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Autore: QWERTYUIOP00    11/11/2015    2 recensioni
Un complotto svelato.
Un emissario attaccato.
Due città in rivolta.
E tanto, tanto sangue.
Seconda storia della serie "Downfall"
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Le volte annerite della piccola sala incombevano sui presenti.
Quando tutte le voci si erano spente il crepitare del focolare era divenuto prepotentemente l’unico rumore.
Il corriere, la sovrintendente, il mago di corte, l’inquisitore e la comandante delle guardie; guardavano tutti l’Imperiale seduto sulla sedia con la fronte aggrottata e la mano che copriva il volto.
-Coppiere- sussurrò rauco infine -altro vino-, alzando il calice di cristallo che teneva in mano.
Rodrick avanzò versandogli uno scuro Tamika 390 e poi ritraendosi.
Il conte soppesò il liquido, facendolo oscillare nella mano.
Ne bevve un sorso, poi con un impeto di rabbia lo scagliò contro il muro, macchiando i suoi abiti e quelli dei presenti con gli schizzi.
-Mi era sembrato chiaro- sbottò volgendo gli occhi furenti verso il corriere -di aver ordinato di bloccare la Strada Verde perché Titus Mede non potesse passare con il suo esercito-.
Il diretto interessato annuì goffamente.
-E voi mi dite che è bastata la sua avanguardia per prendere Forte Variela?!- urlò Terentius alzandosi dal trono -cosicché abbiano la strada libera fino a Bravil?! Saranno qui in un paio di giorni!-.
La sovrintendente aggiunse con tono grave: -Non… non è tutto, mio signore-.
-Cos’altro c’è?!- sbraitò ondeggiando le mani il conte in modo scimmiesco.
-C’è anche la piccola flotta partita dalla Città Imperiale…- rispose la Khajiit -è a neanche un giorno da qui-
Il conte proruppe in una risata grottesca.
-È finita!- urlò additando i presenti -Siete soddisfatti, imbecilli, ora- Incompetenti, traditori…-
-Andate via!- ordinò, indicando con voga la porta.
Una volta che i funzionari se ne furono andati,  Terentius volse lo sguardo verso Rodrick, rimasto fino a quel momento impassibile.
-Cos’hai tu guardare? Sì, sono un conte morto, morto! Ma tu, tu sei un misero coppiere, un coppiere! Vattene!- ordinò continuando ad additare la porta.
Rodrick chinò il capo e dopo un inchino impacciato e un: -S sì, signore-
Una volta fuori, si diresse verso la sua stanza quando fu fermato dalla sovrintendente.
-Non così in fretta- lo trattenne –la città non si trovava in una situazione tanto difficile dai tempi della Crisi dell’Oblivion. La nostra unica speranza è che Caro ci soccorra, ma non credo riuscirà a fare in tempo. E in tempi tanto bui, ogni cittadino di Bravil deve aiutare la sua città, e tu, da quando sei arrivata noi e ti sei messo al servizio del conte, sei un cittadino di Bravil-
“Sono uno schiavo di Bravil” pensò Rodrick grave.
-In co cosa posso a aiutare?- chiese invece.
-Questo è lo spirito giusto per un buon servitore- sorrise soddisfatta la sovrintendente – vai alla cappella. Troverai il Primate Tersitus con i feriti di Forte Variela, aiutalo-
-Lo lo farò con pia piacere- balbettò obbediente Rodrick, avviandosi verso l’uscita.
Non era mai piaciuto alla sovrintendente, principalmente per il suo passato servizio sotto Servatus Bantos.
Nei primi giorni che era stato a Bravil aveva chiesto il motivo di tanto astio verso il suo precedente padrone a Dro’shanji, il giardiniere del palazzo.
-Dro’shanji sa- aveva annuito quello –anni fa Dro’Nahrahe aveva amato un altro Khajiit, un Khajiit appartenente alla Renrijra Krin, il movimento indipendentista Khajiit del Niben.
-Bantos lo scoprì e, per entrare nelle grazie del conte, o denunciò all’inquisitore. Non si è più visto-
“E io che pensavo di star combattendo contro un uomo malvagio e senza scrupoli come Titus Mede” aveva pensato amaramente il Bretone “e non mi sono mai accorto che ne stavo servendo uno”
Passando per i calmi giardini del Castello di Bravil vide Dro’shanji, come al solito chino sulle sue rose.
-Ciao, Dro’shanji- lo salutò il bretone.
-Rodrick!- esclamò quello alzando la testa sorridente –Dro’shanji ti saluta. Com’è andata la riunione?-
-Non bene- rispose amaro l’altro – per niente. Gli uomini di Mede hanno preso Forte Variela-
Il Khajiit spalancò gli occhi, passandosi la zampa sporca di terra sulla fronte sudata.
-Forte Variela?- esclamò con voce tremante – ma… ma questo vuol dire che saranno qui in un paio di giorni!-
Il Bretone annuì gravemente.
Rodrick decise di tacere la notizia riguardante la flotta imperiale.
-Oh, dei- sussurrò il Khajiit vagando con lo sguardo sul suo giardino.
-Oh, dei!- continuava ad esclamare guardando le sue rose– non… Dro’shanji non credeva certo che potessimo vincerla, questa guerra. Ma Dro’shanji non avrebbe mai pensato che si fosse giunti a questo! Insomma, Bravil fa parte da sempre dell’Impero. Non… non possono, non possono!-
Il Bretone rimaneva a fissarlo col volto straziato.
“Non si preoccupa di se stesso” osservò meravigliato “ma… del giardino?”
-Adesso devo andare- disse infine, mortificato  -devo aiutare un certo Primate Tersitus con i feriti-
-Ah, il primate!- gli occhi di Dro’Shanji si illuminarono – brav’uomo, il primate. Cerca di aiutarlo il più possibile. Forse Dro’shanji andrà alla Cappella oggi…-
-Lo… lo farò- promise Rodrick, per poi avviarsi verso la Cappella.
Passando per il ponticello di legno che collegava l’isoletta del castello alle altre due che formavano la città il Bretone osservò il canale sottostante, colmo di rifiuti e di tutte le navi, che avevano avuto l’ordine di rientrare mentre sulle mura un insolito numero di guardie guardava verso ovest in attesa dell’arrivo della flotta nemica.
C’erano addirittura alcuni soldati che guardavano speranzosi verso sud.
Aspettavano il conte di Leyawiin Marius Caro.
Una persona normale avrebbe forse sorriso amaramente nel vederli, ma Rodrick rimase a fissarli, sperando di vederli esultare indicando la strada.
E invece rimasero fermi, sicuri nella loro fragile speranza.
Il ragazzo si inoltrò nell’insieme di vicoli, affiancato dalle alte baracche di legno marcio.
Nessuno era per strada.
C’era chi passava quelle ore con la propria famiglia, chi si ubriacava, chi, nella baracca nota a tutti, consumava skooma.
C’era chi passava quelle ore sulle mura ad attendere amici e nemici, chi la passava nei giardini, chi nelle sicure sale del castello, maledicendo gli dei e la propria sorte.
C’erano i mendicanti, rifugiati nella baracca abbandonata della Gilda dei Maghi, dopo che questa era stata sciolta, per evitare il freddo e avere un riparo nell’imminente battaglia.
Infine c’era chi passava quelle ore a curare i feriti di guerra, come il Primate Tersitus.
Infine giunse nella piazzetta antistante la cappella, un’elegante costruzione in marmo con le vetrate colorate la cui facciata era composta da una snella torre ai cui lati si aprivano tre portali.
Quello spazio era però rinomato per un’altra opera.
La statua della donna fortunata.
Il monumento, formato da una base su cui poggiava la statua di una donna.
Si diceva che chi baciasse la guancia della donna sarebbe stato fortunato.
“Fortuna” pensò il Bretone “cosa farei per un po’ di fortuna!”
Rodrick si guardò intorno, per evitare che qualcuno lo vedesse, ma, a prima occhiata non c’era nessuno per strada.
Si avvicinò allo scuro metallo dalla forma di una donna col viso sereno.
Dopo un attimo di titubanza, baciò il gelido corpo.
Una fitta lo percosse, dentro il suo petto sentì il vuoto.
E, riguardando il volto inanimato, lo trovò quasi spettrale.
Sceso dalla piattaforma, il ragazzo si bloccò quando vide in lontananza qualcuno.
Un’esile sagoma, avvolta in un mantello nero con cappuccio lo osservava immobile.
Spaventato, Rodrick si diresse verso i portali lignei della cappella, sentendo continuamente gli occhi della figura su di sé.
“Speriamo ne sia valsa la pena” pregò prima di fare pressione sul legno del portale.
Nella cappella aleggiava un religioso silenzio, attaccato ma non sopraffatto dai sussurri delle preghiere dei pochi fedeli e dai lamenti dei feriti.
In mezzo agli ultimi c’era un piccolo ma robusto uomo vestito con una tunica marrone.
Avvicinandosi, il Bretone notò che quello era molto anziano; sulla sua testa pelata si intravedevano le vene scure mentre il resto del volto era profanato da una lunga cicatrice che gli percorreva la faccia andando ad insinuarsi nella rada barba bianca.
Era intento ad infondere l’ultima benedizione ad una donna, martoriata da profondi tagli lungo tutto il corpo; dopo la benedizione, le mani ferme si adagiarono sulla fronte della moritura.
Infine il prete sfilò da una tasca una boccetta viola, che appoggiò sulla bocca della donna dalla parte del collo.
-Bevi, presto ti sentirai meglio- le disse. Il tono era gentile, eppure nella sua voce vi era qualcosa di fermo, duro.
-È… è la fine? – chiese la donna con tono straziato dal dolore.
Tersitus la fissò per qualche secondo.
-È la fine, Luciana- disse infine, con una smorfia di sofferenza sul volto –presto sarai nell’Aetherius-
-Non… voglio…- dalla bocca di Luciana usciva un rantolo, seguito da un urlo –dammi la pozione-, disse infine.
La donna si addormentò, il suo volto divenne sereno, mentre Tersitus la fissava.
-Com’è successo?- chiese senza distogliere lo sguardo al soldato che l’aveva portata precedentemente.
-È accaduto nella ritirata da Forte Variela- spiegò quello grave –Mede ci ha fatto braccare dalla cavalleria khajiit e una pattuglia ci ha raggiunti. Lei era venuta per rifornire la guarnigione-
-Non potevate ritirarvi prima, sciocchi?- inveì il primate, volgendo lo sguardo sul soldato.
-Avremmo lasciato Bravil scoperta- rispose il soldato.
-Ed ora non la è?- ribatté il prete.
-Abbiamo fatto quello che potevamo- ribadì l’accusato –l’importante è questo. Ed ora lei dovrà fare quello che può per concedere la pace a questi caduti- e indicò con la mano i corpi vivi e non appoggiati sui tavoli sparsi per la cappella.
-Chiedete la pace a me per gli esamini e quelli travolti dalla sorte della guerra?- irruppe Tersitus –io vorrei invece concederla anche ai vivi!-
-Fa il tuo lavoro, prete- gli intimò il soldato –io ho altro da fare, mentre l’Impero si avventa su di noi-
-Va’ a farlo allora, il tuo lavoro- gli ordinò il primate –e lasciami compiere il mio-
Il soldato fu ben lieto di accontentare il prete e, dopo aver guardato per un’ultima volta Luciana, si avviò verso l’uscita, squadrando con occhio attento Rodrick.
-A quanto pare hai visite, sacerdote- comunicò ad alta voce, per poi uscire.
Il Bretone avanzò lungo la navata, sotto lo sguardo duro di Tersitus.
I suoi occhi erano di un azzurro pallido ed erano coperti per metà dalle pesanti palpebre.
Il vecchio attese in silenzio che Rodrick fosse giunto al termine della navata, davanti all’altare, prima di parlare.
-Che cosa cerchi, ragazzo nella casa degli dei?- chiese a bassa voce in tono imperioso.
-So… sono stato man mandato qui…- balbettò Rodrick intimorito –dalla so so sovrintendente del ca castello-
Tersitus alzò un sopracciglio, incuriosito.
-E a far cosa?- continuò infine.
-Per… per aiutare con i i feriti- rispose il Bretone.
-Ah, ah, ah- la risata del sacerdote era amara -i gentiluomini del castello si sono abbassati a mandare un loro servo per aiutare, eh? Devono proprio essere disperati. Ad ogni modo, come ti chiami, ragazzo?-
-Ro Rodrick Saine- rispose l’altro.
-Bene, Rodrick- annuì il primate –ai cancelli della città ci sono carri pieni di feriti, di cui tu ed io ci dovremo occupare, capito?-
Rodrick annuì e Tersitus continuò soddisfatto: -Bene, allora andiamo- e, facendo un cenno ad una sacerdotessa, le ordinò di badare a Luciana.
Attraversarono la navata e, una volta fuori, passarono per la piazza antistante alla cappella.
Rodrick notò con sollievo che la figura misteriosa era sparita.
-Non ti ho mai visto- dichiarò Tersitus dopo un po’.
-So sono arrivato da poco- rispose brevemente il ragazzo.
-Capisco- si limitò a dire il prete.
-Ti vuoi arruolare?- chiese poi.
-Come? No, no- disse il Bretone.
-Bene. Non farlo mai- ordinò il primate – che tu lo voglia, che te lo ordinino, tu non farlo. Molti non ci credono, o non vogliono crederci, ma siamo uomini liberi. Se non vogliamo combattere, non dobbiamo combattere, a prescindere da cosa dicono quei signorotti come Terentius-
-Tu ha hai combattuto?- chiese Rodrick.
Il vecchio rimase un attimo in silenzio, come per passare in rassegna i ricordi.
-Lo dici per la cicatrice? Sì, comunque- rispose infine –ma me ne sono andato. Ho smesso quando mi sono accorto che non provavo più niente quando uccidevo qualcuno. Quando portavo via la vita ad una persona. Quando ero diventato più una macchina che un uomo. Un marchingegno dwemer creato per uccidere.
Se mai dovessi combattere nella vita, per la sopravvivenza, non per giocare alla guerra sotto conti e imperatori, smetti prima che questo accada. Lo ripeto ora e non mi stancherò mai di ripeterlo. Tu sei l’unico padrone di te stesso, Rodrick. Ricordalo, in qualsiasi modo finisca questa storia, qualsiasi cosa accada, ricordatelo. Sei libero, capito?-
-S sì- rispose il ragazzo.
-Bene, bene- borbottò Tersitus –io sono vecchio e non credo sopravvivrò a questa storia, ma tu ci sarai ancora. Non fare il mio stesso errore, Rodrick. Scegli! –
Infine giunsero al portale, davanti al quale erano stati adagiati una decina di feriti sulla terra.
-Oh, ma chi è l’idiota che a avuto questa brillante idea?!- urlò Tersitus cominciando a prendere un corpo gemente.
-Il carro serve per la staffetta- rispose una guardia, aiutando il primate –Se vogliamo resistere dobbiamo riuscire a contattare Caro-
-Che lo prendano i Daedra, Caro- ribatté il sacerdote.
Dopo che ebbero sistemato i feriti nella cappella, tornarono al portale, dove vennero indirizzati verso una pattuglia di ritorno ad un centinaio di metri all’infuori delle mura con alcuni feriti.
-Quanto è distante Mede?- chiese Tersitus a questi, sulla via del ritorno, mentre sorreggeva con l’aiuto di Rodrick un mutilato.
-Un giorno- rispose grave il comandante – e non siamo riusciti ad ostacolarlo. L’avanguardia è troppo maledettamente preparata. Ma sembra si sia fermato, o almeno crediamo. Non ci resta che aspettare-
Arrivati ai cancelli della città, vennero accolti dalle urla delle guardie.
-Che cosa succede?- gridò il sacerdote dal basso, prima di varcare la soglia.
-È meglio che vi sbrighiate, Primate Tersitus- risposero le guardie affannate dall’alto delle mura –la flotta imperiale è arrivata! Stasera dovremo combattere!-
 
 


Per chi non lo sapesse, la Statua della Signora Fortunata è in realtà il luogo dove sorge la Cripta della Madre Notte, dove riposano i suoi resti più o meno fino agli eventi di Skyrim.
   
 
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