Capitolo 6 - Convocazione
C’era grande agitazione nel
castello di Duscar. Un furto come quello non era cosa da poco. Il ladro sapeva
quando colpire, dove andare e perfino come riuscire a fuggire in modo da far
perdere totalmente le sue tracce. I maestri della Gilda del Sapere ne avevano
discusso a lungo, ma alla fine avevano dovuto riconoscere la gravità del fatto
e l’assoluta necessità di informare il loro re. Ma una semplice missiva, che
comunque fu inviata, non era sufficiente, bisognava convocare il sire di
persona. E le notizie di cui bisognava informarlo non erano assolutamente
buone. In quel momento nessuno invidiava la carica di vicario reale del Maestro
Moderav, il quale nonostante ciò avanzava davanti a tutti nella sala del trono impettito
e altero come sempre nella sua tunica color rosso fuoco dagli orli dorati. Ma
un osservatore acuto avrebbe potuto notare che numerose gocce di sudore gli
imperlavano la fronte solcata da rughe scendendo da sotto i corti capelli
grigi. E non era sudore dovuto al calore dei raggi del sole che filtravano dai
due enormi finestroni sulla parete opposta all’ingresso.
Dietro di lui venivano gli
altri dieci maestri avvolti nelle loro tuniche viola orlate d’argento e insieme
a loro gli apprendisti coperti da semplici sai neri senza fronzoli. Il Maestro
Moderav camminò sul tappeto rosso porpora percorrendo tutto l’enorme salone
dalle pareti ricche di arazzi che ritraevano i passati re di Astharal fino a
fermarsi di fronte a una piccola gradinata sopra la quale si trovavano due
troni di legno vuoti. Erano dorati e riccamente decorati. Sui braccioli
correvano motivi floreali, mentre sui bordi degli schienali erano intagliate
torri guglie in miniatura. Sulla cima del trono di destra, il più basso, era scolpita
nel legno una corona, invece su quella dell’altro una rosa rossa che risaltava
notevolmente sullo sfondo oro.
Sopra, la parete era coperta
da un arazzo che raffigurava una donna bellissima in un lungo vestito rosso. La
sua pelle era leggermente scura. Gli occhi bruni osservavano la sala con uno
sguardo ammaliatore e le labbra erano inclinate in un sorriso quasi malizioso. I
capelli corvini le ricadevano lunghi sulle spalle. Appena sotto il florido
seno, la mano sinistra reggeva un grande libro rilegato in pelle e la destra un
alambicco contenente un liquido blu. La donna si trovava in un prato e sullo
sfondo si vedeva in lontananza un castello. Al di sopra dell’azzurro del cielo
era intessuto un riquadro dorato dove campeggiava un nome color rosso sangue:
Jasdala.
Il mago vestito di viola si
inginocchiò davanti al trono di destra toccando quasi il tappeto con la fronte.
Gli altri maghi lo imitarono disponendosi velocemente in modo da creare due
semicerchi dietro Moderav. Quello più vicino e più piccolo era formato dai maestri
e l’altro più grande dagli allievi, divisi in gruppi in modo che ognuno stesse
alle spalle del proprio maestro. Quando tutti si furono inginocchiati, il
Maestro Moderav cominciò a intonare una cantilena subito ripetuta da tutti gli
altri.
-Faestmin Goudes Hadàr.- In
coro e in perfetta sintonia le voci di maghi e maghe pronunciarono più volte le
tre parole. Poi a un gesto del vicario reale la nenia cessò.
-Faestmin Goudes Hadàr.- disse
ancora Moderav sollevando appena lo sguardo sul trono -Vostra Maestà Reale, noi
vi invochiamo supplici perchè c’è grande bisogno di voi e della vostra
illuminata saggezza. Faestmin Goudes Hadàr Fredeskar!- e riabbassò
immediatamente la testa.
Una leggera folata di vento
attraversò la sala, facendo oscillare gli arazzi, e subito dopo sul trono
comparve un uomo sulla quarantina, alto e robusto. Indossava un’armatura sobria
con qualche ammaccatura e portava un lungo spadone al fianco. Sopra i capelli
rossicci portava una corona d’oro senza gioielli, ma certamente opera di un
abile orafo: sul davanti c’era inciso un leone che abbatteva un orso. Osservò
severo la sala e posizionò i suoi occhi neri sul vecchio inginocchiato ai suoi
piedi.
-Maestro Moderav, spero che
tu abbia un’ottima spiegazione riguardo ciò che è accaduto. Il messaggio
arrivato ieri non era esattamente quel che si dice esauriente.- esordì dopo
qualche istante il re gelido.
-Vostra Maestà, Gran Re
Fredeskar IV, imploro umilmente il vostro perdono e la comprensione se io e gli
altri Maestri ci siamo permessi di disturbarvi durante un così delicato momento
della guerra...- rispose Moderav tenendo sempre il volto a terra.
-Visto che è un momento così
delicato, vedi di non farmi perdere tempo in inutili chiacchere!- Il mago tremò
impercettibilmente al sentire tono di voce irritato del re.
-Come avrete letto, sire,
abbiamo subito un grave furto...-
-Sì, ho letto che un ladro è
riuscito a intrufolarsi nel mio castello l’altroieri. Quello che vorrei tanto
sapere è come ci sia riuscito, dato che avevo lasciato a difesa della mia
reggia una persona che mi sembrava così capace e degna della mia fiducia!-
-Maestà, ve lo spiegherò. In
base alle indagini che sono state effettuate il ladro è arrivato al tramonto di
due giorni fa. Si è avvicinato al castello travestito come uno di quegli
straccioni che normalmente circolano intorno alle mura in cerca di cibo, così
nessuno l’ha notato. Doveva essere bene infomato perchè ha scelto proprio il
momento della giornata in cui le nostre sentinelle sono totalmente cieche,
perchè dopo aver bevuto la Pozione della Vista Notturna per qualche momento non
vedono più nulla. I loro occhi diventano capaci di vedere solo nel buio e gli
ultimi chiarori del crepuscolo offuscano totalmente la loro vista. È un effetto
collaterale, ma stiamo cercando un rimedio. Comunque, il ladro ha approfittato
di quei pochi attimi per scalare le mura...-
-Come ha fatto ad
arrampicarsi in così poco tempo?- domandò il re con rabbia.
-Altezza, non lo sappiamo per
certo... Credo che abbia usato un congegno meccanico, un artefatto, una specie
di rampino che trascina automaticamente in alto le persone. In ogni caso è
salito, ha stordito due sentinelle ed è entrato nel castello dalla Torre Ovest.
È sceso al quarto piano senza incontrare nessuno ed è entrato nella stanza dove
sono custoditi i miei ultimi ritrovati. Ha arraffato delle pozioni, non
sappiamo con certezza quali, perchè in seguito all’intervento del mio allievo
Fiol è divampato un incendio.-
-Spero che quell’incapace
abbia ricevuto la giusta punizione.-
-Sì, maestà, il ladro l’ha
ucciso. Io non ero presente, ma mi è stato riferito che poi un gran numero di
maghi e soldati avevano circondato il ladro, ma lui aveva rubato anche la
Pozione del Volo di secondo tipo e perciò è riuscito a scappare sfondando la
vetrata al centro del corridoio. Abbiamo cercato di inseguirlo, ma era troppo
veloce. Prima ancora che avessimo organizzato delle squadre di inseguimento era
già scomparso dal cielo. Il giorno dopo abbiamo continuato le indagini e abbiamo
mandato un messo per avvisarvi, dato che non potevamo contattarvi mentalmente,
poichè eravate impegnato in battaglia. E questo è tutto, altezza.-
Seguì qualche attimo di
silenzio. Tutti rimasero immobili aspettando una risposta da parte del sovrano.
Fredeskar IV si passò una mano nella barba rossa come pensieroso, poi domandò:-
Per quale strano motivo l’altroieri notte non c’erano incantesimi a difesa
delle porte delle torri, Moderav?-
-Eh... Ecco, sire...-
balbettò il Maestro preoccupato.
-E perchè non c’era nessun
sigillo magico nemmeno sulla porta della tua stanza delle pozioni?-
-Le assicuro che c’erano, Vostra
Altezza.-
-Ah, c’erano! Vorresti farmi
credere che allora siano tutti svaniti non appena è giunto il ladro??- sbraitò
il re -Anche se per caso il ladro fosse stato un mago non avrebbe mai potuto
rompere gli incantesimi di protezione, perchè solo i maghi di questo castello
conoscono le parole esatte! E come faceva a sapere quando colpire? Come faceva
a sapere con esattezza dove cercare le pozioni che doveva rubare? Questo ladro
sapeva un po’ troppe cose, non ti pare Moderav?-
-Sire, io...-
-Non credo che tu mi abbia
detto tutto. Guardami negli occhi!- Come comandato da una volontà non sua il
vecchio mago dovette alzare il viso dal tappeto. Il suo sguardo impaurito
incontrò quello furente e spietato del sovrano. -Mi hai detto tutto quello che
sai?-
-Cosa intendete dire...?-
-Posso chiudere un occhio su
molte cose, Moderav. Sul fatto che tu sia stato così negligente nell’adempiere
al tuo compito. Sul fatto che tu non sia stato nemmeno presente e che altri
abbiano dovuto buttarti a forza giù dal letto perchè stavano rubando le tue
pozioni. Sul fatto che tu non sappia nemmeno cosa abbiano rubato. Sul fatto che
tu non abbia la più pallida idea di chi sia il ladro nè di dove sia ora. Sul
fatto che tu abbia aspettato così a lungo a informarmi come si deve.-
-Ma... eravate in battaglia,
non potevo...-
-Osi interrompermi?!-
Fredeskar balzò in piedi per la collera. -Posso tollerare anche le tue continue
scuse. Le detesto, ma potrei perdonarti anche quelle. Ciò che veramente non
posso sopportare è che mi si menta!-
-Io non vi mentirei mai!-
giurò Moderav bianco come un cencio scuotendo la testa.
-Allora, dimmi: come faceva
il ladro a sapere tutte quelle cose? Chi gliele ha dette?-
Moderav tremava in preda al
panico ormai.
-No, non sono stato io,
maestà! Ve lo giuro!-
-Allora chi è stato, parla!-
-Io...- Il mago esitò un
attimo, come se dovesse soppesare due possibilità, entrambe comunque rischiose.
Poi gridò:- È stato il mio allievo Dagerv! È fuggito quella notte stessa! Sì, è
stato lui, ho già mandato un gruppo di soldati a catturarlo!-
-Incapace! Neanche i tuoi
allievi sai tenere sotto controllo!-
-No, ho fatto tutto il
possibile! Vi prego, abbiate pietà di me!- Fredeskar guardò con sommo disprezzo
il vecchio in lacrime.
-Erifion Osfil!- gridò
muovendo veloce la mano destra e puntando l’indice verso di lui. Moderav
cominciò a gridare e si portò le mani alla testa, che ora gli sembrava trafitta
da mille spilli. Il dolore era tale che non poteva minimamente pensare a un
qualunque incantesimo per proteggersi. Perciò doveva subire completamente il
maleficio. Si rotolava sul pavimento in preda a spasmi sempre più forti sotto
gli sguardi attoniti e inespressivi di tutti gli altri maghi. Poi il re abbassò
la mano.
-Non temere, non ti ucciderò,
anche se la morte sarebbe una punizione perfino troppo lieve per la tua totale
incapacità!- disse Fredeskar mentre Moderav ancora boccheggiava -C’è almeno uno
fra voi Maestri che abbia visto di persona il ladro?- domandò poi rivolto al semicerchio
dei maghi in tonaca viola.
Uno alzò la testa:- Io,
Vostra Altezza.- Il re osservò chi aveva parlato: un uomo sui cinquant’anni,
con capelli e corta barba di colore bruno mischiato al bianco.
-Maestro Fertor! Molto bene!
Avanti, vieni, voglio sentire tutta la faccenda da te che eri presente.- ordinò
il re sedendosi -Ah, attento a non inciampare in quella sottospecie di larva
incapace che sbava sul mio tappeto!- Queste ultime parole scatenarono un boato
di risate di tutti gli allievi nella sala. Erano in molti a odiare l’altezzoso Moderav
e non pareva loro vero di aver assistito alla sua pubblica umiliazione. Fertor
oltrepassò il suo superiore senza degnarlo di uno sguardo e si inginocchiò
sempre col capo rivolto a terra. Il re alzò leggermente la mano destra e il
salone piombò nuovamente nel silenzio.
-No, alza pure la testa,
Maestro Fertor. Le persone meritevoli non devono chinare la fronte dinanzi a
me.-
-Vi ringrazio, Vostra
Maestà.- rispose Fertor alzandosi in piedi.
-Avanti, sono ansioso di
sentire una versione più precisa dell’accaduto.-
-In tal caso, mi rammarico di
non poter esservi di grande aiuto. Sono arrivato nell’Ala Ovest del quarto
piano, solo un attimo prima che il ladro spiaccasse il volo. Per quel che ho
potuto vedere, era un uomo giovane, alto, muscoloso e dai lunghi capelli rossi.
Certamente anche molto sicuro di sè e bene informato, perchè sapeva dov’era la
Pozione del Volo del secondo tipo, una formula che avevamo ottenuto piuttosto
di recente. Ma è chiaro che Dagerv, l’allievo del vicario Moderav, gli ha
spiegato per bene ogni cosa.- Moderav emise un rantolo sommesso come di
protesta, ma fu ignorato. -Il mio allievo Gannon, invece, si è subito accorto
che il ladro stava fuggendo in volo, ma purtroppo era già troppo tardi, perchè
era lontano dalla nostra portata.-
-In che direzione è fuggito?-
-Verso le Montagne Verdi,
Vostra Maestà.-
-Ne sei sicuro, Maestro
Fertor?-
-Più che certo, Vostra
Altezza.- Il re si accarezzò di nuovo la barba.
-Quel che dici è molto grave:
ciò significherebbe che il ladro sia in combutta con qualcuno del regno di
Arfanas. E questa sarebbe una violazione della pace di Gortari, siglata venti
anni fa col re Gardon II. Maestra Drechelda, cosa ne pensi?- domandò Fredeskar
IV rivolgendosi a una maga dai capelli biondi del gruppo dei maestri. Lei subito
sollevò da terra il bel viso un po’ pallido. Nonostante il monarca sapesse che
si aggirava intorno alla sessantina d’anni, non si stupì nel vedere che la
maestra non mostrava più di venti, al massimo venticinque anni. Mantenere la
giovinezza era necessario e certamente molto utile per il lavoro di
ambasciatrice e spia che svolgeva. Drechelda si avvicinò al trono e si mise di
fianco a Fertor.
-Vostra Altezza, io non credo
che re Gardon II faccia parte del genere di persone in grado di ingannare o di
cercare di agire di nascosto per fare torto a qualcuno e favorire così i propri
interessi. Sarebbe troppo complicato per una mente come la sua. Invece sono
convinta che sia un uomo molto ingenuo e semplicissimo da ingannare e manovrare
per i propri fini. Per questo è diventato re: era un fantoccio che tutti
speravano di controllare, il più stupido di tutti i figli di Fobian III.-
-Sì, sono d’accordo. Perciò
chi pensi che possa aver organizzato questo furto?-
-Qualcuno che vuole
nuovamente la guerra, sire. Qualcuno di potente in Arfanas. Non la famiglia
degli Hanzolmer e i loro alleati: la pace è solo un vantaggio per loro,
specialmente dopo che due anni fa il re si è sposato in seconde nozze con la
duchessa Tresera di Hanzolmer. Tramite lei, il fratello, il duca Cronrad, sta
cercando di ottenere sempre maggiore ascendente sul re in modo da rafforzare i
suoi possedimenti a danno dei rivali. La guerra potrebbe essere l’occasione di
rovesciare la situazione interna al regno e perciò lui non ne ricaverebbe
niente: se cercasse di nominarsi re, incontrerebbe un’opposizione troppo dura
da parte della maggior parte della nobiltà e soprattutto dalla Confraternita
della Conoscenza. Secondo me sono invece appunto i maghi della Confraternita a
voler riprendere la guerra con noi.-
-Assurdo! Con tutti i nemici
che hanno in Arfanas perchè dovrebbero cercarsene altri?- esclamò un altro dei
maestri.
-Nessuno ha domandato la tua
opinione, Maestro Torkai!- gridò il re fulminandolo con lo sguardo. -Prosegui
pure, Maestra Drechelda.-
-Grazie, Altezza. È vero che
hanno molti nemici, tra cui la potente famiglia degli Hanzolmer e l'Ordine di Lena, ma questo non
significa nulla. Anzi, il loro Gran Maestro potrebbe avere in mente un piano
per togliere di mezzo sia loro che noi. Non dobbiamo inoltre dimenticare che
noi siamo già in guerra con i barbari del deserto e la Gilda di Bajad e quindi
non possiamo difenderci molto bene in caso di un attacco anche da Ovest. Non
sarebbe affatto strano se i nostri nemici giungessero ad un accordo per
schiacciarci.-
-Dunque pensi che Ataloc e
Khair-jan si alleerebbero?- domandò Fredeskar pronunciando i due nomi con
grandissimo disprezzo.
-Pur di ottenere il nostro
Libro i due Gran Maestri sarebbero capaci di ogni cosa.-
-Maestro Torkai, tu che sei
stato ambasciatore alla corte del pashà dei barbari del deserto, cosa ne
pensi?- chiese il re al mago che aveva parlato prima. Torkai, un vecchio dalla
voce aspra, si alzò, ma rimase fermo al suo posto.
-Con tutto il rispetto,
Vostra Altezza, io non sono affatto convinto di ciò che ha detto la Maestra
Drechelda. Secondo me sarebbe sbagliato arrivare a conclusioni affrettate e
crearci così altri nemici, meglio affrontare prima quelli che abbiamo,
piuttosto che sospettare anche di altri con cui abbiamo siglato la pace.-
-La pace l’hanno siglata i
re, non noi maghi!- ribattè seccata Drechelda voltandosi.
-Sono d’accordo.- concordò
Fertor -Nessun accordo può dissuadere i maghi della Confraternita dal cercare
di ottenere il Libro di Jasdala.-
-E allora perchè hanno
aspettato venti anni a riprendere le ostilità?- domandò un’altra maestra
alzandosi.
-Forse perchè volevano che ti
facessi una domanda così inutile!- rispose ironico il suo vicino.
-Se anche fosse, perchè ci hanno
messi in allerta con quel furto?- chiese polemico Torkai a Drechelda.
-Concordo con Torkai, questa
storia non mi quadra proprio! Mi sembra che si esageri: dopotutto potrebbe
semplicemente essere successo che lo stesso Dagerv abbia assoldato un ladro per
rubare delle pozioni in modo da poterle poi rivendere e andare a vivere da
ricco da qualche parte a Ovest, chissà magari in Ifadia. Era evidente a tutti
come gli luccicavano gli occhi al solo tintinnio delle monete.- fece un altro
ancora.
-Che Dagerv l’abbia fatto per
i soldi non c’è dubbio: quindi potrebbero anche averlo corrotto i maghi della
Confraternita affinchè dicesse loro come entrare nel castello e disattivasse le
protezioni magiche.- ribattè Drechelda. Prima che qualcun altro potesse dire la
sua Fredeskar IV sollevò la mano destra e intimò silenzio.
-La situazione è in ogni caso
molto grave.- disse poi -La guerra contro quei luridi beduini e i loro
illusionisti mi terrà impegnato ancora a lungo e non posso permettere che nel
frattempo altri nemici attacchino il mio regno. È chiaro che ho sbagliato
pensando di potermi fidare di te, Moderav.- Il vecchio nella tunica rossa
sollevò piano il volto dal pavimento e si mise nuovamente in ginocchio, temendo
una nuova punizione. -Ma ti voglio mostrare la mia misericordia. Nonostante i
tuoi fallimenti ti affido un importante compito: devi reclutare un nuovo
contingente di almeno quattrocento soldati e venti maghi e portarlo sul fronte
entro tre giorni. Spero che questa volta non mi deluderai.-
-Grazie signore, grazie.-
-E per evitare che eventi
come quelli dovuti alla tua incapacità si ripetano, d’ora in poi sarà una
persona molto più affidabile a governare in mia assenza, la mia consorte Aizal.-
Detto questo pose la mano sinistra con il palmo rivolto verso l’alto sul
bracciolo del trono che aveva di fianco. Nella sua mano segnata dal mestiere
della guerra comparve una mano candida e lentamente su tutto il trono apparve
una donna giovane molto bella. Sui lunghi capelli bruni ricci portava un
diadema con un rubino incastonato sopra la fronte. Indossava un vestito color
oro riccamente decorato, che mostrava appena sotto il seno una rosa intessuta
in porpora per il fiore e nero per il gambo e le spine.
-E mia figlia, Elizal.-
aggiunse Fredeskar mentre affianco alla donna compariva una giovane di circa
vent’anni dai capelli ramati e gli occhi verde acqua. Indossava un vestito
simile a quello della regina. Era anche lei bella, anche se non reggeva il
confronto con la madre. La loro espressione era però quasi identica: una specie
di sorriso malizioso, ma occhi freddi e crudeli.
-Lascio a voi, mia cara sposa
e mia giovane figlia, il comando sul castello e sul regno. E consiglio a voi
tutti di non disubbidire e di non commettere sbagli: Aizal non è comprensiva
come me.- Fredeskar e la moglie si scoccarono un sorriso d’intesa. Poi lui
recitò una formula magica e scomparve. Aizal osservò i presenti nella sala e
posò gli occhi bruni sul vecchio mago avvolto nella tunica color rosso fuoco
inginocchiato a terra.
-Sono piuttosto stupita che
tu non abbia convocato anche me, Maestro Moderav.- disse con voce dolce
sorridendo -Ma non c’è nessun bisogno che si ripeta ciò che è stato detto: io e
mia figlia eravamo qui fin dall’inizio. L’invisibilità non è un trucchetto poi
così difficile. Dimmi: chi hai mandato sulle tracce del tuo allievo traditore?-
-Altri due miei allievi e un
manipolo di quindici soldati.- mormorò Moderav.
-Bene, spero per te che lo
riportino, vivo o morto. In caso contrario, la responsabilità sarà solo tua. Comunque
voglio assicurarmi che tu non deluda nuovamente il mio sposo: puoi partire
adesso per reclutare i soldati che servono sul fronte. Non preoccuparti per i
tuoi allievi, saranno affidati ad altri maestri. Non voglio che tu abbia troppe
preoccupazioni. E ora va’ pure.-
Moderav incassò senza
ribattere: praticamente gli era stato appena tolto il titolo di maestro e gli
era stato intimato di sparire dal castello il più in fretta possibile, ma
sarebbe stata una follia mettersi contro la regina. Non tanto per via del
marito, ma proprio per via di lei: era l’erede diretta di Jasdala e, come tutte le sue
antenate, possedeva un potere magico eccezionale, infinitamente più grande di
quello del re. Non per nulla era lei la Gran Maestra della Gilda del Sapere. Il
vecchio mago si alzò, si inchinò nuovamente due volte di fronte alle due maghe
e uscì dalla sala con una certa fretta, come se avesse paura di essere colpito
nella schiena da una fattura o da un qualche oggetto contundente di ferro. Gli
altri maestri lo guardarono senza dire una parola.
-Chi di voi è Gannon?-
domandò la regina rivolta agli allievi. Un giovane dai capelli neri corti e gli
occhi scuri si alzò deciso.
-Vieni pure avanti.- Gannon
camminò oltre il semicerchio dei maestri fino ad arrivare di fianco al Maestro
Fertor e si inginocchiò.
-I miei complimenti, giovane
allievo. Sei stato senza dubbio il mago più sveglio in tutto il castello
l’altroieri notte. Non me ne dimenticherò, ora che c’è un posto di maestro
vacante.-
-Io... Vi ringrazio, Vostra
Maestà.- disse il giovane in preda all’emozione. La regina spostò il suo
sguardo sui maestri.
-Ora, io sono convinta che la
Maestra Drechelda abbia ragione. Quello che vi ostinate a definire un semplice
ladro per me non è altro che una spia della Confraternita. Voglio che vengano
fatte indagini vere, non quel lavoro frettoloso e mal fatto di Moderav, per
scoprire esattamente cosa ha rubato, oltre al secondo tipo della Pozione del
Volo. Maestro Fertor, occupatene tu. Maestro Torkai, a che punto è quella
pozione che dovrebbe togliere la sete per giorni che hai promesso al re tre
mesi fa per la guerra che tu hai tanto voluto?-
-Ci stiamo lavorando, devo
riuscire a trovare un composto nel quale non servano le Foglie-lacrima che non
crescono nel deserto.-
-Vedi di sbrigarti, o mi
vedrò costretta ad affidare ad altri l’incarico. Maestra Drechelda, voglio che
tu invece ti metta in contatto con i tuoi informatori ad Arfanas. Se sarà
necessario potrai recartici di persona. Dopotutto siamo ancora in pace. Anche
se non credo che durerà molto... Maestri Rafes e Ferbrina, voi dovrete
scegliere fra i vostri allievi venti sufficientemente forti e capaci e mandarli
sul fronte. Gli altri invece continueranno con le loro normali occupazioni, ma
vi raccomando di stare all’erta. Non dobbiamo permettere che la mano di Ataloc
giunga nuovamente così vicina al Libro.-
Ringraziamenti:
@giodan: Beh, il mio tempo me
lo sono preso, spero sia venuto bene anche questo.
@Cleo92: Grazie, ma non ti
devi buttare giù: solo scrivendo si può migliorare.
@Suikotsu: Ma sì, non ti
preoccupare, se la caverà...
@Carter_Farrel:
Oh, ben tornato! Forse non ti ho stupito con questo cap, ma ho risposto ad
alcuni enigmi (creandone degli altri...)
@Armelle: Grazie
per i compliments! Ora si capisce di più? O di meno? In ogni caso, continuo
bene?