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Autore: Lady1990    15/11/2015    3 recensioni
Archibald è un ragazzino di quindici anni quando compie la scelta che gli cambierà la vita. Col passare del tempo, accanto al suo maestro, il signor Fires, scoprirà su cosa si fondano i concetti di Bene e Male, metterà in dubbio le proprie certezze, cercherà di trovare la risposta alle sue domande e indagherà a fondo sul valore dell'anima umana. Tramite il lavoro di assistente del Diavolo, riscuoterà anime e farà firmare contratti, sperimenterà sulla propria pelle il potere delle tenebre e rinnegherà tutto ciò in cui crede.
Però, forse è impossibile odiare il Bene e l'unico modo per sconfiggerlo è amarlo. Proprio quando gli sembrerà di aver toccato il fondo, la Luce farà la sua mossa per riprenderselo, ma starà ad Archibald decidere da che parte stare. Se poi si somma un profondo sentimento per il misterioso e affascinante signor Fires, le cose non si prospettano affatto semplici.
[Revisionata]
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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In un certo senso è come precipitare: un attimo prima stai attraversando un ponte sospeso a migliaia di metri dal fondo di un burrone e quello dopo perdi l’equilibrio e cadi giù. Allora trattieni il respiro, chiudi gli occhi, il cuore rallenta i battiti, si fa più rumoroso, e tutto il corpo si irrigidisce e i muscoli si contraggono, preparandosi all’impatto. Solo che in questo momento una parte della mia coscienza sa che non ci sarà alcun impatto, perciò i muscoli, per quanto tesi, non diventano di pietra. Un po’ come sulle montagne russe, quando si avverte il vuoto nello stomaco durante una rapida discesa, ma ti ci abbandoni per sperimentare l’adrenalina. Ecco, qualcosa di simile. Però non sento l’euforia scorrermi nelle vene, piuttosto una placida quiete, che mi fa galleggiare sulla superficie di un oceano invisibile e impalpabile.
Sto bene e questo mi disorienta. Credevo sarebbe stato doloroso, invece la leggerezza e la calma che mi pervadono scacciano via le emozioni negative. Morire è bello. Anzi, cessare di esistere è bello. Non sento più male, adesso. Il passato è lontano, le mie paure si sono dissolte e la rabbia ha ceduto il posto all’accettazione. Non posso più lottare, neanche lo voglio, e va bene così.
Non vedo niente, nemmeno un ricordo. La mia vita non mi passa davanti agli occhi, come molti dicono che accada prima di esalare l’ultimo respiro, c’è soltanto una fitta e calda oscurità, accogliente, che mi culla come una madre. È perfetto.
Ad un tratto avverto la mia identità scivolare via pezzo dopo pezzo. Me ne accorgo perché all’improvviso non so più chi sono, quale sia il mio nome, cosa ci faccio qui. Va bene pure questo, non sono spaventato. Mi sembra di rammentare qualcosa, a un certo punto, ma la memoria viene rubata prima che possa afferrarla. Non importa, davvero. Non ha più importanza.
Mentre sono immerso in questo stato di non essere - impossibile calcolare il tempo trascorso -, odo uno strappo violento e percepisco un contraccolpo sulla schiena, che mi spinge in avanti in maniera così potente da riaccendere l’istinto di sopravvivenza.
Quando riapro gli occhi, spalanco la bocca in un grido muto. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e il corpo viene attraversato da forti e dolorosissimi spasmi. Sento freddo, il gelo mi è penetrato sin nelle ossa e, in qualche modo, ogni fibra del mio essere sta cercando disperatamente di espellerlo. In un secondo ricordo chi sono e il peso della realtà torna a gravarmi sulle spalle, schiacciandomi a terra. 
L’attenzione si concentra sulle mie gambe, fasciate da un paio di comodi pantaloni neri, poi sulle scarpe lucide e dall’apparenza costosa. In seguito, risalgo sul busto coperto da una camicia bianca, una giacca dello stesso colore e materiale dei pantaloni e una cravatta grigio perla stretta sul collo, il tutto celato, in parte, da un cappotto pesante con una doppia fila di bottoni. Porto le mani sulla testa e scopro che i capelli sono legati ordinatamente in una coda di cavallo, nemmeno una ciocca fuori posto. Insomma, ho il solito abbigliamento di sempre. Il fatto di non essere nudo mi consola, ma non capisco com’è che di punto in bianco io sia di nuovo vestito. E al livello dello stomaco non c’è neanche uno squarcio - rabbrividisco al ricordo di Samael che mi trapassa le carni con un braccio -, come neppure un granello di polvere a sporcare la stoffa scura dei miei abiti. Sono lindo e impeccabile come se fossi pronto per andare ad una festa.
Immediatamente mi allarmo. Dovrei essere morto stecchito, Lucifero avrebbe dovuto divorare la mia anima e la mia intera esistenza… allora perché sono vivo? Lo sono, giusto? Oppure quel maledetto Diavolo non ha mantenuto il patto e mi ha relegato nel limbo, in cui continuerò a rivivere i miei incubi per l’eternità? Cosa è successo?
Scandaglio con sguardo febbrile l’ambiente che mi circonda e con sommo stupore mi rendo conto che sono in ospedale. La stanza di Laura e Archibald è vuota, anche se non sono sicuro al cento percento che sia la loro: qui le camere sono tutte identiche. Tuttavia, mi basta un’occhiata alla mia destra per individuare il buco nel muro lasciato da Laeriel, quando ci è stato sbattuto da Samael.
Mi alzo in piedi e mi avvicino, ansioso e con il cuore stretto in una morsa d’acciaio.
Laeriel è davvero morto? Non tornerà mai più? Non riesco a capacitarmene, ad assimilare il concetto. È sbagliato. Laeriel non sarebbe dovuto morire. 
E perché Samael mi ha tradito? Perché mi ha fatto del male? Domande stupide: è un demone! Fare del male è la sua natura.
Emetto un lamento affranto e mi prendo la testa fra le mani.
“Archie.”
Mi volto di scatto, atterrito e frustrato per questo irritante tira e molla: è tanto difficile uccidermi e farla finita? A quanto pare sì. 
Samael è a poco più di due metri di distanza, si erge fiero in mezzo al corridoio, nudo, con le corna ricurve ben visibili sulla testa, la lunga coda che dondola, striscia e si avvolge intorno alle sue caviglie e due ali spiegate a metà che vibrano dietro la schiena. Il piumaggio all’apparenza mi ricorda quello di Laeriel, talmente soffice da sembrare cotone, ma non è candido, anzi: le piume sono di un nero carbone così uniforme che è difficile distinguerle le une dalle altre, come se inghiottissero persino le ombre. E i suoi occhi sono due cerchi di un rosso acceso che talvolta vira sull’arancio, quasi che dietro di essi stia divampando un incendio. Invece i capelli sono gli stessi in cui ho infilato le dita numerose volte: neri, lisci e lunghi fino al torace, una cascata di seta lucida, tanto da dare l’impressione di essere finta. Cavolo, è bellissimo. Un demonio dotato dei tratti raffinati e delicati di un angelo. Se non fosse per le sue iridi rossastre, il pallore innaturale della pelle, le corna, la coda, le ali nere e l’espressione truce, sarebbe davvero una visione celestiale, ma tant’è. 
“Archie.” ripete senza alcuna inflessione, ridestandomi dallo stato contemplativo in cui sono caduto.
La sua voce mi riecheggia nel cervello e mi scuote dall’interno. Rabbrividisco di piacere, mio malgrado e nonostante tutto, poiché non posso fare a meno di tremare come una foglia e sciogliermi quando mi parla con questo tono, assuefatto al suo calore e alle vibrazioni che spedisce nel mio petto alla stregua di dardi infuocati, quasi si rivolga direttamente alla mia anima. 
Deglutisco e ancora avverto le lacrime incastrarsi tra le ciglia. Dio, vorrei correre da lui, gettarmi fra le sue braccia e dimenticare tutto, e al diavolo, letteralmente, la guerra e le ambizioni di divinità egoiste! Ma il suo tradimento continua a bruciare.
“Sam…” biascico roco.
“Sono giunto ad un accordo con Lucifero.” esordisce dopo qualche secondo, “Ti lascerà stare se ti schiererai con lui. Diverrai un demone completo e otterrai poteri formidabili.”
Comincia ad avanzare verso di me e io lascio che lo faccia. Non ho più paura di lui, fondamentalmente perché non ho più niente da perdere. 
“Dove siamo?” chiedo ignorando le sue parole, poiché le sto ancora metabolizzando e mi serve tempo.
“Ancora nel limbo.”
“Dov’è Lucifero?”
“Ovunque.”
“Qui?”
“Sì.”
“Come lo hai convinto? Cos’hai fatto? Io stavo… stavo…”
“L’ho fermato prima che ti divorasse del tutto. Non è stato facile persuaderlo ad ascoltarmi, ma per fortuna lo ha fatto. Sono arrivato appena in tempo, sai? Se avessi atteso un secondo in più, saresti scomparso dalla faccia dell’universo.”
Lo guardo incredulo e, improvvisamente, una minuscola scintilla di speranza si riaccende in mezzo al mare di tenebra.
“Perché?” indago esitante.
Samael azzera la distanza, torreggia su di me e appoggia una mano sulla mia guancia: “Perché tu sei mio. Non voglio cederti a nessuno, nemmeno se si tratta di Sua Eccellenza Oscura. Ho imposto il mio marchio su di te, dentro di te. Mi appartieni ormai, mi appartieni tutto.”
Contro ogni logica, mi viene da sorridere, un timido stiramento di labbra che sa di sollievo, rinnovata fiducia e instancabile amore. Sono un caso perso. Amen. 
Un istante più tardi anche lui sorride appena, curva leggermente gli angoli della bocca e i suoi lineamenti si addolciscono. Osservo le sue ali vibrare e, se prendo a riferimento Laeriel, direi che è un segno di contentezza. La sua coda descrive cerchi nell’aria, accarezzando il pavimento. 
Si accosta un po’ di più, mi fa piegare il capo all’indietro, si china e adagia la sua fronte sulla mia. I nostri occhi si incatenano gli uni agli altri e mi ritrovo a sospirare felice, dato che questo contatto mi è mancato più di qualsiasi altra cosa, persino più dei baci. Negli ultimi anni, infatti, non sono più riuscito a guardarlo in faccia come facevo all’inizio, arrendevole, fiducioso e innamorato. Troppo preso da dilemmi esistenziali, crucci e paure, ho dimenticato com’è starmene a fissare Samael in silenzio, occhi negli occhi, senza muovere un muscolo, solo per il piacere di sentirmi avvolgere da una coperta invisibile e abbandonarmi senza alcuna remora alla tana offerta da quei pozzi di lava, una cuccia calda in cui rifugiarmi con la consapevolezza di essere al sicuro.
“Archie, vieni con me.”
Vorrei rispondere sì, ma qualcosa mi blocca.
“Se mi rifiutassi, cosa succederebbe?”
Si allontana per scrutarmi intensamente, di nuovo rabbuiato: “Cesseresti di esistere, perché Lucifero tornerebbe a finire l’opera. Ma per quale motivo dovresti rifiutare? Ti sto offrendo una via d’uscita, anzi la soluzione a tutti i tuoi problemi! In quanto demone, ti toglieresti di dosso il peso dell’anima e degli scrupoli morali, saresti libero. In più otterresti incredibili poteri, poteri che un mortale neanche si immagina. Archie, unirti all’esercito di Lucifero è un’alternativa molto più gradevole dell’essere prigionieri nel limbo per l’eternità, giusto? Quindi perché esiti? E poi io sarei con te, non ti lascerei mai.”
Mi mordo il labbro e distolgo lo sguardo.
“È che non credo più nella causa di Lucifero. Cioè, una parte di me sa che in molti meriterebbero l’Inferno, ma non trovo giusto condannare anche gli innocenti, corromperli e spingerli a cadere dalla grazia per mezzo di sporchi trucchetti. Perché è questo che vuole il Diavolo, no? Non gli interessano i peccatori, poiché sono già destinati a soffrire tra le fiamme. Lui desidera insozzare anime pure, così da strapparle a Dio e al Paradiso. Per tale ragione prende di mira soprattutto i bambini o ragazzi molto giovani e io ne sono la prova, come lo erano anche Marco e mia nipote. A proposito, che fine ha fatto Laura?” mi sporgo agitato verso di lui e appoggio le mani sul suo torace scolpito, avvertendo i polpastrelli formicolare per il desiderio di tastarlo in un lungo e in largo.
“L’hai salvata.” proferisce secco e conciso, senza far trapelare alcuna emozione.
“Vuoi dire che è viva?” faccio fatica a trattenere un sorriso vittorioso.
“No, è morta, ma la sua anima è ascesa in Paradiso, insieme a quella del piccolo Archibald.”
Mi affloscio e per un attimo smetto di respirare. I miei nipoti sono morti. Non sono riuscito a regalare loro la vita che si meritavano. Ho fallito. Però il pensiero che ora siano nella luce di Dio mi dà un po’ di conforto, almeno si sono disfatti delle loro ansie e paure e possono scorrazzare gioiosi per immensi prati fioriti.
“Archie, perché non ragioni?!” mi aggredisce Samael, cogliendomi alla sprovvista, tanto che barcollo all’indietro.
Compie un ulteriore passo in avanti costringendomi ad arretrare, mi agguanta per i polsi, li stringe e mi attira a sé, facendo aderire i nostri corpi finché neanche un filo d’aria passi tra di noi.
“Perché ti fai venire crisi mistiche nei momenti meno opportuni? Perché non guardi in faccia la realtà? Perché sei così… cocciuto!” sibila alitandomi sul viso, “Sono sceso a patti con Lucifero pur di tenerti con me e proteggerti dalla sua ira, sapendo di rischiare grosso. Egli non conosce la clemenza e contestare i suoi ordini può rivelarsi fatale persino per noi Caduti. Inoltre, è restio a fornire più di una possibilità. Io, invece, ti sto dando una seconda chance, puoi fare una scelta, una vera scelta. Ovvio che alla prospettiva di un’eternità nel limbo o la distruzione totale, anch’io opterei per la seconda, ma adesso puoi decidere tra una vita diversa e la distruzione, non tra due tipi di morte. Preferiresti sul serio smettere di esistere, piuttosto che militare nelle sue truppe? Riflettici, per favore. Non agire impulsivamente, vaglia tutti i pro e i contro e decidi sulla base di un attento esame critico, d’accordo?”
Esalo un sospiro triste e appoggio la fronte sui suoi pettorali, mentalmente stanco e vagamente spossato anche nel fisico. Sarebbe bello credere che i problemi si risolveranno non appena darò il mio consenso per divenire un demone a tutti gli effetti, ma alla fine si rivelerebbe una mera illusione. Perché ho perso la fiducia nelle azioni e nell’ideologia di Lucifero e penso che i suoi sforzi siano inutili. Non si può combattere Dio, è assurdo, insensato. Al limite puoi voltare le spalle e ignorarLo, ma non puoi certo sperare di deporLo dal Suo trono. È il Padre del mondo, Creatore del cielo e della terra, non una qualsiasi divinità pagana e umanizzata. Comunque, a parte questo, ormai non nutro più il desiderio di respingerLo, non sono più arrabbiato con Lui per avermi abbandonato e lasciato ad agonizzare durante gli anni in cui qualsiasi essere umano è più fragile. Non mi interessa sapere perché lo ha fatto, non mi importa neanche di un Suo ipotetico progetto per me. Me ne infischio.
“Sam, come mai sei ancora qui?” sussurro sulla sua pelle, mentre una delle sue mani sale ad accarezzarmi dolcemente i capelli.
“Per te.”
“Voglio crederti, ma non ci riesco interamente. Mi hai ingannato, hai giocato con i miei sentimenti e forse hai anche riso di me. Non lo sopporto… perché lo hai fatto?”
“Sì, in principio ho recitato il copione come voleva Lucifero, però… ad un certo punto, non so bene quando, qualcosa è cambiato. Dico sul serio! Io non lo so, ho iniziato a sentire qualcosa. Penso davvero che tu sia prezioso. Sei prezioso per me, Archie. Il mio attaccamento nei tuoi confronti travalica ogni spiegazione logica che riesca a concepire e non… l’idea che tu possa scomparire mi fa… non mi piace. Tutte queste sensazioni mi innervosiscono, io non capisco come… cazzo!” impreca a denti stretti.
Esita, pare turbato. Corruga la fronte, si incupisce, ha difficoltà ad esprimersi, come se non trovasse le parole adatte.
“Io non voglio perderti. Resta con me per sempre, ti prego.”
Si piega, mi solleva il mento con due dita e fa combaciare le nostre labbra. Il tocco è delicato, per niente invasivo, quasi supplice, come se stesse sondando il terreno per scoprire se può osare di più. Non capisco tutta questa titubanza da dove derivi, considerando che non ha mai dimostrato alcuna incertezza in nessuna circostanza, ma ammetto che lo fa apparire… tenero.
“Con te mi sento… vivo, come se volassi nel cielo. Come quando ero ancora nella grazia di Dio…” mormora assente, “E questo… questo è una specie di… non so come definirlo-”
“Un miracolo?” gli vengo in soccorso.
“Sì, uhm, tipo. È strano, spiazzante… doloroso. Io sto male, Archie, soffro se tu mi rifiuti. Perché non mi accetti?”
“Ti amo, Samael.” dico di getto, senza soffermarmi troppo a pensare.
Lo sa che lo amo, gliel’ho ripetuto svariate volte, ma è come se adesso queste due paroline assumessero un significato diverso, più profondo, più ampio, più vero. E lui si scioglie in un sorriso genuino e luminoso, un sorriso di una bellezza accecante, che fa palpitare il mio cuore come non è mai successo. Mi tremano le gambe e il fiato si blocca nei polmoni, mentre mi incanto a contemplarlo come se mi trovassi al cospetto della creatura più splendida dell'intero universo, un capolavoro di perfezione. Non ha mai sorriso in questo modo. Mi sembra quasi di stare assistendo ad un miracolo, una manifestazione del potere di Dio.
Mi pietrifico di colpo, travolto con la forza di uno tsunami da una nuova rivelazione. Mi torna in mente il fattore E, il collante per eccellenza, il legame invisibile che connette angeli, demoni e uomini. Laeriel ipotizzò che si trattasse dell’amore, ma ora so che si sbagliava. E non sono io l’incarnazione di tale fattore, come a volte ho creduto. È vero, riunisco in me le tre dimensioni, cioè quella divina grazie all’anima, quella terrestre grazie al corpo e quella demoniaca grazie ai miei poteri, ma non c’entra niente. Tutti gli eventi accaduti e le varie circostanze mi hanno condotto qui, e ignoro quanto sia stato opera del caso e quanto frutto delle mosse di Dio o del Diavolo. Se ci rifletto, è da pazzi. 
Mio padre, il suo patto col Diavolo, la setta, il mio concepimento, i segreti; la mia solitudine da bambino, il distacco con cui mi trattavano i miei fratelli e i miei genitori - con l’eccezione di Adam, che fra tutti tentava di ignorarmi il meno possibile -, il signor Thully; e, dopo, la scomparsa di alcune domestiche e dei loro figlioletti, la scoperta della stanza delle cerimonie nei sotterranei, il sacrificio di Cody sull’altare, la disperazione causata dal non sapere cosa fare, l’angoscia di non poterne parlare con nessuno e la triste consapevolezza che, anche se lo avessi fatto, nessuno mi avrebbe creduto. Anni di solitudine, insonnia, incubi, pianti sotto le coperte, la lieve consolazione che ricavavo dal suonare il pianoforte; poi gli stupri, singoli o di gruppo, gli ospedali, la depressione di mia madre, i farmaci, le grida, le lacrime, l’odio, i tentati suicidi, la disperazione più nera, l’oscurità. Ed ecco che il mio diario brucia nel camino e Samael appare pochi minuti più tardi e mi libera dalla prigionia, facendo di me il suo apprendista. E anni dopo rinnego Dio e passo dalla parte di Satana. Eppure, l’anima di cui l’Onnipotente mi ha fatto dono alla nascita è sopravvissuta a dispetto di tutto lo schifo con cui l’ho ricoperta e avvelenata, mantenendo intatto il filo che mi collega al divino. Poi, ancora, l’intervento di Laeriel, che mi ha guidato da Marco, e quello degli Exruge Domine, di Titus, e contemporaneamente Samael e Lucifero che facevano il loro gioco; il fantasma del mio passato, il passato che ritorna con Laura e Archibald, il ritorno a Londra, dove tutto è cominciato e dove tutto finirà. È un cerchio che si chiude. 
Ma la verità è che non sono io la chiave di questa guerra, non lo sono mai stato. Dio aveva già tracciato il percorso prima ancora che Lucifero elaborasse il suo folle piano, con tanto di Messia e ambizioni visionarie. L’arrivo di Samael ha cambiato tutto, dentro di me e intorno a me. E il nostro incontro ha cambiato lui. È lui il miracolo.
“Sei tu…” esalo in un bisbiglio strozzato, fissando Samael con occhi nuovi, incapace di comprendere fino in fondo la portata del disegno a cui ho preso parte.
Piega appena la testa di lato, confuso.
“Mi ami, Samael?” domando direttamente sulle sue labbra.
Non risponde e me l’aspettavo, ma lo sguardo che mi regala vale molto di più.
Una voce indistinta e vaga che bisbiglia nelle mie orecchie mi sprona ad osservarlo da vicino. Ed ecco che la vedo brillare in fondo alle sue iridi calde come il fuoco: la scintilla divina. Il fattore E. Perché tutti veniamo da Dio e i Caduti, in quanto angeli in origine, hanno conservato inconsapevolmente quella matrice che è presente in tutti i Suoi figli. La scintilla di Samael si è appena riaccesa e sono stato io a scatenare il suo risveglio. Persino Lucifero la possiede, solo che non lo sa.
Allora la stessa voce mi dice che Dio lo ha lasciato agire indisturbato affinché un giorno Samael bussasse alla mia porta e desse inizio al miracolo. Perché l’amore è un sentimento puro e può germogliare solo là dove già c’è il seme. Non nasce dal niente. Io ho innaffiato quel seme per anni e, senza che nessuno se ne accorgesse, esso è cresciuto piano piano, manifestandosi timidamente ogni tanto e in sordina. I gesti di Samael non erano interamente dettati dagli ordini impartiti dal Diavolo, ma frutto del suo desiderio, di quella minuscola scintilla divina che albergava in lui, dormiente e in attesa di qualcuno che si prendesse cura di lei. Il suo attaccamento verso di me è stato alimentato in silenzio e senza una reale intenzione, alimentando emozioni sopite che questo povero angelo caduto non ha mai saputo spiegarsi e che l’hanno portato, soprattutto nell’ultimo periodo, a cercare di legare a sé la fonte, come un drogato che non vuole separarsi dalla sua dose. 
Un Caduto che prova amore per un essere umano, cioè un figlio di Dio, è un vero miracolo, poiché, attraverso l’uomo, il Caduto ama Dio e amandolo torna nella Luce. Tanto di cappello all’Onnipotente per questa trovata. Lucifero dovrà prepararsi a ricevere uno smacco senza precedenti.
La voce suggerisce altre cose alla mia anima e in qualche maniera realizzo che è la verità.
“Archie?” mi chiama e mi studia con perplessità.
Sorrido e unisco le nostre bocche. Samael risponde con fervore e mi avvolge con le sue ali riparandoci dal resto del mondo, racchiudendoci in un bozzolo saturo di sentimenti inesprimibili se non tramite baci struggenti.
Francamente, nonostante la rivelazione che ho appena avuto sia scioccante, non mi interessa granché. Non mi importa cosa ne sarà di me, di Samael, dell'Apocalisse e dell’umanità. Desidero solo abbattere una volta per tutte i confini che dividono me e il mio demone, nient’altro che convenzioni in attesa di essere superate. Tutto è strettamente legato da una singola scintilla, che rifulge non vista nei meandri di un labirinto fatto di tenebra, un labirinto che si chiama “vita”. Ciascun essere vivente è chiamato ad attraversarlo e le azioni compiute generano il futuro di ognuno, in una reazione a catena. La nostra esistenza è frutto delle nostre scelte, poiché possediamo tutti il libero arbitrio, persino gli angeli - e Laeriel ne era un esempio, ma prima di lui Lucifero e i Caduti hanno dato sfoggio di questo potere -, e da ogni incontro e da ogni decisione si aprono altrettante strade, che conducono ad altrettanti possibili futuri. Si può superare qualsiasi confine, a patto che prima si arrivi a concepire di poterlo fare, che sia quello della salvezza o della dannazione. 
Il peccatore può salvarsi, se accetta di essere un uomo e comprende che cosa implica davvero esserlo. Poiché ciascun uomo ha dentro di sé il seme del Male - piantato dal Peccato Originale - insieme alla scintilla divina, e perciò può diventare sia il peggiore dei demoni che il migliore degli angeli. E siamo tutti contemporaneamente angeli, demoni e uomini, poiché ognuno di noi è un potenziale angelo, demone e uomo. Questa potenzialità è insita nella matrice da cui siamo stati generati e ci trasforma seguendo i nostri più intimi desideri, mossa dal libero arbitrio. 
Ma cosa significa essere uomini? La risposta sta nel mezzo: significa essere ibridi, fallaci, in costante oscillazione fra l’una e l’altra sponda. Occorre una forza incredibile per non cadere né dall’una né dall’altra parte, ma restare sempre nel centro, fedeli alla propria umanità, alla natura con la quale Dio ci ha creati. 
Siamo stati partoriti tutti dallo stesso grembo e le nostre essenze resteranno intrecciate fino alla tomba. Angeli, demoni e umani: siamo tutti figli di Dio, identici nell’essenza più intima. I nostri cuori battono all’unisono in una sinfonia universale e i confini che ci separano sono solo un’illusione. La nostra vita si estende ben oltre i limiti che ci siamo imposti, bisogna soltanto avere il coraggio di guardare oltre l’orizzonte.
Samael è un demone, ma perché non dovrebbe essere in grado di amare?
Laeriel era un angelo, ma perché non avrebbe dovuto essere in grado di odiare?
Stupide convenzioni che rovinano ciò che di potenzialmente bello può esistere in questo mondo.
Io potrei divenire un demone per far contento Samael, o lui potrebbe divenire un essere umano per far contento me. Oppure entrambi potremmo elevarci di più e diventare angeli, basta volerlo e non temere le barriere inesistenti che scorgiamo innanzi a noi. Dobbiamo solo scegliere e siamo liberi in questo: le catene che ci identificano non ci sono mai state, le abbiamo sempre immaginate.
“Non sceglierò né Dio né il Diavolo. Voglio solo te, Samael. Sei tu la mia scelta.” pronuncio con fermezza, seppur in tono lieve, “E tu cosa vuoi?”
Struscia il naso sulla mia guancia, inala il mio odore e mi abbraccia stretto, quasi timoroso che possa sfuggirgli. Rimane in silenzio per una manciata di istanti, poi inspira e immerge le sue iridi del colore delle braci sonnecchianti nelle mie.
“Voglio te.” sussurra.
Fa per riprendere il bacio interrotto, ma si stacca all’improvviso e trattiene rumorosamente il respiro. Sbatte le palpebre, scrolla il capo, poi le sue gambe cedono e cade in ginocchio con un tonfo.
La sorpresa ci lascia interdetti per infiniti attimi. Qualcosa è cambiato, lo vedo nei suoi occhi, che brillano più del solito. Credo che abbia appena superato il confine.
Apre la bocca e urla con tutto il fiato che ha in gola. Si rannicchia su se stesso in preda ad un dolore che non comprendo, le sue ali fremono, la coda guizza impazzita e afferra con le mani le corna, come se volesse strapparsele. Assisto impotente ad una scena che mi lascia basito: le piume nere cominciano a staccarsi e si adagiano silenziose sul pavimento, ammonticchiandosi intorno a lui. Grida ancora, si dibatte in agonia, ringhia, emette lamenti strazianti che mi lacerano il cuore. Sul suo volto scivola lenta una lacrima cristallina.
Lo raggiungo, mi accovaccio accanto a lui, gli circondo le guance con le mani e lo osservo annichilito per lo shock. Dopodiché mi chino per bere quella lacrima solitaria, la assaporo sulla lingua e la commozione che mi pervade mi fa provare l’impulso di riempirlo di baci.
“Cosa mi sta succedendo? Che cosa mi stai facendo?! Smettila subito! Smettila!” esclama fuori di sé.
“Hai fatto tutto da solo. Ma non avere paura, io rimarrò con te. Sono qui.”
“Fa male…”
“Ti amo, Sam. Ti amo con tutto me stesso.”
A quel punto udiamo il fragore assordante di un tuono rimbombare dappertutto in un’eco senza fine. Le pareti del corridoio iniziano a tremare, vengono attraversate da numerose crepe da cui cola del denso liquido nero, e pezzi di cemento si staccano e si schiantano a terra, riempiendo il pavimento di polvere e detriti. I vetri delle finestre e quelli delle camere esplodono in migliaia di schegge, che sferzano l’aria intorno a noi.
Avvolgo Samael col mio corpo per proteggerlo, lo tengo giù e cerco di trasmettergli forza.
Un boato riecheggia nel limbo e scuote le sue fondamenta.
Abbraccio il mio demone, ignoro gli scheletri delle sue ali, bianchi come il marmo, che scattano in ogni direzione, contorcendosi in spasmi sofferenti, e tento di non soffermarmi a studiare gli orrendi buchi che adesso ha al posto delle corna. Anche la coda è scomparsa.
“Archie, mi fa male!”
“Resisti, tra poco sarà tutto finito.” lo incoraggio, depositando un bacio sulla sua fronte.
Un’altra scossa e stavolta sottili voragini si aprono sul pavimento, minacciando di inghiottirci da un momento all’altro. È probabile che moriremo qui, ma che importa. Che si fotta la guerra, che si fotta Dio e che si fotta Lucifero! Ho ottenuto l’unica cosa che ho sempre sognato, tutto il resto non conta più.
Il dolore sembra attenuarsi un poco e Samael torna a guardarmi con un’espressione carica di emozioni contrastanti.
“Ti odio, miserabile umano.” rantola.
Scoppio a ridere, non posso impedirmelo, e lui mi fissa come se fossi pazzo. Beh, giustamente. Gli cingo il collo con le braccia e lascio che mi attiri di nuovo a sé. Affonda il viso nel mio collo, mugola e mi fa reclinare la testa all’indietro, in modo da potersi avventare sulle mie labbra dischiuse in un sorriso. Le divora famelico, introduce la lingua ed esplora la mia bocca quasi con disperazione. Avverto il suo bisogno di me sulla pelle e attraverso il bacio gli concedo tutto senza remore, sperando che capisca quanto totalizzante sia il mio amore per lui. 
Dopo qualche minuto, la realtà perde consistenza e tutto viene fagocitato dal buio. Mi aggrappo a Samael, la mia ancora, e lui rinserra la presa di rimando. Non so più chi stia tranquillizzando chi.
Poi avverto una spinta, come una corrente tiepida che mi sballotta in avanti, e una luce si accende. Una luce piccola, eppure forte, pulsante, viva, che presto aumenta di dimensioni e ingoia le tenebre. Il mondo si fa di nuovo luminoso, ma di una luminosità accecante, quasi fastidiosa. Strizzo gli occhi, fletto le dita e riconosco tra di esse la morbidezza dei capelli di Samael. 
Ci stacchiamo, sospettosi e guardinghi, poi torniamo ad abbracciarci, come se non riuscissimo a concepire l’idea di restare lontani per più di un secondo. Accarezzo la sua schiena liscia e mi faccio coccolare a mia volta dalle sue mani.
Il silenzio fa da padrone, non riesco ad udire i nostri respiri. I miei sensi sono alterati, tanto che non capisco più dove finisco io e cominci Samael. Siamo una cosa sola ed è bellissimo.
“Ti amo.” scandisce chiaro e senza alcuna esitazione, pur mantenendo la faccia nascosta nell’incavo del mio collo.
Sbarro le palpebre e mi sento mancare. Stringo i denti, mentre lacrime di gioia mi rigano il volto. Non credevo che avrei mai vissuto questo momento. Sono così felice che vorrei esplodere e gridare a Dio e al mondo intero quanto amo questa creatura che porta il nome di “Samael”.
Dopodiché inizia ad emanare luce, come se scaturisse proprio da dentro di lui, un soffice alone che ci avvolge come dianzi hanno fatto le sue ali. Mi circonda, mi sfiora dapprima con timidezza, poi con più decisione, cingendomi con mille tentacoli di tenero calore. Sorrido e rilascio un sospiro appagato, poi chiudo gli occhi e appoggio la guancia sulla sua spalla, sconfitto dalla sonnolenza. Non sono preoccupato, so già che farò un sogno stupendo.
Samael mi bacia un’ultima volta vicino all’orecchio e finalmente cadiamo addormentati, nel medesimo istante, protetti dalla Luce.










 

  
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