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Autore: la luna nera    13/11/2015    5 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poi mi affaccio di fuori e vedo che
il cielo è pieno di stelle,
le comincio a contare
e mi accorgo che una di quelle sei tu.
 
Vernice
 
 
 
“Mi ero recata lì tutta sola perché lui me l’aveva chiesto con insistenza.”
“Quando?”
“Due giorni fa, quando abbiamo conosciuto lo sposo di mia sorella, ricordi? Rientrai in casa poco dopo e chiesi alle cameriere di prepararmi un bagno caldo per rilassarmi…. Mentre stavo lì nella vasca lui mi ha chiamata.”
“Ti ha spiata mentre ti stavi lavando?!” Il solo pensiero che quel bastardo potesse averla vista senza vestiti lo stava facendo agitare più del dovuto.
“Diceva di essere solo all’interno della mia mente… almeno spero…”
James sbuffò in forte disappunto e non poté fare a meno di spostare lo sguardo dal viso di lei  a quella parte di pelle nuda che s’intravedeva fra il collo e i lembi della vestaglia. La ragazza prontamente si coprì avendo scorto qualcosa di sbagliato  nei suoi occhi.
“Posso proseguire?” Ecco di nuovo quella punta di stizza nella voce mentre sul volto di entrambi comparve un lieve rossore.
“Certo, perdonami.”
Riprese fiato e andò avanti. “Sono andata lì e alle dieci e sette minuti esatti ho preso la chiave aprendo il portale per Neo Phaerd. Heaven come lui mi aveva richiesto. Stava già lì ad attendermi….” Evitò di dire che era bello come il sole, con un sorriso da mozzarle il fiato e mandarle fuori uso il cervello. “Mi ha invitata ad entrare e quindi ho fatto ingresso nel loro mondo. Mi sentivo strana, leggera e senza preoccupazioni, ho provato una stranissima sensazione, non so come spiegartelo… Era come se la mia mente fosse completamente vuota  ma  al contempo felice e spensierata.” Si voltò verso di lui: Heaven era bello all’ennesima potenza, ma anche James non era da meno seppur con qualche piccola ammaccatura in nel viso. Pendeva dalle sue labbra, lo comprendeva perfettamente, distolse di nuovo lo sguardo e i pensieri da lui continuando il racconto. “A quel punto ho salito la prima rampa di quella lunga scalinata e sono giunta con lui su una specie di terrazzino: ha fatto comparire una pietra color ambra dalla quale sono partiti dei raggi luminosi che si sono intrecciati fra loro andando a formare un diadema. Lo stringeva fra le mani, poi mi ha detto che se volevo, potevo indossarlo donando a Ruhna la possibilità di entrare in me per la prima volta. Avevo una paura matta, lui mi ha nuovamente tranquillizzata ricordandomi il sogno …che per me fu un incubo. Quando siamo rimasti a casa di mio zio Heaven si è intrufolato nei miei sogni e mi sono vista nei panni di Ruhna.”
“Quanto ti sta tormentando?” Se solo quel cancello non si fosse chiuso, avrebbe cambiato i connotati a quel bellimbusto.
Esitò un attimo prima di proseguire evitando di rispondere a quella domanda. “Ha posto il diadema sulla mia testa e sono stata avvolta da una luce fortissima. Quando ho riaperto gli occhi non ero più io.”
“Eri diventata la ragazza che abbiamo visto io e tuo zio?”
“Sì.” Strinse la stoffa della vestaglia fra i pugni. “Quella è Ruhna, una delle entità chiamate Guardiani sottoposte ad Ylma, una dei Quattro Grandi Guardiani, che detiene la custodia del Sacro Elemento della Terra.”
“E cosa c’entri tu con lei?”
“Ruhna come Jhea e tutte le entità al servizio di Ylma e Vesim, cioè Terra ed Acqua, hanno bisogno di noi esseri umani perché sono stati posti ad un livello inferiore a causa della loro Sielah…”
“Sielah? Che cos’è?”
“Se ho ben capito è un qualcosa simile a quello che noi consideriamo l’anima di una persona, una sorta di essenza vitale, capisci?” Lo guardò di nuovo, attimo dopo attimo qualcosa di profondo la stava invadendo. “L’acqua e la terra scendono verso il basso al contrario dell’aria e del fuoco che invece tendono a salire…. Guarda ad esempio la fiamma della lanterna.” Indicò la loro piccola fonte di luce. “Vedi che va verso l’alto?”
James era rimasto in un silenzio contemplativo, non c’era una filo di illogicità nelle sue parole.
“In pratica queste entità connesse alla Terra devono seguire un percorso di purificazione andando ad abitare nel corpo corruttibile, per dirla  a parole loro, di esseri umani predestinati.”
“E tu sei una di loro, giusto?”
“Sì. Ho in numeri esatti per tutto questo come aveva la mia prozia: siamo nate entrambe il venticinque marzo e se sommi le cifre che compongono tale data ottieni 107 come mi ha spiegato Heaven…anche se un po’ mi inquieta.”
“Ti ha detto anche che cosa significa il numero otto che ottieni sommando l’uno e il sette?”
“No.”
“L’otto è la morte e sta a delineare l’esatto momento del tuo ingresso definitivo a Neo Phaerd. Tuo zio ha tradotto gran parte di quelle carte che ti sono state lasciate in eredità ed è emerso che dovrai dedicare a loro tutta la vita senza permetterti distrazioni.”
Rifletté un attimo prima di riprendere la parola. “Non mi sembra una catastrofe, oltre tutto vivrò a lungo proprio come la prozia Jacqueline. Tu forse non la ricordi molto bene, ma posso assicurarti che era la serenità in persona e non dimostrava affatto l’età che aveva.”
“Però sapeva la data e l’ora esatta in cui sarebbe deceduta, non ti mette ansia questo pensiero?”
“Un po’ sì, lo ammetto…. Però in questo caso conoscerei anche cosa mi aspetta dopo la morte.”
James restò in silenzio osservandola e tentando di capire cosa poteva fare perché comprendesse che dedicando a loro tutta la sua vita, avrebbe dovuto rinunciare a tutto, ma proprio tutto, ed era ben chiaro che lei non ne era al corrente. Questo dettaglio non trascurabile comprendeva anche l’amore precludendogli la speranza di averla accanto per sempre con l’impensabile prospettiva di vederla appassire nella più totale solitudine fino al compimento del suo centosettesimo anno e centosette giorni. Aveva percepito anche una gran confusione nella sua testa: era piombata in camera sua scoppiando in lacrime e in preda alla paura, adesso sembrava tranquilla e serena. Forse quell’odioso l’aveva in qualche modo plagiata infiltrandosi nella sua mente?
Forse la meritava più di lui? Forse l’amava più di lui?
E lei? Quanto ne era ammaliata?
“Dimmi una cosa Rose… Lui ti ha baciata?”
La ragazza arrossì abbassando lo sguardo. “No.” Aveva scorto qualcosa negli occhi e nella voce di James. “Lo farà quando sarò Ruhna a tutti gli effetti, quando non resterà più niente di quella che sono adesso.” Istintivamente le loro mani si intrecciarono. “Non ho ancora deciso cosa fare, devo dargli una risposta fra dieci giorni e sette ore.”
“Quindi ancora c’è speranza…” Credeva di averlo solo pensato, invece lo aveva pronunciato in modo piuttosto distinto.
“In che senso?”
La fissava incessantemente.
Nel senso che se quello ti costringe a fare una vita da eremita, senza amore, senza sogni, senza la minima emozione, io lo ammazzo con le mie stesse mani. Non posso neanche lontanamente pensare di stare a guardarti rinchiusa in una vecchia villa ad appassire come un fiore dimenticato mentre io brucio di amore per te. Come puoi chiedermi di vivere tutta la vita sapendo che mai e poi mai potrò godere di nuovo del calore di un tuo abbraccio, della luce dei tuoi occhi, del melodioso suono della tua voce perché quel maledetto egoista ti vuole tutta per sé fra quasi un secolo? Forse non sarò mai degno di te, forse non posso competere con lui perché mi sorpassa in tutto e per tutto, forse non sarò io quello che ti farà battere forte il cuore, forse ci sarà un altro migliore di me in questa vita… Ma ti scongiuro mia adorata Rose, non ingabbiarti con quel bastardo, ti prego!
“Beh? Hai perso la parola?”
La sua mente era stata invasa da quella inquietante prospettiva che lo aveva bloccato. Scosse la testa per qualche secondo. “Scusa, pensavo ad un'altra cosa.” Si alzò raggiungendo la finestra, scostò la tenda e si mise ad osservare il cielo stellato.
“James, stai bene?” Gli poggiò la mano sulla spalla accarezzandolo dolcemente.
“Sì, sto bene, non preoccuparti.” Mentiva e lo sapeva bene. “Forse è meglio se torni nella tua stanza, qualcuno vedendoti qui potrebbe pensare male.” Si stropicciò il viso ricacciando dentro le lacrime che si stavano affacciando ai suoi occhi.
Si lasciò sfuggire un sorriso. “Scusa, hai ragione. Ho pure disturbato il tuo riposo.”
“No affatto, anzi…. Mi ha fatto piacere vederti.” Questa era la pura verità.
“Grazie. Grazie per avermi ascoltata, adesso mi sento meglio.”
Si avviò verso la porta a testa bassa, si voltò per un attimo a guardarlo prima di uscire e con passo felpato tornò nella sua camera.
 
James era rimasto immobile davanti alla finestra con gli occhi fissi sul manto di stelle che rischiarava la notte. E meditava su quanto Rose aveva detto.
Il sonno se n’era andato via già da un bel po’ per cui l’idea di ritornare a letto non gli sfiorò la mente, preferì restarsene lì in piedi presso quel vetro che lo divideva dall’esterno, preferiva di gran lunga stare a contare le stelle che brillavano come diamanti sperando che un segnale potesse aiutarlo a districare quella matassa che gli stava stritolando cuore ed anima.
Lassù fra quelle stelle i suoi occhi tristi vedevano lei, solo e soltanto lei.
Le aveva giurato difesa e protezione da quel bastardo che la pretendeva in esclusiva, in un modo o nell’altro avrebbe onorato questo giuramento. Rose non aveva ancora deciso cosa fare, c’erano dieci giorni per desisterla dall’affidarsi completamente a loro e trasformarsi in un’eremita solitaria fino alla morte.
Guardò di nuovo le stelle fissando lo sguardo su quella che brillava poco sopra l’est: ed ebbe l’idea. Heaven non l’aveva baciata pur avendole promesso mari e monti dopo la morte. Da come Rose ne aveva parlato quel bacio negato lo desiderava moltissimo, forse perché sarebbe stato il primo.
Che quel bellimbusto non fosse innamorato di lei?
Era una possibilità concreta: riflettendo bene su tutti gli avvenimenti connessi a Neo Phaerd osservò che oltre ai numeri, l’unico filo conduttore che poteva legare ogni cosa era il concetto di perfezione, il cui significato riportava al dieci che era ottenuto dalla somma dei primi quattro numeri, quattro come i Sacri Elementi e i Grandi Guardiani. Tutto filava.
Loro ricercano la perfezione che in quanto tale esclude categoricamente qualsiasi sentimento, emozione o sensazione!” Le sue labbra si piegarono in un sorriso poiché forse aveva trovato una possibile via da percorrere per non lasciare Rose nelle mani di quegli esseri perfetti ma senza cuore.
Rose sognava l’amore, l’aveva capito dalle sue parole e lui era pronto ad offrirle tutto il sentimento provato dal suo cuore. Forse non sarebbe stato lui l’uomo della sua vita ma era un rischio che doveva correre, doveva farle comprendere che non valeva la pena rinchiudersi in solitudine nella prospettiva di una vita post mortem perfetta ma arida di sentimenti. La vita attuale era ciò che poteva offrirle emozioni a non finire, non doveva gettarla via dietro le promesse di un bastardo dalla faccia d’angelo.
La prima mossa da fare spettava a lui: aprirle il suo cuore e dirle tutto.
Non poteva attendere oltre, il tempo stringeva e la posta in gioco era troppo alta.
Non appena il nuovo giorno fosse spuntato, l’avrebbe cercata e si sarebbe dichiarato.
 
 
 
Il sole era sorto ed i suoi raggi filtravano a fatica dalle grandi finestre situate al piano terra. Stranamente non c’era la nebbia, solo una leggera foschia che abbracciava tutta la campagna circostante impedendo tuttavia di scorgere i tetti della vicina Londra. James fece il suo ingresso nella sala in cui stavano servendo la colazione dove trovò solo Albert.
“Buongiorno. Dormito bene?”
“Buongiorno a voi…. Sapete dov’è Rose? Devo parlarle….”
“E’ fuori con sua madre ed Helen, devono andare in città. E’ forse successo qualcosa?”
“Diciamo di sì, ma ve ne parlerò più tardi…. Scusatemi.” Si congedò frettolosamente e raggiunse le tre donne nel piazzale antistante l’abitazione.
Non appena lo vide, Rose regalò a James un luminoso sorriso che scaldò il cuore ai giovane. “Ben alzato…. Come ti senti?”
“Bene, grazie.” Raccolse il coraggio. “Devo parlarti Rose, puoi concedermi qualche minuto?”
 
 
 
 



Buon venerdì a tutti!
 
Sono quasi sicura che qualcuno si aspettava qualcosa di più, tipo baci o carezze… Spero non me ne vogliate se ancora i due non si sono sciolti, è ancora presto e comunque ricordatevi che Heaven è sempre in agguato. Avete notato che ogni qual volta Rose si avvicina un po’ troppo a James accade puntualmente qualcosa? Lei è molto confusa sul da farsi, lui invece ha le idee ben chiare.
Riuscirà a dichiararsi?
 
Grazie mille a tutti voi che seguite ancora la storia, in particolare a chi commenta puntualmente.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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