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Autore: a k u r o s a    14/11/2015    1 recensioni
Raccolta di momenti dolci e semplici dedicata al rapporto tra Rufy e Zoro. NON è una shonen-ai, né una yaoi. Se esistesse un genere per definirla, direi che nakamaship è il termine più corretto. Potrebbe essere SPOILER per chi non è al passo con il manga in Giappone.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La vostra traduttrice vi porta un nuovo capitolo, finalmente. Ambientato nell'episodio 604, quando Nami spiega a tutti come funzionano le correnti sottomarine, è una conversazione che l'autrice si immagina Zoro e Rufy abbiano avuto prima di essere raggiunti da Usop e Chopper. La conversazione riguarda la lotta interiore di Rufy con tutti i cambiamenti che sono avvenuti mentre Zoro cerca di aiutarlo a superarla. Buona lettura!

N.: Voglio anche ringraziare tutte le persone che continuano ad apprezzare questo lavoro e le mie traduzioni. Mi dispiace non avervi risposto ma siete tutti nel mio cuore. Grazie!


16. What Luffy Needs To Know

     (Le cose che Rufy ha bisogno di sapere)

«Quanto lontano sei arrivato in volo, Zoro?»

Zoro inspirò profondamente mentre prendeva posto accanto al suo capitano. Inalò il fresco profumo d'erba, un accenno di arance, l'intenso odore del legno, le risate familiari e i frenetici movimenti alle sue spalle e così Zoro si rilassò come non era riuscito a fare nei due anni precedenti.

«Beh... abbastanza lontano, immagino. Ma sono tornato,» Zoro rispose malinconicamente; le cronache delle loro avventure sarebbero dovute essere conservate per una notte fredda in alto nella coffa. Invece, lo spadaccino appoggiò il capo alla mano destra e cercò di valutare lo stato d'animo di Rufy. Arrivò ad una conclusione abbastanza rapidamente.

«Ma la cosa ti preoccupa?»

L'ombra che balenò negli occhi scuri non passò inosservata; Zoro se l'aspettava dal momento in cui si erano riuniti.

«Di colpo non ne sono più sicuro» Rufy si voltò a guardare le acque torbide davanti ad essi. C'era stato un leggero tremito nelle sue parole, una debole traccia del fragile ragazzino sotto la facciata di un adulto. Non per la prima volta, Zoro volle arruffargli i capelli neri e assicurargli che nessuno di loro lo avrebbe lasciato come aveva fatto Ace. Ma Zoro non lo fece perché non erano più bambini desiderosi di parole di conforto. Erano uomini.

E ancora più importante, erano pirati.

Invece, lo spadaccino si raddrizzò e si spostò di lato così che le loro spalle si toccavano. Il movimento fu così piccolo, così lieve che sarebbe stato impercettibile ad un occhio che guardava. Ma il ragazzino dai capelli neri se ne accorse e accettò la forza che gli veniva offerta.

«Hai ragione. Questo è quello che voglio».

L'esitazione era sparita.

«Ma tutto il mondo mi insegue per quello che ho fatto quando Ace è... morto».

Eppure la paura rimaneva.

Rufy si voltò ancora a guardare il suo amico, e Zoro fu felice che non vi fosse rimpianto negli occhi scuri. Rufy l'avrebbe fatto ancora per suo fratello se ne avesse avuto la possibilità – e Zoro avrebbe fatto lo stesso. Tuttavia, Rufy aveva compreso il peso che gravava sulle sue spalle dopo averlo sopportato da solo per due anni.

«Non voglio essere un peso anche per voi. Appartiene a me, Monkey D. Rufy, il fratellino di Ace e il pirata con una taglia da quattrocento milioni».

Zoro prestava vaga attenzione alle urla e le grida di gioia dei suoi compagni alle sue spalle, ma non avevano alcun significato reale per lui. Semplicemente si concentrò sull'insicurezza di Rufy che si riversava fuori dopo la loro riunione - o forse, Zoro realizzò, l'insicurezza fuoriusciva a causa della loro riunione.

Rufy era appena guarito dal dolore della perdita di qualcuno che aveva amato e non era pronto ad accettare anche la possibilità che ciò accadesse ancora. Tuttavia, finché Rufy aveva le persone che amava al suo fianco come in quel momento, viveva nel pericolo della disperazione che già una volta aveva costretto il suo cuore.

«Ho aspettato questo giorno da due anni. Non mi sono mai arreso e sono arrivato fin qui» Rufy contrasse la sua mano mentre continuava a bassa voce. «Per essere sicuro che non vi debba più perdere ancora. Ma non voglio che voi vi troviate in un inutile pericolo a causa di ciò che ho fatto o di ciò che sono-»

«Non fare l'idiota, Rufy». Zoro lo interruppe, mettendo un freno a quell'odio che Rufy stava avendo verso di sé. Non c'era vera cattiveria nelle parole di Zoro, ma ne possedevano la stessa intensità.

Quando Zoro guardò il suo capitano, Rufy si irrigidì contro lo sguardo prorompente ma solo per un momento; Zoro non lo avrebbe mai giudicato. Allora Rufy si rilassò, meravigliato di come ogni volta che si trovava accanto a lui, ogni cosa sembrava scivolare via. Non si trovarono più a centinaia di migliaia di metri sott'acqua. Erano di nuovo al quartier generale della Marina, in una pianura polverosa e secca, dove si erano incontrati per la priva volta. E Rufy non era il capitano da quattrocento milioni di Berry di una impavida ciurma, o il fratellino di Ace Pugno di Fuoco. Era un pirata eccitato dal suo futuro che avrebbe plasmato con le sue mani, un pirata che non era turbato né scoraggiato dal mondo oscuro che non tollerava tali sogni, e un pirata che aveva riconosciuto lo stesso feroce luccichio di speranza e determinazione negli occhi dello spadaccino dalla testa verde.

«Pensi che qualcuno di noi sia qui per il fratellino di Portgas D. Ace? O per il pirata dal cappello di paglia dal valore di quattrocento milioni di Berry?»

Egli era semplicemente Monkey D. Rufy; niente di più, niente di meno.

«Siamo tornati, per te».

   
 
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