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Autore: Zury Watson    16/11/2015    1 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ventiquattro


Lady Gisborne

Nottingham.

La gioia che era esplosa tra i cittadini in seguito alla dipartita dei Cavalieri Neri grazie alla decisione diplomatica e non violenta presa da Gisborne dopo lo scontro, aveva fatto sentire Kaelee terribilmente fuori posto. Sebbene fosse innegabilmente felice di aver contribuito alla libertà della città e alla salvezza di Gisborne, la ragazza si sentiva anche profondamente triste perché per la prima volta da quando aveva iniziato a maneggiarla la sua spada aveva conosciuto il sangue di un essere umano e di quest'ultimo aveva preso la vita crudelmente, senza pentirsi del gesto poiché una lama fa esattamente ciò per cui è stata creata: ferisce e uccide guidata sapientemente dalla mano del possessore.
La stretta in cui Gisborne l'aveva infine avvolta dopo averla invitata a riporre l'arma nel fodero, l'aveva inizialmente rassicurata facendole perfino dimenticare il bruciore al braccio, ma nel giro di qualche minuto Kaelee aveva sentito di nuovo la forte esigenza di allontanarsi da quella piazza e dal giubilo dei cittadini espresso in convinti
«Sir Guy di Gisborne signore di Nottingham!», che rimbalzavano sulle abitazioni e si infilavano in ogni via di Nottingham. La ragazza era così mentalmente confusa da non riuscire neanche a cogliere davvero il senso di quell'acclamazione e, consapevole di non essere in grado in quel momento di pensare ad altro che al suo bisogno impellente di fuga, sciolse con delicatezza l'abbraccio, sorrise all'uomo che amava invitandolo a godersi quel momento a lui dedicato e se ne andò con la scusa di voler parlare con Kate la quale, nel frattempo, si era spostata, probabilmente in cerca di Much.
La verità, però, era ben lontana dal volersi confidare davvero con qualcuno, perciò, trovata l'amica tra la folla, Kaelee si fermò in sua compagnia soltanto per un breve scambio.
«Ehi! Siamo tutti sani e salvi!», esclamò la bionda, su di giri come il resto dei presenti. «I nostri hanno riportato solo ferite facilmente curabili. Ce l'abbiamo fatta, Kaelee! Abbiamo vinto sui Cavalieri Neri del Principe Giovanni!». La sua euforia era incontenibile, così Kaelee non poté fare a meno di sorriderle.
«Sì, sono sollevata anche io, ma ho bisogno che tu mi faccia un favore», disse tradendo il tormento che arrivò ai suoi occhi.
«Kaelee, va tutto bene?», domandò l'amica, improvvisamente preoccupata.
Lei annuì. «Non dire a Guy che ho lasciato Nottingham se dovesse chiederti di me. Ho bisogno di stare sola», confidò infine.
«Non intendi fare sciocchezze, come lasciare Locksley o nasconderti nella foresta, vero? Non puoi mentirmi, Kaelee, non puoi tradire la nostra amicizia. Sono la tua migliore amica! Non è così?». Le mani di Kate avevano fatto presa su quelle della giovane donna nel tentativo di scuoterla e capirne le intenzioni.
Kaelee le rivolse un sorriso stanco, tirato.
«Sei come una sorella per me, Kate. Il mio futuro è qui, dove è Gisborne e dove sei tu. Devo solo riflettere, trovare un senso a ciò che è successo se possibile, fare pace con me stessa», le rispose con sincerità.
«E non vuoi neanche me intorno», concluse Kate, un po' offesa per via di quella scelta che le appariva alquanto sospetta visto che tra loro non c'erano mai stati segreti.
«Niente di personale. Credo che pregherò, tutto qui», tagliò corto Kaelee non sopportando più le urla festose, così in contrasto con le grida di dolore che riecheggiavano nella sua testa. Lasciò un bacio sulla guancia dell'amica e si mescolò velocemente alla folla.
Inizialmente aveva creduto che la Chiesa di Locksley le avrebbe dato la pace di cui necessitava per meditare, ma si rese conto durante il tragitto che certamente anche il villaggio doveva essere in fermento per l'accaduto, perché voci come quella si spargevano piuttosto in fretta di solito. Fu così che, quasi inconsciamente, Kaelee cambiò direzione e raggiunse la Collina delle Croci, il piccolo cimitero di Locksley dove riposavano, tra gli altri, i genitori di Luke Scarlett e la madre di Robin. Era stato Much a dirglielo diverso tempo prima raccontando di una volta in cui aveva trovato Robin a contemplare silenziosamente la croce della donna che lo aveva dato alla luce.
Si sedette tra i fili d'erba, lasciandosi sfuggire un sospiro, nonostante il terreno fosse ancora umido per la pioggia dei giorni precedenti. Per diversi minuti rimase ferma a guardare il villaggio ai piedi della collina su cui di trovava: una serie di piccole case dal grande tetto triangolare, recinti in legno continuamente riparati per trattenere piccoli animali da cortile, deliziosi orti colorati, una piazza che era il centro delle attività commerciali e politiche, il grande Maniero di Robin Hood, un pozzo che assicurava l'acqua alle famiglie e la verde Sherwood alle spalle - questo era Locksley, il luogo in cui Kaelee, ne era certa, avrebbe vissuto tutti i giorni a venire insieme a Gisborne, sfornando pane, infornando vasi, coltivando insalata, pregando con la guida di Tuck, esercitandosi con la spada, allevando dei figli forse. In cuor suo sapeva di non desiderare altro, eppure una parte di lei in quel preciso istante avrebbe preferito fuggire via e nascondersi nel cuore di Sherwood perché quel giorno la sua mano aveva deliberatamente scelto il destino di un uomo, che non avrebbe fatto ritorno a casa, e della famiglia che lo avrebbe atteso invano per chissà quanto tempo prima di ricevere notizia da uno dei sopravvissuti a quello scontro. Per quanto si ripetesse che il Principe Giovanni avrebbe comunque fatto uccidere quel cavaliere e tutti gli altri se non fossero caduti in battaglia, Kaelee non riusciva a non incolpare se stessa. Il suo sguardo si allontanò da Locksley tornando a Nottingham solo per rivivere decine di volte l'istante in cui aveva incrociato gli occhi attoniti dell'uomo, puntati nei suoi, più vicino alla morte che alla vita dopo che la lama lo aveva trafitto senza lasciargli scampo. Kaelee sapeva che mai avrebbe dimenticato quegli occhi mentre un altro paio le tornava alla mente facendola sentire maggiormente in colpa: due grandi occhi castani incastonati su un viso spigoloso dall'incarnato chiaro. Cosa avrebbe pensato di lei Aric, il mite Aric, se avesse saputo la verità? Che cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe trovato Kaelee sul fondo di quel marrone mentre suo fratello realizzava che lei aveva ucciso un uomo? Delusione? Orrore?
Si strinse le ginocchia al petto, non senza sentire una fitta al braccio per via della ferita riportata, nel tentativo di ripararsi dallo sguardo improvvisamente fastidioso della Natura e di Dio. Si sentiva giudicata perfino dal più piccolo granello di terra, dall'aria invisibile attorno a lei, da quell'immensa presenza verdeggiante che era la foresta di Sherwood e si domandava se avrebbe mai trovato salvezza la sua anima. Se l'avrebbe meritata prima o poi.
Kaelee ripensò alla regola principale che vigeva tra i membri della banda di Robin Hood, quella che imponeva di non uccidere se non strettamente necessario, se non in caso di reale pericolo, trovandola una soluzione giusta e in linea con la figura dell'eroe che aveva animato i pomeriggi della sua casa a Edwinstowe e che l'aveva ispirata a partire alla volta di Locksley. Eppure quella dei fuorilegge non doveva essere stata una vita che non contemplasse almeno una situazione pericolosa al giorno. Nel periodo trascorso al Maniero, quando Rudyard si era stabilito a Nottingham, aveva ascoltato spesso i racconti delle varie incursioni al Castello o di quando Robin era stato catturato, Allan quasi impiccato e Much torturato con un ferro rovente che gli aveva lasciato un brutto segno sul fianco destro, perciò si convinse che doveva esserci una ragione più profonda del nobile gesto di risparmiare una vita e della volontà di dare l'esempio portandosi in una posizione diametralmente opposta a quella dei cattivi di turno che uccidevano in maniera sconsiderata e violenta. Kaelee ritenne che dovesse esserci una causa scatenante e si domandò in seguito a quale evento Robin avesse iniziato a deviare la traiettoria delle proprie frecce. L'uomo, infatti, con l'arco e l'infallibile mira che lo contraddistinguevano avrebbe potuto uccidere facilmente a distanza di sicurezza da lame, bastoni, accette e altre armi che richiedessero uno scontro diretto, eppure sceglieva di non macchiarsi col sangue di chi aveva provato a fare del male a lui o ai suoi amici, decideva di non aggiungere altra violenza alla violenza. La morte di Lady Marian, pensava Kaelee, era collocata temporalmente in un momento in cui la banda di Robin agiva già da diverso tempo, quindi non poteva essere quella la ragione che cercava. Ma allora cosa? Una sera, sempre al Maniero, Archer aveva chiesto a suo fratello Robin di raccontare dell'esperienza in Terra Santa nella Guardia personale del Re e Kaelee aveva visto nettamente lo sguardo limpido dell'arciere rannuvolarsi di colpo nello stesso istante in cui Gisborne si era irrigidito accanto a lei. Cos'era dunque accaduto di così terribile in quei posti lontani da indurre Robin Hood ad essere un ladro che rubava ai ricchi per sfamare i poveri senza mai versare una goccia di sangue durante le sue imprese? Kaelee si perse in fretta in argomenti che non conosceva abbastanza a fondo per poter comprendere davvero la situazione, perciò tornò a ciò che la tormentava.


Collina delle Croci, Locksley.

Gisborne non aveva impiegato molto a capire che quella di Kaelee era una scusa per allontanarsi da Nottingham senza dargli spiegazioni, così, dopo aver pregato i suoi fratelli di fare le sue veci con il popolo che lo voleva signore della città e dopo aver parlato con le persone giuste, cavalcò fino a Locksley perché niente per lui era più importante della donna che amava. Rise di se stesso mentre ripensava a quanto era stato sciocco, in passato, per aver messo al primo posto denaro e potere anziché i sentimenti che aveva invece cercato sempre di seppellire. Non aveva capito l'importanza dell'amore finché non lo aveva provato sulla propria pelle, ovvero finché non aveva conosciuto una donna che lo amasse incondizionatamente, per ciò che era e non per il titolo che aveva ereditato. Kaelee non aveva conosciuto il Gisborne esattore delle tasse per conto dello Sceriffo di Nottingham, non aveva conosciuto l'uomo che custodiva gelosamente un forziere contenente i propri averi per poi vantarsene con la donna che desiderava sposare appellandosi alla ricchezza nel sostenere di essere un ottimo partito, non aveva conosciuto il Cavaliere Nero che aveva tradito il Re e tentato di uccidere Robin Hood. No. Kaelee aveva conosciuto Guy, un semplice abitante di Locksley e di lui si era innamorata prima ancora di essere messa al corrente di tutta la situazione. Perfino quando le aveva rivelato di essere un assassino lei non aveva smesso di amarlo.
Kaelee, forse senza nemmeno rendersene conto, aveva insegnato così tante cose a Guy che lui non si sarebbe mai perdonato se l'avesse persa, perciò i cittadini di Nottingham avrebbero aspettato.
Dopo aver perlustrato ogni angolo del piccolo villaggio senza trovare traccia della sua Kaelee, Gisborne sentì la preoccupazione crescere con prepotenza, ma si costrinse a riflettere. Se la donna avesse deciso di partire, pensò Gisborne, non lo avrebbe fatto senza portare con sé l'essenziale e l'aver constatato che dalla loro dimora non mancava nulla permise all'uomo di rilassarsi. Quindi provò a mettersi nei panni dell'amata e si chiese dove sarebbe andato lui al posto di Kaelee, così decise di fare un nuovo tentativo.

Kaelee finì con il chiedersi cosa mai potesse averci visto Guy in lei, che a stento sapeva leggere e che nulla sapeva di come si amministrasse un villaggio o una città, figurarsi una contea. Si domandò se una relazione con così tante disparità - non soltanto culturali, ma anche sociali dal momento che Gisborne era un Cavaliere, un nobile a tutti gli effetti - avrebbe davvero potuto funzionare; si chiese se sarebbe mai potuta essere la moglie ideale per Guy e se potesse davvero competere con Lady Marian. Kaelee non aveva idea di che aspetto avesse la donna che aveva fatto palpitare il cuore di due uomini contemporaneamente, ma aveva un'unica inconfutabile certezza: quella donna apparteneva alla nobiltà al pari di Robin e Guy. Lei invece cos'era? Una contadina scappata via da una famiglia problematica, una giovane donna che aveva creduto di poter prendere davvero in mano le redini del proprio destino, una ragazzina che aveva voluto imparare ad usare la spada trasformandosi infine in un'assassina.
Soltanto pensare a quella parola la faceva tremare da capo a piedi.
Sapeva, inoltre, che Gisborne aveva conosciuto il Principe Giovanni in persona e perfino Re Riccardo, mentre lei non aveva la più pallida idea di che aspetto avessero.
Una cosa, però, forse le era tutt'altro che chiara: la sua inclinazione ad essere estremamente severa nei confronti di se stessa.
Sospirò prendendosi la testa tra le mani quando passi leggeri annunciarono l'arrivo di qualcuno che le si sedette accanto qualche minuto più tardi.
La ragazza non dovette girarsi a guardarlo per capire che si trattava di Guy. Avrebbe saputo riconoscerne il respiro ed il profumo anche se bendata.
«Come facevi a sapere che ero qui?», chiese tranquilla, con un sorriso accennato sulle labbra nascoste.
«Kate è una pessima bugiarda», gli rispose lui prendendo la mano di Kaelee nella propria con delicatezza.
«Non si può fare affidamento su nessuno», borbottò la ragazza, rasserenata dal contatto con le dita calde di Gisborne.
«Ho dovuto insistere molto prima che parlasse, non avercela con lei. E poi mi ha ingannato: credevo fossi in Chiesa», sussurrò osservandola. La ferita al braccio attirò subito la sua attenzione, ma Guy si rese conto che non era grave sebbene avesse un brutto aspetto e necessitasse per questo di un intervento immediato.
Kaelee sbuffò.
«Non sapeva che sarei venuta qui. L'ho deciso strada facendo», spiegò.
«Ti va di parlarne?», domandò Gisborne senza lasciarle la mano.
Finalmente Kaelee decise di sollevare il viso anche se preferì non incontrare lo sguardo del suo amato.
«Non conoscevo quell'uomo, Guy. Sto bene. Non è come quando volevo uccidere Rudyard e tu hai fatto di tutto per impedirmelo», mormorò tenendo fisso lo sguardo su Locksley.
«Questo era uno scontro vero», terminò dopo una breve pausa.
«Se non lo avessi ucciso lo avrebbe fatto lui con te», sussurrò l'uomo, senza usare mezzi termini.
La giovane donna si voltò a guardarlo, le sopracciglia aggrottate, stupita dalla disarmante verità di quelle parole.
«Ti conosco abbastanza da sapere che ti stai incolpando», la anticipò Guy parlando pacatamente, usando un tono gentile, «e non voglio che tu lo faccia. Non sei la persona orribile che credi di essere. Non sei un'assassina».
«Ho ucciso un uomo, lo sono eccome Guy», rispose lei stizzita. Quando tentò di porre fine all'intreccio delle loro dita Guy glielo impedì con decisione e lei si arrese senza opporre troppa resistenza.
«Allora anche io lo sono e finiremo entrambi all'Inferno per questo».
Di nuovo Kaelee rimase interdetta. Guy non le aveva mai parlato con tanta schiettezza e pur non essendoci rabbia o freddezza nel suo tono, Kaelee percepiva che quella conversazione non sarebbe stata come le precedenti perché Guy la stava trattando come suo pari. Per età, per maturità, per classe sociale, per abilità con la spada, per esperienze vissute. La giovane donna impiegò diverse decine di secondi prima di riuscire a rispondergli con un filo di voce.
«Tu ti sei pentito, hai scontato la tua pena in Terra».
«E tu no? Non sei pentita?», domandò Gisborne.
«Sì, ma...», esitò, «Non è la stessa cosa».
«Non ti è concesso tenere due pesi e due misure. Se entrambi siamo assassini ed entrambi ci siamo pentiti, il nostro destino è comune», mormorò.
Kaelee scosse vigorosamente il capo.
«Tu non capisci», soffiò sul punto di piangere.
«Ascoltami, Kaelee, io so chi sei perciò fidati se ti dico che non hai colpe», sussurrò accorato, sollevando le dita intrecciate per poter baciare quelle di lei. «Sei circondata da persone che ti vogliono bene, che ti amano», continuò sorridendole dolcemente. Non poté aggiungere altro perché la donna si tuffò sul suo petto e tra le lacrime gli confidò ogni suo più intimo pensiero.

Qualche ora più tardi, Locksley.
«Non ho bisogno di un dottore», piagnucolò Kaelee ritirandosi in un angolo della stanza da letto, a casa di Guy.
Gisborne trattenne a stento le risate perché era evidente che la donna aveva paura di farsi curare la ferita, probabilmente perché era arrivata da sola alla conclusione che era necessario ricucirne i lembi.
«Lascia che lo faccia io allora», propose rivolgendole un sorriso.
«Tu?!», esclamò in un acuto. «Tu non sai... Non puoi saperlo fare sul serio», aggiunse sgranando gli occhi.
Guy trovò la situazione comica più che tragica o problematica, perché il modo in cui Kaelee cercava inutilmente di sfuggirgli, il tono quasi isterico della sua voce e gli occhi spalancati che lo fissavano con terrore, avevano un che di divertente. In fondo al caramello fuso l'uomo era riuscito a cogliere la vena di fiducia che la ragazza da sempre nutriva nei suoi confronti, perciò era abbastanza sicuro che il timore di Kaelee non era così grande e grave da richiedere un atteggiamento troppo serio e melodrammatico. Inoltre Guy ritenne che sarebbe stato inutile aggredire la giovane donna con un tono severo o preoccupato, tanto più perché il danno era tutt'altro che grave per fortuna, perciò preferì scherzarci sopra e alleggerire la tensione.
«Non ti facevo così fifona», constatò aprendo il cassetto di un basso mobile e tirandone fuori un ago ricurvo, ada
tto a suturare.
«Non ho paura!», asserì abbassando lo sguardo e avvampando, a testimonianza del fatto che tanto più la sua mente provava a fare il possibile per non lasciar trasparire la verità, quanto più il suo corpo la tradiva lavorando in direzione contraria e manifestando invece i reali sentimenti che albergavano in lei. «Dove hai imparato?», chiese, forse nel tentativo di spostare l'attenzione di Gisborne.
«Siediti, farò il possibile per non farti troppo male», mormorò lui indicandole una sedia.
«Non mi sei di alcun aiuto, sai?», fece lei con un pizzico di sarcasmo, guardando con orrore l'ago tra le dita di Gisborne.
«Mi crederesti se ti dicessi che non sentirai nulla?».
«No».
«Allora siediti e lasciami fare. O, se preferisci, ti accompagno da Lord Basil», le rispose Gisborne riferendosi al dottore che abitava ed esercitava al villaggio.
Per tutta risposta vide Kaelee avvicinarsi lentamente e con riluttanza alla sedia.

«È proprio necessario?», chiese con un filo di voce.
«Fifona», sussurrò Gisborne, divertito. Ormai certo di averla convinta la invitò a mostrargli il braccio per poterle pulire il taglio prima di ricucire. Come già aveva avuto modo di vedere, la ferita appariva più brutta di quel che era, così con l'aiuto di una spugna morbida e di acqua riscaldata precedentemente al fuoco del camino acceso al piano inferiore, rimosse qualche residuo di tessuto e le incrostazioni create tutto intorno dal sagnue fuoriuscito ore prima.
«Non mi hai detto dove hai imparato», insisté Kaelee quando Guy ebbe finito con la spugna.
«Sono rimasto coinvolto in molti scontri e le prime volte era facile che restassi ferito. A furia di guardarlo fare, ho imparato», spiegò. «Brucerà un pochino, ma tu tieni premuto», aggiunse porgendo alla ragazza del tessuto pulito imbevuto di un liquido dall'odore molto forte, mentre riscaldava l'ago sulla fiamma di una candela.
«E questo lo definiresti un pochino?! Bugiardo!», esclamò a voce piuttosto alta la ragazza, allontanando immediatamente il panno dal braccio e attirando l'attenzione di Gisborne che in quel momento le dava le spalle.
«Non costringermi», minacciò Guy senza negarle un sorriso paziente, comprensivo e rilassato. Non aveva la certezza che quello fosse il modo migliore per affrontare la situazione, ma riteneva che Kaelee avesse un carico emotivo già abbastanza pesante di per sé perché certamente un pianto liberatorio non aveva risolto definitivamente la questione. Se conosceva la donna come credeva, nei giorni a venire avrebbe ripreso l'argomento, avrebbe sofferto ancora per quello che lei definiva un crimine e si sarebbe messa severamente in discussione.
Kaelee colse l'antifona e si sforzò di resistere a quello che le sembrava fuoco vivo sulla pelle martoriata.
«Mi racconti qualcosa mentre...?», implorò la ragazza, guardando Gisborne con i suoi grandi occhi di caramello.
«Possibile che tu abbia più paura di un ago che di una spada?», domandò retorico l'uomo, scuotendo il capo mentre si avvicinava a lei con l'ago reso sterile dalla fiamma.
«Perché Guy di Gisborne se sei di Locksley?», chiese allora lei ignorando le parole di Guy che le avevano causato non poco imbarazzo testimoniato dal rossore diffuso sul bel viso.
Senza fretta, Guy le si portò di fianco e le baciò amorevolmente il capo nel tentativo di tranquillizzarla.
«Mia madre aveva origini francesi, mentre mio padre era originario del villaggio di Gisburn», iniziò con voce pacata.
«Gisburn? Non ne ho mai sentito parlare», soffiò Kaelee interrompendolo e cercando lo sguardo di lui, che le sorrise immediatamente.
«I miei genitori si sono conosciuti in questo villaggio, di cui mio padre era Signore, e lì hanno vissuto per alcuni anni prima di unirsi in matrimonio. Mia madre, quando alla sera non volevo proprio addormentarmi, mi raccontava del grande Maniero in cui aveva vissuto insieme a mio padre e dei progetti che avevano fatto per il futuro. Il suo nome era Ghislaine e aveva morbidi capelli scuri che portava lunghi e quasi sempre liberi da acconciature». Mentre raccontava, Guy punse Kaelee a tradimento una prima volta facendola sobbalzare.
«Ahi!», strillò lei d'istinto, colta di sorpresa dal gesto di Gisborne il quale ridacchiò. «Va' avanti», borbottò ad occhi chiusi.
«Era una donna dal carattere forte, era in grado di maneggiare una spada e sapeva prendersi cura della sua famiglia. Quando lo scorso anno ho rivisto Isabella, lei mi ha ricordato molto Ghislaine». Guy fece una breve pausa per concentrarsi sul proprio operato. «Era già incinta quando il villaggio di Gisburn venne messo a ferro e fuoco per ordine dello Sceriffo. Pare che gli abitanti fossero restii a pagare le tasse, quindi lo Sceriffo pensò bene di offrire un esempio a tutta la Contea distruggendo il villaggio, che non venne più ricostruito. I miei genitori si salvarono per miracolo e si stabilirono a Locksley non senza difficoltà. Qui siamo nati sia io che mia sorella».
«È molto triste», sussurrò Kaelee con un tono che tradiva dispiacere e compassione, sfiorando con la mano libera il braccio di Guy.
Gisborne annuì. «Il resto della storia lo conosci e sai anche che il mio presente è molto migliore», mormorò chinandosi a sfiorare le labbra della donna che amava in un bacio delicato. Senza che Kaelee se ne fosse davvero resa conto, Guy aveva ultimato il lavoro sulla ferita di lei e la stava premiando con attenzioni ben più piacevoli.
L'espressione che l'uomo scorse sul viso di Kaelee quando lei comprese che il taglio era stato completamente ricucito fu di sincera sorpresa.
«Com'è possibile che non abbia sentito niente dopo il primo passaggio?», gli chiese, convinta che dovesse esserci un trucco.
«Eri distratta», spiegò lui accompagnando le parole ad un'alzata di spalle.
Kaelee gli rivolse un tenero sorriso prima di pretendere nuovamente le labbra di lui. «Mai distrazione fu più attraente», soffiò.



Nei mesi successivi accaddero molte cose in quel di Locksley e dintorni.

La riconoscenza manifestata dai cittadini di Nottingham a Gisborne per aver mandato via i Cavalieri Neri risparmiando la vita ai sopravvissuti allo scontro non si era limitata al giorno della vittoria. Per settimane Gisborne aveva ricevuto visite da parte di nobili e non i quali l'avevano pregato di accettare la nomina a Signore di Nottingham, e sebbene per l'uomo fosse inconcepibile che una richiesta del genere fosse fatta proprio a lui dopo tutto ciò che aveva combinato in quella città insieme allo Sceriffo Vaisey, si era ritrovato coinvolto in una serie di iniziative che avevano fatto arrivare all'orecchio di Re Riccardo l'acquisita fama di uomo giusto.
Guy non riuscì mai ad escludere che in quella faccenda ci fosse anche lo zampino di suo fratello Robin, notoriamente amico del Re, e anche se non si sentiva pronto per un incarico del genere non impedì agli eventi di fare il proprio corso.

Inoltre la mente di Gisborne era stata occupata per diverso tempo dalla necessità di mettere al corrente la famiglia di Kaelee dell'ormai imminente matrimonio. Se Gisborne si era sentito libero di chiedere la mano di Kaelee direttamente a lei, senza coinvolgere suo padre o suo fratello maggiore era sostanzialmente perché Dwight non si era opposto alla relazione quando si era trovato a Locksley insieme ad Aric per fermare Rudyard, ma voleva che per Kaelee quel giorno fosse perfetto. Conscio che non era possibile chiedere a Dwight ed Aric di spostarsi lasciando Rudyard a Edwinstowe con il resto della famiglia o, peggio ancora, con la madre, si era impegnato in un lungo e fitto scambio di missive con il maggiore dei fratelli della sua futura sposa ottendendone la benedizione oltre che una soluzione al problema. Sia Gisborne che Dwight, infatti, sapevano bene che Kaelee avrebbe sofferto per l'assenza di Aric al matrimonio ed erano intenzionati a impedire alla tristezza di trovare un posto a sedere alla festa.

Kate e Much, ormai stabilitisi definitivamente a Bonchurch, avevano annunciato di aspettare un bambino, scatenando tra gli ex fuorilegge non soltanto gioia immensa ma anche una serie di battute e discorsi vagamente piccanti - la maggior parte pensati da Allan ed Archer che quando si mettevano d'impegno riuscivano a far arrossire perfino l'essere umano meno pudico di tutta l'Inghilterra - che avevano animato le cene dei compari per diverso tempo e imbarazzato gli sposini.

Rose aveva tentato invano di non balbettare ed arrossire in presenza di Allan, così quest'ultimo aveva infine compreso che un tenero sentimento era sbocciato nel cuore di lei e, dopo averla invitata a fare una passeggiata nella foresta e condotta in una deliziosa valletta fiorita, con un bacio a fior di labbra - seguito da altri molto meno casti - l'ex fuori legge dai grandi occhi blu aveva sancito la nuova unione.
Inoltre, frequentando spesso Allan, Rose aveva iniziato a cambiare idea su Guy e Kaelee intravedendo nel primo parte di quel mutamento in meglio che gli si attribuiva e nella seconda la determinazione che le aveva permesso, tra le altre cose, di affiancare Gisborne nell'addestramento con la spada. Timidamente, la ragazza, aveva perfino chiesto e ottenuto di poter seguire le lezioni senza abbandonare arco e frecce.



Il giorno antecedente alle nozze, Bonchurch.
La felicità che Kate aveva provato quando Gisborne le aveva chiesto se lei e Much avessero potuto ospitare Kaelee per qualche giorno prima della cerimonia era stata così grande che la donna aveva gettato letteralmente le braccia al collo dell'uomo che un tempo aveva odiato. Se qualcuno le avesse detto, un anno addietro, che sarebbe diventata amica di Guy di Gisborne, Kate lo avrebbe mandato senza dubbio al diavolo considerando assurde sciocchezze quelle previsioni. La vita, aveva imparato la bionda donna di Locksley, riservava più sorprese di quanto ci si potesse aspettare. Del resto, chi l'avrebbe mai detto che sarebbe andata in sposa ad un ex fuorilegge di nome Much, figlio di un mugnaio e servitore fedele di Robin di Locksley, da qualche tempo conosciuto come Lord Much il Difensore?
Kate era di umili origini e sin da bambina aveva dato una mano a sua madre a sfornare e decorare vasi, facendo di questa attività la sua massima ambizione finché nella sua esistenza non erano piombati Robin Hood e la sua banda. Col tempo si era resa conto che il sentimento per il capo dell'allegra combriccola era stato sì importante e grande, ma ciò che la legava ora a Much era qualcosa di ancor più profondo, di indissolubile. La leggera curva del suo abito all'altezza dell'addome ne era la testimonianza.
Kate aveva accolto con un caloroso abbraccio l'amica quando Guy l'aveva accompagnata fino a Bonchurch con la scusa di doversi trasferire a Nottingham per poter predisporre al meglio ogni cosa dal momento che si sarebbero sposati non a Locksley ma in città.

Kaelee ci stava capendo poco e niente di tutta quella situazione. Tra le forti emozioni per il matrimonio e gli strani impegni in cui Gisborne sosteneva di essere coinvolto era arrivata a Bonchurch senza ben comprendere il perché di quella necessità. Le uniche cose davvero chiare erano che lei e Guy si sarebbero sposati a Nottingham per conciliare il matrimonio con qualcosa d'altro - a lei completamente oscuro - e che al matrimonio sarebbe stata presente la sua famiglia al completo - cosa che la preoccupava non poco.
Aveva dovuto far fronte a così tanti pensieri negli ultimi giorni che era arrivata a credere che la testa le sarebbe scoppiata e sapeva che senza il supporto dei suoi amici non sarebbe mai riuscita ad uscirne senza perdere qualche rotella. Durante i giorni di permanenza a Bonchurch, infatti, tanto Kate quanto Much l'avevano rassicurata in merito al passo che stava per compiere e alle conseguenze che questo comportava.
A guardare Kate e Much, Kaelee era rimasta diverse volte stordita dall'amore che diveniva palpabile nelle stanze della tenuta grazie agli sguardi ricchi di quel sentimento, alle leggere carezze che l'uomo riservava alla sua sposa, ai dolcissimi baci sparsi sul viso prima di raggiungere le labbra. A Kaelee parve che i due fossero avvolti da una meravigliosa luce che sentì irradiarsi intorno fino a toccare anche lei, rilassandola e tranquillizzandola.

Il giorno prima del matrimonio, Kate e Kaelee si ritrovarono sole ed in vena di confidenze.
«Ci siamo quasi! A cosa stai pensando?», domandò Kate stringendo le mani dell'amica nelle proprie e investendola con un sorriso radioso.
Kaelee si domandò se quello fosse un effetto della gravidanza oltre che del matrimonio e non poté fare a meno di pensare a se stessa nella medesima situazione che, lo sapeva, prima o poi si sarebbe verificata.
«Mi risulterebbe più semplice dirti a cosa non sto pensando, mia dolce Kate», sospirò la giovane donna.
«Ti ascolto, affrontiamo una questione per volta, d'accordo?», propose l'altra, paziente.
Kaelee non poté fare a meno di sorriderle di rimando in un muto ringraziamento. Soltanto qualche mese prima si era ritrovata lei a placare la crisi isterica di Kate.
«Sono felice», mormorò con aria sognante, «e impaziente. Sono arrivata a Locksley con l'intento di lavorare sodo e mantenermi da sola, di non dipendere da nessuno. Non avevo messo in conto l'amore», continuò. Il suo sorriso si fece più ampio mentre pensava a Guy. «Domani è davvero un grande giorno per me. Sono ansiosa di riabbracciare Aric e di rivedere Guy perché sebbene io stia molto bene con te e Much, perdonami, ma ho bisogno che lui mi stringa», ammise Kaelee facendo ridere Kate e ridendo lei stessa di gusto. «Ma c'è una cosa che mi preoccupa...».
«Racconta, non tenermi sulle spine», la invitò Kate.
«La scorsa settimana ho origliato una conversazione», confessò e nel vedere Kate spalancare gli occhi sentì l'esigenza di giustificarsi immediatamente. «Lo so, lo so! Non è educato e non è corretto, ma stavano parlando nella stanza di fianco a quella in cui mi trovavo io e...», spiegò velocemente.
«Stavano parlando chi?», intervenne Kate.
«I Tre».
«Naturalmente... E cosa si sono detti?», chiese curiosa la bionda.
«Kate!», esclamò l'altra fingendosi sconvolta da una domanda così sfacciata.
«Me l'avresti raccontato ugualmente. E poi sei stata tu a origliare, non dimenticarlo!», rispose Kate divertita.
«E va bene, se insisti... Parlavano di Nottingham e di Re Riccardo», soffiò per poi aggrottare le sopracciglia. «Perché il Re dovrebbe venire a Nottingham, Kate?».


Nottingham.
Gisborne, con il prezioso contributo dei suoi fratelli, dopo aver sistemato Kaelee a Bonchurch affinché affrontasse ogni attacco d'ansia con la sua migliore amica e non si preoccupasse di ciò che lui stava organizzando, accolse nel migliore dei modi la famiglia di Kaelee offrendo un comodo alloggio e non sottraendosi ad un pacato confronto verbale con Rudyard e sua madre in presenza di Dwight. Indubbiamente l'uomo che aveva creato scompiglio a Locksley e Nottingham si era ridimensionato e non sembrava avere intenti omicidi verso Guy o Kaelee, ma era ancora ben lontano dall'essere un uomo pacifico. Se non altro sfogava gli scatti d'ira lavorando la terra di famiglia e aveva perso in parte il ghigno malefico.
Rudyard si dichiarò contrario a quel matrimonio e Guy non si aspettava di certo una posizione diversa da quella, ma diede parola che né lui né sua madre si sarebbero opposti il giorno delle nozze perché
«Non abbiamo alcuna speranza di spuntarla», aveva affermato ridendo di cuore, senza cattiveria. «Le voci del vostro scontro con i Cavalieri Neri sono giunte fino a Edwinstowe e so che Kaelee era presente. Ha saputo guadagnarsi la felicità».
I due conclusero lo scambio con una stretta di mano.

Ma i familiari di Kaelee non erano gli unici ospiti attesi a Nottingham.
Gli uomini di Robin Hood erano in gran fermento per l'arrivo di Re Riccardo in persona il quale aveva fatto sapere, qualche settimana addietro e tramite una rappresentanza di cavalieri, che avrebbe condiviso con piacere del tempo in compagnia dei vecchi amici e avrebbe assolto volentieri ad un compito che Dio, l'Inghilterra e il suo popolo gli avevano destinato. Popolo che era stato informato da Robin dell'importante visita soltanto con tre giorni d'anticipo.
Il giorno precedente alla cerimonia, il Re giunse in città accompagnato dai più valorosi Cavalieri di tutta l'Inghilterra e immediatamente si insediò nel vecchio Castello di Nottingham che, per l'occasione, era stato allestito come si conviene per un Re del calibro di Riccardo Cuor di Leone. Non passarono molte ore che Robin Hood e i suoi erano già nella fortezza a chiacchierare amabilmente con Sua Maestà.


Bonchurch.
«Il Re? Sei certa di non aver capito male?», chiese Kate tenendo ancora le mani della giovane donna tra le proprie.
In quel mentre Much rientrò nella tenuta e bussò gentilmente alla porta della stanza in cui si trovavano le due donne, interrompendo la loro conversazione per effettuare una consegna molto importante.
Dopo essere stato invitato ad entrare, Much dedicò un primo sguardo a sua moglie e così le comunicò ancora una volta l'intensità del sentimento che lo legava a lei, poi si rivolse a Kaelee porgendole quello che pareva un fascio di stoffa.
«Torno da Nottingham e una persona speciale mi ha pregato di portarti questo», disse l'uomo sorridendo alla giovane donna. «Perdonatemi se non mi trattengo, ma ho certe questioni da sbrigare», aggiunse con fare leggermente nervoso. Se c'era una cosa che Much non sapeva fare era mentire, ragion per cui si era opposto con determinazione a quel ruolo che Robin e i fratelli di Kaelee avevano deciso di affidargli, senza successo.
Quando vide Kaelee aggrottare le sopracciglia e guardarlo con occhi colmi di dubbio e sospetto, Much seppe che era necessario dileguarsi alla svelta se non voleva che lei e Kate si mettessero a fargli domande scomode che avrebbero certamente smascherato tutti i piani.

«Questioni?», chiese Kaelee.
«Che tipo di questioni?», le fece eco Kate.
Much deglutì ripetendosi le parole di Robin - "Much", gli aveva detto, "Soprattutto Kaelee non deve sapere nulla della presenza del Re e dell'abito che Dwight e Aric hanno fatto cucire appositamente per lei, non prima di aver letto il loro messaggio, mi hai capito bene? Non sono riuscito a nascondere a Gisborne di Riccardo, almeno proviamoci con la futura sposa!" - mentre cercava una risposta consona. Di capire aveva capito benissimo, ma la pratica era sempre stata tutt'altra cosa rispetto alla teoria.
«Da uomini. Questioni da uomini!», esclamò pensando di avere così guadagnato il tempo necessario alla fuga. «Buon proseguimento!», aggiunse in fretta. Baciò Kate sulla fronte e lasciò la stanza e la tenuta.

Le due donne si scambiarono un'occhiata colma di interrogativi.
«Ma che gli è preso?», chiese Kaelee tastando la stoffa che avvolgeva qualcosa di decisamente morbido.
«Much è strano di suo, ma oggi lo è più del solito», rifletté Kate scatenando la risata di entrambe. «Non sei curiosa di scoprire di cosa si tratta?», aggiunse.
Kaelee si fece di nuovo pensierosa nel tentativo di mettere insieme i pezzi. Nel giro di qualche settimana era successo l'impossibile: i preparativi per le nozze avevano preso il via ufficialmente, Guy aveva iniziato a comportarsi in modo strano assentandosi spesso senza fornire spiegazioni esaurienti, il popolo sembrava essere su di giri da quando Nottingham era stata liberata ancora una volta dalla prepotenza del Principe Giovanni e dei suoi Cavalieri Neri, i Tre si erano riuniti più volte e durante uno di questi incontri avevano fatto il nome del Re, si era deciso che lei trascorresse i giorni precedenti alla cerimonia a Bonchurch anziché a Locksley o Nottingham con Guy e infine Much aveva recapitato uno strano dono proveniente da Nottingham. La giovane donna si sentì più confusa di prima e nella consapevolezza di non poter in alcun modo arrivare alla verità senza muoversi di nascosto da Bonchurch - cosa che Kate non avrebbe mai approvato - si arrese al corso degli eventi e sospirò.
«Dici che è da parte di Guy?», chiese Kaelee senza rispondere alla domanda postale da Kate.
«È probabile. Credo di sapere cosa sia... Avanti aprilo!», esclamò l'altra animata da improvviso entusiasmo.
Kaelee era titubante, ma presto cedette all'insistenza di Kate e quando portò alla luce ciò che le era stato donato per poco non perse i sensi. Ma come aveva fatto a non arrivarci subito? Come aveva potuto dimenticarsene?
«Oh cielo...», soffiò ad occhi sgranati.
Avvolto in una guaina di velluto scuro c'era un delizioso abito da sposa accompagnato da un biglietto.
Kaelee sapeva che il vestito che avrebbe indossato sarebbe stato una sorpresa e che l'avrebbe ricevuto all'ultimo momento perché Gisborne l'aveva pregata di lasciare che fosse lui ad occuparsene e lei non aveva saputo resistere. Ancora senza fiato, la futura sposa passò la piccola pergamena a Kate chiedendole se poteva leggergliene il contenuto.
«Dice così: "È solo grazie al sentimento che Sir Guy nutre nei tuoi confronti se abbiamo avuto l'onore di elogiarti con questo dono. Possa la vita sorriderti sempre. Tuoi amatissimi, Dwight e Aric"». La voce di Kate si affievolì sul finale per la commozione che la invase.
«Questa me la pagano», singhiozzò felice Kaelee tra le lacrime.


Il giorno delle nozze, Nottingham.
Il panico che aveva stretto Kaelee in una morsa quando una carrozza messale a disposizione per l'occasione era giunta a Bonchurch per condurla a Nottingham di primo mattino non l'aveva lasciata un attimo neanche durante il tragitto. La giovane donna non avrebbe mai voluto affrontare quel breve viaggio da sola, senza la sua confidente e amica Kate la quale si era occupata di lei come sua madre non aveva mai fatto in tutta la vita e che l'avrebbe raggiunta in città più tardi con Much, perché sapeva che in quel frangente la bella Sherwood non sarebbe riuscita a consolarla con i suoi giochi di luce sulle foglie cangianti.
L'atteggiamento di Kaelee verso i preparativi alla cerimonia era stato ben diverso dall'isteria di Kate, ma in cuor suo la ragazza aveva sepolto un urlo che premeva costantemente per uscire. Non aveva paura di sposare Gisborne - il quale rappresentava la chiave del suo personale riscatto, della felicità conquistata - ma temeva di non essere all'altezza della situazione e del suo futuro marito. Più che altro Kaelee non riusciva a togliersi dalla testa il titolo nobiliare di Gisborne e anziché gioirne, come forse una qualsiasi donna avrebbe fatto nel ricevere le attenzioni di un Cavaliere, ne faceva un problema. Si sentiva inferiore e inadatta sebbene mai Gisborne l'avesse trattata come una semplice contadina, facendola anzi sentire spesso una principessa, e i ragionamenti in cui si era impelagata la condussero presto a domandarsi cosa avrebbero pensato di quel matrimonio i genitori di Guy se fossero stati ancora vivi. L'avrebbero approvato oppure avrebbero considerato folle una simile scelta, un disonore per la famiglia?
Kaelee non possedeva nulla, pertanto nulla poteva offrire a Gisborne se non se stessa e questo la faceva impazzire più degli incessanti sobbalzi della carrozza che le facevano venire nausea e mal di testa - oppure era uno scherzo della mente? - perché era convinta che tra i due a guadagnarci sarebbe stata soltanto lei. Eppure era certa che Guy non l'avrebbe lasciata né all'altare né più avanti nel tempo. A sostegno di quella tesi era lo sguardo sempre limpido di Gisborne tutte le volte che l'aveva guardata, perciò Kaelee comprese che quando le era capitato di vacillare era stato a causa sua e non dell'uomo che amava, capì che ciò che più doveva temere in quel momento era se stessa e quegli assurdi pensieri che cercavano da giorni di confonderla. Prese quindi un profondo respiro e si lasciò sfuggire un sorriso mentre l'occhio scivolava sulle proprie dita e su quell'anello che Gisborne le aveva donata il giorno del matrimonio di Kate e Much. Un anello che rispecchiava inequivocabilmente la loro relazione. Un anello che lui aveva commissionato esclusivamente per lei come pegno del suo amore.

La carrozza non si fermò finché non raggiunse l'ingresso al vecchio Castello di Nottingham dove ad attendere Kaelee c'erano la sua famiglia al completo e i componenti della vecchia banda di Robin Hood con l'aggiunta di alcuni nuovi amici tra i quali spiccava la solare Nettie che Kaelee vide saltellare sul posto, euforica. Pur non potendo dire che la conosceva bene, Kaelee era quasi del tutto certa che Nettie fosse quel raro tipo di persona capace di gioire sinceramente per gli altri e questo faceva di lei un'amica preziosa.
La sposa provò una punta di immensa delusione nel non scorgere non soltanto Gisborne ma anche nessuno dei suoi due fratelli. Che sciocca, pensò di se stessa, era del tutto normale che Guy non fosse lì ad attenderne l'arrivo dal momento che si sarebbero incontrati in Chiesa, al cospetto di Dio e di Fratello Tuck. In compenso aveva molte altre persone da salutare, Aric su tutti. L'incontro con i fratelli fu in linea di massima piuttosto impacciato e se con Dwight e Aric Kaelee chiacchierò in modo del tutto naturale, si chiuse in un silenzio imbarazzante dinanzi a sua madre, - la quale non riuscì neanche a guardarla negli occhi per più di qualche secondo - Willard e soprattutto Rudyard. Kaelee fu sul punto di chiedergli cosa ci facesse proprio lui al suo matrimonio, con quale coraggio avesse osato presenziare all'unione di due persone che aveva tentato di uccidere in più di un'occasione, ma riuscì a tenere a freno la lingua non volendo mettersi a litigare in un giorno come quello. Sapeva che se si fosse scatenata una discussione non soltanto Dwight sarebbe immediatamente intervenuto, ma anche gli ex fuorilegge, che l'avevano tutti accolta con gran baccano e non senza esprimersi in complimenti sfacciati per via dell'abito aderente, avrebbero fatto altrettanto. Con suo padre, invece, Kaelee si scambiò uno sguardo d'intesa e seppe che sarebbe stato sempre dalla sua parte, che lo era stato anche prima e dopo la sua partenza sebbene non si fosse mai esposto.
Tornando all'abito che Dwight e Aric le avevano regalato si può dire che fosse semplice per il taglio, ma per nulla anonimo grazie alle deliziose rifiniture. Si trattava di una lunga veste aderente di colore bianco - non quel tipo di bianco candido e brillante, ma un bianco che si collocava, a seconda della luce che lo colpiva, tra beige, celeste e verde chiarissimi - caratterizzata da una fitta trama floreale tono su tono che si arrampicava per tutto l'abito dall'orlo fino alla scollatura generosa ma non volgare. Ad arricchire e decorare quest'ultima una leggera frangia arricciata in tessuto trasparente lambiva la pelle chiara della donna e nel contempo richiamava le maniche dell'abito, anch'esse lievi e trasparenti quasi fossero fatte di vapore, fermate sopra al gomito da un fiocco delicato. Una ghirlanda di candidi fiori e verdissime foglie - atta a sostenere un morbido velo - abilmente sistemata sui capelli della sposa completava l'opera. Kaelee era certa di non aver mai indossato abito più bello in vita sua.

Kaelee ebbe conferma che qualcosa di strano era successo o stava ancora succedendo a Nottingham, quando invece di condurla verso la Chiesa della città, gli uomini di Robin la invitarono a raggiungere insieme ai suoi familiari la cappella della Fortezza. Solo quando osservò davvero il vecchio Castello notò le insegne di Riccardo Cuor di Leone esposte alle alte finestre e da ambo i lati dell'enorme ingresso. Incontrando lo sguardo di Kate - la quale nel frattempo, come promesso, l'aveva raggiunta insieme a Much - Kaelee ebbe la sicurezza che entrambe stavano ripensando alla conversazione avuta il giorno precedente: dunque le conclusioni cui era arrivata dopo aver involontariamente origliato i Tre erano giuste e il Re si trovava davvero a pochi passi da lei. Kaelee percorse corridoi e sale senza guardare dove metteva i piedi, gettando solo uno sguardo fugace alle decorazioni per la cerimonia e agli stendardi dai disegni geometrici neri e gialli che non aveva mai visto prima, ma che sapeva non appartenessero a Re Riccardo, perché nella sua testa si era scatenato di nuovo il caos più totale. Vestire quell'abito fin troppo appariscente in confronto alla sua tenuta quotidiana, inoltre, la rendeva ancora più nervosa dandole la sensazione di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di sé.
Giunti dinanzi alla porta chiusa di quella che un tempo era stata la cappella privata dello Sceriffo di Nottingham, il gruppo costituito da familiari e amici si fermò per dividersi definitivamente in quanto Kaelee avrebbe fatto il suo ingresso soltanto accompagnata da suo fratello Dwight come lei stessa aveva deciso quella mattina. Le era costato un mal di pancia insostenibile dover compiere quella scelta necessaria, ma in cuor suo sentiva di dover offrire una seconda opportunità al rapporto con suo fratello maggiore e ritenne che non le sarebbe mai più capitata un'occasione migliore di quella. Perciò mentre anche Kate spariva oltre la massiccia porta in legno scuro, Kaelee rimase immobile in compagnia di suo fratello, con le gambe malferme a causa dell'agitazione che provava al pensiero di ciò che stava per accadere.
Dall'interno della cappella proveniva un chiacchiericcio diffuso e Kaelee immaginò tutti gli abitanti di Locksley e la banda al completo in attesa soltanto che lei entrasse, così come Gisborne che in quel momento doveva trovarsi davanti all'altare, probabilmente con il cuore in gola anche lui.
Appena Dwight le porse il braccio Kaelee sentì le lacrime minacciare di sfuggirle, ma si fece coraggio e si aggrappò a suo fratello con tutta la forza che le era rimasta.
«Sta' tranquilla, sei perfetta», le sussurrò prima di varcare la soglia.

Stavolta Gisborne non aveva infranto le regole andando incontro alla sposa prima dell'inizio ufficiale della cerimonia e anzi, per essere più precisi, non vedeva Kaelee da diversi giorni e ne sentiva la mancanza come mai prima di quel giorno. Per certi versi si sentiva in colpa per non aver placato personalmente dubbi e paure che certamente avevano attanagliato la giovane donna nelle ore precedenti al matrimonio, ma forse era stato meglio così dato che lui per primo non era stato capace di affrontare i propri spettri.
Sebbene non dubitasse affatto dell'amore che Kaelee provava per lui, l'immagine di Marian che cambiava posto all'anello solo per assestargli un pugno in pieno volto e fuggire via a gambe levate lasciando attonito il prete era tornata a torturarlo e lui aveva scaricato la tensione su Robin e Archer, entrambi felicissimi che il fatidico giorno fosse infine arrivato. Gisborne pensò che avrebbe dovuto chiedere loro scusa una volta finiti i festeggiamenti.
Il suo cuore batteva all'impazzata, tanto che l'uomo non avrebbe mai creduto che potesse correre più veloce di così, ma appena la vide risplendere quasi di luce propria, perfettamente fasciata nel suo abito bianco, si rese conto di aver avuto torto per tutto il tempo e gli parve che il cuore gli stesse fluttuando nel petto, in attesa di uscire e volare verso Kaelee.

Una piccola parte di lei aveva sperato che per una volta Guy avrebbe indossato un colore diverso dal nero e invece, quando l'uomo entrò nel suo campo visivo le sue speranze si infransero quasi completamente. Quasi, perché Gisborne indossava uno dei suoi completi migliori, uno di quelli tenuti insieme da decine di lacci e fibbie intrecciati ad arte, ma dalle spalle una lunga ed ampia stoffa nera con ricami dorati scivolava fino a terra in un regale mantello che Kaelee associò, per i colori, a quelle insegne gialle e nere che aveva visto in tutta la Fortezza. Non l'aveva mai visto abbigliato in quel modo, né con i capelli perfettamente in ordine, e lo trovò bellissimo.
I pochi metri che la separavano da lui sembravano moltiplicarsi ad ogni passo e la donna era così concentrata sullo sposo da non accorgersi che dietro l'altare si ergeva un'alta e imponente figura, che niente aveva a che fare con Fra Tuck, finché questa non parlò con voce profonda e imperiosa, causando un brivido di timore in Kaelee, la quale aveva infine raggiunto la posizione che quel giorno le spettava: davanti all'altare e di fianco all'uomo che amava.
«È con il favore di Dio e dell'Inghilterra che mi trovo qui ad assolvere al gradito compito di unire sotto la bandiera dell'amore due anime coraggiose e colme di luce. Ed è per lo stesso insindacabile volere che mi impegno quest'oggi a nominare il nuovo e giusto Signore di Nottingham», esordì quell'uomo che Kaelee comprese essere Re Riccardo in persona. La sposa lo guardò per la prima volta e si sentì venir meno, per l'ennesima volta, per l'emozione. Tutta quella faccenda appariva surreale ai suoi occhi, gli occhi di una fanciulla del popolo la cui ambizione più grande avrebbe dovuto essere dare figli ad un uomo che l'avrebbe presa sotto la sua protezione. Kaelee aveva già dimostrato a se stessa e a chi l'aveva conosciuta di non essere una donna avvezza alle regole ingiuste, ma un incontro con il Sovrano d'Inghilterra era oltre ogni sua più rosea previsione. Sebbene Kaelee non avesse alcuna nozione politica o militare e poco conoscesse di ciò che veniva deciso a Londra dagli uomini più potenti, sapeva che Riccardo Cuor di Leone non regnava contro il popolo perché, in tal caso, non avrebbe avuto la stima di Robin Hood il quale invece lo aveva orgogliosamente servito in Terra Santa - di questo Kaelee era certa perché aveva sentito raccontare quella storia più di una volta. A guardarlo bene la donna pensò che il soprannome con cui era conosciuto Riccardo I non derivasse soltanto dal coraggio che lo aveva portato a combattere in prima linea insieme ai suoi Cavalieri Crociati, ma fosse stato ispirato anche dal suo aspetto. Il Re, infatti, aveva voluminosi capelli ricci dal colore indefinibile che si collocava tra il biondo ed il rosso, così simili alla criniera di un leone che l'associazione era quasi impossibile da evitare; inoltre anche il suo volto ricordava in qualche modo, nei lineamenti, il regale felino. Kaelee pensò che mai epiteto fu più azzeccato per quell'uomo alto e massiccio, elegantemente vestito, simbolo stesso dell'Inghilterra e del popolo inglese.
«Ma procediamo con ordine e anteponendo, senza dubitare, un sentimento intenso quale è l'amore all'ambizione per un titolo che senza un animo nobile a rappresentarlo è inutile quanto pericoloso. È dunque a voi che mi rivolgo», affermò con convinzione il Re guardando Guy e Kaelee con quei suoi occhi chiari e incredibilmente vivi. «Guy Crispin di Gisborne, ti impegni dinanzi a Dio ad onorare e rispettare il sacro vincolo del matrimonio finché la luce di Nostro Signore lo riscalderà e a maggior ragione quando l'ombra si proietterà su di esso?», domandò in tono solenne il Re.
«Mi impegno». La voce di Guy arrivò decisa ed emozionata alle orecchie di Kaelee.
«Kaelee Lilas di Edwinstowe, vuoi tu al cospetto di Dio consacrare la tua vita ed il tuo cuore all'indissolubile legame di cui lo sposalizio necessita tanto nelle gioie quanto nelle avversità?», chiese ancora Re Riccardo rivolgendosi stavolta direttamente a lei.
Kaelee dovette mandar giù con forza il fastidioso nodo alla gola che le avrebbe impedito di rispondere come voleva.
«Lo voglio», riuscì a dire con voce ferma, manifestando ancora una volta quella determinazione che la caratterizzava.
Il Re sorrise gentile, quasi che fosse anche lui coinvolto nelle emozioni che animavano il cuore di Kaelee in quel momento, prima di invitare Gisborne a baciare la sposa. Kaelee si voltò istintivamente verso l'uomo al suo fianco e lo vide chinarsi, sentì il suo braccio cingerle un fianco e la mano premere sulla schiena, vide il sorriso sulle labbra sottili ed una luce accecante negli occhi limpidi prima di avvertire il calore del bacio, primo atto di una nuova vita da vivere in due. Non poté non ricambiare avvolta dagli applausi dei presenti e dalla risata baritonale del Re. Non poté non avvampare e non poté non sorridere sulla bocca di Guy mentre portava entrambe le mani sulla sua schiena, sotto al mantello.
«Va bene, va bene», li interruppe Cuor di Leone. «Credo sia chiaro a tutti noi quanto ardenti siano i vostri sentimenti, ma non posso ancora concludere la cerimonia e dare il via ai festeggiamenti».
L'euforia degli invitati sfumò lentamente insieme al bacio ripristinando il solenne silenzio che la situazione pretendeva e il Re si spostò ponendosi davanti all'altare e di fronte a Gisborne, così vicino a Kaelee che lei poté sentire il profumo fresco delle sue vesti. Quando il sovrano estrasse la spada dal fodero Kaelee si irrigidì non comprendendo il perché di quel gesto, troppo distratta per aver ascoltato davvero le parole che avevano dato inizio alla cerimonia.
«Sir Guy di Gisborne, Cavaliere d'Inghilterra, servo fedele della Patria e di Dio, io ti nomino Signore di Nottingham. Possa tu deciderne le sorti migliori e governarla sempre in pace». Nel pronunciare quelle parole, il Re toccò le spalle di Gisborne con la lama mentre lui, a capo chino ed in ginocchio, rimase immobile fin quando l'arma si accomodò nuovamente nel prezioso fodero.
Kaelee osservò
la scena a pochi centimetri dai due uomini, spostando lo sguardo ora sul Re, ora su Guy il quale ai suoi occhi appariva maestoso mentre veniva proclamato Signore di Nottingham. L'aveva compreso, finalmente. Pian piano i pezzi del mosaico, che si erano sparsi qua e là in modo confuso negli ultimi mesi, erano diligentemente finiti ognuno al proprio posto offrendo a Kaelee un quadro molto chiaro della situazione che stava vivendo: evidentemente i cittadini di Nottingham erano rimasti molto colpiti dalle parole che Gisborne aveva rivolto a Lord Wyatt di Rochford, con ogni probabilità la voce si era sparsa e forse qualcuno aveva chiesto a Robin Hood di intercedere affinché la città avesse una degna guida dal momento che ne aveva innegabilmente bisogno; le richieste del popolo erano in qualche modo arrivate al Re - quasi certamente attraverso Robin - il quale si era reso disponibile comunicando la data esatta in cui si sarebbe trovato a Nottingham; a quel punto era stata decisa anche la data del matrimonio e non era un caso che le due coincidessero di modo che il Re presiedesse entrambe le cerimonie.
Una serie di applausi e grida gioiose riecheggiarono nella cappella scomponendo i pensieri di Kaelee che puntò gli occhi in quelli di Guy in cerca di tutto ciò di cui aveva bisogno. 
Di nuovo venne travolta dal sorriso radioso di suo marito il quale le tese la mano in cerca di un contatto e di un nuovo bacio.
«Lady Gisborne», soffiò l'uomo sulle sue labbra«Posso avere l'onore di mostrare al mondo intero mia moglie?», chiese poi indicando l'uscita.
Lei rise ritenendo che Guy stesse esagerando, ma non lo contraddisse. «Con molto piacere», sussurrò.
Con le dita intrecciate, gli occhi lucidi e un sorriso davvero difficile da spegnere, gli sposi si inchinarono dinanzi a Re Riccardo e percorsero a ritroso, festeggiati da amici e parenti, il tragitto che li aveva condotti a quella cappella.





N.d.A.
Questo capitolo è veramente corposo, chiedo scusa. Ormai siamo quasi arrivati al termine dell'avventura e mi sembra di avere ancora così tante cose da raccontare! La verità, forse, è che non vorrei lasciare questi personaggi. Oppure semplicemente sento la necessità di sistemarli tutti in modo che possano essere felici.
Ci tengo a fare qualche precisazione. In un episodio della prima stagione Gisborne dice che il luogo da cui ha preso il nome non esiste più, da qui lo spunto di usare il villaggio di Gisburn (che esiste davvero); Ghislaine è davvero il nome della madre di Guy e Isabella; nella serie tv non è specificato nulla in merito alla famiglia di Much, perciò ho preso l'informazione da Alexandre Dumas; il secondo nome di Guy - Crispin - viene utilizzato nella serie tv al momento del (quasi) matrimonio con Marian, mentre il secondo nome di Kaelee - Lilas - l'ho "rubato" ad Alexandre Dumas (Lilas è un personaggio del suo Robin Hood); gli stendardi gialli e neri che vede Kaelee appartengono a Gisborne e compaiono nella serie tv.
Ringrazio chiunque di voi sia arrivato fino a qui, silenziosamente o lasciando traccia del proprio passaggio.
A presto!
   
 
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