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Autore: Touch the sound    10/11/2015    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Capitolo 18 - Everything will be tragically fine.
«Hai preso tutto?» domandò Jane piegando l'ultima maglia di Chris e riponendola nel borsone.
«Credo di sì, tanto le mie cose da qui non scappano» rispose Chris mentre si asciugava i capelli nella camera da letto. Erano appena le 14:30, quel sabato Chris aveva finito di lavorare e, avendo il pomeriggio libero, aveva deciso di tornare a casa sua proprio quel giorno. Lui e Betsy avevano deciso il giorno prima che avrebbero passato solo un'altra notte a casa di Jane, solo per poter riportare le cose di Chris a casa loro con più calma. 
Jane chiuse il borsone e si sedette sul letto osservandolo per un pò.
«Quando chiamerai Ricky?»
Chris sospirò. Non l'aveva ancora sentito. Sapeva di essersi comportato male, l'aveva mandato via senza nemmeno salutarlo per bene e non gli aveva nemmeno mandato un messaggio.
«Non lo so, penso che lo farò più tardi, voglio prima rimettere tutto in ordine e poi mi occuperò di lui»
Jane annuì, poi si alzò quando Chris ebbe spento l'asciugacapelli. Gli prese la mano e lo accompagnò accanto al letto facendolo sedere. Lei rimase in piedi davanti a lui e si mise un pò di gel fra le mani. Lo passò lentamente fra i capelli di Chris.
«Potresti farti una super cresta, come quelle dei punk»
Il ragazzo rise e scosse la testa.
«Te li divido a metà come il prof di algebra?»
«No, ti prego, li metteva in quel modo orribile per coprire l'alopecia»
Jane sorrise e cominciò ad acconciargli i capelli come aveva sempre fatto.
«Hai uno strano modo di amarlo... parlo di Ricky, ovviamente»
Chris sospirò. In effetti non era mai stato molto giusto nei confronti di quel ragazzo. A volte si sentiva debole, ma forse era solo una questione di età. Non era abbastanza grande per quelle cose che raramente gli erano importate, gli serviva più tempo. Aveva solo diciannove anni e, nonostante il suo cuore avesse imparato a battere forte da quando c'era Ricky, non riusciva a comandare il suo corpo se qualcun altro lo stuzzicava.
«Non è vero» mentì. Jane diede un'ultima occhiata ai capelli, poi andò a sciacquarsi le mani. Quando ritornò in camera da letto, Chris era ancora lì seduto.
«A cosa pensi?» gli chiese.
«Voglio che stavolta vada tutto bene» mormorò Chris.
«A casa, con Betsy, mia mamma, Ricky, il lavoro... voglio una vita normale, sono stanco di tutto lo schifo che ho avuto finora»
Jane si commosse, ma cercò di non darlo a vedere. Se si concentrava sulla sua normale vita da ventenne pensava solo a quanta leggerezza aleggiasse su di lei, ma Chris aveva avuto mille responsabilità che l'avevano solo imprigionato. Aveva sempre pensato che con un pò d'aiuto quel ragazzo potesse fare grandi cose, ma purtroppo era incatenato ed erano davvero poche le persone su cui poteva contare.
Chris si alzò e si vestì sotto lo sguardo di Jane. Quando stava per mettere la maglia, la ragazza lo fermò.
«Aspetta, metti questa» disse prendendo una felpa dal borsone. Chris notò con quanta bravura aveva preso quella maglia senza sgualcire le altre. Jane era nota per la sua accurata ordinatezza.
«Cosa cambia?» disse Chris poggiando la maglia scelta da lui sul letto. Jane lo aiutò ad indossare l'altra.
«Questa ti sta meglio» rispose lei mantenendogli ancora l'orlo della felpa. Si osservarono per un pò, poi lei spostò le mani sul viso di Chris e si avvicinò pericolosamente.
«Mi mancherai» gli sussurrò prima di lasciargli un bacio appena accennato sulle labbra. Chris la lasciò fare, sapeva che non si sarebbe spinta oltre.
«Ripeto» disse lei pochi istanti dopo il bacio. I loro visi erano ancora vicinissimi.
«Hai uno strano modo di amarlo»
Chris non riuscì a risponderle. Jane aveva pienamente ragione. La lasciò andare e rimise tutto in ordine, poi portò tutto nel salone. Betsy era seduta accanto a Jane, parlavano di qualcosa.
«Betsy, io sono pronto»
Lei voltò verso di lui, poi si alzò.
«Vi accompagno» disse Jane prendendo le chiavi dell'auto. Il viaggio fu breve e silenzioso e quando Jane si fermò fuori casa, Chris ci pensò un pò prima di scendere. Betsy chiuse la portiera, ma non entrò in casa. Aspettò che Chris salutasse la ragazza con calma.
«Senti, grazie per-»
«Non mi ringraziare, l'ho fatto volentieri e se ce ne dovesse essere il bisogno puoi anche tornare da me»
Chris le sorrise.
«Non ti chiedo di entrare, non so in che condizioni la troverò» disse guardando casa sua dal finestrino.
«Tranquillo... adesso vai, ci vediamo»
Chris annuì e scese dall'auto. Mentre prendeva il suo borsone, i suoi amati disegni e le altre cianfrusaglie, Betsy e Jane si salutarono, poi la ragazza andò via.
«Non ci vieni da un sacco di tempo» disse Betsy camminando dietro di lui. Aveva un pò di timore, ma suo fratello camminava davanti a lei e si sentiva protetta.
«Sì, mi sono preso una pausa da quel letto schifoso su cui ho dormito per diciannove anni» scherzò strappandole una sorriso. Entrarono in casa e le luci erano tutte spente. Chris lasciò le sue cose davanti la porta e si guardò in torno. Betsy aveva acceso le luci. Era molto più pulita e in ordine di come la ricordava, il salone non era il massimo ma meno impolverato del solito. In cucina non c'erano piatti sporchi e il tavolo non era cosparso di briciole di cibo o carte di vario genere.
«Mamma ha smesso di passare tutto il tempo in camera sua, Hector pagava le bollette e lei... ha ripreso ad uscire più spesso, ha detto anche che voleva cercarsi una lavoro» disse Betsy alle sue spalle. Chris annuì. Non poteva crederci, sembrava quasi che il problema di sua madre fosse sparito quando lui era andato via. Si sentiva come se tutto ciò che aveva fatto per rendere felice i suoi fratelli e per tirare avanti non fosse servito a nulla. Tanto era arrivato Hector che aveva reso le cose migliori.
«Dove diavolo è adesso?» chiese Chris e sua sorella fece spallucce senza badare al fatto che lui non potesse vederla.
«Non saprei» mormorò dopo.
«Chris, lei è ritornata ad essere affettuosa con me»
Il ragazzo di voltò verso di lei. Sperò con tutto il cuore che sua madre fosse realmente intenzionata a seguire Betsy. Non gli importava come si sarebbe comportata con lui, non aveva più bisogno di una madre, ma forse le cose potevano migliorare con sua sorella. Allo stesso tempo sperava che quella ragazzina fosse abbastanza astuta da non cascarci del tutto, così da non rimanere delusa se sua madre l'avesse di nuovo abbandonata.
«Sono contento» le disse con un sorriso un pò sforzato. Betsy ritornò nel salone e prese il borsone di Chris, più leggero di quanto immaginasse.
«Mettiamo di nuovo queste cose al loro posto?» gli chiese. Chris annuì e prese le altre cose. Andarono in camera loro. Ciò che saltò agli occhi dei due appena entrarono e le luci illuminarono la stanza, fu il letto ancora sfatto di Betsy. Sua madre probabilmente non ci era proprio entrata lì. Chris lo prese come un altro segno della sua inutile figura di madre.
«Apri la finestra» disse il ragazzo posando le sue cose sulla piccola e vecchia scrivania. Mentre sua sorella faceva ciò che le era stato chiesto, Chris si guardò intorno. C'erano cose che per quanto odiasse non poteva dimenticare: la macchia di umidità sul soffitto, l'intonaco screpolato in un angolo, la porta che scricchiolava, il pavimento vecchio e graffiato, lo spazio minimo fra i tre letti incastrati malamente in quello spazio troppo piccolo. Sospirò quando posò lo sguardo sul letto di Jonathan. Non seppe dare un nome al sentimento che provava, ma qualcosa si ruppe di nuovo dentro di lui. Quella, la morte di suo fratello, era solo una delle tante ingiustizie che aveva subito inutilmente e ingiustamente.
«Ehm... togliamo prima le coperte, tutte, sono sporche» disse Chris avvicinandosi al letto di sua sorella. Lei lo guardò accigliandosi.
«Chris, quello è il mio letto» disse quasi ridendo. Mancava da un pò in quella casa, ma di certo non poteva essersi dimenticato di dove dormiva.
«Lo so» disse togliendo la federa del cuscino. Non voleva assolutamente che sua sorella rivivesse qualche scena di quella sera, quando, in quel letto, Hector aveva tentato di farle del male.
Per rifare i letti impiegarono pochi minuti, poi Chris rimise i suoi vestiti nell'armadio mentre sua sorella ripuliva un pò la camera che era rimasta abbandonata per un paio di giorni.
Mentre Chris era intento a rimettere i suoi trucchi in bagno, Betsy comparve e si sedette sul bordo della vasca. Lo guardò un pò, ma Chris non diede peso a quello sguardo finchè lei non gli fece una domanda che lo fece quasi rabbrividire.
«Perchè non sei venuto al funerale?» 
Chris non riuscì subito a rivolgerle lo sguardo, nè a trovare una risposta. C'erano tanti motivi per cui non aveva voluto assistere al seppellimento di suo fratello, quindi non trovava il modo per cominciare. Non aveva nemmeno voglia di parlarne.
«Io...»
Guardò in basso, poi si abbassò di fronte a lei e le prese le mani nelle sue.
«Lo sai che io non ci vado, al cimitero intendo... e poi pensavo che tu non volessi vedermi»
Betsy si morse le labbra.
«Non ti è dispiaciuto perderti quel momento?» 
Agli occhi del ragazzo sembrò amareggiata e pronta a piangere.
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Che ti dispiace e che in quel momento volevi essere lì con me... ho pianto tanto» disse Betsy con gli occhi lucidi. Chris la strinse a sè, un pò per consolarla e un pò perchè non voleva che si accorgesse di quanto anche lui era sull'orlo di un pianto.
«Mi dispiace non esserci stato... avrei tanto voluto essere lì con te» le sussurrò. Accarezzò un pò i suoi capelli, poi sciolsero l'abbraccio. Entrambi evitarono di guardarsi, consapevoli dell'effetto che aveva avuto quell'argomento e quell'abbraccio su di loro.

Avevano finito già da un pò, Chris aveva rimesso tutto al suo posto e Betsy aveva guardato in ogni angolo della casa per assicurarsi che non ci fosse più alcuna traccia di Hector. Il ragazzo se ne stava sdraiato sul letto, mentre Betsy preparava uno spuntino. Entrambi avevano voglia di riempirsi un pò lo stomaco dopo aver rimesso praticamente a nuovo la casa. Teneva gli occhi fissi sul soffitto e, lentamente, nella sua testa si formulò una musichetta a lui familiare. Forse una canzone che aveva sentito in tv qualche tempo prima. Non ricordava bene, ma la poteva sentire nella sua testa e gli bastò per distrarsi e rilassare i nervi. Dopo un bel pò Betsy si affacciò nella stanza.
«Chris»
Lui spostò lo sguardo di scatto su di lei.
«È pronto?» le chiese speranzoso e lei annuì.
«Sì, ma... c'è una persona di là... per te»
Chris si accigliò. Sperò con tutto il cuore che non fosse Trevor, non aveva voglia di sentire nessuna delle sue storie o lamenti. Non gli andava per niente.
Arrivò nel salone e in un attimo i suoi occhi si posarono in quelli dell'altra persona. Non poteva crederci.
«Ricky? Che ci fai qui?» gli chiese sorpreso. 
«Io... ecco, sono passato per... volevo vedere come stava tua sorella e poi...» non riuscì a terminare la frase, ma Chris lo interruppe.
«Okay, ehm... ti unisci a noi? Facciamo un pessimo spuntino ad un orario improponibile»
Ricky sorrise e annuì. Betsy, nonostante non avesse mai visto di buon occhio Ricky, decise di starsene buona e accontentare Chris che sembrava felice di vederlo.
Cinque minuti dopo, Betsy aveva finito di preparare la specialità dei Cerulli: il pane tostato con dentro qualsiasi cosa commestibile e non scaduta presente nel frigorifero. Ricky lo guardò un pò prima di addentarlo, ma non rifiutò di mangiarlo tutto perchè tanto anche loro lo stavano mangiando. Non doveva essere così terribile. 
Quando ebbero finito, Chris tolse piatti e bicchieri dal tavolo e rimase solo con Ricky quando Betsy decise di andare a farsi una doccia. Non appena scomparve dalla loro visuale, fu impossibile per entrambi restare lontani. Si abbracciarono forte e baciarono a lungo.
«Come stai?» gli chiese Chris allontanandosi di poco dalle sue labbra.
«Bene, credo... ho parlato con mia madre»
Chris sbarrò gli occhi. Non se lo aspettava.
«Dimmi tutto» disse sedendosi di nuovo al tavolo trascinandolo sulla sedia accanto alla sua.
«Le ho detto che non me ne frega niente di quello che dice lei, che voglio stare con te e che avrei fatto di tutto pur di riuscire a vederti» disse stringendo le mani di Chris come se fossero due oggetti preziosi.
«Lei mi ha detto che me ne sarei pentito, che un giorno tornerò da... che tornerò da lei strisciando, chiedendole aiuto e perdono»
Gli occhi di Ricky sembravano troppo tristi e privi di quella vitalità che tanto piaceva a Chris.
«Ricky, sei ancora in tempo, io non mi arrabbierò se deci-»
«No, no, no, ti prego... non dire così, io ti amo... e magari ha pure ragione lei, ma non mi importa, io voglio stare con te, ora so che è questo ciò che voglio» disse, poi prese un pò di fiato cercando di calmare il suo cuore.
«Vorrei solo che mia madre appoggiasse questa mia scelta, ma non fa niente, starò bene»
Chris lo abbracciò di nuovo.
«Staremo bene» lo corresse. Ricky sorrise e si lasciò stringere forte. Quando sciolsero l'abbraccio ci furono pochi istanti di silenzio.
«Gliel'hai detto ad Angelo?» gli chiese Chris improvvisamente.
«Cosa?»
L'aria innocente di Ricky non era per nulla paragonabile a quella maliziosa dell'altro.
«Lo sai» cantilenò Chris e Ricky rise imbarazzato.
«Ma ti pare che glielo dicevo?»
Chris lo fissò trattenendo un sorriso. Gliel'aveva detto, ne era certo.
«Chris, smettila... non mi guardare così» disse perentorio cercando di non incrociare il suo sguardo. Non poteva però evitare di sentirselo addosso, quello sguardo.
«Finiscila, io non... non gliel'ho detto... io...»
Si guardarono per un solo istante e Ricky dovette cedere.
«Okay, sì, gliel'ho detto»
Sul viso di Chris comparve un sorriso a trentadue denti.
«Devi raccontarmi tutto, voglio sapere cosa gli hai detto e come ha reagito»
Ricky roteò gli occhi e gli disse che non gli avrebbe mai raccontato nulla e si alzò per andarsene, per scappare da quella situazione, ma Chris glielo impedì afferrandogli un braccio e tirandolo verso di lui. Ricky, inevitabilmente, finì per sedersi sulle sue gambe.
«Dimmelo» sussurrò Chris baciandogli il collo, annusando l'odore fresco dei suoi capelli e assaggiando la loro morbidezza sul viso.
«Perchè vuoi saperlo?» piagnucolò Ricky.
«Perchè spero che tu mi abbia fatto qualche complimento» scherzò Chris.
«Che genere di complimenti credi che possa farti?»
Chris fece finta di pensarci, poi si guardò il cavallo dei pantaloni sospirando pesantemente. Ricky scoppiò a ridere.
«Tu sei completamente impazzito se pensi che io gli abbia detto che ce l'hai grosso»
«Non gli hai detto che ce l'ho piccolo, vero?»
Sconvolto e ormai a bocca aperta, Ricky scosse la testa e si strinse nella spalle. Non poteva credere alle sue orecchie. Per lui non era assolutamente normale fare certi discorsi.
«Io... no, ma...»
«Questo è l'importante, puoi andare, sei libero»
Ricky si accigliò, ma rimase seduto su di lui.
«Che stronzo, volevi solo che ti elogiassi, non ti fregava niente di quello che ho detto ad Angelo» disse fingendosi offeso. Mise subito il broncio e Chris lo trovò più tenero del solito. Lentamente, si avvicinò di nuovo al suo collo e si bagnò le labbra prima di poggiarle su di esso.
«Ti amo» sussurrò dandogli un altro bacio. Ricky non gli rivolse nemmeno lo sguardo. In fondo, quel giochetto lo divertiva e voleva scoprire fin dove si sarebbero spinti.
«Ti amo» disse ancora Chris spostandogli cautamente i capelli e mordendogli il lobo dell'orecchio, ma Ricky rimase immobile.
«Ti amo» bisbigliò sul suo viso facendo scivolare la mano fra le sue cosce. Ricky socchiuse gli occhi, il cuore gli esplodeva nel petto e il piacere che provava nell'avere le sue mani addosso gli fece sentire una fitta di puro godimento in ogni singolo muscolo.
«Ti amo» disse abbassandogli la cerniera dei jeans. Ricky si morse le labbra e lo lasciò continuare. I brividi lo percorrevano come scosse elettriche. Non riusciva a muoversi e il respiro gli si spezzava in gola.
«Ti amo»
Ricky rilasciò un lento mugolio mentre la mano di Chris scivolava fra i morbidi boxer e la pelle bollente. Sorrise constatando che le sue piccole provocazioni stavano dando i loro frutti.
«Ti prego...» mormorò Ricky fra i sospiri cercando di respingerlo, ma il suo corpo non reagiva ai comandi della sua mente.
«Cosa?» gli domandò Chris sogghignando. La sua mano continuava a muoversi contro l'erezione quasi completa dell'altro. Ricky riuscì a trascinare il suo sguardo sul viso di Chris e cercò di parlargli, ma dalla sua bocca sfuggirono solo dei sospiri. L'espressione di godimento sul suo viso era paradisiaca. Chris non avrebbe mai voluto interrompere i suoi gemiti sommessi, ma dovette baciarlo, dovette appropriarsi delle sue labbra. Intorno a loro era ormai tutto buio e i loro respiri erano diventati pesanti, forse troppo rumorosi. Chris sentì Ricky aggrapparsi forte a lui quando il movimento della sua mano divenne più deciso. Le loro labbra si separarono e di nuovo si guardarono negli occhi.
«N-non ti fermare, Chris... ti p-prego... continua»
Chris accontentò le sue richieste e continuò fino allo stremo delle sue forze, non si fermò fin quando non lo sentì contorcersi su di lui, col viso in fiamme, lo sguardo annebbiato dal desiderio. Non interruppe quel momento bruscamente, si accertò che Ricky si gustasse fino all'ultimo istante quel piacere che aveva deciso di donargli. Si baciarono di nuovo e Chris sfilò la mano dai boxer di Ricky solo quando sentì il suo respiro di nuovo regolare. Il ragazzo si ricompose subito cercando prima di pulirsi un pò. Chris rise mentre, osservandolo, si lavava le mani.
«Che cazzo ridi?» gli chiese Ricky imbarazzato.
«Niente, pensavo che è un vero peccato che non sia tua madre a lavarti le mutande, certe cose dovrebbe proprio vederle»
Ricky rise leggermente, poi seguì Chris che andò a sedersi sul divano. Guardarono la tv per qualche minuto , poi a loro si unì anche Betsy. In un primo momento, la ragazza si sentì un pò a disagio, non voleva disturbare i due piccioncini. Qualcosa però cambiò quando si accorse che Ricky non era stato avvertito da Chris che lei era al corrente della loro relazione. Ne approfittò quando Chris si alzò per andare in bagno. Di proposito, sospirò con aria sognante seguendo con lo sguardo suo fratello mentre usciva dalla stanza. Riuscì a catturare l'attenzione di Ricky.
«È proprio bello» gli disse prendendolo evidentemente alla sprovvista.
«Chris, intendo... è meraviglioso, non credi?»
Ricky, imbarazzato e nervoso, annuì e si sforzò a sorriderle.
«Sai, credo che se lui non ci fosse la mi vita non avrebbe alcun senso, preferirei morire invece che vivere senza di lui» mormorò Betsy avvicinandosi un pò di più. Potè notare quanto lo stesse mettendo sotto pressione.
«Vedi, Ricky, noi non abbiamo molto, non possiamo permetterci tutto quello che vogliamo, ma è solo grazie a lui se abbiamo ancora un tetto sulla testa, un letto in cui dormire e ci possiamo permettere almeno due pasti al giorno»
Guardò le mani del ragazzo che si sfioravano nervosamente fra di loro, il suo petto che aveva preso ad abbassarsi e alzarsi più velocemente, la sua espressione incerta e un pò tesa. 
«Già, Chris è... una persona fantastica» 
«Non potrei sopportare che qualcuno me lo portasse via, davvero non ce la farei... in realtà voglio solo che sia felice, so che troverà una persona che lo allontanerà da me in un modo o nell'altro, ma vorrei poterlo tenere per sempre con me» disse quasi con le lacrime agli occhi. E quella non era finzione.
«Deve essere felice, lo merita... tu non gli farai del male, vero?»
Ricky non capì il motivo di quelle confessioni, forse aveva capito qualcosa. Scosse la testa alla domanda che gli aveva appena rivolto la ragazza.
«No, non lo farò... non voglio»
Betsy annuì e decise di accontentarsi solo perchè quelle pochissime parole e i suoi occhi sembravano sinceri. In quel momento Chris rientrò nel salone. Entrambi fecero finta che quella discussione non fosse mai esistita. Chris, ovviamente, nonostante avesse origliato gran parte della conversazione, stette zitto e rimase in loro compagnia finchè Ricky non decise di andarsene.

Erano esattamente le 22:00 quando sua madre rientrò in casa. Chris era in cucina, da solo, una sigaretta fra le dita e lo sguardo perso nel vuoto. Stava solo pensando. Pensava agli ultimi tre giorni, a quello che Betsy aveva detto a Ricky in sua assenza, a tutte le cose che erano successe, a tutto quello che doveva ancora accadere. 
Non spostò gli occhi su sua madre, non aveva nemmeno voglia di vederla. Aspettò che fosse lei a trovarlo.
«S-sei tornato?»
Chris non rispose. Che razza di domanda era? 
La donna si sedette accanto a lui e gli poggiò una mano sul braccio, ma lui lo spostò subito. Non gli importava se il suo rifiuto verso di lei le facesse male o meno, era quello che sapeva di dover fare. In qualche modo doveva tutelarsi da lei, dalle sue stronzate, dai suoi cambiamenti d'umore, dalle bugie che era continuamente pronta a dire, dalle finte lacrime.
«Non sapevo che fumassi» disse la donna.
«Non sai un sacco di cose» mormorò Chris senza rivolgerle lo sguardo.
«Non sai un cazzo di me» disse infine spegnendo la sigaretta e alzandosi.
La donna lo seguì. 
«Dove vai? Non andartene» piagnucolò lei quando lo vide aprire la porta e uscire di casa. 
«È tardi, non andare in giro a quest'ora» lo pregò lei afferrandogli la felpa. Chris si fermò di colpo. Che senso aveva tutto quello? Quelle parole erano completamente buttate al vento. Pensava davvero che lui fosse così ingenuo da credere a quella messa in scena?
«Non fare finta di preoccuparti per me, a sei anni mi facevi uscire di casa perchè eri a corto di alcol, tu e Michael mi mandavate in piena notte in mezzo ai tossici e gli spacciatori per trovarvi un briciolo di droga... lo sai quante volte mi hanno ammazzato di botte per colpa tua? Oppure quanti chilometri mi sono fatto per trovare quello che mi chiedevi? Perchè, cara mammina, io lo facevo per cercare la tua approvazione, speravo che facendo tutto quello che mi ordinavi mi avresti voluto bene, che Michael non mi avrebbe più sputato addosso e picchiato fino allo sfinimento, credevo che... ci credevo ancora, ma adesso le cose sono cambiate»
La donna scoppiò a piangere scuotendo la testa.
«Ma... Chris...»
«Cosa vuoi da me?» le chiese brusco ed esausto.
«Che ritorni qui a casa, voglio che torniamo ad essere una famiglia»
Chris scoppiò immediatamente a ridere.
«Ma quale famiglia? Io, Jonathan e Betsy eravamo una famiglia, tu e quello stronzo di Michael non c'entravate un cazzo» le disse con una calma inquietante. La donna lo fissò negli occhi senza trovare le parole, ma cercò di giustificarsi in qualche modo.
«No, non ti azzardare, non provare a chiedere scusa e smettila di piangere... le lacrime dovrei versarle io, non tu»
Lei abbassò lo sguardo.
«Perchè mi dici queste cose?»
«Io ti odio, per me sei inutile, potresti morire davanti ai miei occhi e... probabilmente non me ne fregherebbe nulla... ma Betsy pensa ancora che tu possa cambiare, quindi starò attento a quello che farai, cercherò di proteggerla da te, non merita di subire l'ennesima delusione»
«No, i-io non voglio deludervi... voglio davvero cambiare le cose» sussurrò avvicinandosi a suo figlio. Cercò di accarezzargli il viso, ma non ci riuscì, le sfuggì ancora.
«Ma dai? Davvero? Oh, così mi fai commuovere... smettila di recitare questa parte» disse Chris.
«Puoi prendere in giro Betsy, perchè lei è ancora troppo ingenua o forse spera davvero che in un futuro magari non troppo lontano possa avere una madre, ma io... io non sono Betsy, tu non mi prendi per il culo, l'hai fatto troppe volte, adesso basta» disse mettendole una mano sotto al mento, la costrinse a guardarlo dritto negli occhi.
«Vuoi davvero fare la mammina? Ti accontento, io e te adesso facciamo una cosa insieme, entriamo in casa e facciamo finta che tu non sia una stronza, che io non sia incazzato a morte con te e che ci vogliamo tutti bene... lo faremo per Betsy e lo faremo per sempre, quindi pensaci bene prima di accettare»
«Quindi... ricominceremo d'accapo?»
Chris scosse la testa.
«No, ho detto che faremo finta solo per rendere felice Betsy... finti abbracci, finti sorrisi, finti auguri di buon compleanno, finti saluti... chiaro?»
Sua madre aspettò un pò, poi annuì. A Chris non piaceva per niente rivolgersi alle persone in quel modo, con quel tono duro, ma era l'unico modo che aveva per farle capire quali erano le sue intenzioni. Qualcosa dentro di lui si stava bruciando. Forse gli occhi intristiti di sua madre non lo lasciavano del tutto indifferente, ma non poteva lasciarla entrare di nuovo nella sua testa, non poteva permetterle di trattarlo come un giocattolo. Non sapeva se davvero qualcosa era cambiato in lei, ma lui aveva a cuore solo il bene di sua sorella e il suo.
Stava per parlare di nuovo quando una voce femminile alle sue spalle lo chiamò. Si voltò verso la strada e vide subito Sheryl camminare verso di lui. Si accigliò preoccupato. Decise di rimandare sua madre in casa, non era il caso che si mettesse in mezzo.
«Sheryl? Che ci fai qui?» le chiese correndo verso di lei. Sembrava spaventata, aveva le lacrime agli occhi. Questo lo preoccupò molto perchè la prima idea che gli venne in mente fu che le fosse successo qualcosa di brutto. Era una ragazza, sola e a piedi, in un posto orribile come quello; le poteva essere successo di tutto.
La ragazza lo abbracciò forte, poi lo guardò rimanendo vicinissima a lui.
«A meno che tu non sia in realtà uno spietato assassino, sei la miglior cosa che poteva capitarmi» disse Sheryl ritornando col sorriso.
«Mi spieghi cosa ci fai qui?» le chiese ancora.
«È una lunga storia, ma diciamo che dovevo andare a casa di un amico e mi sono persa»
«Come diavolo ci sei arrivata fin qui?» chiese più a se stesso che a lei. Se si era persa era logico che, camminando per cercare la strada di casa, era potuta capitare lì. 
«Te l'ho detto, mi sono persa» disse abbassando lo sguardo. Chris la osservò bene: aveva addosso una semplice maglietta bianca a maniche lunghe, molto scollata e che le copriva a malapena l'ombelico, un paio di jeans stretti le lasciavano le gambe scoperte su diversi punti, ai piedi indossava degli stivaletti bassi. Chris sorrise.
«Che ridi?»
«Pensavo che sei stata fortunata a non aver indossato un tacco dodici prima si uscire... da casa tua a casa mia sono quasi cinque chilometri»
«Mi fanno male lo stesso» disse guardandosi i piedi. A Chris sembrò molto stanca.
«Dai, vieni con me»
La ragazza lo seguì in silenzio. Una volta in casa si guardò in torno. Non era sicuramente la casa più bella che avesse mai visto, ma almeno non era sola.
Chris la fece accomodare sul divano e andò a prenderle un pò d'acqua. Sua madre era in cucina.
«È la tua fidanzata?» gli chiese subito.
«No» rispose posando la bottiglia in frigo.
«È molto bella» gli sussurrò. Chris pensò di mandarla a quel paese, ma qualcosa gli disse di non farlo. Si voltò verso di lei con un sorriso appena accennato.
«Sì, è bella, ma ecco un'altra cosa che non sai di me» disse muovendo un passo verso di lei. Le luci erano spente, voleva solo assicurarsi di catturare la sua espressione.
«Da un bel pò mi scopo gli uomini» 
Un sorriso quasi malvagio si appropriò delle sue labbra quando vide sua madre a bocca aperta, completamente sconvolta da quella notizia. Non aveva mai avuto tanta sete di vendetta in tutta la sua vita.
Tornato da Sheryl, le diede il bicchiere e si sedette accanto a lei.
«Chiamo tuo padre, ti faccio venire a prendere»
Lei scosse subito la testa.
«No, ti prego, lui non lo sa che sono uscita, crede... crede che sia a casa a dormire» disse scocciata legandosi i capelli con un elastico che portava al polso.
«Dovrai pur tornare a casa, no?»
Sheryl sospirò mordendosi le labbra. Chris la guardò per un pò. Sì, era molto bella.
«Senti, facciamo così, dammi qualche minuto, vedo di trovare il modo per accompagnarti» disse Chris alzandosi. Prese il suo cellulare e chiamò Jane, ma la ragazza non rispose a nessuna delle sue cinque telefonate. Sapeva cosa stava facendo, sapeva che era insieme ad Adrian e il solo pensiero lo fece arrabbiare.
Pensò di non avere nessun'altra soluzione, ma poi notò che le luci in casa di Rose erano ancora accese. Disse a Sheryl di seguirlo. Bussò a casa della donna un paio di volte, poi sentì la sua voce provenire dall'interno.
«Chi è?»
«Rose, sono Chris»
Un istante dopo la porta si aprì e la donna comparve in una vecchia vestaglia e delle pantofole da stanza.
«Da quanto tempo... ti è successo qualcosa? Entra» disse preoccupata. Di solito, se si presentava a casa sua di notte, era solo per cercare aiuto.
«No, volevo solo chiederti se potevi prestarmi l'auto, dovrei riaccompagnarla a casa» le disse indicando distrattamente Sheryl.
«Ehm... sì, va bene»
Rose rientrò qualche secondo in casa e ritornò da Chris con le chiavi dell'auto in mano.
«Grazie, Rose»
«Di niente, sta attento»
Chris annuì e, insieme a Sheryl si diresse verso la macchina. Le strade erano quasi vuote quindi non impiegarono molto tempo per arrivare fuori casa della ragazza, ma Chris dovette ammettere che Sheryl era stata in grado di strappargli qualche sorriso. Canticchiarono le canzoni che passavano alla radio e si divertirono ad imitare le voci dei cantanti. Il ragazzo fu colpito dal modo naturale che aveva Sheryl di comportarsi davanti a lui. Si erano visti poche volte da quando lei era arrivata e sempre in presenza di Michael. Quella sera era molto diversa dal solito, la trovò più genuina. Forse, la presenza di suo padre la inibiva.  

Arrivato a casa, rimise l'auto esattamente dov'era prima e riconsegnò le chiavi a Rose dandole la buonanotte. Fischiettando, attraversò la strada pensando che il prossimo passo sarebbe stato quello di mettersi finalmente a letto e dormire. Aprì la porta, ma qualcosa catturò la sua attenzione. Un suono strano, un gemito di dolore e dei passi ruppero il silenzio inquietante che raramente si formava lì intorno. Pensò quasi di fregarsene, ma quando sentì una voce a lui molto familiare, si pentì anche solo di averlo pensato. Corse in strada e vide Trevor che barcollava nel buio. Gli corse incontro preoccupato.
«Chris» rantolò Trevor aggrappandosi all'altro. Chris, nonostante il buio, notò che si reggeva un fianco.
«Che cazzo... Trevor, ma che cazzo è successo?» gli chiese rendendosi conto di quanto dolore stesse provando. Si era praticamente appeso su di lui e non smetteva di lamentarsi a denti stretti. Si guardarono negli occhi, poi Trevor riuscì a parlare.
«Gliel'ho detto» mormorò spostando la mano dal fianco. Chris sbarrò gli occhi quando vide la mano ricoperta di sangue e i vestiti impregnati anch'essi dello stesso liquido scuro. Lo guardò di nuovo incredulo.
«L'ho... gliel'ho detto, C-Chris» disse ancora, ma stavolta con un sorriso amaro sul volto. Chris decise che non poteva più starsene lì a fissarlo. Lo trascinò in casa. Fortunatamente Betsy dormiva già da parecchio e, a quanto potè constatare, anche sua madre si era messa a letto.
Chris lo fece sdraiare sul divano e gli tolse la felpa. Non si sarebbe mai aspettato di vedere tutto quel sangue sgorgare come una fontana dalle svariate ferite che aveva su tutto il fianco destro. 
«Aspetta qui, torno subito» gli disse correndo in bagno. Prese degli asciugamani puliti e ritornò da lui.
«Trevor» lo chiamò per accertarsi che non avesse perso conoscenza. Il ragazzo gli rivolse uno sguardo stremato.
«Trevor, sto per farti molto male» lo avvertì prima di premere gli asciugamani sulla pelle squarciata, ridotta quasi in brandelli. Trevor emise un urlo che però venne smorzato dalla poca energia che aveva in quel momento. Chris continuò a premere, non gli importava quanto male gli stesse procurando.
In quel momento entrò nel salone sua madre. Per la prima volta in vita sua fu felice di vederla.
«Chiama un'ambulanza» si affrettò a dirle, ma lei sembrò paralizzata, terrorizzata dalla scena davanti ai suoi occhi. Si guardò intorno: sangue per terra, sangue sul divano, sangue sulle mani di suo figlio, sangue sul corpo di Trevor. Le girò la testa. Chris la guardò ripetendole di nuovo di sbrigarsi, ma lei sembrava sorda.
«Vaffanculo» le urlò arrabbiato, poi chiamò sua sorella a voce alta e la ragazza dopo pochi secondi comparve nel salone. Aveva gli occhi stanchi, ma era preoccupata. Quando vide Trevor rimase a bocca aperta.
«Ti prego, Betsy, chiama un'ambulanza» le disse con un tono più calmo. Betsy staccò a fatica gli occhi da quella scena orribile e si sbrigò ad ubbidire a suo fratello. Chris prestò di nuovo tutta la sua attenzione a Trevor. Continuava a premergli sulle ferite, gli asciugamani erano ormai intrisi di sangue, il suo viso era pallido e respirava con difficoltà.
«Andrà tutto bene... te lo prometto»
Trevor gli sorrise aggrappandosi alla sua maglia, lo tirò verso di sè con la poca forza che gli era rimasta.
«Gliel'ho detto per... per te» sussurrò vicinissimo al viso dell'altro. Cercò di guardarlo bene: i lineamenti del suo viso che per lui erano assolutamente perfetti, i suoi occhi così belli e profondi, le sue labbra che desiderava ardentemente baciare. Cercò di catturare ogni immagine, ogni sensazione, il suono della sua voce. Non sapeva se sarebbe sopravvissuto, si sentiva troppo debole, il respiro gli si spezzava in gola, sentiva le palpebre pronte a chiudersi, era tutto confuso e ovattato. Non provava più dolore, si sentiva solo... sospeso.
«Cazzo, Trevor, parlami... tieni gli occhi aperti» lo pregò Chris disperato. Aveva distrattamente sentito sua sorella dirgli che l'ambulanza stava arrivando. Quei pochi minuti gli sembrarono un'eternità. Potevano essere fatali.
«Vaffanculo, Trevor, se muori ti ci butto a furia di calci nella fossa... mi hai capito?» gli chiese arrabbiato. Le braccia ormai gli facevano male e non riusciva più a pensare. Voleva solo che quell'ambulanza arrivasse presto. Poggiò la testa sul cuscino, proprio di fianco a quella di Trevor.
«Ti spaccherei la faccia»
«L'hai... già fatto» sussusrrò Trevor cominciando a tremare. Chris sorrise osservando i lividi sul suo viso e sul corpo.
«C-Chris, ho freddo»
Il ragazzo sospirò rimanendo immobile. Non era proprio un bel segno. Betsy, rimasta lì vicino a fissare la scena con le lacrime agli occhi, gli prese subito una coperta e gliela mise addosso come meglio potè. Trevor si sforzò di sorriderle per ringraziarla, poi voltò stancamente lo sguardo verso Chris. Si guardarono negli occhi. Trevor avvicinò così tanto il viso a quello di Chris che le loro labbra quasi si sfiorarono.
«Ti amo» mormorò impercettibilmente. Chris però capì. Non trovò il tempo di rispondere perchè, accompagnati da Betsy che probabilmente nel frattempo era uscita in strada, entrarono tanti infermieri che lo spinsero via. In un istante Trevor era già sull'ambulanza, sulla strada per l'ospedale. 
Chris si guardò le mani, le braccia, i vestiti. C'era sangue ovunque.
«Chris» disse cautamente sua sorella avvicinandosi a lui. Il ragazzo la guardò sconvolto. Solo in quel momento, quando il corpo di Trevor non c'era più, aveva realizzato che tutto quello non era un brutto incubo. Trevor rischiava davvero di morire.
«Chris, stai bene?» gli chiese piangendo.
«Sì... sì, sto bene... io... devo andare in ospedale» disse alzandosi dal pavimento. Betsy l'afferrò per un braccio. Voleva dirgli di darsi prima una pulita, che ormai lui non poteva fare più nulla per Trevor.
«Betsy, devo andare» 
Le diede un bacio sulla fronte.
«Stai attenta» disse prima di correre via.





Yayyyy, ho postato! *festeggia*
Me lo lasciate un commentino? Sì? Davvero? Mi commuovo :') LOL
Vi voglio bene, baci :3

 
  
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