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Autore: Giuls_breath    11/11/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione

Quattordicesimo Capitolo


 
Bonnie aprì gli occhi stordita. Si sentiva terribilmente stanca. La prima cosa che vide fu una luce accesa vicino ad un comodino, lontano dal letto su cui era distesa.
Era terribilmente confusa, dov’era? Quella stanza non sembrava essere il college, ma allora….?
Vide poi qualcuno di spalle, una donna. Bonnie sobbalzò quasi mettendosi seduta, la donna di spalle si voltò e guardò la giovane con un sorriso.
“Fa’ attenzione! Ho dovuto metterti un paio di punti sul fianco.”
Bonnie si toccò il fianco e un dolore acuto attraversò il suo corpo.
“Come ti senti?” le chiese gentilmente.
“Chi sei tu?” chiese Bonnie quasi nello stesso istante.
“Non dirmi che ti sei già dimenticata di me!” esclamò sedendosi sul letto.
Bonnie ci pensò un po’ su, in quel momento non ricordava.
“Ti ricordi della pietra di Luna che Katherine voleva? Io ero la strega che la proteggeva.”
Bonnie ricordò.
“Io e te siamo parenti!”
Lucy sorrise “Sono le stesse parole che mi dicesti, ti ricordi?”
Bonnie sorrise annuendo appena.
“Come mi hai trovata?” chiese Bonnie.
Lucy rispose: “Come ti ha ritrovata Kai.” disse in tono ovvio “Con la magia. Ho percepito il pericolo e lo strano potere emanato da te. Ti ho vista, sai? A distanza. Mi sono tenuta sempre a distanza per… sai, non volevo interferire nella tua vita.”
“Ma tu potevi aiutarmi!”
“Kai lo stava già facendo. Non avevi bisogno anche di me.”
“Ma tu hai fermato il demone che aveva preso possesso di me!”
“E’ vero! In quella circostanza dovevo intervenire, sono intervenuta anche oggi.”
Bonnie aggrottò le sopracciglia.
“Kai – per proteggerti – ha finto di volerti uccidere per poi scagliare un incantesimo contro di lui, incantesimo che dalla parte opposta avevo lanciato anch’io. Per un po’ Sebastian non dovrebbe tornare.”
Bonnie era confusa … si guardò intorno ed ebbe la conferma di non trovarsi in camera sua.
“Questa non è la tua stanza, Bonnie.”
“E allora dove sono?”
“Sei a casa mia a Mystic Falls.”
Bonnie si mise a sedere tenendosi per il fianco ferito, gemette.
Si sentiva frastornata.
“Vuoi un po’ d’acqua?”
Bonnie annuì.
Lucy le porse un bicchiere d’acqua che Bonnie trangugiò in due grossi sorsi.
Lo posò sul comodino accanto al letto.
Respirò quindi profondamente e assaporò per qualche istante il silenzio chiudendo gli occhi, poi li aprì e cercò quelli di Lucy.
“Dov’è Kai?” chiese non sentendo la sua voce.
Lucy divenne seria, le sopracciglia formarono un’unica strana linea dritta.
“Quando vi ho portato qui, tu non eri in gravi condizioni. Fortuna che qualche passata nozione di medicina mi è tornata utile, ma… per Kai…” scosse piano la testa “non ho potuto fare niente. Lui è un essere… completamente diverso. Non so come aiutarlo.” confessò.
Bonnie si mise in piedi dolorante esclamando flebilmente un ‘oh no’.
“Dov’è?”
“E’ nella stanza accanto.” Bonnie lentamente aggirò il letto diretta verso la stanza in cui si trovava Kai.
Entrò e lo vide, l’immagine la paralizzò: Kai era steso a pancia in su, coperto da un lenzuolo che gli lasciava scoperto il torace pieno di sangue, alcune bende ormai zuppe a coprirgli la parte lacerata. Era pallidissimo.
“Devo cambiargli di nuovo le bende.”
Bonnie deglutì rimanendo ai piedi del letto, le labbra aperte e un’espressione sconvolta dipinta sul viso.
“Chi… chi gli ha fatto questo?” la risposta le faceva orrore.
Lucy le mise solo una mano sulla spalla e le bastò come risposta, come conferma. Poi la superò e si sedette accanto a Kai, Bonnie la vide cambiare le bende. Disinfettare le ferite per poi coprirle.
“Vuoi stare un po’ con lui?” le chiese guardando Bonnie che non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto di Kai, dalle palpebre chiuse che coprivano i suoi occhi. Annuì dopo qualche istante.
Lucy si alzò e prima di uscire le disse: “Devi riposare, non stare troppo tempo seduta o rischi di far riaprire i punti.”
Bonnie piano si sedette sul bordo del letto con una piccola smorfia, i punti tiravano.
Guardò verso la ferita di nuovo coperta e vide le bende che si stavano di nuovo sporcando di sangue, Bonnie si morse il labbro con aria colpevole e gli occhi lucidi. Gli prese la mano e la strinse, non era fredda, ma non la si poteva definire neanche calda, non ricambiava la stretta, Bonnie la prese tra le sue come aveva fatto lui stesso tanto, tanto tempo prima e notò per la prima volta che aveva delle belle mani.
“Kai, non arrenderti. Ti prego, non farlo. Ho bisogno di te.” ammise in un sussurro.
Gli rimase vicino accarezzandogli la mano che stringeva ancora, il braccio, i capelli morbidi e scompigliati, le guance tastandone la peluria che cominciava a ricrescere.
“Quando mi promettesti che mi avresti aiutato a costo della vita, non ti ho creduto. Avrei voluto che non mi avessi mai fatto una promessa del genere. Non è giusto. Perché lo hai fatto? Perché fino a questo punto?” guardò verso Kai che però non diede nessun segno, nessuna risposta.
Vide che respirava lentamente, molto lentamente. Poi notò che aveva la collanina che lei gli aveva regalato, vide l’amuleto e finì col disperarsi ancora di più, perché l’incantesimo che vi aveva lanciato non funzionava? Cosa aveva sbagliato?
Presa la collanina, rigirò tra le mani il medaglione con aria colpevole, il rimorso era enorme. Come aveva potuto permettere di essere manovrata in questo modo contro di lui? Non avrebbe mai pensato di sentirsi in colpa per lui. Gli accarezzò il viso e per la prima volta le labbra, chiuse gli occhi quasi travolta dal sentimento che cominciava a farsi sempre più chiaro dentro di lei.
“Perché non mi hai uccisa e basta? Perché? Avrei preferito che lo avessi fatto… ora non saremmo qui e… tu non staresti così. Ti prego reagisci, combatti e vinci com’è nella tua natura! Fallo.
Ti darei la mia vita se servisse a farti riaprire gli occhi e a combattere…”
“Non darti la colpa, Bonnie.” disse Lucy facendo sobbalzare la ragazza “Non è stata colpa tua, Sebastian è sempre stato pericoloso e i suoi poteri sono da sempre spaventosi soprattutto il controllo mentale. E’ quello che avete subito entrambi. Kai ti ha morso, lo sai?”
Bonnie si toccò il collo, aveva una benda.
“Non voleva farti male, ma è per dimostrarti che come lui non voleva farti male, anche tu non volevi. Non avresti mai trafitto Kai in quel modo riducendolo in fin di vita.” Bonnie tornò a guardare verso Kai...
“Cosa posso fare adesso?”
“Niente, Bonnie. Devi solo aspettare e andare a riposare, per lui non puoi fare niente, se vuoi fare qualcosa di buono, va’ a letto e dormi.”
“Non posso. Sono io che l’ho ridotto così e… adesso devo trovare io la soluzione.”
“Bonnie, guardami.” la esortò energicamente Lucy, Bonnie si voltò verso di lei “Non sei responsabile per quello che è successo, okay? Non è colpa tua. Kai non vorrebbe che tu stessi così!”
Bonnie abbassò lo sguardo per nulla d’accordo con quanto Lucy diceva.
Lei era responsabile eccome, lei era colpevole e lei avrebbe aiutato Kai con o senza l’aiuto di Lucy.
“Ora vieni a riposare.” la invitò prendendola per le spalle e portandola fuori dalla stanza.
Bonnie si stese. Voleva restare sola.
Lucy chiuse la porta, la sentì camminare lungo il corridoio e spostare una sedia più in là, così si alzò lentamente dal letto e si guardò intorno. La stanza era piena di libri dall’aria datata, alcuni sembravano addirittura di secoli passati, ne guardò vari poi ne vide uno che la colpì in particolare: un Grimorio. Lo afferrò e lo prese tra le mani, quello era il Grimorio di suo nonna, ma come faceva Lucy ad averlo?
Lo aprì e lo sfogliò, sfogliò le pagine ingiallite fino a che non trovò qualcosa di  interessante: Eclissi. Le eclissi sono fenomeni importanti e che occupano una posizione di estrema importanza nel contesto della situazione planetaria globale. Corrispondono sempre alla manifestazione dell’inizio o della fine di un capitolo della vita. Le eclissi indicano inoltre un cambiamento necessario che avviene nello spirito del prescelto. Le eclissi di tale portata sono da definirsi con il nome di “Ciclo di Saros” evento che si verifica in tutta la sua potenza una volta ogni 18 anni
L’eclissi ha anche il potere di punire chi ha compiuto gesta malvagie, la punizione è restare al buio in maniera periodica in compagnia sola del buio, di incubi e delle sue opere nefaste.
Ecco perché le Congreghe avevano punito Kai proprio in quel giorno con l’eclissi!
Sfogliò ancora le pagine e una formula la colpì “Quando nel silenzio mezzanotte rintocca
ecco che da ogni cuor subito terror trabocca: se guardi in alto lassù verso il castello
uscir dalla torre vedi un grosso pipistrello a concentriche spire vola sopra la città
non c'è nessuno che fermar lo potrà. La luna si riflette cinerea sul suo viso e mostra il ghigno dell'appuntito suo sorriso. Gli basta un soffio per aprir quell'inutile barriera ed entra nella stanza silenzioso come una cameriera. Si avvicina al letto dell'ignara dormiente e già pregusta…”
Bonnie si interruppe con un sussulto, quella cantilena la inquietava.
Riprese a sfogliare e vide la formula che cercava..
Raggiungere uno spirito…” sussurrò.
Era sicura che lo spirito di Kai fosse altrove, non lì in quella stanza.
Era convinta che il suo stato di ‘coma’ fosse soprannaturale e fosse indotto, voluto.
Bonnie strinse a sé il Grimorio e andò nella stanza in cui si trovava Kai.
Fece molta attenzione a che Lucy non la scoprisse, entrò e chiuse la porta a chiave stando ben attenta a girare lentamente la chiave nella toppa.
Si sedette su una sedia accanto al letto di Kai, lo guardò…
“Sono sicura di quello che faccio.” sussurrò facendosi quasi coraggio.
Respirò un po’ più energicamente e aprì il formulario, deglutì e guardò verso Kai di nuovo.
Lo faceva per lui.
Leptus motus invocio spiritum. Phesmatos tribum invocio caveum.” la luce traballò appena, Bonnie si guardò intorno, “Phesmatos tribum invocio caveum.” Bonnie ripeté questa formula per sei – sette volte di seguito.
Quando aprì gli occhi, vide un posto totalmente diverso… Kai non c’era più, lei era in piedi in mezzo al… nulla, nevicava. Faceva molto freddo e Bonnie si strinse nelle braccia, cominciò a camminare, capì di lì a pochi istanti di trovarsi nel 1903. Kai era lì. Ma perché?
Era forse legato al fatto che Sebastian e la sua setta erano segregati lì?
Aveva lui in ostaggio Kai?
Tutto questo Bonnie non lo sapeva, non sapeva in quale guaio si era messa.
Avanzò ancora nella boscaglia e vide una casa, la porta principale era aperta e così si avvicinò, dentro non c’era nessuna luce, vide solo candele di tanto in tanto lungo un corridoio. Tutto era buio, deglutì spaventata. Sentì il cuore in gola, si fece coraggio ed entrò. Prese una candela e imboccò il corridoio, il pavimento scricchiolava sotto il suo peso. Non era sicura di essere nel posto giusto, ma non sapeva che cosa fare esattamente.
Si trovò di fronte una rampa di scale una scendeva, l’altra saliva.
Bonnie indugiò qualche istante per poi scendere.
L’amore stava guidando i suoi passi….
Scese ancora, i gradini scricchiolavano cupamente sotto i suoi passi.
Poi….
“Bonnie?”
Questa alzò la candela e lo vide.
Era legato ad una sedia in fondo alla stanza.
Stava bene.
“Che cosa ci fai qui?” le chiese sussurrando.
“Sono venuta qui per te.” gli confessò.
Kai rimase senza parole, sbatté più e più volte le palpebre come incapace di dire altro.
“Cosa è successo?” gli chiese posando la candela su un mobiletto proprio accanto a lui.
“Sebastian, credo.” lui rispose scrollando le spalle.
Bonnie si mise dietro di lui e cercò di liberarlo, non ci riuscì.
“Chi ti ha fatto questo?” gli chiese.
“Quando ho aperto gli occhi mi sono trovato qui e così. Cosa è successo al mio corpo?”
“Non lo so, insomma…. non reagisce. E’ come se…” non riuscì a concludere.
“Come se fossi morto.” concluse lui per lei.
Lei annuì cupamente.
“Perché sei venuta qui? Come hai fatto a capire che ero qui?”
“Magia…. credo. Cerco qualcosa per rompere questo nodo.”
Bonnie si allontanò da lui, cercò tra le varie mensole, aprì cassetti, non c’era nulla di quello che cercava, poi ci pensò su e si diede della stupida.
Si voltò “Neptunia solvere vincla.”
Le catene si spezzarono e caddero con un leggero fragore.
Bonnie si gettò fra le sue braccia ancora prima che lui potesse massaggiarsi i polsi. Lui l’accolse stringendola forte a sé per qualche istante, ricordando poi dove si trovavano.
“Dobbiamo andare.” disse spronandola.
Bonnie si allontanò da lui e lo guardò negli occhi, non si mosse.
“Che c’è?” le chiese non capendo quello sguardo.
“Mi dispiace. Per quello che ti ho fatto, io non…”
Kai le posò un dito sulle labbra scuotendo la testa “Non devi rimproverarti di niente, tu non l’avresti fatto. So chi sei.”
“Ti devo dire una cosa…” cominciò Bonnie “…io, me ne sono resa conto solo adesso… e voglio che tu lo sappia. Io ci tengo a te.”
Kai la guardò negli occhi, le accarezzò il viso – non lo aveva mai potuto fare, lo aveva visto solo una volta in un film senza però capire veramente quanto potesse essere bello farlo e quanto fosse magico guardare negli occhi la persona che si ama e capire finalmente che la si ama con tutto il cuore – Bonnie non riuscì a distogliere gli occhi da quelli grigio – verdi di Kai, sperava che le dicesse anche lui qualcosa, ma forse lei aveva parlato per entrambi. Forse non era necessario dire altro, l’unica cosa che in quel momento contava per entrambi era dimostrare ciò che si aveva dentro.
Bonnie non ricordava nemmeno da quanto desiderasse provare una cosa del genere, con Jeremy tutto era stato relativamente più semplice. Non c’era stato tutto quello che c’è stato con Kai. Con lui – con questo individuo così strano, così contorto, così infelice – aveva la bella sensazione di incastrarsi, di aver trovato l’altra metà di se stessa.
Kai non aveva mai approcciato con nessuna, non aveva mai fissato negli occhi come aveva fissato Bonnie, non aveva mai accarezzato qualcuno, non aveva esperienze in niente. Aveva solo tante idee su come avvenissero certe cose, ma senza mettere mai in pratica quel tipo di cose, troppo preso da altro, troppo preso nel cercare di farsi accettare, di farsi guardare, ammirare.
Troppo lontano da cose belle e semplici come quella.
“Ti avevo detto che avrei dato la mia vita per te.” le disse Kai che fece avvicinare i loro visi posando la fronte contro la sua delicatamente.
Bonnie gli accarezzò il viso – per la seconda volta in quella giornata, solo che ora lo sapeva, poteva sentirla – accennando un sorriso.
“Non prometterlo più. Non potrei sopportare di saperti… morto. Mi distruggerebbe.” concluse in un sussurro strozzato chiudendo gli occhi, travolta di nuova dall’ondata di quella forte sensazione, dal cuore che le batteva forte nel petto. Lo amava, ormai era chiaro come il sole.
Tutti quei battibecchi, quei suoi goffi tentativi di avvicinarla, l’avevano fatta innamorare di lui anche se lei per prima lo negava. Tutti gli sforzi che lui aveva fatto per diventare chi era in quel momento, l’avevano portata lì con il cuore gonfio d’amore verso quel ragazzo tanto diverso e tanto difficile.
“Non dovevi venire, tu eri salva. Al sicuro. Lucy ti aveva trovata, si stava prendendo cura di te. La mia missione era questa. Proteggerti.”
Bonnie lo guardò “Non ci credo che era solo questa. Tu volevi che io ti guardassi in modo diverso, che mettessi da parte la mia paura nei tuoi confronti, che ti guardassi per quello che sei veramente e non per quello che le circostanze ti hanno reso.” fece una piccola pausa “Ci sei riuscito.”
Fu lei a posare le labbra sulle sue, a sentire per prima il cuore incespicare per un istante per poi partire a battere all’impazzata, fu lei a lasciarsi andare per prima, lei che era stata quella che lo aveva respinto e allontanato finché c’era riuscita, finché non aveva capito cosa provava oltre la rabbia e la paura. Lui quasi sobbalzò nel sentire le sue labbra sulle sue, cosa doveva fare esattamente? Cosa facevano in… non ricordava nemmeno il nome del film a cui stava pensando, in quel momento c’era solo un nome: Bonnie. Si ingrandiva a dismisura dentro di lui, dentro la sua testa, dentro il suo cuore. Tutto aveva un solo nome, quello della ragazza che aveva davanti, che lo teneva stretto a sé con le mani sul viso, come spaventata che lui potesse fuggire, ma lui non lo avrebbe mai fatto: posò le sue mani su quelle di Bonnie e le condusse sul suo petto, facendole sentire quanto in quel momento il suo cuore battesse forte.
A mano a mano che la paura scemava e che i sentimenti – l’amore – presero il posto dell’insicurezza. Le loro labbra cominciarono a toccarsi sul serio, i loro cuori entrarono realmente in contatto.  Il contatto divenne più sicuro e meno timido.
Cominciarono a baciarsi sul serio, i loro respiri si infrangevano l’uno contro il viso dell’altro.
Si sentirono come sospesi, come in una bolla che nulla poteva infrangere, nemmeno la magia nera.
Kai la cinse con le braccia stringendola forte a sé, desiderava comunicarle tutto il suo amore e tutto quello che non avrebbe, forse, trovato mai il coraggio di dire a voce.
Quel momento magico cessò un po’ per mancanza di fiato e un po’ perché furono riportati alla realtà, si guardarono negli occhi consapevoli che non si sarebbero più guardati come prima, ora l’uno sapeva cosa c’era nel cuore dell’altra. Kai accarezzò con entrambe le mani per l’ultima volta il viso di Bonnie, per poi dirle “Dobbiamo andare”.
Lei annuì e presa la candela, salirono le scale cercando di fare quanto meno rumore era possibile.
Una volta arrivati a piano terra, sentirono uno scricchiolio al piano superiore che li costrinse a correre fuori di casa, corsero il più velocemente possibile: Kai fu il primo a correre fuori, a respirare aria fresca, a uscire da quella soffocante oscura, Bonnie non ci riuscì.
Gemette urtando una parete invisibile, Kai che aveva già disceso la rampa di scale, si voltò e vide che Bonnie era ancora dentro.
“Ma cosa fai? MUOVITI!” urlò.
Bonnie posò i palmi delle mani sulla parete e rispose: “Non posso uscire, qualcosa mi blocca!”
“Benvenuti.” una voce roca alle loro spalle.
Kai si voltò e vide un uomo di circa quarant’anni vestito con abiti d’epoca e un bastone da passeggio nella mano destra.
“Chi sei?” chiese Kai.
L’uomo schioccò le dita e scomparve, al suo posto si materializzò Sebastian.
Questi sorrise “Sei più a tuo agio se mi vedi come un pari, Parker? Beh, in ogni caso io e te siamo coetanei, giusto?”
Kai rimase senza parole.
“Un altro dei miei poteri e che anche tu, sciocco, potevi avere se non ti fossi rifiutato di uccidere Bonnie!”
Questa urlò, Kai si voltò e vide due figure tirarla via da lì.
“KAI!”
“BONNIE!”
Urlarono entrambi nello stesso momento, Kai corse verso la porta principale della casa, ma non riuscì ad entrare.
“Allora, il patto è questo” disse Sebastian “ti permetterò di uscire dal mio mondo – prigione, tu parlerai con la strega. Sì, so che eravate rifugiati lì.” spiegò notando lo sguardo confuso di Kai “Tu e lei creerete un nuovo ascendente, so cosa serve per farlo. Te lo spiegherà lei. Con quell’ascendente – più potente dei precedenti – permetterete di creare un legame indissolubile e indistruttibile tra i nostri mondi, attuali e passati. Se lo farai, a Bonnie non sarà torto un capello. Se entro tre giorni non succede nulla, allora capiremo che hai rifiutato il nostro piccolo accordo quindi della strega non t’importa nulla – sia che viva sia che muoia. In questo caso, provvederemo noi stesso a… come si dice? Toglierle la vita? La scelta è tua.
E’ tutta una questione di scelte.”
Kai deglutì.
“Chi mi assicura che non le facciate del male?”
Sebastian scrollò le spalle “Devi soltanto fidarti.”
“Fidarmi?” sbuffò “Di te e… dei tuoi? Mai.”
“O lo fai o la Bennett muore, e sai che lo farò. Chi meglio di te può comprendere la testa di un genio.”
“Tu sei pazzo!”
“Tutti i geni devono esserlo un po’, non ti pare?”
Kai strinse i denti.
Non voleva scendere a patti con lui, ma non aveva scelta.
“Va bene, accetto.”
“Anche l’altra volta mi hai detto che lo avresti fatto e invece mi hai colpito, come posso fidarmi di te?”
“Nello stesso modo in cui io mi fido di te e soprattutto… ho troppo da perdere.”
Sebastian alzò le sopracciglia e allargando le braccia disse: “Va bene. Voglio fidarmi e sperare per te, ma soprattutto per lei che tu faccia ciò che ti dico. Sai, conosco tanti giochini che potrei fare su di lei… uh, immagino le urla.” disse guardando verso l’alto con un’espressione di chi sta guardando qualcosa di macabramente piacevole.
“Permettimi di rivederla.”
Sebastian allargò le braccia e assunse un’espressione fintamente dispiaciuta “Spiacente, non è possibile. Per te è arrivata l’ora di andare. Tre giorni…” un fascio di luce si sprigionò dall’alto verso il basso “… a partire da adesso.”
Kai fu risucchiato, vorticando tornò al presente.
Si svegliò respirando come se fosse appena risalito in superficie dopo una lunga nuotata.
“Bonnie…” sussurrò.

 
  
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