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Autore: Illidan    26/02/2009    2 recensioni
La terra di Laimoth è in relativa pace da trecento anni, ma fantasmi di un passato lontano stanno arrivando per distruggere la fragile tregua... Questa è la prima storia seria che faccio. Mi raccomando, ditemi se ci sono plagi di altre storie, se ci sono cose che non vi convincono!
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 - Convocazione

Capitolo 6 - Convocazione

 

C’era grande agitazione nel castello di Duscar. Un furto come quello non era cosa da poco. Il ladro sapeva quando colpire, dove andare e perfino come riuscire a fuggire in modo da far perdere totalmente le sue tracce. I maestri della Gilda del Sapere ne avevano discusso a lungo, ma alla fine avevano dovuto riconoscere la gravità del fatto e l’assoluta necessità di informare il loro re. Ma una semplice missiva, che comunque fu inviata, non era sufficiente, bisognava convocare il sire di persona. E le notizie di cui bisognava informarlo non erano assolutamente buone. In quel momento nessuno invidiava la carica di vicario reale del Maestro Moderav, il quale nonostante ciò avanzava davanti a tutti nella sala del trono impettito e altero come sempre nella sua tunica color rosso fuoco dagli orli dorati. Ma un osservatore acuto avrebbe potuto notare che numerose gocce di sudore gli imperlavano la fronte solcata da rughe scendendo da sotto i corti capelli grigi. E non era sudore dovuto al calore dei raggi del sole che filtravano dai due enormi finestroni sulla parete opposta all’ingresso.

Dietro di lui venivano gli altri dieci maestri avvolti nelle loro tuniche viola orlate d’argento e insieme a loro gli apprendisti coperti da semplici sai neri senza fronzoli. Il Maestro Moderav camminò sul tappeto rosso porpora percorrendo tutto l’enorme salone dalle pareti ricche di arazzi che ritraevano i passati re di Astharal fino a fermarsi di fronte a una piccola gradinata sopra la quale si trovavano due troni di legno vuoti. Erano dorati e riccamente decorati. Sui braccioli correvano motivi floreali, mentre sui bordi degli schienali erano intagliate torri guglie in miniatura. Sulla cima del trono di destra, il più basso, era scolpita nel legno una corona, invece su quella dell’altro una rosa rossa che risaltava notevolmente sullo sfondo oro.

Sopra, la parete era coperta da un arazzo che raffigurava una donna bellissima in un lungo vestito rosso. La sua pelle era leggermente scura. Gli occhi bruni osservavano la sala con uno sguardo ammaliatore e le labbra erano inclinate in un sorriso quasi malizioso. I capelli corvini le ricadevano lunghi sulle spalle. Appena sotto il florido seno, la mano sinistra reggeva un grande libro rilegato in pelle e la destra un alambicco contenente un liquido blu. La donna si trovava in un prato e sullo sfondo si vedeva in lontananza un castello. Al di sopra dell’azzurro del cielo era intessuto un riquadro dorato dove campeggiava un nome color rosso sangue: Jasdala.  

Il mago vestito di viola si inginocchiò davanti al trono di destra toccando quasi il tappeto con la fronte. Gli altri maghi lo imitarono disponendosi velocemente in modo da creare due semicerchi dietro Moderav. Quello più vicino e più piccolo era formato dai maestri e l’altro più grande dagli allievi, divisi in gruppi in modo che ognuno stesse alle spalle del proprio maestro. Quando tutti si furono inginocchiati, il Maestro Moderav cominciò a intonare una cantilena subito ripetuta da tutti gli altri.

-Faestmin Goudes Hadàr.- In coro e in perfetta sintonia le voci di maghi e maghe pronunciarono più volte le tre parole. Poi a un gesto del vicario reale la nenia cessò.

-Faestmin Goudes Hadàr.- disse ancora Moderav sollevando appena lo sguardo sul trono -Vostra Maestà Reale, noi vi invochiamo supplici perchè c’è grande bisogno di voi e della vostra illuminata saggezza. Faestmin Goudes Hadàr Fredeskar!- e riabbassò immediatamente la testa.

Una leggera folata di vento attraversò la sala, facendo oscillare gli arazzi, e subito dopo sul trono comparve un uomo sulla quarantina, alto e robusto. Indossava un’armatura sobria con qualche ammaccatura e portava un lungo spadone al fianco. Sopra i capelli rossicci portava una corona d’oro senza gioielli, ma certamente opera di un abile orafo: sul davanti c’era inciso un leone che abbatteva un orso. Osservò severo la sala e posizionò i suoi occhi neri sul vecchio inginocchiato ai suoi piedi.

-Maestro Moderav, spero che tu abbia un’ottima spiegazione riguardo ciò che è accaduto. Il messaggio arrivato ieri non era esattamente quel che si dice esauriente.- esordì dopo qualche istante il re gelido.

-Vostra Maestà, Gran Re Fredeskar IV, imploro umilmente il vostro perdono e la comprensione se io e gli altri Maestri ci siamo permessi di disturbarvi durante un così delicato momento della guerra...- rispose Moderav tenendo sempre il volto a terra.

-Visto che è un momento così delicato, vedi di non farmi perdere tempo in inutili chiacchere!- Il mago tremò impercettibilmente al sentire tono di voce irritato del re.

-Come avrete letto, sire, abbiamo subito un grave furto...-

-Sì, ho letto che un ladro è riuscito a intrufolarsi nel mio castello l’altroieri. Quello che vorrei tanto sapere è come ci sia riuscito, dato che avevo lasciato a difesa della mia reggia una persona che mi sembrava così capace e degna della mia fiducia!-

-Maestà, ve lo spiegherò. In base alle indagini che sono state effettuate il ladro è arrivato al tramonto di due giorni fa. Si è avvicinato al castello travestito come uno di quegli straccioni che normalmente circolano intorno alle mura in cerca di cibo, così nessuno l’ha notato. Doveva essere bene infomato perchè ha scelto proprio il momento della giornata in cui le nostre sentinelle sono totalmente cieche, perchè dopo aver bevuto la Pozione della Vista Notturna per qualche momento non vedono più nulla. I loro occhi diventano capaci di vedere solo nel buio e gli ultimi chiarori del crepuscolo offuscano totalmente la loro vista. È un effetto collaterale, ma stiamo cercando un rimedio. Comunque, il ladro ha approfittato di quei pochi attimi per scalare le mura...-

-Come ha fatto ad arrampicarsi in così poco tempo?- domandò il re con rabbia.

-Altezza, non lo sappiamo per certo... Credo che abbia usato un congegno meccanico, un artefatto, una specie di rampino che trascina automaticamente in alto le persone. In ogni caso è salito, ha stordito due sentinelle ed è entrato nel castello dalla Torre Ovest. È sceso al quarto piano senza incontrare nessuno ed è entrato nella stanza dove sono custoditi i miei ultimi ritrovati. Ha arraffato delle pozioni, non sappiamo con certezza quali, perchè in seguito all’intervento del mio allievo Fiol è divampato un incendio.-

-Spero che quell’incapace abbia ricevuto la giusta punizione.-

-Sì, maestà, il ladro l’ha ucciso. Io non ero presente, ma mi è stato riferito che poi un gran numero di maghi e soldati avevano circondato il ladro, ma lui aveva rubato anche la Pozione del Volo di secondo tipo e perciò è riuscito a scappare sfondando la vetrata al centro del corridoio. Abbiamo cercato di inseguirlo, ma era troppo veloce. Prima ancora che avessimo organizzato delle squadre di inseguimento era già scomparso dal cielo. Il giorno dopo abbiamo continuato le indagini e abbiamo mandato un messo per avvisarvi, dato che non potevamo contattarvi mentalmente, poichè eravate impegnato in battaglia. E questo è tutto, altezza.-

Seguì qualche attimo di silenzio. Tutti rimasero immobili aspettando una risposta da parte del sovrano. Fredeskar IV si passò una mano nella barba rossa come pensieroso, poi domandò:- Per quale strano motivo l’altroieri notte non c’erano incantesimi a difesa delle porte delle torri, Moderav?-

-Eh... Ecco, sire...- balbettò il Maestro preoccupato.

-E perchè non c’era nessun sigillo magico nemmeno sulla porta della tua stanza delle pozioni?-

-Le assicuro che c’erano, Vostra Altezza.-

-Ah, c’erano! Vorresti farmi credere che allora siano tutti svaniti non appena è giunto il ladro??- sbraitò il re -Anche se per caso il ladro fosse stato un mago non avrebbe mai potuto rompere gli incantesimi di protezione, perchè solo i maghi di questo castello conoscono le parole esatte! E come faceva a sapere quando colpire? Come faceva a sapere con esattezza dove cercare le pozioni che doveva rubare? Questo ladro sapeva un po’ troppe cose, non ti pare Moderav?-

-Sire, io...-

-Non credo che tu mi abbia detto tutto. Guardami negli occhi!- Come comandato da una volontà non sua il vecchio mago dovette alzare il viso dal tappeto. Il suo sguardo impaurito incontrò quello furente e spietato del sovrano. -Mi hai detto tutto quello che sai?-

-Cosa intendete dire...?-

-Posso chiudere un occhio su molte cose, Moderav. Sul fatto che tu sia stato così negligente nell’adempiere al tuo compito. Sul fatto che tu non sia stato nemmeno presente e che altri abbiano dovuto buttarti a forza giù dal letto perchè stavano rubando le tue pozioni. Sul fatto che tu non sappia nemmeno cosa abbiano rubato. Sul fatto che tu non abbia la più pallida idea di chi sia il ladro nè di dove sia ora. Sul fatto che tu abbia aspettato così a lungo a informarmi come si deve.-

-Ma... eravate in battaglia, non potevo...-

-Osi interrompermi?!- Fredeskar balzò in piedi per la collera. -Posso tollerare anche le tue continue scuse. Le detesto, ma potrei perdonarti anche quelle. Ciò che veramente non posso sopportare è che mi si menta!-

-Io non vi mentirei mai!- giurò Moderav bianco come un cencio scuotendo la testa.

-Allora, dimmi: come faceva il ladro a sapere tutte quelle cose? Chi gliele ha dette?-

Moderav tremava in preda al panico ormai.

-No, non sono stato io, maestà! Ve lo giuro!-

-Allora chi è stato, parla!-

-Io...- Il mago esitò un attimo, come se dovesse soppesare due possibilità, entrambe comunque rischiose. Poi gridò:- È stato il mio allievo Dagerv! È fuggito quella notte stessa! Sì, è stato lui, ho già mandato un gruppo di soldati a catturarlo!-

-Incapace! Neanche i tuoi allievi sai tenere sotto controllo!-

-No, ho fatto tutto il possibile! Vi prego, abbiate pietà di me!- Fredeskar guardò con sommo disprezzo il vecchio in lacrime.

-Erifion Osfil!- gridò muovendo veloce la mano destra e puntando l’indice verso di lui. Moderav cominciò a gridare e si portò le mani alla testa, che ora gli sembrava trafitta da mille spilli. Il dolore era tale che non poteva minimamente pensare a un qualunque incantesimo per proteggersi. Perciò doveva subire completamente il maleficio. Si rotolava sul pavimento in preda a spasmi sempre più forti sotto gli sguardi attoniti e inespressivi di tutti gli altri maghi. Poi il re abbassò la mano.

-Non temere, non ti ucciderò, anche se la morte sarebbe una punizione perfino troppo lieve per la tua totale incapacità!- disse Fredeskar mentre Moderav ancora boccheggiava -C’è almeno uno fra voi Maestri che abbia visto di persona il ladro?- domandò poi rivolto al semicerchio dei maghi in tonaca viola.

Uno alzò la testa:- Io, Vostra Altezza.- Il re osservò chi aveva parlato: un uomo sui cinquant’anni, con capelli e corta barba di colore bruno mischiato al bianco.

-Maestro Fertor! Molto bene! Avanti, vieni, voglio sentire tutta la faccenda da te che eri presente.- ordinò il re sedendosi -Ah, attento a non inciampare in quella sottospecie di larva incapace che sbava sul mio tappeto!- Queste ultime parole scatenarono un boato di risate di tutti gli allievi nella sala. Erano in molti a odiare l’altezzoso Moderav e non pareva loro vero di aver assistito alla sua pubblica umiliazione. Fertor oltrepassò il suo superiore senza degnarlo di uno sguardo e si inginocchiò sempre col capo rivolto a terra. Il re alzò leggermente la mano destra e il salone piombò nuovamente nel silenzio.

-No, alza pure la testa, Maestro Fertor. Le persone meritevoli non devono chinare la fronte dinanzi a me.-

-Vi ringrazio, Vostra Maestà.- rispose Fertor alzandosi in piedi.  

-Avanti, sono ansioso di sentire una versione più precisa dell’accaduto.-

-In tal caso, mi rammarico di non poter esservi di grande aiuto. Sono arrivato nell’Ala Ovest del quarto piano, solo un attimo prima che il ladro spiaccasse il volo. Per quel che ho potuto vedere, era un uomo giovane, alto, muscoloso e dai lunghi capelli rossi. Certamente anche molto sicuro di sè e bene informato, perchè sapeva dov’era la Pozione del Volo del secondo tipo, una formula che avevamo ottenuto piuttosto di recente. Ma è chiaro che Dagerv, l’allievo del vicario Moderav, gli ha spiegato per bene ogni cosa.- Moderav emise un rantolo sommesso come di protesta, ma fu ignorato. -Il mio allievo Gannon, invece, si è subito accorto che il ladro stava fuggendo in volo, ma purtroppo era già troppo tardi, perchè era lontano dalla nostra portata.-

-In che direzione è fuggito?-

-Verso le Montagne Verdi, Vostra Maestà.-

-Ne sei sicuro, Maestro Fertor?-

-Più che certo, Vostra Altezza.- Il re si accarezzò di nuovo la barba.

-Quel che dici è molto grave: ciò significherebbe che il ladro sia in combutta con qualcuno del regno di Arfanas. E questa sarebbe una violazione della pace di Gortari, siglata venti anni fa col re Gardon II. Maestra Drechelda, cosa ne pensi?- domandò Fredeskar IV rivolgendosi a una maga dai capelli biondi del gruppo dei maestri. Lei subito sollevò da terra il bel viso un po’ pallido. Nonostante il monarca sapesse che si aggirava intorno alla sessantina d’anni, non si stupì nel vedere che la maestra non mostrava più di venti, al massimo venticinque anni. Mantenere la giovinezza era necessario e certamente molto utile per il lavoro di ambasciatrice e spia che svolgeva. Drechelda si avvicinò al trono e si mise di fianco a Fertor.

-Vostra Altezza, io non credo che re Gardon II faccia parte del genere di persone in grado di ingannare o di cercare di agire di nascosto per fare torto a qualcuno e favorire così i propri interessi. Sarebbe troppo complicato per una mente come la sua. Invece sono convinta che sia un uomo molto ingenuo e semplicissimo da ingannare e manovrare per i propri fini. Per questo è diventato re: era un fantoccio che tutti speravano di controllare, il più stupido di tutti i figli di Fobian III.-

-Sì, sono d’accordo. Perciò chi pensi che possa aver organizzato questo furto?-

-Qualcuno che vuole nuovamente la guerra, sire. Qualcuno di potente in Arfanas. Non la famiglia degli Hanzolmer e i loro alleati: la pace è solo un vantaggio per loro, specialmente dopo che due anni fa il re si è sposato in seconde nozze con la duchessa Tresera di Hanzolmer. Tramite lei, il fratello, il duca Cronrad, sta cercando di ottenere sempre maggiore ascendente sul re in modo da rafforzare i suoi possedimenti a danno dei rivali. La guerra potrebbe essere l’occasione di rovesciare la situazione interna al regno e perciò lui non ne ricaverebbe niente: se cercasse di nominarsi re, incontrerebbe un’opposizione troppo dura da parte della maggior parte della nobiltà e soprattutto dalla Confraternita della Conoscenza. Secondo me sono invece appunto i maghi della Confraternita a voler riprendere la guerra con noi.-

-Assurdo! Con tutti i nemici che hanno in Arfanas perchè dovrebbero cercarsene altri?- esclamò un altro dei maestri.

-Nessuno ha domandato la tua opinione, Maestro Torkai!- gridò il re fulminandolo con lo sguardo. -Prosegui pure, Maestra Drechelda.-

-Grazie, Altezza. È vero che hanno molti nemici, tra cui la potente famiglia degli Hanzolmer e l'Ordine di Lena, ma questo non significa nulla. Anzi, il loro Gran Maestro potrebbe avere in mente un piano per togliere di mezzo sia loro che noi. Non dobbiamo inoltre dimenticare che noi siamo già in guerra con i barbari del deserto e la Gilda di Bajad e quindi non possiamo difenderci molto bene in caso di un attacco anche da Ovest. Non sarebbe affatto strano se i nostri nemici giungessero ad un accordo per schiacciarci.-

-Dunque pensi che Ataloc e Khair-jan si alleerebbero?- domandò Fredeskar pronunciando i due nomi con grandissimo disprezzo.

-Pur di ottenere il nostro Libro i due Gran Maestri sarebbero capaci di ogni cosa.-

-Maestro Torkai, tu che sei stato ambasciatore alla corte del pashà dei barbari del deserto, cosa ne pensi?- chiese il re al mago che aveva parlato prima. Torkai, un vecchio dalla voce aspra, si alzò, ma rimase fermo al suo posto.

-Con tutto il rispetto, Vostra Altezza, io non sono affatto convinto di ciò che ha detto la Maestra Drechelda. Secondo me sarebbe sbagliato arrivare a conclusioni affrettate e crearci così altri nemici, meglio affrontare prima quelli che abbiamo, piuttosto che sospettare anche di altri con cui abbiamo siglato la pace.-

-La pace l’hanno siglata i re, non noi maghi!- ribattè seccata Drechelda voltandosi.

-Sono d’accordo.- concordò Fertor -Nessun accordo può dissuadere i maghi della Confraternita dal cercare di ottenere il Libro di Jasdala.-

-E allora perchè hanno aspettato venti anni a riprendere le ostilità?- domandò un’altra maestra alzandosi.

-Forse perchè volevano che ti facessi una domanda così inutile!- rispose ironico il suo vicino.

-Se anche fosse, perchè ci hanno messi in allerta con quel furto?- chiese polemico Torkai a Drechelda.

-Concordo con Torkai, questa storia non mi quadra proprio! Mi sembra che si esageri: dopotutto potrebbe semplicemente essere successo che lo stesso Dagerv abbia assoldato un ladro per rubare delle pozioni in modo da poterle poi rivendere e andare a vivere da ricco da qualche parte a Ovest, chissà magari in Ifadia. Era evidente a tutti come gli luccicavano gli occhi al solo tintinnio delle monete.- fece un altro ancora.

-Che Dagerv l’abbia fatto per i soldi non c’è dubbio: quindi potrebbero anche averlo corrotto i maghi della Confraternita affinchè dicesse loro come entrare nel castello e disattivasse le protezioni magiche.- ribattè Drechelda. Prima che qualcun altro potesse dire la sua Fredeskar IV sollevò la mano destra e intimò silenzio.

-La situazione è in ogni caso molto grave.- disse poi -La guerra contro quei luridi beduini e i loro illusionisti mi terrà impegnato ancora a lungo e non posso permettere che nel frattempo altri nemici attacchino il mio regno. È chiaro che ho sbagliato pensando di potermi fidare di te, Moderav.- Il vecchio nella tunica rossa sollevò piano il volto dal pavimento e si mise nuovamente in ginocchio, temendo una nuova punizione. -Ma ti voglio mostrare la mia misericordia. Nonostante i tuoi fallimenti ti affido un importante compito: devi reclutare un nuovo contingente di almeno quattrocento soldati e venti maghi e portarlo sul fronte entro tre giorni. Spero che questa volta non mi deluderai.-

-Grazie signore, grazie.-

-E per evitare che eventi come quelli dovuti alla tua incapacità si ripetano, d’ora in poi sarà una persona molto più affidabile a governare in mia assenza, la mia consorte Aizal.- Detto questo pose la mano sinistra con il palmo rivolto verso l’alto sul bracciolo del trono che aveva di fianco. Nella sua mano segnata dal mestiere della guerra comparve una mano candida e lentamente su tutto il trono apparve una donna giovane molto bella. Sui lunghi capelli bruni ricci portava un diadema con un rubino incastonato sopra la fronte. Indossava un vestito color oro riccamente decorato, che mostrava appena sotto il seno una rosa intessuta in porpora per il fiore e nero per il gambo e le spine.

-E mia figlia, Elizal.- aggiunse Fredeskar mentre affianco alla donna compariva una giovane di circa vent’anni dai capelli ramati e gli occhi verde acqua. Indossava un vestito simile a quello della regina. Era anche lei bella, anche se non reggeva il confronto con la madre. La loro espressione era però quasi identica: una specie di sorriso malizioso, ma occhi freddi e crudeli.

-Lascio a voi, mia cara sposa e mia giovane figlia, il comando sul castello e sul regno. E consiglio a voi tutti di non disubbidire e di non commettere sbagli: Aizal non è comprensiva come me.- Fredeskar e la moglie si scoccarono un sorriso d’intesa. Poi lui recitò una formula magica e scomparve. Aizal osservò i presenti nella sala e posò gli occhi bruni sul vecchio mago avvolto nella tunica color rosso fuoco inginocchiato a terra.

-Sono piuttosto stupita che tu non abbia convocato anche me, Maestro Moderav.- disse con voce dolce sorridendo -Ma non c’è nessun bisogno che si ripeta ciò che è stato detto: io e mia figlia eravamo qui fin dall’inizio. L’invisibilità non è un trucchetto poi così difficile. Dimmi: chi hai mandato sulle tracce del tuo allievo traditore?-

-Altri due miei allievi e un manipolo di quindici soldati.- mormorò Moderav.

-Bene, spero per te che lo riportino, vivo o morto. In caso contrario, la responsabilità sarà solo tua. Comunque voglio assicurarmi che tu non deluda nuovamente il mio sposo: puoi partire adesso per reclutare i soldati che servono sul fronte. Non preoccuparti per i tuoi allievi, saranno affidati ad altri maestri. Non voglio che tu abbia troppe preoccupazioni. E ora va’ pure.-

Moderav incassò senza ribattere: praticamente gli era stato appena tolto il titolo di maestro e gli era stato intimato di sparire dal castello il più in fretta possibile, ma sarebbe stata una follia mettersi contro la regina. Non tanto per via del marito, ma proprio per via di lei: era l’erede diretta di Jasdala e, come tutte le sue antenate, possedeva un potere magico eccezionale, infinitamente più grande di quello del re. Non per nulla era lei la Gran Maestra della Gilda del Sapere. Il vecchio mago si alzò, si inchinò nuovamente due volte di fronte alle due maghe e uscì dalla sala con una certa fretta, come se avesse paura di essere colpito nella schiena da una fattura o da un qualche oggetto contundente di ferro. Gli altri maestri lo guardarono senza dire una parola.

-Chi di voi è Gannon?- domandò la regina rivolta agli allievi. Un giovane dai capelli neri corti e gli occhi scuri si alzò deciso.

-Vieni pure avanti.- Gannon camminò oltre il semicerchio dei maestri fino ad arrivare di fianco al Maestro Fertor e si inginocchiò.

-I miei complimenti, giovane allievo. Sei stato senza dubbio il mago più sveglio in tutto il castello l’altroieri notte. Non me ne dimenticherò, ora che c’è un posto di maestro vacante.-

-Io... Vi ringrazio, Vostra Maestà.- disse il giovane in preda all’emozione. La regina spostò il suo sguardo sui maestri.

-Ora, io sono convinta che la Maestra Drechelda abbia ragione. Quello che vi ostinate a definire un semplice ladro per me non è altro che una spia della Confraternita. Voglio che vengano fatte indagini vere, non quel lavoro frettoloso e mal fatto di Moderav, per scoprire esattamente cosa ha rubato, oltre al secondo tipo della Pozione del Volo. Maestro Fertor, occupatene tu. Maestro Torkai, a che punto è quella pozione che dovrebbe togliere la sete per giorni che hai promesso al re tre mesi fa per la guerra che tu hai tanto voluto?-

-Ci stiamo lavorando, devo riuscire a trovare un composto nel quale non servano le Foglie-lacrima che non crescono nel deserto.-

-Vedi di sbrigarti, o mi vedrò costretta ad affidare ad altri l’incarico. Maestra Drechelda, voglio che tu invece ti metta in contatto con i tuoi informatori ad Arfanas. Se sarà necessario potrai recartici di persona. Dopotutto siamo ancora in pace. Anche se non credo che durerà molto... Maestri Rafes e Ferbrina, voi dovrete scegliere fra i vostri allievi venti sufficientemente forti e capaci e mandarli sul fronte. Gli altri invece continueranno con le loro normali occupazioni, ma vi raccomando di stare all’erta. Non dobbiamo permettere che la mano di Ataloc giunga nuovamente così vicina al Libro.-

 

 

Ringraziamenti:

 

@giodan: Beh, il mio tempo me lo sono preso, spero sia venuto bene anche questo.

 

@Cleo92: Grazie, ma non ti devi buttare giù: solo scrivendo si può migliorare.

 

@Suikotsu: Ma sì, non ti preoccupare, se la caverà...

 

@Carter_Farrel: Oh, ben tornato! Forse non ti ho stupito con questo cap, ma ho risposto ad alcuni enigmi (creandone degli altri...)

 

@Armelle: Grazie per i compliments! Ora si capisce di più? O di meno? In ogni caso, continuo bene?

 

 

   
 
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