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Autore: Jenny Ramone    11/11/2015    5 recensioni
Parigi, maggio 1789.
Irène Fournier è una giovane venditrice di giornali dal passato misterioso e oscuro che vive in miseria a Montmartre con il suo fidanzato, Jean e il loro bambino.
Quando si diffonde la notizia che Louis XVI ha deciso di convocare gli Stati Generali, Irène si rende conto che è giunto il momento di combattere per i diritti del popolo e in particolare delle donne: fa in modo di aiutarle con tutti i mezzi possibili e partecipa attivamente a tutti gli avvenimenti fondamentali della Rivoluzione Francese.
Ma nel frattempo il suo passato è dietro l'angolo, pronto a tornare a perseguitarla...
Londra, 1799.
Dieci anni dopo Irène, fuggita in Inghilterra dopo il 9 Termidoro e la caduta di Robespierre, racconta la propria storia di amore, coraggio, passione, sacrifici, dolore e amicizia a William, un giornalista inglese che sta scrivendo un saggio sulla condizione femminile per un circolo di intellettuali progressisti.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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"Cittadino, parte di quello che ti racconterò a partire da questo momento non è stato vissuto in prima persona da me quindi mi limiterò a riportare i fatti così come mi sono stati narrati, anche se vorrei che ti venissero raccontati da chi li ha vissuti.
 Marion arrivò a casa a pomeriggio inoltrato, quasi verso sera: era una lavandaia.
Entrata nello stanzone che chiamava casa, trovò i suoi due figli che giocavano con dei soldatini di piombo, che suo marito Etienne aveva assemblato rubando gli scarti di metallo nella fonderia in cui lavorava.
Disse loro che sarebbe venuta a casa mia e gli chiese di riferirlo ad Etienne quando sarebbe tornato dal lavoro, poi uscì, ignorando le proteste dei piccoli che, temendo l’ira del loro padre, cercavano di trattenerla.
Attraversò Belleville e si diresse verso Montmartre, camminando velocemente, senza voltarsi indietro.
Ormai era buio.
Mi raccontò di aver sentito una mano appoggiarsi sulla sua spalla e di essersi voltata in un lampo il coltello in quella direzione.
“Oh oh Marion sono io! Calmati!”-le aveva gridato  una voce nel buio mentre un’altra le faceva eco:" Lasciala Marion! Ma sei impazzita? Lasciala subito!”.
Lei aveva spinto la vittima verso la luce che usciva da una casa e l’aveva guardata in viso: era Amèlie,una venditrice ambulante nostra amica, che era stata chiamata a raccolta assieme a Thérèse, la più grande e la più saggia di noi: prima di essere costretta a cercare lavoro presso un fioraio era stata un’infermiera di guerra, aveva visto decine di veterani feriti e scenari terribili per cui, nonostante la sua indole pacifica, non era certo stata spaventata da un possibile aggressore.
Amèlie aveva spiegato che erano state invitate a casa mia; Marion non ci aveva pensato ma in quel momento mi disse di aver capito in un attimo che le volevo al mio fianco per risolvere qualche “questione sociale o pseudopolitica”, per citare le sue parole.
 *********
“Veramente Marion stava per accoltellare Amélie? E poi che è successo cittadina?
Sono arrivate sane e salve da te? Questa vicenda si fa sempre più interessante!”-intervenne il giornalista, elettrizzato.
Io sospirai, rassegnata.
Perchè si agitava tanto? Avevo appena iniziato il mio racconto!
“Aspettavi li fatto di sangue? Beh mi dispiace dirtelo ma dovrai attendere ancora un po’ prima di vedere la ghigliottina in azione.
Arrivarono a casa mia.
Jean era seduto al tavolo con gli occhi fuori dalle orbite, che cercava di razionalizzare quello che gli avevo appena raccontato mentre Edith, che era arrivata in anticipo rispetto alle altre perché abitava più vicino,si stava prendendo cura di Renè.
“Bonsoir a tout le monde! Oh Edith, tu sei già qui! A cosa dobbiamo questo incontro?”-domandò Thèrése.“Irène, cosa hai combinato a questo povero ragazzo? Jean, che ti ha fatto? Dimmelo che ti vendicherò!”-Marion gli battè una mano sulla spalla, amichevolmente.
“E’ impazzita.
Adesso vi racconta lei, cerca di farla tornare in sé, Marion, ti prego.
E’ pericoloso quello che ha intenzione di fare!”-aggiunse, indicandomi.
“Si… Jean, perché non vai all’osteria a calmarti un attimo i nervi? Noi donne dobbiamo parlare, sciò!”-Amelie trascinò il mio fidanzato fuori dalla porta, cacciandolo letteralmente di casa.
“Irène cara… allora, cosa vuoi proporci? Sono tutta orecchie!”-continuò prendendo una sedia e piazzandosi davanti a me, con sguardo interessato.
Stavo per risponderle quando lo sguardo mi cadde sulla guancia di Thérèse: aveva un livido blu sotto un occhio.
A quel punto sbottai letteralmente:”E’ stato Adrien? Bastardo, perché gli lasci fare le prove per quando lo prenderanno nell’esercito su di te? Dovrebbe togliersi dalla testa quell’idea, è un ubriacone e comunque non ha soldi per diventare un ufficiale!  Digli pure che se lo becco per strada gli faccio fare una brutta fine”-gridai, battendo un pugno sul tavolo.
“E’ sempre mio marito e lo amo Irène.
Smettila!
Se dovesse entrare nell’esercito potrebbe tornarci utile!”.
Preferii non risponderle, avevo i miei buoni motivi per temere Adrien e tutto ciò che fosse legato all’ambito militare e giuridico.
“Vi ho fatte venire qui per proporvi una cosa.
Vi sarete rese conto da sole com’è la situazione in Francia ultimamente, credo…”.
“Disastrosa.
Tra poco ci mangeremo tra noi.
Non mangiate me però, non sono buona, sono troppo magra.
Mangiamo Thérèse che è più in carne!”-intervenne Edith.
“Edith! Riusciamo a essere serie per un attimo? Guarda che dobbiamo fare in fretta, Marion  deve tornare a Belleville il prima possibile e Jean deve tornare a casa prima di bersi tutti i nostri stipendi e somigliare a Adrien!-le redarguì.
“Stavo pensando, data la situazione della Francia e dello specifico delle donne, io vorrei fare qualcosa per aiutarle.
Amiche mie, noi non possiamo stare a guardare mentre altre donne vengono trattate come Thérèse o peggio ancora e mentre i nostri diritti vengo sempre ignorati.
Io vi propongo di combattere perché questo non accada più.
Di unirci e formare un gruppo per aiutare le donne che hanno bisogno: mariti, fidanzati che picchiano, che lasciano andare la propria donna a prostituirsi, che la trattano come una schiava o la maltrattano, stupratori… dobbiamo aiutare le donne a uscire da questi soprusi.
Non possiamo fare molto ma dobbiamo provarci assolutamente.
Dobbiamo ribellarci a tutto questo!”-conclusi.
“Siete d’accordo? Chi è con me?”.
“Io ma lo sapevi già che ti avrei sostenuta, ti sosterrei anche se dovessi fare un progetto per salvare i topi di fogna!”-Marion sorrise.
“Io ci sono! Da dove iniziamo?”-Edith era entusiasta e lo stesso si poteva dire di Amèlie”sarebbe veramente positivo se riuscissimo a cambiare in qualche modo le nostre condizioni di vita, faremmo dei grandi passi avanti.
Potrebbe costarci caro ma non importa, qualcuno deve pur rischiare la vita per il bene comune, e in ogni caso in qualche modo si deve morire”-concordarono, con una vena di fatalismo.
Thérèse aveva ancora dubbi in proposito, come sempre.
“Irène, l’idea è buona.
Però non so se me la sento di partecipare…. Potrebbe essere davvero pericoloso!
Io non voglio finire in prigione! Poi scusami, con che soldi credi che aiuteremo queste ragazze? Il denaro basta appena per noi.
Infine… come possiamo aiutarle se non sappiamo nemmeno leggere che ne so, una ricetta del medico?”-domandò.
Io però avevo pensato anche a quello, sono sempre stata più organizzata rispetto a loro.
“Vi insegnerò io.
Sarà dura perché ormai siete adulte e non è facile come insegnarlo ad un bambino però farò del mio meglio.
Non posso permettere che le mie amiche non sappiano leggere e scrivere”.
Thérèse tacque poi dopo alcuni minuti di silenzio proclamò:”Conta su di me.
Vi aiuterò.
Hai ragione, è ora che la situazione cambi e se qualcuno non prende le redini della cosa non andremo mai da nessuna parte”.
Io ero contentissima, finalmente avevo trovato il modo di mettere a frutto le mie capacità, per giunta agendo con alcune tra le persone che amavo di più al mondo.
Poco dopo Jean tornò a casa,leggermente ubriaco: era raro che bevesse tanto da essere completamente fuori di sè, per cui si limitò direttamente  a collassare sul materasso che ci faceva da letto.
 Amélie, Thérèse e Edith se ne andarono a casa, dandoci appuntamento per il pomeriggio del giorno dopo in modo da definire il nostro progetto mentre Marion si fermò a dormire da me perché non me la sentivo di lasciarla andare fino a Belleville a notte fonda.
Prima di andare a letto aprimmo una bottiglia per festeggiare le decisione che avevamo preso e parlammo ancora un po’, a bassa voce.
“Credi che ce la faremo?”-domandò lei, mentre tracannava l’ultima sorsata di vino.
“Certo che ce la faremo.
Noi donne siamo forti, niente può abbatterci.
Buonanotte Marion”-conclusi.
“Buonanotte Irène”.
Tanti avvenimenti avrebbero sconvolto le nostre vite di li a due mesi.
La Rivoluzione era alle porte".

ANGOLO AUTRICE:
 Bonsoir! :)  Credo che possiate capire che tra esami all’Università e impegni vari il tempo è poco quindi potrà esserci il periodo che aggiorno tutte le sere e quello che non aggiorno anche per settimane o mesi ma non preoccupatevi, non abbandono le mie storie.
 Jenny

  
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