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Autore: ilaperla    13/11/2015    4 recensioni
Federica si trova in un momento imbarazzante della sua vita. Le sue amiche, quelle poche, iniziano a sposarsi e lei dovrà andare al ricevimento tutta sola, data la sua poca familiarità con il genere maschile.
Ma... se invece riuscisse a ideare un piano per trovare un ragazzo da portare quel giorno e poi disfarsene? Niente di più facile... almeno a dirsi. Niente di più imperfetto e pericoloso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capito 3
 
Quando sentì la suoneria inconfondibile di un messaggio, lasciò da parte tutto quanto quello che stava facendo, in verità niente di strepitoso perché quel giorno doveva stare dietro il bancone principale sostituendo il padre che era andato ad una visita medica con la madre fuori Milano, credendo fosse finalmente il ragazzo dagli occhi grigi che si faceva sentire.
Non che stesse in attesa di un suo messaggio -o si?- però era curiosa di scoprire i toni del giovane, visto il modo in cui aveva lasciato il bar e visto il silenzio stampa che aveva attuato da due giorni.
Quando il nome di Dorotea lampeggiò sullo schermo, Federica ci rimase male. Non capiva quel silenzio di Luca, ma se c’era una cosa certa è che lei non avrebbe mosso un dito.
Voleva quei soldi? Che se li venisse a prendere.
 
Da Dotty: Stasera festa al Mambo. Nessun no come risposta.
 
Era venerdì sera e Federica, come ogni venerdì sera che si rispetti, non aveva voglia di uscire. Fece sforzo mentale per ricordare l’ultima scusa detta alla sua amica per rimanere in panciolle dopo una giornata faticosissima ma in quel momento si rese conto che era ormai troppi week and che si dava per latitante.
Se voleva mantenere una vita sociale, seppur bassa, ogni tanto doveva mettere il naso fuori… oltre per il percorso casa-lavoro, lavoro-casa.
 
Da Federica: Alle 21 passo a prenderti.
 
Avrebbe preso la sua macchina, così non avrebbe dovuto aspettare gli altri per andare via se si sarebbe annoiata. Tattica testata da ogni sfigatella incallita.
 
Erano le ventidue quando misero piede nel locale che pullulava di colori, gente e musica.
La solita Dorotea aveva impiegato più del necessario a trovare il coordinato perfetto tra biancheria intima e scarpe con il tacco. Il segreto stava nel non chiedere spiegazioni, altrimenti avrebbero finito nel 3.000.
Si guardarono attorno per cercare di individuare la loro comitiva di amici, Dotty che era più in alto grazie ai tacchi, scrutava meglio il territorio. Federica si limitò solo a guardarsi attorno per capire da dove sarebbe fuggita.
A un tratto fu afferrata dal polso dalla sua amica e fu trascinata sulla sinistra, non ebbe nemmeno il tempo di protestare per la forza sovrumana, che si fermarono davanti a tutto il gruppetto che rideva e beveva allegramente.
Federica salutò Viviana e Carlo con un bacio sulla guancia e scansò volutamente il faccione di Lucrezia, dipinto a regola d’arte.
Prese posto sul divanetto appoggiato alla parete, in modo tale da guardare tutto quello che stava accadendo attorno senza alzare un dito.
Dotty prese un bicchiere di prosecco dal cestello centrale del tavolo e lo passò a Federica che lo accettò con gratitudine. Almeno l’alcol era ben accetto.
-Come sta tuo padre?- Chiese a voce alta Viviana, per farsi sentire dalla sua amica.
Federica si strinse nelle spalle.
-Non lo so, tornano domani. Per telefono non mi ha voluto dire nulla.
Viviana assecondò con la testa sorridendole gentilmente.
Che non le avesse voluto parlare significava che le notizie non erano delle migliori.
Il padre aveva sempre avuto problemi ai tendini delle braccia, probabilmente per l’eccessiva mole di lavoro negli anni e con il passare di questi, le cose si erano andate peggiorando, visto il modo di approcciarsi alla medicina del suo vecchio.
“Tutta una grande cavolata” ripeteva quando i medici gli davano delle terapie, infischiandosene delle conseguenze.
Federica bevve un sorso del prosecco fresco, che le andò a solleticare la gola facendola sentire un po’ meglio.
Si soffermò a guardare una coppia di ragazzi sulla pista da ballo. Erano belle, a loro agio e scatenate.
Se si escludeva il modo di strusciarsi tra loro, Federica ne era quasi invidiosa. Quelle lì erano il suo opposto, quello che mai lei sarebbe potuta essere. In lei c’era una sorta di catena che la tratteneva dal fare esperienze che per lei erano considerate semi mistiche.
Era un’incallita, radicale e professionale tradizionalista sfigata.
Appoggiò il bicchiere sul tavolo e cercò il telefono nella borsa, già aveva voglia di andare via. Ecco quello che succedeva quando usciva in questi posti frequentati dai suoi amici, perché aveva una comitiva che non condivideva i suoi progetti? Tipo… fare qualcosa di divertente: bowling, cinema, fast-food, ingrassare…
Quando notò un messaggio in chat di Facebook, si sentì il cuore fermarsi nel petto. Aveva la sensazione che il mittente fosse quel misterioso ragazzo e in cuor suo sperava nel profondo che non le dicesse di abbandonare quella nave. Le toccava tanto ammetterlo ma lui era la sua ultima possibilità.
Aprì con mani tremanti la finestrella, e per un attimo credette di non aver letto bene.
 
Da Luca Morelli: Smettila con quel muso e divertiti.
 
Che ne poteva sapere mai lui se avesse messo il muso. E poi… lei non aveva il muso. Vero?
 
Da Federica Belli: Di che stai parlando?
 
Da Luca Morelli: Preferisci che te lo dica di persona?
 
Un balzo al cuore come risposta andava bene?
 
Da Federica Belli: Scapperesti anche questa volta?
 
Attese la risposta per alcuni secondi, scuotendo il capo quando si rese conto che non avrebbe mai risposto a quella domanda scomoda.
Forse aveva già inquadrato che tipo di ragazzo fosse: sfuggente, lunatico, il tipo da tenere distante almeno un chilometro o due, più ce n’era di lontananza, meglio era.
Forse il piano ideato era troppo grande per lei.
Ad un tratto sentì indistintamente un colpo di tosse alle spalle e nuovamente quella sensazione di esser sicura di chi ci fosse.
Sbarrò gli occhi e guardò davanti a se il sorriso malizioso di Dotty, l’espressione interrogativa di Viviana e quella scioccata di Lucrezia.
“Ti prego Gesù, ti prego. Fai che non sia lui” pensò con tutta se stessa.
Le sopracciglia di Dorotea si unirono in una linea dura, facendo dei movimenti inquisitori che stavano a significare “girati, per la miseria”.
Federica ingoiò a vuoto e cercò una maschera per l’occasione, solo che lei non aveva nessuna maschera di circostanza nella borsetta.
Si obbligò a sorridere e si girò allarmata, sperando in un miracolo. Che purtroppo non avvenne.
-Ciao!- La salutò lui, afferrandole una mano e facendola alzare.
Federica borbottò imbarazzata ma alla fine si lasciò tirare senza poche difficoltà.
-Che ci fai qui?- Chiese lei, stridula.
-Tesoro, te l’avevo promesso che ti avrei raggiunto- rispose lui, completamente a suo agio.
Tesoro? Squittì la voce silenziosa nella testa di Federica.
-Eccomi qui!- Esclamò Lui per poi piegarsi in avanti e lasciando un bacio sulla guancia di Federica.
Fuoco. Pensò la mente ormai all’obitorio della ragazza.
Le labbra del diavolo in persona dovevano essere più fredde in confronto a quelle di Luca. O semplicemente la sua guancia si era congelata sotto tutta quell’ansia.
Sentì il sangue defluire dal corpo e dovette appoggiarsi con una mano al petto del ragazzo, che le sorrise e si avvicinò al suo orecchio.
-Sii convincente ragazzina.
Federica si ridestò e fece un passo di lato, staccandosi da quella fonte di calore infernale. Chiuse gli occhi per un istante per ordinare i pensieri e per prendersi a schiaffi mentalmente.
Si schiarì la voce e s’impose di dire qualcosa che andasse oltre al balbettio incombente.
-Eccoti qui!
Poteva andare meglio. Balbettii niente, figure di merda a propulsione invece.
Scosse la testa ma subito si rivolse al resto del tavolo che era rimasto a bocca aperta.
Per Dio, era proprio messa male se avevano quella reazione vista insieme a un ragazzo.
-Ragazzi vi presento…- si bloccò non sapendo come presentare quel… quel… quello sconosciuto.
-Lui è…- si voltò a guardare il ragazzo e rimase incantata a guardare il suo volto identico a come lo trovò il giorno prima.
La barbetta che disegnava la mascella, le labbra eleganti e gli occhi… di uno splendente grigio che s’illuminava quando la luce del locale diventava più brillante.
E in quel momento Federica capì che lui era troppo per lei, anche se era tutta una finzione. Era una finzione troppo finta.
-Sono Luca- si presentò lui, facendo un cenno della mano al resto del gruppo, non perdendo mai il sorriso sulle labbra.
“Che bravo attore” pensò la ragazza, alla fine lui ci era abituato… no?
-Ti fermi a bere qualcosa con noi Luca?- Chiese Carlo, che Federica avrebbe voluto così tanto strozzare al momento e non fargli vedere mai l’abito bianco della futura moglie.
Pregò con tutte le sue forze affinché Luca dicesse di no, avrebbe fatto un fioretto se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere. Avrebbe completato quella cassettiera dell’800 che era così complicata che da settimane rimandava sempre. Si! Lo avrebbe fatto.
-Mi piacerebbe moltissimo ma sono con clienti di lavoro e non vorrei abbandonarli a loro stessi- rispose Luca, passandosi una mano tra i capelli.
“Grazie Gesù”.
-Oh- rispose afflitto Carlo.
-Sarà per la prossima volta- rispose la sua fidanzata.
“Cambio di piani” tornò a pensare Federica “uccido prima lei”.
-Non mancherò- accettò Luca affondando le mani nelle tasche dei jeans.
No! Non ci sarebbe stata nessuna bevuta. Ci sarebbero state solo le nozze, punto e basta. Già quella era troppa roba.
Quando calò un silenzio troppo assordante anche sotto la musica del locale, Federica alzò la testa e incontrò gli occhi brillanti del suo finto fidanzato e sussultò di… che sensazione era?
Paura? Attrazione? Entrambi l’avrebbero messa k.o.
-Allora vado- disse lui -ci sentiamo dopo.
Si chinò in avanti e stavolta il bacio che le lasciò sulla guancia durò alcuni istanti di più e sembrava più… gentile ma anche sincero.
-A dopo- si trovò a rispondere, sperando che fosse vero.
 
Due ore dopo, non ne poteva più.
Doveva uscire da quel posto. Ne andava della sua sanità mentale.
La musica era orribile, non si respirava, non ne poteva più di tutti quegli alcolici che non poteva permettersi e che di conseguenza non ne poteva nemmeno usufruire.
Guardò per la milionesima volta a destra in fondo, dove c’era il tavolo di Luca e dei suoi clienti, almeno così aveva detto lui.
Che cosa faceva nella vita? Non lo sapeva nemmeno e il pensiero che uno sconosciuto doveva starle accanto la fece rabbrividire.
Aveva visto il ragazzo non battere ciglio, mai che si fosse girato nella sua direzione a guardarla. Non un sorriso, no uno sguardo, niente di niente.
Lo vedeva parlare fitto con quei due ragazzi ben vestiti, esattamente come lo era lui e sorseggiare qualcosa di incolore nel bicchiere.
Aveva studiato tutte le sue mosse, si era passato più volte le mani nei capelli aggiustandosi poi il ciuffo, ogni tanto si prendeva il labbro inferiore tra i denti facendolo scomparire probabilmente perché era attendo alla conversazione.
-Smettila di guardarlo così, lo consumi- Dotty si era avvicinata dandole una piccola gomitata.
-Non lo sto guardando.
-Ah certo…
-Guardavo il… il bagno- rispose lei, rendendosi conto che accanto al tavolo del suo finto fidanzato ci fosse la porta del bagno.
-…si- assecondò divertita Dorotea.
-Allora- esordì ancora lei, incrociando le braccia sul tavolo.
Tutti erano in pista ad ancheggiare e loro due erano rimaste a guardare l’ambiente, ancora per poco per quanto riguardava Dotty.
-Alla fine hai trovato l’accompagnatore.
-Dotty, lo so che sei stata tu- La smascherò Federica, ridacchiando.
-Mea culpa- disse l’altra, portandosi una mano sul cuore -però devi ammettere che è un bel manzo.
Federica sorrise scuotendo la testa, guardando nuovamente quel ragazzo.
Già, era proprio bello. Era così misterioso e così affascinate, tutto quell’alone di mistero che Federica si sentì in trappola, non ne sarebbe mai uscita viva.
Che diamine stava facendo, nessuno le avrebbe mai creduto e alla fine nemmeno lei avrebbe mai creduto a tutta quella pantomima.
Come poteva solo pensare che avrebbe fatto franca alla menzogna?
Merda. Lo stava anche pagando. Quanto era scesa in basso, quanto doveva vergognarsi per il resto della sua vita?
Si rese conto che non riusciva nemmeno più a respirare regolarmente, presa da un attacco di panico imminente.
-Ti senti bene?- Le chiese Dorotea preoccupata per la reazione della sua amica.
Federica fece forza sulla propria volontà e assecondò con la testa.
-Si si, certo. Però ora devo andare via, domani lavoro- si voltò in cerca della borsa appoggiata per terra.
-Vieni con me?- Chiese a Dotty, ricordandosi che la macchina con cui erano arrivate era la sua.
-No, vai pure. Troverò un modo.
Federica fece un cenno del capo, baciò sulla guancia la sua amica e scappò all’aria aperta.
Non guardò in faccia nessuno, nemmeno quelli che la urtavano fuori dal parcheggio. Era determinata a raggiungere in più fretta possibile la sua macchina, per scappare via da quella sensazione opprimente.
Quando la scorse in lontananza, si mise a correre e quando la raggiunse, si sedette di peso sul sedile del guidatore, appoggiando la fronte sul freddo volante.
Era nei pasticci.
 
Non sapeva da quanto fosse in quella posizione, sapeva solo che la faceva sentire meglio.
Il fresco dell’auto, dovuto alla notte leggermente frizzante, la aiutava a metabolizzare la grande sensazione che le attraversava le ossa.
Luca era un grande mistero per lei, non lo avrebbe mai capito e se ne rese conto anche la prima volta che lesse il suo messaggio. Non era da lei costruire castelli in aria per dei ragazzi, specialmente per quei ragazzi come Luca.
Analizzò l’ipotesi di poterla farla in barba a tutti quanti, di poter gestire la menzogna ma a un tratto apparvero nel suo campo visivo i volti dei suoi genitori, in che guaio si stava cacciando? Lei che per delle mance faceva i salti mortali, si stava impelagando in questa pantomima in cui, non cosa meno importante, doveva sborsare mille tintinnanti euro.
Sollevò un attimo la testa e la fece sbattere contro il volante.
Patetica.
Altro colpo.
Perdente.
Altro colpo.
Stupida.
Altro colpo, ma questa volta proveniva dalla sua sinistra.
Stava diventando anche rimbambita, lo poteva mettere nel suo curriculum? Un architetto stupido.
Il colpetto ora si fece più insistente e comprese, finalmente, che non era lei a produrre quel rumore ma bensì un dito puntellato sul vetro del finestrino.
Si tirò di scatto su, facendo cadere sugli occhi i suoi capelli ricci, girò la testa e guardò alla sua sinistra.
No, probabilmente i capelli lasciavano distorcere la realtà. Probabilmente aveva colpito con troppa forza il capoccione al volante.
Luca, fuori dalla macchina, fece il segno di abbassare il finestrino e dopo un attimo di ripensamento, prendendo in considerazione l’idea di fuggire, Federica si decise a girare la manovella del finestrino. Ebbene si, era una macchina vecchiotta.
-Ti darai ancora tante altre capocciate?
Federica serrò gli occhi volendolo fulminare lì seduta stante. Ma poteva essere un essere umano così fastidioso?
-Cosa vuoi?
-Mi accompagneresti a casa?- Le chiese il ragazzo, increspando un angolo della bocca.
-COSA?- Urlò la ragazza, non credendo alle proprie orecchie.
-Si, sei sorda. Ormai l’avevo capito.
-E tu sei un cretino!
-Me lo dicono in parecchi… allora, mi puoi accompagnare?
-Non ci penso nemmeno.
-Fa freddo.
-Siamo a giugno! Non fa freddo.
-Mi hanno lasciato a terra, dai… che ti costa?
Federica sospirò per non ringhiargli contro e fece affidamento al karma, che prima o poi avrebbe ripagato la bontà della ragazza, anche se secondo Federica il karma aveva bisogno di una visita specialistica dall’oculista visto che non ci vedeva, maggiormente nella sua direzione, da anni orsono.
-Muoviti che è tardi- gli disse alla fine, facendo un cenno al lato del passeggero.
Federica, sempre con gli occhi puntati davanti a lei, non si girò nemmeno per accertarsi che fosse entrato, le bastò sentire la portiera chiudersi.
-Dove abiti?
-Sempione.
E certo, uno come lui dove poteva vivere se non a due passi dalla ricchezza? Meglio non pensarci, almeno fino a che non avesse battuto il naso su questa ricchezza ostentata.
Il viaggio proseguì in silenzio, alternato dalle indicazioni di Luca che la esortava a girare in viuzze che le avrebbero accorciato il tempo, ma cui Federica sembravano che allungassero il già lungo tempo da consumare con quel… quel ragazzo pericoloso.
-Non esiste una radio dentro questo macinino?- Chiese lui, aprendo il cruscotto.
-No! Lascia stare- l’esortò, schiaffeggiandogli la mano -a cuccia.
Luca ridacchiò, mettendosi più comodo sul sedile e guardando le luci di una Milano notturna.
-Non mi ringrazi?- Chiese a brucia pelo.
-…per?
-Non fare la finta tonta, per aver rotto il ghiaccio con i tuoi amici.
Federica inarcò le sopracciglia trattenendo una risatina.
-Quello lo chiami “aver rotto il ghiaccio”?- Gli chiese, girandosi a guardarlo -quanta sicurezza hai di te?
-Abbastanza.
-Ah bhè… mi fa piacere per il tuo ego. Comunque no, non ti ringrazio.
-Volevi ancora tenermi nascosto a loro? Quando mi avresti presentato, direttamente al matrimonio?
-Ero più propensa al mai.
Luca rimase in silenzio e dopo alcuni istanti Federica si girò a guardarlo, indecisa se bloccare la sicura della portiera del lato del ragazzo, impaurita che anche questa volta potesse darsela a gambe come al bar al loro primo incontro.
-Allora non vuoi più onorare il nostro accordo?
Federica sospirò esasperata, svoltando a destra verso il centro.
-Guarda che non abbiamo nessun tipo di contratto e poi non abbiamo deciso ancora nulla.
-Invece sì, avevamo già programmato come e quando ci fossimo visti la prima volta.
-Ma quello non era niente.
-Perché non vuoi più?- Chiese lui, cercando di capirci di più in quel mondo sommerso che era la ragazza.
-Perché…- tentennò.
-Perché?
-Oh ma insomma… Sei esasperante!
Luca ridacchiò divertito, voltandosi a guardare il profilo della ragazza illuminato dalle luci della città.
-Sarò discreto Federica ma lascia fare a me. Andrà tutto per il meglio- si offrì lui e il tono che usò, fece riflettere la ragazza.
Guardando più a fondo forse le cose sarebbero andate nel migliore dei modi. Lo avrebbero saputo solo poche persone del suo “fidanzamento” e per quanto riguardava i soldi, aveva un gruzzolo da parte per le emergenze. Bhè… era più per il suo piano di evacuazione da quella vita piatta, era il suo biglietto per la costruzione del suo sogno ma ne avrebbe fatto a meno almeno per un altro po’. Avrebbe raggruppato dell’altro denaro con il tempo.
Luca le fece cenno di fermarsi sul ciglio di una strada semi deserta, Federica si guardò attorno studiando il territorio e solo dopo si accorse che sì, la strada era semi deserta ma che alla destra c’era una salita che conduceva ad un cancello di ferro che delineava una villa mastodontica, circondata da un perimetro di cemento e sormontato da alberi.
La ragazza emise un fischio di ammirazione, sentendo la sua vena artistica che scoppiava dentro, era un paradiso.
Luca sorrise e si passò una mano nei capelli, guardando sopra la collina.
-Casa mia- disse, indicando con il pollice la struttura.
-Ma dai? Io pensavo fosse la stalla.
I due ragazzi si guardarono e sorrisero divertiti.
-Allora…- iniziò lui, guardando ancora la ragazza con insistenza -è deciso?
Federica fece una smorfia, guardando quella mano che il ragazzo le porgeva per suggellare il loro fantomatico accordo.
-Non ti darò un centesimo di più.
-Non te lo chiederò.
-Sarò io a prendere le decisioni.
Luca sollevò un sopracciglio scettico.
-Almeno quelle che riguardino la “coppia”.
-Ti aiuterò a scegliere il vestito- si offrì lui per riscattarsi.
-Cosa?
-Hai capito bene e con lui anche tutti gli accessori.
-Sono capace di scegliere da sola.
Luca la guardò scettica e Federica alzò le mani in aria in segno di resa. Di certo lui ne avrebbe capito molto di più di lei in fatto di moda.
-Va bene!- Decretò alla fine, lasciandolo vincere.
-Ottimo- Luca aprì la portiera della macchina e Federica mise in moto.
-Ah, e per favore accetta quella richiesta su Facebook, non vorrei che gli altri s’insospettissero.
-Non lo farò mai!
-Dispettosa.
-Continui ad essere rompipalle.
Luca scosse la testa sorridendo, chiuse la porta e guardò la macchina partire e andare via dalla strada.
Ancora con il sorriso sulle labbra.

 

Salve gente!
Rieccoci qui con un nuovo capitolo, che ne dite? I due avranno trovato un punto d'accordo? Si accettano scommesse su quello che accadrà. 
Vedo, seppur timidamente, che la storia vi sta stuzzicando e io non potrei che essere che contenta. 
Solo una cosa vi chiedo, di lasciare un piccolo segno del vostro passaggio affinchè io riesca a capire il vostro interesse o qualcosa da migliorare. Qualsiasi cosa voi vogliare, io sono qui. 
Detto ciò, spero che vi stiate divertendo e che vi sia nato un sorrisino sulel labbra. Significherebbe molto.

A presto.
Semore vostra
IlaPerla
  
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