano già mangiato.
 “Sì.” Annuii per confermare ancora di più la mia risposta. “Devo ringraziarvi, se non fosse stato per voi non immagino dove sarei a quest’ora.”
 Robert, finì di bere il vino che aveva nel bicchiere davanti a se e poi disse con tono allegro “Ci mancherebbe signorinella! Ci hai fatto prendere uno spavento tale da farci diventare bianchi gli ultimi capelli rimasti che erano sfuggiti alla vecchiaia!” Spalancò gli occhi quasi divertito.
  Era un tipo alquanto strano, aveva due occhietti vispi e azzurri come il cielo e dei bei baffi curati, spessi e folti. I capelli li aveva solo intorno e nel mezzo spiccava un’area calva e lucida. Indossava una camicia con sopra una salopette in jeans e degli scarponi da contadino. Sembrava uscito da qualche film degli anni sessanta.
 La moglie invece era più soft: era abbastanza paffuta, aveva dei riccioli castani striati di bianco qua e la che le incorniciavano il viso pieno e tondo come se fosse una luna piena. Indossava un abito da casalinga a tema floreale rosato e ai piedi teneva un paio di ciabatte morbide.
  “Bob! Non si dicono queste cose! Chissà cosa pensa di noi!” Disse sbattendo il pentolone della zuppa sul tavolo e facendo sobbalzare il marito mentre gli tirava qualche occhiataccia e in risposta lui arricciò i baffi.
 “Hai fame?” Mi chiese Mary mentre già mi versava nel piatto una porzione più che sufficiente di zuppa. Annuii, sbalordita da come quei due si comportavano, sembravano quasi surreali.
*
 Educatamente mi presentai, ringraziandoli ancora per avermi salvata e accolta ricevendo, soprattutto dalla donna, dei commenti come “Ma figurati!” o “Non devi nemmeno ringraziarci”
  Così finii con calma la zuppa e dopo un po’ chiesi. “Siete da soli?” Entrambi mi guardarono capendo cosa intendevo.
“Si, siamo solo io e Bob.” Sorrisi al nomignolo che Mary usava per suo marito.  “Ma solamente qui siamo soli. In realtà abbiamo parecchi figli, sai?” Fui stupita.
 “Davvero? Non abitano qui?” Chiesi curiosa ma non sapendo se mi ero spinta troppo.
Bob sorrise. “Sono grandi ormai, e ognuno di loro ha scelto la propria strada.”  Io li guardai e sorrisi a mia volta guardando l’orologio, notando che era mezzanotte. “Ma è molto tardi…”
 Mary annui mentre lavava il mio piatto e le mie posate, le avevo offerto il mio aiuto ma aveva rifiutato dicendo che gli ospiti non devono fare queste cose.
  “Sai, qui siamo abituati con l’orario invernale e finché c’è luce stiamo fuori nell’orto. E non è consigliabile stare fuori quando il sole si abbassa. Ci sono i lupi, i cinghiali e alcune volte capita anche che qualche orso passa a farci un salutino. Perciò evitiamo di uscire se non è necessario, anche se Strigoi non se ne vede non si sa mai. E poi a dirla tutta, due signori anziani come noi non hanno bisogno di stare fuori molto, ci basta il giorno per fare le compere in paese o altri piccoli servizi.”  Disse riponendo le stoviglie in un cassetto dentro la tavola.
 “Come mai non ci sono Strigoi?” La mi domanda la sorprese.
 “Sai, usiamo i paletti, ma qui non hanno pane per i loro denti e per quanto inspiegabile è sempre stato un posto discretamente tranquillo. Poi Bob controlla spesso la barriera magica. Ormai sono anni che viviamo insieme e ha imparato anche lui a metterli.”
 Mi stupii, un moroi di quell’età che metteva dei paletti ma dopotutto, avevo visto talmente tante cose al di fuori dell’accademia che mi aspettavo di trovare anche degli strigoi buoni.
  “È ora di cambiare il bendaggio e non solo.” Mary mii indicò la guancia e i vestiti. Avevo addosso solo una lunga vestaglia e probabilmente voleva darmi qualcosa di più adeguato.
Mi sedetti sul letto e lei prese una scatola di legno da dentro l'armadio e sopra c'era scritto ‘Medicine’  in una calligrafia in stampatello e precisa.
  “Ricordi cosa ti è successo?” Non volevo mentirle, ma nemmeno me la sentivo di dirle tutta la verità...
 “Ero a giro, non so quanto ho percorso nel fiume ma ricordo che mi sono imbattuta in alcuni Strigoi e uno di loro mi ha lasciato questo ricordo. Ma sono stati abbattuti da guardiani.”
  “Eri in compagnia? Ti staranno cercando.”  Parve preoccuparsi ma negai la sua domanda.
 “No, non erano con me. Loro stavano dando la caccia agli Strigoi ed io sono capitata nel momento sbagliato ritrovandomi nel mezzo.”
   “Ho capito. Mi spiace per quello che ti è accaduto. Eppure mi sembri una dhampir allenata.” Annuii  mostrandole i marchi e sbalordita sgranò gli occhi, perché prima non li aveva notati, ma poi non fece altre domande e prese acqua e disinfettante, mentre con delicatezza levò il bendaggio che mi aveva fatto e poi con un verso della bocca mi fece intendere che non era in buone condizioni.
  “Tesoro, hai proprio una brutta infezione.” Iniziò a tamponarla ed io mi vidi tramite un piccolo specchietto appoggiato sul comodino, avevo tre  lunghi tagli per orizzontale che mi attraversavano la guancia fin sotto l’occhio. In alcuni punti, si intravedeva ancora la carne viva, lentamente e grazie ai punti di sutura, i lati iniziavano a cicatrizzarsi ma era chiaro che ci sarebbe voluto molto tempo.
 Vedendo i batuffoli di ovatta che erano sporchi di sostanza giallognola e guardando attentamente alcuni punti dei tagli, capii che Mary aveva ragione, avevo una brutta infezione e la febbre sicuramente era venuta per quello.
  “Cavolo, non pensavo che fosse in questa condizione.”
Lei ridacchio quasi divertita dalla mia affermazione. “Già, e stai certa che cercare di levarti lo sporco che ti era entrato dentro e i grumi di sangue che si erano formati non è stato per niente facile e per metterti i punti poi... Non stavi un attimo ferma.” Adesso capivo il pungere che avevo sentito la sera prima.  “Mi dispiace, non deve essere stato un bello spettacolo.” Lentamente ricordavo quello che era successo. Pensai a Lissa e mi chiesi adesso come stava e se aveva saputo di quello che era successo. Pensai anche a Dimitri, al suo sguardo e al ‘Roza’ che mi era parso di avergli visto dire.
  Ma le parole di Mary  mi distrassero dai miei pensieri e mi riportarono al presente.
“Non devi preoccuparti per questo. Dopo cinque figli è il minimo. Non sai quante ne ho passate.”
 Sei figli? Lei vide sicuramente il mio stupore e mi sorrise.
 “Sai, il mio primo figlio l’ho fatto che più o meno avevo la tua età. Forse meno, avevo diciassette anni.”
Spalancai la bocca, ma la richiusi subito cercando di non essere maleducata.
 “Veramente? Così giovane?” Lei annui.
“Sai, con i tempi che correvano mi buttarono fuori dall'accademia e mi dissero senza problemi di farmi la mia vita. E così Robert ed io, decidemmo subito di andare a vivere da soli e crearci la nostra famiglia. I genitori di Robert per fortuna ci aiutarono molto e ci diedero una mano finanziaria per il primo anno finché Bob non trovò lavoro per mantenere il bambino. Così nacque il nostro primo figlio, Andrew. Fu come un angelo caduto in quella casa. La nostra vita diventò molto più attiva con lui che richiedeva molte attenzioni e noi dovevamo insegnargli le basi della vita, camminare, parlare, fare i bisogni al gabinetto e tutte quelle cose che prima pensavi fossero semplici e banali. Così io imparai a crescere con lui.” Non capii subito quello che intendeva e mi parve strano che non avesse fatto il riferimento ad entrambi ma la lasciai continuare anche se prima mi guardò.
 “Scusami, sono certa che non ti interesserà sapere la mia vita.” Rise ma io scossi la testa.
 “Oh no, invece mi fa molto piacere. Sono curiosa e soprattutto mi distrae dal dolore del disinfettante.” Risi e il suo sguardo si illuminò.
 “Allora se a te fa piacere continuo.” Mi sorrise allegra e continuò. “Adesso lui ha trentanove anni e vive a New York” Finì la medicazione e si alzò un attimo dicendomi di aspettarla e andando in cucina tornò con un album fotografico tutta sorridente. 
 Mi sistemai meglio sul letto e le feci spazio mentre  si sedette sul bordo accanto a me.
“Adesso ti presento la mia famiglia.” Mi sorrise ancora, come sempre.
 “Sarò felice di ascoltarti.” Le risposi, mentre apriva il grande album rilegato in pelle nera.
*





N.d.a : Salve a tutti! Ci sono molte visite e ringrazio sempre chi legge e mi segue! Questo capitolo mi rendo conto è meno, "Attivo" ed è più tranquillo. Spero che non vi annoierà! Presto ci saranno novità nella vita di Rose, ma non temete, presto ricompariranno anche gli atri personaggi del libro! :D
Mando un abbraccio a tutti,
Peanuts!

 
   
 
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